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DECIMA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume, terzo della serie decima, contiene il materiale relativo al primo ministero De Gasperi (IO dicembre 1945-12 luglio 1946) nel quale il nuovo presidente del Consiglio conservava anche il precedente incarico di ministro degli esteri per continuare a seguire direttamente la preparazione del trattato di pace. Questa s'era iniziata a Londra con la prima sessione del Consiglio dei ministri degli esteri delle grandi potenze, che tuttavia non aveva proceduto molto avanti nei suoi lavori per dissensi su problemi politici ed anche sull'interpretazione da dare alle intese relative al suo funzionamento concordate nella conferenza di Potsdam che l'aveva costituito. Quando il gabinetto De Gasperi si formava si era alla vigilia dell'incontro che i ministri degli esteri di Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica avrebbero tenuto a Mqsca (16-26 dicembre 1945) per superare le difficoltà politiche e procedurali manifestatesi nella riunione di Londra. Le nuove intese conseguite a Mosca consentirono la ripresa del lavoro del Consiglio dei ministri degli esteri che ebbe luogo ancora a Londra il 18 gennaio 1946 con le sedute, protrattesi fino al 20 aprile, dei sostituti dei ministri, i quali tennero poi la seconda sessione formale a Parigi in due riprese dal 25 aprile al 16 maggio e dal 15 giugno al 12 luglio. Nell'intervallo continuarono a tenere seduta i sostituti. Al termine della sessione il progetto di trattato di pace per l'Italia era pronto nel senso che tutte le questioni avevano avuto la loro soluzione. Per i confini dello Stato i Grandi avevano deciso di accogliere la richiesta francese di modifiche minori al confine occidentale, di lasciare immutato quello settentrionale con l' A~stria, e, per quello orientale, di accogliere la proposta della delegazione francese (la meno favorevole all'Italia tra le proposte dei paesi occidentali) ma introducendovi l'ulteriore arretramento del confine alle foci del Timavo (alle porte di Monfalcone) e destinandp le Terre contigue della fascia costiera comprendente Trieste e Capodistria alla costituzione di un Territorio Libero, detto appunto di Trieste, affinché queste terre potessero essere sottratte all'assegnazione alla Jugoslavia cui toccava ciò ch'era ad Oriente della nuova linea di confine. La decisione dei Grandi quindi, con riferimento ai confini del 1937, privava, a Oriente, l'Italia interamente delle province di Trieste, Pala, Fiume e Zara e parzialmente di quella di Gorizia. Il progetto di trattato di pace prevedeva inoltre il riconoscimento della restituzione dell'indipendenza all ' Albania e all'Etiopia, la perdita della sovranità sulle cosiddette colonie prefasciste (Eritrea, Somalia, Libia) e l'attribuzione delle isole di Rodi e del Dodecanneso alla Grecia. L'Italia era infine gravata del pagamento di «riparazioni» a favore dei paesi ch'essa aveva aggredito e veniva sottoposta a limitazioni di natura militare circa effettivi , mezzi bellici, e apprestamenti difensivi su parti del suo territorio.

Il governo cercò con tutti i mezzi a disposizione di ottenere che le decisioni dei Grandi coincidessero con le indicazioni per una «pace giusta» formulate nell'agosto 1945 dal ministero Parri. La documentazione contenuta nel volume rende conto dell'azione svolta in proposito presso i quattro paesi del Consiglio, delle argomentazioni usate come pure del grado di informazione che si aveva intorno al lavoro del Consiglio. Poco risulta invece sul processo formativo delle decisioni dei Grandi, non realizzandosi mai a nessun livello una vera discussione diretta sui problemi in oggetto . La stessa presenza di rappresentanti italiani (De Gasperi a Londra nel settembre '45, ancora De Gasperi a Parigi il 3 maggio '46, Soragna e Carandini sempre a Parigi il 27 e 30 maggio) alle sedute del Consiglio o dei sostituti ebbe la caratteristica di audizioni dirette del punto di vista italiano senza repliche o dibattito ed anche gli incontri personali che De Gasperi ebbe con i ministri degli esteri dei quattro paesi durante la trasferta a Parigi non furono altro che visite di cortesia. Né carattere diverso riuscì ad avere la visita del vice-presidente del Consiglio Nenni a Londra nel gennaio '46. Fu solo con i paesi dell'America latina che si stabilì un dialogo politico tendente a sollecitare un loro ·intervento a favore di una «pace giusta» quando il progetto di trattato fosse giunto all 'esame della Conferenza generale della pace che si sarebbe aperta a Parigi a fine luglio.

Oltre al tema della pace, che risulta assolutamente predominante, nel materiale qui raccolto figura anche l'argomento della modifica dell'armistizio richiesta dall' Italia fin dall'ottobre 1943 in conseguenza della posizione di «cobelligeranza» con le Nazioni Unite nella guerra contro la Germania allora riconosciuta all'Italia dagli Alleati. L'argomento ha in questo periodo nuovi sviluppi a partire dalla proposta italiana relativa alle clausole economiche del progetto di revisione in discussione, e si conclude con l'approvazione, il 16 maggio, da parte dei Grandi di un testo, non corrispondente all'obiettivo perseguito con la richiesta a suo tempo avanzata, che viene presentato all'I tali a il lo giugno, proprio alla vigilia delle elezioni per l' Assemblea costituente e del referendum istituzionale che avviano al suo compimento il primo ministero De Gasperi . Infatti, proclamata la Repubblica, il presidente del Consiglio ne assunse il 18 giugno le funzioni di presidente provvisorio, fino all'elezione da parte dell 'Assemblea costituente del nuovo capo dello Stato al quale De Gasperi presentò !~dimissioni di rito, rimanendo in carica fino al 12 luglio quando fu formato il nuovo governo . La fine del primo ministero De Gasperi venne così a coincidere cronologicamente con la messa a punto del progetto di trattato di pace da parte delle grandi potenze .

2. La documentazione sui temi dominanti il periodo è stata selezionata con discreta larghezza e si è giunti fino a inserire pressoché interamente le istruzioni in partenza da Roma, pubblicate dagli originali corretti e sottoscritti dal ministro al fine di illustrare con la maggiore precisione possibile direttive e iniziative che hanno contraddistinto la politiéa estera italiana del momento, secondo i principi generali di presentazione del materiale che ispirano questa raccolta. Ciò è stato possibile anche per il buono stato di conservazione e la sostanziale completezza del materiale archivistico. Sono stati utilizzati con grande profitto i seguenti fondi : le carte della Segreteria Generale, che contengono tutta la documentazione importante sui lavori delle varie fasi della Conferenza della pace catalogate con grande ordine; la raccolta della corrispondenza telegrafica nelle due serie segreta e ordinaria, per la quale è solo da osservare che la classificazione non è sempre scrupolosa, e nella serie degli originali in partenza, dei quali, come si è detto , si è fatto largo uso ; le carte degli Affari Politici, che sono risultate meno ricche del solito a motivo della concentrazione dell'attività politica del ministero nella Segreteria Generale. Essa infatti conserva ancora la funzione centrale, anche se ora non più esclusiva, che nell' Amministrazione aveva assunto dal novembre 1943 quando Prunas ne aveva fatto l'unico ufficio funzionante del ministero. De Gasperi, come già aveva fatto nell'anno precedente, continua, anche da presidente del Consiglio, a svolgere le sue funzioni di ministro degli esteri con grande impegno e partecipazione personale utilizzando , tra le strutture del ministero che progressivamente riassumono la loro articolazione ordinaria, soprattutto la collaborazione della Segreteria Generale. Le carte riproducono fedelmente questa situazione.

3. Parecchio del materiale qui pubblicato era conosciuto attraverso gli esiti delle ricerche fatte nell'Archivio storico del ministero da vari studiosi appena la normativa archivistica lo ha consentito. Non è possibile dame completa indicazione ; ci si limita pertanto a ricordare solo l'opera di DIEGO DE CASTRO, La questione di Trieste : L'az ione politica e diplomatica italiana dal 1943 al 1954, 2 voli., Trieste, Edizione Lint , 1981 , poiché essa contiene l'indicazione, tra testo e note, di tutto il materiale in argomento esistente nell'Archivio storico e presenta quindi anche la caratteristica d'essere un completo repertorio documentale sulla questione.

Altra poca ma significativa documentazione è compresa nelle parallele raccolte straniere, soprattutto quella americana, in particolare nei seguenti volumi: Foreign Relations of the United States, 1945, vol. II, Genera/: Politica/ and Economie Matters, Washington, United States Govemment Printing Office, 1967; vol. IV, Europe , 1968; 1946, vol. V, The British Commonwealth ; Western and Centrai Europe , 1969; vol. II, Council of Foreign Ministers , 1970. Per quella britannica va fatto riferimento a Documents on British Policy Overseas, Series I, vol. II, Conferences and Conversations 1945: London, Washington and Moscow, London, Her Majesty's Stationery Office, 1985; vol. V, Germany and Western Europe 11 August -31 December 1945 , 1990. Quanto alle memorie è da ricordare il solo volume di ALBERTO TARCHIANI, Dieci anni tra Roma e Washingt on, Verona, Mondadori , 1955.

4. Nella preparazione di questo volume mi hanno aiutato per la ricerca del materiale le dott. Emma Moscati, Antonella Grossi e Francesca Grispo. Alla dott. Grossi si devono anche l'indice-sommario e l'indice dei nomi , mentre la tavola metodica e la revisione redazionale dell'intero volume sono opera della dott. Grispo e le appendici sono state curate dalla dott. Alessandra Raffa . A tutte queste preziose collaboratrici desidero esprimere il mio più vivo ringraziamento.

PIETRO PASTORELLI


DOCUMENTI
1

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO, BOMBASSE!, . AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO RISERVATISSIMO. Roma, 10 dicembre 1945.

Questa mattina alle ore 13,15, per ordine del presidente De Gasperi, ho portato all'Ammiraglio Stone la lista dei membri del nuovo Governo. In precedenza avevo comunicato al capo della Commissione Alleata i nomi dei titolari dei dicasteri militari e l'ammiraglio -dopo avere consultato telefonicamente il generale Morgan a Caserta-mi aveva incaricato di informare il ministro De Gasperi della approvazione alleata per la nomina dei ministri della Guerra, della Marina e dell'Aeronautica.

Nel ricevere la lista definitiva, l'ammiraglio ha avuto parole lusinghiere nei confronti del lavoro compiuto dall'on. De Gasperi per la formazione del Gabinetto ed ha espresso l'opinione che i mutamenti e gli spostamenti apportati nella compagine ministeriale, in seguito alla crisi testé risoltasi, siano tali da migliorarla e da rinforzarla. Ha aggiunto che le autorità alleate in Italia faranno quanto sarà loro possibile per fiancheggiare l'azione del nuovo Governo.

L'ammiraglio Stone mi ha altresì fatto comprendere che ha in animo di insistere presso i Governi alleati affinché la restituzione delle provincie del Nord all' Amministrazione italiana avvenga al più presto e rappresenti così anche una tangibile prova di fiducia al Governo presieduto dall'on. De Gasperi.

* * *

L'ammiraglio Stone mi ha incaricato di ricordare al presidente del Consiglio che gradirebbe gli fossero rinviate, debitamente firmate, le lettere da lui mandate al ministro De Gasperi al momento in cui questi ha accettato di formare il Gabinetto, non appena il nuovo Governo avrà prestato giuramento.

ALLEGATO l

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI , AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STO NE

L. 3!2217. Roma, 10 dicembre 1945.

On behalf of the Royal Italian Government I accept ali obligations towards the Allies entered into by the former Italian Governments since the conclusion of the Armistice signed on the 3rd September, 1943. It is understood that the rights under the Armistice and

surrender instrument with respect to contro! of the !tali an Government will be held in reserve ·in the matter of day to day administration, subject to overriding military needs.

I declare that every member of the Govcrnment has acquainted himself personally with

the terms of ali such obligations including the terms of the Armistice signed on the 29th

September 1943.

Two members, now absent, will acquaint themselves with them as soon as possible.

ALLEGATO II

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STONE

L. 3/2218. Roma, 10 dicembre 1945.

Without the prior consent of the Allied Governments the Royal Italian Government undertakes not to re-open the institutional question unti! such time as Italy has been liberated and the ltalian people ha ve the opportunity of themselves determining the form of Government.

2

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 13639-13644/8 52-854. Londra, IO dicembre 1945, ore 20,10 (per . ore 9 dell'II).

Dopo manifestazioni còntrarie alla politica Big Three del presidente Truman

ed adesione, sia pure attenuata, dì Bevin allo stesso principio , riunione tre mini stri

Affari Esteri a Mosca sembra destinata sopratutto a dare alla Russia una certa

soddisfazione ed a rassicurarla che recente accordo Washington, se ha certo raffor

zato legame tra i due Paesi anglo-sassoni , non deve necessariamente essere inter

pretato in funzione antisovietica quanto meno favorevole ad un blocco occidentale.

Per questo , esclusione della Francia era inevitabile. Richiamo accordi Yalta e ordine

del giorno, che prevede discussioni carattere preliminare su tutte le questioni comune

interesse, non dovrebbero avere che valore formale in quanto dipenderà dall'anda

mento dei colloqui e dalla maggiore o minore responsabilità del Cremlino, se

usciremo o meno dalla situazione creatasi a seguito fallimento Conferenza ministri

Esteri , andando eventualmente anche oltre.

Al Foreign Office mi è stato messo in rilievo carattere esplorativo dell'incontro

di Mosca ciò che conferma generale incertezza. Anche pace con Italia e satelliti

Asse dovrebbe venire in discussione nel tentativo raggiungere intesa sul modo di

procedere ; ma non si entrerebbe in dettagli e tanto meno, in assenza della Francia,

si prenderebbero decisioni su questa come su altre questioni riconosciute per essa

di vitale interesse. Con tale premessa e per quanto passata esperienza consigli

maggiori cautele nel fare previsioni, Governo britannico è disposto esaminare senza

prevenzioni ogni proposta per chiarimento atmosfera.

3

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 13681 /855. Londra, 11 dicembre 1945, ore 15,50 (per. ore 8,50 del 12).

Con riferimento al telegramma n. 849 di questa ambasciata 1 .

Foreign Office, poiché è stato chiesto suo avviso, suggerisce soprassedere riconoscimento del Governo albanese se si conta normalizzare relazioni con la Grecia, per la qual cosa noi avevamo chiesto tra l'altro i buoni uffici del Governo inglese. Sono state infatti presentate delle rimostranze dal Governo ellenico per recenti decisioni di Londra nei confronti del Governo di Hoxha.

Viceversa, ritardato riconoscimento di Hoxha, con eventuale ripresa relazioni con Grecia, potrebbe scontentare il Governo della Jugoslavia. Premesso che non ho indicazioni ritengo che a Londra certamente produrrebbe migliore impressione se si desse alla Grecia la precedenza, tanto più che, per quanto concerne Albania, non è fatto trascurabile che già disponiamo all'atto pratico di una nostra rappresentanza colà e di rappresentanti albanesi in Roma.

Per poter chiarire nostro punto di vista gradirei istruzioni 2•

4

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BUENOS AIRES, SENSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 13707/484. Buenos Aires, Il dicembre 1945, ore 20 (per. ore 11,15 del 12).

Telegramma per corriere 7972 del 20 ottobre u.s . 3 .

Ho interessato nuovamente questo Governo in base alle istruzioni precedentemente pervenute 4 . Questo ministro degli affari esteri ha assicurato che Argentina, entro i limiti sue attuali possibilità, svolgerà seno Conferenza Nazioni Unite Londra ogni opportuna azione favore tesi Governo italiano. Sottosegretario Morena Quin


1 Con T. 135581849 dell'8 dicembre Migone aveva riferito che al Foreign Office gli avevano assicurato che il riconoscimento del governo albanese era completo, ma gli avevano «espresso qualche dubbio su desiderio da parte Albania di normalizzare posizione con Italia in questo momento».


2 Vedi D. 19.


3 Non pubblicato: ritrasmetteva il T. s.n.d. 9212 /646 del 29 settembre 1945 per il quale vedi serie decima, vol. II, D. 594.


4 Vedi serie decima , vol. II , DD. 537 e 565.

tana che presiede delegazione Argentina raggiungerà prossimamente Londra. Egli ha dato esplicite assicurazioni e manifestato desiderio opportuni contatti con R. ambasciata a Londra anche scopo ricevere ampi elementi informativi circa questione nostri interessi e predisponendo sua azione 1•

5

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

TELESPR. 44/29989 /308 . Roma, l l dicembre 1945.

Riferimento rapporto di codesta ambasciata l 047 /482 del 13 novembre scorso2 .

Come è stato indicato nel telespresso di questo ministero n . 44/26194 /C del 10 novembre u.s. 3 il Governo italiano non ha ricevuto finora nessuna comunicazione ufficiale in merito alla questione delle riparazioni né ha iniziato conversazioni al riguardo. Gli ambasciatori a Londra e Washington , nei loro normali contatti con le personalità politiche delle rispettive capitali, hanno sempre insistito sul concetto che l'Italia, per le disastrose condizioni della sua economia e per l'apporto dato alla guerra contro la Germania e il Giappone nei ventidue mesi della sua cobelligeranza, non è in grado di pagare riparazioni di sorta. L'opinione prevalente negli ambienti americani è sembrata essere questa: che il Governo degli Stati Uniti debba non soltanto astenersi dal chiedere all'Italia riparazioni vere e proprie, ma anche influire sugli altri Governi affinché non ne chiedano neppure essi. Tuttavia, qualche settimana fa, da notizie di stampa, da dichiarazioni pubbliche di uomini politici responsabili e da comunicazioni ufficiose, è risultato esistere un progetto in base al quale il Trattato di pace autorizzerebbe :

l) ciascuna delle Nazioni Unite ad incamerare i beni italiani esistenti nella sua giurisdizione, fino a concorrenza dei danni da essa subiti;

2) le «quattro Potenze» ad incamerare gli impianti delle industrie belliche italiane non convertibili in industrie di pace. Contro questo progetto il Governo italiano ha preso posizione con la Nota verbale del 5 novembre 4 ;

A questa non è finora pervenuta risposta da nessuno dei destinatari. Tuttavia gli ambasciatori a Londra e a Washington hanno concordemente riferito che in quegli ambienti responsabili si tende a minimizzare la portata pratica che verrebbe data alle eventuali clausole del Trattato di pace conformi al progetto americano.


1 Vedi D. 270. 2 Vedi serie decima, vol. II, D. 682. 3 Non pubblica to . 4 Non pubblicata , ma vedi serie decim a, vol. II, D. 680.

Frattanto si sono registrate le notizie sovietiche sulla richiesta di 300 milioni di dollari, le dichiarazioni del consultore Longo e le precisazioni della Tass.

Ciò premesso per quanto riguarda lo stato attuale della questione, si fa presente quanto segue in merito ai possibili sviluppi della medesima ed all'atteggiamento del Governo italiano.

La riluttanza americana ad imporre all'Italia riparazioni del genere di quelle imposte alla Germania dopo l'altra guerra è spiegabile con la perfetta conoscenza che le autorità di Washington hanno della nostra situazione economica e del fatto che, qualora fossimo sottoposti a nuovi oneri, questi verrebbero in pratica a ricadere sui paesi che si sono assunti il compito di aiutarci, e, cioè, in definitiva, sugli Stati Uniti. È quindi prevedibile che il Governo americano manterrà inalterato il suo punto di vista.

Non è escluso, viceversa, che possano esserci imposte le obbligazioni previste dal progetto di cui sopra. È però nostra intenzione sostenere la tesi esposta nella nota del 5 novembre, la quale appare fondata tanto dal punto di vista giuridico quanto da quello politico ed economico.

Circa le dichiarazioni del consultore Longo esse possono essere valutate in due modi distinti. La cifra di 200 miliardi di lire, da lui indicata come quella delle prestazioni già di fatto pagate agli anglo-americani, corrisponde grosso modo al contributo che l'Italia ha dato alla causa comune. Anzi, come è stato da noi fatto rilevare in sede opportuna, essa deve, sotto questo aspetto, ritenersi inferiore alla realtà.

È difficile, per non dire impossibile, effettuare un calcolo esatto dei rapporti di credito e debito con gli Alleati. Ostano a tal fine difficoltà tecniche generali, dipendenti tanto dalla imperfetta rilevazione dei dati quanto dai variabili criteri di .valutazione. Tuttavia, in base ai calcoli effettuati finora , si è giunti alle conclusioni seguenti .

Le vere e proprie prestazioni delle amministrazioni dello Stato debitamente contabilizzate ammontavano al 30 settembre u.s . ad oltre ventuno miliardi di lire di credito, di cui quasi sette per il Ministero della Guerra, oltre otto per il Ministero della marina, oltre uno e mezzo per il Ministero dell'aeronautica, oltre uno e mezzo per le Ferrovie dello Stato. A fronte di tale credito stavano meno di due miliardi di debito. ..

Assai meno attendibili sono le cifre relative ai crediti e debiti presunti. Queste davano , alla stessa data, un credito di circa 192 miliardi e un debito di circa 33 miliardi. Le principali voci di credito erano am-lire, circa 86 miliardi; noleggio navi, circa 4 miliardi; requisizione edifici, circa 20 miliardi; trasporti , circa 15 miliardi. Le voci di debito comprendevano quasi esclusivamente viveri e medicinali forniti alle truppe e alla popolazione civile.

A queste cifre occorrerebbe aggiungere un'altra categoria di crediti; quella costituita dalla valutazione economica dello sforzo bellico italiano, la quale certamente corrisponde a diverse decine di miliardi.

La valorizzazione di queste cifre dal punto di vista politico è cura costante del Governo italiano. Peraltro è da tener presente che esse, pur documentando il grave peso imposto al nostro Paese dall'occupazione alleata, non possono ritenersi assimilati a vere e proprie riparazioni. Ne consegue che, qualora le dichiarazioni del consultore Longo fossero interpretate in questo secondo senso, esse dovrebbero dirsi infondate.

La tesi sovietica appare insostenibile anche per un altro importante motivo. Le prestazioni dell ' Italia sono state direttamente godute dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna perché il nostro Paese si trovava compreso nel settore di operazioni ad essi assegnato . Tuttavia dette operazioni costituiscono un contributo alla guerra delle Nazioni Unite, di cui tutti hanno beneficiato . A riprova, basta ricordare che per molti mesi l'Italia è stata non soltanto una zona di combattimento contro le forze germaniche dislocate nella penisola, ma anche una base per operazioni, sopratutto aeree, nei Balcani e nell'Adriatico .

Inoltre occorre tener presente che il Governo italiano ha sempre sostenuto che tutte le sue prestazioni debbono avere una contropartita ed ha, al riguardo, ottenuto soddisfazione su punti importanti, ad es. con l'accreditamento in dollari del controvalore delle am-lire corrispondenti alla paga delle truppe americane.

Infine non si può non tener conto degli aiuti che, in varie forme , ci vengono forniti dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. In proposito basta accennare al fatto che una larga parte del piano di importazioni per il 1946 sarà presumibilmente finanziato dall'U.N .R.R.A. (la quale a sua volta è finanziata quasi esclusivamente dal Governo americano) e che per la rimanente parte si dovrà far ricorso a crediti americani.

Sta di fatto, insomma, che la ripresa delle attività produttive italiane e perfino il semplice sostentamento della popolazione dipendono interamente dall' appoggio anglo-sassone. Ne consegue che qualunque tentativo di accordo con l' U.R.S.S., che non tenesse conto di questa esigenza, avrebbe immediate ripercussioni economiche disastrose e probabilmente anche ripercussioni politiche gravi.

Per tutti questi motivi non si ritiene che, allo stato attuale delle cose, convenga al Governo italiano recedere dall'atteggiamento negativo fin qui assunto in materia di riparazioni 1•

6

IL CAPO DELLA MISSIONE IN ALBANIA , TURCATO, AL CAPO DELL'UFFICIO OTTAVO DELLA DIREZIONE GENERALE AFFARI POLITICI, CASTELLANI

L. P ERSONALE . Tirana, 11 dicembre 1945.

Ho ricevuto il telespresso n. 7111773 /1420 del 28 novembre scorso 2 e la tua lettera del giorno successivo 29 3 , ove mi avverti di un telegramma di conferma che mi spedirete a seguito dei passi che state facendo a Londra.

Dall'autorizzazione di massima che mi avete data nel telespresso anzidetto, vedo che anche voi siete del parere di riconoscere il Governo albanese appena possibile. Tuttavia debbo preavvisarti che da tale autorizzazione, anche se definitiva, non ne scaturirà necessariamente il riconoscimento , perché le cose si sono svolte in modo talmente imprevisto e anormale che la situazione ora è parecchio cambiata.


1 Per la risposta vedi D. 61. 2 Vedi serie decima, vol. II , D. 722. 3 Non pubblicata.

Anzitutto c'è la questione del consenso alleato, e Zoppi ha fatto benissimo a porla a Londra. Infatti , se non vogliamo fare un colpo di testa che potrebbe poi ripercuotersi in altri affari più importanti, specie in questo delicatissimo momento, il consenso alleato è necessario. Poi è sopravvenuta la netta presa di posizione del Governo albanese, circa le riparazioni da richiedersi all'Italia, ciò che significa che potremmo trovare su questo punto una zona di frizione che è opportuno chiarire subito. All'uopo cercherò di sondare in questi giorni Enver Hoxha ed altri esponenti del Regime. Da ultimo c'è il fermo atteggiamento americano, ben più serio di quello britannico, di fronte ai futuri rapporti politici fra gli Stati Uniti e l'Albania. Il signor Jacobs è ritornato qualche giorno fa nella solita veste di osservatore diplomatico, e non con quella di ministro tanto sperata dagli albanesi.

Ho avuto con lui un colloquio dal quale ho appreso che gli americani considerano avvenuto anche da parte loro il riconoscimento del Governo albanese, ma non ancora verificate le condizioni per lo scambio dei rappresentanti diplomatici. A ciò osta la questione della validità dei trattati preesistenti, dei quali Jacobs ha consegnato a Enver Hoxha le copie richieste. Poiché da parte albanese non ha ancora avuto alcuna risposta , Jacobs attribuisce questo fatto all'incertezza del Governo di mettersi decisamente sulla via del diritto internazionale. Si tratta in verità di trattati che riguardano l'arbitrato, le conciliazioni, l'estradizione, ecc. che non hanno come oggetto, come si supponeva in un primo tempo, interessi industriali e commerciali concreti. lo suppongo che trattandosi della prima manifestazione di un Governo che entra a far parte del consesso internazionale, gli albanesi vorranno sottoporre la questione medesima all'Assemblea Costituente ed al nuovo organismo repubblicano che ne uscirà.

Ho creduto di esporre tutto questo in via privata, affinché siate al corrente della situazione e dei punti ancora da chiarire prima del riconoscimento.

7

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE

T. s.N.D. 10373n40 (Washington) 1• Roma, 12 dicembre 1945, ore 15,30.

Com'ella sa, attendiamo di giorno in giorno trapasso delle provincie del Nord all'amministrazione italiana, Bolzano compresa. Trasferimento quest'ultima dovrebbe essere accompagnato da esplicita, pubblica riserva alleata che ciò non deve pregiudicarne sistemazione territoriale definitiva. Tale riserva è, a mio avviso, un errore grave. Guasta completamente effetto dell'iniziativa nei confronti dell'opinione pubblica italiana da una parte; rinfocola movimenti separatisti alto-atesini ed incoraggia le assurde pretese austriache dall'altra .


1 A Londra fu trasmesso per corriere con il solo numero di protocollo generale .

Non mi pare d'altro canto né logico né equo insistere presso il Governo italiano sulla necessità di procedere sollecitamente sulla strada dell'autonomia dell'Alto Adige -come è del resto nostro fermo proposito -e, contemporaneamente, galvanizzare con gesti orientati decisamente in senso opposto i movimenti irredentistici dentro e fuori delle nostre frontiere : cioè assegnarci un compito e rendercene in pari tempo estremamente più complessa e difficile la soluzione.

Ella conosce la storia dell'inesistente intervista Parri-Schuschnigg 1• Si tratta di una bene architettata manovra che prelude probabilmente ad un'agitazione irredentistica e ad una vasta campagna annessionistica da parte austriaca. Ella sa, d'altra parte, perfettamente quali sieno le nostre ragioni e quale il nostro buon diritto .

Le trasmetto a complemento, con telespresso a parte2 , alcuni brevi appunti. Dal primo risultano quali e quante sono state le unità austriache che hanno sino all'ultima ora duramente combattuto contro le truppe alleate e nostre. Si tratta di un complesso di unità imponenti che non hanno deposto le armi che quando le hanno deposte i tedeschi . Tali unità si sono comportate in Italia esattamente con la stessa durezza germanica : sicché non si fa , da noi e altrove, discriminazione alcuna fra tedeschi ed austriaci.

Un secondo appunto traccia un quadro approssimativo delle forze che le popolazioni tedesche dell'Alto Adige hanno fornito alla polizia e alle S.S. germaniche. Si tratta di migliaia di individui il cui comportamento in Italia è stato, dall'armistizio alla fine delle ostilità, esattamente eguale a quello tedesco.

Un terzo appunto riassume, a titolo di esempio, l'episodio sanguinoso di Cefalonia, ove soldati austriaci hanno gareggiato in ferocia con quelli tedeschi nella distruzione della nobilissima ed eroica divisione Aqui .

Un quarto ed ultimo appunto riguarda infine le unità austriache che hanno combattuto contro unità italiane partigiane in Balcania.

Ammettere dunque che anche l'Austria, che sino all'ultima ora è stato Paese nemico e come tale si è comportato, possa a vere un qualche diritto ad avanzare pretese annessionistiche contro l'Italia, ~ palese e profonda ingiustizia. Tutti avrebbero così diritto ad accampare diritti sulla nostra terra: anche i nemici.

Ora io credo che sarebbe cosa saggia da parte delle Potenze alleate se, in conformità del resto alle assicurazioni ed indicazioni già dateci , piuttosto che formulare riserve, esse volessero invece esaminare l'opportunità di chiarire definitivamente la situazione con un qualche atto e gesto da cui risulti senza possibilità di equivoco che la questione delle frontiere settentrionali italiane non rientra nel novero di quelle che verranno portate alla prossima Conferenza della pace. Il Governo italiano, dal canto suo, potrebbe rispondere a codesto gesto prendendo impegno di risolvere il più equamente possibile il problema delle minoranze alloglotte in Alto Adige, avviandolo in concreto verso una rapida soluzione. Come è del resto, ripeto, nostro proposito.

Si esprima subito in questo senso a mio nome e con la maggiore fermezza 3•


1 Vedi serie decima, vol. II , DD. 7.16, 725 e 734. 2 Non pubblicato . 3 Per le risposte vedi DD. 22 e 44.

lO

8

IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. l3738nll. Parigi, 12 dicembre 1945, ore 22,05 (per. ore 8,30 del 13).

Mio 706 1•

Riferisco punti salienti mio odierno colloquio con Bidault. Ministro, che mi accoglie solita schietta affabilità, entra subito vivo della questione . «Ho fatto tutto quanto ho potuto per indurre de Gaulle rinunziare Tenda Briga. Non vi sono riuscito. Avete già fatto sacrificio a proposito Tunisia, fate anche questo e impegnomi che nessuna altra richiesta rettifica frontiera sarà sollevata». Rispondo mettendo rilievo gravi conseguenze richiesta formulatami, sottolineando danno che ne deriverebbe alla causa accordo fiducioso tra i due popoli .

Bidault ribadisce punto di vista suo Governo trincerandosi dietro ostinazione de Gaulle e prospettandomi larghe linee appoggio Francia tutti altri problemi pace, con particolare riferimento Trieste, Alto Adige, flotta. Situazione presentasi quindi bloccata richiesta esplicita e non meno esplicito rifiuto.

Dopo colloquio Bidault, già avuto importante contatto alta personalità socialista, cui faranno seguito immediati passi intesi tentare convincere de Gaulle termini soluzione veramente favorevole, nell'interesse sincero accordo, unico fondamento vera amicizia tra i due popoli.

9

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNTO 2 . Roma, 12 dicembre 1945.

l. Il Governo nordamericano ci ha ufficialmente comunicato di essere favorevole alla proposta italiana per una revisione dell'armistizio e di aver chiesto ai Governi britannico e sovietico se fossero disposti anche da parte loro ad aderirvi. Un progetto al riguardo è in preparazione a Washington e verrà a suo tempo portato a conoscenza di Londra e Mosca. Da parte nostra abbiamo cercato di


1 Con T. 13801 /706, pari data, Saragat dava un primo resoconto sintetico del colloquio con Bidault e chiedeva di potersi recare a Roma per conferire. De Gasperi rispose con T. 10482/498 del 14 dicembre autorizzando il viaggio.


2 Annotazione a margine di Prunas: « Appunto per il ministro in preparazione del suo discorso al Consiglio dei ministri del 13 dicembre>>.

orientare codesta revtswne anche sopratutto verso l' alleggerimento e l'abolizione dei gravami economici e finanziari stabiliti dall'armistizio . Un nostro progetto al riguardo è stato presentato in questi giorni al Dipartimento di Stato 1 . Allontanatasi, per ragioni note, la possibilità di una sollecita pace definitiva , bloccata per il momento quella di una pace provvisoria soprattutto per le connessioni balcaniche che ciò importava, resta dunque per il momento aperta, salvo imprevisti che potrebbero forse sorgere nel corso della imminente Conferenza di Mosca, soltanto quella della revisione armistiziale. Revisione che, a nostro avviso, se ha da essere, deve essere veramente sostanziale e profonda: cioè orientata verso il progressivo e sollecito ricupero dell'autonomia e dell ' indipendenza del Paese e verso la rapida smobilitazione di tutti gli aggravi di carattere economico e finanziario previsti dall 'armistizio e che pesano ormai da ventisette mesi sull'economia italiana.

2. È stata esposta ed illustrata ai Governi alleati la tesi italiana in materia di riparazioni e in materia di forniture per la popolazione civile. Per quel che riguarda le riparazioni il nostro pensiero è che gli enormi danni e pregiudizi subiti dal Paese in ragione della guerra non gli consentono il pagamento di riparazioni sotto nessuna forma . In materia di forniture , abbiamo sostenuto il principio che esse debbono trovare il loro equivalente nei servizi, requisizioni , controprestazioni varie effettuati a favore degli Alleati durante tutto il periodo della cobelligeranza e nel dopo guerra.

3. Fedeli al nostro proposito di esplorare tutte le possibilità di chiarire i nostri rapporti con la Jugoslavia, abbiamo nuovamente proposto a Belgrado un contatto diretto inteso a risolvere le questioni minori fra i due Paesi. Queste risolte, avremmo meglio e più agevolmente potuto constatare se, come e quando fosse possibile affrontare le maggiori. Intanto si sgombrerebbe il terreno da una prima serie di ostacoli; si sarebbero comunque ristabiliti i contatti; una prima conversazione sarebbe stata avviata fra le due parti . La nostra proposta, appoggiata dalla Gran Bretagna, Stati Uniti e Russia , è ancora all'esame di Belgrado. Come prima questione da trattare gli jugoslavi hanno proposto quella dei rifugiati politici jugoslavi in Italia; da parte nostra (sebbene il problema sia politicamente e moralmente molto diverso), quella dei deportati italiani in Jugoslavia.

4. Con la Francia l'atmosfera ha subito un progressivo e costante miglioramento. Per altro mentre Bidault aveva insistito sulla necessità di abbordare i singoli problemi italo-francesi (Trattato di lavoro, accordi commerciali, nuova Convenzione consolare, ecc.) lasciando in ombra e in sospeso la questione delle rivendicazioni territoriali, Couve, in un recentissimo colloquio con Saragat2 , ha capovolto la procedura domandando che siano discusse prima le questioni territoriali , ciò che, a suo giudizio, consentirebbe di sgombrare meglio e definitivamente il terreno fra i due Paesi. In cambio, la Francia avrebbe continuato ad appoggiarci sia in sede di revisione dell 'armistizio, sia in sede di Conferenza della pace. Saragat, che ha visto oggi Bidault 3 , si proponeva di rispondere che, comunque, le discussioni avrebbero dovuto riguardare soltanto le «terre di caccia» e non Tenda e Briga. Siamo d'altra


1 Vedi D . Il , Allegato. 2 Vedi serie decima, vol. Il, DD. 746 e 750. 3 Vedi D. 8.

parte intervenuti con successo per bloccare la proposta francese di occupare Tenda all'atto del ritiro in corso delle truppe alleate. La situazione itala-francese è dunque tuttora incerta, nonostante il continuato miglioramento. Altri fattori contrastanti sono: il lento rimpatrio dei prigionieri; le espulsioni dalla Tunisia (contro le quali abbiamo svolto ogni possibile azione); le mene francesi in Alto Adige in favore dell'Austria; postumi di agitazioni in Val d'Aosta.

5. Con la Russia sono state avviate con un certo successo verso una soluzione soddisfacente questioni di carattere culturale. Istruzioni particolareggiate sono state inviate a Quaroni per agevolare l'inizio di proficui scambi commerciali fra i due Paesi. Non è stata ancora risolta, per ostacoli procedurali vari, la questione della Villa Abamelek. Non giovano alle relazioni itala-sovietiche la presenza in Italia del Corpo polacco del generale Anders e di molte migliaia di rifugiati politici jugoslavi an ti-Tito . Sono comunque due questioni che sfuggono quasi completamente al nostro controllo.

6. L'atmosfera fra Italia e Grecia è in corso di lento miglioramento. Tale miglioramento è stato contrastato dalle recenti espulsioni di italiani, agevolate invece dall'atteggiamento sereno della nostra stampa e da una serie di provvedimenti inspirati dal Ministero degli esteri a favore dei cittadini e dei beni greci in Italia . Molto gioverebbe una dichiarazione ufficiale italiana in cui , ripudiata la politica di aggressione fascista, si sottolineasse il vivo e unanime desiderio del popolo italiano di riprendere col popolo greco quella amichevole collaborazione che è così prezioso elemento per una durevole pace mediterranea.

10

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PR UNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

PROMEMORIA. Roma, 12 dicembre 1945.

È venuto a vedermi l'ambasciatore Exindaris. Abbiamo toccato parecchi degli argomenti di cui al colloquio con De Santo 1•

Ho immediatamente sottolineato la pessima impressione suscitata in tutta l'opinione pubblica italiana dalle recenti espulsioni. Mi dice di aver fatto il possibile nel suo recente soggiorno in Atene per evitarle o, almeno, !imitarle. Ciò che gli sarebbe riuscito (!imitarle) per quasi tutto il territorio ellenico, salvo che per Patrasso, dove la maggioranza degli italiani si sarebbe resa estremamente invisa alla popolazione . La rapidità dell ' imbarco sarebbe dipesa dal brevissimo preavviso dato dai piroscafi dell'U.N .R.R.A. adibiti al trasporto. Una Commissione, presieduta da un magistrato, sarebbe stata istituita, dietro suo suggerimento, per un esame imparziale delle espulsioni.


1 Vedi serie decima, vol. II , D. 736.

Passando ad altri argomenti gli ho detto:

l) che avevamo soprasseduto al riconoscimento del Governo albanese soltanto in ragione dei nostri rapporti con la Grecia 1• Tale iniziativa ci era peraltro imposta da interessi nazionali cospicui e non avremmo in conseguenza potuto ritardarla indefinitamente . Comunque intendiamo preventivamente svuotarla di ogni presunto carattere antigreco e darle l'esclusivo significato di un interesse nazionale da tutelare.

2) L'ho posto sommariamente al corrente dei nostri contatti con gli Jugoslavi, sottolineando la nostra viva disposizione a giungere, prima che con Belgrado, a una qualche normalizzazione con Atene.

3) Gli ho promesso che, in una prossima dichiarazione di governo , sarebbe stata fatta espressa menzione del nostro desiderio di chiarire i nostri rapporti con la Grecia 2 .

Ha ringraziato. Si rende conto della nostra leale buona volontà. Di quanto precede informerà immediatamente il suo Governo. Mi comunica di aver proposto ad Atene l'invio in Italia di una piccola missione economica per una prima presa di contatto e una possibile, anche esigua, ripresa di traffico. L'ho incoraggiato .

li.

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

L. 3/22263 . Roma, 12 dicembre 1945.

Abbiamo riassunto in poche formule sintetiche alcune tra le principali questioni economico-finanziarie che, a nostro avviso dovrebbero essere toccate -e risolte -in sede di revisione del nostro armistizio. Spero le giungano in tempo perché ella possa utilmente presentarle al Dipartimento di Stato. Com'ella vedrà, è !ungi dal nostro pensiero tentar di sopprimere quegli stretti vincoli che la guerra ha creato tra la economia italiana e quella nordamericana (sopra tutto) ed inglese. È vero invece che il Governo italiano desidera, pur ponendoli su di un diverso piano, che tali vincoli si rafforzino e si rinsaldino. E ciò, sia per motivi di riconoscenza per il generoso aiuto che ci è stato elargito dagli Stati Uniti, sia per motivi di vero e proprio interesse: in vista cioè di quell'ulteriore appoggio che ci è indispensabile e che soltanto gli Stati Uniti possono darci. Sono comunque questi, a nostro giudizio, i soli mezzi che possono consentirci di uscire dalle presenti distrette e di avviare il Paese verso quella collaborazione su una base di libera concorrenza che gli Stati Uniti considerano-e giustamente -come il solo metodo efficace per giungere alla rinascita economica mondiale.


1 Vedi D. 19. 2 Vedi D. 82. 3 Analoga comunicazione fu inviata, in pari data e con il n. 3/2225, a Carandini.

Codesta revisione dovrebbe dunque, in materia economico-finanziaria, mirare in sostanza all'ottenimento di un nuovo «statuto economico» provvisorio, orientato verso il riconoscimento dello stato di pace fra noi e le Nazioni Unite a tutti i possibili effetti economici e ad una conseguente ridefinizione delle relative clausole armistiziali. Che è appunto ciò che tentiamo nelle poche pagine accluse.

È perfettamente superfluo io tocchi con lei altri argomenti quali: l'assoluta necessità del progressivo recupero della nostra sovranità ed indipendenza senza le quali non potremo mai uscire dalla condizione «egiziana» in cui siamo: l'instabilità della situazione interna che codesta situazione provoca e della quale è poi decisamente illogico e quasi certamente ingiusto scandalizzarsi quando non si tenti, prima, di abolirne le motivazioni e le cause; la necessità, dopo ventisette mesi dall'armistizio, di chiudere almeno codesto capitolo e di porre un invarcabile limite temporale alle requisizioni, am-lire, servizi e prestazioni italiane gratuite o semi-gratuite: di tamponare cioè questa lenta emorragia che dissangua il popolo già stremato.

Sono tutti questi argomenti che sono ben presenti al suo spirito e sui quali è dunque, ripeto, perfettamente inutile insistere.

Com'ella vedrà, si tratta qui soltanto di revisione in materia economico-finanziaria. Tale revisione potrebbe e dovrebbe essere tuttavia contemporaneamente estesa anche ad altri settori, quali, ad esempio, quello del controllo alleato: parrebbe ovvio che col prossimo trapasso all'amministrazione italiana di tutto, o quasi, il territorio italiano, codesti organismi di controllo, e primi fra tutti la Commissione alleata, debbano essere per tre quarti drasticamente soppressi e per il quarto restante profondamente trasformati in organi di collaborazione e di consiglio (esperti alle dipendenze delle singole ambasciate).

Tutto ciò implica, anche se la parola non sarà esplicitamente detta, una cessazione dello stato di guerra, una specie di «statuto post-armistiziale» che non è ancora pace provvisoria, e che può dunque essere, come tale, accettato, a quanto ci è dato giudicare da qui, anche dalla Russia.

Il ministro De Gasperi, ancora immerso' (è la parola esatta) nella ormai imminente soluzione della crisi, m'incarica di dirle che confida molto nella sua azione e nella sua attività perché codesta attività sbocchi finalmente a buon porto. Mi è superfluo dirle che tutti noi confidiamo con lui.

ALLEGATO

PROGETTO DI CLAUSOLE ECONOMICO-FINANZIARIE 2

Relazioni commerciali e finanziarie con l'estero

l. Il Governo italiano avrà la piena libertà di intraprendere negoziati e concludere accordi commerciali e finanziari con qualsiasi Paese estero. Tuttavia eventuali negoziati con la Germania ed il Giappone potranno essere intrapresi solo dopo aver sottoposto il progetto di essi alle Nazioni Unite e i risultati di tali negoziati dovranno riportare la loro preventiva approvazione.


1 La lettera fu preparata prima del IO dicembre.


2 Ed. in inglese in Foreign Relations of the United Stat es, 1945, vol. IV, Europe , Washington, United States Government Printing Office, 1968, pp. 1096-1099.

La regolamentazione di debiti anteriori all'8 settembre 1943 dovrà pure riportare la preventiva approvazione delle Nazioni Unite .

Il Governo italiano potrà liberamente disporre per l'esportazione di tutti quei prodotti , agricoli ed industriali, ch'esso giudichi esuberanti ai bisogni del mercato interno. A tale effetto le Nazioni Unite determine ra nno , a intervalli di tempo da stabilire, i quantitativi delle merci , comprese nelle «Reserved Commodities lists » che debbono essere tenute a loro disposizione, e il Governo italiano non potrà disporre di tali quantitativi se non previa intesa con le Nazioni Unite.

Esercizio di attività industriale e commerciale, e tutela di altri interessi economici

2. Gli stabilimenti industriali, che non svolgano un 'effettiva attività industriale per conto delle Nazioni Unite, saranno immediatamente restituiti ai legittimi proprietari, e reintegrati dei macchinari ed attrezzi che avessero avuto una diversa provvisoria destinazione.

3. Qualsiasi provvedimento delle autorità alleate che possa interferire con l'attività industriale o commerciale o con altri interessi economici sarà previamente concordato col Governo italiano e trattato su una base contrattuale.

Marina mercantile

4. Fino a quando sussisterà l'attuale disciplina internazionale dei traffici marittimi e del naviglio delle Nazioni Unite, le navi mercantili italiane continueranno a far parte del «pool» sotto il controllo dell'United Maritime Association (U.M.A.) alle medesime condizioni previste per le navi mercantili delle Nazioni Unite.

Il Governo italiano e gli armatori italiani avranno sul mercato internazionale la piena libertà di acquistare, vendere, noleggiare navi mercantili e potranno costruire nei propri cantieri le navi mercantili indispensabili per le esigenze dei traffici marittimi nazionali, come pure quelle commesse da Stati stranieri.

Questioni finanziarie

5. A partire dal ... 1 le lire necessarie alle spese delle Autorità Alleate in Italia saranno richieste al Governo italiano, che le metterà a disposizione contro un equivalente accreditamento nelle valute delle Nazioni Unite .

I servizi e le prestazioni di qualsiasi natura e le requisizioni , pagate dal Governo italiano per conto delle Nazioni Unite, come pure le Am-lire emesse fino al giorno dell'entrata in vigore della presente Convenzione , daranno luogo ad un accreditamento a favore del Governo italiano nelle valute delle Nazioni Unite. L'accertamento dei pagamenti fatti dal Governo italiano e delle Am-lire emesse, come pure le modalità per il corrispondente accreditamento, formeranno oggetto di ulteriori negoziati.

Gli averi , i beni, i capitali di qualunque natura, costituiti, o pervenuti all'estero in proprietà dello Stato, di Enti pubblici o privati o di cittadini italiani, successivamente all'8 settembre 1943 , sono a libera disposizione degli aventi diritto, sotto l'osservanza delle leggi e regolamenti dei Paesi, nei quali si trovano, e applicabili ai cittadini delle Nazioni Unite.

Eguale trattamento sarà fatto agli incrementi o alle rendite, verificatisi posteriormente al1'8 settembre 1943, e derivanti da capitali italiani esistenti prima di quella data nelle Nazioni Unite. L'utilizzazione di questi beni avrà luogo in conformità della legislazione italiana e di essa sarà data notizia alla Commissione Alleata. Il Governo italiano sarà libero di adottare qualsiasi provvedimento , relativo alla quotazione dei cambi, ma dovrà di essi dare pronta notizia alla Commissione Alleata.

I In bianco nel testo.

Questioni doganali

6. Il Governo italiano ha la piena libertà di ripristinare i servizi doganali e di vigilanza su tutta la linea di confine, sia marittima che terrestre. Il ripristino degli stessi servizi sul confine orientale sarà, provvisoriamente, stabilito a cura delle Autorità Alleate, sentiti gli organi tecnici dell'Amministrazione doganale italiana . Nei porti , che sono ancora sottoposti al controllo delle Autorità Alleate, e fino a quando tale controllo continuerà , i servizi doganali e di vigilanza saranno esercitati dalle Autorità doganali italiane e dalla R. Guardia di Finanza, d'intesa con le Autorità Alleate.

Questioni ferroviarie

7. L' Amministrazione delle Ferrovie dello Stato ha la facoltà di attivare tutti i servizi viaggiatori e merci per uso civile in relazione alle esigenze della Nazione, e a tal uopo potrà disporre di tutto il materiale rotabile, delle comunicazioni telefoniche e telegrafiche, sia locali che intercompartimentali , di tutti i materiali di scorta nei magazzini e nei depositi e di quant'altro occorra per il miglior espletamento del servizio ferroviario. L'Amministrazione suddetta dovrà però predisporre i programmi in modo che sia in ogni caso assicurata la priorità dei trasporti militari nell'interesse delle Nazioni Unite.

I locali di ufficio e gli impianti occorrenti per il normale funzionamento dei servizi per lo svolgimento dell'esercizio saranno restituiti all 'amministrazione ferroviaria, come pure saranno derequisite le officine sia delle FF.SS. che private per la riparazione e costruzione del materiale ferroviario, anche per l'approvvigionamento di quanto occorre per l'esercizio. L'Amministrazione delle Ferrovie dello Stato italiane potrà infine stipulare accordi con le Amministrazioni delle reti ferroviarie europee per la ripresa dei traffici internazionali, per Io scambio del materiale rotabile e per regolare i rapporti tecnici e finanziari concernenti le stazioni internazionali di confine.

Aviazione civile

8. Il Governo italiano ha la facoltà di ripristinare i servizi di navigazione aerea civile, necessari per collegare tra loro i principali centri demografici ed economici italiani. Esso potrà anche ripristinare i servizi di collegamento aereo delle linee interne con i principali centri europei ed extra europei , a condizione che il programma per la graduale ripresa dei servizi aerei internazionali , formulato dal Governo italiano, sia previamente sottoposto , per la approvazione, alle Nazioni Unite.

Il movimento degli apparecchi di linea e la loro utilizzazione da parte dei passeggeri italiani e stranieri saranno effettuati in base alle disposizioni in vigore in Italia.

L'uso degli aeroporti e degli impianti per il servizio di assistenza al volo saranno restituiti al Governo italiano, previe le necessarie intese perché l'uso di essi sia assicurato al traffico internazionale.

12

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT

T. S.N.D. 10376/491. Roma, 13 dicembre 1945, ore 10.

Tuo 678 1•

Mi rendo perfettamente conto difficoltà che mi segnali. Nostro proposito è quello giungere alla pacificazione coi nostri vicini, e, in primo luogo, naturalmente,


1 Vedi serie decim a, vol. II , D. 738.

non fosse che per ragioni di proporzione, con la Francia. Ma è !ungi dal nostro pensiero inserirei comunque in una politica di blocchi anche se questi non fossero, come sono, contrapposti. Puoi dunque onestamente sopire le diffidenze di quelle correnti politiche che nutrono preoccupazioni di questo genere. Farò da parte mia altrettanto presso gli stessi settori .

Sono, in massima, d'accordo con te sull'impostazione generale del problema franco-italiano che ha peraltro subito da parte francese un mutamento notevole, dopo tuo recentissimo colloquio con Couve 1• Ritorno a parte su quest'ultimo argomento.

Sulle relazioni franco-italiane in particolare hanno in questi ultimi tempi influito: le rivendicazioni territoriali francesi alla frontiera occidentale ormai note al gran pubblico ; le voci (confermate) di continuate mene francesi in Alto Adige a favore dell'Austria; postumi di agitazione in Val d'Aosta; le espulsioni dalla Tunisia che vanno immettendo nel Paese automatici fermenti di irritazione.

In tutti codesti argomenti ti sei espresso egregiamente con Couve.

L'impressione di persistente rifiuto da parte nostra ad accogliere le proposte francesi in materia sopra tutto di lavoro e di emigrazione può forse non essere errata. Ma ne è certamente errata la motivazione. La quale in grandissima parte è costituita infatti dalla complessità stessa del problema; dalla necessità di risolverlo con criteri unitari, e di tener quindi conto di interessi molteplici; dalla onesta constatazione che pur dobbiamo fare della difficoltà, nelle condizioni in cui siamo, di giungere, da parte nostra, a rapide decisioni concordate.

Le ultime proposte da noi fatte al riguardo a questa ambasciata di Francia mi sembrano comunque costruttive. Vedrò di spingerle innanzi, se, ripeto, l'impostazione generale del problema fra i nostri due paesi non muti. È bene comunque che ti adoperi, in ogni modo, a dissipare così impressioni del genere.

13

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. URGENTE 13797 /862. Londra, 13 dicembre 1945, ore 13,30 (p er. ore 9 de/14) .

Mio telegramma stampa 207 2•

Foreign Office sorpreso vedere segnalato questa stampa comunicato Commissione alleata cui testo esatto non conosceva ancora stamane. Considera illazione corrispondenza Times non giustificata ed Ufficio Italia Affari Politici conferma che annunzio avrebbe dovuto essere accompagnato dichiarazione secondo cui restituzione territorio non pregiudica sistemazione territoriale. Tale riserva generica, secondo Foreign Office, si riferisce tanto Alto Adige che frontiera francese3.


1 Vedi serie decima, vol. II , D. 746. 2 Non pubblicato. 3 Per la risposta vedi D. 17.

14

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 13849/929-930. Washington, 13 dicembre 1945, ore 21,15 (per. ore 10 del 15).

Mio 925 1•

In odierno colloquio con Dunn ho consegnato memorandum coloniale e nota accompagnatoria2 , illustrandoli opportunamente. Dunn mi ha detto che avrebbe esaminato attentamente due documenti, che pensava gli sarebbero stati assai utili, e mi ha assicurato che ne avrebbe tenuto massimo conto.

Ho ritenuto opportuno avanzare suggerimento di cui lettera di V.E. n. 1000 segreteria politica 3 relativa ripartizione zone militari e colonizzabili Cirenaica orientale . Abbiamo insieme esaminato sulla carta geografica possibilità concrete. Mi ha detto che trovava suggerimento di grande interesse e mi ha domandato se era stato comunicato agli inglesi: ho risposto che supponevo di si.

A vendo quindi portato discorso su posizione assunta da Governo sovietico su questione nostre colonie, egli mi ha dichiarato che escludeva che alla Russia potesse essere assegnato trusteeship su Tripolitania ed Eritrea, come pure che in caso di trusteeship collettivo potesse esserle affidata amm.inistrazione quelle due colonie o una di esse.

Gli ho allora chiesto cosa pensasse circa possibilità per Italia essere prescelta quale amministratrice sue colonie. Egli mi ha esplicitamente affermato che la possibilità non (dico non) era esclusa e mi ha aggiunto che riteneva che, presentandosene concrete possibilità, Stati Uniti America sarebbero stati favorevoli. Egli personalmente vedeva volentieri tale soluzione ma pensava che non sarebbe stato facile adottarla, date difficoltà tuttora esistenti, specie da parte russa, e notevoli interessi contrastanti. Riteneva tuttavia che simpatie americane e favorevoli disposizioni francesi avrebbero potuto giovare nostra tesi. Tutto dipendeva dalle condizioni in cui pace coll'Italia avrebbe potuto essere negoziata e firmata.

15

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. 1222/580. Mosca, 13 dicembre 1945 (per. il 2 gennaio 1946).

Ringrazio V.S. per l'interessante rapporto dell'ambasciatore a Parigi trasmessomi col suo telespresso n. 15/26205 /6 del IO novembre u.s. 4 .


1 Si veda il D. 20 nel quale è riprodotta la parte sostanziale del T. 925. 2 La consegna del memorandum era stata già disposta il 24 ottobre 1945 (vedi serie decima, vol. Il,

D. 636). In seguito ai suggerimenti giunti da Washington (ibid., D . 638) Zoppi inviò ulteriori istruzioni con

Telespr. 1028JC. del 3 novembre 1945, unitamente alla nota accompagnatoria qui citata. Vedi App. 2a. 3 Non pubblicata. 4 Vedi serie decima, vol. Il, D. 600.

Di tutti gli ambasciatori che l'U.R.S.S. ha attualmente in giro, Bogomolov è, a parere unanime, il più intelligente, e quindi in grado di capire, e forse, nel suo pensiero più intimo, di condividere la giustezza di quanto gli ha detto l'ambasciatore Saragat. Mentre però sono sicurissimo che ha riferito , per filo e per segno, al suo Governo tutto il colloquio (su questo punto i rappresentanti sovietici sono scrupolosissimi, e, quindi, quanto più i nostri rappresentanti all'estero, e specialmente i più autorevoli, parlano loro francamente, tant6 meglio è: se c'è una qualsiasi speranza di far entrare nel cervello dei russi delle idee ragionevoli questa consiste solo nel ripetere loro a sazietà da tutte le parti le stesse cose) dubito assai che egli abbia il coraggio di trame le conclusioni e di neppure lontanamente suggerire al suo governo una modifica della sua attuale politica.

Il Governo sovietico è arrivato a quello stadio a cui, più presto o più tardi, arrivano tutte le dittature: i rappresentanti all'estero non hanno più nessuna autorità e se vogliono mantenere il loro posto debbono limitarsi a eseguire letteralmente le istruzioni che sono loro inviate, e a proclamare la politica estera di Stalin la sola giusta, geniale, ecc. Se fanno altrimenti vengono liquidati, se non proprio materialmente, almeno nel senso che da ambasciatori o ministri vengono inviati a fare il sotto capo contabile in qualche piccola officina della Siberia o dell'Asia Centrale, cosa che accade, si può dire, ogni giorno.

L'ambasciatore Saragat dice molto giustamente che oggi si sopravaluta la potenza della Russia. Questo è esattissimo, oggi almeno, se parliamo delle possibilità, sia reali che potenziali , della Russia e dell'America, anche facendo astrazione dalla bomba atomica. Ma nella presente situazione, non di guerra guerreggiata, ma di guerra diplomatica, di guerra di bluff, non è tanto il potenziale a disposizione che conta, ma la volontà di servirsene: ed in questo i russi si trovano in posizione di vantaggio.

Per moltissime ragioni, che sarebbe troppo lungo spiegare qui, non è il caso di fare un paragone fra la Germania di Hitler o l'Italia di Mussolini e la Russia di Stalin: ma in una cosa certamente il paragone calza. Sia l'Italia che la Germania erano in realtà molto meno forti dei loro avversari-e i fatti lo hanno provato-: tuttavia, per un lungo periodo , Hitler e Mussolini erano o davano l'impressione di essere pronti a servirsi, immediatamente, della loro forza: i loro avversari no: questo ha permesso loro di ottenere una serie di successi, obbligando gli avversari a riconoscere, più o meno di malavoglia, il fatto compiuto; se avessero avuto l'intelligenza di fermarsi a tempo, il corso degli avvenimenti avrebbe potuto essere molto differente. In un certo senso, la stessa è la situazione della Russia oggi: con una differenza, secondo me sostanziale: mentre Hitler non voleva, seriamente, evitare la guerra, ma anzi voleva provocarla, i russi, seriamente, non vogliono la guerra perché, almeno gli altissimi, io ritengo, si rendono conto che, nonostante tutte le loro vanterie, non sono in grado di vincerla. Quindi i russi vanno avanti, e continueranno ad andare avanti, nella loro politica di fatti compiuti, fino a che non si saranno convinti di avere esaurita la pazienza americana, e che un passo ulteriore che essi facessero potrebbe significare la guerra. Questa è la ragione per cui, almeno fino a che Stalin è vivo e vegeto, io non credo alla guerra. Credo però, invece, non solo al mantenimento di tutti i fatti compiuti russi, ma anche che di fatti compiuti ne vedremo ancora parecchi, perché i russi sono convinti di avere ancora davanti a loro un vasto margine di possibilità .

C'è ancora molta, troppa gente in Europa e nel resto del mondo che crede che la politica russa sia mossa da motivi ideologici, che essa viva, cresca, combatta per dei principi nuovi da far trionfare e che dovrebbero assicurare all'umanità una vita più felice. In realtà la politica russa è puramente e semplicemente una politica di espansione imperiale, che non comprende altro modo di risolvere le questioni che la forza, e che non riconosce alla sua volontà altri limiti che una forza capace e decisa d.i opporlesi. C'è stato solo un paese, in un determinato momento, che ha avuto una certa facilità nel trattare colla Russia: la Germania dal giugno 1940 al giugno 1941, quando aveva novanta divisioni alla frontiera russa ed i russi sapevano che era pronta a servirsene; ed erano terrorizzati dalla situazione in cui si erano venuti a trovare a causa della loro Realpolitik. Se gli americani avessero sulle frontiere della Russia quindici aeroplani con bombe atomiche, e fossero decisi a servirsene, tutte le trattative che si stanno svolgendo avrebbero un'altra tournure. Quando noi parliamo ai russi, quando esponiamo loro la nostra situazione, le nostre aspirazioni, i fini della nostra politica, bisogna che teniamo sempre presente questa brutalità realistica della concezione politica russa, per non farci illusioni su quello che possono essere le reazioni russe. Noi parliamo di giustizia, di democrazia, di amicizia, di mediazione: tutte cose di cui i russi non sanno assolutamente che farsene. Se noi potessimo dire ai russi: signori cari, noi abbiamo tante divisioni corazzate, tanti aeroplani; produciamo tanti milioni di tonnellate d ' acciaio all'anno: secondo quella che sarà la vostra politica nei riguardi dell'Italia, questa forza sarà a fianco della forza americana o della vostra o sarà neutra, questo è un linguaggio che i russi capirebbero, il solo che adesso sono disposti a capire, e su queste basi si potrebbe ragionare. Tutte queste cose .noi non le abbiamo, e i russi sanno, o suppongono, che non le avremo per lungo tempo, e quindi trovano perfettamente inutile di preoccuparsi di noi. Se ogni tanto i russi hanno qualche brusco voltafaccia nei nostri riguardi questo è o per dar fastidio ai loro alleati, o per rendere troppo critica la posizione di certi elementi politici su cui credono di poter contare il giorno in cui volessero, sul piano della politica interna, dar fastidio all'America in Italia.

Per quanto riguarda la posizione della Russia nei riguardi dell'Italia e della Jugoslavia, bisogna non perdere di vista alcuni punti essenziali. La Jugoslavia di oggi è, a tutti i fini politici, militari ed economici la Russia; è la posizione russa più avanzata nell'Europa sud-orientale: la loro situazione in Jugoslavia, a torto o a ragione, essi la considerano imperniata sulla persona di Tito, e sono persuasi, o Tito li ha persuasi -il che è lo stesso -che per consolidare la sua situazione interna in Jugoslavia egli ha bisogno di fare una politica estera ferocemente nazionalista, e di ottenere il massimo possibile delle sue aspirazioni territoriali. Questo, per i russi, è un insieme di cose reale e tangibile . Cambiare questa politica per far piacere all'Italia: che cosa le offriremmo in cambio? Una posizione intermedia fra anglo-sassoni e russi, una posizione di mediatori; ma di questo i russi non vogliono sentir parlare. Se noi fossimo disposti a dire ai russi che in cambio di una accettazione da parte loro della linea Wilson e di una loro attitudine differente su tutti i nostri problemi, colonie, riparazioni, disarmo etc., noi siamo disposti ad inserirei politicamente, economicamente nella zona russa, con tutte le garanzie di perpetuità e di solidità di questa politica che le danno -o che si prende -nei paesi che già si trovano nella sua zona; e se la Russia fosse convinta che no1 s1amo m grado di farlo, allora, forse, la reazione russa potrebbe essere differente.

Noi, e non solo noi -la Francia specialmente -dobbiamo persuaderei che la Russia non vuole dei mediatori, ma dei vassalli; che non ammette posizioni intermedie; che riconosce nel mondo una sola potenza pari, gli Stati Uniti; che ai suoi occhi tutti gli altri non contano niente ; che cogli Stati Uniti vogliono trattare, intendersi, discutere direttamente, da soli , senza nessun intermediario. Stanno facendo tutto quello che é umanamente possibile per togliere di mezzo anche l'Inghilterra; come si può sperare che consentano a introdurre nel gioco la Francia, l'Italia, la Cecoslovacchia o chi che sia? Mi si dirà che questa è una politica rozza : sono il primo a sottoscriverlo; ma questa è la politica russa di oggi, e non siamo nOi che possiamo cambiare il cervello di Stalin e dei suoi sottordini. La cambieranno probabilmente, il giorno in cui ci avranno battuta duramente la testa, ma non prima. Nei ventotto anni della sua esistenza come Stato la Russia sovietica ha già fatto più di un mutamento brusco nella sua politica, ma li ha fatti solo quando la dura esperienza è riuscita a far loro capire che avevano sbagliato . Ciò premesso è bene che tutto quello che l'ambasciatore Saragat o l'ambasciatore Carandini hanno detto ai loro colleghi russi lo si dica e lo si continui a dire ai russi , da tutte le parti, ogni qual volta che se ne presenti l' occasione, appunto nella speranza che, un giorno, i russi si accorgano di aver battuta una strada sbagliata e si decidano a cambiarla.

Per quanto concerne il trattato di pace, noi possiamo contare su un appoggio russo su certe determinate questioni , solo se ed in quanto, in un certo determinato momento, converrà a loro, nell'ambito della loro lotta diplomatica cogli americani, di sostenere una tesi che, per combinazione, può coincidere con il nostro interesse. In linea generale però, sia che si tratti di frontiere orientali o di riparazioni, (le colonie sono in un certo senso un problema a parte) le tesi russe noi le conosciamo ormai: la soluzione di fatto potrà essere mutata in nostro favore solo in quel tanto per cui gli americani saranno effettivamente disposti a puntare i piedi e dire un no ai russi, grosso e preciso come lo sanno dire i russi. E purtroppo questo non è molto consolante perché , fin qui almeno, la capacità degli americani di dire di no seriamente ai russi è molto modesta , e più ancora, perché in fondo, di fronte a tanti grossi problemi, gli americani non danno grande importanza alle questioni italiane. Ed è questo che fa più rabbia perché, anche per i russi, le questioni italiane non sono sui primi numeri della lista di importanza, e sarebbero quindi disposti a cedere, anche di molto, se gli americani fossero disposti realmente ad occuparsene sul serio.

Siccome, però , sia che si tratti del Trattato di pace, sia che si tratti dei problemi più urgenti della nostra ricostruzione, per quanto scettici si possa essere sulla misura reale dell'appoggio americano , comunque è solo dall'America che ci può venire un pò di aiuto, è evidente che bisogna che noi continuiamo a guardare da quella parte ed a evitare attentamente tutto quello che potrebbe guastare i nostri rapporti con l' America. Bisogna solo non aspettarsi più di quanto essa è disposta a darci.

Quanto al Patto occidentale, ammesso che la Francia abbia la volontà e la capacità di continuare questa sua politica, io non vedo quale altra alternativa ci sia per l'Italia come per tutti gli altri paesi che dovrebbero farne parte, se non quella di far di tutto per realizzarlo al più presto possibile, senza preoccuparsi degli strìlli russi. La Russia strillerà sulla sua stampa, sulla sua propaganda, mobiliterà contro il blocco, all'interno dei singoli paesi, tutte le forze politiche che le sono favorevolmente disposte, ma in realtà non può fare nulla per impedirlo. Converrebbe solo forse parlarne il meno possibile, e realizzarlo quanto più rapidamente e completamente possibile, specialmente nel campo economico.

lo temo che quando dal campo delle dichiarazioni generiche scenderemo sul campo pratico, gli aiuti economici americani si troveranno ad essere molto meno importanti di quanto oggi si spera: dalla Russia c'è da sperare ben poco, per lo meno in un avvenire prossimo: la necessità, sia del suo piano quinquennale, sia del consolidamento economico della sua zona di influenza europea ed asiatica, sono tali da assorbire tutte le risorse di cui la Russia può disporre, per grandi che esse possano sembrare. Bisognerà quindi che i paesi destinati a far parte del blocco occidentale pensino ad aiutarsi da sé fra di loro: e forse le loro possibilità in questo senso, una volta superate, con un minimo di aiuto americano , le difficoltà dell'at-. tuale punto morto, si troveranno ad essere maggiori di quanto possa sembrare oggi.

Il giorno che il blocco occidentale sarà diventata una realtà, che avrà dimostrata la sua vitalità, sia nel campo economico, sia nel campo politico, che i suoi componenti si siano rimessi in piedi, allora, ed allora solo, si potrà cominciare a discutere con la Russia su un piede di parità.

Se la Russia e gli Stati Uniti riusciranno a trovare una formula di compromesso per regolare i loro rapporti reciproci, formula che non potrà essere altro che quella di un reciproco riconoscimento e rispetto delle rispettive zone di influenza, nettamente delimitate, il blocco occidentale sarà nella zona di influenza americana, e questo non gli impedirà di vivere in pace e di dedicarsi ad aumentare, nei limiti del possibile, la loro prosperità ed il benessere dei suoi popoli, in attesa che una lenta ma probabilmente inevitabile evoluzione della Russia verso concezioni meno totalitarie permetta di ridurre, se non di eliminare, la muraglia cinese fra le due zone. Se invece, come forse è più probabile, non riuscirà né ai russi, né agli americani di trovare una formula vera di equilibrio , tutto mi sembra far ritenere che l'epicentro della competizione russo-americana tenda a spostarsi dall ' Europa all'Asia. In questo caso un blocco occidentale, vivo e vitale, e capace, come complesso, di una politica indipendente, potrebbe riuscire a persuadere i russi della sua volontà di non essere strumento né degli americani contro la Russia, né della Russia contro l'America , della sua volontà di restare neutro in caso di conflitto fra i due; il che, se il blocco occidentale nel suo complesso sarà forte abbastanza da non far ritenere la sua debellazione una semplice passeggiata militare, potrebbe riuscire a farlo restare neutro in caso di un conflitto fra i due colossi .

E mi sembra che di fronte ai risultati tragici, per noi, per la Francia, per tutta l'Europa occidentale, di due guerre mondiali, l'unica politica seria e ragionevole che vale la pena di tentare, non è quella di sperare da una nuova guerra la possibilità di riguadagnare qualche chilometro quadrato di territorio in Europa o in Africa, ma quella di restare neutrali il giorno in cui i due aspiranti all'egemonia mondiale decidessero a tentare la sorte delle armi. Separati, nessuno dei paesi dell ' Europa occidentale può sperare di riuscire ad evitare di essere, con o contro la sua volontà, uno dei campi di battaglia: insieme, e facendo insieme una politica saggia, prudente, realista, senza vani sogni di grandezze ci possono riuscire.

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IL CAPO DELLA MISSIONE IN ALBANIA, TURCATO, AL CAPO DELL'UFFICIO OTTAVO DELLA DIREZIONE GENERALE AFFARI POLITICI, CASTELLANI

L. PERSONALE. Tirana , 13 dicembre 1945.

Ho parlato al console americano Jacobs e al generale Hodgson in merito alla questione del riconoscimento, ed entrambi mi hanno detto che noi siamo soggetti al consenso degli Alleati per entrare in rapporti diplomatici con l'Albania. Dal generale Hodgson c'era pure un ufficiale del Comando generale di Caserta il quale ha specificato che Carandini a Londra non ha funzioni e rango di ambasciatore ma di semplice rappresentante ufficioso, e che comunque avrebbe parlato della . cosa con Caserta. Io ad ogni modo ho detto che non avevo avuto alcuna istruzione al riguardo dal mio Governo, e che accennavo alla questione in via personale e prendendo occasione del riconoscimento britannico che è oramai un fatto compiuto, perché il generale Hodgson ha già chiesto il gradimento del ministro britannico, e attende solo la designazione del ministro albanese. Con questo anzi il generale

considera oramai la sua missione terminata.

Ho poi parlato con Malishova , col pretesto di portargli gli auguri per le

prossime feste. Il ministro della cultura popolare mi ha fatto rilevare che l'America

non ha ancora praticamente riconosciuto il Governo albanese, e mi ha dimostrato

una certa sorpresa ed ansietà al riguardo. Non ha naturalmente manifestato quale

sia il pensiero del Governo, ma mi rafforzo sempre più nella mia impressione che

esso non intenda, per ora, riconoscere trattati e situazioni che abbiano rapporti

con il passato. Parlando dell 'Italia mi ha espresso la sua persuasione che essa sia

legata ancora alla volontà degli Alleati. Egli poi mi ha fatto una sorprendente

dichiarazione, e cioè che la massima parte dei riconoscimenti che stanno ora avve

nendo sono destinati per molto tempo a restare sulla carta perché non hanno ancora

formato il personale diplomatico adatto allo scopo. Da questo deduco che il Foni

Qirko abbia tutt'altre funzioni che quelle diplomatiche da svolgere in Italia.

Muslim Peza, invece, a mezzo di Pali, mi ha mandato a dire: quando ci

riconoscete? Quando Pali gli ha chiesto se esso abbia intenzione di ricostruire la

sua casa distrutta dalla guerra, ha risposto che per il momento non ci pensa essendo

tutt'altro che sicuro che qui non debba succedere qualche altro cataclisma. Muslim

Peza ha infine dimostrato simpatia per l'Italia, nonostante il passato, ed espressa

la convinzione che solo con l'appoggio dell'Italia possa vivere l'Albania: tutte le

promesse della Jugoslavia e della Russia sinora non sono state che pure parole, e

tali, secondo lui, resteranno. Io continuerò il giro dei principali personaggi albanesi

per porgere loro gli auguri per le feste, ma in realtà per avere modo di rendermi

più esatto conto del loro pensiero in merito a questioni che ci interessano .

• In questa situazione, cosa mi consigliate di fare? Rimanere sulla breccia ad attendere gli eventi, oppure venire in Italia a riferire verso Natale, in caso che fino a quel momento non si sia ancora concluso nulla? Anche per la mia venuta il generale Hodgson ha chiesto il parere a Caserta. lo ritenevo veramente che avessimo maggiore libertà di azione!

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE

T. URGENTISSIMO 10483/602. Roma, 14 dicembre 1945, ore 14,40.

Suo 862 1•

Foreign Office non (dico non) si rende conto che moltiplicazione riserve alleate nei confronti tutte le nostre fronti~e. comprese quelle con Stati che oggi si sono battuti fino all'ultimo coi tedeschi (Austria) indeboliscono pericolosamente nostra situazione interna, diminuiscono prestigio qualunque governo, galvanizzano arbitrari ed ingiusti irredentismi, moltiplicano difficoltà progettata autonomia Alto Adige .

Ambasciatore Carandini, che parte domenica, ha istruzioni sottolineare in modo particolare nostro pensiero al riguardo. Ma, se può, lo accenni sin da ora al Foreign Office.

In quanto al comunicato della Commissione Alleata riteniamo che esso debba restare com'è se non si voglia guastare ogni effetto.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.N .D . 13886!934-935. Washington, 14 dicembre 1945, ore 20 (per. il 15j2.

Mio telegramma n. 9073 .

Ho riferito per corriere aereo speciale (partito 12 corrente)4 prime nottzte raccolte su Convegno Mosca, cui preparazione è stata circondata più geloso , e qui addirittura insolito, segreto da segretario di Stato. Apparirebbe comunque accertata stretta connessione con discussioni qui svoltesi in occasione visita Attlee (miei telegrammi 762 e 785) 5 . Prime notizie avute al Dipartimento di Stato tendevano a limitare convegno a ripresa contatti diretti per esplorare possibilità ristabilire effettiva collaborazione Tre Grandi alleati, nonché prosecuzione con Russia conversa-


1 Vedi D. 13. 2 Manca l'indicazione dell'ora di arrivo. 3 Vedi serie decima, vol. II, D. 742. 4 Non rinvenuto. 5 Non pubblicati.

zioni anglo-americane bomba atomica. Peraltro si è avuto sensazione giorni scorsi di maggiore se pure sempre moderato ottimismo su possibilità raggiungere Mosca intesa per rimettere in moto meccanismo pace e per avviare a soluzione alcuni problemi urgenti (quali Iran, commissione controllo Giappone, situazione in Cina). Difatti, Byrnes, ispirandosi esempio Bevin, è partito accompagnato, oltre che da Ben Cohen e da esperti questione bomba atomica , da capo divisione affari cinesi Dipartimento Stato, mentre lo raggiungeranno a Mosca direttore Affari Politici Matthews (il quale si trova a Parigi per questione Germania) e un segretario dell'ambasciata americana Teheran. Segretario di Stato porta con sé rapporto presentatogli da Ethridge al ritorno missione Balcani. Dal rapporto che concludeva per non (dico non) riconoscimento Governo bulgaro e romeno , è stata rinviata pubblicazione mentre è stata del pari rimandata preannunziata dichiarazione circa regime repubblicano Tito in Jugoslavia. Queste misure del Dipartimento di Stato denotano evidente desiderio evitare aggravarsi pubblico contrasto per Balcani. È noto non può per ora prevedersi se problemi possano essere risolti con compromessi, data nota questione di principio che Washington e Londra persisterebbero non sacrificare .

In lunga conversazione avuta con Dunn 1 , egli mi ha confermato che Bymes va a Mosca per le due questioni essenziali : l) bomba atomica; 2) ripresa trattativa di pace o sotto forma conferenza generale o mediante continuazione attività Comitato supplenti ministri esteri. In entrambi i casi verrebbe mantenuta precedenza decisa a Potsdam per la pace con l'Italia mentre America, secondo lui, sin da ora non sarebbe restia ad esaminare e risolvere «qualche giorno dopo» anche la questione delle paci balcaniche. Vi sono poi questioni Medio ed Estremo Oriente. Si avrebbe «qualche speranza» che sulle due anzidette questioni essenziali possa raggiungersi una intesa.

Dunn si augurava «di avere delle buone notizie per noi» al ritorno di Bymes da Mosca. D 'altra parte come Ella sa (mio telegramma 906) 2 , ho ultimamente esposto di nuovo al segretario di Stato nostra situazione e necessità porvi rimedio, sia pure mediante la revisione del regime armistiziale. Gli ho anche fatto avere, per tramite di Ben Cohen, prima della partenza , un memorandum in cui si riassumono, per caso andamento favorevole [convegno], il problema della nostra pace e le nostre questioni territoriali, e ciò benché al Dipartimento di Stato si continui a ritenere molto improbabile che esse vengano esaminate e si esclude comunque una discussione approfondita di esse.

Con i telegrammi nn. 929 e 930 1 , ho già esposto opinione di .Dunn su questione coloniale specie per quanto concerne aspirazioni russe su Tripolitania ed Eritrea. Ho anche parlato con Dunn della questione della Venezia Giulia. Mi ha confermato che permane inalterato punto di vista americano che la regione dell 'Arsa debba rimanere all 'Italia (mio telegramma n. 428) 3•


1 Vedi D . 14. 2 Vedi serie decima, vol. II , D . 741. 3 Non pubblicato, ma vedi serie decima, vol. li, D. 486.

19

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE

T. PER CORRIERE 10494. Roma, 14 dicembre 1945.

Suo 855 1•

Abbiamo soprasseduto finora al riconoscimento del governo albanese anche in ragione dei nostri rapporti con la Grecia. È stato in conseguenza comunicato qualche giorno fa a questo rappresentante greco presso Comitato Consultivo per l'Italia, col quale manteniamo da tempo contatti ufficiosi, che, nonostante i nostri vasti interessi e la precaria situazione dei nostri cittadini in Albania, abbiamo di proposito ritardato di allinearci subito con gli anglo-americani nell'adottare una iniziativa, che non potremmo peraltro ritardare indefinitivamente in ragione appunto dell'interesse nazionale che ne consiglia sollecita attuazione.

La nostra comunicazione è stata ovviamente gradita e portata immediatamente a conoscenza del Governo di Atene.

Il nostro pensiero è dunque che il ritardo dell'iniziativa costituisce in se stesso un gesto amichevole, ma che ci riserviamo di praticamente attuarla dopo averla svuotata del suo presunto significato antigreco per darle, come effettivamente ha, esclusivo significato di salvaguardia di un interesse nazionale italiano.

È d'altra parte ovvio che una eccessiva attesa susciterebbe reazioni in Jugoslavia, e, indirettamente, a Mosca, che, nelle circostanze in cui siamo, ci conviene evitare.

Si esprima, la prego, presso il Foreign Office in questi termini 2 .

20

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT

T. S.N.D. 10497/c.3. Roma, 15 dicembre 1945, ore 11.

Dipartimento di Stato nordamericano ha sottolineato in conversazione con Tarchiani4 importanza che Francia mantenga punto di vista già sostenuto a Londra e

t Vedi D. 3.


2 Con T. 14419/896 del 28 dicembre Carandini rispose: «Riserve del Foreign Office vengono a cadere qualora codesto ministero sia convinto che spiegazioni fornite ad Atene basteranno ad evitare sfavorevole reazione greca. Infatti Foreign Office si preoccupa soprattutto che non venga intralciata mediazione Governo britannico per normalizzazione nostre relazioni con la Grecia».


3 Trasmesso anche alle rappresentanze a Londra e Mosca .


4 Tarchiani ne aveva riferito con T. 13722/925 dell'Il dicembre, non pubblicato.

confermato in diverse occasioni più tardi contro progetto trusteeship per nostre colonie. Qualora cioè Francia dovesse persistere nel non accettare progetto Byrnes, evoluzione americana in senso più favorevole nostra tesi potrà essere evidentemente più agevole.

Accenno del Dipartimento dimostra che anche da parte dei suoi patrocinatori nordamericani si nutrono seri dubbi ed incertezze sull'equità della pressocché totale spoliazione e sulla conseguente opportunità di soluzioni migliori.

Dubito convenga sottolineare costì importanza che codesto Governo perseveri suo atteggiamento anche perché ciò sembra del resto acquisito. Gli si rafforzerebbero le carte in gioco, in un momento per noi delicato. Ma converrebbe certo che il Quai d'Orsay sapesse che gli stessi Stati Uniti si vanno convincendo che la loro tesi non è la migliore e sembrano in conseguenza disposti a recederne.

21

L'INCARICATO D ' AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. 13955/874. Londra, 15 dicembre 1945, ore 11,37 (per. ore 13,15 del 16).

Per quello che concerne Londra non sono in grado di aggiungere molto in relazione revisione armistizio 1 . Proposta Washington è stata accolta in principio molto favorevolmente.

Si attende esaminare con migliori disposizioni progetto concreto americano tuttora non comunicato al Foreign Office. Contenuto nuovo regime sarebbe in ragione inversa delle difficoltà che verranno sollevate da Mosca: ciò sembra anche apparire molto chiaro da quanto telegrafano Quaroni e Tarchiani. Ricadiamo così nella più grave questione dei rapporti tra Big Three ora sotto esame alla Conferenza di Mosca. E, salvo cpe U.R.S.S. non sia ridotta dai suoi interessi modificare a nostro favore atteggiamento mantenuto sino ad ora, non credo che ci si possa attendere molto.

Se poi incontro ministri esteri dovesse accentuare, invece di smussare, attuali divergenze, si presenta ipotesi di iniziativa unilaterale. Io non vedo per altro Governo britannico entrare facilmente in questo ordine di idee.

Bevin si reca a Mosca perché ha fondate speranze vedere migliorata situazione. Mi risulta che queste speranze contemplano anche possibilità rimettere in movimento negoziazione per i trattati di pace. Soltanto in caso contrario Governo britannico studierà come adottare misure che tornino gradite all'Italia, ma queste non potrebbero essere così ampie e concrete da rispondere alle nostre aspettative. Provvedimento deciso e radicale da parte americana, come da accenno confidenziale del Dipartimento di Stato all'ambasciata Washington (telegramma di V.E. 10276) avrebbe effetto salutare sulle decisioni di questo Governo.


1 Risponde ai telegrammi n. 10276/C. del 5 dicembre e n. 10288 /C. del 7 dicembre che ritrasmettevano i telegrammi di Tarchiani e Quaroni pubblicati nel volume precedente: DD. 733 e 744.

22

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 13957/936. Washington, 15 dicembre 1945, ore 13,11 (per. ore 13,15 del 16). Suo telegramma n. 740 1•

Fin dal 15 novembre scorso, quando ci fu confidenzialmente comunicata prossima restituzione provincie Nord con riserva decisione finale trattato di pace per sorte definitiva Alto Adige (mio telegramma 782)2 , non mancai di attirare ripetutamente attenzione del Dipartimento di Stato su necessità di evitare che dichiarazione pubblica in tal senso rinfocolasse pretese annessione austriache. Avuto ieri sera il suo telegramma, sono subito intervenuto nuovamente presso Dipartimento di Stato, cui ho fatto comunicazione prescritta.

In risposta è stato assicurato che Dipartimento di Stato non aveva lesinato sforzi affinché dichiarazione fosse per quanto è possibile generica e senza riferimenti specifici ad Alto Adige, come pure a Tenda e Briga per quanto riguarda nostra frontiera con Francia. Testo approvato dopo molte discussioni e telegrafato al Quartiere Generale alleato è all'incirca: «Ritorno all'Italia delle provincie del Nord e ritiro delle forze alleate non pregiudicano eventuali rettifiche di frontiera da stabilirsi nel trattato di pace».

Dipartimento di Stato ha aggiunto che, secondo intenzioni americane, tale dichiarazione doveva essere pubblicata soltanto a Roma e non in altre capitali alleate in coincidenza con la consegna delle provincie. Esso aveva però appreso inattesamente oggi, da una comunicazione fatta da questa ambasciata d'Inghilterra, che anzidetta dichiarazione sarebbe stata già resa pubblica a Roma ieri 14 corrente da codesta Commissione alleata.

Dipartimento di Stato ha rilevato infine che contenuto anodino della dichiarazione e limitato accenno ad «eventuali rettifiche)) costituiva veramente un minimo precauzionale cui Alleati non potevano rinunziare.

23

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, TRUMAN3

T. 10579. Roma, 16 dicembre 1945.

Nell'assumere la presidenza del nuovo Governo italiano, desidero rivolgere a lei, al Governo e al popolo nordamericano i miei voti più amichevoli. Nel momento


1 Vedi D. 7. 2 Vedi serie decima, vol. II, D. 685. 3 Ed. in Foreign Relations of the United States, 1946, vol. Il, Counci/ of Foreign Ministers, Wa

shington, United States Governrnent Printing Office, 1970, p. 6, nota Il.

in cui a Mosca hanno inizio fra i Tre Grandi discussioni destinate ad avere così vasta importanza e peso per l'avvenire del mondo , mi consenta, signor presidente, di esprimere la mia viva speranza nel loro successo e la mia fiducia che, se anche i problemi italiani dovessero esservi discussi, essi lo siano con quello spirito di equità e di giustizia che ha sempre animato gli Stati Uniti nei nostri confronti e in amichevole collaborazione e consultazione coi popoli interessati 1•

24

COLLOQUIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, CON IL VICE PRESIDENTE DELL'A.C. , STONE

VERBALE. Roma2 , 18 dicembre 1945.

L'ammiraglio Stone, nel corso del colloquio di oggi, ha comunicato al presidente il testo di una dichiarazione sulla questione della restituzione delle provincie del Nord, ma effettivamente intesa a chiarire in via indiretta l'atteggiamento alleato nella questione del ritiro delle truppe alleate dalla frontiera italo-francese, che la Commissione alleata comunicherà stasera alla stampa, in seguito ad istruzioni dei «Capi di Stato Maggiore Riuniti», d'accordo con gli ambasciatori inglese ed americano a Roma 3 . Era stata intenzione delle autorità alleate di fare detta dichiarazione in occasione della restituzione delle provincie del Nord, ma anche in seguito alle recenti confuse informazioni provenienti da fonte francese, è stato deciso di anticiparla. Inoltre, dato che domani sarebbe prevista una interrogazione sulla questione alla Camera dei Comuni, le autorità alleate ritenevano che sarebbe stato più gradito al nostro Governo che il pubblico italiano fosse informato sulla questione dalle autorità alleate in Italia piuttosto che da Londra.

L'ammiraglio Stone ha fatto presente altresì che il testo della dichiarazione era stato redatto in modo da non dare eccessiva importanza alla questione, facendola apparire come uno dei dettagli discussi nel corso degli accordi per la restituzione delle provincie del Nord . L' ultima frase, relativa alle eventuali rettifiche di frontiera era stata redatta in modo da non pregiudicare la questione sia della frontiera itala-francese che di quella itala-austriaca, in quanto che la stessa frase potrebbe essere adoperata anche in riferimento ad altre frontiere, come per esempio quella franco-tedesca.

L'ammiraglio Stone ha chiarito che, contrariamente alle asserzioni francesi, non vi era stato alcun accordo fra la Francia e gli Alleati circa il ritiro delle truppe


1 Per la risposta vedi D. 74.


2 Un'annotazione precisa che il colloquio si svolse a Casal Rotondo sulla via Appia antica.


3 Il testo della dichiarazione era il seguente: «Fin dall 'annuncio da lui fatto il 13 dicembre 1945, il contrammiraglio Ellery W. Stone, capo della Commissione alleata, è stato in consultazione con il Governo italiano in merito agli accordi di dettaglio relativi alla restituzione alla amministrazione italiana dei territori in ·essi contemplati. Si conferma che il rimanente territorio italiano attualmente sotto il controllo del Governo Militare Alleato, comprese le isole di Lampedusa, Linosa e Pantelleria, ma escluse la Venezia Giulia e la provincia di Udine, sarà trasferito all'amministrazione italiana il 31 dicembre 1945. Il trasferimento di detti territori e qualsiasi ritiro delle truppe alleate che il comandante in capo alleato possa decidere non pregiudicano in alcl,ln modo una qualunque rettifica di frontiera che possa essere decisa sul trattato di pace». '

alleate, ma che queste erano state ritirate a quartieri arretrati per l'approssimarsi della stagione invernale.

Il presidente ha informato l'ammiraglio Stone che il ministro Bidault ha richiesto in via ufficiale a nome del Governo francese una rettifica di frontiera che darebbe Tenda e Briga alla Francia. In cambio la Francia appoggerebbe l'Italia nella questione dell'Alto Adige e della Venezia Giulia. L'ammiraglio Stone, il quale non era al corrente della richiesta francese, ha chiesto se poteva informarne gli ambasciatori inglese e americano. Il presidente rispose che non aveva nulla in contrario.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. 1245. Mosca, 18 dicembre 1945 (per. il 4 gennaio 1946).

La tua lettera n. 28308/286 dèl 27 novembre u.s. si è incrociata con il mio rapporto n. 1186 /561 del 6 corrente 1 con cui vi informavo dell'esito non soddisfacente dei miei passi presso questo ambasciatore di Cina.

Io temo che, per quanto concerne la Cina, noi abbiamo «missed the bus», rimandando alle calende greche la copertura del posto di Chung king. La Cina si trova in una posizione di grande sensibilità per questa sua posizione di grande Potenza a cui crede poco essa stessa e credono anche di meno gli altri: comunque, con gli orientali specialmente, le forme hanno grandissima importanza. Nella situazione in cui ci troviamo noi, pur senza esagerarne l'importanza, l'offerta di collaborazione fattaci fare da Chang Kai Shek era, come che sia, un gesto amichevole: era logico, e non ho mancato di segnalarvelo, che noi dovevano rispondere procedendo al più presto possibile alla nomina di un nostro rappresentante in Cina: ed è altrettanto logico che se la siano presa a male per il fatto che noi abbiamo tralasciato di coprirlo.

Questa reazione me l'aspettavo: non per nulla ho dovuto passare la maggior parte della mia carriera in paesi orientali: la prima manifestazione pratica l'ho avuta quando noi abbiamo chiesto di accettare Paliani come incaricato della protezione dei nostri interessi in Cina: nel caso di questo mio ultimo passo, come hai potuto vedere, ce l'hanno detto anche troppo chiaramente.

So bene che tu poco ci puoi fare : nel mio rapporto me la sono presa con gli organi amministrativi: può essere anche che quando si tr~tta di andare a Chung king, a fare una vita che non è certo di comodo e di divertimento, non si trovano funzionari del ministero degli Esteri, né uomini politici che consentano ad andarci: Prato infine mi accenna che vi potrebbero essere difficoltà frapposte dagli Alleati per il viaggio.

Comunque, quello che volevo dirti è che ormai il cercare di avere trattative con il Governo cinese attraverso Mosca non incontra più evidentemente il gradi


1 Vedi serie decima , vol. II , DD. 719 e 739.

mento cinese: e che se vogliamo continuare ad avere delle trattative con i cinesi, bisognerà far sì che qualcuno raggiunga al più presto la Cina.

Aggiungo anche, e questo è evidente, che in vista di tutti i suoi pasticci interni il peso della Cina nelle questioni internazionali è in forte diminuzione : purtroppo, però, quanto più declina il suo prestigio, tanto più sarà portata ad essere seccante ed intransigente su questioni come quelle delle riparazioni e della fine dei trattati ineguali, che sono quelle che sul momento ci interessano . D'altra parte cresce il valore della Cina come posto di osservazione per seguire le fasi del conflitto russo-americano: anche solo da questo punto di vista metterebbe la pena di coprire il posto al più presto: ma «ad impossibilia nemo tenetur» 1•

26

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO AUSTRIACO, RENNER, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI

L. PERSONALE. Vienna , 19 dicembre 1945.

Talora il destino traccia sorprendenti vie. Ben mi ricordo del tempo in cui sedevo con lei nella Camera dei deputati del vecchio Impero asburgico e avevo occasione di scambi di idee con lei sui problemi nazionali. Da allora è passata più di una generazione; le nostre vie si sono separate e ci hanno portato lontano. Ora ci troviamo ambedue nuovamente in posizioni dirigenti dei due Stati confmanti: Italia ed Austria.

Mi compiaccio di questa coincidenza di circostanze ed oso trame speranze affinché la nostra personale conoscenza possa divenire un elemento di amichevole conciliazione nelle divergenze di vedute così spesso inevitabili nella vita di tutti gli Stati su interessi in discussione2 .

27

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI AUSTRIACO, GRUBER, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. PERSONALE. Vienna , 19 dicembre 1945.

Die Nachricht, dass Sie die Fiihrung der italienischen Regierung iibernommen haben, darf ich beniitzen, um Sie zu bitten, aus diesem Anlass meine aufrichtigsten


1 Con T. 98/2 del 4 gennaio Prunas rispose: «Fra nsoni sarebbe partito da tempo se fosse stato possibile superare prima difficoltà finanziamento e trasporto . Sono questi ostacoli gravi che inceppano il servizio e danno luogo a reazioni politiche completamente infondate . Comunque cominceranno domani a partire Anzilotti e parte del personale e Fransoni seguirà a giorni ».


2 Per la risposta vedi D . 170, Allegato .

Gliickwiinsche entgegenzunehmen. lch habe vorige Woche in Prag das Vergniigen gehabt, Ihr Fraulein Tochter kennen zu lernen, die inzwischen nach Rom zuriickgekehrt sein diirfte. Darf ich Sie bitten, fiir sich und Fraulein De Gasperi meine besten Wiinsche zu den kommenden Feiertagen entgegenzunehmen. lch selbst wiirde mich freuen, einmal auch mit Ihnen in persònliche Beriihrung zu gelangen und eine gegenseitige Aussprache zu pflegen.

28

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 14157/886. Londra, 20 dicembre 1945 1•

In colloquio odierno con sottosegretari McNeil e Harvey ho avuto campo illustrare ampiamente significato normalizzazione recente crisi e nuova chiara intesa su cui si fonda promettente efficienza attuale Governo, cui autorità e stabilità resta peraltro condizionata essenzialmente soddisfacente sollecita risoluzione problemi nostra riabilitazione internazionale.

Mi è stato confermato che Bevin è andato a Mosca con proposito di promuovere urgente ripresa trattative per pace definitiva con l'Italia, che resta la mira fondamentale del Governo inglese, riservandosi di ripiegare, in ipotesi subordinata, su trasformazione armistizio in modo da cui risulti, coi massimi possibili effetti, cessazione stato di guerra. Sono convinto che Foreign Office è oggi decisamente persuaso estrema necessità dare Governo italiano ogni possibile assistenza e soddisfazione.

Per quanto riguarda insistenze francesi Tenda e Briga, McNeil condivide pienamente nostro punto di vista pericolosità e assurdità pretese e mi ha promesso intervento a Parigi, pur non nascondendo difficoltà ridurre de Gaulle più savi consigli in materia prestigio. Stesso senso si è espresso Harvey. Riservomi riprendere a fondo argomento al ritorno Bevin.

Circa pretese jugoslave, McNeil non mi ha nascosto sua avversione per il regime Tito, di fronte cui mire espansioniste mi ha dichiarato che Governo britannico manterrà atteggiamento in nostra difesa, che sarà tanto più efficiente quanto più potenziato dalla evidenza del consolidamento di una forte democrazia italiana. Atteggiamento Governo italiano in tale questione e suo misurato comportamento in tutti aspetti della politica internazionale sono altamenti apprezzati dal Foreign Office, il quale nutre fiducia nell'equilibrio struttura del nuovo Governo e nella figura del presidente De Gasperi. Comportamento italiano assume, nel giudizio del Governo inglese, il più confortante rilievo in confronto alla desolante situazione politica greca.

I Spedito il 21 alle ore l e pervenuto alle ore 16.

Circa questione Alto Adige, McNeil ha dimostrato apprezzare a loro valore ragioni morali che, ogni altra valida considerazione a parte, renderebbero iniqua ogni soluzione in cui Austria, nazista fino all'ultima ora, dovesse essere territorialmente estesa a spese dell'Italia democratica, che ha resistito vittoriosamente alla sua aggressione ed è disposta assicurare popolazione allogena più liberali condizioni di autonomia locale. Nonostante manifesto consenso di principio alle nostre argomentazioni, ho tratto impressione che Foreign Office sia oggi assai perplesso sulla possibilità perseverare a fondo nella posizione assunta alla Conferenza di Londra in difesa statu quo, salvo minori rettifiche, alla frontiera atesina.

Ho chiesto conferire con Noel-Baker 1 , in attesa appurare direttamente pensiero di Bevin. Segnalo intanto la cosa onde Tarchiani sia orientato nei suoi passi presso Dipartimento di Stato.

A conferma quanto sopra, McNeil mi ha dato visione della risposta scritta che Noei-Baker dà oggi ai Comuni a una interrogazione circa restituzione provincie Nord amministrazione italiana. In tale risposta si è mantenuta una riserva generica nei termini seguenti: trasferimento di territori all'amministrazione italiana, ed eventuale ritiro truppe alleate che possa essere deciso dal Comando Supremo alleato, non pregiudica eventuale rettifica frontiere italiane che trattato di pace dovesse stabilire.

Ripeto: di ogni argomento miei interlocutori hanno preso nota con accentuato interesse. È evidente però che il passaggio dalle buone intenzioni ai pratici provvedimenti è del tutto condizionato ai risultati dell'incontro Mosca, che pare assuma carattere ben più esteso e sostanziale di quanto non implicherebbe limitato scopo di sondaggio inizialmente indicato . Vasta competenza organica delle missioni anglo-americane e sopraggiunta presenza Stalin a Mosca sembrerebbero indicare che i Tre Grandi stanno affrontando prova decisiva in cui tutti i problemi in contestazione, il nostro compreso, verranno saggiati su piano risolutivo di massima.


29 .

IL CAPO DELLA MISSIONE IN ALBANIA, TURCATO, AL CAPO DELL'UFFICIO OTTAVO DELLA DIREZIONE GENERALE AFFARI POLITICI, CASTELLANI

TELESPR . 1138/612. Tirana, 20 dicembre 1945 2 .

La situazione politica in Albania, a nostro riguardo, si è improvvisamente aggravata. Da qualche tempo i giornali pubblicano continui attacchi contro l'Italia, compilati sulla base di corrispondenze o riproduzioni di articoli di giornali italiani, mettendo in evidenza l'azione dell'Uomo Qualunque intesa, secondo loro, a preparare


1 Vedi D. 44. 2 Sulla copia conservata in archivio manca l'indicazione della data di arrivo.


34 una nuova aggressione dell 'Albania. Si ritorna poi sempre sui soliti temi dei fuorusciti che passeggiano tranquillamente per le città italiane, e delle riparazioni . Ieri è stato pubblicato quasi integralmente nel Bashkimi, e ripetuto per radio, un virulento articolo del maresciallo Tito sulle relazioni fra la Jugoslavia e l'Italia (vedi telespresso n. 1137/C. del 19 dicembre) 1• Oggi lo stesso giornale attacca in modo violentissimo il presente e il passato dell'Italia (vedi allegati) 2 .

Di concerto con la stampa, sembra procedere l'azione governativa contro gli italiani. È stata disposta una nuova requisizione di autoveicoli di proprietà italiana. Si hanno segni premonitori di provvedimenti a carico di Società italiane, che per il momento vengono sistematicamente sfruttate e non pagate con il pretesto della scarsezza di fondi . Le Banche di Napoli e del Lavoro, poste in liquidazione, si sono visti difficoltati e talvolta praticamente impediti i rimborsi a sudditi italiani. La Banca di Stato intende ora assumerne direttamente le liquidazioni . Il personale delle due Banche di Napoli e del Lavoro, meno uno o due elementi, ha ricevuto ordine di lasciare l'Albania entro pochi giorni.

Alcuni credono che tutto questo armeggio sia in relazione con l'arrivo da Mosca del generale Mehmet Shehu, partito per la Russia allo scopo di frequentare quella Scuola di guerra. Il Mehmet Shehu avrebbe portato il suggerimento di Mosca di sequestrare beni italiani in conto riparazioni. La proposta si troverebbe in questo momento ancora in discussione al Consiglio dei ministri, dove esisterebbero due correnti opposte al riguardo.

Che Mosca stia prendendo in mano il controllo dell'Albania, si vede chiaramente ogni giorno più. Ieri hanno assunto la direzione delle miniere due ingegneri russi, giunti giorni fa in aereo, ai quali è sta.to presentato il personale della Direzione generale delle miniere che sembra destinato a lavorare d'ora in poi alle loro dipendenze . Tuttavia, secondo altre fonti, la campagna antiitaliana sarebbe stata imposta dal maresciallo Tito il quale si sarebbe spinto fino al punto di invitare l'Albania ad allinearsi con la Jugoslavia anche nell 'organizzazione interna. Il partito comunista albanese, capeggiato da Koci Hoxhe e da Ramadan Chitaku, avrebbe colto il destro per compiere un passo che neppure la Jugoslavia ha fatto, e cioè proporre la trasformazione in senso comunista dello Stato albanese , tendenza questa alla quale si opporrebbe recisamente il ministro della Cultura Popolare Malishova, l'inviato di Mosca. Questo significherebbe che Mosca non è disposta ad andare tanto lontano con i suoi popoli vassalli.

L'accavallarsi di queste voci, che hanno sicuramente qualche base, dimostra la confusione di idee che regna ora in queste sfere dirigenti, le quali d'altra parte sono eccitate e preoccupate dall'azione contraria all'Albania che si sta svolgendo all'estero, e dalle critiche straniere concretate nell'articolo del corrispondente dell'International News Service, signor Kerr, testé pubblicato nella Gazzetta del Mezzogiorno di Bari .

Fra le manifestazioni di questi ultimi giorni , va registrato il comportamento freddo del capo del Governo e dei militari in genere verso le missioni, italiana, inglese ed americana. Mentre fino a poco tempo fa erano facilmente accordate

' Non pubblicato. 2 Non pubblicati .

udienze dal capo del Governo e dai generali Spiro Moizi , Bedri Spahiu, ecc., ora le udienze non sono concesse sotto pretesti vari . Si è giunti al punto di rifiutare l'ingresso a Tirana del capitano Bisset, membro residente a Bari di questa Missione Militare britannica, qui giunto per passare le feste natalizie su invito del generale Hodgson. Il capitano Bisset è stato fatto entrare all'ultimo momento, sotto minaccia di impedire il ritorno in sede del col. Kadri Hoxha, capo della Missione Militare albanese in Bari , il quale si trova ora a Tirana.

Invio questo rapporto, sebbene incompleto, per approfittare dell'aereo italiano, allo scopo di mettere al corrente codesto Ministero della situazione e dei forti timori che si nutrono al riguardo dei nostri interessi. Faccio presente che il corriere aereo bisettimanale è l' unico mezzo che ho di corrispondere riservatamente con codesto Ministero, e che per di più esso non è più regolare, a causa delle vicende atmosferiche . Gli inglesi infatti mi hanno avvertito che gli eventuali telegrammi che posso eccezionalmente inviare per loro mezzo debbono essere in chiaro.

Informo anche che data la situazione non potrò essere a Roma la settimana ventura , come comunicato col telegramma n. 81• Oltre la vigilanza che occorre esercitare, v'è il pericolo che mi venga impedito il ritorno in sede. A tale riguardo pregherei ancora una volta di premere perché sia concessa l' autorizzazione alla venuta in Italia della Missione Foni Qirko, che se non altro costituirebbe una certa garanzia contro eventuali provvedimenti a carico di questa Missione italiana.

30

L' AMBASCIATORE A MOSCA , QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D . 14221 /594. Mosca , 21 dicembre 1945, ore 23,30 (per . ore 9 del 23) .

Molotov mi ha detto che Governo sovietico non ha ancora presa decisione circa revisione armistizio italiano. A mia richiesta ha risposto sperare che nel corso Conferenza Mo sca possa essere esaminato risolto complesso questioni che hanno ritardato conclusione pace con Italia e non solamente questione revisione armistizio. Confermatomi desiderio Russia che Italia abbia al più presto pace giusta. Ho detto che questo era desiderio Governo italiano ma , nella eventualità che possibilità concludere pace fosse ancora lontana, noi tenevamo particolarmente revisione regime armistizio, che paralizza vita italiana : si attendeva ora solo consenso sovietico perché macchina potesse essere messa in moto. Molotov ha risposto che comprende nostro desiderio, pienamente giustificato da situazione italiana: Russia desidererebbe aiutarci ma purtroppo nelle circostanze è impossibile separare questioni italiane da altre questioni. Governo italiano deve comprendere che, per ragioni


1 T. 14244/8 del 21 dicembre, non pubblicato.

geografiche politiche, questioni concernenti Romania Bulgaria toccano più da vicino interessi russi e debbono per russi avere precedenza su questioni italiane: non potevamo chiedere U.R.S.S. sacrificare interessi che la toccano da vicino per interessi nostri. A mia osservazione che non vedevo in che modo questione così limitata come revisione armistizio potesse compromettere interesssi russi, mi ha risposto che politica odierna è cosa assai complessa delicata in cui tutte le questioni anche le più piccole sono connesse: Governo sovietico ha responsabilità grandi verso suoi popoli, nazioni che le hanno affidata difesa loro interessi e problema più grave di tutti collaborazione grandi Potenze da cui dipende mantenimento pace, che è anche interesse italiano. Bisogna che Governo italiano abbia pazienza ed attenda che questione maturi.

31

L' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N.D. 14222 /595. Mosca, 21 dicembre 1945, ore 23,30 (per. ore 9 del 23 ).

Secondo informazioni da buona fonte tre ministri Esteri , dopo primo scambio vedute su questioni bomba atomica, Germania, Balcani, hanno deciso rinviare fine Conferenza esame tre problemi che figurano primi posti agenda e sono passati questione Estremo Oriente . Da esame esplorativo rispettivi punti di vista è stata rilevata possibilità compromesso , americani cedendo punto di vista russo su controllo giapponese, russi cedendo punto di vista americano su questione cinese: non si è però ancora entrati testo e dettagliate possibilità concrete formulazione accordo. Ambienti russi come sempre riservatissimi: inglesi americani cercano dare impressione moderato ottimismo : si riconosce però che accantonamento questioni più difficili non permette ancora fare nessuna seria previsione su risultati definitivi Conferenza. Per quanto mi concerne non sono (ripeto non sono) ottimista.

32

LA RAPPRESENTANZA DI GRAN BRETAGNA A ROMA AL MINISTERO DEGLI ESTERI

PROMEMORIA 273/219 /45. Roma, 21 dicembre 1945.

The British Government is naturally concerned to ensure that the question of the Italo-French frontier is resolved without damage to Franco-Italian relations, and it is sure that this is also the aim of the French Government.

The British Government would therefore urge upon the Italian Government the necessity , in Italian interests, ofavoiding any action in the frontier area which might lead to complications with the French. If the Italian and French Govemments can reach a mutually acceptable solution of the frontier-question , which could subsequently be incorporatec! in the Peace Treaty, His Majesty's Government would naturally welcome it.

33

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. s.N.D. 10971/626 (Londra) 778 (Washington). Roma, 22 dicembre 1945 1•

(Solo per Londra) In occasione colloquio che la S~ V. si propone avere con Bevin su questione Alto Adige 2 , ella potrà utilmente richiamare attenzione su

(Solo per Washington) La prego richiamare attenzione di codesto Governo su

(Per tutti) intemperanti dichiarazioni con le quali Renner, alla Camera austriaca, ha «rivendicato» annessione di quella regione ed alle quali ho replicato con le mie dichiarazioni di ieri in Consiglio dei ministri 3 . Episodio esemplifica ulteriormente quanto facevo presente nel mio telegramma n. 10373/s.n. per corriere (Londra) 740 (Washington) del 12 corrente\ circa inutile e pericoloso prolungamento della situazione di incertezza provocato da riserve alleate, prolungamento che in ultima analisi non può non creare seri imbarazzi agli stessi anglo-americani .

Mi è noto argomento sostenuto da questi ultimi nel senso che questione fa parte di quelle che debbono essere decise in sede generale Conferenza di pace, e che pertanto singoli Governi non hanno potere di risolverla unilateralmente. Il Governo italiano stenta rendersi conto del perché di questa pregiudiziale che non trova fondamento in alcuna considerazione di fatto e di diritto, il problema della frontiera italo-austriaca presentandosi infatti in termini del tutto diversi da quello delle altre nostre frontiere. Tale punto di vista non esclude comunque la possibilità che il Governo (per Londra) britannico (per Washington) americano trovi la maniera ad esempio in sede di interrogazioni o in dichiarazioni alla stampa, o in via breve presso il Governo austriaco , di far conoscere il proprio punto di vista sull'argomento, in modo da scoraggiare definitivamente ulteriori velleità austriache.

I Spedito il 23 alle ore 22. 2 Vedi D. 17. 3 Vedi D . 34. 4 Vedi D. 7.

Si adoperi in questo senso. Agli argomenti sopra accennati ed a quelli indìcatìle in precedenza, ella potrà aggiungere una considerazione forse ancora non sufficientemente lumeggiata. A seguito annessione, industrializzazione regione, e da ultimo come conseguenza delle note opzioni, stessa composizione etnica Alto Adige si è profondamente mutata. Attualmente, su dì una popolazione totale di circa 275 mila abitanti, almeno 115 mila (e cioè oltre il 40%) sono di lingua italiana. A prescindere dal fatto che dei rimanenti 160 mila una buona parte sono allogeni che hanno optato a. suo tempo per la conservazione della cittadinanza italiana e circa 20 mila sono ladini, ne risulta che le pretese annessioniste austriache condurrebbero all'assurdo di creare ex novo un considerevole problema di minoranze italiane, da affidare ad un paese ex nemico. Anche sotto il punto di vista etnico, che è poi l'unico che abbia una parvenza di consistenza, le cosidette rivendicazioni austriache si fondano quindi su di un profondo equivoco.

Quanto più presto sarà sgomberato terreno dei riflessi di questo problema che non avrebbe in realtà mai dovuto essere lasciato sorgere, tanto prima sarà realizzabile piena ripresa collaborazione italo-austriaca, così necessaria per pacifico consolidamento di questo delicatissimo settore europeo, nonché risoluzione pratica problemi interessanti la stessa regione atesina ed i suoi abitanti di lingua tedesca. Ed ambedue gli obiettivi, abbiamo ogni ragione di ritenere, interessano vivamente i Governi alleati 1•

34

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALLE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE ALL'ESTERO

T. 10975/c. Roma, 22 dicembre 1945.

Ieri seduta Consiglio ministri De Gasperi dichiarato: «Ho firmato documento regolante ritorno tutto territorio metropolitano italiano a giurisdizione Governo italiano compresi comuni Colle Salvetti, Livorno, Napoli e Pisa e isole Lampedusa Linosa e Pantelleria, escluse Venezia Giulia e provincia Udine per note ragioni militari . Restituzione avviene a condizione isole Lampedusa, Linosa e Pantelleria siano demilitarizzate. Comando Supremo posto note condizioni derivanti Armistizio dichiarando intendonsi applicabili senso dichiarazioni Macmillan e conclusioni fissate da Alleati occasione recente pubblicazione Armistizio.

A vvenìmento è grande soddisfazione. Governo nazionale chiamato collaborare dì nuovo direttamente con fratelli Nord; questi termini nord e sud cesseranno avere sapore politico. Eredità che assumiamo è gravata da situazione difficilissima. Dobbiamo affrontarla facendo appello autodisciplina popolo italiano, sua consapevolezza crisi che attraversiamo conseguenze regime e guerra fascista, cui conti ora vengonci presentati. Permanenza esercito occupazione con spese conseguenti e con


1 Per le risposte di Carandini e Tarchiani vedi rispettivamente DD. 44 e 42.

diritti requisizioni nonché riserva generale possibilità riassumere ogni momento quelli che chiamansi diritti armistizio costituiscono ipoteca la quale senza dubbio potrebbe ostacolare possibilità nostro sviluppo e giustificano nostre insistenze; qualora pace non sia prossima, per modus vivendi che !iberici da bardatura armistiziale, confidiamo poter contare comprensione Alleati affinché attenuinsino di fatto conseguenze tale situazione giuridica e diancisi aiuti assolutamente indispensabili perché popolo abbia minimo pane e lavoro.

Unificazione poneci contatto diretto con Alto Adige. Non è necessario io ripeta dichiarazioni programmatiche già fatte , ma poiché altrove sonoci state pubbliche richieste formali , devo dichiarare altrettanto esplicitamente non possiamo ammettere questione frontiera Stato quarantacinque milioni italiani venga decisa da piccola frazione abitante provincia confinaria e ciò tanto meno se buona parte questa esigua minoranza distintasi prima e durante guerra per sua cordiale accettazione nazismo e per sua partecipazione a guerra Hitler fino ultimo momento. Noi siamo disposti fare tutte concessioni che può fare Stato democratico basato principi equiparazione libertà e decentramento , ma attendiamo che mano tesa con lealtà venga con altrettanta lealtà accolta; sappiamo che così pensa maggioranza popolazione provincia Bolzano. Con nuova Austria che avviasi vita autonoma e democratica saremo lieti di prendere contatti diplomatici , ma affinché relazioni siano proficue , bisogna che non vengano poste pregiudiziali di carattere territoriale non accettabili».

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 14296 /603. M osca, 24 dicembre 1945, ore 17,45 (p er. ore 10 del 28).

Mio telegramma 595 1 . Secondo informazioni da buona fonte , Conferenza ha fatto in questi giorni notevoli progressi :

l. controllo Giappone sarà riorganizzato su basi analoghe controllo Bulgaria con presidenza perpetua americana, partecipazione Grandi Potenze ed Australia, quest'ultima in posizione subordinata;

2.russi riconoscono interessi economici americani in Cina, ammettono presenza truppe americane e promettono collaborare per consolidare Governo centrale ed evitare guerra civile;

3. per Balcani americani hanno finito per capitolare: Governi bulgaro e romeno saranno modificati pro forma con inclusione di un paio di nuove personalità, dopo di che inglesi ed. americani procederanno loro riconoscimento;

4. per bomba atomica è stato proposto ai russi partecipare controllo energia atomica; per contro russi dovrebbero dare una certa garanzia circa loro attività in proposito: è stato lasciato ai russi di fare delle proposte che saranno esaminate a suo tempo;

5. questioni tedesche sono state appena sfiorate, essendosi riconosciuta necessità partecipare Francia;

6. per Iran russi si sono rifiutati di discutere situazione richiamandosi trattato anglo-russo; è stato accettato di rimandare esame questione;

7. è stato deciso liquidare Consiglio cinque ministri degli Esteri, almeno nella sua forma attuale: russi invece hanno concordato formula per Conferenza generale della pace, per cui si attende soltanto adesione Dominions;

8. russi hanno accettato che prossima riunione tre ministri Esteri avrà luogo Washington fine marzo 1946;

9. questioni turche non sono state trattate Conferenza: sembra Byrnes ne abbia parlato vagamente durante sua conversazione con Stalin.


1 Vedi D. 31.

Salvo imprevisti Conferenza avrà fine fra un paio di giorni. Questioni concernenti Italia non (ripeto non) sono state trattate; indirettamente però decisioni di cui ai numeri 3 e 7 permetterebbero riprendere trattative al punto dove esse sono state lasciate a Londra.

36

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER CORRIERE 47/043. Mosca, 24 dicembre 1945 (per. il 2 gennaio 1946).

Bevin mi ha intrattenuto a cordiale colloquio per circa mezz'ora. Mi ha ripetuto i suoi sentimenti di amicizia per l'Italia: egli è stato uno degli uomini politici il cui record nei riguardi del fascismo è assolutamente senza macchia; ha detestato e combattuto il fascismo dell'Italia fascista, ma altrettanto forti e sinceri sono i suoi sentimenti verso l'Italia democratica. Mi ha detto di potere constatare con soddisfazione conie il risentimento dell'opinione pubblica inglese contro l'Italia, grave ostacolo alla messa in esecuzione della sua politica, si stia attenuando più rapidamente di quello che egli sperasse: si è riferito alla sua frase: «Non dobbiamo trattare l'Italia come se ci fosse ancora Mussolini». Mi ha parlato insistentemente della sua amicizia e stima personale per il conte Carandini, esprimendomi, tra l'altro, la sua ammirazione per la maniera in cui era riuscito a superare, pazientemente, le difficoltà considerevoli dell'inizio della sua missione.

Mi ha ripetuto il suo desiderio di vedere conclusa al più presto la pace con l'Italia, «una pace giusta» ha aggiunto.

Quando ho cercato di precisare cosa noi intendevamo per pace giusta, mi ha detto affrettatamente di averne parlato a lungo con V.S. 1 e col conte Carandini e


1 Vedi serie decima, vol. II , D. 561.

mi ha p01 Intrattenuto per disteso di un piano per stabilire una moneta unica europea, sopprimendo tutte le attuali valute e la loro confusione. Mi ha detto di averne parlato con Molotov e che questi gli aveva subito accennato alle grosse difficoltà che un simile provvedimento avrebbe incontrato: ma che egli ha intenzione di andare avanti col suo progetto, anche se la Russia non vi aderisse , e anche se è solo un numero limitato di stati europei che consente ad aderirvi. Ha continuato dicendo che quello che importa non è la soluzione di singole piccole questioni 'territoriali , ma il trovare una via di uscita dal caos materiale e morale in cui si trova l'Europa e il mondo. Che questo, il vero problema basilare del dopo guerra, non può essere risolto da conferenze dei tre ministri degli Esteri , per bene intenzionati che siano; esso può essere solo risolto dal layoro e dalla volontà dei milioni di «piccoli uomini»: il dovere dei Governi è di facilitare o, per lo meno , di non ostacolare la attività di questi piccoli uomini : egli vede nel suo progetto di moneta unica europea che faciliti la libera circolazione di persone e di merci uno dei migliori mezzi per facilitare questa ricostruzione .

Mi ha poi chiesto a lungo sulla situazione interna e la vita di ogni giorno in Russia : sebbene sia stato molto misurato, nel complesso non ha nascosto che ben poche cose qui trovano la sua approvazione.

A mia precisa domanda se le speranze dell ' Italia di concludere la pace in un periodo relativamente breve di tempo potevano considerarsi meno pessimisticamente dopo la attuale Conferenza dei tre ministri degli Esteri , mi ha risposto che attualmente non poteva ancora dirmi nulla di preciso ma che sperava che sarei stato soddisfatto del comunicato della Conferenza.

37

IL CAPO DELLA MISSIONE IN ALBANIA, TURCATO , AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. PERSONALE. Tirana, 25 dicembre 1945.

Come ho telegrafato e confermato anche per iscritto , le istruzioni del telespresso ministeriale n. 1773 /1420 1 sul riconoscimento , non hanno finora avuto esecuzione.

Nel telespresso mi era indicato di tenermi in stretto contatto con le missioni britannica ed americana le quali invece hannno escluso che potessimo riconoscere il Governo senza l'autorizzazione del Quartier Generale di Caserta. Questo, da parte sua , quantunque sollecitato dal generale Hodgson, avrebbe mantenuto il silenzio assoluto sull'argomento . Oltre a ciò è accaduto che il riconoscimento britannico non è stato contemporaneo a quello americano. Anzi quest'ultimo non è ancora avvenuto perché Gran Bretagna e Stati Uniti, nella prima comu


1 Vedi serie decima, vol. II, D. 722.


42 nicazione al Governo albanese, hanno scelto formule differenti conseguendo risultati opposti. Devi sapere a tale riguardo che non è affatto vero che gli archivi del ministero degli Affari Esteri albanese siano andati distrutti; essi invece sono intatti e l'affermazione contraria di Enver Hoxha è stato null 'altro che un espediente tattico per non rispondere subito in senso negativo alla richiesta americana di riconoscere validità ai vecchi trattati . Gli Stati Uniti si sono messi in un vicolo cieco e non si sa ancora come faranno ad uscirne, se gli albanesi tengono fede alla decisione del Congresso di Permeti di abolire in via definitiva tutti i vecchi trattati.

A tutto questo si aggiunge ora la violentissima campagna di stampa (di marca non tutta albanese) scatenata contro l'Italia forse in previsione degli sviluppi della presente Conferenza dei tre ministri degli Esteri a Mosca. Gli albanesi , per far risaltare la nostra qualità di imputati che debbono giungere alla resa dei conti, praticano la solita tattica di insistere fino alla noia sul tema prescelto, onde avere qualche probabilità di essere ascoltati. È evidente però che, così facendo, non possono astenersi dal passare a qualche applicazione pratica dei principi che si industriano a sostenere, e ciò spiega in parte i recenti provvedimenti contro gli italiani, civili e religiosi, e i propositi di tassazioni e nuove requisizioni a carico di ditte italiane, che sembra debbano essere messi in atto a breve scadenza. Del resto ogni pretesto è buono, in questo momento, . e purtropo pretesti ne sono offerti, e molti, dagli inglesi che, come è loro abitudine, si infischiano di quanto non serve ai loro interessi . Così, per citare un esempio, con ritardare l'autorizzazione alla partenza per Roma della Missione Foni Qirko, non fanno , per riflesso, che acuire le divergenze italo-albanesi, cosa questa che è stata compresa benissimo dall'osservatore diplomatico americano Jacobs il quale mi ha dichiarato spontaneamente di voler intervenire in proposito presso il rappresentante degli Stati Uniti a Caserta.

Per quanto concerne il telegramma ministeriale n. l 0439 del 14 corrente1 , esso mi fa supporre che il ministero abbia altri motivi per ritardare il riconoscimento. Potrebbe trattarsi di un riguardo alla Grecia. Mi dicono infatti che alla Conferenza delle Riparazioni a Parigi , il delegato albanese Hysni Kapo, che ha presentato le note richieste nei confronti dell'Italia, sarebbe stato vivamente contrastato dal delegato greco. Potrebbe anche darsi che si ritenga la questione albanese strettamente connessa a quella jugoslava. Comunque sarebbe bene che potessi avere qualche notizia al riguardo, per potermi meglio regolare. Se poi i motivi anzidetti non avessero fondamento , riterrei utilissimo avere una qualche libertà d'azione in materia, poiché potrebbe improvvisamente presentarsi qualche occasione (ad esempio la sicura proclamazione della Repubblica da parte dell ' Assemblea costituente che inizierà le sue riunioni il IO gennaio) per presentare la nota di riconoscimento in condizioni più favorevoli delle presenti .

Tieni sempre presente che il servizio aereo è soggetto in questi giorni a frequenti e lunghe interruzioni, e che i telegrammi sono ricevuti in generale con ritardi che vanno dai tre ai sette giorni.


1 Non rinvenuto .

38

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, SCAMMACCA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 6784/1634. Bruxelles, 26 dicembre 1945 (per. il 3 gennaio 1946 ).

Com'è noto a cotesto ministero, nel corso delle conversazioni relative alla ripresa dei rapporti diplomatici col Belgio, il sig. Carlier, console generale del Belgio in Roma , tenne a ricordare che il Belgio (Governo di Londra) aveva a suo tempo dichiarato la guerra all'Italia 1 . Se mal non ricordo, tale comunicazione ci giunse inattesa poiché il ministero degli Affari Esteri non aveva notizia che una dichiarazione o notifica di guerra o di stato di guerra da parte del Belgio fosse mai stata fatta al Governo italiano, né direttamente né indirettamente. Lo stesso ministero degli Esteri belga non è stato mai molto esplicito circa le circostanze e la procedura di tale dichiarazione di guerra o di stato di guerra.

Com'è ovvio, non ho creduto opportuno di sollevare l'argomento e ho invece diretto l'azione di questa ambasciata a cancellare le conseguenze pratiche e dannose della situazione giuridica che erasi creata : tale scopo è stato in gran parte raggiunto con la revoca del sequestro "sui beni italiani , con l'abolizione della qualifica di «nemico» nei riguardi dell'Italia e degli italiani, con la rimessa in vigore dei trattati di stabilimento e di lavoro, con l'inizio di trattative commerciali ecc.

Tuttavia ho indagato discretamente in via indiretta e ho ora potuto aver copia del testo ufficiale col quale il Governo belga a Londra prese posizione nei riguardi dell'Italia.

Si tratta di un comunicato, pubblicato dalla Agenzia «lmbel» in data 29 novembre 1940, ossia di circa un mese dopo l'arrivo a Londra del presidente del Consiglio belga sig. Pierlot e del ministro degli Esteri Spaak (intorno al 27 ottobre 1940). Eccone il testo.

«Au moment où l'Italie a déclaré la guerre à l'Angleterre et à la France, elle a rompu !es relations diplomatiques avec la Belgique.

Depuis , les Italiens se sont emparés des avions appartenant à la Belgique, qui se trouvaient en Afrique du Nord. Un sous-marin italien a coulé le navire beige «Kabalo», sachant qu'il était beige.

Enfin, les ltaliens viennent d'envoyer en Belgique plusieurs escadrilles aériennes et ont établi dans ce pays des bases d'aviation. Ces actes d'hostilité nettement caractérisés obligent le Gouvernement beige à règler ses rapports avec l'Italie sous l'angle de la réciprocité».

Non mi soffermo ad analizzare il documento, nel quale si potrebbero rilevare, oltre a talune inesattezze nei dati di fatto, anche e soprattutto una prudente e intenzionale imprecisione e oscurità di forma nella frase finale e conclusiva. Ag


1 Vedi serie decima, vol. I, D. 512.

giungo che tale comunicato non risulta essere mai stato pubblicato nel Journal Officiel del Governo di Londra, pubblicazione che sarebbe stata di rigore per un atto di governo così importante come una «dichiarazione di guerra» o di «stato di guerra» .

Ricordo tuttavia che un atto effettivo di guerra fu compiuto dal Belgio contro l'Italia, con la partecipazione di alcuni contingenti di truppe di colore del Congo alla campagna etiopica accanto agli Alleati, e ciò dal mese di febbraio al mese di luglio 1941.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, QUARONI, E A W ASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. s.N.D. 11058/c. '. Roma, 27 dicembre 1945, ore 13.

Ho convocato oggi gli ambasciatori nordamericano e britannico 2 ed ho fatto loro le comunicazioni che riassumo:


1 . Il Governo italiano prende atto con soddisfazione che è stata fissata a Mosca una data per la conclusione della pace. Non può peraltro non esprimere la sua profonda delusione 3 per l'almeno apparente abbandono della posizione fatta solennemente all'Italia a Potsdam e della conseguente motivata gerarchia allora stabilita nella conclusione dei trattati di pace. Non è, evidentemente, il nostro un vano desiderio di priorità inteso a soddisfare ragioni di prestigio o di ostilità verso le Nazioni balcaniche con le quali intendiamo essere collaboratori ed amici, ma coscienza che tale gerarchia risponde appieno a precisi elementi di fatto e a innegabili criteri di giustizia. L'Italia è entrata in guerra contro la Germania quando questa era ben !ungi dall'essere stata piegata ; ha al suo attivo una cobelligeranza di diciotto mesi 4 ; ha affrontato i gravissimi rischi e distruzioni conseguenti; ha dato il primo segnale della rivolta contro Berlino. Ciò che sembrava acquisito e pacifico a Potsdam ha dunque l'aria di essere stato sacrificato a Mosca sull'altare del compromesso.

2. Il Governo italiano si rende perfettamente conto delle difficoltà e degli ostacoli che i tre Grandi hanno dovuto e debbono superare per raggiungere un


1 Trasmesso anche alle rappresentanze a Pa rigi e Rio de Janeiro.


2 Una annotazione a margine del promemoria che qui viene riassunto chiarisce che lo stesso venne consegnato il 27 dicembre agli ambasciatori Charles e Kostylev ed il 28 dicembre all'ambasciatore Kirk , assente da Roma il giorno prima. Con T. 11093 /C. del 28 dicembre, diretto alle stesse sedi , Prunas precisava infatti: «Comunicazione di cui al mio telegramma 11058 è stata fatta anche ad ambasciatore sovietico».


3 Con queste due parole De Gasperi ha corretto di suo pugno la parola «amarezza» del dattiloscritto. 4 Correzione di De Gasperi , il dattiloscritto diceva : «pressoché due anni» .

accordo costruttivo, ed è !ungi dal voler col suo atteggiamento contribuire in alcun modo ad accrescerli. Esprime per altro, per le ragioni esposte, la sua ferma attesa 1 che quelle motivazioni che hanno inspirato le decisioni di Potsdam nell'agosto scorso siano, nonostante ogni mutamento formale di procedura, sostanzialmente mantenute. Che della specifica posizione di cobelligeranza 2 che è particolare all'Italia e a nessun altro, sia tenuto cioè il conto che l'equità e la giustizia richiedono.

3. Il Governo italiano ignora tuttora il testo esatto dei comunicati che lo riguardano. Non sa dunque se e in quale fase sia stata prevista una sua attiva consultazione nella soluzione di problemi che toccano direttamente e indirettamente i suoi destini . Il Governo italiano tiene comunque a riconfermare nel modo più amichevole e serio l'esigenza nazionale di non essere posto dinanzi a soluzioni autoritarie e a diktat, ma di essere autorizzato , secondo le promesse ufficiali e ufficiose fattegli, ad esporre preventivamente il suo punto di vista sui singoli problemi e a liberamente discutere le soluzioni che saranno per essere raggiunte.

Ho intrattenuto quindi i due ambasciatori sulla circostanza che la conclusione dei trattati di pace verrebbe press'a poco a coincidere nel tempo con le elezioni per la Costituente. Sono evidenti le influenze profonde che i due avvenimenti sono destinati a suscitare nel Paese e la stretta connessione della pace esterna che ci sarà consentita sull'espressione della volontà popolare 3 .

Su questo punto4 mi sono riservato di tornare di proposito, quando avrò conoscenza più precisa dei documenti di Mosca e delle interpretazioni dei singoli governi5 .

Ella può comunque esprimersi sin d 'ora in questi termini generali.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 14390/607. Mosca , 27 dicembre 1945 , ore 19,22 (per. ore 11 del 28).

Sulla base decisioni Conferenza Mosca, Trattato pace con noi potrebbe essere pronto per firma al massimo fra sette mesi . Questa previsione è però molto ottimista, poiché è da prevedere che in questo periodo Tre Grandi troveranno più di una occasione per litigarsi di nuovo , il che sarà causa di ulteriori ritardi. Per cui, pur


1 Il dattiloscritto diceva «fiducia».


2 Due parole aggiunte da De-Gasperi .


3 Qui seguiva questa frase ca ncellata da De Gasperi: «Tutto ciò inserisce nella vita italiana un ulteriore elemento di perturbamento e di incertezza su cui è nostro dovere richiamare sin · da ora l'attenzione dei governi alleati ».


4 Seguiva l'inciso «che è grave e seri o», cancellato da De Gasperi.


5 Per le risposte vedi DD. 50, 45 e 73.

essendo stato superato punto morto Conferenza Londra, questione revisione nostro armistizio, almeno per quanto concerne gravami finanziari e interferenza nostra amministrazione, conserva tutta la sua attualità.

Per tutto quello che concerne trattati di pace in generale, Russia ha avuto tutte le soddisfazioni che poteva desiderare: eliminazione Consiglio dei Cinque, simultaneità tutti i trattati di pace, riconoscimento Governi suoi protetti. Non dovrebbe quindi fare obiezioni di principio, ammesso che nelle nuove circostanze americani continuino ritenere strettamente necessario concorso russo.

Se da parte americana e inglese realmente si desidera fare qualche cosa di concreto per venire incontro difficoltà Governo italiano, bisognerebbe che si facessero subito nuove pressioni Mosca, approfittando atmosfera certa euforia che sempre segue fine conferenza prima che nuove difficoltà siano sorte sull' orizzonte. Quanto mi risulta (con la riserva che tutte le tre parti sono state finora assai poco comunicative), fino a ieri almeno, questione revisione armistizio italiano non (ripeto non) era stata specificamente trattata nel corso della Conferenza.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. PER CORRIERE 587/044. Mo sca, 27 dicembre 1945 (per. il 14 gennaio 1946).

Ho l'onore di trasmettere a V.S. qui accluso il testo in inglese e in russo del comunicato dei tre ministri degli esteri 1 concernente la conclusione dei trattati di pace con l'Italia e con gli altri paesi ex alleati della Germania.

Nel suo complesso si tratta di una soluzione di compromesso : l'Inghilterra e l'America consentono ad eliminare la Cina da tutte le trattative e a limitare la partecipazione francese a quelle con l'Italia. La Russia da parte sua accetta la proposta americana di convocare una conferenza della pace su basi più vaste.

Che cosa significa per noi la nuova procedura?

l. Sotto il punto di vista tempo . Secondo il comunicato, i delegati dei ministri degli esteri riprenderanno immediatamente il loro lavoro a Londra sulla base delle decisioni raggiunte alla prima sessione plenaria del Consiglio dei ministri degli esteri a Londra. Ossia, per noi, si dovrebbe procedere all'invio della commissione di esperti che deve fissare le nostre frontiere orientali su basi etniche; allo studio della ripartizione delle nostre colonie, sulla base delle proposte americane. Contemporaneamente, si deve supporre, i sostituti dovrebbero procedere al regolamento delle questioni frontiere altre che quelle orientali, demilitarizzazioni, riparazioni, parte generale del trattato. È anche lecito supporre che questo draft di trattato dovrà essere riesaminato alla prossima conferenza dei tre ministri degli esteri che si


1 Non pubblicato.

dovrebbe, se le informazioni da me avute sono esatte, riunire a Washington verso i primi di aprile. Dopo di che il Consiglio dei ministri degli esteri dovrebbe procedere alla convocazione di una Conferenza generale da tenersi non più tardi del 1° maggio 1946. È però anche da supporre che essa non si riunirà nemmeno prima del 1° maggio. Data la quantità di gente che deve prendere parte alla Conferenza e dato che specialmente i delegati degli Stati minori saranno tutti ansiosi di dire la loro opinione, credo che sia da considerarsi ultra ottimista il prevedere che questa conferenza durerà solo un mese: il che ci porterà già ai primi di giugno. Dopo di che i firmatari dei relativi armistizi passeranno alla redazione del testo definitivo : fatto questo , i testi dovranno ancora essere sottoposti a tutte le altre Nazioni Unite che erano in stato di guerra con una determinata Nazione. Probabilmente, dopo di questo, si dovrà procedere ad un'ai'tra formalità che, evidentemente, i tre ministri degli esteri non hanno considerata di particolare importanza, ossia la presentazione del testo definitivo del trattato di pace al paese vinto interessato, sia che esso pro-forma sia ammesso a discuterne le clausole, sia che esso sia puramente chiamato

· a firmarlo . Dopo di che, il trattato di pace, per entrare in vigore, dovrà anche essere ratificato dai firmatari dell'armistizio e, bontà loro, anche dallo stato nemico in questione. Come V.S. vede, credo di non essere stato pessimista quando ho previsto che tutta questa complessa procedura non può durare meno di sette mesi ; per questo però è necessario che durante questi sette mesi i Tre Grandi non si mettano un'altra volta a litigare; altrimenti tutta la procedura potrebbe di nuovo essere sospesa per un periodo indeterminato.

2. Sotto il punto di vista sostanza. La precedenza del trattato di pace con l'Italia a cui , con le risoluzioni di Potsdam, era stato dato un carattere di riconoscimento delle benemerenze acquisite dall'Italia democratica viene ad essere ridotta ad una semplice precedenza di fatto , giustificata dal fatto che l'armistizio, di fatto, è il primo firmato : che è esattamente quello che la Russia voleva : l'attestato di benemerenza, dato all'Italia a Potsdam, va a tenere compagnia agli attestati elargitici da Radio Londra. Come V.S. sa, a parte la considerazione di prestigio, io ritengo che questo sia un bene e non un male. Le potenze in stato di guerra con l'Italia, altre che le Quattro Grandi, che, in base alla dichiarazione di Potsdam, dovevano solo essere invitate a partecipare «quando si discutano questioni che le concernono direttamente» ora partecipano invece in forma piena e completa alla conferenza generale della pace: per cui Jugoslavia, Grecia, Etiopia potranno intervenire e discutere di qualsiasi parte del Trattato di pace con l' Italia. Questo è, per me , un serio peggioramento della nostra situazione. Ai termini di Potsdam la partecipazione di questi paesi sembrava limitata a questioni territoriali e di riparazioni: adesso viceversa potranno dire la loro in materia di controllo militare, civile e demilitarizzazione, insomma su tutta la bardatura che ci sarà imposta dal trattato di pace . Possiamo già immaginare quale sarà il loro atteggiamento: quindi il trattato di pace, quale uscirà dalle tenere cure dei quattro ministri degli esteri, in sede di Conferenza generale subirà un notevole peggioramento. Infatti, di tutti gli Stati convocati alla conferenza, gli unici che potrebbero, eventualmente, dire una buona parola in nostro favore , potrebbero essere il Belgio e l' Olanda: ma è essere facili profeti il supporre che né l'uno né l'altra metteranno a difenderci una minima parte dell'ardore battagliero che metteranno Grecia, Jugoslavia ed Etiopia per darci addosso. Il comunicato non fa la minima menzione di trattative con lo Stato vinto.

Per la verità nemmeno la Conferenza di Potsdam ne faceva menzione: dopo la conferenza però, in sede di interpretazione, da parte russa, inglese ed americana ci erano state date una quantità di assicurazioni -per la verità tutt'altro che convincenti -sul fatto che il trattato di pace non, sarebbe stato un diktat, ma che noi saremmo stati liberamente ammessi a discutÙlo. Cosa si intendeva poi per discussione lo si è visto, in pratica, alla Conferenza di Londra. Dunque il fatto che questo secondo comunicato sulla procedura per la redazione dei trattati di pace, molto più preciso del precedente di Potsdam, non fa alcuna menzione di una fase qualsiasi in cui gli ex nemici siano chiamati a discuterla e fa solo menzione, incidentalmente, della «ratifica», deve essere considerato come «ominous». Esso vuoi dire, secondo me, in parole povere, che noi saremo autorizzati a discutere il nostro trattato di pace, tanto quanto nel 1919 la Germania fu autorizzata di discutere il Trattato di Versailles. L'unico elemento positivo, in nostro favore, che io vedo in questo comunicato, è l'art. 5°, il quale dice che il trattato di pace entrerà in vigore quando esso sarà stato ratificato dalle potenze firmatarie dell'armistizio. Ciò vuoi dire che se Tito, come io ritengo probabile, darà seguito alla sua minaccia di non firmare il trattato di pace coll'Italia se esso non dovesse assegnare Trieste alla Jugoslavia, questa astensione di Tito non basterà a sospenderne l'entrata in vigore.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N.O. 14415/972. Washington, 28 dicembre 1945, ore 13 (per. ore IO del 29).

Suoi telegrammi 740 1 e 7662.

Giorni scorsi sono tornato intrattenere Dipartimento di Stato su questione Alto Adige e assurde pretese Governo austriaco. Con nota scritta in cui si ribadiscono nostre ragioni, ho anche rimesso Dipartimento di Stato quattro appunti di documentazione testé pervenutami richiedendo formalmente un gesto sostanzialmente concreto del Governo americano che ponga fine ad equivoci alimentati da propaganda Vienna e assicurando che da parte nostra si risponderebbe con impegno equa soluzione questione minoranze alloglotte.

Mentre continuo tenermi ìn contatto col Dipartimento di Stato rilevo impressioni avute che qui, con decisione circa restituzione Alto Adige all'amministrazione italiana, sia pure con riserva d'altronde non specifica per detta regione circa possibilità «rettifica di frontiera», si ritiene aver già compiuto gesto significativo a favore


1 Vedi D. 7.


2 Con T. s.n.d. 10795n66 del20 dicembre , ore 12, Zoppi aveva comunicato: «Commissione alleata ha diramato data odierna comunicato nei termini annunciati da V. S. ».

dell 'Italia. Non si intenderebbe quindi per ora procedere ad una nuova iniziativa. Ci è stato detto che, secondo Dipartimento di Stato, avviamento ad equa soluzione della questione degli alloglotti, unitamente ad intensificata nostra propaganda sul luogo, sarebbero indubbiamente utili per rafforzare nostra posizione non solo locale. Sempre secondo Dipartimento di Stato, U.R.S.S. non avrebbe alcuno specifico interesse nella questione, specialmente dopo esito elezioni austriache, mentre posizione U .S.A. rimane quella del piano presentato da Byrnes a Londra. È stato quindi ripetuto che si deve sopratutto lavorare a Mosca e a Londra (mio telegramma n. 792) 1 , ad evitare che questione sia portata, alla ripresa , al Comitato dei supplenti ministri esteri da parte francese o inglese, ponendo in tal modo rappresentante americano in posizione difficile. Qui si è ovviamente alquanto preoccupati da tendenze britanniche che vengono definite per lo meno ambigue.

Al riguardo è stato specificato che nota comunicazione concernente pretesi colloqui Schuschnigg-Parri (miei telegrammi 874 e 876) 2 venne anche fatta al Dipartimento di Stato per iscritto da questa ambasciata d'Inghilterra. In tale nota, avendosi l'aria di accreditare supposta concessione Foreign Office mostrava sufficientemente proprio compiacimento per una soluzione questione Alto Adige su basi «volontarie». Ho subito argomentato conversazione Parri-Schuschnigg è ormai chiusa per Dipartimento di Stato, il quale ha risposto per iscritto alla nostra nota di categorica smentita indirizzatagli , prendendo atto e assicurando che ne veniva data comunicazione al consigliere politico americano a Vienna.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ

T . s. N. D. 14449 /986 . Washington , 28 dicembre 1945, ore 19,10 (per. ore 13,10 del 29).

Mi riferisco al mio telegramma n. 9723 .

Ho stamane presentato al Dipartimento di Stato nuova nota scritta su questione Alto Adige con la quale ho portato ufficialmente a conoscenza del Governo americano ferme dichiarazioni fatte da V. E. in Consiglio dei ministri di cui al telegramma di V. E. l0975 /C. 4 . Nell'occasione ho nuovamente illustrato questione tenendo conto rigoroso punto di vista italiano. Reazione del Dipartimento è stata favorevole. Sono state ripetute opinioni, già varie volte manifestate (e di cui per ultimo a mio telegramma su


1 Vedi serie decima, vol. II , D. 690. 2 Jbid., D . 730, nota 3. 3 Vedi D. 42. 4 Vedi D . 34.

riferito), riguardo opportunità che ci si assicuri delle intenzioni di Parigi Londra e specialmente di questo Dipartimento. È mia impressione che potrebbe essere tale linea di condotta giovevole, qualora ulteriormente precisata del nostro risoluto atteggiamento, nel senso che Governo italiano non consentirebbe mai a firmare un trattato di pace che ceda all'Austria anche parte della provincia di Bolzano.

Tale precisazione potrebbe essere fatta da V. S. a Charles e a Kirk in modo che essi si convincano del nostro inequivocabile proposito e riferiscano di conseguenza. (Per quanto concerne Kirk, beninteso, tale comunicazione andrebbe fatta essenzialmente ai fini inglesi). Inoltre, potrebbe essere utile contemporanea comunicazione Foreign Office ed a Dipartimento di Stato. Per quanto riguarda quest'ultimo, conversazioni finora avute mi hanno dato sensazione che nostra presa di posizione non desterebbe sorpresa e potrebbe essere conveniente a rafforzare atteggiamento amencano.

Secondo gli accenni fatti Dipartimento di Stato, fermissimo atteggiamento italiano manifestato in modo diretto ed esplicitamente potrebbe indurre prima di tutto a prendere in maggiore considerazione nostre esigenze. In ogni caso sarebbe più difficile al Foreign Office fare mostra qui a Washington di contare che Italia finirà per essere acquiescente.

In sostanza, questione. Alto Adige è quella che, per la debolezza intrinseca giuridica e morale dell'altra parte direttamente interessata, meglio si presta ad una nostra intransigenza assoluta che può occorrendo giovare a saggiare fin da ora nostra possibilità di resistenza anche nelle altre questioni essenziali.

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IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 14491!902. Londra, 29 dicembre 1945 1•

Stamane ho esposto ampiamente a Noel-Baker attuale situazione italiana, crescente preoccupazione avvenire. Egli ha visto ieri brevemente Bevin al suo ritorno e, quantunque sia intimo interprete del suo pensiero, non mi è parso ancora completamente orientato circa conseguenze Conferenza di Mosca. Per quanto ci riguarda mi ha assicurato che:

l) non crede giustificato nostro timore circa impossibilità che, secondo procedura Mosca, ratifica trattato di pace avvenga prima dell'autunno . Lavoro delegati supplenti riprenderà immediatamente in modo che Conferenza plenaria possa rapidamente approvare trattato in maggio. Non gli ho nascosto mio scetticismo ed egli non ha potuto oppormi che la determinazione del Foreign Office di accelerare al massimo possibile procedura;


1 Spedito il 30 alle ore 0,30 e pervenuto alle ore IO.

2) non è affatto escluso che l'Italia sia nuovamente invitata esprimersi nel corso discussioni pace; 3) nulla è modificato nell'atteggiamento Foreign Office circa situazione alto-atesini. Formula inglese è tuttora statu quo, salvo minori rettifiche.

Gli ho espresso miei dubbi che, di fronte richieste Austria ed alle favorevoli considerazioni in cui sono tenute da opinione pubblica inglese, Foreign Office possa evitare evoluzione verso soluzione più radicale . Baker ha ammesso che opinione inglese si sta orientando in favore Austria. Questo orientamento è sopratutto fondato sul fatto che Austria si è rapidamente dato regime democratico progressista con esclusione corrente estremista. Si tratta di un esempio che l'Inghilterra non può fare a meno apprezzare e appoggiare. Il che, a detta di Baker, non vuoi dire che ciò debba essere a spese esterne. Pur convenendo su ogni mio argomento, Baker mi ha dato impressione che ci si orienti qui verso una interpretazione più elastica delle «minori rettifiche», cui contenuto in effetti non è stato finora mai precisato dal Foreign Office.

In vista eventualità, da me prospettata, di addivenire, malgrado prospettive pace definitiva, alla sostituzione armistizio con modus vivendi, Baker ha messo in evidenza effetti restituzione provincie Nord che, con graduale ritiro truppe alleate, dovrebbe aumentare autorità ed indipendenza Governo, limitando carico spese occupazione. Ho fatto presente che ben più radicali e sostanziali misure erano necessarie se si volevano evitare gravissimi effetti ritardo conclusione pace. Su questo punto è stato molto riservato, mancando egli ancora dell'opinione di Bevin.

È stato certo un peccato che americani abbiano lasciato cadere loro iniziativa, rinunziando presentazione promesso piano modifiche armistizio che era qui da tempo atteso e che , se tempestivamente discusso, potrebbe prestarsi ad una soluzione transitoria. Comunque è questo principale argomento sul quale conto intrattenere Bevin 1 in base anche a quelle particolari istruzioni V. E . dovesse farmi pervemre.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S. N. D . 14542/991-992. Washington, 30 dicembre 1945, ore 8,36 (per. ore 16,45 del 31 ).

Suo 110582• Sino ad oggi non era ancora pervenuto al Dipartimento di Stato rapporto telegrafico di Kirk circa dichiarazioni fattegli da V. E. Dipartimento di Stato (che


1 Vedi D . 106, Allegato . 2 Vedi D. 39.

del resto è in gran parte in ferie) aveva avuto comunque notizia delle nostre reazioni e della convocazione dei tre ambasciatori da corrispondenze romane. New York Times ha anche riportato vivace commento della Voce Repubblicana, che ha destato qui impressione ed è stato favorevolmente commentato da corrente filo-italiana del Dipartimento di Stato quale indice del rafforzamento capacità resistenza di questa opinione pubblica di fronte alla ripresa del meccanismo della pace.

Ho posto al corrente Dipartimento di Stato delle ferme dichiarazioni di V. E. ai tre ambasciatori; avevo del resto già precedentemente espresso riserve circa primo comunicato di Mosca e accomunamento Italia con Stati ex satelliti . Mi è stato risposto in via amichevole e preliminarmente che comunicato Mosca riguarda esclusivamente procedura per rimettere in moto pace e quindi non intaccherebbe riconoscimento meriti Italia proclamati solennemente al convegno di Berlino.

D'altra parte, priorità italiana nella pace sarebbe rimasta sancita anche in comunicato di Mosca ove si nomina sempre per prima l'Italia. Ma, accanto a queste giustificazioni, non si nascondeva che dizione comunicato Mosca sarebbe anche da attribuire alle intransigenti richieste sovietiche che avrebbero ripetutamente rilevato come responsa~ilità dell'Italia fascista per la guerra e danni inflitti alla causa Alleati fossero ben maggiori delle analoghe responsabilità degli Stati satelliti.

Ho specialmente insistito sui meriti dell'Italia democratica nel lungo e duro periodo cobelligeranza ed ho richiamato note assicurazioni date a suo tempo dal Dipartimento di Stato, e specialmente quella secondo cui l'Italia sarebbe stata posta in grado discutere trattato di pace e di esporre sue vedute prima che ad esso fosse stata data forma definitiva, assicurazioni ignorate dal comunicato di Mosca. Dal Dipartimento ho avuto risposta che non si era ancora in grado fornire precisazioni : silenzio comunicato Mosca non implicava tuttavia mutamento intenzioni U.S.A.

In conclusione, per quanto concerne America, presa di posizione è, a mio avviso , molto utile ed opportuna. Prime impressioni qui sono state infatti buone e manifestazione giustificato malcontento italiano è apparso come reazione di un paese che non accetta supinamente decisioni ritenute ingiuste, degno quindi di rispetto. Naturalmente scopo concreto ed essenziale da raggiungere è quello di ottenere per quanto è possibile realizzazione noti affidamenti americani. Su questo punto non mancherò concentrare nei prossimi giorni mia azione presso Dipartimento di Stato, senza tralasciare altri elementi di cui al telegramma

n. 11058 1•


1 Con T . s.n.d. 44!998 del 31 dicembre Tarchiani comunicava ancora : «Sono tornato ad insistere presso Dipartimento di Sta to su necessità che si trovi qui modo di rassicurare urgentemente nostro Governo, dopo grave disappunto del comunicato di Mosca, su inalterate buone disposizioni Stati Uniti ed in particolare su m_antenimento promesse ufficiali ed ufficiose fatteci specie in relazione dichiarazione di guerra Giappone. E stato risposto che Dipartimento di Stato si rendeva ben conto di tale necessità e che si contava telegrafare stasera stessa a Kirk incaricandolo assicurare V. S. che:

l) comunicato Mosca riguardante esclusivamente ripresa meccanismo pace non modificava in nulla dichiarazioni comunicato Potsdam concernente Italia che rimanevano acquisite ;

2) trattato di pace coll' Italia sarebbe stato il primo ad essere concluso;

3) Stati Uniti intendevano dare inalterata esecuzione assicurazioni dateci secondo cui Italia sarebbe stata posta in grado esporre ancora proprie vedute circa trattato di pace prima sua redazione definitiva)).


46 .

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s. N. D. 14536/612. Mosca, 30 dicembre 1945, ore 18,10 (per. ore 11,30 del 31).

Le prime impressioni su risultati Conferenza Mosca possono essere così riassunte:

l) trattasi conferenza che, come molte precedenti, è riuscita un successo perché principali questioni sono state accantonate o rinviate. Nulla è stato deciso infatti circa Germania, Iran, Turchia; questioni Cina, Corea restano praticamente aperte; bomba atomica, problema più delicato di tutti, è rinviato a studio organo apposito;

2) come al solito, Conferenza è finita, per quanto concerne decisioni raggiunte, in vittoria completa Russia. Anglo-americani hanno infatti consentito liquidare Consiglio Cinque nella forma in cui esso era poco gradito ai russi; hanno ceduto in pieno questione Bulgaria e Romania; in Giappone hanno concesso russi partecipazione è vero limitata, ma che permette loro, qualora lo vogliano, esercitare vasta misura ostruzionismo. Solo punto su cui russi hanno ceduto è questione convocazione Conferenza generale pace. ·•

A quanto mi risulta finora non è stato parlato specificamente su questione colonie italiane, né nostre frontiere orientale e settentrionale.

Conferenza Mosca pone fine a uno dei tanti periodi acuta tensione fra Alleati ed è lecito supporre che ad essa terrà seguito fase più o meno lunga apparente accordo: ma essa non costituisce nessun passo avanti nel difficile problema risolvere divergenze diffidenze sostanziali. Con questa Conferenza da parte americana, come del resto si voleva, non si è riusciti ad ottenere altro che apparente successo: sacrificando posizione da loro assunta, essi sono riusciti ad uscire dal pasticcio in cui, con molta leggerezza, essi stessi si erano cacciati a Conferenza Londra.


47 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 33/995 . Washington, 31 dicembre 1945, ore 21 (per. ore 16 del 2 gennaio 1946) .

Mi riferisco ai telegrammi di V. E. 11003 1 e 110492 .

Malgrado promesse fatte a R. ambasciatore a Mosca da Molotov e Bevin circa revisione nostro armistizio, si è continuato a _premere nei giorni scorsi presso


1 Non pubblicato , ritrasmetteva il D . 30.


2 Non pubblicato, ritrasmetteva il T s. n. d . 14297 /602 del24 dicembre , con il quale Quaroni aveva fornito le prime sommarie informazioni su un colloquio avuto con Bevin. Per il resoconto dell'incontro vedi D. 36.

Dipartimento di Stato affinché perseveri in nota iniziativa. Pur con riserva di non essere ancora al corrente delle eventuali conversazioni che segretario di Stato possa avere avuto a Mosca in argomento, al Dipartimento di Stato mi è stato detto di condividere completamente necessità trovare un modus vi vendi per Italia : infatti non si desiste da preparazione noto progetto.

Malcontento italiano per comunicato Conferenza Mosca ha, almeno negli uffici del Dipartimento di Stato, rafforzato questa intenzione. Risulta ieri Dipartimento ha riparlato della questione con questa ambasciata inglese, la quale pure era d'accordo nell'opportunità di sostenere il morale italiano mercé la revisione dell 'armistizio.

Dato infatti lungo periodo di trattative che dovrebbe precedere la conclusione del trattato di pace, mi parrebbe molto opportuno insistere da parte nostra, per quanto ci è possibile, onde conseguire in queste more un sostanziale alleggerimento degli obblighi armistiziali .

D'altra parte gli avvicinamenti delle deliberazioni dei grandi alleati circa la nostra pace, coi dolorosi sacrifici che essi potranno comportare, rendono ancora più necessario l'assicurarsi una maggiore indipendenza e possibilità di resistenza prima della riunione della Conferenza dei Ventuno Stati. Non mi nascondo che dopo il convegno di Mosca la questione si presenta oggi con maggiore difficoltà e complicazioni. Abbiamo però sempre, a favore nostra tesi, ripetute dichiarazioni pubbliche di Byrnes e affidamenti dati da Bevin e Foreign Office a Carandini. Mentre poi delusione della Francia per le decisioni prese a Mosca, che dovrebbe rendere piiì apprezzabile lo stabilimento di una effettiva solidarietà con l'Italia, potrebbe giovarci anche nella limitata questione dell'armistizio. Comunque mi sembrerebbe che tutti i punti da raggiungere richiedono contromisure con nostro forte impegno.

Sarei grato V. E. impartirmi istruzioni al riguardo 1 .

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. 16644/1974. Washington , 31 dicembre 1945 2 .

Approfitto di questa fine d'anno e della partenza per l'Italia di una persona sicura per scriverti questa lettera che vuole essere un breve riepilogo dell'attività svolta e darti il punto della situazione nostra quale è dato attualmente vedere da qui. Spero possa servire di qualche orientamento per gli eventi che ci attendono.


1 Tarchiani continuò a riferire sull'argomento con i DD. 58 e 60. Per la risposta di De Gasperi vedi DD. 68 e 69.


2 Manca l'indicazione della data di arrivo.

Coll'aiuto dei valenti collaboratori che tu mi hai dato, animati da alto spirito patriottico e senso del dovere, mi sono sforzato di convincere il Governo degli Stati Uniti che l'Italia è un suo essenziale interesse in Europa, che non solo non può essere negletta o abbandonata ma deve, ad ogni costo , essere sostenuta e rimessa in valore.

Premetto che al mio arrivo qui trovai, come del resto sapevamo, un'atmosfera di generica simpatia per le dure prove della nostra popolazione e di comprensione per le sue necessità essenziali di vita (c'era Roosevelt e c'erano state da poco le elezioni). Molto difficile appariva però rendere questa simpatia e questa comprensione realmente operanti ed estenderle al campo politico . L'America, geograficamente lontana, sembrava trovar più facile espediente lasciare all'Inghilterra il «leadership» nel nostro settore, salvo qualche sua manifestazione saltuaria invero più platonica che concreta; sopratutto pareva che la nostra pace fosse una lontana meta ...

Di fronte a queste condizioni di fatto, cominciammo subito la nostra azione (e l'agitazione degli italo-americani) per accreditare il diritto dell'Italia ad essere fra le Nazioni Unite ed alla Conferenza di San Francisco , valendoci di ogni anche minimo appiglio. Contemporaneamente, impostando la questione della nostra partecipazione alla guerra contro il Giappone, non esitammo ad affrontare col Dipartimento le nostre questioni territoriali ed economiche ed il problema della pace, affermando che l'Italia democratica, mentre respingeva l'eredità del fascismo, riteneva di avere ogni diritto a conservare le oneste acquisizioni precedenti. Da principio le nostre aperture furono accolte al Dipartimento con un certo stupore, ma poi si cominciò a farci l'orecchio . Infine, a furia di pazienza, consolidata un'atmosfera di mutua fiduci a , i monologhi diventarono conversazioni ed i nostri punti di vista cominciarono ad essere trovati abbastanza legittimi. Lavorare qui non è sempre facile; molte volte, purtroppo, quando si ritiene di essere prossimi a concretare e dare contenuto effettivo a settimane e mesi di sforzi, ci si accorge invece · di dovere ricominciare tutto da capo per mutamento di dirigenti , o per la loro mancanza di coerente perseveranza, o per la incidenza di influssi di avvenimenti internazionali o per la contemporanea maturazione di questioni e problemi di maggiore importanza per gli Stati Uniti.

In breve, senza ricapitolare i numerosi particolari, la evoluzione delle singole nostre questioni territoriali, per quanto concerne gli Stati Uniti , prima della Conferenza di Londra, ed avendo come punti di partenza quelli suaccennati, può così sintetizzarsi :

l) Alto Adige. Roosevelt, per le note ragioni, era in massima favorevole al ritorno di tutta la regione all'Austria ed una decisione interna del Dipartimento di Stato in tal senso era acquisita. È stato possibile rovesciare tale situazione per quanto riguarda gli Stati Uniti: il progetto presentato da Byrnes a Londra, prevede infatti solo la possibilità di minor rectifications di frontiera.

2) Vene z ia Giulia. Si ottenne l'iniziativa americana contro il fatto compiuto tentato da Tito e l'assicurazione che la linea Morgan era soltanto provvisoria e migliorabile nell'assetto definitivo ; successivamente, infine, che gli americani adottassero in massima come loro punto di vista, quale base delle discussioni a Londra, una linea Wilson alquanto. modificata (a sud , nella zona dell'Arsa a nostro favore, per motivi economici, mentre purtroppo altre modifiche più a nord erano a nostro svantaggio in relazione al principio etnico, che doveva poi prevalere a Londra).

3) Confini occidentali. Gli Stati Uniti ci appoggiarono in pieno per lo sgombero delle truppe francesi. La questione della Valle d'Aosta, che per qualche tempo apparve abbastanza grave, fu abbandonata dalla -Francia che è andata man mano restringendo le sue rivendicazioni. Sembrami che giovarono a tale scopo, come in genere alle relazioni franco-italiane, i colloqui che ebbe qui de Gaulle col presidente degli Stati Uniti e col segretario di Stato.

4) Colonie. Accertati i primi progetti ed intendimenti britannici si cominciò ad ottenere qualche affidamento dal Dipartimento di Stato nel senso che l' Italia, nei propositi degli Stati Uniti, non dovesse perdere «tutte le sue colonie». Questi affidamenti, man mano, si andarono sviluppando e, prima della partenza della delegazione americana per Londra, pareva ben fondato che questa avrebbe proposto che all'Italia rimanessero, direttamente od almeno in qualità di unico «trustee», le Colonie prefasciste.

5) Riparazioni. Il punto di vista americano, malgrado la questione degli «assets», è diventato quello più favorevole possibile per l'Italia.

Quanto alle questioni economiche, tra Amlire, rimesse, esportazioni, concessione di cento milioni di dollari di saldatura per il 1945, l'America ci ha dato, grosso modo, circa trecento milioni di dollari. A questi sono da aggiungere l'assegnazione -tramite l'U.N.R.R.A. -di 450 milioni di dollari per il 1946 e · di crediti di 25 milioni di dollari dell'Import ed Export Bank per il cotone.

L'azione inscenata per San Francisco, che era basata sulla premessa della fondamentale differenza tra la situazione dell 'Italia e quella degli Stati satelliti dell'Europa orientale, se non raggiunse l'apparente scopo immediato, valse a ribadire la necessità di un riconoscimento della speciale posizione dell'Italia e di una pace più sollecita ed equa. Queste premesse e la valorizzazione della nostra dichiarazione di guerra al Giappone, ereditate dal nuovo segretario di Stato Byrnes nell'assumere la sua carica , aggiunte ad una ripresa delle manovrate pressioni degli italo-americani , fruttarono il riconoscimento di Potsdam, strappato dagli americani ai russi, e sembra -in parte -anche agli inglesi, nel modo che a suo tempo riferii . Tale successo, unito alle scarse simpatie di Byrnes per i delegati sovietici di Potsdam, portò il Dipartimento di Stato a sottovalutare nel modo più completo la parte dell'U.R.S.S. nella redazione del Trattato di pace coll'Italia. Ancora alla fine di agosto , il Dipartimento non esitava a dichiarare che, qualora l'U.R.S.S. rifiutasse di far la pace coll'Italia se non fossero riconosciuti i Governi degli Stati balcanici satelliti e non fossero conclusi i relativi Trattati di pace, l'America e l'Inghilterra avrebbero proceduto per conto loro a stipulare la pace con noi . Mancò poi ogni serio collegamento cogli inglesi, i quali, a mezzo dell 'ambasciata britannica qui, non chiarirono le loro intenzioni e lasciarono supporre al Dipartimento di Stato che nessuna seria difficoltà sarebbe venuta da Londra alle intenzioni americane a noi favorevoli : prima della partenza, la delegazione degli Stati Uniti non aveva avuto ancora comunicazione del progetto inglese di trattato con l'Italia, distribuito poi da Bevin nella seduta inaugurale della Conferenza. Le impressioni assai ottimiste costantemente dateci dal Dipartimento di Stato, nel periodo fra Potsdam e Londra, non lasciavano affatto· prevedere né le richieste sovietiche in materia di partecipazione alla divisione delle colonie italiane, né tanto meno il caotico finale di Londra, data la costante prassi dei precedenti incontri a Tre, confermata a Potsdam, di accomodamenti raggiunti all'ultimo momento. D 'altronde, una conferma indiretta dei seri propositi americani circa le note soluzioni da dare alle varie questioni italiane ci è stata data dalle dichiarazioni fatte a Saragat da de Gaulle e Bidault, ai quali erano state qui fatte analoghe dichiarazioni. L'atmosfera di Londra agì in senso molto deprimente sulla delegazione americana, i cui capi, ad eccezione del solo Dunn, non avevano alcuna reale conoscenza e pratica di affari internazionali e del modo di condurli in vere Conferenze internazionali con molti partecipanti. Essi furono molto delusi nell'accorgersi che non era possibile applicare alla trattazione delle questioni sul tappeto i metodi della politica interna di questo paese cui erano usi. Da ciò l'incertezza; la timidità ; la mancanza di ferma perseveranza; gli improvvisi cambiamenti di posizione (così , nella questione delle colonie, è ormai accertato che mentre sino all 'arrivo a Londra , aveva prevalso la tendenza che l'Italia fosse almeno designata quale unica «trustee» , dopo l'apertura della Conferenza, in presenza del sino allora ignoto progetto inglese e delle imprevedute richieste russe , finì per affermarsi la seconda tendenza sostenitrice del trusteeship plurimo, pur colla nota partecipazione italiana).

Comunque la prima fase della Conferenza di Londra, nei confronti delle nostre questioni, fissò due punti da cui ormai, dopo la sanzione delle decisioni di Mosca , salvo nuovi eventi sensazionali, non sarebbe possibile prescindere: l) il principio di una linea etnica per la Venezia Giulia; 2) il deferimento al Comitato dei supplenti della questione riguardante le sorti delle nostre colonie con particolare raccomandazione di tener specialmente presente il noto piano americano, pur non tralasciando i punti di vista degli altri Stati partecipanti. Dalla Conferenza emersero poi acquisite tre circostanze di fatto : l) le pretese territoriali dell'U.R.S.S. sui nostri possedimenti coloniali (Tripolitania, Massaua, più imprecisate intenzioni circa il futuro del Dodecanneso) nonché l' intendimento sovietico di non ammettere condizioni di privilegio dell'Italia rispetto agli Stati satelliti in materia di riparazioni ; 2) la connessione stabilita praticamente dall'U.R .S.S. tra la pace italiana e quelle degli Stati satelliti; 3) le clamorose lagnanze ed acrimonie di parecchie Piccole Potenze, le quali avevano preso parte effettiva alla guerra, per la mancata partecipazione concreta alla redazione del Trattato di pace e contro l'egemonia delle Grandi Potenze, che produssero notevole impressione sulla delegazione americana e portarono alla nota proposta Byrnes di una Conferenza generale per la pace -ossia tanto per la pace coll'Italia quanto per quelle degli Stati d'Europa orientale -che sostituisse il meccanismo delle decisioni a cinque. È da rilevare che già prima di Potsdam, come a suo tempo ti ho man mano riferito, quando al Dipartimento di Stato ed al Foreign Office si sperava di limitare la redazione effettiva del nostro Trattato di pace alle sole America e Inghilterra, si prevedeva vagamente che lo schema di Trattato sarebbe stato sottoposto alle Nazioni Unite interessate od almeno alle Potenze partecipanti al Comitato Consultivo per l' Italia, più l'Etiopia.

Il fallimento della Conferenza di Londra e la tensione tra le Potenze anglosassoni e l'U.R.S.S. portò a riprendere, con maggiore impegno, la questione della revisione del nostro armistizio e di un nuovo modus vivendi. Dopo due mesi di continue insistenze e pressioni, si riuscì a varare l'iniziativa americana per la revisione del «regime» dell'armistizio mentre veniva contemporaneamente decisa la restituzione all 'Amministrazione italiana delle provincie del Nord, inclusa quella di Bolzano (per la quale ultima vi furono non lievi difficoltà da sormontare). Il perdurante stato di tensione dei rapporti tra Washington e Mosca che ancora si può dire alla vigilia dell'annunzio del Convegno dei ministri degli esteri non lasciava prevedere prossime vie d'uscita, ai primi dello scorso dicembre, faceva vieppiù considerare al Dipartimento l'indispensabilità di un modus vivendi coll'Italia e pertanto, qualora l'America si fosse trovata di fronte ad una assoluta negativa sovietica, l'eventualità che qui si assumesse, per conto proprio, una più ampia libertà d'azione nella questione italiana.

Byrnes partì per Mosca, con l'intenzione di ripresentare il suo piano di Londra per una Conferenza generale della pace che sostituisse completamente il Comitato dei Cinque. Prima della partenza manifestò propositi di resistenza su questa come su altre questioni (Balcani, ecc.) Il risultato è noto. In sostanza, a Mosca, i russi seppero manovrare egregiamente, soddisfacendo, almeno parzialmente, alcune richieste fondamentali americane in Estremo Oriente ed ammettendo anche la Conferenza della pace delle Ventuno Potenze, mentre invece non diedero soddisfazione agli inglesi nelle questioni del Medio Oriente in cui l'interesse britannico è preminente. Fu questo forse anche un tentativo sovietico per vedere di separare americani ed inglesi onde evitare di trovarsi di fronte ad un costante schieramento unico anglosassone; peraltro gli interessi anglo-americani, in ultima ratio, nelle questioni veramente fondamentali di particolare gravità, finiscono sempre per essere solidali.

Per quanto riguarda l'Italia, malgrado la parte più apparente che sostanziale lasciata, almeno a quanto è dato vedere oggi, alla Conferenza delle Ventuno Potenze (difatti oltre questa ambasciata di Francia che protesta per il regolamento delle paci balcaniche, anche le rappresentanze di Grecia e di Jugoslavia non hanno esitato a manifestare disappunto e malcontento a questi giornalisti) le decisioni di Mosca affidano ai Grandi Quattro le vere effettive deliberazioni . In pratica, inoltre, seppure resterebbe acquisito che la redazione del Trattato di pace coll'Italia conserverebbe la precedenza, stabilita a Potsdam, sulle paci degli Stati satelliti, in realtà il parallelismo è evidente, tutte quante le paci dovendo essere riesaminate dalla Conferenza delle Ventuno Potenze, sicché, almeno sino alla fine di questa ultima, sarebbe di già escluso che vi possa essere per noi un anticipo di tempi nella definitiva conclusione della pace. Byrnes al suo ritorno da Mosca ha fatto, lì per lì, alcune dichiarazioni alla stampa circa il proposito degli Stati Uniti di accelerare al massimo la stipulazione del Trattato di pace coll'Italia che potrebbe essere anche molto rapida. È evidente però che si trattava o di dichiarazioni di comodo per sfuggire alle pressioni di giornalisti, ovvero di impressioni molto ottimiste come di chi non abbia avuto ben presente le difficoltà del complesso meccanismo deciso a Mosca. Negli uffici competenti del Dipartimento di Stato si ritiene, infatti, che sarebbe praticamente impossibile ottenere la definitiva stipulazione del Trattato di pace prima della fine di luglio o di agosto; e ciò pel caso gli eventi procedano nel modo più favorevole. Si ammette che, qualora non sorgano grossi ostacoli, tutt'altro che improbabili, la prima redazione del nostro Trattato possa essere compiuta in poco più di un mese dal Consiglio dei quattro «supplenti» dei ministri degli Affari Esteri. Ultimata la redazione lo schema deve essere approvato dai quattro Governi. Poi lo schema del nostro Trattato, insieme a quelli per le paci degli Stati satelliti, deve essere sottoposto alle Ventuno Potenze, affinché abbiano tempo di studiarlo, almeno un mese prima della convocazione della Conferenza generale della pace. Tale Conferenza -se potrà essere convocata realmente per il primo maggio -durerà almeno un mese e mezzo, ·con un fiume di discorsi, di proteste, di richieste di modifiche, ecc. ; sicché si arriverebbe, sempre nell'ipotesi migliore, almeno alla metà di giugno. Poi le quattro Potenze, (con una ripresa della Conferenza dei ministri esteri o dei loro «supplenti») dovranno esaminare proteste e richieste di modifiche e prendere le loro decisioni definitive. Infine vi è la questione delle ratifiche dei Quattro più l'Italia che potrebbe prendere ancora parecchio tempo. Sicché -applicando la procedura decisa a Mosca -per avere finalmente la pace, dovremmo aspettare la fine dell'estate o l'inizio dell'autunno, qualora nessun evento straordinario e nessuna speciale resistenza sopraggiungano ad intralciare il complicato meccanismo.

Ho accennato ad eventi straordinari: intendevo alludere particolarmente alla continuazione della collaborazione tra i Grandi Tre, faticosamente ripresa a Mosca. È evidente che, dopo la recente grave tensione, in apparenza gener:ata dalla semplice questione procedurale di Londra, ma in realtà dovuta ad un accumularsi di fondamentali divergenze di vedute in ogni campo, ognuno dei Tre dovrebbe pensarci molte vohe prima di provocare nuove gravi scissioni. D'altra parte, non tutte le questioni sono state regolate, bene o male, al Convegno di Mosca. È infatti, rimasto insoluto l'assai grave problema del Medio Oriente (Iran , Turchia), che logicamente potrebbe esser spinto avanti dai russi nei prossimi mesi. È invero previsto un nuovo convegno a Washington dei ministri degli esteri delle tre Potenze per la seconda metà di marzo, convegno che tra l'altro, dovrebbe presumibilmente sanzionare gli schemi dei Trattati di pace da redigersi a Londra, onde consentire la riunione della Conferenza dei Ventuno entro il termine previsto. (E la Francia, in tutto questo?). Ma all'incirca, allo stesso tempo, dovrebbe maturare per lo meno la questione dell'Iran, col ritiro delle truppe russe ed inglesi stabilito per il 2 marzo. Quali nuove complicazioni verranno fuori? Una parte dell'opinione pubblica americana già protesta per la politica di Byrnes di appeasement coll'U.R.S.S. ed anche le decisioni di Mosca che possono essere considerate abbastanza favorevoli agli Stati Uniti (in particolare il compromesso per il Giappone e le deliberazioni per la Corea) vengono aspramente criticate. Sino a che punto saranno possibili nuove concessioni all'U.R.S.S.?

Comunque nella eventualità che tutto proceda come stabilito, per lo meno nella questione della pace, ti riferisco brevemente sulle posizioni americane nei confronti dei nostri problemi, nell ' ormai prossima ripresa del Consiglio dei «supplenti».

l) Frontiere colla Francia. Il noto punto di vista americano non è mutato. Il Dipartimento di Stato si augura vivamente una nostra intesa colla Francia che consenta alle altre delegazioni in Londra di prenderne atto. Non si intende esercitare pressioni su di noi.

2) Alto Adige. Punto di vista immutato: per «minori rettifiche a favore dell' Austria» si continuerebbero ad intendere le zone di San Candido . e Tarvisio. La delegazione americana a Londra porterà seco la documentazione da noi fornita: specialmente importanti oltre gli altri ovvii elementi di carattere geografico ed industriale, vengono considerate le cifre che abbiamo rimesse circa il numero degli optanti per la Germania nonché sulla partecipazione della popolazione allogena allo sforzo bellico tedesco. Vi è peraltro una certa preoccupazione per le perplessità inglesi, segnalateci già da tempo, mentre non si è sicuri dell 'atteggiamento francese. La prospettiva di dover sostenere eventuali dibattiti con gli inglesi non entusiasma gli americani. Facciamo tutto quanto possiamo per consolidare e rafforzare le loro buone intenzioni, ma naturalmente, dopo le ultime esperienze, non è possibile garantire che i propositi espressi ripetutamente a Washington restino immutati al cento per cento nell'atmosfera londinese che è debilitante per gli americani. Gli americani, d'altra parte, sembrano contare sulla posizione russa, ma i russi non sono usi a fare regali senza contropartite.

3) Venezia Giulia. Non vi è dubbio che la decisione di Londra per la fissazione del nuovo confine secondo una linea etnica «di massima» è un principio acquisito di cui si deve tener conto. Non sono stati ancora scelti i delegati che dovranno recarsi sul posto: è possibile che vada lo stesso Dunn, salvo che gli altri «supplenti» non preferiscano inviare qualcuno dei propri collaboratori. Comunque al Dipartimento non si attribuisce valore predominante a tale sopralluogo, sia per le sopraffazioni di Tito nella zona occupata dalle sue truppe sia per i minuziosi studi redatti sin dall'epoca di Versaglia. Da alcuni giorni-sotto l'incalzare degli eventi -si è ricominciato a tracciare sulla carta la «linea etnica» che a tutt'oggi è lungi dall'essere pronta e che è dubbio possa esserlo per l'inizio della ripresa dei lavori a Londra, se questo non avesse ritardi . Come ti riferii a suo tempo, il primitivo progetto americano che riuscimmo a fare adottare prima della partenza della delegazione americana per Londra prendeva sì come base la linea Wilson ma con profonde modifiche a nord ed al centro a favore della maggioranza etnica jugoslava. La rettifica a sud della zona dell'Arsa tendeva a darci un compenso economico. A quanto mi è stato detto, il tracciato della nuova linea «etnica» americana dovrebbe, nelle intenzioni del Dipartimento di Stato, seguire all'incirca il vecchio progetto. Tutto è però ancora fluido. Non manco di sorvegliare dappresso e ti telegraferò appena avrò elementi positivi. Naturalmente continuerò sino all'ultimo à fare tutto il possibile affinché gli americani si presentino a Londra con la «linea» per noi più favorevole. La questione è molto controversa e purtroppo Tito ha per sé, oltre che buone spalle, anche vantaggi vari, tra cui quelli etnici ed il «possesso» di buona parte della zona. Tuttavia sono convinto che come giuocò a nostro favore per la nota decisione adottata, la circostanza che l'America si presentò alla prima Conferenza di Londra -ed anche di fronte all'opinione pubblica mondiale -con una linea Wilson modificata, così ora la «linea etnica» americana potrà esserci di giovamento e comunque essere migliore di quella del Centro di Studi del Foreign Office.

4) Colonie. Il punto di vista americano per un «trusteeship» multiplo, con la nota prevista partecipazione italiana, rimane quello indicato nel progetto «raccomandatm) all'attenzione dei «supplenti». Se tale piano finisse per essere adottato a Londra (il che può essere ostacolato da una persistente opposizione francese) rimarrebbe tuttavia aperta la possibilità di ottenere per l'Italia, almeno per alcune delle colonie, la posizione di Potenza amministratrice. Al Dipartimento si dimostra favore per una soluzione del genere, sulla quale ho molto insistito in questi ultimi tempi. La delegazione americana, nel caso più sfavorevole, dovrebbe partire da qui con il nome della Potenza amministratrice per così dire «in bianco». Solo dopo aver sondato gli altri, si prenderebbero decisioni definitive sicché vi sarebbe ancora tempo per la nostra opera di persuasione anche in questa prima fase della pace, cui dovranno poi seguire le successive come accennato. Riferirò ulteriormente prima della partenza della delegazione. Aggiungo, intanto, che tutti indistintamente da Byrnes ai capi ufficio assicurano unanimemente che nel Convegno di Mosca non si è parlato della sorte delle nostre colonie , come delle altre nostre singole questioni .

5) Riparazioni. Permane il noto punto di vista americano.

A darti un quadro più completo della nostra attuale situazione consentirai un breve accenno alla posizione delle altre Grandi Potenze, quale è dato vedere da qui.

Inghilterra. Secondo il Dipartimento di Stato, malgrado i sensibili progressi realizzati, persiste l'ostilità contro l'Italia di una parte del Foreign Office, e dei ministri della Guerra e delle Colonie nonché di una notevole frazione dell'opinione pubblica. Nei primi tempi dopo l'avvento al potere dei laburisti si sperava qui in un marcato revirement a favore dell'Italia democratica. Sempre secondo il Dipartimento, sembra ormai chiaro, in politica estera, il prevalere delle correnti tradizionali, il che se fa piacere qui per altri problemi, dispiace sinceramente per quanto riguarda l'Italia. D'altra parte Dunn ed altri dirigenti americani, nel rilevare con sincera soddisfazione l'ottima impressione destata in tutte le delegazioni delle Grandi Potenze dalla tua persona e dall'esposizione da te fatta nella questione della Venezia Giulia, mi hanno anche parlato con viva simpatia del successo dell'opera di Carandini a Londra e delle speranze che vi annettevano.

Russia. Le attuali tendenze espansionistiche russe verso il Medio Oriente potrebbero comportare-unite ad altre considerazioni-un minore interessamento del Cremlino alle nostre questioni africane . Mentre, poi, il parallelismo, sancito a Mosca , tra la nostra pace e quelle dell'Europa Orientale (che in realtà meno interessano l'America dal punto di vista territoriale) , se ha i suoi lati negativi, potrebbe presentarne anche uno positivo per due considerazioni: l) l'U.R.S .S. insisterà per assicurare agli Stati, da essa protetti , delle buone condizioni di pace almeno in tutta una serie di questioni, ciò che non consentirebbe che si facciano condizioni peggiori all'Italia nelle questioni corrispondenti , dati anche gli speciali riconoscimenti sanciti a Potsdam; 2) il desiderio russo di avere parte predominante in quella pace, potrebbe )imitarne l' ingerenza nella pace italiana, comunque ne derivano possibilità di reciproche concessioni nei due settori.

Francia. La Francia è realmente e profondamente delusa dalle decisioni di Mosca. Si prevede già al Dipartimento di Stato una prossima mossa francese che potrebbe procrastinare la Conferenza dei «supplenti» çli Londra e rendere necessarie altre trattative. Comunque, per quanto ci riguarda, data la necessità di un 'unanime consenso, il malcontento francese può giovare alle nostre tesi . In linea generale, la estromissione pratica di Parigi dalle deliberazioni effettive concernenti l' Europa orientale dovrebbero rendere più operanti le buone disposizioni già manifestate nei riguardi dell'Italia e diminuire il valore attribuito alle sue note rivendicazioni territoriali nei nostri confronti.

In conclusione, dal riepilogo che ho tracciato, e sempre nella visione che è dato avere da qui , mi sembra che l' orientamento che se ne può trarre può così sintetizzarsi :

l) Data la pace a lunga scadenza di almeno otto mesi che ci attende e la possibilità tutt 'altro che esclusa di intoppi e complicazioni gravi di carattere o generale o specifico , occorre continuare a battere sul tasto della revisione dell'armistizio. Ciò sia per le immediate agevolazioni e soddisfazioni morali che ne deriverebbero al nostro Paese ed al Governo, sia per consolidare le nostre posizioni nel caso deprecato che si rendesse indispensabile una nostra resistenza. È ciò che ho fatto nei giorni scorsi e che mi riservo di continuare, senza dare peso determinante alle dichiarazioni testè fatte da Byrnes ai giornalisti.

2) La tua ferma presa di posizione coi tre ambasciatori e le manifestazioni di malcontento dell'opinione pubblica-finalmente unanime-per le decisioni di Mosca, sono state quanto mai opportune ed hanno incontrato anche la piena approvazione della corrente a noi favorevole del Dipartimento di Stato. L'impressione è stata notevole. Ritengo che convenga non sottovalutare gli effetti, presso almeno le Potenze anglosassoni e la Francia, di nostre decise prese di posizione. Ti ho già telegrafato circa la possibilità di adottare analoga linea per quanto riguarda l'Alto Adige. Ritengo che anche per le colonie, quando se ne presentasse la necessità ed il momento propizio, si possa agire nello stesso modo.

3) Per quanto concerne la nostra consultazione, agisco qui con ogni insistenza, per farci confermare da Byrnes almeno le assicurazioni a suo tempo datemi al Dipartimento -tramite Phillips e Grew -in relazione alla dichiarazione di guerra al Giappone. Spero che si provvederà in tal senso oggi stesso. Naturalmente la questione non si esaurisce qui. Al Dipartimento si sarebbe favorevoli ad un sistema di nuove nostre audizioni nei problemi più importanti, sulla base del precedente per la Venezia Giulia. Anche in questa materia, al momento opportuno, si potranno intensificare le pressioni per cercare di realizzare le intenzioni americane nel modo migliore possibile. Così pure, quando saranno maturati i tempi, occorrerà cercare di ottenere che lo schema completo del trattamento da sottoporsi alle Ventuno Potenze ci sia pure comunicato per le nostre osservazioni.

4) Con lettera a parte del 28 corr. 1 , che partirà insieme con questa mia, ti ho già segnalato alcune possibilità di migliorare le disposizioni nei nostri confronti . Non ritorno sull'argomento.

5) Per quanto riguarda il campo di azione e di manovra che può presentare la ripresa dei lavori dei quattro supplenti, è evidente l'apporto che possiamo trarre da una combinazione America-Francia. Tu conosci le ottime disposizioni personali di Dunn , il quale pure essendo molto ascoltato anche perché è l'unico tecnico di valore di cui Byrnes dispone, è sempre un funzionario che non può avere una voce definitiva e deve, in ultima analisi, non insistere eccessivamente di fronte ai suoi superiori politici. Occorre quindi dare a Dunn la possibilità di far leva sull 'atteggiamento francese. Quest'ultimo è di fondamentale importanza specie nella questione coloniale. Dunn è in ottimi rapporti con Carandini, il quale, potrebbe avere possibilità di manovrare. Riparlerò ancora della questione con Dunn prima della sua partenza. Intanto, dopo il mio colloquio con Couve de Murville 2 , quando fu qui, ho riparlato in questi giorni coll'ambasciatore di Francia, accennandogli che una manifestazione di amicizia e solidarietà itala-francese avrebbe potuto essere particolarmente opportuna in questo momento . Mi rispose che era dello stesso avviso. Cercammo insieme un'occasione propizia per una tale manifestazione, che potrebbe acquistare un'adeguata solennità, si parlò della eventuale occasione della firma dell'accordo sull'apporto operaio italiano alla ricostruzione francese: mi pare il


1 Non pubblicata. 2 Vedi serie decima, vol. II , D. 694.

motivo innocuo, che può però permettere a te e a de Gaulle -o Bidault -di pronunciare alcune frasi significative e ammonitrici sulla volontà di difesa comune degli interessi supremi delle due Nazioni , cui la civiltà del mondo intero più deve. Bonnet mi promise che -nei limiti della non mai troppa circospezione telegrafica -avrebbe cercato di ispirare a Parigi questo pensiero. Alla vigilia delle discussioni di Lond'ra , e durante la Conferenza generale che sembra si tenga a Parigi, mi pare che ogni mossa di solidarietà italo-francese abbia valore, anche per far intendere ai terzi che possiamo non essere soli . Aggiungo , ad ogni buon fine, che Don Sturzo ha scritto testé a Bidault in favore della sempre più stretta intesa italo-francese.

Mi accorgo, caro De Gasperi, che questa lettera, che voleva essere breve, è diventata via facendo terribilmente lunga . Metto punto per questa volta.

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L'INCARICATO D'AFFARI A DUBLINO, CONFALONIERI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. RISERVATO PER CORRIERE 581/0 l. Dublino, 2 gennaio 1946 (per. il 14).

Sono stato ricevuto ieri dal sig. De Valera per i consueti auguri di capodanno.

Il primo ministro, al quale nuovamente ho espresso parole di riconoscenza per gli aiuti forniti dall'Irlanda alla nostra popolazione, così largamente se si considera che questo Paese raggiunge appena i tre milioni di abitanti, mi ha riaffermato «a nome della maggioranza del popolo irlandese i sentimenti di simpatia nutriti per l'Italia». De Valera ama in ogni occasione citare «la maggioranza del popolo irlandese» ritenendosi esponente della medesima .

Venendo a parlare della situazione generale europea, egli si è dimostrato scettico sulla probabilità che il continente possa godere di una pace duratura e che nei futuri conflitti alcuna capitale riesca a salvarsi dalla distruzione . «Appunto per questo», egli ha continuato, «permettetemi che ve lo dica, accarezzo un sogno, quello di Roma città aperta , internazionalmente riconosciuta come tale; ma per attuarlo bisognerebbe fossero definitivamente trasportati altrove in tempo di pace i ministeri, anche quelli civili. So che molti italiani sarebbero contrari a tale passo, considerandolo una abdicazione politica e morale, ma lasciatemi, malgrado ciò, nutrire speranza che un giorno ci si arrivi. Sarebbe un tale omaggio all'unicità di Roma»!

Mi sono limitato a rispondere che Roma era stata dichiarata città aperta dopo la caduta del fascismo appunto per le speciali considerazioni dovute al suo patri-· monio religioso ed artistico ed a fargli osservare le enormi difficoltà esistenti, anche solamente dal lato tecnico, per la creazione di un centro amministrativo-militare lontano almeno ottanta miglia (distanza da lui citata) dalla capitale spirituale e storica, alla quale il popolo italiano non avrebbe mai potuto rinunciare senza portare il più grave pregiudizio all'unità nazionale.

Non è la prima volta che De Valera sia a me che ad altri ha manifestato il predetto punto di vista, generato in parte da un suo convincimento personale, in parte da motivi di opportunità per venire incontro alle aspirazioni nutrite da alcuni ambienti dello Stato del Vaticano e da esponenti del mondo cattolico, i quali, come noto, vorrebbero che la Chiesa procedesse sempre più decisamente verso la propria internazionalizzazione e che si arrivasse ad attribuire a Roma sopra ogni altro il carattere di capitale internazionale della cattolicità.

50

L' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 86 /3. Mosca, 3 gennaio 1946, ore 21,17 (per. ore 9,10 del 4 ) .

Telegramma di V.E. 11058 1 .

È bene tener presente che russi considerano rumeni bulgari ungheresi cobelligeranti al pari di noi: solo per bulgari è stato espresso rifiuto da parte inglese riconoscerli come tali. Atteggiamento russo in merito situazione speciale italiana essendoci noto, non credo abbia nessuna utilità tentare ottenere da questo Governo riconoscimento nostra interpretazione dichiarazione Potsdam relativa Italia. Per quanto concerne possibilità far valere nostro punto di vista e di discutere liberamente trattato di pace non credo che in principio nessuno dei Tre Grandi abbia intenzione rimangiarsi assicurazioni, del resto assai generiche, che ci sono state date. Senonché, come nel caso pace giusta, con stesse parole vincitori intendono cose del tutto differenti: essi ci possono dire che già da mesi siamo stati ammessi far valere nostro punto di vista e che ministro esteri italiano è stato chiamato Londra. Ora intendiamo invece essere ammessi far valere punto vista e discutere in condizioni parità : questo in realtà non ci è stato mai promesso, per lo meno in forma non equivoca, e non ritengo che nessuno dei vincitori abbia mai avuto intenzione concederlo. Quali che siano assicurazioni spiegazioni verbali che ci potranno essere date specialmente a Washington, credo sia necessario non farsi illusioni: libera discussione per noi potrà al massimo arrivare permetterei discutere modifiche qualche punto secondaria importanza, ma per quanto concerne clausole

più importanti trattato noi saremo liberi discuterlo tanto quanto Germania ha potuto discutere trattato Versailles. Temo che quando anche noi riuscissimo ad avere solenne conferma dichiarazione Potsdam e assicurazioni dateci posteriormente in varia forma, vincitori resterebbero liberi dare tutto questo interpretazione che essi vogliono, anche se non è interpretazione nostra.


1 Vedi D . 39.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI , AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AI RAPPRESENTANTI A LONDRA, CARANDINI, E A PARIGI, SARAGAT

T. 96/c. Roma, 4 gennaio 1946, ore 18.

Con telegramma in chiaro n. 95 /C ho trasmesso un brano del discorso pronunciato il 29 dicembre u.s . da Palmiro Togliatti al Congresso del Partito comunista relativo al problema delle nostre frontiere settentrionali 1 . Voglia richiamare al caso l'attenzione di codesti ambienti politici e giornalistici sulle frasi anzidette ponendo in rilievo completa unanimità di vedute che in merito questione Alto Adige esiste fra tutte le correnti politiche italiane.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIA TORI A MOSCA, QUARONI, E A WASHTNGTON, TARCHJANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. 100/c. Roma, 4 gennaio 1946, ore 21,30.

Governo francese avrebbe, fra l'altro , richiesto ai Governi rappresentati recente convegno Mosca, di conoscere su quali «basi democratiche» Jugoslavia, Grecia e Albania, vittime principali aggressione fascista, sarebbero state escluse da consultazioni e redazione pace con l'Italia.

Gioverebbe possibilmente conoscere se tale informazione è esatta2 .


1 Non pubblicato. Togliatti aveva dichiarato: «Mi sembra particolarmente grave una richiesta di modificazione delle nostre frontiere settentrionali perché si tratta dei rapporti del popolo italiano con il germanesimo al quale dobbiamo sbarrare la porta e per quanto grande sia la nostra gioia nel veder costituirsi una repubblica austriaca indipendente, libera e democratica , non possiamo tuttavia dimenticare la differenza tra quello che questo popolo ha fatto e quello che ha fatto l'Italia ; non possiamo dimenticare che la maggior parte delle divisioni S.S. erano disgraziatamente divisioni austriache contro le quali noi ci siamo battuti con le armi alla mano e abbiamo cacciato dal nostro territorio)}.


2 Per le risposte di Tarchiani e Carandini vedi DD. 59 e 77. Non è stata rinvenuta una risposta telegrafica di Quaroni.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AI RAPPRESENTANTI A LONDRA, CARANDINI, E A PARIGI, SARAGAT

T. 101/c. Roma, 4 gennaio 1946, ore 21.

Governo britannico ci ha manifestato sua sorpresa per disappunto provocato in Italia da decisioni Convegno Mosca. Abbiamo naturalmente risposto che siamo a nostra volta sorpresi della sorpresa. Comunque, poiché una Reuter ufficiosa ha dato un elenco delle ragioni che avrebbero motivato il nostro scontento o inesatto

o falso, abbiamo provveduto a rettificare.

Reuter ha affermato che Italia si lagna: per mancanza libertà condurre negoziati commerciali con terzi, libertà di cui invece godrebbe in pieno; per contrarietà alleata a ripresa relazioni dirette italo-jugoslave; per rinvio pace a tempo indeterminato.

Lei sa che libertà negoziare è più teorica che reale; che sappiamo perfettamente che ripresa con Jugoslavia è incoraggiata e non ostacolata dagli Alleati; che procedura prevista a Mosca può perfettamente prestarsi a remore e rinvii.

Ragioni nostro scontento sono state comunque da me direttamente illustrate a rappresentanti alleati 1: esse si accentrano sopra tutto su circostanze che cobelligeranza, con tutto quanto essa comporta, è stata almeno apparentemente negletta e Italia accomunata in blocco a Paesi vinti, senza discriminazioni almeno apparenti.

Nel frattempo si è insabbiato a Mosca anche quel modus vivendi provvisorio che avrebbe almeno dovuto sgravarci dalle pesanti clausole economico-finanziarie dell'armistizio, le quali rappresentano un inceppo insormontabile alla ricostruzione e una lenta emorragia, che è necessario tamponare, come lo stesso Byrnes ha riconosciuto ieri nelle sue dichiarazioni alla stampa.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 102/c.2 . Roma, 4 gennaio 1946, ore 21.

Suo 998 3 .

Questo ambasciatore degli Stati Uniti, in risposta alle mie comunicazioni circa Conferenza Mosca 1 , mi informa d'ordine del suo Governo che:

l. le conclusioni di Mosca nei confronti dei trattati di pace sono basate sugli accordi raggiunti a Potsdam;


1 Vedi D . 39. 2 Trasmesso anche alle rappresentanze a Londra, Parigi e Mosca. 3 Vedi D . 45, nota 2.

2. il riconoscimento dello sforzo bellico dell'Italia, come cobelligerante, contenuto nel comunicato di Potsdam, non è stato in alcun modo invalidato;

3. il Governo degli Stati Uniti continua naturalmente ad aderire alle dichiarazioni fatte al Governo italiano nel giugno 1945, relative al proposito (expectation) nordamericano che, prima della stesura conclusiva del trattato di pace, sia data all'Italia ogni opportunità (full opportunìty) di discutere il trattato e di esporre il suo punto di vista 1•

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IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 179/10-11. Parigi, 5 gennaio 1946, ore 22 ( per. · ore 14,30 del 6) .

Ieri ministro degli affari esteri interim Gay rimessa questo ambasciatore America nota risposta comunicazione fatta Francia seguito Conferenza Mosca. In tale nota esprimesi accordo di massima Governo francese circa conferenza per trattati pace da tenersi Parigi. Tuttavia Governo francese subordina conferma tale adesione ad alcuni «chiarimenti», osservando che, affinché decisioni conferenza possano avere forza ed efficacia reale, discussione trattati Italia, Romania, Bulgaria, Ungheria e Finlandia debba essere ampia, approfondita, comportando audizione rappresentanti questi Stati senza che ciò costituisca precedente nei riguardi Germania. Decisioni definitive dovrebbero inoltre spettare Organizzazione .Nazioni Unite.

Con tale nota Francia sembra voler precisare sua rinuncia già ventilata politica blocco occidentale od intermediaria tra Occidente ed Oriente per ritornare posizione, già assunta San Francisco, di paladina nazioni medie e minori, nelle quali comprendonsi ora nazioni ex satelliti Germania. Ponendosi come nazione tutelatrice diritto giustizia per tutti, essa sembra cercare rifarsi autorità morale che le consenta riprendere funzione eminente politica internazionale. Ritengo che Italia possa sostanzialmente avvantaggiarsi passo francese, anche se essa viene messa, in conseguenza tesi egualitaria sostenuta da Francia, su stesso piano altri Stati ex satelliti: assicurata nostra partecipazione conferenza non escluderebbesi ulteriore possibilità richiedere riconoscimento nostra speciale situazione.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. 7/l. Mosca, 5 gennaio 1946 2 .

Le decisioni della Conferenza di Mosca mi inducono a riprendere la questione del trattato di pace.


1 Kirk aveva comunicato questa risposta con un promemoria del 2 gennaio. 2 Manca l'indicazione della data di arrivo.

V.S. mi permetta di ricordare che non ho avute mai molte illusioni su quello che sarebbe stato il trattato di pace per noi e non ho mai celato a V.S. né le mie conclusioni pessimiste, né le ragioni per cui ero arrivato a queste conclusioni.

Col mio rapporto n. ~73/284 del 21 agosto 1945 1 , inviato alla S.V. alla vigilia della Conferenza di Londra, avevo espresso il parere che non c'era più niente che noi potessimo fare per migliorare le nostre sorti, che non c'era mai stato niente da fare, perché la sorte dell'Italia ormai era stata già decisa a priori, ben prima che noi uscissimo dalla guerra; e che tutte le mezze promesse fatte e poi ritirateci non erano stati che mezzi tattici per arrivare al fine che si desiderava raggiungere: l'eliminazione dell'Italia come grande potenza, sia pure l'ultima, e togliere all'Italia non solo i mezzi di offendere, ma anche, in quanto possibile, i mezzi di continuare la sua politica tradizionale di destreggiarsi fra i contrasti e gli aggruppamenti delle potenze maggiori; l'eliminazione di quell'Italia, in una parola, che, per cinquanta anni almeno, era riuscita a dar fastidio e a farsi pigliare sul naso da tutti.

Se in data 21 agosto, in base ad un ragionamento induttivo, la nostra situazione, per quanto concerneva la soluzione di alcuni dei problemi connessi col trattato di pace, si poteva considerare cattiva, tutto quello che è accaduto da allora in poi non mi sembra che permetta un apprezzamento più ottimista della nostra situazione.

Se si potevano infatti avere allora ancora alcune speranze sulla possibilità di soluzioni meno sfavorevoli a noi, queste speranze erano basate sulla presunzione di una disposizione degli americani favorevole a noi, e sulla loro capacità e possibilità di far prevalere il loro punto di vista nei consigli degli Alleati.

Le dichiarazioni del ministro Byrnes, dopo la Conferenza di Londra, sono state, mi sembra, sufficientemente esplicite: almeno per farci comprendere che, buone parole a parte, il nostro concetto di pace giusta non corrispondeva affatto al concetto americano. Quanto poi alla capacità degli americani di difendere il loro punto di vista nei consigli degli Alleati, mi sembrerebbe che tutto quello che è accaduto a Londra e dopo dovrebbe portare a far cadere tutte le illusioni.

Mi riservo, appenC'). avrò gli elementi necessari che stanno gradatamente venendo fuori, di riferire a V.S. sul complesso della Conferenza di Mosca 2• In linea di massima dovrei dire intanto che sarebbe stato difficile mostrarsi più inabili, come negoziatori, di quanto abbiano fatto gli americani.

La grana piantata sulla questione della democrazia balcanica, in sé stessa, era una mossa che poteva dare, ed effettivamente dava, fastidio ai russi, ma che era a priori destinata all'insuccesso. Essa poteva solo essere giustificata per ragioni tattiche; ossia come una mossa offensiva americana diretta ad ottenere che i russi, per avere le mani libere nella loro zona di amicizie, si mostrassero più arrendevoli su altre questioni, per esempio le questioni italiane (frontiere con la Jugoslavia , colonie, riparazioni, Dodecanneso) e questioni mediterranee in generale. Ed era questa una manovra che condotta con calma, pazienza e capacità, avrebbe potuto condurre a dei risultati favorevoli agli americani: ed era quello che i russi temevano. Invece,


1 Vedi serie decima, vol. II, D . 439. 2 Vedi D. 78.

gli americani, dopo aver fatto , a parole, fuoco e fiamme sulla democrazia dei Balcani, hanno capitolato in pieno (vorrei sperare che nessuna persona di buon senso voglia sostenere che, dato lo stato di cose esistente in Bulgaria e in Romania, la situazione sia cambiata per l'immissione nel Governo di un paio di ministri tratti dai partiti dell ' opposizione, due ministri che il giorno che abbiano servito al loro scopo , possono benissimo esser messi via, come è stato fatto in Jugoslavia) senza nemmeno essersi assicurati , in cambio , che i russi consentano a recedere su tutte le altre questioni sollevate dopo. Per cui, il giorno che le trattative riprendono a Londra, noi abbiamo una Russia la quale mantiene il suo punto di vista, sugli Stretti e sulle frontiere orientali turche , sulle nostre colonie, che in vasta misura continua ad appoggiare la tesi jugoslave per quanto concerne le nostre frontiere orientali, mentre gli americani, in Europa almeno, si sono privati dell'unico mezzo di pressione che essi potevano avere per indurre la Russia a fare delle concessioni.

Lasciamo da parte la questione delle nostre colonie, tanto ormai a restituirle, in una forma o nell'altra, a noi, non credo nessuno seriamente ci pensi: si tratta soltanto di decidere fra i vincitori chi e in che forma se le prenderà; è quindi una lotta fra di loro. Ma per quanto concerne riparazioni e nostri confini orientali, si dovrà arrivare ad una soluzione di compromesso: già di per sé questo non sarebbe molto incoraggiante perché in un anno e mezzo di negoziati russo-americani abbiamo già potuto chiaramente vedere su che basi si fanno generalmente questi compromessi : ma se, come è possibile, alla prossima riunione dei tre ministri degli esteri che dovrà rivedere e risolvere il lavoro fatto dai supplenti, venissero sollevate anche le questioni concernenti la Turchia e il Dodecanneso, questioni che interessano gli inglesi e gli americani assai più che quelle che ci concernono direttamente, abbiamo sempre da temere che un compromesso, un po' più vantaggioso agli anglo-americani, su queste questioni venga raggiunto a spese di questioni che ci toccano più da vicino. Gli americani hanno più volte dichiarato che non accetteranno compromessi e baratti sulle questioni italiane: ma hanno dichiarato tante cose ... per quanto mi concerne ne sarò sicuro solo quando tutto sarà finito.

Data la situazione in cui si riaprono i negoziati , con i russi incoraggiati dalla grossa vittoria avuta, e gli anglo-americani evidentemente ammosciati dalla grossa sconfitta avuta (per quanto tentino di mostrare, sia pure con scarsa convinzione, che non è stata una capitolazione completa) vediamo le probabilità che ci aspettano.

l. Frontiera orientale. Allo stato attuale delle cose credo faremmo bene a non farci illusioni: il massimo che possiamo sperare è la linea Morgan. Dico il massimo perché oggi , dopo come sono andate le cose alla Conferenza di Mosca, non mi sento più affatto sicuro che riusciremo a salvare Trieste. È esatto che ci sono delle ragioni, che non hanno nulla a che fare con gli interessi italiani, per cui gli anglo-americani preferirebbero che Trieste non andasse agli jugoslavi, il che è tanto dire ai russi. È vero anche che i russi , la Jugoslavia avendo nelle sue mani le linee di comunicazione, non danno a Trieste in se stessa una importanza capitale: però se le mie informazioni sono esatte, da parte jugoslava si sta cercando di convincere Mosca, non senza successo, che la situazione interna in Jugoslavia a causa sopra

• tutto degli intrighi degli emigrati in Italia, non è ancora stabilizzata come si vorrebbe; che il prestigio di Tito e la sua situazione interna sono strettamente legate con la questione di Trieste: e che se Tito non dovesse arrivare a quello che desidera, ciò significherebbe un colpo grave al suo prestigio interno ed alla solidità della sua situazione. Egli sta facendo presso i russi quello che noi cerchiamo di fare presso gli anglo-americani, quando diciamo loro dei rischi a cui una pace dura mette la democrazia in Italia. Con la differenza però che mentre sarebbe azzardato affermare che gli americani non vedrebbero con piacere l'attuale democrazia italiana sostituita con altri tipi di democrazia, i russi ci tengono, e moltissimo, a che Tito resti solidamente in arcione in Jugoslavia. Se quindi quanto dice Tito corrisponde a verità o se, il che sarebbe lo stesso, i russi ne sono convinti, possiamo temere una nuova offensiva jugoslava, appoggiata da russi, sulla questione della Venezia Giulia. La base di questa offensiva sarà quella che ho già da tempo segnalata a V.S. : è vero che la regione è, etnicamente, in prevalenza italiana, ma gli italiani che vi vivono nella loro grande maggioranza desiderano l'unione federativa con la Jugoslavia. Adesso è evidente gli americani ci diranno non cederemo mai, ma dopo tante e tante esperienze fatte, chi ci può garantire che all'atto pratico non ci verranno poi a fare una bella lezione sulla necessità di mentenere ad ogni costo la collaborazione fra i Tre Grandi?

2. Frontiere settentrionali. Io temo che il risultato delle elezioni austriache abbia introdotto nella questione nuovi elementi a noi poco favorevoli. Se le elezioni avessero data una influenza preponderante ai comunisti, gli americani e gli inglesi avrebbero certamente appoggiato il nostro punto di vista: e non credo che i russi, per conto loro, avrebbero sposata la causa austriaca, convinti come sono che l'Alto Adige è piuttosto un covo di conservatori . Siccome però oggi c'è in Austria un Governo di destra, che evidentemente gli anglo-americani hanno tutto il desiderio di rafforzare al massimo, in maniera da evitare, se ed in quanto è possibile, che l'Austria in un modo o nell'altro ricada sotto l'influenza preponderante russa, è da temere che appunto per rafforzarlo, essi cercheranno di dargli un successo nella questione dell'Alto Adige. Non arrivo a credere che ci porteranno via tutto l'Alto Adige, ma credo assai poco che riusciremo a conservarlo tutto; si tratterà, come dice Carandini, di interpretare generosamente, le «rettifiche di frontiera». Per le stesse ragioni i russi dovrebbero non essere contrari a che l'Alto Adige ci resti: e credo che effettivamente sia così: non credo però che sia uno di quei punti su cui essi sono disposti ad impegnarsi sul serio in nostro favore: ci si potrebbe arrivare, nel quadro di un nostro completo cambiamento di fronte nel campo di una politica estera diversa: eventualità però che, nelle circostanze attuali, va considerata come del tutto teorica: primo perché noi non siamo in grado di scegliere l'orientamento della nostra politica estera: secondo perché, anche se lo potessimo fare, dubito assai che, nell'attuale congiuntura internazionale, i russi sarebbero disposti a rischiare un nuovo putiferio con i loro alleati, con una incursione in una zona che finora essi hanno riconosciuta come caccia riservata anglo-americana.

Dato che nelle due questioni territoriali noi sembreremmo destinati a fare le spese della politica interna che i russi e gli anglosassoni vogliono fare rispettivamente in Jugoslavia e in Austria, mi si potrebbe domandare per quali ragioni ritengo che

né l'uno né l'altro siano disposti a tener conto di quelle che possono essere le ripercussioni sulla politica interna italiana di soluzioni così contrarie alle nostre aspirazJOm.

Per quanto riguarda la Russia la situazione è complessa: non voglio arrivare a dire che alla Russia è completamente ind ifferente che l' Italia ridiventi «fascista», ma la Russia fa, prima di tutto, la sua politica ; in questo momento la Russia ritiene necessario, ai suoi fini, di avere in Jugoslavia un regime sicuro dal punto di vista della politica estera; sicura si sente solo con Tito: e questo suo scopo essenziale di politica estera non è disposta a sacrificarlo sull'altare a una futura democrazia italiana, in favore di un'Italia che non entra, oggi, nel quadro della sua politica.

Per quanto riguarda gli anglo-americani io ci vedo due ordini di idee: il primo, forse prevalentemente americano , è proprio di politica interna, quello che dicono o possono dire i governanti americani è una cosa ; ma i veri padroni dell'America, i grandi interessi, mi sembra che ci abbiano fatto capire abbastanza chiaramente quale è il tipo di democrazia che essi vorrebbero vedere in Italia ; se quindi noi diciamo loro: guardate che una pace che ci imponesse gravi e sentiti sacrifici territoriali mette in pericolo l'attuale regime democratico italiano, non sarei sorpreso che qualche grosso businessman, dì quelli che tira no i fili effettivi della politica americana, rispondesse in cuor suo: «that is just what I want».

Il secondo, io ritengo prevalentemente inglese, ha in vista degli obiettivi più lontani di politica estera. È fin troppo noto quanto nel passato l'irredentismo ha messo la nostra politica estera su linee obbligate. Fino al 1914, noi potevamo fare colla Germania e con l'Austria tutte le alleanze che volevamo: a Londra, a Parigi, a Pietroburgo si sapeva troppo bene che il giorno in cui l'Austria si fosse trovata in guerra, noi non avremmo esitato un momento a saltarle addosso. n trattato di Versailles ne è stata un'altra prova: ci è stato gettato negli occhi il granello di sabbia di Fiume e noi abbiamo perso il lume della ragione; per avere quello a cui credevamo di avere diritto, non abbiamo esitato a sacrificare la possibilità che avevamo di crearci, moralmente almeno, una posizione di Grande Potenza sul serio, abbiamo dimenticati tutti i nostri altri possibili interessi nel resto del mondo, ci siamo fatti prendere sul naso da tutti; e lo scontiamo oggi. n conte Sforza, nel fare la sua politica adriatica, oltre che da ragioni !!uperiori di ragionevolezza, era guidato anche, e lo disse allora molto chiaramente, dall'idea che l'Italia non avrebbe mai potuto avere una sua politica estera se non si liberava dalle fissazioni adriatiche.

Ora supponiamo un'Italia con grosse decurtazioni alla sua frontiera orientale; ed ecco tutto il risorgente nazionalismo italiano inchiodato all'aspirazione di riacquistare le terre perdute, ecco reso impossibile ogni sincero riavvicinamento con la Jugoslavia; ecco reso impossibile ogni nostro vero riavvicinamento colla Russia: da parte inglese e da parte americana ogni tanto, quando lo si riterrà necessario , ci si farà balenare qualche vaga possibilità di revisione delle frontiere, anche senza avere la minima intenzione di fare qualche cosa di serio ; questo basterà per legare noi agli anglo-americani più di qualsiasi accordo. L'Italia fascista ha ben tenuta legata al carro per molti anni l'Ungheria con delle vaghe promesse di revisione, senza che nessuno, da noi, pensasse mi.nimamente a fare sul serio qualche cosa. Lo stesso ragionamento può valere nei riguardi dell ' Austria ed anche nei riguardi delle rivendicazioni francesi .

Voglio precisare: non credo, anzi escludo, che un piano così machiavellico sia· il piano di Byrnes o di Bevin. Oggi le questioni italiane, di fronte ai grossi problemi sul tappeto , sono delle questioni secondarie: sono il banato di Temesvar di questa nuova Versailles. I ministri degli esteri, i loro supplenti sono stanchi, oberati di lavoro; l'iniziativa, più che nelle loro mani, è in quelle di qualche loro oscuro collaboratore; dobbiamo tener conto dell 'influenza ostile ed attiva della Jugoslavia, della Grecia e di altre potenze minori, della ossessione della collaborazione ad ogni costo, della ossessione di risolvere come che sia le questioni pendenti: dobbiamo tener conto anche di idee, forse strampalate, ma che nel mondo anglo-sassone hanno molto corso, quali quelle espresse dal signor Toynbee (che complicati accordi di traffico, di frontiera, di scambio possano facilitare il crearsi di una mentalità internazionale): tutti questi elementi contano, nelle decisioni effettive che saranno prese, assai più che la volontà e le buone disposizioni di un Bevin, di un Byrnes, di un Molotov.

Meditiamo un po' quello che è accaduto nell'altra Conferenza della pace, per tutte le questioni che non concernevano direttamente i Grandi di allora. E vedremo quindi come a tante delle decisioni concernenti Ungheria, Polonia o che so io, decisioni che poi sono state così amaramente rimpiante, quando era troppo tardi, si è arrivati non per la volontà dei ministri degli esteri, ma appunto per il giuoco di elementi irresponsabili.

3. Colonie. Mi sembra ormai pacifico che non ci sarà nessuno che alla Conferenza della pace proporrà la restituzione all'Italia delle sue colonie pre-fasciste, sia pure a titolo di amministratore a nome delle Nazioni Unite. Il massimo che potremo sperare, dato che probabilmente la tesi che prevarrà sarà quella del mandato plurimo (tutta la chiacchierata relativa alla Corea nel comunicato finale della Conferenza di Mosca mostra chiaramente l'indirizzo generale), è di avere uno o due rappresentanti nel consiglio di amministrazione, a cullarci nella speranza che questi posti diano ai nostri rappresentanti una influenza effettiva maggiore di quella che avrebbe potuto avere il delegato del Paraguay alla Commissione dei mandati presso la defunta Società delle Nazioni.

4. Riparazioni. Su questo argomento tornerò con apposito rapporto 1: in questa sede mi limito a dire che trecento milioni di dollari richiesti dalla Russia per sé e per i suoi protetti, dovremo finire per pagarli: resta solamente a sapere se li pagheremo tout court in natura o li pagheremo in impianti industriali, o magari in assets italiani nelle due Americhe o altrove; la Russia non mollerà di certo e un terreno di compromesso a spese nostre lo si troverà senz'altro.

Di fronte a questa situazione poco brillante viene fatto naturalmente di porsi una questione : possiamo noi ancora fare qualche cosa per modificare la situazione?

Sono molti mesi che abbiamo bussato a tutte le porte: formalmente ci sono delle differenze: a Washington ci si domandano e si discutono con noi dei promemoria sulle varie questioni che ci interessano: a Londra, da quello che vedo , i nostri esperti riescono a parlarne all'ufficio studi: a Mosca oggi vengono accettati con l'aria di dire «ringraziateci che non ve li mandiamo indietro». In realtà però i


1 Vedi D. 61.


73 Tre Grandi Alleati ne tengono esattamente lo stesso conto. Tutte le questioni che ci riguardano sono esclusivamente delle questioni fra Alleati; si tratta di dividere le nostre misere spoglte, di delimitare le proprie zone di influenza, di dare dei fastidi all'altra parte: si tratta cioè di tutto meno che di tener conto degli interessi e dei diritti italiani. Abbiamo cercato di far capire, a destra e sinistra, che questo atteggiamento è sbagliato, che un'Italia risentita, umiliata, ridotta alla disperazione può un giorno essere in Europa e nel mondo un elemento di disordine. Potremo continuare a farlo: nessuno ci sta a sentire.

Se qualche miglioramento della nostra situazione , tale quale mi appare oggi, è ancora sperabile, esso può venire solamente da qualche imprevedibile aggiustamento degli interessi contrastanti degli Alleati , che possa giuocare in nostro favore, ma non da una azione diplomatica nostra. Si ama troppo da noi fare il paragone con l'opera svolta al Congresso di Vienna da Talleyrand in favore della Francia: ma erano altri tempi, altre atmosfere; oggi Talleyrand ministro degli esteri d'Italia non riuscirebbe a fare niente di più di quello che è stato fatto. Possiamo continuare, per debito di coscienza, a lavorare sulle vie che abbiamo seguite fino ad ora purché evitiamo di seccare, e purché non diamo troppa importanza a questioni di puro prestigio , che non fanno altro che renderei ridicoli , non c'è nulla di male nel farlo: ma bisogna che non ci facciamo illusioni sul possibile risultato della nostra azione, e sopratutto che non facciamo illusioni al popolo italiano.

Una sola cosa ci resta da fare, l'unica a mio avviso che si possa fare ancora per migliorare, in qualche punto almeno, il trattato di pace: il rifiuto da parte del popolo italiano di ratificare il trattato di pace.

Premetto che questo sarà possibile solo dopo che, fatte le elezioni alla Costituente e le elezioni essendosi svolte in modo che non si possa ragionevolmente dire che esse non sono state libere, l'Italia potrà avere un Governo che, fuori di ogni discussione, debba essere considerato come rappresentativo della volontà del Paese, almeno secondo le regole generalmente accettate. Se il trattato di pace fosse respinto dal Governo italiano, quale esso è oggi, il Governo sarebbe immediatamente dichiarato non rappresentativo e sostituito con un altro .

L'Assemblea costituente deve riunirsi , a quanto mi sembra, ai primi di maggio: ossia contemporaneamente alla riunione della Conferenza generale della pace: uno dei primi atti della Costituente dovrebbe essere quello di togliere all'esecutivo il diritto di concludere trattati importanti; questo già metterebbe la delegazione italiana alla Conferenza della pace in condizione di un certo vantaggio perché essa potrebbe sempre sostenere di non essere in grado· di impegnarsi, ma di dover riferire all'Assemblea. L'Assemblea dovrebbe anche far sua, solennemente, la dichiarazione del presidente Parri, che ci sono cioè dei limiti a quello che qualsiasi Governo italiano può accettare; ne seguirebbe che se il trattamento di pace va al di là di certi limiti, che bisognerebbe però mantenere in proporzioni ragionevoli, la Costituente rifiuterà di ratificarlo . A questo punto bisognerebbe che intervenisse un accordo onesto e sincero fra tutti i partiti italiani per cui tutti i partiti in questa eventualità si impegnassero a rifiutare di costituire un governo. L'Italia, essendo ancora in regime di armistizio, in mancanza di un Governo italiano, e nell'impossibilità di crearne uno che abbia una parvenza di legalità -questo è un punto essenziale perché il piano che io propongo possa riuscire -gli anglo-americani dovrebbero prendersi sulle spalle direttamente la responsabilità di governare l'Italia, con tutte le conseguenze che essa porta, col caos in Italia, colle sue ripercussioni sull'opinione pubblica inglese ed americana. Questo, va rilevato , in un momento in cui, le elezioni avendo finalmente definita la fisionomia politica dell'Italia, si saprà se l'Italia va a destra o a sinistra: e secondo che sia andata a destra o a sinistra, sia assolutamente sia relativamente alle attuali aspettative, l'Italia potrà contare sulle simpatie, secondo i casi, degli elementi di destra o di sinistra. Sarà finita cioè questa situazione ibrida per cui la democrazia italiana, nella sua attuale forma, non è vista con simpatia da nessuno. L'Austria che è andata, in un certo senso, a destra, gode oggi delle simpatie delle destre, la Jugoslavia gode quelle delle sinistre: noi, i russi ci trovano troppo reazionari, gli americani ci trovano troppo a sinistra, gli inglesi trovano anche loro da criticare.

Quello a cui noi dovremmo prepararci, in altre parole, è una forma italiana di «non cooperazione non violenta»: se noi lo faremo, se non ci saranno dei partiti e degli uomini politici che si presenteranno a formare un governo a qualsiasi condizione, avremo sì da passare un periodo duro, non però più duro di tanti che ne abbiamo già passati, ma nello spazio massimo di un anno, possiamo essere sicuri di arrivare a delle sostanziali revisioni del trattato di pace.

La impostazione del rifiuto di ratifica dovrebbe, naturalmente, essere fatta a ragion veduta. Non possiamo farlo sulla questione delle colonie, per esempio: c'è tutto un passato connesso colle nostre colonie, colla nostra espansione imperiale che permetterebbe troppo facilmente ai nostri avversari di trasportare la situazione sul terreno del «neo-fascismO>>. Lo si può fare viceversa sulla questione delle nostre frontiere orientale e settentrionale, ma impostandolo sulla base «nessuna modificazione territoriale senza consultazione della volontà delle popolazioni»: quindi nessuna cessione di territori senza plebiscito. Tanto, perduto per perduto, non potrebbe andare peggio; e l'idea del plebiscito dà enormemente fastidio a tutti e piazzerebbe il nostro punto di vista su di una posizione difficilmente attaccabile. Ma l'enfasi maggiore del rifiuto di ratifica dovrebbe portarsi su tutte le clausole che limiteranno la nostra indipendenza e la nostra sovranità e di cui il trattato non mancherà di essere fornito: le quattro libertà, limitazioni economiche, militari, di sovranità, basi navali, controlli ecc. Questo è il punto principale su cui l'Assemblea costituente dovrebbe basare il suo rifiuto di ratifica: questo è anche, secondo me , il punto essenziale per noi del futuro trattato di pace. Amputazioni territoriali, nella misura in cui esse sono ridotte oggi, per dolorose che siano ai nostri sentimenti, non sono tali da compromettere la ripresa dell'Italia, specie nella fisionomia nuova che il mondo va assumendo. La perdita giuridica della nostra indipendenza è invece la fine materiale e morale dell'Italia.

Questa, ripeto, è l'unica cosa effettiva che noi possiamo fare ancora per modificare a nostro favore il trattato di pace.

Noi abbiamo cercato, giustamente, di preparare la nostra difesa al tavolo della pace, secondo la nostra antica tradizione, a mezzo di abili impostazioni giuridiche. Partendo dalla modesta base della dichiarazione di cobelligeranza, noi abbiamo cercato abilmente di creare la figura giuridica del cobelligerante, nella speranza di arrivare alla conclusione finale che cobelligerante era cosa poco diversa da alleato, e come tale non poteva essere oggetto di un Diktat. Fin che c'era la guerra, fino a che c'era qualche utilità da trar fuori dal popolo italiano, i nostri alleati , senza mai dirci precisamente che accettavano il nostro punto di vista , si sono adoperati a !asciarci delle speranze. Dal giorno in cui la guerra è finita, e noi non serviamo più a niente, per quanto concerne l'Italia il cobelligerante è scomparso e resta l'ex nemico. È, secondo me, quindi .inutile cercare di ricostruire l'edificio, di continuare ad appellarsi a carte atlantiche, ad ideali, a principi . Quello che conta oggi -e se noi stacchiamo gli occhi dall'Italia e guardiamo a quello che accade a Paesi che, a differenza di noi non sono mai stati né satelliti né collaboratori, sarebbe difficile negare che ho ragione -è più o meno quello che ha contato sempre, la forza materiale, la forza bruta: noi non ne abbiamo e quindi non contiamo niente .

Non è quindi né con le note, né con i promemoria, né con le esposizioni che noi possiamo sperare di migliorare la nostra posizione : perché esse avessero effetto bisognerebbe partire dal presupposto che c'è qualcuno fra i governanti alleati che ancora realmente si preoccupa di dare al mondo una pace giusta e non solamente una pace rispondente a quello che, a torto o a ragione, ritiene essere i suoi interessi. L'unica cosa che possiamo fare ancora è quella di mostrare agli alleati che, anche nella sua impotenza , l'Italia è in grado di creare dei pasticci, mettendoli nella necessità di assumersi l'amministrazione diretta dell' Italia, con una popolazione che non vuole collaborare con chi rinnega i principi in base ai quali essa è stata spinta a combattere i tedeschi: che il popolo italiano inteso nel senso vero e Jato, non è indifferente di fronte ai problemi di politica estera, ma che è anzi disposto a nuovi sacrifici per difendere i suoi interessi vitali. Se noi ci metteremo per questa strada, seriamente e decisamente, prima di tutto riacquisteremo un po' della stima e del rispetto che abbiamo perduti; dovremo fare lo stesso dei sacrifici , perché da che mondo è mondo non si perde impunemente una guerra, ma almeno avremo la sicurezza di uscire dalla guerra senza minorazioni permanenti della nostra sovranità e della nostra indipendenza, assai più gravi, ripeto , di tutte le minorazioni territoriali.

Ricordo ancora a V.S.: alla fine dell 'altra guerra, i vinti di allora , hanno cercato, al pari di noi oggi , di fare intendere ragione ai vincitori richiamandosi ai quattordici punti di Wilson, all 'equità , alla giustizia, alla ragione ; nessuno di essi è riuscito a farsi ascoltare: solo alla Turchia è riuscito di modificare il Trattato di Sèvres, ed appunto adoperando quei mezzi che, mutatis mutandis, io suggerirei all'Italia di adottare .

Mi si può obiettare che questo non è possibile perché il popolo italiano non è in grado di affrontare nuove difficoltà , perché non ha la forza di resistenza necessaria: io non posso giudicare. Se è così realmente, allora gli alleati non hanno poi tutti i torti ad infischiarsene di noi .

Comunque, se realmente è così, siccome un giorno potrà certamente essere rimproverato al Governo italiano di non aver ricorso a questa ultima ratio, mi sembrerebbe indispensabile che questa alternativa fosse posta chiaramente al popolo italiano, in modo che esso possa pronunciarsi: al momento della presentazione del trattato di pace noi avremo, questa volta, il vantaggio di avere nell'Assemblea costituente un organo il quale ha, inequivocabilmente, il diritto di parlare a nome del popolo italiano: l' alternativa del rifiuto della ratifica e della continuazione della resistenza, nelle forme che la situazione ci permette, dovrebbe essere posta dal Governo dell'epoca in forma chiara e precisa .

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IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. 106 /18. Parigi, 5 gennaio 1946 (per. il 14) .

Ritornato da Roma, valendomi del pretesto delle feste di fine d'anno, dei matrimoni di ministri, ecc ., ho atteso , prima di riprendere contatto con questi ambienti diplomatici, i risultati della Conferenza di Mosca. Pensavo infatti che le reazioni francesi alla mia risposta negativa per la questione di Tenda e Briga sarebbero state assai minori se da Mosca fosse emerso un accordo tra i Tre Grandi. E quando, dopo un lungo preambolo, ieri l'altro mettevo Co uve de Murville 1 a giorno delle direttive del mio Governo per la questione di Tenda e Briga, salvo una fugace animazione sul volto giovanile del mio interlocutore, nessun segno di particolare disappunto mi parve di intravedere nelle risposte che egli ebbe a darmi.

«Il problema così com'è stato posto da noi -mi disse Couve -aveva un significato particolare prima delle decisioni di Mosca. Oggi molte cose sono cambiate. La Francia intendeva allora prendere l'iniziativa per aiutarvi ad uscire dalla situazione attuale. Ed era legittimo che la Francia desiderasse risolvere direttamente con voi i problemi in sospeso tra i due Paesi per avere maggiore autorità in questa sua iniziativa. Oggi la nostra iniziativa è superata dalle decisioni di Mosca e la strada che deve condurre alla pace è riaperta. Si vedrà allora al tavolo della pace. Questo non esclude che possiamo fin d'ora esaminare e risolvere problemi urgenti come la redazione di un Trattato di Lavoro, e simili».

Questa in sostanza la risposta di Couve alle mie dichiarazioni caute e cordialissime nella forma, ma ferme sul fondo. Da questa risposta si può arguire che la Francia rinuncia all'idea di ottenere spontaneamente da noi quello che si riserva di chiedere al tavolo della pace?

Mentre Palewsky e lo stesso de Gaulle presentano brutalmente Tenda e Briga come il prezzo che dovremmo pagare alla Francia per ottenere il suo appoggio al tavolo della pace, Co uve prospetta la cosa in termini diversi : «Si trattava -dice Couve-unicamente di metterei d'accordo per dare alla Francia maggiore autorità di intervenire in vostro favore in una situazione in cui le vie della pace sembravano chiuse. Oggi non avete più bisogno di questa nostra iniziativa, ed è naturale che cada per voi come per noi l'interesse di un regolamento anticipato dei nostri rapporti» . Il sottile Couve lascia impregiudicato il fondo della questione e prospetta le richieste di Tenda e Briga non come il prezzo di un appoggio francese al tavolo della pace, ma come l'ovvio regolamento di questioni in sospeso giustificato dall 'iniziativa che la Francia intendeva prendere in nostro favore. Superata dalla situazione creatasi a Mosca l'opportunità dell'iniziativa francese, cade la necessità del regolamento anticipato. Si vedrà al tavolo della pace.


1 Sul colloquio con Couve de Murville del 3 gennaio, Saragat aveva brevemente riferito con T. 134/5 del 4 gennaio, non pubblicato.

Cosa si vedrà al tavolo della pace naturalmente Couve non me lo ha detto, forse anche perché lo ignora lui stesso. Ma è quello che noi dobbiamo tentare di prevedere.

Il problema per noi non è di sapere se la Francia al tavolo della pace insisterà

o no nella sua richiesta per Tenda e Briga. Ogni dubbio a questo proposito mi pare eliminato dall'ostinazione con cui ancora recentissimamente, durante il suo colloquio col conte Sforza 1 , il generale de Gaulle rivendicava i due «misérables villages». Mi par chiaro quindi che al tavolo della pace la Francia chiederà Tenda e Briga. E neanche penso che sia il caso di scontare una seria opposizione degli altri Tre Grandi alla richiesta francese.

Il problema, a mio avviso, è il seguente: in tema di rettifiche di frontiera , non estenderà la Francia al tavolo della pace le sue richieste ad altro settore? In altri termini: mentre sul terreno di negoziazioni dirette la Francia si sarebbe «accontentata», pare, di Tenda e Briga, su quello di negoziazioni generali, noi assenti, non vorrà essa elevare pretese anche sulla testata della Valle di Susa? E in tal caso, quale sarà l'opinione dell'America, dell 'Inghilterra, della Russia?

Ancora: sempre stando all'ipotesi che il problema dei rapporti franco-italiani, per quel che si riferisce alle frontiere, debba essere regolato al tavolo della pace, senza precedenti accordi tra i nostri due Paesi, quale sarà la posizione della Francia per l'Alto Adige? È noto infatti che a questo proposito ripetutamente mi è stato dichiarato in termini più o meno coperti che l'appoggio francese alla giusta tesi italiana, accettata del resto in linea di massima alla Conferenza di Londra, era legato alla nostra rinuncia a Tenda e Briga.

Riassumendo. Ci conviene negoziare la cessione di Tenda e Briga, oppure dobbiamo perseverare nella linea seguita fino ad ora lasciando che al tavolo della pace le cose maturino da sé?

Al punto in cui sono le cose, mi è impossibile emettere un giudizio categorico. L' unica cosa che posso dire è questa: se la Francia pone il problema dei rapporti franco-italiani sul terreno angusto e meschino dei vantaggi territoriali che essa vuoi ricavare dalla nostra presente debolezza, è la prima via che ci conviene seguire. È chiaro infatti che sul terreno di negoziazioni dirette ci sarebbe possibile frenare in una certa misura e, in ogni caso, controllare le richieste francesi ottenendo impegni precisi di appoggio per alcune delle nostre tesi. Quale possa essere l'efficacia di questo intervento della Francia a nostro favore non mi è dato di poter determinare esattamente, ma penso che commetteremmo un errore se non tenessimo conto che, anche ammesso che la Francia non possa far nulla per noi, è certo che potrebbe far molto contro di noi .

Se invece la Francia pone il problema dei suoi rapporti con noi sul piano dei suoi reali interessi storici e permanenti, allora è la seconda strada quella che dobbiamo seguire. Se la Francia valuta nella sua giusta luce il significato dell'amicizia italiana, essa andrà al tavolo della pace con la «mauvaise conscience» di chi sa di chiedere ciò che non gli è dovuto, e, pur mantenendo la sua richiesta per Tenda e Briga, cercherà di attutire le conseguenze dell'amputazione del nostro


1 Sforza si era recato a Parigi il 28 e 29 dicembre per una riunione del Comitato Francia-Italia e in quella occasione aveva chiesto e ottenuto di essere ricevuto da de Gaulle .

territorio moltiplicando il suo zelo per apparire ai nostri occhi come tutelatrice dei

nostri interessi in altri settori.

Con ogni probabilità ognuno di questi punti di vista -quello nazionalistico e

quello storico -si confondono nello spirito dei dirigenti francesi non privi di

consapevolezza quanto agli interessi permanenti del loro Paese ma incapaci di

disincagliarsi dalle vecchie formule, per cui il miraggio di un 'annessione territoriale

appare come il sigillo e quasi la garanzia di un illusorio primato.

In tutto questo complesso di interessi, di illusioni, di passioni e anche di

nobili ideali, il problema per noi mi pare consistere non tanto in una scelta sulla

via da seguire sul terreno della tattica diplomatica , quanto nel tentativo di aiutare

la Francia a chiarire a se stessa il senso vero dei suoi interessi permanenti. Se di

qui al tavolo della pace noi riusciremo a prospettare alla coscienza francese

l'immenso valore per il destino dei due Paesi di un accordo sincero , molte cose

che oggi paiono speranze chimeriche potrebbero trovare la via per divenire ma

gnifiche e solide realtà. Se invece non riusciremo a tanto, o vi riusciremo incom

piutamente, allora ciò che nascerà al tavolo della pace , per quel che si riferisce ai

rapporti franco-italiani, porterà il segno dell'equivoco e dell 'errore. Allo stato

attuale delle cose penso che, in fondo, sia ancor questa la strada migliore. Tra la

strada che conduce ad una meta concordata ma mediocre e quella di cui si ignora

il termine ma che potrebbe anche condurre alla cima del monte, è la seconda

quella per cui i popoli che hanno fiducia in se stessi debbono avviarsi. Ed io

credo che l'Italia abbia diritto di aver fiducia in se stessa e, perché no?, anche un

pochino negli altri.

58

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T: S.N.D. 246 /13. Washington , 6 gennaio 1946, ore 21 (per. ore 18 del 7).

Suo telegramma 11230/c . 1•

Come ho ripetutamente riferito (da ultimo con mio telegramma 995)2 piano

americano revisione armistizio è in via lenta maturazione. Dipartimento di Stato

evidentemente intende concretare definitiva redazione, allargando o restringendone

portata in relazione attesa risposta Cremlino al passo americano. Sicché sono

contemporaneamente allo studio vari progetti: da modus vivendi di più o meno

ampio respiro ad almeno sostanziale revisione armistizio che tenga conto nostri · desiderata.


1 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 44. 2 Vedi D. 47.

Subito dopo arrivo qui nostre proposte concrete in materia economica finanziaria (di cui al vostro 741) 1 , vennero rimesse competenti uffici affari politici ed economici del Dipartimento di Stato. Copia consegnata costà a Kirk sino all ' altro ieri non era ancora pervenuta ai predetti uffici. Ci è stato chiesto se codesto ministero ne avesse fatto eventualmente rimettere copia anche al Foreign Office, affinché Dipartimento di Stato potesse avere norma nei confronti di questa ambasciata d'Inghilterra: Si è risposto che al riguardo non si avevano ancora informazioni da Roma ma che codesto ministero aveva certo inteso darne previa comunicazione a Washington trattandosi iniziativa americana . La risposta è stata accolta con compiacimento da funzionari dirigenti uffici su indicati, i quali hanno comunicato che avevano già esaminato nostre proposte e le avevano trovate molto ragionevoli.

Si è ieri chiesto a Dipartimento di Stato se era possibile, nel caso di una risposta comunque favorevole del Governo sovietico, si fosse potuto concretare subito piano americano e presentarlo altri grandi alleati, nell'assenza da Washington di Byrnes, Dunn e dirigenti impegnati a Londra per Assemblea O.N.U . e ripresa consiglio supplenti ministri esteri per pace. Ci è stato risposto che, date istruzioni di massima esistenti, sottosegretario di Stato Acheson, salvo speciali complicazioni, avrebbe potuto continuare da qui passi necessari che sarebbero stati eseguiti per vie diplomatiche.

Ad ogni buon fine si è provveduto comunicare al Dipartimento di Stato buoni affidamenti dati all ' ambasciatore Carandini da sottosegretario Foreign Office McNeil e da Harvey, di cui al telegramma di V.E. n. 109902 .

59

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, T ARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 248/14. Washington, 6 gennaio 1946, ore 22,47 (per. ore 20 del 7).

Suo telegramma n. 1003 e mio telegramma stampa n. 34 .

Dipartimento di Stato ha testè ricevuto da ambasciatore americano a Parigi comunicazione telegrafica della lunga nota del Governo francese circa procedura pace rimessa da Quay d 'Orsay. A seguito nostra domanda informazioni, ci è stata confidenzialmente data rapida lettura di alcuni brani del testo in lingua inglese qui telegrafato da predetto ambasciatore:

l. Governo francese , riguardo formulazione due comunicati Mosca del 24 e 27 dicembre circa procedura pace, chiede essere posto al corrente deliberazioni tre


1 Con T. 103751741 del 12 dicembre 1945 De Gasperi annunciav a l'arrivo di queste proposte, per le quali vedi D . Il , Allegato.


2 Non pubblicato , ritrasmetteva il D. 28.


3 Vedi D . 52.


4 Non pubblicato.

ministri affari esteri per assicurare partecipazione discussioni vari trattati pace degli altri Stati ad essi interessati e che hanno preso parte alla guerra. Al riguardo, predetto testo inglese si limita indicare puramente e semplicemente nomi Grecia, Jugoslavia , Etiopia (non Albania) per quanto riguarda trattato di pace con l'Italia. Grecia e Jugoslavia per trattative di pace con Bulgaria e così via non vengono invece espressamente nominate, secondo lui. Testo, che potrà essere peraltro solo un riassunto della nota francese, non contiene frasi indicate nel telegramma di

V.E. surriferito.

2. Governo francese esprime poi sua opinione che cinque Stati coi quali debbono essere conclusi trattati pace (Italia, Finlandia ecc.) abbiano diritto essere consultati. Pertanto Governo francese chiede conoscere se e quali deliberazioni siano state prese in proposito nel convegno di Mosca e di essere tra l'altro ragguagliato su effettiva parte riservata a ventuno Potenze invitate alla Conferenza che dovrebbe aver luogo a Parigi. Dopo aver protestato contro discordanze fra decisioni prese Mosca e criteri applicati in convocazione e prima fase Conferenza pace Londra, nota ribadisce interessi e diritti Francia in tutte questioni europee.

Nota francese, preannunziata da vari giorni , è stata qui ricevuta con fastidio evidente , oltre che per suo carattere di protesta contro deliberazioni Tre Grandi, per numerosi quesiti che essa pone. Ieri stesso Dipartimento di Stato ha dato inizio consultazioni con Inghilterra e U.R.S.S. per risposta che converrebbe dare sollecitamente onde impedire maggiore procrastinazione lavori Conferenza Londra.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 290-418/23-34. Wa shington, 7 gennaio 19461•

Ho avuto lungo colloquio riepilogativo con Duno prima sua partenza per Londra. Egli ha tenuto a confermarmi che potevamo sicuramente contare su simpatia e aiuto Governo americano, il quale avrebbe fatto tutto il possibile affinché nella redazione schema trattato di pace nostre questioni avessero soluzione migliore. È intenzione Dipartimento di Stato accelerare al massimo conclusione pace e far sì che Conferenza ventuno Potenze possa effettivamente riunirsi alla data stabilita a


1 Il resoconto del colloquio con Dunn fu riferito in vari telegrammi che partirono e pervennero nei giorni e nelle ore appresso indicate: T. 290/23 del 7 gennaio, ore 23, pervenuto alle ore 18,30 dell'8;

T. 309/24 dell '8 gennaio, ore 14,08, pervenuto alle ore 9,15 del 9; T . 342/29 del 9 gennaio, ore 17, pervenuto alle ore 9 del 10; T . 362/30 del 9 gennaio, ore 13,38, pervenuto alle ore 14 del IO ; T. 365 /31 del 9 gennaio, ore 17,16, pervenuto alle ore 14 del IO; T. 421132 del IO gennaio, ore 11,06, pervenuto alle ore 11,30 dell'li; T. 363 /33 del 9 gennaio , ore 19,20, pervenuto alle ore 14 del 10; T. 418 /34 del IO gennaio, ore 15,16, pervenuto alle ore 11,30 dell ' li.

Mosca. Lavori Conferenza non dovrebbero durare oltre un mese. Ho espresso al riguardo miei dubbi, insistendo di nuovo caldamente per costante prosecuzione iniziativa americana per revisione armistizio, di cui egli è d'altronde convinto fautore (mio telegramma n. 11 e seguenti) 1 . Dunn mi ha detto che egli terrà a Londra particolare conto nostra situazione delicata ed è più che mai persuaso che America deve aiutare l'Italia a riprendersi moralmente e materialmente e l'attuale Governo a consolidarsi. Al riguardo egli ha spontaneamente portato discorso su articoli e interviste McCormick su New York Times giudicandoli assai opportuni e ben impostati. _

Alto Adige (mi riferisco ai miei telegrammi 972 e 986)2 . Ho parlato nuovamente con Dunn della questione dell'Alto Adige, ribadendo necessità che delegazione americana, con suo fermo atteggiamento, eserciti positiva influenza su perplessità britannica. Gli ho vigorosamente confermato che per Italia non esiste affatto una questione dell'Alto Adige e che il Governo, tutti i partiti nessuno escluso (gli ho al riguardo letto ultime dichiarazioni Togliatti di cui ai telegrammi di V.E . 95 e 96) 3 , e l'intera opinione pubblica sono necessariamente intransigenti in proposito . Gli ho anche consegnato un breve promemoria riepilogativo nostre buone ragioni con varie considerazioni di cui al telegramma n. 778 4 . Ho insistito su impegni presi da delegazione americana alla Conferenza di Londra nelle sue proposte per pace coll'Italia e particolarmente su assoluta necessità che non se ne alteri il carattere con interpretazioni estensive della formula «minori rettifiche». Dunn mi ha confermato oscillazione britannica, manifestandomi qualche apprensione su eventuale atteggiamento inglese e francese in favore Austria, che potrebbe risuscitare vecchie perplessità americane faticosamente superate prima del settembre scorso. Egli è dell'opinione che attuale confine tra Italia e germanesimo è geograficamente perfetto e dovrebbe essere mantenutò qual 'è; le «minori rettifiche» dovrebbero essere limitate zone San Candido e Tarvisio geograficamente al di là dello spartiacque. Spera far accettare a Londra questa tesi di cui valuta importanza. A questo proposito Dunn mi ha confidato , per la prima volta, che la questione Alto Adige ebbe un inizio di discussione a Londra nei pochi giorni attività del Consiglio supplente, il quale avrebbe deciso che Austriaavrebbe dovuto essere sentita; cosicché essa verrebbe probabilmente invitata esporre suo caso e naturalmente anche l'Italia verrebbe udita. Ho reagito immediatamente a questo inatteso accenno. Egli si è schernito ribadendo sue migliori disposizioni a nostro riguardo. Sarebbe opportuno accertare a Londra portata predette decisioni che sarebbero state prese nell'autunno scorso dal Comitato supplenti . Queste spiegherebbero vari accenni fattimi tempo fa da Couve de Murville (mio telegramma n. 812)5 . Farò anche io il possibile per avere maggiori dettagli.

Venezia Giulia. Ho parlato con Dunn della linea etnica studiata dal Foreign Office, di cui sua lettera 20096 , insistendo affinché delegazione americana si man


1 T. 227 /Il del 5 gennaio, non pubblicato, ma vedi D. 58. 2 Vedi DD. 42 e 43. 3 Vedi D. 51. 4 Vedi D. 33. 5 Non pubblicato , ma vedi serie decima, vol. H, DD. 685 e 690. 6 Ibid., D. 679.

tenga quanto più vicina alle proposte del progetto di pace con l'Italia presentate da Byrnes alla Conferenza di Londra. Dunn ha convenuto nostra interpretazione del criterio etnico, che esso debba essere cioè prevalente ma non esclusivo né matematico . Mi ha detto che punto di vista del Dipartimento di Stato, come anche suo personale, è che il criterio etnico deve essere corretto in !stria da altri criteri di vitale interesse (economico, comunicazioni, ecc.). Per esempio, non gli pare ammissibile che il gomito della ferrovia Trieste-Pola possa essere tagliato dal nuovo confine. Ritiene che tutta la ferrovia debba rimanere in territorio italiano. Mi ha nuovamente confermato che non è mutata posizione americana secondo la quale miniere dell'Arsa dovrebbero restare all'Italia. Prevede una dura battaglia con la Russia sostenitrice della Jugoslavia, di cui valuta alla pari di noi pericoli e incognite. Come ho riferito con mia lettera 1974 del 31 dicembre 1 , da un paio di settimane, sotto l'incalzare degli avvenimenti , Direzione Affari Politici del Dipartimento di Stato ha incominciato a tracciare sulla carta una linea che tiene conto del «principio etnico» in conformità decisioni prese a· Londra. Non si è mancato mantenere i più stretti contatti con la Direzione, utilizzando opportunamente nostro materiale e carte geografiche pervenute con sua lettera 2009 del 13 novembre u .s. 2 . Linea americana non è ancora perfezionata nei dettagli. In merito ci è stato peraltro assicurato che essa lascia in territorio italiano le miniere dell'Arsa e tutta la linea ferroviaria P o la-Trieste. Per quanto concerne parte nord, si è stati qui perplessi in relazione necessità compensazione a favore Jugoslavia, necessità cui d'altronde si era già inspirata prima proposta americana alla Conferenza di Londra (richiamo in proposito mio telegramma n. 428 3 , col quale segnalavo estese rettifiche linea Wilson in sua parte nord che potevano incidere su linea Morgan). Mentre ci è stato confermato che Gorizia resterebbe, è stato accennato che, ad eccezione di quella città, le zone nord, di compatta popolazione slava, dovrebbero passare alla Jugoslavia, intendendo che linea potrebbe in qualche punto passare più ad occidente di quella inglese. Si è da parte nostra vivamente reagito insistendo sui disastrosi effetti di una siffatta proposta degli Stati Uniti d'America. In definitiva al Dipartimento di Stato è stato promesso che sarebbe stata riesaminata questione tracciato nord della linea. Riferirò ulteriormente. Purtroppo, per le stesse necessità compensazione numerica, al Dipartimento di Stato, malgrado nostre proteste, si sarebbe ormai dell'opinione che Lussino e Cherso non possano rimanere all'Italia .

Questione coloniale (miei telegrammi 925, 929 e 930) 4 . Dunn mi ha integralmente confermato punto di vista già riferito coi telegrammi citati. Delegazione americana rimarrà ancorata al progetto di «trusteeship plurimo» già presentato da Byrnes. Egli non (dico non) esclude affatto che da tale piano, qualora fosse definitavamente approvato, possano venire incarichi amministrativi per l'Italia. Gli ho ribadito che posizione italiana rimane sempre quella esposta nel memorandum che gli avevo consegnato: una equa soluzione che lasciasse all'Italia, in sostanza, am


1 Vedi D. 48 . 2 Non pubblicata. 3 Non pubblicato . 4 Vedi D . 14.

ministrazione delle colonie prefasciste , un minimo da cui Governo Italia democratica non poteva recedere. Gli ho domandato a che punto si fosse con le richieste russe di trusteeship Tripolitania e Massaua. Dunn , nel comunicarmi che nel Convegno di Mosca non sono state trattate né questione coloniale né altre questioni territoriali, mi ha ripetuto che tanto America e Inghilterra quanto Francia sono contrarie alle note aspirazioni sovietiche. Questa volta però Dunn mi è parso meno reciso nell'escludere i pericoli costituiti dalle richieste Cremlino, ammettendo che egli prevede dure insistenze russe che potranno creare serie difficoltà nei riguardi di tutti i trattati. AI riguardo egli mi ha espresso anche il timore che Mosca possa tentare di abbinare la questione coloniale con quella della Venezia Giulia . Anche da parte altre fonti del Dipartimento di Stato ho conferma rafforzati timori di dure intransigenze russe sulla questione coloniale. In conclusione, mi permetto sottoporre seguenti considerazioni:

l) Piano americano è tuttora impreciso e non prevede chi debba essere amministratore delle singole colonie.

2) A Londra la delegazione americana si troverà di fronte ai piani delle altre Potenze. Salva la possibilità sempre esistente che si finisca con un compromesso , vi dovrebbero essere serie oppo sizioni . Né basterebbe, se intransigente, per rendere necessari un completo riesame della questione e nuove soluzioni.

3) In relazione alla recente riconferma dataci delle assicurazioni americane circa il nostro diritto di essere consultati, ed in seguito alle richieste contenute nella nota francese affinché Italia ed altri Stati siano uditi (miei telegrammi nn. 14 1 e 27 2), potrebbe esserci ora la possibilità di chiedere di essere ammessi esporre oralmente nostre vedute al Consiglio pace Londra .

4) Mi parrebbe che , anche per motivi di tattica, nostra prima linea di difesa , in caso di nostra audizione a Londra, dovrebbe essere, per quanto è possibile, allineata su posizione france se qualora perdurino note intenzioni a suo tempo manifestate da Parigi. Nostra seconda linea di difesa, ove prevalesse principio trusteeship multiplo , potrebbe consistere in tentativo di ottenere il «potere di presiedere», facendo convergere interessi francesi con buone disposizioni americani a nostro riguardo .

5) Comunque, questione coloniale sarà certamente fra le più controverse e dibattute, anche ove si dovesse addivenire ad un accordo di massima per risolverla adesso. Devo ancora presumere che no stre possibilità di manovra non dovrebbero esaurirsi nel giro di pochi giorni .

Dunn, nell'accennare ai suoi timori di dure insistenze sovietiche, tanto per questioni coloniali quanto per possibili tentativi di abbinarle con la Venezia Giulia, mi ha esposto l'ipotesi che in tale caso, ove se ne presentasse la possibilità, non


1 Vedi D. 59.


2 Con T . s.n.d. 318 /27 dell '8 gennaio Tarchiani aveva ulteriormente riferito circa le reazioni alla nota francese , per la quale vedi D. 59. Sull' argomento vedi anche D. 67.

fosse preferibile, per gli stessi interessi italiani, stralciare le colonie dalla tavola di pace rinviando soluzione definitiva· a miglior tempo. Gli ho risposto che non ero in grado di anticipargli punto di vista del Governo italiano su tale inattesa eventualità. L'Italia, dopo aver tanto aspettato, ha necessità di una pace giusta, stabile e completa. Naturalmente, l'Italia ha fiducia negli Stati Uniti per una soluzione che tenga conto dei suoi vitali interessi in Africa. Avrei subito riferito a V.E., intanto, che, a mio avviso personale, se soluzione del problema coloniale si dovesse delineare a Londra come inaccettabile per noi , potrebbe forse costituire un minor male il rinvio questione per ragioni tattiche . Carandini (col quale, mi ha ripetuto, sarebbe stato lieto di collaborare a Londra) gliene avrebbe riparlato. Comunque, era precipuo interesse italiano che, prima che gli Stati Uniti d'America ritenessero di prendere nuove decisioni od impegni su questione coloniale, anche in relazione ad eventualità rinvio, ne fossimo subito informati. A questo punto Dunn mi ha chiesto se, per parare ad eventuale abbinamento Russia con questione Venezia Giulia, e di fronte al sopravvenire di insormontabili difficoltà, non potesse essere più conveniente lasciare insolute entrambe le questioni. Tanto più sia Dipartimento Stato che Foreign Office erano piuttosto preoccupati della possibilità che Tito opponesse atti di forza ad eventuali decisioni prese, con conseguenze gravissime, che qui si vorrebbero evitare. Gli ho risposto subito che, come del resto egli si rendeva conto, occorreva far di tutto per evitare ogni altro tentativo di abbinamento. Una pace che non risolvesse almeno le questioni vitali dei nostri confini metropolitani sarebbe un non senso. L 'Italia conta sull'amicizia degli Stati Uniti per scongiurare un tragico protrarsi della situazione attuale in Venezia Giulia. .

Dunn ha concluso assicurando nuovamente che Governo americano e Byrnes e lui stesso sono animati dalla volontà di risolvere favorevolmente il problema italiano. Farà a Londra tutto quanto umanamente possibile per darci una pace giusta .

Da linguaggio tenutomi da Dunn prima della sua partenza, e da aperture fatte in questi ultimissimi giorni, si affaccia la prospettiva di una pace in due tempi, questa volta da parte del Dipartimento di Stato , che si era dimostrato invece contrario, nell'estate scorsa, quando sembrava che altri favorissero tale idea. Ignoro se con questa apertura voleva darmi indiretta notizia conversazioni con Londra, mentre non sono ancora in grado di accertare se e quanto i timori manifestati siano basati su notizie qui pervenute di intransigenti intenzioni russe . Occorre tenere presente tale prospettiva , come anche il fatto che , dopo esperienza questi ultimi mesi , qui si possa temere la possibilità di nuovi urti coll'U .R.S.S. sulle due questioni italiane, quando già vi sono molte altre questioni controverse. Mi sembrerebbe ormai che il rinvio ad un secondo tempo della questione coloniale potrebbe convenirci nella eventualità si delineassero soluzioni per noi assolutamente inaccettabili, ovvero nel caso si prospettasse il timore di un abbinamento colla questione della Venezia Giulia: rinvio potrebbe forse lavorare a nostro favore nella questione coloniale ma a nostro svantaggio in una soluzione della questione della Venezia Giulia impostata in massima sul principio etnico. Ambasciatore Quaroni segnalò possibilità stralcio questione coloniale da trattato di pace. Ove se ne presentasse la necessità per noi si potrebbe forse dare atto a Dunn note indicazioni.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. 9 /3. Mosca, 7 gennaio 1946 1•

Ringrazio V.S. per le dettagliate informazioni contenute nel suo dispaccio n. 44/29989 /308 dell ' ll 2 . Nel frattempo, sia le informazioni contenute nel suo telespresso n. 44/26194/C del IO novembre 3 con relativi annessi, sia la lettura della stampa italiana, mi avevano illuminato su quello che era l'atteggiamento del Governo italiano al riguardo.

La tesi che il Governo italiano sostiene, ed ha ribadito nelle sue note indirizzate il 5 novembre u.s. alle ambasciate interessate è, in sé, una tesi perfettamente fondata . sia sul diritto che sull'equità: se la questione delle riparazioni dovesse essere discussa di fronte ad una assise imparziale, e se noi non fossimo minorati dal fatto di essere dei vinti, in un ambiente in cui tutti i grandi principi banditi in un momento in cui si sentiva ancora la necessità di assicurarsi il consenso delle masse sono stati messi brutalmente in non cale, la nostra impostazione del problema sarebbe ottima, e non se ne potrebbe desiderare una migliore.

Siccome però ci troviamo a dovere tentare di difendere gli interessi italiani in un ambiente ben diverso, io mi permetto di spostare la questione su un piano differente: considerare cioè non se la nostra tesi è ben fondata in diritto ed in equità, ma se e fino a che punto essa ha delle chances di essere tenuta in maggior conto di quanto lo siano state le tesi , egualmente ben fondate in diritto ed in equità, che noi abbiamo sostenuto per esempio, per le colonie o per le nostre frontiere orientali .

Per questo riguardo vorrei premettere due considerazioni:

1) Il progetto americano in base al quale ciascuna delle N azioni Unite avrà diritto d' incamerare i beni italiani nella sua giurisdizione, fino a concorrenza dei danni da essa subiti, mentre i «quattro» hanno in più il diritto di incamerare certi impianti non convertibili delle nostre industrie, è un piano il quale è stato esposto con sufficiente chiarezza da una personalità non inferiore al segretario di Stato degli Stati Uniti; essendo esso stato enunciato in un insieme di punti fermi sul trattato di pace con l'Italia (che abbiamo avuto tutte le opportunità di constatare essere delle realtà) non può essere considerato altrimenti -nonostante tutte le assicurazioni dateci a Londra e a Washington nel senso di minimizzarne il significato -che come una dichiarazione ufficiale degli elementi dirigenti della politica americana in materia.

2) La rettifica Tass aJJe dichiarazioni Longo significa -e ritengo opportuno ripeter) o formalmente -una presa di posizione ufficiale del Governo sovietico: il minimo cioè che il Governo sovietico esige da noi, per sé e per un certo numero di Stati, in materia di riparazioni, a condizione che gli anglo-americani rinunzino a


1 Manca l' indicazione della data di arrivo. 2

Vedi D. 5. 3 Non pubblicato.

pretendere da noi riparazioni, intendendo evidentemente come riparazioni, anche l'incamerazione di beni italiani all 'estero e di impianti industriali italiani. Per cui, se gli americani insisteranno nella loro tesi, le richieste russe di riparazioni saranno aumentate in misura corrispondente.

Non sta a me naturalmente di giudicare se e fino a che punto la tesi americana sia suscettibile di essere modificata: personalmente ci credo poco, perché temo che essa corrisponda a qualche loro interesse: ma comunque questa non è che una opinione personale. Quello su cui non ho alcun dubbio però è che la richiesta russa di trecento milioni di dollari, rappresenta l'ultima parola della Russia, e che finiremo per doverla pagare. Gli americani ci hanno assicurato che sosterranno la tesi che noi non possiamo pagare riparazioni, hanno anche dichiarato che essi non vogliono investire soldi in Italia perché essi vadano a finire nelle tasche di altri . Speriamo che, non riuscendo a far deflettere i russi dalla posizione assunta, gli americani non vengano a quella che sarebbe la conseguenza logica della loro impostazione della questione: che cioè vista l'impossibilità di far recedere i russi dalla loro pretesa essi cessino di aiutarci per evitare che i loro aiuti vadano a finire nelle tasche dei russi. Ma per quanto gli americani possano essere in buona fede nel sostenere che noi non possiamo pagare riparazioni agli altri , un anno e mezzo di osservazione della maniera con cui vanno a finire i negoziati russo-americani, mi permetto di poter dire, con piena sicurezza, che anche su questo punto gli americani finiranno per cedere . È probabile per esempio che per conciliare gli interessi di tutti si troverà comodo di decidere che quello che può restare, presso le singole Nazioni Unite, dei beni italiani , dopo soddisfatti i loro reclami, vada a soddisfare le richieste russe di riparazioni: e che allo stesso scopo venga devoluta una certa parte dei nostri impianti bellici non convertibili: in questa maniera l'eliminazione dei nostri beni all'estero e della nostra industria pesante, che per qualche ragione sembrerebbero essere interessi americani, diventerebbero complete.

Data la maniera come si svolgono abitualmente i negoziati russo-americani, ripeto , qualora noi potessimo invece, in tema di riparazioni, affidare i nostri interessi ai russi, sarei altrettanto sicuro che, forse , potremmo far calcolare i trecento milioni di dollari richiestici dalla Russia su quello che abbiamo già pagato agli anglo-americani, certamente potremmo salvare e i nostri impianti industriali ed i nostri beni all'estero.

Però condivido perfettamente l'avviso della S.V. che nella situazione in cui noi ci troviamo, in cui cioè le nostre possibilità di vita, per non parlare di quelle di ricostruzione, dipendono esclusivamente dalle elemosine americane, e sarebbe bene aggiungere, data la tendenza, chiaramente dimostrata dagli anglo-americani, di volerei immediatamente sospendere ogni aiuto ogni qualvolta da parte nostra si mostra anche la più modesta velleità di indipendenza, è impossibile affidare la difesa dei nostri interessi ai russi, e non ci resta quindi che di subire il trattamento, che in materia di riparazioni, piacerà ai grandi della terra di impòrci.

Quello che capisco meno, sono le ragioni per cui noi dobbiamo contribuire a convalidare le tesi americane o inglesi. Spiego: la bomba lanciata dai russi, che cioè gli anglo-americani avevano già portato via agli italiani, notoriamente ridotti economicamente in fin di vita, due miliardi di dollari (vedo da quanto mi scrive

V.S. che si tratta di una cifra non superiore alla realtà) ha evidentemente avuto, nell ' opinione pubblica mondiale, un certo effetto, perché il ministro degli esteri di Gran Bretagna ha creduto di dover rettificare . Ora sembrerebbe logicamente che da parte nostra avremmo avuto tutto l'interesse a dire -almeno tramite la stampa e la Consulta -le cose stanno proprio così: ossia am-lire, prestazioni delle Amministrazioni dello Stato, noleggi di navi, requisizioni e tante altre voci sono delle contribuzioni di guerra, ossi a delle riparazioni, prelevate dagli Alleati , in virtù delle clausole di armistizio imposteci (del resto io non avevo proposto, in vista delle circostanze, una azione di governo , ma piuttosto un'azione di stampa e di Consulta e attraverso di esse dell ' opinione pubblica). Invece noi siamo andati a dire che non è vero che ci hanno portati via duecento miliardi, che quello che a bbiamo dato è in gran parte compensato da forniture fatteci (di cui però vedo che ci viene presentato il conto) : una parte della stampa è arrivata persino a sostenere la tesi , non so proprio con quale utilità per noi (io mi riferisco sempre ed esclusivamente alla stampa dei partiti che fanno parte della coalizione governativa), che gli eventuali duecento miliardi non erano riparazioni, ma nostro contributo alla guerra, nella nostra qualità di cobelligeranti; eccetto poi la stampa comunista, tutti, con maggiore o minore intensità , hanno approfittato dell'occasione per dare addosso alla Russia.

Tengo a mettere le cose bene in chiaro: io non sostengo che, dopo quello che l'Italia ha perduto e sofferto a causa della guerra combattuta sul suo territorio, quali che siano le sue colpe passate, nessuno ha onestamente diritto di chiederci delle riparazioni . Mi limito a constatare che, date le circostanze e l'atmosfera generale, purtroppo non c'è santo al mondo che possa evitarci di pagare delle riparazioni; si tratta solo di sapere in che forma e misura le dovremo pagare. Ora mi sembrava, e mi sembra tuttora, che tenuto anche conto di quello che abbiamo già pagato e che continuiamo a pagare , il piano russo, nel suo complesso, era il meno peggio che ci potesse capitare.

La Russia, questa sua proposta l'h a evidentemente avanzata a ragion veduta: nella maggior parte delle questioni che ci riguardano, la Russia si è trovata ad assumere una posizione contraria a noi: sa che noi lo sappiamo , che l'opinione pubblica italiana lo sa, e che questo ha anche la sua influenza sugli sviluppi della politica interna (e quindi, secondo lei, estera) italiana: ha voluto fare quelJo che essa riteneva un bel gesto nei riguardi dell'Italia. Mi si potrà osservare che se la Russia voleva fare realmente un bel gesto avrebbe potuto dichiarare che rinunciava a qualsiasi riparazione da parte italiana: giustissimo : ma V.S. sa che ho mille volte rilevato, e deprecato , la incapacità russa di capire la mentalità degli altri popoli : era quindi quello che i russi , nella loro psicologia sui generis, intendevano per un bel gesto. Comunque, ripeto, per noi era la soluzione meno peggiore di un problema increscioso.

Per tutto quello che concerne le trattative internazionali, i problemi rimessi all'esame dei Grandi, i russi hanno, specie nei riguardi dei vinti , un'attitudine padreternistica: anche quindi se il Governo italiano avesse potuto farlo, non sarebbe stato possibile andare dai russi e mettersi d'accordo con loro , en téte a téte, sulla maniera in cui essi avrebbero difeso alla Conferenza i nostri interessi in materia di riparazioni. Il più che avremmo potuto fare sarebbe stato di andare a ringraziarE per la generosità manifestata dopo le nostre colpe e raccomandarcì a loro: non discuto che non possiamo e non ci conviene di farlo. Ma continuo a ritenere che ci converrebbe invece dì mostrare ai russi che, per quanto concerne l'opinione pubblica italiana, la loro presa di posizione non è caduta nel vuoto: questo potrebbe incoraggia di a sostenere, nel corso dei negoziati per il nostro trattato di pace, non solo la richiesta dei cento milioni di dollari per loro -che questo tanto possiamo essere sicuri che lo faranno -ma anche la contropartita e cioè il rispetto dei nostri assets all'estero e dei nostri impianti industriali, e anche, cosa non priva di importanza, a continuare ad adoperarsi per contenere gli appetiti, in materia di riparazioni, della Jugoslavia, dell'Albania e della Grecia. E per arrivare a questo scopo, bisognerebbe fare agire opportunamente la stampa (dei partiti della coalizione governativa) e la Consulta. È male che non lo si sia fatto subito; ma siamo ancora in tempo a riparare.

I russi, sia pure a modo loro, negli ultimi tempi hanno tentato due gesti intesi a riacquistare in parte le buone disposizioni dell'opinione pubblica italiana: la restituzione dei prigionieri e la loro impostazione del problema delle riparazioni; il risultato pratico, nell'un caso come nell'altro, è stato esattamente il contrario, quello di suscitare un putiferio antirusso nella maggioranza della nostra stampa. Ma siccome i russi sono incapaci di rendersi conto, che in certa misura almeno, questa reazione dell'opinione pubblica italiana è dovuta a loro incomprensione della nostra psicologia, la conclusione a cui essi arrivano -e ci arrivano -è che il Governo italiano, per ragioni sue, approfitta di ogni occasione per eccitare l'opinione pubblica italiana contro l' U.R.S.S. Risultato di tutto questo: una crescente irritazione russa nei nostri riguardi, i cui risultati, data l'estrema arrendevolezza americana di fronte ai russi, non mancano di farsi sentire in ogni occasione.

Noi vediamo ogni giorno come questa irritazione russa nei riguardi del Governo italiano, è la principale ragione -o il miglior pretesto -per cui qualsiasi iniziativa meno sfavorevole all' Italia non va avanti ; e francamente non vedo quale interesse abbiamo noi a farci sfuggire quelle rare occasioni che si presentano se non per eliminare, almeno per non aumentare questo risentimento.


62 .

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. PERSONALE. Londra, 7 gennaio 1946.

Approfitto di persona che va improvvisamente a Roma in aereo per dettare queste righe affrettate.

Dopo il mio colloquio con Noel-Baker del 29 dicembre 1 sono stato anch'io vittima delle forti febbri influenzali che affliggono mezza Londra e solo oggi mi sento di riprendere il lavoro con un minimo di chiarezza d'idee. Non ho nessuna informazione nuovissima da darti perché l'ambiente della grossa politica è da un mese impenetrabile come questa grigia atmosfera invernale, che prepara una poco incoraggiante accoglienza alle delegazioni in arrivo da ogni parte del mondo. Né mi pare siano questi i tempi da dilettarsi in costruzioni più o meno immaginarie di una realtà condizionata a troppe incognite per poter essere seriamente anticipata.

t Vedi D. 44.

Ti confesso che mi domando a volte se il mio dovere, in questi periodi di disperante stasi, non sarebbe quello di servirti periodicamente una qualche ricostruzione sistematica di questa «realtà», così come mi risulterebbe facile combinando ingegnosamente gli elementi di cui dispongo ed i sintomi che avverto , e ciò per non !asciarti privo di quella «verità vista da Londra» che io sono supposto conoscere e sulla quale dovrei costantemente illuminarti.

Tu sai che tutto preferisco a simili artificiose esercitazioni . In una materia tanto grave ed incerta, non mi sento di improvvisare. Non ti stupire quindi se il mio silenzio circa le prospettive degli incontri di Londra durerà ancora alcuni giorni , fmo a quando cioè non avrò potuto prendere contatto con gli elementi responsabili che qui stanno convenendo e conoscere il loro pensiero autentico confrontandolo con lo svolgersi dei fatti positivi. Per ora navigo nel buio come vi naviga l'opinione inglese più responsabile. Se tu fossi qui ti renderesti conto che la riserva ed impenetrabilità del Foreign Office rispondono allo stesso scrupolo mio .

Nell'accingermi però a questa più attiva fase di rapporti, sento bisogno di prendere confidenzialmente contatto con te e ti voglio esporre qualche considerazione di carattere generale.

Non ho ancora potuto vedere Bevin tornato da Mosca sovraccarico di occupazioni e preoccupazioni. Gli sto preparando un promemoria confidenziale in cui gli prospetto , sulla falsariga delle tue istruzioni e sul più schietto piano del mio convincimento , i casi nostri ed i pericoli che ne derivano 1• Sono certo che un breve colloquio non preceduto da una simile franca e completa spiegazione scritta avrebbe per lui scarso valore informativo ed offrirebbe alla mia argomentazione una troppo ristretta opportunità. Naturalmente il documento avrà carattere di lettera privata implicando la mia sola responsabilità. Può darsi io mi sbagli ma, data la ristrettezza del tempo, la crescente incertezza delle idee ed il complicarsi delle interferenze, credo che solo un intervento confidenziale, ispirato alla più dura sincerità, possa ormai conferire al mio intervento una certa efficacia . E Bevin è l'uomo da accogliere con profitto qualsiasi verità fermamente espressa.

Tutti i colloqui che ho avuto ultimamente con uomini di secondo piano, per quanto autorevoli e partecipi del suo pensiero, hanno un valore relativo. Le loro buone disposizioni hanno poca probabilità di riflettersi sugli eventi. Ed io vedo con crescente inquietudine il passaggio in secondo piano della questione italiana di fronte a questioni che la superano di misura e di necessità nel giudizio dei grandi negoziatori di questa pace guerreggiata; vedo con inquietudine ripresentarsi , consolidata, la mentalità che ha presieduto alla Conferenza di Londra, ove le ragioni di accordo o di disaccordo dei Tre Grandi hanno dominato in pieno , con le altre, le nostre disperate necessità. Allora la tensione si è risolta spezzando provvisoriamente l'accordo fra i Tre . Non vorrei che domani questo accordo , a cui molto si è già sacrificato a Mosca di quanto era parso irrinunciabile a Londra, avesse a salvarsi a spese dei piccoli e nostre in particolare.

Il mio ultimo colloquio con Baker è stato ampio ·e formalmente soddisfacente. Egli è in realtà un sincero amico del nostro Paese, la sua opinione ha un certo valore per il fatto che egli è uno dei più vicini collaboratori di Bevin ed ha specifica


1 Vedi D. 106, Allegato .

competenza in tutte le questioni che riguardano i trattati di pace. Ma a che vale tanta buona disposizione d'animo e di pensiero, quando essa è impacciata e paralizzata da una perenne impossibilità politica. Le parole di Baker erano incoraggianti o, meglio, tranquillizzanti, ma il suo pensiero era incerto, l'informazione monca, guardinga, pronta a rifugiarsi sul piano generale di principio. Ai miei ansiosi rimarchi in materia di procedura, non mi ha risposto: «i Quattro non vi imporranno , come temete, un Diktat ma discuteranno per ottenere la vostra persuasione». Si è limitato invece ad assicurarmi che «a Mosca si è discussa la interpretazione degli accordi di Potsdam nei riguardi della procedura fra i Tre Grandi e non per quanto riguarda la sostanza delle deliberazioni che interessano i terzi. Quindi la possibilità d'invitare il Governo italiano a discutere le condizioni di pace resta intatta ed impregiudicata». Questo è indubbiamente il punto di vista giuridico inglese. Ma nessuno può garantire che questa sia in definitiva l'interpretazione e la prassi che verrà adottata quando i «Quattro» siederanno a <;lecidere di noi.

La verità è che anche Noel-Baker non sa, come i massimi diretti attori non sanno, quale sia la precisa realtà con cui hanno a che fare, quali e quanto stabili i progressi compiuti, quali e quanto scontabili le prospettive sicure, quali infine il senso e l'effetto generale delle risoluzioni particolari prese e da prendersi. Tale è la massa degli interessi coinvolti, tale la disparità delle intenzioni, la differenza dei metodi , la opposizione dei principi, che al termine di ogni mischia i contendenti si separano senza avere esaurito il tema dei loro incontri per timore di compromettere col procedere verso altre difficoltà gli accordi particolari per avventura realizzati. Dopo essersi allontanati giudicano in prospettiva quanto hanno perso e quanto guadagnato, quanto dovranno nella prossima mischia rivendicare a compenso delle perdite accettate e quanto dovranno pagare a conguaglio dei vantaggi realizzati. Perché quello che manca è una veduta d'insieme, un proposito schematico, un procedere logico e coordinato che consenta al fronte della pace di avanzare uniformemente con una certa continuità e stabilità. In realtà la soluzione delle questioni di principio si alterna a quella delle questioni pratiche per settori staccati, per salienti isolati, in un processo incoordinato di trita compensazione secondo cui i principi si sacrificano agli interessi e questi a quelli in un baratto ricattatorio di qualità deteriore.

Il giornalista Alastair Forbes così ha sintetizzato in un suo articolo i risultati di Mosca : «Un ampio campo di disaccordo è stato sostituito con un piccolo campo di accordo». È una definizione realistica . Ma anche se si vuole ammettere che gli accordi raggiunti rappresentino in se stessi un progresso cospicuo in alcuni settori, l'aspetto deludente della Conferenza di Mosca non sta nel raffronto fra gli accordi raggiunti ed i disaccordi residui, ma nel mancato raggiungimento di un accordo di principio fondato sulla reciproca fiducia dei Tre Grandi e sulla accettazione di un criterio di giustizia capace di condurre ad una soluzione di tutti i problemi subordinati, tale da soddisfare le aspettative del mondo. Ora il criterio confermato a Mosca della dittatura dei Tre, se pure invalidata da un intimo disaccordo, se pure temperata dalla inclusione della Francia nella pace italiana , dalla esclusione dell 'America dalla pace finlandese e dalla finale devoluzione dei trattati alla formale approvazione delle Nazioni Unite, è un fatto che non soddisfa le aspettative di nessuno e che minaccia da solo l'instaurarsi di quella grande democrazia internazionale che ci è stata promessa come modello e specchio delle democrazie nazionali che siamo invitati a produrre e che a ben diversa immagine dovrebbero ispirarsi.

Abbiamo dunque a che fare con una triarchia la quale, nel momento stesso in cui afferma definitivamente la sua priorità nei confronti dei terzi, rivela la sua inconsistenza manifestando crescenti sintomi di divisione interna. L' iniziativa dell'incontro di Mosca è stata improvvisamente presa da Byrnes superando evidenti riluttanze inglesi . Bevin era disposto ad attendere pazientemente al suo tavolo del Foreign Office fino a quando Stalin era disposto a prolungare le sue vacanze nel Caucaso. Washington ha preferito rompere gli indugi. Comunque da questa iniziativa di Byrnes è riato il primo incentivo a quella nuova differenziazione nell'ambito dei «Big Three» da cui è sorta la figura staccata dei «Bigger Two» (Russia-America) . In effetti la Conferenza, iniziatasi per impulso di Washington, si è sviluppata essenzialmente sul piano dei problemi specificatamente russo-americani (bomba atomica, Giappone, Cina, Corea). Altri problemi , di più diretto interesse inglese (Germania, Persia, Turchia), non hanno trovato una soluzione. Tutto ciò rivela, da un lato, una crescente indipendenza della politica americana nei confronti inglesi e, dall'altro , una significativa disposizione russa ad indulgere nella soluzione privilegiata dei problemi da cui dipendono le sue relazioni con gli Stati Uniti. Fatti ambedue non nuovi certo , ma di cui a Mosca si è avuta precisa conferma e che provano come nella scala dei valori internazionali la piramide tenda ad acuminarsi verso un vertice costituito dai «Bigger Two ».

Dobbiamo da questo interferire che il valore dell'appoggio inglese debba considerarsi per noi meno essenziale? Direi il rovescio . Non voglio con questo anticipare il verificarsi di una situazione nuova dalla quale l'Italia avrebbe ragione di attendersi grandi ed immediati vantaggi. L'evoluzione del pensiero e della politica inglese è estremamente lenta, sempre a rimorchio della estrema necessità. Invece i nostri tempi sono brevi, i nostri pericoli immediati. Pure è evidente che la minaccia di isolamento e di sminuita autorità di cui l'Inghilterra soffre oggi nel seno dei Big Three, non può che orientarla verso la sola risposta efficace che essa possa dare e che indubbiamente, prima o poi , darà. Di fronte alla egemonia dei due colossi tra i quali sta accampata, la Gran Bretagna è destinata a farsi campione delle piccole nazioni . Nonostante tutto essa controlla ancora un terzo dell'umanità e dei mercati del mondo. Quello che le è venuto a mancare è un effettivo controllo in Europa, e ciò non perché le manchino ragioni di autorità politica e di prestigio morale, ma perché è venuta meno la sostanza europea su cui esercitare questa autorità e questo prestigio, a cui appoggiare la sua sicurezza. Solo ripigliando in pieno la leadership di un'Europa occidentale saldamente a lei affezionata l' Inghilterra potrà ristabilire l'equilibrio che si è rotto a suo sfavore. Una sola cosa posso dirti con sicurezza: di questa verità gli inglesi si vanno rendendo conto .

L'attuale politica inglese di accentuato favore verso la Francia rappresenta la prima reazione a questo imperativo avvertimento. La resistenza dimostrata di fronte all'esclusivismo russo dell'Europa orientale, l'interesse alla riedificazione democratica dell'Austria e dell'Ungheria, la cautela con cui si procede nei riguardi della Spagna, sono tutti sintomi di questo nuovo orientamento. La minaccia periferica, a cui l'Inghilterra è soggetta da parte russa e da parte americana in tutti i settori del mondo , richiama per forza di cose Londra a riconsiderare la sua posizione e la sua funzione mondiale partendo dalla base europea. Il comportamento finora assai poco abile adottato nei riguardi dell'Italia sarebbe il solo elemento atto a dimostrare l'assenza di un simile generale proposito . Ma anche nei riguardi nostri una grande evoluzione si è compiuta. L'ansia con cui Bevin lotta per giungere alla più sollecita e definitiva conclusione della pace con noi ne è una prova. Tutti i miei precedenti rapporti stanno a dimostrare come quest'uomo, che non credeva nella efficacia di una semplice misura di modifica dell 'armistizio ma che l'avrebbe senz'altro approvata qualora l'America avesse fatto il minimo . necessario per concretare su una base pratica la sua proposta (cosa che non è avvenuta dopo mesi di attesa), fosse tutto costantemente teso allo scopo essenziale e definitivo di darci una pace piena e finale. Il solo ostacolo che Bevin ha sempre visto (e con ragione) alla realizzazione di questo piano è stato il lento e non convincente procedere della nostra democratizzazione. Quello che è certo oggi è che l'Inghilterra aspetta solo da noi quella prova di sincera normalizzazione della nostra vita che può solo essere data dal concreto inizio della espressione della volontà popolare almeno nelle elezioni amministrative, per darci tutto l'appoggio che è nel suo interesse dare . È un circolo vizioso in cui premesse e conseguenze si paralizzano fra loro. Quello che occorre intanto è dare all'Inghilterra ogni possibile testimonianza e concreta prova della nostra determinazione a non protrarre oltre l' adempimento dei nostri doveri democratici. Sotto questo aspetto non posso mettere abbastanza in evidenza quale danno ci abbiano causato alcune inconsiderate denuncie di pericoli di fascismo o di guerra civile che sono affiorate in Italia in occasione dell'ultima crisi. So io solo cosa mi è costato il dissiparne la pessima impressione. In linea di fatto basta considerare quale è stato qui l'effetto delle democratiche elezioni austriache per realizzare quale sarà la nostra posizione il giorno in cui la volontà popolare italiana si sarà liberamente dimostrata fornendo una base di giudizio e di fiducia a chi deve pur sapere fino a che punto può contare su di noi. Vedo che le elezioni amministrative sono state fissate per marzo. Per carità, non siano ulteriormente rimandate! Occorre assolutamente che nel colmo delle discussioni relative alla nostra pace, questa tanto attesa prova di democratizzazione sia alfine data .

Tutto questo ti ho detto, confusamente data la fretta con cui ti scrivo, per darti semplicemente la sensazione che la nostra posizione è suscettibile di miglioramento proprio alla vigilia delle discussioni di pace e ciò non per la benevolenza di nessuno, ma per la forza delle cose che ci riporta automaticamente in primo piano in ogni possibile nuova architettura europea, con tutto il peso del nostro sviluppo etnico, della nostra posizione geopolitica, della capacità utile e insieme del pericolo che rappresentiamo. La Francia ha giocato a rotta di collo questa carta. Lasciando da parte la differenza della posizione di partenza che ha giustificato tanto l'audacia di de Gaulle quanto la nostra prudenza, sta di fatto che le direzioni di arrivo vanno convergendo verso una stessa opportunità che m:ette fatalmente Francia e Italia su uno stesso piano nella valutazione inglese. Oggi gli inglesi sanno perfettamente cosa valga in sé stessa la Francia. Non indulgerebbero nel dipingerle una facciat a di grande Potenza se non avessero in animo di sostanziare la sua funzione in un vitale aggregato europeo occidentale di cui, con l'annichilimento della Germania, noi italiani siamo, si voglia o no, il più importante e promettente elemento .

Ti ripeto, non traccio un piano di possibilità immediate sul quale nelle attuali condizioni sarebbe arbitrario fantasticare o crearsi illusioni. Voglio solo delinearti un aspetto della nostra posizione nei riguardi specifici della Gran Bretagna, aspetto che mi pare il solo elemento positivo a cui possiamo aggrapparci. Io non credo né nella benevolenza inglese , né in quella americana. Negli eventi che si sono verificati e che si preparano ho visto fin dall'inizio un gioco di lupi condito di qualche allettamento di esopica ispirazione. Credo però al gioco degli interessi e nel quadro della nuova composizione mondiale mi pare ovvio che il Paese vincitore che ha crescente bisogno di · noi è l'Inghilterra. Credo, in definitiva , che , tenuto conto di questo elemento, si possa oggi e si debba anzi tenere un discorso più chiaro e più fermo . Queste considerazioni ti faranno comprendere con quanto compiacimento io abbia accolto le tue esplicite dichiarazioni di politica estera 1 e quanto io attenda altre tue anche più ferme, se pur moderate, dichiarazioni. Le incognite sono infinite, i rischi di un più fermo atteggiamento da parte nostra esistono, ma la storia ha fatto in questi ultimi mesi qualche passo decisivo e noi abbiamo camminato con lei. Per poche che siano le nuove carte che ci vengono a mano, val la pena di puntarci sopra con decisione. Nel quadro di questo indirizzo, al quale io mi vado attenendo qui certo d'interpretare la tua intenzione, posso dirti che per quanto riguarda il mondo inglese qualche maggior prova di energia nelle nostre manifestazioni possa essere adatta ai mutati tempi ed ai mutati umori .

Chiudo senza aver nemmeno tempo di rileggere perché il latore della presente parte a minuti.

Da domani incomincierò i contatti con le varie delegazioni. Appena pronto ti manderò copia del memoriale che mando a Bevin nella speranza di avere la tua approvazione. Comunque lo mando senz'altro a mio rischio e pericolo.

Il 16 corrente arriverà qui Nenni 2• Ti prego di documentarlo quanto più precisamente puoi e orientarlo su alcuni punti fermi della nostra politica estera , perché mi risulta che questi elementi del La bour vogliono conferire con lui perché sono rimasti impressionati, o meglio inquietati, dalle sue ultime manifestazioni in difesa dei nostri diritti alle frontiere. Si teme qui che egli si comprometta troppo in quel senso mettendo i laburisti stessi in imbarazzo per la impossibilità di sostenerlo a fondo. È questa una impressione che ho, ma è fondata su buone informazioni. So che Nenni è buon patriota e sono certo che, se ben preparato da te, potrà svolgere qui un'azione indubbiamente utile.

Ti penso in questi gravi giorni con particola re solidarietà e affetto. Anche tu non dimenticare questo tuo solitario collaboratore 3 .


63 .

L' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 291 14. Mosca , 8 gennaio 1946 , ore 14,20 (p er. ore 18,30) .

Telegramma ministeriale 34 . È giunto a Mosca da alcune settimane signor Niszkacs Laszlo, funzionario del Ministero degli affari esteri ungherese, per riorganizzare la legazione e provvedere


1 Vedi D . 34.


2 Vedi D. 91.


3 Per la risposta vedi D. 94.


4 Non pubblicato: con esso Prunas chiedeva quale seguito avessero avuto le istruzioni contenute nel telespresso ministeriale n . 28711 del 30 novembre 1945 per il quale vedi serie decima , vol. II , D. 724 .

per difesa interessi ungheresi qui in attesa arrivo suo ministro. Ho pertanto ritenuto far comunicazione di cui al telespresso ministeriale 28711 del 30 novembre scorso al signor Niszkacs che mi ha assicurato avrebbe telegrafato al suo Governo e mi avrebbe a suo tempo fatto conoscere risposta 1 .

64

IL RAPPRESENTANTE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES; AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

Roma , 8 gennaio 1946.

The Italian Government are under a misapprehension if they imagine that the Moscow Conference discussed the position of ltaly or terms for a peace treaty with her. The conference was only concerned to find a formula for resolving the deadlock in procedure which occurred in London, and in this respect it was successful. The all-important thing is that the deputies of the Foreign Ministers, after two months inactivity will resume their work in London. The question of Venezia Giulia is only a part of this work.

2. The text of the Moscow communiqué in no way bears out the inferences drawn by the ltalian Prime Minister and that in particular it does not warrant the assumption that ltaly will be confronted with a «Diktat». You may assure Signor De Gasperi that H .M. Government will use their influence to ensure that the views of the Italians are taken into consideration before any fina! text is drawn up, and that they have no reason to think that this is not the intention of the other Allied Governments concerned.

3. H.M. Government do not agree that ltaly's position is worse than it was at Potsdam, since in their view the position of Italy has not been affected at ali by the Moscow decisions and so far as H .M . Government are aware, the feelings of the Big Three towards her remain as before. In the communiqué of the Potsdam Conference «preparation of a peace treaty for Italy» was described as «the first among the immediate important tasks to be undertaken by the new Council of Foreign Ministers» and so far as H.M. Government are concerned , this stili holds good. The Potsdam communiqué did not state that the peace treaty with ltaly would be signed before peace treaties with other ex-enemy states. H.M. Government do not care to have their good faith questioned on this point. In making this


1 Prunas rispose con T. 453 /6 del12 gennaio con il quale approvava il passo e chiariva a Quaroni: «Richiesta di cui al telespresso di questo ministero n. 28711 era motivata oltre che dall 'opportunità di informare Governo sovietico anche dal desiderio ottenere suo assenso dato che il nostro rappresentante avrà probabilmente bisogno anche del benestare sovietico per recarsi a Budapest. Pregola comunque voler chiarire per nostra norma questo punto >>.


2 Risponde alla nota di De Gasperi del 27 dicembre , per la quale vedi D. 39.

remark Signor De Gasperi may have been thinking of the statement in the Quebec memorandum that the extent to which the terms of the armistice would be modified would depend on Italy's assistance to the Allies . The answer to this is that although the armistice has never formally been modified it has never been applied in full and has now been very considerably relaxed in practice. As regards the question of a « modus vivendi», no doubt Count Carandini has reported that there has been little encouragement from H .M. Government, who have always disliked proposals of this nature and have preferred to work for the rapid conclusion of a peace treaty.

4. H.M. Government have noted that the Italian Government are apt to criticise their actions before, they feel , sufficient consideration is given to all aspects of a complicated situation. While H.M. Government cannot meet the wishes of the Italian Government in ali respects , they repeat that there is no change in their feelings or intentions towards Italy since Potsdam, and they would ask the ltalian Government to have confidence in them and remember that it is, after all, largely due to the efforts of Great Britain and the United States that Italy is free and in a «fortunate» position compared with other liberated countries in Europe.

65

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N .D. 259/16. Roma, 9 gennaio 1946, ore 21.

Da notizie stampa risulterebbe che Girai avrebbe protestato contro regolamentazione nostro debito di guerra con la Spagna che sta infatti per concretarsi a giorni mediante scambio di note.

Converrebbe ella facesse sapere Girai, per quei tramiti che riterrà più opportuni, che nelle nostre condizioni attuali sarebbe stato contrario a qualunque interesse nazionale rinunziare ad un credito che rappresenta in sostanza sudatissimo risparmio dello stremato contribuente italiano.

La regolamentazione del debito deve invece esser posta al di sopra e al di fuori di qualunque ideologia e piuttosto intesa a servire quei permanenti interessi fra il popolo italiano e quello spagnolo che sarebbe reciprocamente dannoso negligere o pregiudicare. È perfettamente esatto che fra l'attuale regime spagnolo e la nuova democrazia italiana non vi è nessuna congruenza politica, ma ciò non toglie che, a mio avviso, debbano essere mantenuti fra i due Paesi quei sia pur scarsi contatti, soprattutto economici, sui quali sarà possibile ricostruire, al momento opportuno, in una comune atmosfera di libertà, un avvenire migliore.

Certo è che nella situazione estremamente precaria in cui trovasi il popolo italiano, nel cuore di un difficilissimo inverno , consideriamo dovere nostro tentare di mobilitare tutto quanto è possibile -ed è poco -per venire incontro ai nostri

bisogni che sono gravissimi ed urgenti. Dica a Girai che sarebbe ingiusto dare alla nostra iniziativa interpretazioni diverse. Comunicazione ha naturalmente titolo confidenziale ed amichevole e deve essere considerata riservata 1•

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IL CONSIGLIERE COPPINI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. ] / ]. Vienna, 9 gennaio 1946 (per. il Jo febbraio ).

Ho consegnato la lettera personale affidatami da V.E. 2 al segretario di Stato Gruber in un colloquio che questo mi ha accordato il giorno seguente all'udienza concessa all'intera delegazione commerciale italiana. In questa occasione ed in un'altra lunga conversazione avuta con lui in altra sede ho potuto avere col capo della sezione estera del Ballhaus uno scambio di idee per quanto era necessario ad una ripresa dei contatti fra i due Paesi.

Nella prima conversazione il ministro Gruber mi aveva pregato di ringraziare

V.E. per le cortesi espressioni inviategli, espressioni cui intendeva rispondere approfittando del ritorno a Roma della delegazione commerciale. Da parte mia chiarii al ministro Gruber quanto V.E. mi aveva incaricato di esporgli circa l'impossibilità di un incontro itala-austriaco in Svizzera , quale era stato proposto per il tramite del prof. Pacher. Il ministro Gruber mi ha detto di essersi reso perfettamente conto delle difficoltà che si sarebbero frapposte all'accoglimento del suo progetto. Lo scopo della sua proposta era del resto quello di avere uno scambio d'idee con V.E. Per raggiungere tale scopo egli sarebbe stato anche disposto ad inviare a Roma un rappresentante ufficioso austriaco. La mia presenza a Vienna facilitava, comunque, la realizzazione del suo desiderio di riprendere contatti con il Governo italiano.

Ho fatto presente al ministro che nel progetto di accordo commerciale in corso dì esame era prevista l'istituzione a Vienna di un ufficio italiano ed a Roma di un corrispondente ufficio austriaco, con il compito di facilitare e di promuovere gli scambi commerciali fra i due Paesi. Questi uffici, la cui istituzione mi risultava essere vista con simpatia da parte alleata, sembravano essere la sede più adatta per mantenere i contatti fra i due Governi e, fino alla ripresa delle relazioni diplomatiche, per provvedere alla normale tutela dei cittadini · e degli interessi delle due nazioni. Il ministro Gruber mi ha ringraziato, trovando opportuna la soluzione che gli prospettavo e confermandomi le sue intenzioni di riannodare con l'Italia sotto qualsiasi forma -rapporti di carattere non solo commerciale.

La seconda conversazione si è appunto iniziata su questo argomento. Il ministro Gruber ha affermato che il Governo militare alleato concede al Governo austriaco maggior libertà di quanto si possa pensare. Dopo il recente riconoscimento


1 Per la rispo sta vedi D. 127. 2 Non rinvenuta.

ufficiale del Governo federale , i Governi alleati , ed in particolar modo il Governo sovietico e quello americano, avevano fatto sapere al Governo di Vienna di esser disposti a procedere allo scambio di rappresentanti diplomatici. Gli ho chiesto se il Governo austriaco aveva a sua volta richiesto di poter riprendere normali rapporti con altri Stati , ivi compreso anche il nostro Paese. La risposta è stata affermativa; gli Alleati avrebbero tuttavia fatto presente che la nomina di rappresentanti doveva essere subordinata nel tempo all'effettivo ristabilimento delle relazioni diplomatiche con le Quattro Grandi Potenze occupanti .

Per quanto concerne l'Italia il signor Gruber mi ha detto che unico portavoce del Governo austriaco a Roma è il signor Breycha Zuliany che era stato effettivamente incaricato di prendere contatto col Governo italiano. L'ex ministro Berger-Waldenegg non è considerato, per il suo passato, « persona grata»; egli fa parte -ha detto testualmente Gruber -del gruppo del Vaterlandische Front ritenuto responsabile della politica austriaca fino al 1938 e dell ' Anschluss stesso. Il signor Breycha Zuliany avrà l'incarico ufficioso di rappresentare il Governo austriaco finché non sarà possibile inviare un funzionario di carriera.

Il ministro austriaco era al corrente del colloquio che il signor Zuliany aveva avuto col ministro Zoppi 1 ed anche della mia venuta con la missione commerciale. Egli sperava che potessi restare a Vienna e mi prometteva senz'altro per tale eventualità l' aiuto suo e del suo ministero .

Gli ho accennato alla missione del sig. Rienzner, che si era presentato a Roma munito di un certificato col quale la Cancelleria federale gli affidava l'incarico di provvedere al rimpatrio dei cittadini austriaci dall ' Alto Adige. ·Il ministro Gruber mi ha assicurato di non essere al corrente della cosa ; ha aggiunto che molti avevano approfittato nei mesi passati dell a inevitabile confusione degli uffici per ottenere incarichi, missioni e certificati che naturalmente perdevano ogni valore, via via che la situazione andava normalizzandosi ed ha tenuto a confermare che l'unica persona residente a Roma che fosse autorizzata a parlare a nome del Governo federale era il signor Breycha Zuliany.


67 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D. 417 /35. Washington , 10 gennaio 1946, ore 11,06 (per. ore 11,30 del/'11) .

Seguito telegramma 27 2 .

Vengo informato da Dipartimento di Stato che; allo scopo di evitare perdita di tempo, si è qui provveduto a redigere un testo di risposta comune alla nota francese circa procedura pace, testo che viene sottoposto ai Governi inglese e sovietico. Mi è


1 Vedi serie decima, vol. Il , D. 749. 2 Vedi D. 60, nota 2 p. 84.

stato assicurato, in via confidenzialissima e con preghiera di assoluta riservatezza, che, conformemente nostra viva raccomandazione, schema di risposta americana prevede appunto consultazione Italia (come pure Stati Europa orientale) fmo dalla prima fase dei lavori pace Londra. È stato aggiunto che Governo americano, nel rimettere suo testo, provvedeva a raccomandare specialmente a Londra e a Mosca adozione di tale principio cui Stati Uniti d'America tengono particolarmente.

Dopo prima fase di malumore, Dipartimento di Stato tende oggi a riconoscere che nota francese offre all'America la possibilità di definire alcuni punti rimasti finora imprecisati ed in ispecìe un'occasione per cercare di non dare alla prossima pace il carattere di un vero e proprio Diktat dei Tre Grandi. Si spera qui, non so con quanto fondamento, che consultazioni possano essere presto concluse favorevolmente .

D'altra parte, per ovvi motivi, si è contrari a dare inizio ai lavori del Consiglio pace Londra senza la partecipazione della Francia, intendendo anche mantenere priorità di redazione del trattato coll'Italia. Intanto, è stata già data a Parigi una breve risposta preliminare. Se intendimenti oggi espressi al Dipartimento di Stato perdureranno, e non sopravverranno difficoltà, risposta defmìtiva, che dovrebbe essere in tal caso soddisfacente per la Francia, verrebbe molto probabilmente resa di pubblica ragione.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N. D. 414/27. Roma, 10 gennaio 1946, ore 21.

Suo 23 e precedenti 1•

Nostre proposte in materia economico-finanziaria 2 sono state trasmesse a Kirk subito con l'avvertenza che codesta ambasciata era stata incaricata di presentarle direttamente al Dipartimento di Stato. Copia delle stesse proposte è stata in pari tempo trasmessa a CarandìnP, !asciandolo arbitro dì giudicare se fosse o no opportuno consegnarle al Foreign Office nel loro testo integrale o servirsene semplicemente come concreta indicazione e preciso orientamento. Tale procedura è stata seguita sia, com'ella ha giustamente osservato, per dare priorità al Dipartimento di Stato, trattandosi di iniziativa americana, sia perché proposte stesse avrebbero potuto, se fatte proprie da Washìngton, acquistare presso il Governo britannico ben altra autorità e peso.

La avverto che, nonostante assicurazioni dateci in passato, Foreign Office, in una nota direttaci ier l'altro 4 , ritiene di dover sottolineare che «circa la questione del modus vivendi, vi è stato sempre scarso incoraggiamento da parte del Governo britannico, al quale non sono mai piaciute proposte di questa natura e che ha


1 Vedi DD. 60 e 58. 2 Vedi D. Il, Allegato . 3 Vedi D. Il, nota l. 4 Vedi D. 64.

preferito lavorare per la rapida conclusione di un trattato di pace». Risultato di questo lavoro è, naturalmente, che non abbiamo né modus vivendi né trattato di pace.

Dica costì che apprezziamo ben altrimenti atteggiamento nordamericano ed esprimiamo nostra riconoscenza per rinnovata iniziativa di cui Dunn le ha accennato, assicurando massima segretezza da parte nostra.

Non so, ma è questo un problema di altro ordine, se procedura di preventivamente interpellare Mosca, possa, naturalmente per quanto ci concerne, essere stata la più consigliabile. Vi sono certamente soluzioni, soprattutto in materia economico-finanziaria, che anglo-americani avrebbero potuto adottare senza interpellare altri, come ad esempio il memoriale Macmillan dimostra e la concessione americana di accreditarci il soldo delle truppe conferma.

Comunque, Quaroni ritiene che Russia, avendo avuto per tutto quello che concerne trattati di pace in generale tutte le soddisfazioni che poteva desiderare, non dovrebbe sollevare obbiezioni di principio che mi sembrano invece più probabili oggi da parte britannica, nonostante che Noel-Baker, in una recente conversazione con Carandini (29 dicembre) 1 si sia espresso fra l'altro in questi termini evidentemente contrastanti con quelli della nota del Foreign Office in alto citata : «Certamente è un peccato che americani abbiano lasciato cadere loro iniziativa rinunziando presentazione promesso piano modifiche armistizio, che era da tempo atteso a Londra e che potrebbe prestarsi a una soluzione transitoria, se tempestivamente discusso».

Approvo in ogni caso sua azione che, se coronata da successo, potrebbe, più efficacemente di quanto non si creda, sollevare in questo duro inverno e alla vigilia delle elezioni, Io spirito e l'animo del popolo italiano.

69

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 415 /28 2 . R oma, IO gennaio 1946, ore 21.

Mio telegramma odierno3 .

A proposito atteggiamento sovietico in materia revisione armistiziale converrebbe forse ella facesse presente al Dipartimento di Stato, se lo ritiene opportuno, che nuova generica domanda di adesione a un non precisato progetto di revisione, dovrebbe essere seguita a scadenza brevissima da presentazione progetto stesso nella sua forma concreta. Ricordi che sin dallo scorso novembre Dekanozov dichiarò Quaroni4 ritenere difficile che Governo sovietico possa pronunciarsi su proposte non definite e che gli occorreva sapere in precedenza quali modificazioni concrete Washington intendeva in pratica proporre. Ricordi altresì che lo stesso Dekanozov nella stessa occasione ebbe ad affermare, circa clausole finanziarie, che, siccome


1 Vedi D. 44. 2 Questo telegramma fu inviato anch e a Mosca con il n. 4. 3 Vedi D. 68. 4 Vedi serie decima, vol. II , D. 717.

prestazioni italiane vanno esclusivamente a profitto anglo-americani, è a questi ultimi che tocca decidere.

Ella mi informa (suo 13)1 che sono costì in elaborazione vari progetti di modus vivendi di respiro più o meno ampio e da definitivamente elaborarsi a seconda della risposta di Mosca. Ma io credo, tutto sommato, che codesta procedura possa prestarsi facilmente a ulteriori remore e resistenze e che più consigliabile sarebbe dunque cercare di cristallizzare il problema, uscendo dal generico, in una formula concreta 2•

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IL PRE~HDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. 432/21. Roma, 10 gennaio 1946, ore 19,30.

Ho diretto alla Presidenza dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il telegramma che trascrivo :

«Nel giorno in cui si iniziano a Londra i lavori dell'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite il Governo italiano tiene a far pervenire a tutte le Nazioni rappresentate il suo saluto e il suo voto augurale.

In nome del leale spirito di collaborazione che ha animato l'Italia in guerra e della profonda coscienza democratica che la anima in pace, il Governo italiano rivolge in pari tempo alle Nazioni Unite, a fianco delle quali ha combattuto per venti mesi e di cui tante le sono così prossime di cultura e di sangue, un nuovo caldo, amichevole appello perché il suo popolo sia al più preso possibile rinserito nella comunità internazionale e nello sforzo inteso ad assicurare la pacifica e giusta ricostruzione del mondo e l'ordinata convivenza fra le Nazioni».

Voglia pregare la Presidenza stessa di voler trasmettere copia del nostro telegramma a tutte le delegazioni presenti.

Aggiungo, per sua norma, che una iniziativa siffatta fu da parte nostra adottata anche all'inizio della riunione di San Francisco 3 . Benché l'iniziativa non abbia avuto allora nessun seguito, fu comunque ad un certo momento prospettata la possibilità di autorizzare la presenza di un nostro rappresentante, almeno a titolo ed in veste di osservatore. Quantunque non creda alla possibilità, neanche oggi, di un risultato diverso, ritengo peraltro utile e a tutti i fini insistere sullo stesso tasto, anche in vista della riammissione italiana all'Organizzazione Internazionale del Lavoro, avvenuta nel frattempo e che costituisce certamente un primo concreto passo nella direzione giusta4 .


1 Vedi D. 58.


2 Per la risposta vedi D . 84.


3 Vedi serie decima , vol. II, DD. 85, 88, 95, 97, 100, 101 , 103, 109 e 124.


4 Con T. 724/63 del 16 gennaio Carandini rispose: « In riunione pomeriggio 15 corrente Comitato generale Assemblea Nazioni ha preso visione messaggio telegrafico presidente del Consiglio dei ministri De Gasperi. Delegato russo Gromyko, dopo parole generiche simpatia per appello italiano, espresso parere non possa darsi altro corso oltre che pubblicazione messaggio nel giornale ufficiale dell'Assemblea generale. Proposta accettata dal Comitato».

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. 496 /118. Washington, 10 gennaio 1946 1•

Con precedenti comunicazioni e da ultimo con la mia lettera n. 16644, del 31 dicembre e con i miei telegrammi nn . 31 , 32, 33 e 34 del 9 gennaio 2 , ti ho già riferito la posizione del Dipartimento di Stato nel problema delle nostre colonie nonché alcune mie impressioni sui pericoli che sembrano profilarsi e sull'azione che forse si potrebbe ancora svolgere .

Desidero qui soltanto elencare e commentare succintamente alcuni punti che mi sembrano rivestire un certo interesse :

l) Mi sembra che la nostra posizione in favore di una amministrazione italiana delle vecchie colonie prefasciste , quale ribadita nel memorandum 3 presentato alla segreteria del Consiglio dei ministri degli esteri sia, nell 'attuale momento, e allo stato degli atti, la più opportuna da tutti i punti di vista. Comunque essa non può essere qui tacciata di «vecchio colonialismo» né da noi di rinunciatarismo. Il memorandum è pertanto utile a questo fine; non so invece se esso risponda bene allo scopo di fornire una indicazione esauriente a tutti i Paesi interessati (tranne l' Inghilterra che ne aveva, o certo ne ha ora, piena conoscenza) di quanto abbiamo fatto e dei titoli che a bbiamo acquisito con i nostri sacrifizi e con l'insediamento di una vasta collettività italiana. Prevale ancora l'impressione, malgrado tutti gli sforzi fatti, che la nostra colonizzazione sia in gran parte artificiosa e che dipenda da sussidi della madrepatria. Forse, ad esempio, una elencazione numerica dettagliata della distribuzione di quelle nostre collettività, divisa per categorie professionali e località, darebbe migliore luce alla nostra causa. Analogamente per quanto riguarda i nostri investimenti e capitali . Mi parrebbe anche assai utile mettere in valore tutti gli argomenti e i dati atti a dimostrare la capacità di vita autonoma della popolazione italiana e la possibilità di sviluppo del nostro lavoro nell'avvenire. Ritengo pure che dalla semplice enumerazione delle varie razze, religioni, ecc. non si trae un quadro esatto della confusione etnica , ecc. che esiste in quei territori e delle difficoltà che , proprio in Libia , si oppongono alla tesi di una indipendenza a breve scadenza. Anche una elencazione numerica degli indigeni , fatta per categorie professionali (medici , ingegneri, professori ... nomadi) potrebbe servire a dimostrare la necessaria funzione che vi svolge , e deve continuare a svolgere, l'elemento italiano. Mi rendo pienamente conto che il nostro memorandum ha voluto rispondere ad esigenze di «brevità» e «discorsività» del resto assai utili , ma ritengo che potrebbe essere opportunamente integrato con documentazione da inoltrarsi al Consiglio dei supplenti, oppure, eventualmente, da presentarsi in sede di nostra audizione .


1 Manca l'indicazione della data di arrivo. 2 Vedi DD. 48 e 60. 3 Vedi App. 2a.

2) Due parole sul piano americano di «trusteeship multiplo», presentato alla prima Conferenza di Londra. Qui mi è stato confermato che, nell'intenzione americana, l'autorità dovrebbe essere in pratica fondamentalmente esercitata dall '«amministratore»; non sembra d'altra parte dubbio che questi, ai termini del progetto americano, dovrebbe essere una persona fisica e non uno Stato (nel suddetto piano esso è indicato: «to him») e che la sua designazione dovrebbe essere fatta dall'O.N.U. Noi avremmo due posti nell 'Advisory Body; la Libia e l'Eritrea dovrebbero ottenere l'indipendenza dopo dieci anni. Per quanto sia da escludere che il piano americano possa venire accettato «in toto» , è utile però esaminarne alcuni aspetti. In primo luogo il nome dell'amministratore è in bianco. È probabile che, in seguito, )'«amministratore» diventi invece «una Potenza amministratrice» e che essa venga designata, per un periodo determinato o indeterminato, anziché dall'O .N.U., dalle Grandi Potenze in sede di trattato di pace. Ad ogni buon fine , per l'eventualità che, come il precedente della Corea farebbe supporre, il principio del «trusteeship» multiplo possa prevalere, sembrerebbe assai opportuno preparare un nostro piano che contemperi le nostre esigenze di amministrazione con le inevitabili interferenze degli altri Stati. Se ciò non fosse possibile, è evidente che a noi converrebbe cercare di ottenere che l'amministratore, da designarsi dall'O.N.U ., sia scelto per un periodo limitato. Sembra infine che nella eventualità che i nostri diritti di amministrazione ci vengano totalmente disconosciuti e che vi sia il pericolo di una assegnazione a tempo indeterminato ad altra Potenza, la soluzione dell'indipendenza a scadenza fissa -ove veramente possibile -sia da prendersi in considerazione . Avremmo infatti , in seguito , da far valere «la carta» della nostra collettività, che ci darebbe ampia possibilità , specie ove nel frattempo riuscissimo a riaffermarla ed eventualmente ad accrescerla.

3) Ti ho già riferito circa l'opportunità di tentare una azione combinata fra Francia e America. Per quanto gli Stati Uniti siano in parte legati al piano da essi presentato alla prima Conferenza di Londra, occorre tener presente che detto piano ci dava due settimi dei posti dell' Advisory Body, mentre non pregiudicava la questione di chi dovesse avere l' amministrazione. Dunn in particolare non è sfavorevole a prendere in esame la nostra candidatura alla amministrazione; se trova nella posizione francese un appiglio credo che non dovrebbe mancare di sfruttarlo. Ti ho altresì riferito il mio punto di vista circa un rinnovato tentativo per essere consultati a Londra, prima che vengano adottate decisioni in materia coloniale.

4) Nei miei telegrammi citati del 9 gennaio ti comunicavo gli ultimi accenni del Dipartimento sulla eventualità di un rinvio delle questioni coloniali a dopo la pace. Questo potrebbe non essere interesse della Francia perché le discussioni, rinviandosi, potrebbero anche rischiare di estendersi in seguito ad altri territori coloniali . Un'adesione russa a tale tesi si può avere se, per altri motivi , non vi sono da parte sovietica serie intenzioni di abbinamento con la questione della Venezia Giulia. Comunque, è una possibilità. È però da tener presente che, in tale eventualità, le Grandi Potenze cercheranno di includere una clausola nel trattato di pace che dia loro un certo potere di coazione, nei nostri confronti, per il regolamento successivo della questione coloniale. Altrimenti , esse correrebbero in seguito il rischio di un nostro rifiuto di addivenire ad una regolamentazione giuridica di tale problema. Non credo che detta clausola possa consistere-perché inaccettabile in un nostro impegno di sottoscrivere le successive decisioni delle grandi Potenze o

103 dell'O.N.U. Potrebbe trattarsi -il mio è un puro ra gionamento perché, come ovvio, mi sono astenuto finora dall 'entrare in argomento con Io State Department -di una formula che leghi, in qualche modo, alla ratifica del successivo accordo coloniale la validità dell'intero trattato. Sembra comunque opportuno studiare fin da ora il modo di rendere una clausola siffatta la meno sfavorevole ed impegnativa possibile.

5) È possibile rinforzare con provvedimenti di carattere interno la nostra posizione nel vitale problema africano? Per quanto mi sia difficile da qui giudicare il momento e il modo più opportuni per nostre eventuali misure, ti sottometto tuttavia alcune considerazioni personali che mi vengono dall'esame della posizione americana nei confronti del problema. I vecchi sistemi coloniali tendono ad essere sorpassati. L'O.N.U. , sia pure molto teoricamente, ha già segnato un passo avanti rispetto al passato. Mi sembra che noi ci troviamo nella situazione di dover fare almeno un passo avanti a quello fatto dall'O.N .U. In primo luogo il nome stesso di «colonia» è fuori moda ; non solo , ma qui in America, suona male anche per cattivi ricordi d'infanzia . L' America sostiene, in materia coloniale, o l' indipendenza (Filippine) o l'associazione sotto la forma di stato federale (vi è un forte movimento in questo senso per Porto Rico e le Hawaii). Ritengo che, in una nostra enunciazione di politica coloniale, potremmo tener conto di questi esempi, sia pure distinguendo tra obbiettivi immediati e mediati. E ciò tanto più che è del resto provato come in questo campo le politiche più liberali sono in definitiva quelle più durature e in sostanza vincolanti. La dichiarazione del capitolo XI della Carta dell'O .N.U. è troppo poco ; e soprattutto eccessivamente diplomatica (ha dovuto tener conto di tanti interessi contrastanti e tanti vieti pregiudizi) e assai poco dettagliata (due soli articoli). In secondo luogo I'America sostiene , se non nella pratica, che è ben diversa, per lo meno nella legge e soprattutto nella teoria, la parità degli obblighi e dei diritti tra le varie razze. La Carta delle Nazioni Unite non ne parla. Credo che noi, su questo punto, potremmo trovare nella nostra tradizione gli elementi per porci all'avanguardia rispetto a tutti i Paesi. Mi sembra che in sostanza -nel momento più opportuno, specie se la questione viene rinviata -potrebbe esserci utile approvare per legge un dettagliato progetto che ponga su nuove basi i nostri rapporti con le popolazioni ed i territori africani e dargli l'opportuna pubblicità. Su scala più larga e più radicale · potrebbe costituire la controparte di quanto abbiamo fatto in materia di autonomie allogene. Se a Londra si darà luogo alla nostra consultazione, forse potrebbe essere quella la sede adatta per annunciare i nostri propositi, od eventualmente illustrare le nostre decisioni, in tale materia.

Mi sembra infine che, come per altre questioni, non dobbiamo mancare di far sentire all 'occorrenza, oltre alla maggiore unanimità di opinione pubblica che si possa ottenere all'interno, anche, ove indispensabile, una nostra decisissima «resistenza». Questa nostra resistenza, se messa in opera al momento più opportuno, potrebbe raggiungere lo scopo di indurre alla riflessione i Paesi coloniali, i quali, in ultima analisi, non dovrebbero avere interesse a estrometterei totalmente da posizioni che creano nostre affinità di interessi politici con essi 1 .


1 Per la risposta vedi D. 135.

72

L'INCARICATO D'AFFARI A CHUNG KING, ANZILOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 487/2. Chung King, 11 gennaio 1946, ore 15,50 (per. ore 11,30 del 12).

Sono stato ricevuto oggi da ministro degli affari esteri. Egli ha manifestato apprezzamento per cortesi espressioni contenute lettera di V.E. 1 e ricordato incontro con V.E. a Londra. Si è poi interessato situazione Italia, soprattutto dal punto di vista alimentare ed economico, ed ha espresso fiducia che conclusione trattato di pace consentirà prossimo miglioramento economia nostro Paese, manifestando incidentalmente avviso che pace con l'Italia non dovrebbe presentare difficoltà, eccettuata questione Venezia Giulia. Egli ha approvato nostra intenzione rimpatriare appena possibile personale che ha collaborato giapponesi. Ha domandato espressamente quando sarebbe giunto ambasciatore Fransoni 2 , aggiungendo che ambasciatore di Cina a Roma raggiungerà sua destinazione al più presto.

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IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 479/35-36 . Londra, 11 gennaio 1946, ore 21 (per. ore 10,15 del 12).

Harvey mi ha oggi riconfermato che inquietudini italiane assolutamente infondate in quanto che decisioni Mosca non hanno affatto modificato nostra posizione. A Mosca si è concordata formula per rivivificare Conferenza Londra attenendosi che delegati supplenti dopo tre mesi riprendano ora lavori al punto in cui li avevano lasciati e uniformandosi stesse direttive . Pace con l'Italia resta primo argomento da trattarsi. Non appena Tre Grandi avranno concordato risposta richiesta francese chiarimenti, delegati supplenti, che sono gli stessi e ormai tutti qui giunti, inizieranno studio per prima stesura proposte pace. Appena pronte, tali proposte verranno passate Consiglio ministri esteri competenti (caso nostro Tre Grandi più Francia), i quali, a loro volta, sottoporranno progetti definitivi non oltre lo maggio Conferenza Nazioni interessate . Questa ultima conferenza avrà carattere proprio Conferenza generale della pace, essendole riser


1 Si riferisce alla lettera di accreditamento, che non si pubblica.


2 Francesco Fransèmi, nominato ambasciatore in Cina, non raggiunse la sede e fu sostituito da Sergio Fenoaltea che assunse la direzione dell'ambasciata il 17 luglio.

vata ampia facoltà discussione e finale capacità approvazione. Non essendo so

.pravvenuta alcuna decisione che escluda presa in considerazione ragioni italiane, Inghilterra sosterrà in pieno nostri diritti ad esprimerci prima della finale stesura del trattato. Ha insistito che non saremo messi di fronte ad un Diktat pur non potendo ora precisare in quale fase saremo consultati; su questo punto essenziale riservomi intervenire energicamente e riferire.

Circa data conclusione nostra pace è intenzione Governo inglese che non si vada oltre alla fine giugno. Perciò ho sin da ora scarsa fiducia nell'attuale possibilità di una revisione armistizio , perseverando sua convinzione essenziale convenienza concentrare ogni sforzo onde giungere al più presto pace definitiva. Harvey lamenta che Dipartimento di Stato non abbia a tempo debito concretato la sua generica proposta alla quale Foreign Office avrebbe dato, come promesso, pieno appoggio. Ora ritiene sia tardi, risultandogli che anche russi sarebbero restii a misure provvisorie nella pendenza delle discussioni definitive di pace. Comunque ritengo che Foreign Office non si opporrebbe nemmeno oggi qualunque attuabile proposta americana 1• ·

Circa inchiesta sul luogo in Venezia Giulia, Harvey ritiene che nomina Commissione e scelta momento sono questioni che dipendono dal giudizio esclusivo dei delegati supplenti.

74

L'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI A ROMA, KIRK, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ2

L. Roma, Il gennaio 1946.

I take pleasure in conveying t o Y our Excellency the following message from the President of the United States, which has just been received:

«l appreciate your message of December 163 and extend every wish that your Government may succeed in its urgent task of making the people of Italy truly responsible for the conduct of their own community and nation. I am confident that ltaly will be enabled to conclude with the United Nations a treaty of peace which will fulfill our common needs and desires. To that end you can count on the good will and friendly collaboration of thè United States, just as I know we can count on yours. HARRY TRUMAN».


1 Ritrasmettendo a Tarchiani, con T. 703/47 P.R. del 16 gennaio, una sintesi di questo colloquio, De Gasperi aggiungeva: «Persisto dunque a credere che iniziativa codesto Governo potrà avere possibilità successo soltanto se uscirà dal generico, cristallizzandosi in un progetto concreto da presentarsi subito. Le confermo altresì che modificazione sostanziale armistizio, sia pure limitata alle clausole economico-finanziarie, che fosse attuata senza indugio, non potrebbe che avere riflessi ed effetti ill)portanti sulla nostra situazione non solo eco nomica, ma morale e politica ». A Carandini rispose con il D. 89.


2 Ed. in Foreign Relations of the United States. /946 , vol. II , cit. , p. 6.


3 Vedi D. 23.

75

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GALLARATI SCOTTI

L. 3 /43. Roma, 12 gennaio 1946.

Accludo un rapporto di Carandini che già conosce la nostra risposta.

Chiusa con la firma dell'accordo una fase della nostra politica spagnola, è bene cominciare a guardare verso l'avvenire.

ALLEGATO l

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R . RISERVATO 5447 /3701. Londra, 29 dicembre 1945.

È venuto a trovarmi l'ambasciatore spagnolo de las Barcenas.

Evidentemente conscio della difficile posizione in cui si trova il suo Governo, sta moltiplicando i contatti con questi ambienti politici e diplomatici e quindi le sue impressioni hanno un interesse particolare che ritengo utile segnalare per orientamento di codesto ministero. A parte questo, la sua visita , a breve scadenza dal precedente colloquio (vedi telespresso in data 22 dicembre u.s. n . 5400 /3673) 1 , ha avuto uno scopo specifico di cui riferisco in appresso.

Per ciò che riguarda la situazione interna della Spagna Barcenas ha ribadito il concetto secondo cui la grande maggioranza dei suoi compatrioti, i monarchici progressisti compresi, sarebbe contraria ad un rapido combiamento del regime temendo che la cosa potrebbe significare un riaccendersi della guerra civile con tutti gli orrori connessi di cui è sempre vivo il ricordo; anzi , a proposito dei monarchici, Barcenas ha voluto ricordare la frase di un ambasciatore americano a Madrid che, in una situazione analoga alla odierna, avrebbe osservato «di non aver mai incontrato in un Paese tanti monarchici timorosi della restaurazione della monarchia». Detto questo, ha aggiunto che ciò non esclude, a suo parere, che col tempo Don Juan possa tranquillamente far ritorno sul trono con un programma illuminato e liberale.

L'ambasciatore mi ha quindi accennato alle prossime conversazioni che, ad iniziativa del Quai d 'Orsay, dovranno avere luogo tra Francia, Inghilterra e Stati Uniti circa una politica comune da adottarsi nei confronti di Franco e mi ha dichiarato di essere tuttora convinto che non si giungerà ad una rottura di relazioni e questo soprattutto perché:

l) un eccessivo irrigidimento delle Potenze occidentali non farebbe che cementare, per la nota fierezza spagnola, l'unione al regime e sarebbe quindi contro-producente come Io furono le sanzioni contro l'Italia nonché, attualmente, la politica americana nei riguardi di Peron in Argentina ;

2) Franco rappresenta la tranquillità nell'ordine ed il rispetto ai trattati internazionali, mentre una evoluzione troppo rapida sarebbe gravida di dannose conseguenze in un momento così delicato come l'attuale in cui anche il Mediterraneo è fonte di rivalità fra le Grandi Potenze.


1 Non pubblicato.

Segnalo a questo punto che negli ambienti governativi spagnoli di Londra sono state rilevate con soddisfazione le alquanto blande dichiarazioni alla stampa (riportate nel Tirnes del 22 corr.) fatte dall'ambasciatore americano Armour al suo ritorno in patria che darebbero a pensare, tenendo anche presenti le mie precedenti impressioni , che quanto sopra possa non peccare di ottimismo e che tutto si risolva ancora in una qualche dichiarazione ufficiale più energica di quelle passate, ma senza il ricorso alla rottura di relazioni.

Barcenas è quindi venuto a parlare di ciò che ritengo sia stata la ragione principale della sua visita : mi ha confidato di avere molta fiducia nell 'avvenire politico di un certo don Angel Herrera, intorno al quale si andrebbe formando un partito politico simile al nostro democratico-cristiano ed al M .R.P. francese che, a detta dell 'Ambasciatore, sarebbe destinato a divenire uno dei più forti in Spagna e suscettibile di avere considerevole influenza sulla metodica e pacifica evoluzione del regime verso forme più accette alle democrazie occidentali .

Don Herrera, già brillante giornalista ed uno degli editori del Débats (attualmente Ya) ha abbracciato nel 1941 la carriera ecclesiastica all'età di quarant'anni, dopo un soggiorno in un convento domenicano di Friburgo (Svizzera); presentemente è titolare di una minuscola

. parrocchia spagnola, ma svolge una intensa attività per fondare il partito di cui sopra e, a tale scopo, avrebbe recentemente avuto una serie di colloqui con il Papa, con V.S., con Don Juan e con Bidault. Barcenas è vivamente e favorevolmente impressionato della personalità di Herrera e ripone le maggiori speranze nel suo avvenire ; ho avuto l'impressione che gradirebbe molto conoscere quali siano le nostre reazioni ai suoi progetti.

ALLEGATO II

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T . PER CORRIERE 571. Roma, 13 gennaio 1946.

Suo rapporto 5447 /3701 1•

Attività Herrera mi è segnalata da fonti varie come promettente. Tutto ciò che potrà dare l'avvio ad una ordinata evoluzione democratica della Spagna è opportuno sia da parte nostra seguito con comprensivo interesse. Gallarati Scotti è al corrente.


76 .

IL CONSIGLIERE COPPINI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR . SEGRETO 13/11 . Vienna , 12 gennaio 1946 (per. il ] 0 febbraio ).

Nella seconda conversazione che ho avuto ieri in una casa privata col ministro Gruber e che è durata circa un'ora e mezzo, sono stati toccati argomenti su cui riferisco con rapporto a parte 2 . Ad un certo momento, quando il colloquio aveva


1 Vedi Allegato l. 2 Non rinvenuto.

raggiunto il tono di una franca e simpatica conversazione, il segretario di Stato austriaco si è rivolto a me, dicendomi :

-E perché non vogliamo anche scambiarci le nostre idee sull ' Alto Adige?

-Non ho, Eccellenza , niente in contrario a parlame. È un argomento che ha dei profondi riflessi sulle relazioni fra i nostri due Paesi . La simpatia che lei, Eccellenza, mi ha dimostrato nel trattenermi in così cortese conversazione mi fa pensare che mi sarà estremamente utile conoscere il suo pensiero su questo tema, tanto più che ella mi ha detto testé trattarsi di un puro scambio di idee a carattere personale.

Debbo premettere al riguardo una osservazione. Il ministro Gruber , sul quale invio con altro rapporto l alcune notizie biografiche, è persona giovane di anni e ancor più di spirito e di ingegno. Tipico tirolese nel fisico e nell' accento, egli ostenta una certa decisa sicurezza, ma nel calore della conversazione dimentica il controllo che egli si è imposto ed è facile scorgere che il suo temperamento prende il sopravvento sulla sua formale riservatezza. Dico questo perché la conversazione, per quanto riguarda lo stesso ministro , ha assunto un tono di franchezza e di scioltezza che non mi attendevo, trattandosi sopratutto di un primo colloquio su un argomento oltremodo «heikel» e del quale pensavo sentirmi parlare con diffidenza e sostenutezza.

Gruber ha iniziato il suo dire facendo due premesse. Egli era innanzi tutto ben convinto che la questione dell'Alto Adige sarebbe stata decisa dalle Grandi Potenze. Le posizioni dei due Governi erano ben note ai Tre Grandi ed a Parigi ; le Quattro Potenze avrebbero fatto conoscere a suo tempo all'Italia ed all'Austria quale fosse la sorte (da quanto poi mi ha detto, ho compreso che Gruber avrebbe fatto meglio ad usare l'espressione «soluzione per definire la sorte») di questa regione. In secondo luogo egli non mirava con questo scambio di idee a convincere me o qualsiasi italiano sulla necessità di rinunciare all'Alto Adige. Ne era perfettamente convinto , a priori, della inutilità. Egli desiderava soltanto porre in luce certe sue considerazioni che sarebbero venute in definitiva a vantaggio della politica e dell'amicizia dei due Paesi.

Il ministro Gruber si è poi difeso dalla accusa di nazionalismo. Se gli inconvenienti che, secondo le sue previsioni , sarebbero stati connessi col mantenimento della sovranità italiana in Alto Adige avessero potuto essere altrimenti superati , egli non avrebbe appoggiato la tesi del ritorno di tale territorio all ' Austria.

Il suo punto di vista, che egli mi ha quindi esposto con ampiezza di dettagli e di esempi, può essere così riassunto: molte ragioni, amministrative, economiche, geografiche ed etniche giustificano il ritorno dell ' Alto Adige all'Austria . Tutto ciò è però d ' importanza assai relativa. L'essenziale è questo : egli è perfettamente sicuro che il Governo italiano , particolarmente sotto la guida di V.E. , accorderà agli alto-atesini tutto quanto sarà necessario per conservare e garantire il libero autonomo sviluppo di quel gruppo allogeno. Ma è questo il vero pericolo cui va incontro l' Italia: «Conosco i miei conterranei -ha detto il ministro Gruber -essi sono l'elemento più duro e più tenace della terra . Quanto maggiore sarà la libertà che loro concederete, tanto più essi ne useranno e ne abuseranno, se volete , per chiedere ed insistere di ritornare a far parte dell'Austria. Tutte le autonomie che voi italiani accorderete loro, con tutta la buona volontà di creare una collaborazione con loro ,


1 Non rinvenuto.

109 saranno altrettante armi che essi rivolgeranno contro voi stessi. A poco a poco, nell'ambito della legalità , che voi stessi avrete ricostituita, della libertà, che voi avrete concessa agli alto-atesini, la situazione degli italiani in Alto Adige sarà insostenibile. Che cosa succederà allora? Perché il dilemma è preciso . O il Governo italiano metterà in movimento il meccanismo dell ' autonomia, e questo si muoverà da sé, sempre più veloce, in senso centrifugo e sfuggirà dalle mani italiane fino a che, in nome della libertà e dell'autonomia, sarà praticamente richiesta l' annessione all' Austria; oppure si tornerà alla limitazione delle libertà locali che saranno sempre più contenute fino a dar luogo ad una nuova oppressione . E saremo al punto di prima. Veda , la politica di Mussolini in Alto Adige era in fondo, dal punto di vista dell'interesse italiano, la più adeguata alla situazione dei fatti. Non so se Mussolini se ne sia reso effettivo conto; per quanto mi concerne non ho mai creduto che egli pensasse sul serio ad italianizzare i tedeschi dell'Alto Adige ; ho invece ritenuto che avesse la precisa sensazione che solo tenendoli sottomessi con la forza sarebbe stato possibile mantenere unita , almeno amministrativamente, quella regione all ' Italia. In ogni caso le ripeto : quando gli alto-atesini potranno far uso della libertà che voi volete loro concedere, essi ne useranno per chiedere di essere uniti all' Austria. E lo chiederanno con quei mezzi che voi stessi avrete loro accordati. È inutile che io le nasconda le ripercussioni che questo ha ed avrà sull'Austria .

Non voglio tacerlo a lei. La politica austriaca non a vrà mai né la volontà né i mezzi per strappare l'Alto Adige all'Italia, ma non posso escludere che quando la questione avrà assunto quel carattere di asprezza, che immancabilmente raggiungerà in qualsiasi forma e voi , italiani , vorrete internamente risolvere il problema della convivenza cogli alto-atesini, qualche altra maggiore Potenza non voglia approfittare della situazione di aperta contesa o di screzio latente per trascinare l'Austria in un conflitto. Lei ha giustamente detto che la pace dei nostri Paesi potrà essere conservata se sapremo dare inizio ad una collaborazione ampi a, pacifica, proficua fra noi tutti e se scarteremo così qualsiasi motivo di contrasto che possa servire di appiglio alle maggiori Potenze; ma è proprio in base a questo suo concetto che io debbo ripeterle che al di fuori della buona volontà italiana ed austriaca di ignorare, di accantonare , di superare insomma questo contrasto , le condizioni immutabili di fatto lo riporteranno quotidianamente alla ribalta , con maggiore violenza, quanto più da parte italiana si cercherà o di assecondare o di sopraffare gli alto-atesini .

E come le ho detto con sincerità i pericoli che l'amicizia itala-austriaca inevitabilmente correrà se le decisioni delle Grandi Potenze fossero a voi favorevoli, così le dico che una volta risolto a nostro favore questo problema la politica austriaca sarà lealmente dalla parte italiana. La politica di Dollfuss e di Schuschnigg -è bene che lei lo sappia -non è mai stata sentita ed approvata dal popolo austriaco . Oggi invece è impressione generale che , mentre le nostre necessità di vita materiale ci portano ad una collaborazione con gli stati danubiani che potrebbe soggiogarci alla diretta influenza di una grande Potenza, le esigenze politiche e spirituali ci indicano l'Italia e la Francia come i nostri naturali bastioni. Le assicuro che questo è il nostro vivo desiderio. La mia volontà di parlare con S.E . De Gasperi o con un rappresentante del Governo italiano derivava appunto dal desiderio di mettere in chiaro che le nostre rivendicazioni , nella loro ineluttabilità , non derivano dallo spirito «nazionalista» del popolo austriaco , da nostalgici sent imenti od anche da importanti questioni etniche, amministrative, sociali, connesse con la costituzione sociale-economica dell'attuale Austria, ma in grandissima parte dal temperamento, dallo spirito e dalla tenacia degli alto-atesini che tutto faranno pur di rientrare in seno all'Austria» .

Il leitmotiv del carattere alto-atesino è stato veramente predominante in tutta la lunga, appassionata e dettagliata esposizione che il ministro Gruber mi ha fatto. Le considerazioni di altro carattere sono passate in secondo piano dinanzi al quadro che il mio interlocutore mi andava facendo della lotta che gli alto-atesini avrebbero ingaggiato contro gli italiani non appena fossero state loro concesse la libertà di stampa e l'autonomia linguistica e amministrativa. Non esagero, se aggiungo di essere convinto che il signor Gruber ha voluto dipingere l'Alto Adige come un settore difficilissimo, dove gli italiani non avranno possibilità di vita, per svalutare sin dall'inizio le obiezioni che io gli avrei mosse dopo il suo discorso.

E, interrompendo il corso del ragionamento sopra esposto, il ministro Gruber mi ha detto che il Governo austriaco, se l;1 decisione delle Grandi Potenze fosse stata favorevole all'Austria (la dichiarazione di rimettersi completamente alle decisioni delle Grandi Potenze è stata la premessa costante della sua esposizione), avrebbe preso ogni provvedimento atto a garantire la piena autonomia del gruppo etnico italiano, dal punto di vista amministrativo e culturale, nonché lo sviluppo e la sicurezza dei notevoli interessi italiani, in particolar modo per quanto concerne le centrali elettriche dell'Adige. Per quanto riguarda gli elementi di stirpe italiana il Governo austriaco avrebbe loro lasciato piena libertà di scegliere tra il conservare la cittadinanza italiana o quella austriaca, e prevedendo che essi preferiranno di rimanere italiani, avrebbe garantito loro in ogni modo il diritto alla residenza nell'Alto Adige, la piena libertà nell'uso della lingua, ed avrebbe tutelato in ogni forma i loro costumi, il loro lavoro e via dicendo.

Ho naturalmente fatto la massima attenzione a quanto mi ha detto il ministro Gmber. Non ho voluto interromperlo, anche quando sarebbe stato possibile, per obbiettare o correggere. Ho cercato di non dare alla conversazione il carattere di una discussione, alla quale non mi ritenevo autorizzato, e che non mi sembrava davvero opportuna, ma di mantenerla, come mi era stato richiesto dallo stesso ministro degli esteri austriaco, sul terreno di uno scambio di idee, nel quadro di quel tono amichevole che ha appunto distinto il nostro incontro. Lo stesso ministro Gruber del resto, forse intimorito di aver ecceduto ndle sue dichiarazioni, mi ha richiesto di non riferire a

V.E. le sue considerazioni ma di ritenerle opinione ed informazione di carattere strettamente personale. Per ciò ho premesso anch'io al ministro Gmber che parlavo a titolo personale e che mi sarei limitato ad alcune osservazioni su quanto egli mi aveva detto . Comunque mi sentivo di ringraziarlo vivamente per la franchezza e l'ampiezza con cui si era espresso. Ritenevo che questo sistema di vedere in faccia i problemi e di non nasconderne l'importanza avesse indiscutibili vantaggi.

«Sull'argomento debbo da parte mia farle una considerazione di principio. Sulla questione della frontiera orientale italiana può darsi che in qualche partito italiano ci sia una valutazione differente dagli altri. Sulla questione della frontiera settentrionale vi è unanimità di tutti i partiti e di tutto il Paese. Le indico, per citare solo un esempio recente, le dichiarazioni del ministro Togliatti al congresso del partito comunista riportate dal quotidiano comunista Osterreichische Volksstimme. Su questo problema il popolo italiano è, per molti motivi, molto sensibile, sopra sensibile ("iiberempfindlich "). Una decisione delle Grandi Potenze che staccasse l'Alto Adige dall'Italia e risollevasse il problema delle nostre frontiere settentrionali infliggerebbe al popolo italiano una viva delusione e lo ferirebbe profondamente. Ella mi ha detto con molta franchezza che se l'Austria non dovesse ricevere l'Alto Adige non per questo l'Austria ne morirebbe, pur risentendone gravissimo danno. La perdita dell'Alto Adige non significherebbe certo la fine dell'Italia, ma appunto perché questa resterebbe sempre viva, il dolore dell'amputazione sarebbe durevole ed indimenticabile . Ella mi ha espresso prima il desiderio, di cui le sono molto grato, di avere altre conversazioni con me su questo ed altri temi. Avremo modo quindi di spiegare le nostre idee, più di quanto non lo sia stato oggi, ma fin da ora le voglio accennare che la presa di posizione dell'Italia è tale che essa valuterebbe il distacco dell'Alto Adige come uno scacco morale e soprattutto come una ingiustizia. Le prime conseguenze di tutto ciò andrebbero evidentemente a svantaggio di quella politica di amicizia e di collaborazione che lei ritiene indispensabile di iniziare con il mio Paese. ·

V.E. ha insistito nelle sue considerazioni su questo punto: la collaborazione italiana con gli alto-atesini sarà impossibile; ogni nostro tentativo sarà respinto e sarà anzi la fonte di ulteriori dissidi, il motivo di definitivo distacco . Orbene, io non posso concordare completamente coi giudizi espressi al riguardo da V.E. La politica fascista, lungi dall'essere adeguata alle circostanze di fatto, è stata cieca ed inutile. Gli alto-atesini sono duri e tenaci, ma non sono cittadini sleali. Anche nei momenti più duri da loro attraversati, non hanno creato al governo fascista notevoli imbarazzi politici. I soldati alto-atesini hanno ovunque servito l'Italia con correttezza e lealtà. Non mi sembra quindi possibile che quando il Governo italiano concederà loro la desiderata autonomia, essi la sfruttino proprio contro di lui e si mettano a sabotare l'amministrazione italiana ed a render insostenibile la vita dei nostri connazionali.

Comunque, è anche certo che questo spirito di ribellione che V.E. imputa in modo così largo agli alto-atesini, è tenuto vivo ed alimentato dalle manifestazioni ufficiali del Governo austriaco . Mi permetto quindi di porre il problema su un altro piano. Vuole il Governo austriaco veramente una politica di collaborazione con l'Italia? Ritiene indispensabile per la pace dell'Europa e del mondo di creare una serie di condizioni di fatto e di spirito che escludano ogni motivo di contrasto fra noi ed indirettamente fra altre Grandi Potenze? Se si, il Governo austriaco deve considerare l'Alto Adige non come una "Spaltung" fra i due paesi, ma come la "Briicke" che li unisce. Se i due popoli si tenderanno le mani, se i nostri interessi saranno, col volgere degli anni , sempre più intimamente collegati, se lo spirito austriaco e quello italiano continueranno ad illuminare l'Europa di quella luce che fu veramente grande nel XVIII secolo, perché vuole, signor ministro, che l'esiguo gruppo degli austriaci dell'Alto Adige debba assolutamente essere uno spauracchio fra di noi e non debba invece godere di questa profonda amicizia fra i due Paesi soprattutto se garantito ormai, nel suo sviluppo culturale, da un'ampia autonomia amministrativa? Se ho ben capito il suo concetto, ella ritiene che, senza il ritorno dell'Alto Adige all'Austria, non vi potrà essere collaborazione ed amicizia fra i due Paesi. Ed io rispondo : iniziamo sinceramente e senza riserva questa collaborazione, dimenticando da tutte e due le parti questo focolare di discordie, e vedremo se il fuoco, non alimentato da nessuna parte, avrà la forza di estendersi.

V.E . ha voluto, con tutta franchezza, esporre il suo turbamento per l'avvenire se la decisione delle Grandi Potenze cadesse a favore dell'Italia . Lei mi ha anche accennato ad una dolorosa ipotesi che preferisco non prospettarmi. Fin da ora però l'Austria, che diventerà, come auguro vivamente, padrona dei suoi destini, deve mettere sulla bilancia le due ipotesi. O una politica di collaborazione sincera, di amicizia leale con l'Italia, al di sopra di una questione, che ha in sé molto dell'artificioso, oppure una politica di diffidenza e di malvolere che potrebbe anche concludersi con il distacco dell'Alto Adige dall'Italia. Ma con questo sarà allora chiusa la porta a quell'offerta di pacificazione che l'Austria in quel momento sarebbe pronta a fare. L'Austria si troverebbe sola, completamente sola, dinanzi al pericolo cui lei stessa mi accennava, impossibilitata per ragioni geografiche a far valere l'appoggio delle Potenze occidentali e con l'ipotesi, poi, e questa volta a vantaggio dell'Italia, di qualche combinazione che restituisse a questa la perduta frontiera settentrionale. Dinanzi a questa prospettiva io le domando, signor ministro, se la bilancia non debba invece piegare, in definitiva, per una collaborazione pacifica fra i due popoli».

Durante il colloquio che sopra ho trascritto, ho domandato al signor Gruber se, in seguito alla nota presentata dal Governo austriaco alle Potenze occupanti per la retrocessione dell'Alto Adige all'Austria, vi fossero stati da parte di dette Potenze risposte od accenni sul problema in questione.

Il ministro austriaco non mi ha potuto e voluto dare sul momento una precisa risposta, riservandosi tuttavia dimettermi al corrente non appena gli sarà possibile. Tuttavia, al termine della nostra conversazione, il signor Gruber ha così inaspettatamente concluso: « Voglio solo assicurarle che quando le Potenze alleate desidereranno di organizzare il plebiscito nell'Alto Adige, il Governo austrfaco comunicherà subito al Governo italiano i suoi progetti per regolare l'autonomia degli italiani nell'Alto Adige, la garanzia per lo sfruttamento dell'energia elettrica delle centrali di Bolzano e tutte le altre questioni che potessero sorgere in seguito al distacco della regione alto-atesina dall'Italia». ·

77

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 567 /43. Londra, 13 gennaio 1946, ore 13,30 (per. ore 8,30 del 14).

Mi riferisco al telegramma n. 100le . di codesto ministero 1• Mi risulta che Governo francese ha effettivamente, ma senza speciale insistenza

o significato ostile all'Italia, chiesto quale posto si sarebbe fatto a Jugoslavia, Grecia , ecc. , nelle trattative di pace con Italia. Senonché a Londra si osserva che nella inclusione predetti Stati Conferenza di maggio richiesta francese trova implicita risposta.


1 Vedi D. 52.


78 .

L' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R . 43/19. Mos ca, 13 gennaio 1946 (per. il 30).

Ritengo ormai di poter sottomettere a V.S. un primo esame d'insieme sul risultato della Conferenza di Mosca, riservandomi di completarlo con quelle informazioni supplementari che possano venire in mio possesso.

Nel periodo intercorso fra la Conferenza di Londra e quella di Mosca l'iniziativa delle conversazioni è stata americana ed i negoziati relativi sono stati condotti prevalentemente, se non unicamente, dagli americani. Questo naturalmente per quanto concerne quello che si è svolto a Mosca: poiché vedo da quello che riferisce l'ambasciata dì Londra che invece gli inglesi hanno preso una parte molto attiva per cercare di indurre gli americani a mostrarsi più duttili nel loro atteggiamento di fronte ai russi .

L'iniziativa della riunione dei tre ministri è egualmente partita dagli americani, sembrerebbe molto per insistenza di Harriman. Mi è stato detto, non so quanto questo possa essere esatto, che in America il senatore Pepper (che nel corso della sua visita q~i si è molto sbilanciato in favore dei Sovieti) abbia avuto una forte influenza nel modificare l'atteggiamento sia di Truman che di Byrnes .

Da parte russa è stata fatta all ' inizio qualche abbiezione alla progettata riunione dei tre ministri, osservando che la preparazione diplomatica della riunione non poteva ancora essere considerata come soddisfacente e che un nuovo incontro, se non avesse portato a dei risultati conclusivi , avrebbe potuto avere delle ripercussioni più gravi . Da parte americana è stata sollevata la tesi «esplorativa» : che cioè la riunione non doveva avere finalità concrete, necessariamente , ma poteva benissimo anche limitarsi ad un franco scambio di vedute, per vedere se c' era almeno qualche punto su cui si poteva raggiungere un accordo : questa interpretazione esplorativa, ed in un certo senso pessimistica, dei possibili risultati della Conferenza, è stata, come è noto , molto marcata nelle dichiarazioni ufficiali americane che l'hanno preceduta.

Gli inglesi, sia l'ambasciata a Mosca, sia i funzionari che hanno accompagnato Bevin, hanno lasciato intendere che da parte inglese non si era molto entusiasti della Conferenza, che essi ritenevano sarebbe stato probabilmente meglio continuare con più calma e pazienza a preparare il terreno per via diplomatica: hanno tenuto, in una parola, a dare l'impressione che l'iniziativa non era loro e che vi avevano aderito solo perché non era stato loro possibile opporsi alla proposta americana . Non potrei dire, da qui, se questo corrisponde alla realtà, o se non si tratti piuttosto di un atteggiamento diplomatico, dettato prima da previsioni pessimistiche sui possibili risultati della Conferenza; durante e dopo dai risultati non certo brillanti, per gli anglo-sassoni, dell a Conferenza stessa.

Da parte russa, dopo essersi fatti pregare un po ', non si è invece mancato di marcare l'importanza della riunione: il ritorno a Mosca dì Stalin , che ha coinciso con l'arrivo di Byrnes , potrebbe anche aver avuto luogo secondo il programma prestabilito, ma ha fatto certamente l'impressione, in Russia e all'estero , che egli sia tornato a Mosca appunto per poter seguire i lavori della Conferenza: questo solo fatto sarebbe stato sufficiente a marcarne l'importanza.

Io penso che i russi, fin dal giorno in cui Harriman è corso dietro a Stalin a Soci, si sono perfettamente resi conto che gli americani erano, assai più di loro, preoccupati della rottura di Londra: che per molte ragioni, non ultima la pressione dell'opinione pubblica, essi volevano comunque trovare una via di uscita. Erano quindi convinti, ed i fatti hanno dato loro ragione, che Byrnes voleva, a qualsiasi costo, riportare a casa un successo: che quindi la Conferenza doveva riuscire: Stalin è tornato a Mosca per prenderne lui, indirettamente almeno, il successo.

La Conferenza si è aperta, i russi essendo psicologicamente in una posizione di vantaggio: a loro era perfettamente indifferente, in realtà, che il periodo di sospensione durasse ancora per qualche tempo, mentre invece gli americani volevano farlo finire. Di questa situazione dì vantaggio i russi non hanno mancato di fare tutto l'uso che era possibile.

Sempre a quanto mi è stato detto, l'ordine del giorno della Conferenza era stato così stabilito: l) bomba atomica; 2) questione Estremo Oriente; 3) Iran; 4) questioni europee e trattati di pace.

Alla prima riunione, da parte russa, è stato invece proposto di cambiare l'ordine di precedenza, mettendo al primo posto le questioni europee e la bomba atomica all'ultimo posto. Con questo, ritengo, i russi hanno voluto mettere ben in chiaro che essi intendevano affrontare per prima la questione che, per il momento, importava loro più di tutte, il riconoscimento cioè della loro situazione nei Balcani e l'adozione del loro punto di vista sulla questione procedurale, ossia al ritorno del sistema ortodosso dei Big Three: che non intendevano fare concessioni, se necessario, altrove se prima gli americani non si mostravano pronti a fare loro delle concessioni sostanziali su questo gruppo di questioni.

Dal 16 al 22 la Conferenza si è occupata solamente della questione procedurale e del riconoscimento dei governi balcanici: il 23 e il 24 sono state esaminate in fretta tutte le altre questioni: dopo Natale non si è avuto che il lavoro materiale di redazione del comunicato conclusivo.

Per quanto concerne la questione procedurale, Byrnes è arrivato con un piano che poco si distaccava dalle proposte da lui fatte a Londra: riconoscere cioè il punto di vista sovietico circa la partecipazione ridotta alla redazione del progetto sui trattati di pace, ma allo stesso tempo ridurre la competenza di questo comitato ristretto a quella di esperti incaricati di redigere delle proposte che avrebbero dovuto invece essere esaminate, respinte o modificate dalla Commissione Generale, la quale sola, avrebbe avute, in materia, funzioni sovrane. Ma fin dal primo giorno si è urtato alla tesi opposta di Molotov, che, come del resto era prevedibile, ha invece sostenuto il principio della preponderante autorità e responsabilità dei Tre Grandi e la necessità di lasciare ad essi il compito essenziale, limitando la partecipazione francese al solo trattato di pace con l'Italia e dando alla conferenza generale delle funzioni poco più che apparenti. E Byrnes, dopo lunghe resistenze, dopo aver proposto numerose nuove formule, ha finito per capitolare. La discussione non ha mai avuto l'asprezza delle discussioni di Londra, molto, si dice, per merito di Bevin, il quale ha fatto del suo meglio per introdurre nei dibattiti un po ' di sense of humor.

La tesi sovietica di escludere la Cina da tutti i trattati europei e la Francia da tutti , meno quello con l' Italia, nella fase preparatoria, è stata accettata in pieno. I russi hanno , è vero , accettato che il progetto di trattato venga sottoposto all'esame di una conferenza generale: ma quali sono i poteri di questa conferenza? Da tutto quello che ho inteso dovrei dedurne che i russi ne intendono, al massimo, le funzioni in senso analogo a quelle della Conferenza generale di San Francisco in rapporto alle decisioni della Conferenza a tre di Dumbarton Oaks: ossia se qualcuna delle altre Potenze intende proporre delle modifiche che sono di gradimento, o magari ispirate, dall'Unione Sovietica, esse possono essere prese in esame : se invece avanza delle proposte che non Io sono , ebbene si dirà che le altre Potenze non hanno il diritto di discutere di questioni su cui si è realizzato l'accordo fra i Tre. Il comunicato è stato redatto, probabilmente volutamente, in forma equivoca, ma il suo significato è chiaro: gli americani , di fronte a proteste da varie parti , potranno sostenere anche che non è così, che i tre o i quattro non fanno che delle raccomandazioni : quando saremo al dunque, come a San Francisco, come a Londra, i russi diranno che loro la intendono così , che il comunicato parla chiaro , che bisogna attenersi alle decisioni già prese: e, come sempre , più presto o più tardi , gli americani accetteranno.

Quanto al riconoscimento dei governi bulgaro e romeno (paragrafo V e VI del comunicato conclusivo) credo sia anche superfluo spiegare che si tratta di una capitolazione. Già stando così le cose, il Governo del Fronte nazionale avendo in mano tutte le leve di comando, che differenza può fare la presenza nel Gabinetto in posizione secondaria di due rappresentanti dei partiti di opposizione? Ma come se questo non bastasse, il comunicato introduce una frase velenosa: essi debbono essere «suitable» e «cooperare lealmente con il Governo ». Cosa significa questo, in parole povere, se non che i membri dell'opposizione sono ammessi a far parte del Governo solo a condizione che cessino di fare dell ' opposizione?

I fatti, del resto , hanno mostrata quale sia l'interpretazione che ne hanno data i Sovieti: per la Romania Harriman e Clark-Kerr , arrivati a Bucarest e dopo aver avuta, pro-forma, qualche consultazione, si sono accorti che Vyshinsky aveva già fatto tutto, trovati i membri rappresentativi dell'opposizione, stabilito che essi sarebbero entrati nel Governo come ministri senza portafoglio: e i due rappresentanti anglo-sassoni non hanno potuto fare altro che trovare che tutto andava bene.

In Bulgaria poi, a giudicare dalla stampa sovietica, l'opposizione ha avuto la debolezza di prendersi sul serio: ha messo come condizione alla sua partecipazione al Governo nuove elezioni e modifiche di alcuni punti del programma del Fronte nazionale: il Governo bulgaro (il quale anzi in quel momento si trovava a Mosca ed era rappresentato a Sofia da Vyshinsky) naturalmente lo ha respinto: e i candidati dell 'opposizione si sono intesi ricordare che essi dovevano collaborare con il Governo, al programma del Governo, sotto pena di vedersi decadere ogni diritto per non avere accettate le decisioni della Conferenza di Mosca. I russi cioè stanno ripetendo il giuoco così bene loro riuscito dopo Yalta quando il Governo polacco di Londra, rifiutando le decisioni di Yalta, si è autoescluso dalle conversazioni per l'allargamento del Governo polacco (non che se avesse accettato le cose sarebbero andate a finire molto diversamente, ma il compito sovietico sarebbe stato, formalmente almeno, più difficile). Da parte americana sono state fatte recentemente (Truman, Acheson) delle dichiarazioni al riguardo ispirate ad una certa riserva. Non so quale valore si può dare ad esse, se cioè esse non siano delle parole destinate solo ad eludere l'opinione pubblica. Qualora invece esse avessero un valore reale, allora si dovrebbe dire che a Mosca, in questo campo, nulla di concreto è stato fatto.

Per quanto concerne il Giappone (paragrafo Il) apparentemente, i russi hanno fatta una grossa concessione in rapporto alla posizione da loro assunta a Londra e dopo . La loro tesi era infatti che ci dovesse essere un Consiglio alleato, organo supremo, residente a Tokio, con poteri assoluti per tutto quello che concerneva il controllo del Giappone, lasciando agli americani solo la Presidenza del Consiglio con voto decisivo: accanto a questo la Commissione per l'Estremo Oriente, più vasta, ma con poteri più che altro consultivi. Hanno invece accettato di riconoscere come organo di prima importanza la Commissione per l'Estremo Oriente, accettando, per l'esecuzione della politica da essa decisa, la funzione prevalente del Governo degli Stati Uniti e del suo rappresentante in Giappone, il Comandante supremo. II Consiglio . alleato viene ad avere più che altro delle funzioni consultive. I russi cioè hanno riconosciuto, in quanto ciò era indispensabile, il fatto compiuto americano che essi non erano in grado di modificare, più di quanto gli americani fossero in grado di modificare lo stato di cose esistente in Europa Orientale, ma, attraverso un comunicato prolisso, complesso e tutt'altro che preciso, si sono però acquistate delle vaste possibilità di paralizzare con il loro veto tutta l'azione politica americana in Giappone. Ossia se i russi hanno rinunziato a crearsi le possibilità di far fare in Giappone la politica che essi vogliono, si sono acquisito il diritto di impedire agli americani di fare quello che vogliono, sotto pena di essere dichiarati violatori delle decisioni di Mosca. Si sono quindi creata un'arma non indifferente per ricattare gli amerieani quando loro faccia comodo.

Per la Corea (art. III) il solo risultato tangibile dell'accordo è che quello che originariamente doveva essere un condominio a quattro (Inghilterra, Cina, Russia e Stati Uniti) diventa un condominio russo-americano, con dei vaghi diritti per gli altri due ad essere consultati. Risolve, pro tempore, la situazione attualmente esistente, della Corea divisa in due zone senza comunicazioni fra di loro, nel senso che i due comandi ed il futuro Governo coreano dovrebbero avere la possibilità di studiare e di prendere dei provvedimenti applicabili a tutto il territorio coreano. Sostanzialmente però le cose restano come prima, poiché nemmeno si parla di ritiro delle truppe russe ed americane , e tutte e due restano nella zona attualmente occupata. In realtà la sostanza della questione non è che rimandata poiché essa risorgerà il giorno in cui si dovrà fare il Governo coreano, si dovrà stabilire quali siano i partiti democratici da consultare, quali siano i leaders democratici di questi partiti : uno stato di cose che conosciamo troppo bene da quello che accade in Europa.

Per quello che concerne la Cina (paragrafo IV) l'unica cosa che vale la pena di rilevare è che la Cina essendo una grande Potenza, anzi una delle Potenze con diritti privilegiati, Russia e Stati Uniti si mettono d'accordo su quello che deve essere il futuro Governo, su quella che sarà la loro politica in Cina, senza che una rappresentanza della Cina sia presente alle discussioni: alla Cina tutto questo viene solamente «comunicato». A parte questo, il comunicato lascia esattamente le cose

come stanno: esso riconosce la presenza e la necessità della presenza delle truppe

sovietiche in Manciuria e delle truppe americane nella Cina del Nord; riconosce la

necessità di una Cina unita e democratica sotto il Governo nazionale; e sancisce il

principio del non intervento.

Mi è stato assicurato, da buona fonte, che nel corso delle discussioni, i russi

hanno riconosciuto anche, non solo i precedenti interessi economici americani in

Cina, ma anche una specie di priorità di interesse americano allo sviluppo econo

mico della Cina: non mi risulta che da parte loro i russi abbiano richiesto. un

riconoscimento dei loro interessi economici prevalenti in Manciuria, forse perché

ritenevano di non averne bisogno .

In Cina, favoriti dalle circostanze, gli americani hanno avuta la possibilità di

fare avanzare le loro truppe, sia pure sotto forma di distaccamenti rappresentativi,

fino alle porte della Manciuria: e questo fatto compiuto americano, i russi hanno

dovuto riconoscere. Ma se si eccettua il possibile effetto morale di una certa

atmosfera di distensione, fino a che dureranno gli effetti psicologici della Confe

renza di Mosca , è facile rilevare che tutto resta come prima. I russi non hanno

mai, almeno negli ultimi tempi, negato il carattere rappresentativo unitario del

Governo di Chung King : hanno solo sostenuto, in questo entro certi limiti d' ac

cordo con gli americani, che esso deve democratizzarsi. Ma si sa già che all'atto

pratico nulla è più difficile che mettersi d' accordo su quello che si intende per

democratizzazione. Quanto al non intervento negli affari interni cinesi, sono

parecchi decenni che esso viene periodicamente riaffermato, mentre però in pratica

tutti intervengono: perfino il Giappone ha sempre negato di intervenire negli affari

interni cinesi. La situazione quindi resta, potenzialmente almeno, quella che era

prima : le truppe straniere restano in Cina, e se ne andranno «quando avranno

assolti i loro compiti» ; i due campi contrastanti, comunisti e kuomintang, restano

parimenti al loro posto, solo il patriottismo , la serietà e l' intelligenza degli uomini

politici cinesi possono impedire che la guerra civile scoppi di nuovo, e anche

subito: e né i russi né gli americani si sono tolte, o nemmeno diminuite, le

possibilità che essi avevano di provocare questa guerra civile e di prendervi parte

più o meno apertamente.

Quanto alla bomba atomica (paragrafo VII) i russi, pro forma, hanno aderito

al progetto americano di affidare all'Organizzazione delle Nazioni Unite il compito di coordinare e di controllare l'energia atomica. Ma questa commissione deve ancora riunirsi , deve cominciare a lavorare e il problema centrale, quello del controllo effettivo dei preparativi che possono essere fatti nei singoli Paesi per sfruttare l'energia atomica a scopi militari, problema, come ho varie volte segnalato, che si urta qui a particolari difficoltà di carattere psicologico, resta ancora da essere affrontato. Secondo quanto mi è stato detto, le discussioni sulla bomba atomica 'sono state superficiali ed affrettate: da parte americana si è accennato alla necessità del controllo e i russi hanno risposto che in sede di commissione faranno delle

proposte pratiche che essi ritengono per tutti soddisfacenti.

Il problema tedesco non è stato toccato, tutti essendo d'accordo che non lo si poteva trattare in assenza della Francia . Per quanto concerne l'Iran , da parte americana era stata avanzata la proposta di una conferenza tripartita per trattare sia la questione dell'Arzebaijan che tutte le

altre questioni persiane . I russi hanno rifiutato nettamente di riconoscere l'esistenza di una questione dell' Arzebaijan: quanto alle questioni concernenti il ritiro delle truppe sovietiche ed inglesi dall'Iran hanno ripetuto che intendevano attenersi alle disposizioni degli accordi intervenuti. La questione è stata messa da parte riservandosi le parti di continuare a trattarla per l'ordinaria via diplomatica.

Della Turchia, a quanto mi è stato riferito da tutte le parti, non è stato trattato nel corso della Conferenza e la questione non era nemmeno sull'agenda. Mi è stato assicurato però che ne è stato parlato in termini generali nella conversazione Stalin-Byrnes. Byrnes ha espresso la sua preoccupazione per i rapporti russo-turchi e per le polemiche relative: Stalin si è limitato ad assicurarlo che la Russia non ha intenzioni offensive nei riguardi della Turchia.

I tre ministri degli esteri hanno convenuto di riunirsi a Washington alla fine di marzo, primi di aprile, di quest'anno. Molotov ha assicurato che interverrà di persona: sono rimasti però d'accordo per non fame, per ora, oggetto di comunicato. E pour cause: poiché sia la riunione di Mosca, sia la prossima riunione a tre di Washington pongono un interrogativo. Che cosa ne succede del Consiglio dei Cinque ministri degli esteri creato dalla Conferenza di Potsdam? E se esso continua ad esistere, cosa resta della sua competenza? A quanto mi risulta, la questione è già' stata sollevata dai francesi, i quali; finora senza risultato, hanno chiesto spiegazioni circa la prossima riunione ed il mancato, per ora, invito alla Francia.

L'impressione generale, che condivido, è che, lasciando da parte la questione di diritto, in fatto, il Consiglio dei Cinque è finito. Nella migliore delle ipotesi, prendendo soltanto a base il testo del comunicato (e si sa quale valore i russi attribuiscono a questi testi) si dovrebbe almeno dire che la Cina viene esclusa dagli affari europei, e la Francia dagli affari di Estremo Oriente. La Francia infatti non fa parte della Commissione alleata, e per quanto concerne la Commissione d'Estremo Oriente, ne fa parte sì, ma non ha diritto di veto: questo già di per sé solo starebbe a dire che si è riconosciuto esistere solo tre Potenze ad interessi mondiali: sotto di esse, altre due ad interessi limitati. Si dovrebbe anche ammettere che, come che sia, il Consiglio dei Cinque ne esce screditato, perché il Consiglio dei Tre è arrivato ad un accordo, mentre quello dei Cinque non c'era riuscito . Ma quello che conta, secondo me, è che la vittoria russa sulla questione della procedura, significa anche di fatto, la vittoria del punto di vista russo, ribattuto a sazietà. Le decisioni debbono spettare alle Potenze, e solo alle Potenze che, oltre alle responsabilità, hanno anche le possibilità materiali di farle valere, ossia ai Tre Grandi : punto di vista il quale contiene implicitamente un inciso: gli altri non fanno che dare fastidio. A Londra, Cina e Francia, ammesse a titolo di prova, si sono schierate in tutte le questioni più importanti a fianco degli anglo-americani: Mosca le punisce escludendole dalla trattazione degli affari che non le riguardano specificatamente: gli anglo-americani strillano, ma poi, come al solito, cedono. Può essere che questa non sia del tutto né la volontà né l'interpretazione degli anglo-americani: probabilmente essi saranno larghi di assicurazioni, specialmente ai francesi: ma in realtà con il loro atteggiamento essi hanno gradatamente rafforzata la tesi russa: può essere che riprovino a tornare indietro, ma a meno che il punto di vista russo non cambi -e. per il momento non ce ne sono segni -senza probabilità di miglior successo: i russi continuano ad essere decisamente contrari alle grandi assemblee, ed ogni volta che ci provano hanno delle nuove delusioni. Nei fatti, essi non fanno anche nessun mistero della poca stima in cui tengono l'Organizzazione delle Nazioni Unite.

Bymes e Bevin hanno insistito presso Molotov perché si recasse a Londra a prendere parte alla seduta inaugurale : ha risposto che le sue occupazioni non gli permettevano di allontanarsi: ha promesso che in sua vece sarebbe andato Vyshinsky: all'ultimo momento poi Vyshinsky è partito per Bucarest per risolvere l'imbroglio rumeno , poi è partito per Sofia : può essere che trovi il tempo di andare anche a Londra : comunque , tutto questo è più che significativo dell'atteggiamento russo. La realtà del potere e delle decisioni deve restare in mano ai Tre: il resto, le Nazioni Unite, non hanno importanza.

In sostanza, di tutte le questioni pendenti , la Conferenza di Mosca ne ha risolte solo due : la questione di procedura per la conclusione dei trattati di pace, e la questione del riconoscimento dei Governi balcanici, già ridotto a due soli: la Romania e la Bulgaria ; per tutto il resto le questioni o non sono state toccate affatto, o rimandate, secondo il vecchio sistema, con dei comunicati vaghi e, comunque, non impegnativi .

La Conferenza di Mosca è stata un nuovo e grande successo russo: nel complesso delle questioni risolte, a voler essere molto ma molto ottimisti, si potrebbe dire che i russi hanno ceduto venti e gli americani ottanta. Si potrà osservare, e con ragione, che in realtà si tratta di un successo solo apparente, in quanto sulla questione principale, la questione balcanica, gli americani non hanno fatto che riconoscere un fatto compiuto preesistente. Questo è esatto ; resta però che gli americani hanno fatto quello che era loro possibile per creare un successo russo sollevando la questione della democrazia nei Balcani prima, durante e dopo Londra con tanto fracasso e con tante dichiarazioni di intransigenza, per poi mollare con altrettanto fracasso.

Che così dovesse andare a finire lo si prevedeva da un pezzo: resta da domandarsi però, a quale scopo, allora, gli americani l'hanno sollevata e con tanto rumore. L'unica spiegazione che se ne poteva dare, prima della Conferenza di Mosca, era che gli americani intendessero servirsene per portare i russi a fare, in cambio , delle concessioni su altre questioni, sollevate dai russi dopo: fra le principali la richiesta di colonie italiane, Turchia e se si vuole pure confini orientali dell'Italia: invece gli americani hanno ceduto sulla questione balcanica senza nemmeno trattare delle altre questioni: e la Russia resta libera di continuare a sostenerle come e quanto meglio può.

L'impressione generale che se ne è riportata è, in parte, che gli americani non sanno esattamente che cosa vogliono e, principalmente, che Byrnes non ha né la preparazione né sopratutto il carattere per fare il segretario di Stato in un momento difficile come questo. Quello che ha impressionato molto (anche molti americani almeno fra quelli di Mosca) è la facilità con cui , in presenza di una opposizione recisa, egli cambia di idea, in altre parole, la sua prontezza a cedere.

Noi ne abbiamo già fatte parecchie esperienze e forse ancora ne dovremo fare: nel corso della Conferenza di Mosca sono stati i francesi a farne. A quanto mi è stato detto , da fonte in grado di essere perfettamente informata, in conversazioni che hanno preceduto la Conferenza, Bymes aveva ottenuto una adesione francese di massima ad accettare la loro esclusione dai trattati di pace altri che quello con l'Italia, assicurandoli però che il centro delle trattative sarebbe stato spostato dalla conferenza dei tre o quattro alla conferenza generale, e che egli non avrebbe mai ceduto su questo punto. Ha invece ceduto, e come, ed il comunicato relativo è stato pubblicato senza nemmeno informame preventivamente il Governo francese: il Governo francese ha protestato, in primo luogo per questa mancata informazione, e Bymes ha risposto che era la vigilia di Natale, bisognava mandare al mondo un messaggio di pace e non aveva avuto il tempo materiale di informame i francesi; che però aveva tenuto presenti gli interessi francesi facendo accettare come sede della conferenza generale Parigi.

Una impressione molto superiore ha fatto qui, generalmente, Bevin, sia come preparazione che come carattere : ma poco peso effettivo ha avuto, nel corso della Conferenza, l'Inghilterra: sono stati Russia e Stati Uniti a tenere la prima linea.

Si può almeno dire che la Conferenza di Mosca costituisce un passo avanti sulla via della sincera collaborazione fra i Tre Grandi? Francamente no. A parte il fatto che i problemi veramente grossi non sono stati né affrontati né risolti, ma solo rimandati, parole a parte, si deve dire, purtroppo , che il problema centrale, il problema della fiducia reciproca non ha fatto un passo avanti. Si è raffazzonato alla meglio uno strappo provocato dagli americani a Londra, e che, visto le cose come sono andate a finire, poteva anche benissimo non essere provocato: ma per il resto , tutto resta come ·prima. I russi riportano un nuovo successo e, soprattutto, il successo riportato li conferma nella bontà del loro sistema di trattare con gli anglo-americani: quindi è da supporre che essi continueranno come prima. E gli americani, da parte loro, continueranno come prima. Londra, con tutte le sue spiacevoli conseguenze per noi, aveva avuto un vantaggio positivo, quello di impostare chiaramente l'equivoco che si trascinava da mesi, la differente interpretazione che le due parti davano alle stesse parole e la necessità quindi di arrivare a soluzioni basate, non sulle parole, ma sul chiarimento effettivo del loro valore. Mosca ha rimediato la rottura prodotta da questa necessità di precisione, gli anglo-americani cedendo nelle questioni che l'avevano acutizzata, ma ha continuato, per il resto , a giuocare sull'equivoco . Essa è quindi, in sostanza, non un passo avanti, ma un passo indietro.

La stampa sovietica ha ridotto in limiti strettissimi i commenti ai risultati della Conferenza di Mosca: e, a differenza di quello che è accaduto in occasioni precedenti , non si nota nemmeno, nel suo tono generale, una scomparsa del tono polemico: non meno di prima si continuano a mettere in luce, e nella stessa maniera, tutte le notizie meno favorevoli agli anglo-sassoni che vengono dalla loro zona. E le dichiarazioni di Truman, che si riserva il diritto di decidere in merito alla democrazia in Jugoslavia, Romania e Bulgaria, e le più recenti di Acheson, anche se sono frasi prive di significato, non hanno certo fatto qui buona impressione. Lo scopo che si proponevano gli inglesi, di condurre russi ed americani a mettere francamente le loro carte sul tavolo, non è stato raggiunto: i due continuano a giuocare a carte coperte.

La Conferenza di Mosca non è dunque altro che uno di quei periodici momenti di détente che da anni ormai succedono alle crisi: le farà seguito un periodo di relativa euforia, più o meno lungo a seconda delle circostanze: poi si ricomincerà da capo: e come sempre, la prossima sarà ancora più acuta.

79

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 602/50. Londra, 14 gennaio 1946, ore 21,45 ( per. ore 9,30 del 15).

Ho avuto colloquio con Sargent che sostituisce Cadogan completamente assorbito O.N.U. Dichiarazioni V.S. alla Consulta 1 , sostanzialmente riportate da . questa stampa, hanno soddisfatto Foreign Office che era rimasto risentito per precedente protesta circa presunta e qui negata degradazione posizione Italia dopo Conferenza Mosca. Come già avevo fatto , ho rinnovato esaurienti spiegazioni.

Mentre ho provveduto attraverso segreteria Spaak sollecitare diramazione a tutte delegazioni telegramma saluto diretto da V.S . ad Assemblea O.N.U. (telegramma ministeriale n. 21) 2 , assicuro che Sargent, cui ne ho dato visione, ha vivamente apprezzato suo contenuto. Egli trasmetterà a Cadogan mia richiesta scritta per accettazione nostro osservatore O.N.U., ma ritiene difficoltà insuperabili, dato anche assenza neutri quali Svezia e Svizzera.

Sargent mi ha confermato che pregiudiziale francese per risposta noti chiarimenti (mio telegramma n. 44)3 sta per essere superata, sicché lavori delegati supplenti potranno iniziarsi fra pochi giorni . Circa fase in cui saremo invitati presentare nostre osservazioni trattato pace non ha saputo essermi preciso pur garantendo che ciò avverrà in tempo utile per più ampia considerazione nostre ragioni. Ho avuto campo illustrargli efficacemente ogni argomento attinente pace di cui riferisco con rapporto a parte4 .

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 604/62-63. Washington, 14 gennaio 1946, ore 21,55 (per . ore 9,30 del 15).

Oggi al Dipartimento di Stato mi si è manifestato vivissimo disappunto per mancato accoglimento richiesta ultimamente presentata a codesto ministero onde ottenere in prestito temporaneo sede R. legazione Atene (meno sei stanze di archivi ecc. occupate da svizzeri), dove si desiderava installare, per tempo limitato, ufficio dirigente Commissione alleata incaricata sovrintendere prossime elezioni greche. È


1 Si riferisce al discorso pronunziato da De Gasperi alla Consulta Nazionale il 12 gennaio: vedi

A. DE GASPERJ, Disco rsi parlamentari, vol. l, 1921-1949, Roma, Camera dei Deputati , 1985, pp. 62-67. 2 Vedi D. 70. 3 Non pubblicato, ma vedi D. 55. 4 Non pubblicato. Per la risposta di De Gasperi vedi D. 89.

stato al riguardo accennato a telegrammi qui inviati da Fiske sulla base dei quali si era telegrafato sabato scorso a codesta ambasciata U.S.A. Mi si è aggiunto che Governo greco avrebbe approfittato subito del malumore provocato da nostro rifiuto presso autorità americane, per offrire di fare appositamente sgombrare sede di una importante banca.

AI Dipartimento di Stato si è concluso affermando che notizia aveva provocato al Dipartimento di Stato stesso spiacevole impressione trattandosi di una prova di «mancata cooperazione» di codesto ministero nei confronti Stati Uniti, che meriterebbero invece un ben diverso trattamento date loro recenti iniziative nei nostri confronti (assicurazioni Kirk, passi per revisione regime armistiziale ecc.). Secondo Dipartimento di Stato, ciò non giova consolidare «good will» di cui aveva bisogno l'Italia.

È possibile che questione sia già risolta, data offerta Governo greco. Qualora codesto ministero ritenesse di poter riesaminare decisione, sarei comunque grato darmene urgente comunicazione affinché possa presentarla come gesto di cortesia e gratitudine verso Stati Uniti al Dipartimento di Stato (richiamo mia lettera in data 28 dicembre u .s. n . 1967) 1•

81

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI , AL CONSIGLIERE COPPINI, A VIENNA

L. RISERVATA 01293 /4. Roma, 14 gennaio 1946 2

Tu conosci gli atti relativi alla nostra iniziativa di riprendere le normali relazioni diplomatiche e consolari con il Governo di Vienna 3 . Sostanzialmente la questione era rimasta nei seguenti termini: da parte americana, pur non sollevando obbiezioni di massima, si era fatto presente che l' Austria non era stata ancora ufficialmente riconosciuta dai Grandi e da parte inglese ci era stato chiesto se intendevamo che la dichiarazione circa l'inesistenza di problemi territoriali fra l'Italia e l'Austria dovesse essere fatta anche da parte austriaca! Da parte nostra fu ancora fatto presente che non avevamo obbiezioni a procedere al riconoscimento de facto in attesa di quello de jure.

Tu sai d'altra parte del passo fatto qui verbalmente dal sig. Zuliany per la ripresa delle relazioni, passo cui rispondemmo che eravamo favorevoli ma che non potevamo precedere gli Alleati4 .

Di nuovo, dopo la tua partenza, vi è stato il riconoscimento de jure dello Stato e dell'attuale Governo austriaco , notificato il 7 corrente dalle quattro Potenze occupanti .


1 Non pubblicata. Per la risposta vedi D. 99.


2 Da una lettera personale di Coppin i a Zoppi del 31 gennaio risulta che questa lettera gli arrivò il 30.


3 Vedi serie decima, vol. II , D. 718.


4 Ibid. , D . 749.

A me sembra che la questione possa quindi ormai considerarsi di competenza italo-austriaca. Lascio quindi a te , nei contatti che hai costì, di esaminarla e di evitare che si ... impantani .

82

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. 631/34. Roma, 15 gennaio 1946, ore 13,45.

Attiri, la prego, l' attenzione del signor Exindaris, membro della delegazione greca all'Assemblea dell'O.N.U., sulla seguente frase della mia recentissima dichiarazione alla Consulta 1•

«Farebbero male, all'interno, coloro che, trascurando la realtà d' una prima guerra perduta dalla dittatura, non fossero disposti a riconoscere i torti fatti ai popoli vilmente e temerariamente aggrediti e qui volgo il mio pensiero espiatorio alla Francia, ai Paesi balcanici, vittime di una megalomania folle e in particolare alla Grecia, Paese che era stato sempre fra i nostri amici e che vivamente speriamo ridiventi tale».

83

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA , QUARONI

T. S.N.D. 653/8 . Roma, 15 gennaio 1946, ore 16.

Abbiamo firmato ieri l' altro un accordo commerciale con la Spagna per la sistemazione del noto credito di cinque miliardi di lire. La prego di spiegare a codesto Governo che accordo è unicamente inteso a ritogliere al regime Franco almeno parte dei risparmi del popolo italiano che gli fu a suo tempo prestata dal regime fascista . Nelle condizioni in cui ci troviamo è necessario mobilitare ogni nostro credito per sopperire ai bisogni gravi ed urgenti del Paese. Ma, ripeto, ogni interpretazione che andasse al di là di questa necessità materiale sarebbe arbitraria e falsa. Nostra posizione nei riguardi Spagna resta quella di cui al mio telegramma

n. 5019 del 7 agosto scorso anno 2 .


1 Vedi D. 79, nota l. 2 Vedi serie decima, vol. li, D. 393.

84

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 1033/023. Washington, 15 gennaio 1946 (per. il 21).

Suoi telegrammi 27 e 28 1 .

Come ebbi a suo tempo a riferire con vari miei telegrammi, nel corso delle conversazioni col Dipartimento di Stato avevo già provveduto a dare opportuna notizia, in via confidenziale, tanto delle note risposte di Dekanozov a Quaroni e delle opinioni espresse da detto ambasciatore, quanto dei favorevoli affidamenti dati recentemente a Carandini da Noel-Baker2 nonché da sottosegretario al Foreign Office McNeil e Harvey (suoi telegrammi 1099_0 e 11230) 3 .

In lunga amichevole conversazione avuta ieri pomeriggio, ho potuto accertare che il Dipartimento di Stato ignorava tuttora la nota direttaci dal Foreign Office di cui al surriferito suo telegramma 27: da parte inglese non si è qui finora manifestato il proposito di recedere dalla adesione di principio già data alla prima iniziativa americana del novembre scorso. È possibile che il Foreign Office abbia voluto sinora evitare di modificare le precedenti disposizioni favorevoli espresse a Washington nella speranza forse di un negativo atteggiamento russo sia esplicito (risposta sfavorevole per stessi motivi posti innanzi dall'Inghilterra: pace ormai sicura etc.) sia implicito (lunghi temporeggiamenti). È possibile anche che modificata posizione britannica venga comunicata a Londra al segretario di Stato od a Dunn.

Comunque il Dipartimento di Stato, fino a ieri non aveva ancora ricevuto risposta del Governo sovietico al nuovo passo americano fatto alcuni giorni or sono, di cui ai miei precedenti telegrammi. Dai primi sondaggi compiuti in relazione alle sue istruzioni il Dipartimento di Stato appare molto restio a presentare subito a Londra ed a Mosca concreto progetto di revisione del regime di armistizio, ritenendo che una tale iniziativa comprometterebbe la possibilità di ottenere una favorevole risposta sovietica in linea di principio. Quale che sia l'effettivo valore pratico di questo modo di procedere, non appare attualmente possibile rimuovere il Dipartimento di Stato dalla linea adottata, a sostegno della quale ci sono state svolte le seguenti argomentazioni.

l) Il Dipartimento continua a ritenere molto utile la sostifhzione dell'armistizio con un nuovo modus vivendi, e ciò per l'ipotesi che, a causa di nuove difficoltà di ordine generale (relazioni fra i Tre Grandi) o specifiche per il nostro trattato, i negoziati vadano per le lunghe. Nel caso si verificasse tale deprecata ipotesi, occorrerebbe ricominciare da capo a studiare la possibilità di modificare l'armistizio con le lunghe perdite di tempo che l'esperienza di questi ultimi mesi dimostra. Anche


1 Vedi DD. 68 e 69. A questi telegrammi Tarchiani rispose anche per filo con T. 775 /68 del 16 gennaio, che non si pubblica perché più sommario.


2 Vedi D. 44.


3 Non pubblicati, ritrasmettevano rispettivamente i DD. 28 e 44.

neJI'eventualità, quindi , che l'iniziativa per un modus vivendi non potesse essere rapidamente realizzata (ed il Dipartimento non si nasconde le difficoltà da superare) è tuttora utile mantenerla viva, in modo da tenere contemporaneamente entrambi le vie aperte.

2) Solo nel quadro di un nuovo modus vivendi sarebbe possibile agli Stati Uniti -secondo il pensiero del Dipartimento di Stato -di sostenere utilmente con l'Inghilterra la tesi deJla necessità di rivedere sostanzialmente gli oneri economico finanziari imposti daJI'armistizio. Nell'agosto scorso, il Dipartimento di Stato aveva nuovamente fatto presente al Foreign Office, nel modo più caldo, (rilevando l'entità degli aiuti finanziari dati dall'America aJI'Italia), l'opportunità che l'Inghilterra rinunciasse per parte sua a chiedere l'esecuzione degli obblighi finanziari deJI'armistizio. Il Foreign Office aveva però declinato la richiesta am~ricana adducendo la gravità della situazione finanziaria inglese. Mentre richiamo le riserve fatte in merito da Harvey a Carandini nel novembre scorso (suo telegramma 9193 del 22 di detto mese) 1 , debbo segnalare che, sempre secondo il Dipartimento di Stato, a Londra si sarebbe tuttora fermi su tale atteggiamento negativo per quanto riguarda le clausole finanziarie dell 'armi stizio, intendendosi mantenere lo statu quo per quanto concerne il finanziamento delle spese di occupazione in Italia.

3) Tuttavia nell 'eventualità che l' iniziativa americana per un nuovo modus vivendi dovesse cadere completamente per fatto degli altri due Grandi, si vedrebbe allora di esaminare la possibilità di addivenire a pratiche o concessioni a nostro favore .

In conclusione oggi mi sembra: I) che ci convenga incoraggiare l'i niziativa americana per un nuovo modus vivendi, che offrirebbe la migliore sede per cercare di risolvere nel modo per noi più utile, le varie questioni deJI'armistizio (e ciò benché il sistema temporeggiatore russo e la nuova opposizione inglese rendano problematico il successo dell'iniziativa). II) Qualora nelle prossime settimane l'iniziativa americana si insabbiasse definitivamente oppure cadesse, si potrebbe sollecitare, con un nuovo nostro passo formale a Washington e a Londra, la revisione deJle clausole finanziarie dell'armistizio. Rilevo peraltro che, secondo le impressioni americane , sarebbe assai difficile se non impossibile persuadere attualmente gli inglesi a sollevarci dai gravami finanziari dell 'armistizio (per quanto riguarda la paga delle truppe, le requisizioni ecc. di cui al punto ~uinto delle proposte di codesto ministero). Comunque prego codesto ministero di voler inviarmi, con cortese urgenza, tutti i possibili dati sui nostri oneri finanziari per il mese corrente e quelli presumibili per i mesi successivi (di cui al predetto punto quinto, primi due paragrafi) distinguendo possibilmente la parte imputabile all'Inghilterra da quella imputabile all'America. A tale ultimo riguardo informo, che nella conversazione avuta ieri al Dipartimento di Stato, interlocutore americano tendeva a rilevare che nostri oneri attuali per spese di occupazione nei confronti degli Stati Uniti ammonterebbero


1 Non pubblicato, si tratta della ritrasmissione del T. 12127n83 da Londra del 15 novembre 1945, per il quale vedi serie decima, vol. Il, D. 686.

ad una cifra mensile irrisoria specie ove si tengano presenti i considerevoli aiuti che l'America ci da. Sarebbe quindi molto opportuno che io potessi avere d'urgenza per telegrafo dati attendibili sulla quota che va all'America di amlire (detratte le troops pay e tutte le altre somme che ci vengono già accreditate in dollari) , nonché sugli oneri che ci derivano dall ' occupazione americana per supplies and services, requisizioni (comprese le industrie), uso ferrovie, ecc.

Assicuro intanto V.E. che continuo ad adoperarmi nel modo migliore possibile'.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI , AL VICE PRESIDENTE DELL'A .C., STO NE

L. 5/29. Roma, 15 gennaio 1946.

Le sarà certamente noto che, nella seconda metà di novembre scorso, si sono svolte nella cosidetta «Istria croata» (con tale termine gli jugoslavi intendono designare l'Italia a sud del fiume Dragogna) delle elezioni che erano state annunciate come «amministrative».

Se queste elezioni non avessero avuto effettivamente altro scopo che quello di provvedere all'amministrazione locale, non giudicherei necessario intrattenerla su tale argomento. Ma , al contrario, esse sono state gradatamente trasformate sì da concludersi in una vera e propria forma di speculazione politica tendente a dimostrare un'unanime volontà da parte degli slavi e degli italiani di tutta la Venezia Giulia di vedere la regione annessa alla Jugoslavia.

Le elezioni sono state indette senza che sia possibile identificare chiaramente il provvedimento legislativo in base al quale esse sono state fatte. È mancata qualsiasi seria garanzia per la formazione delle liste elettorali, per il segreto e la libertà del voto. Le operazioni elettorali si sono svolte in un'atmosfera di intimidazione. In innumerevoli località elementi italiani subirono minacce che andavano dall'annuncio che gli astenuti sarebbero stati privati delle carte alimentari, fino alle intimidazioni più gravi concernenti la libertà ed anche la vita stessa degli eventuali astenuti. Scritte murali e discorsi di propagandisti dichiaravano gli astenuti e i contrari come nemici della causa popolare identificata con la causa jugoslava. Prima dell ' inizio delle operazioni elettorali, e nel corso delle stesse , vennero compiuti numerosissimi arresti .

Quanto ai risultati di tali elezioni, essi vennero senza alcuno scrupolo alterati. Infatti, secondo le cifre pubblicate da parte jugoslava, la partecipazione alle urne sarebbe stata quasi totale, e quasi totalitaria l'adesione alle liste uniche presentate. Ora, da innumerevoli informazioni in mio possesso, risulta che gli astenuti furono moltissimi, e numerosissime le schede bianche o recanti scritte inneggianti all'Italia .


1 Per la risposta vedi D. 150.

Lo scopo effettivo di tali pseudo elezioni si è chiaramente rivelato nella fase finale delle operazioni elettorali, e precisamente con le elezioni svoltesi a Parenzo per la nomina del «Comitato popolare regionale deii'Istria. Dai discorsi tenuti neli'«Assemblea» che doveva nominare dal suo seno i membri del «Comitato», è apparso che tali elezioni «democratiche e segrete» sono state condotte sotto la guida dell'« Unione antifascista italo-slovena», organo notoriamente completamente dominato dagli agenti jugoslavi . Fra i delegati presenti a Parenzo si notavano pure dei pretesi delegati di Pola e Trieste, nonché rappresentanti del «Comitato regionale popolare del litorale sloveno», dell'amministrazione militare jugoslava in !stria ed anche un deputato e membro della Costituente jugoslava.

Vari oratori hanno affermato la plebiscitaria volontà delle popolazioni istriane, triestine e polesane di unirsi alla Repubblica federativa jugoslava. I membri (15), nominati dal «Comitato popolare regionale dell'Istria» vennero dichiarati soli autentici rappresentanti della volontà popolare della Venezia Giulia. Tali affermazioni sono state riassunte e ribadite in forma solenne in una mozione finale nella quale anche si dichiara, a nome delle predette popolazioni, «la più ferma volontà di continuare a marciare sotto la guida del maresciallo Tito e la volontà di lottare contro qualunque tentativo di separare l' Istria, o qualsiasi parte della Venezia Giulia, dalla Repubblica jugoslava )>.

In vista di quanto precede non posso esimermi dall'esternare a lei, caro ammiraglio, nella sua qualità di capo della Commissione alleata, i miei sentimenti di viva contrarietà per metodi di lotta politica tanto lontani da ogni genuino spirito democratico, e dal formulare la mia protesta ed ogni riserva per questa nuova manovra tentata dagli jugoslavi per coartare o mistificare la volontà degli italiani deii'Istria 1•

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 701/9. Mos ca, 16 gennaio 1946, ore 0,50' (per. ore 12) .

Telegramma di V.E. n . 110582 .

Dekanozov, come mi attendevo, mi ha detto che comunicato Mosca non contraddiceva né annullava decisioni conferenza Potsdam: non vedeva quindi in che senso esso aveva potuto modificare dichiarazioni concernenti Italia in esse contenute. Circa partecipazione Italia negoziati trattato dì pace mi ha detto comunicato aveva elencato molto decisamente quali Paesi e per quali ragioni e in quale


1 Con L. 2806/290/EC. del 7 febbraio Stone rispondeva: «Ho trattato la questione con le ambasciate degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, le quali molto probabilmente riferiranno la cosa ai loro rispettivi governi. Si tratta di una questione che esula dalla mia competenza e per la quale posso far poco, all 'infuori di trasmettere le sue lettere a chi di ragione ».


2 Vedi D. 39.

differente misura sarebbero stati ammessi negoziati. Se noi intendevamo quindi richiedere diritto partecipare negoziati, parità diritti e status con altri Paesi che avevano preso parte guerra contro di noi, richiedevamo cosa inammissibile e che né comunicato Potsdam né assicurazioni spiegazioni dateci successivamente da tre Governi potevano in nessuna maniera autorizzarci sperare. Se invece noi intendevamo che quattro ministri esteri incaricati redigere testo finale trattato tenessero conto nelle loro decisioni anche punto di vista interessi italiani, chiedevamo cosa che nessuno ci contestava. Punto di vista italiano era già noto a tutti; sotto varie forme avevamo avuto già ampia possibilità farlo conoscere: a Governo italiano era già stata data possibilità esporlo pubblicamente in merito questione italo-jugoslava a Conferenza di Londra. Dato precedente già ammesso da tutti, non c'era ragione escludere che Governo italiano, qualora suo punto di vista, desideri, interessi non fossero ancora sufficientemente noti, potesse essere ancora consultato nella forma e modo che sarebbe risultato più conveniente. Ma dovevamo tenere presente che decisione finale restava quattro Potenze e questo sia nei riguardi Italia che riguardo altri Stati convocati Conferenza generale.

A mia osservazione che in questo caso· testo definitivo trattato ci sarebbe stato presentato come Diktat, mi ha risposto questo non essere esatto poiché quattro Potenze erano impegnate redigere testo trattato tenendo conto anche interessi, desideri Italia che noi avevamo e avremo ancora occasione fare presente, in quanto ciò è possibile tenendo conto giustizia ed interessi desideri altre parti 1•


87 .

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.N.D. 700 /10. Mosca , 16 gennaio 1946, ore 0,50 (per. ore 12).

Telegramma di V.E. 42 .

Dekanozov mi ha detto che Governo sovietico ha risposto America che, in vista decisioni Conferenza Mosca e istruzioni date a delegati affrettare lavoro preparatorio trattati pace, questione modifica statuto armistizio per l'Italia non sembrava più di attualità. Gli ho osservato che se questo poteva, entro certi limiti, essere esatto per quanto concerneva modifica statuto armistizio, non valeva per clausole armistizio , specialmente finanziarie, che costituiscono peso assai grave e ostacolo ricostruzione morale e materiale Italia. Anche ammettendo, il che mi sembra poco probabile, che trattato pace potesse essere concluso entro tre-quattro mesi, liberazione o almeno alleggerimento oneri finanziari qualche mese prima conclusione pace continuava costituire per noi interesse capitale.


1 Per la risposta vedi D. IO l. 2 Vedi D. 69, nota 2.

Dekanozov mi ha chiesto se questo punto di vista era stato fatto presente Governo americano . A mia risposta affermativa, ha detto che allora bisognerebbe che Stati Uniti avanzassero proposte concrete modifica determinate clausole armistizio: mi ha assicurato poter ritenere che Governo sovietico avrebbe esaminato favorevolmente proposte concrete, specialmente per quanto concerneva oneri finanziari . A sua richiesta gli ho fomite alcune precisazioni su portata oneri finanziari in base dati di cui dispaccio di V.E. 44/29989/308 dell'Il dicembre 1•

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI , ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 700 /46. Roma, 16 gennaio 1946, ore 13,30.

Governo autorizza presentazione domanda prestito Import Export Bank raccomandando indicare cifra che possa essere giustificata da necessità completare finanziamento importazioni essenziali 1946. Prega far conoscere appena possibile condizioni eventuale concessione prestito onde poter valutare capacità Tesoro far fronte interesse e ammortamento che dovrebbe in ogni caso cominciare dopo congruo periodo tempo 2 .

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA , CARANDINI

T. 701/38. Roma, 16 gennaio 1946, ore 19.

Nel mio discorso alla Consulta 3 , che le trasmetto per corriere, ho dato pubblica notizia delle assicurazioni dateci da parte anglo-americana circa decisioni Mosca. Prendo atto con soddisfazione della conferma di Harvey4• Com'ella giustamente osserva, ciò che è per noi di estrema importanza è il modo ed il tempo della nostra consultazione. La quale dovrebbe essere effettiva e sostanziale, e cioè elemento


1 Vedi D. 5. TI 18 gennaio con T. 953/14 De Gasperi rispose a Quaroni: «Ho telegrafato subito a Tarchiani notizie di cui suo telegramma n. IO. Da tempo insistiamo presso Dipartimento di Stato perché, uscendo dal generico, voglia accentrare sua iniziativa su proposte concrete soprattutto intese alleggerire clausole economico-finanziarie armistizio».


2 Per la risposta vedi D. 186.


3 Vedi D. 79, nota l.


4 Vedi D. 73 .

attivo e formativo delle decisioni che saranno in definitiva adottate. È molto opportuno, ed è anzi necessario, che ella insista su questo punto.

Presenza Jugoslavia, Grecia, Etiopia alla conferenza successiva è indubbiamente per noi ragione di preoccupazione, tanto più se, come Harvey assicura, conferenza stessa avrà ampia facoltà discussione e finale capacità approvazione. Vi è poi, fra i Ventuno, uno schieramento di forze press'a poco analogo, aggravato dalla certezza che le Potenze tendenzialmente a noi ostili agiranno presumibilmente compatte. Non so, dopo l'esempio australiano della scorsa Conferenza di Londra, se altrettanto può prevedersi per l'altro gruppo. Certo è che potrebbero nascerne complicazioni gravi, se mancasse un'azione concorde, ad esempio, dei Dominions britannici.

Non so quali attuali possibilità possa avere la revisione dell'armistizio. Ma non vi è dubbio che una modificazione sostanziale, almeno delle sue clausole economico-finanziarie che potesse esserci accordata subito, avrebbe effetti estremamente benefici non solo economici ma anche morali e politici .

90

IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 754 /53. Parigi, 16 gennaio 1946, ore 21,05 (per. ore IO del 17).

Nel colloquio che il vice presidente Nenni ha avuto corridoi Palais Bourbon con de Gaulle, questi ha confermato volontà Francia difendere tesi italiana Trieste e Tripolitania e ribadito orientamento politica francese favore riavvicinamento Italia. Avendogli Nenni obiettato che ostacolo tale riavvicinamento è costituito da pretese francesi su Tenda e Briga, de Gaulle ha risposto: «Voi conoscete quale è il mio punto di vista su tale questione», senza dare all'interlocutore minima speranza che da parte francese possa recedersi posizione ben nota al riguardo.

91

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. 749 /64. Londra, 16 gennaio 1946, ore 22,20 (per. ore 9 del 17).

Nenni giunto stasera martedì vedrà domani Spaak 1 e posdomani Bevin 2 il quale mi ha chiesto di assistere al colloquio.


1 Vedi D. 96. 2 Vedi D. 104.

Arrivo vice presidente sta creando qui singolare interesse in tutti gli ambienti motivando numerose richieste di incontri. Lo stesso dicasi per Silone che gode come scrittore notevole popolarità. Mi risulta che invito da parte Labour Party è stato incoraggiato, se non suggerito, da Foreign Office, oltre tutto nell 'intento di creare in questo momento un 'atmosfera di maggiore attenzione e favore verso l'Italia. Faccio del mio meglio per utilizzare modo più conveniente ed efficace questa occasiOne.

92

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

PROMEMORIA. Roma, 16 gennaio 1946.

Questo ambasciatore d'Inghilterra mi ha dato lettura di un telegramma del segretario di Stato Bevin, in cui , premesso che la Gran Bretagna tiene a non intervenire in alcun modo nella politica interna italiana, si afferma in sostanza che il Governo britannico, richiamandosi alla dichiarazione di Mosca del 1943 , tiene

. sopratutto a che il popolo italiano sia posto effettivamente in condizioni di esprimere la sua libera volontà e possa così incamminarsi verso un regime di ordinata democrazia . Il Governo britannico spera che tutta la materia relativa alle elezioni per la Costituente sia preordinata in modo prudente e saggio e soprattutto le questioni relative all'eventuale potere sovrano della Costituente o dei limiti che potranno invece esserle imposti . Spera altresì che si possa giungere a una forma di regime che escluda il prevalere delle destre o delle sinistre e, accogliendo le osservazioni del presidente De Gasperi , esprime l'avviso che il popolo debba essere consultato attraverso un plebiscito in un qualche momento, prima o dopo le elezioni, che si augura abbiano luogo al più presto.

Sir Noel Charles mi ha altresì letto le istruzioni inviate da Bevin all'ambasciatore britan1.1ico a Washington, in cui si prega Halifax di dar notizia di quanto precede al Dipartimento di Stato e si aggiunge che se il Governo nordamericano avesse per avventura in animo di compiere a Roma un più preciso passo in materia istituzionale e per più decisamente sottolineare l'opportunità di una consultazione popolare, nessuna abbiezione sarebbe sollevata in proposito dal Governo britannico. Si fa peraltro presente al Governo nordamericano il pericolo che codesto più deciso intervento nella questione potrebbe come reazione provocare risultati opposti a quelli che si spera di conseguire.

L'ambasciatore prega che quanto precede sia portato subito a conoscenza del presidente.

93

IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R . RISERVATISSIMO 502/112. Parigi, 16 gennaio 1946 1•

Cosa c'è di vero in certe notizie pubblicate su giornali americani di un'alleanza franco-italiana? È con questa domanda, buttata negligentemente tra due varietà di antipasto, ma che costituiva evidentemente il pezzo forte di tutta la colazione, che l'ambasciatore Bogomolov inizia il dialogo con me.

Ho già riferito come dal giorno in cui l'idea di un blocco occidentale ha cominciato ad apparire, ho dovuto notare una significativa evoluzione dell ' atteggiamento del Partito comunista francese nei confronti del problema italiano.

È giusto ricordare che nel periodo che seguì immediatamente alla liberazione della Francia, di fronte all'ondata xenofoba e antitaliana che imperversò in questo Paese e che contaminò per un certo tempo lo stesso Partito socialista, il Partito comunista, per mezzo della sua stampa, tenne un'attitudine esemplare. È in gran parte a questo atteggiamento antidemagogico dei comunisti che si deve se la propaganda antitaliana, sobillata da questi ambienti militari per gretti motivi nazionalistici e annessionistici, dopo un breve periodo di successo, cadde finalmente nel vuoto.

Il Partito socialista ritrovò rapidamente il tono giusto seguito in questo dal

M.R.P. e dai radicali .

La campagna nazionalistica per l'annessione della Valle d'Aosta coincise con questa restaurazione in seno ai grandi partiti di una più giusta coscienza dei diritti italiani e fu seriamente avversata tanto dai socialisti che dai comunisti: non ultima ragione questa, unitamente a quelle di maggior momento che ci son ben note, per cui le assurde pretese francesi furono in ultima analisi abbandonate. «È stata una gaffe», diceva de Gaulle ai suoi intimi ed è certo che di questa «gaffe» né i comunisti, né i socialisti furono responsabili.

· È pur vero che anche nel periodo di maggior consenso dei tre grandi partiti per una onesta chiarificazione dei rapporti franco-italiani, salvo per i socialisti che più volte per la penna dell' autorev~le redattore di politica estera del Populaire, Charles Dumas, si dichiararono nettamente per una pace senza annessioni, il principio delle rettifiche delle frontiere col criterio della linea di cresta veniva generalmente accolto. Ma nonostante l'equivoco che si celava in questa richiesta apparentemente anodina, l'atteggiamento comunista fu quanto mai obiettivo ed antimperialistico.

Per quel che si riferisce ai ccmunisti la situazione veniva a mutare sensibilmente in seguito al sorgere di un progetto di blocco occidentale. Ebbi occasione a suo


1 Manca l'indicazione della data di arrivo.

tempo di segnalare un articolo di Coignot sul Peuple, organo della Confederazione del Lavoro, nettamente ispirato dai comunisti in cui si sosteneva la responsabilità del popolo italiano nella guerra contro la Francia. Questa manifestazione singolare non ebbe altro seguito sulla stampa comunista che da quel momento, pur continuando a sostenere le assurde pretese della Jugoslavia su Trieste, non fece quasi più parola dell'Italia . Ma sotto il silenzio ufficiale del Partito si elaborava una revisione delle sue ppsizioni nei confronti del nostro Paese. Il timore della formazione di un blocco di Potenze ha portato questi comunisti a considerare un accordo troppo intimo tra la Francia e l'Italia con meno entusiasmo di quanto lo considerassero prima. Questa nuova politica comunista nei nostri confronti ha trovato il suo coronamento nella dichiarazio ne di Thorez in seno al Consiglio dei ministri a favore della tesi de Gaulle per l'annessione di Tenda e Briga .

È nel quadro di quest'atmosfera di diffidenza per tutto ciò che può cementare l'amicizia tra l'Italia e la Francia che si situa il colloquio con Bogomolov e che si spiega la sua curiosa domanda.

È molto probabile che la faccenda delle notizie pubblicate sui giornali americani sia stata inventata da Bogomolov di sana pianta e che egli abbia creato quell' argomento per aver modo di sondare le mie reazioni. In ogni caso mi sono valso dell 'occasione offertami per parl are a Bogomolov con tutta franchezza al doppio scopo di rassicurarlo sulla portata reale dei nostri rapporti con la Francia e sul desiderio profondo del nostro Governo di mantenere i più cordiali rapporti con la Russia . Ho smentito naturalmente la faccenda dell'alleanza pur sottolineando l'amicizia del popolo italiano per il popolo francese. L'ho messo al corrente della situazione effettiva pur senza porre l'accento sulle difficoltà risultanti dalle pretese francesi. Ho finalmente ripreso, sulla traccia delle ben note nostre posizioni in tema di politica estera generale, l'idea di un accordo diretto tra Italia e Russia da un lato e Italia e America dall'altro trovando evidente consenso nel mio interlocutore. «Bisogna però» -gli ho detto-«che voi ci aiutiate mantenendo tra noi e gli jugoslavi una posizione obiettiva e non infliggendo all'Italia l'affronto di sacrifici territoriali assurdi sulle nostre frontiere orientali». Ho ripetuto insomma le stesse cose che ebbi occasione di dirgli in un precedente colloquio di cui riferii con rapporto in data 3 ottobre 1945 n. 3519 !953 1 .

Bogomolov, messo di buon umore dalla mia dichiarazione intorno all'inesistenza di trattative per un'alleanza franco-itali ana, spinse la cortesia sino a dichiararmi che se lo Stato russo non ha dimenticato e non dimenticherà mai che lo Stato italiano inviò ventidue divisioni per fare la guerra contro l'U.R.S.S., per contro il popolo russo nutre le più vive simpatie per il popolo italiano . Fiorirono sulle sue labbra episodi della gentilezza italiana di cui fu testimone durante il suo soggiorno in Italia. Mi dichiarò che Roma è molto più bella di Parigi e che gli architetti italiani sono sempre degni di Ridolfi Fioravante primo della lunga schiera di artisti che fecero bella Mosca. A mia volta fresco della recente lezione di storia impartitaci dal ministro Togliatti gli ricordai · l'opera benefica di Alessandro I a favore dell'unità italiana e via su questo tono .


1 Vedi serie decima, vol. li, D. 600.

Il discorso scivolò sulla politica interna francese e Bogomolov trovò molto sconveniente l' atteggiamento dei socialisti che avevano rifiutato la proposta comunista per la redazione in comune di una costituzione democratico-progressiva. Chiese la mia opinione sul progetto attribuito al M.R.P. di un'internazionale cattolica e, avendogli io risposto che questa internazionale esisteva già da venti secoli e si chiamava «Chiesa Cattolica», lasciò cadere il discorso. Per contro fu acuto nella definizione del Partito radicale: «assai esperto nel vedere le deficienze degli altri movimenti, ma cieco sulle proprie». Si noti a questo proposito che il Partito radicale è apprezzato da questi comunisti per l'antigollismo in cui si diletta, ma è avversato in ragione dei residui «rnunichois>> che trascina nelle sue file.

Sul M.R.P. pronosticò una crisi interna, ma a scadenza lontana. Questo partito si giova della fluidità della situazione e dell'impossibilità in cui si trovano i movimenti veramente democratici di chiarire la situazione generale. «Quando il momento sarà venuto, allora le forze antagonistiche che questo partito alberga nel suo seno divergeranno ecc. ecc.».

La conversazione insomma fu quanto mai cordiale come si conviene tra amici che non hanno responsabilità ufficiale perché: «voi non rappresentate qui il Governo italiano presso la Russia ed io non rappresento il Governo russo presso l'Italia come è il caso del mio collega Kostylev».

Se non ho potuto ricavare dall'ambasciatore Bogomolov nessun accenno che mi mettesse in grado di valutare le sue opinioni sui problemi della nostra pace, ho potuto però constatare ancora una volta quanto tesa sia la sua attenzione per tutto ciò che si riferisce agli accordi che le Potenze dell'Occidente possono annodare tra di loro. Questa inquietudine russa si fa giorno, ripeto, non tanto per quel che si riferisce ai rapporti singoli che gli Stati europei possono contrarre con l'America, ma essenzialmente per tutto ciò che può concorrere a cementare l'unità dell'Europa occidentale. E la ragione è ovvia. È ben vero infatti che l'America è l'antagonista reale dell'U.R .S.S., ma si tratta di un dato acquisito che non è in potere di nessuno di modificare almeno nel quadro dell'attuale statuto del mondo. La Russia si acconcia a questo dato di fatto immodificabile di cui pensa di essere in grado di valutare e di controllare la portata. I rapporti tra i singoli Stati europei e l'America si collocano per la rozza dialettica russa sullo stesso piano dei suoi rapporti con i detti Stati. Nel manicheismo primitivo che è al fondo della religiosità comunista, questa lacerazione del mondo in una sfera capitalistica americana e una sfera comunista eurasica appare dettata da una logica dei contrari che rientra nel 'quadro della cosiddetta dialettica materialistica. Il dottore in filosofia Bogomolov queste cose le capisce e ci si adatta. Ciò che la Russia teme oggi è il «terzo» che può sorgere irto di incognite e portatore di valori che sfuggono al suo controllo: l'Europa democratica e socialista.

Quando si afferma che la Russia non fa una politica ideologica ma realistica si prende, io credo, un grosso abbaglio . Se è ovvio che certi fattori permanenti nella politica estera dei popoli influiscono potentemente sulla espansione russa di oggi, non è men vero che essi si colorano del comportamento ideologico dominante. Tirare in ballo Pietro il Grande o Caterina II per spiegare la politica di Stalin non fa fare all 'analisi di essa maggiori progressi di quel che si farebbe tentando di spiegare la politica di de Gaulle con Luigi XIV o il cardinale de Richelieu. Basterà del resto riferirsi alla curva della politica estera russa per il periodo che va dalla Rivoluzione d' Ottobre al 1935, epoca in cui ha inizio il nuovo corso caratterizzato dai cosidetti fronti popolari (e di cui fu relatore a Mosca l'attuale ministro Togliatti) per intendere come precisamente in Russia il comportamento ideologico possa giungere sino al misconoscimento dei dati storici permanenti. Tutta la politica estera russa di quel periodo fu impostata sulla lotta contro i governi socialdemocratici e particolarmente contro quello germanico, con la volontà deliberata, nell 'impossibilità di far pervenire al potere governi comunisti ortodossi , di favorire l' avvento al potere di governi nettamente reazionari o addirittura fascisti. Si riesaminino a questo proposito gli atteggiamenti dei partiti comunisti di Germania, di Francia, d 'Italia per non citare che i Paesi maggiori e si vedrà come il dinamismo di tali movimenti fosse orientato verso il sabotaggiç:> della «democrazia borghese» in condizioni che non lasciavano ragionevolmente altra alternativa che la «democrazia borghese» o il fascismo. Se si ricorre a Pietro il Grande tutto questo suona incomprensibile, ma diventa chiarissimo se si sono letti gli scritti di Lenin.

La politica estera russa e pertanto l'azione dei partiti comunisti nei vari Paesi d'Europa fu allora dominata dagli schemi della dottrina leninista dell 'imperialismo borghese. Riassumo per sommi capi. L'imperi alismo è l'ultima fase del capitalismo. Gli Stati borghesi tendono verso dittature militari reazionarie. Dette dittature si affrontano tentando di distruggersi con guerre imperialistiche scatenate dal bisogno di conquista di nuovi mercati . Il compito dei partiti comunisti è di favorire questo processo poiché, secondo le previsioni leniniste, sulle rovine accumulate dalla guerra sorgerà vendica trice la fiamma della rivoluzione proletaria e sulle rovine' delle dittature borghesi esaurite dalla lotta cruenta sorgerà vittoriosa la dittatura del partito comunista. Ma per favorire questo processo bisogna eliminare le forze che frenano la dialettica selvaggia della guerra , bisogna eliminare i socialdemocratici, i cattolici, tutti coloro insomma che rappresentino il «terzo» perturbatore del ciclo apocalittico previsto dal genio sarmatico di Lenin. Di qui la lotta a morte contro la Repubblica di Weimar, e prima ancora la lotta a morte contro il «riformismo » italiano, e, dopo , la lotta a morte contro i socialisti ed i democratici francesi. Per quindici anni , anche dopo la morte del profeta, il Komintern fece danzare l'Europa al suono di questo tam tam da tribù barbara. La conseguenza fu che le democrazie d'Italia e di Germania crollarono e nel febbraio del 1934 la stessa terza Repubblica fu a un dito dal cadere nelle mani di un Boulanger inferiore, di un Boulanger tenente colonnello.

Fu in quel periodo che il Komintern si accorse del suo tragico errore. Queste dittature «borghesi» il cui avvento era stato favorito con fervore fanatico, invece di tendere a distruggersi reciprocamente, tendevano a coalizzarsi tra di loro per un'immensa crociata contro la Russia. Cosa era successo? La «dialettica materialistica» faceva i conti con la dialettica della storia per cui tutti gli schemi leninisti che potevano avere un certo valore sino alla Rivoluzione d 'Ottobre (e in realtà la Rivoluzione d 'Ottobre è sorta sulle rovine accumulate da una guerra imperialistica) cessavano di essere validi per il fatto appunto che si erano trasformati in realtà. Ma questa realtà massiccia che era la Russia sovietica, per la sua stessa presenza nel mondo, rendeva caduche le cause che l'avevano fatta sorgere, e gettava le premesse di una modificazione totale delle analisi leniniste.

In altri termini i comunisti dimenticarono semplicemente che la Russia esisteva e che, per dirla col gergo caro ai rivoluzionari di professione, con la sua esistenza aveva fatto si che il mondo passasse dalla fase dell'imperialismo borghese teorizzato da Lenin a quella dell 'imperialismo fascista.

Quando i comunisti si accorsero che invece di aver lavorato per aizzare le borghesie le une contro le altre avevano invece lavorato per coalizzarle contro la Russia, cambiarono la loro politica di 180° e nel quinto Congresso internazionale comunista a Mosca passarono dalla parola d'ordine «guerra a morte contro la socialdemocrazia» alla parola d'ordine «uniamoci ai fratelli socialisti e cattolici». Fu questa nuova politica che salvò la Russia da una certa morte, ma che non evitò al mondo la catastrofe orrenda per il cui avvento avevano congiurato durante venti anni tutte le forze del totalitarismo mondiale. Senza la tardiva resipiscenza del 1935, la Russia di Stalin sarebbe andata a raggiungere nel cimitero della storia tutte le dittature che ve l'hanno preceduta. E per continuare il nostro esempio basterà riferirmi alla Monaco russa del 1939 nata da un risorgente· odio ideologico contro la «democrazia borghese» che mise l'U.R.S.S. a un dito dalla sua perdita e, se in ultima analisi il Governo russo trovò la via della salvezza, lo dovette non alla potenza di espansione della sua parola d'ordine d'allora «guerra alla guerra imperialistica» ma al limite invalicabile che essa trovò in ragione della inesistenza di un partito comunista nella libera Inghilterra. Se nel 1939 un Partito comunista avesse potuto esercitare sul proletariato inglese la stessa dissolvente propaganda che fu esercitata sui francesi dai seguaci del «disertore» Thorez, oggi ministro di Stato, tutta la storia del mondo sarebbe cambiata.

Ho voluto accennare a questi fatti per sottolineare quanto influiscano i comportamenti ideologici sulle direttive fondamentali di un popolo che oggi si affaccia alle soglie dell'Europa occidentale irto di enigmi ed ebbro di vittoria. Ma una cosa non è enigmatica per chi avendo lunga pratica del comunismo è in grado di cacciare la sonda fino alle sue reni: l'odio del comunismo per ogni forma di socialismo democratico, odio a cui è legata la sua origine. Sempre che le circostanze non lo costringano su una strada diversa, il comunismo ritorna col fanatismo dell'eretico al suo punto di distacco dal socialismo dell'Occidente d'Europa; quel punto di distacco che vide in pieno nel XX secolo risorgere dispute teologiche a cui la fiamma del fanatismo diede una luce di sinistra grandezza.

E oggi, e non credo di sbagliarmi, si assiste, passato lo sgomento della minaccia tedesca, a un fatale ritorno del comunismo all'odio delle sue origini contro quella democrazia dell'Occidente europeo in cui affluiscono trenta secoli di una civiltà romana, cristiana, razionalista di cui la Russia fu priva e che non può perdonare.

La Russia si acconcia, perché non può fare diversamente, alla esistenza di una potentissima America che gli è tendenzialmente ostile. Ma la Russia farà di tutto per impedire che si formi un'Europa occidentale legata da un minimo di organicità. E questo non tanto perché tema una collusione tra questo ipotetico blocco occidentale e l'America, ma perché avversa in sé per ragioni ideologiche il sorgere alle sue frontiere di una forza compatta organizzata in forme democratiche.

Come spiegare diversamente l'evidente disappunto di Mosca per la presenza dei laburisti al posto di Churchill al governo dell'Inghilterra? Ciò che i russi temono nel laburismo è il suo potere di unificazione delle membra sparse della democrazia europea. Di qui la loro avversione per le correnti genuinamente democratiche del socialismo dei vari Paesi del continente ed il tentativo di distruggerle con accorgimenti tattici che vanno dalla lusinga fusionistica alla violenza aperta e brutale. Il totalitarismo russo può entrare in rapporti che a seconda delle circOstanze possono essere di pace o di guerra con un totalitarismo antitetico , deve necessariamente fare i conti con la lontana democrazia americana, ma non può adeguarsi ad una situazione dominata dall 'esistenza di una grande forza democratica alle sue frontiere. Un'Europa democratica organicamente unita per la potenza di irradiazione delle idee di libertà e delle forme superiori di civiltà che da essa germinerebbero, opererebbe sulla struttura interna dello Stato russo un 'azione modificatrice essenziale che turberebbe l'equilibrio in cui si installano oggi le classi dirigenti sovietiche . Ed è questo che la burocrazia russa non può accettare. Nes~una classe, dice Marx, abdica senza reagire violentemente e questa considerazione si applica egualmente alla classe dirigente russa. L'Europa democratica è quindi la minaccia ideologica e pratica da cui la classe dirigente russa si sente minacciata non in ragione, secorido quanto asserisce una rozza propaganda, delle velleità di guerra che la democrazia dell'Occidente nutrirebbe contro l'U.R.S.S., ma in ragione invece dell'inadeguabilità del totalitarismo alla democrazia.

Questa coscienza della classe dirigente russa del «pericolo» che costituisce per essa l'esistenz a di una libera Europa si traduce in una politica ideologica tutta tesa a disintegrare gli elementi unificatori che germinano nell'Occidente. La curva di questa politica ideologica può coincidere oggi con quella dei tradizionali interessi della Russia ed è questa coincidenza che fa ostacolo ad una accurata disamina dei moventi profondi da cui sono ispirati i partiti comunisti di tutti i Paesi .

Ma se con uno sforzo di analisi si sa dissociare le due linee e prolungarle nel futuro secondo l'equazione che è propria a ciascuna di esse, ardisco affermare non soltanto che esse divergono ma che qualora, come è quasi certo, l'ideologia prevalesse sulla politica realistica , assisteremo ancora una volta , come già nel periodo anteriore al 1935, al misconoscimento da parte del Governo russo degli interessi più certi del suo Paese. È chiaro infatti che l'Europa , se vuoi vivere , deve tendere alla propria unificazione. E l'Europa vuoi vivere e vivrà. Questo moto unificatore può essere rallentato, ma non soffocato. Il problema è di sapere in virtù di quali forze questo moto prevarrà . Se in virtù delle forze democratiche lo statuto europeo si assiderà su basi pacifiche, la burocrazia russa potrà dolersene, ma la Russia , in quanto popolo e nazione, avrà tutti i motivi di felicitarsene essendo così gettate le basi per uno sviluppo pacifico verso forme di vera democrazia. Ma se le forze democratiche, in ragione dell'usura a cui sono sottoposte dal sabotaggio comunista, dovessero declinare, altre forze scenderebbero in campo che riprenderebbero con ben altri obiettivi l'unificazione dell ' Europa . In tale deprecabile caso la Russia ed il mondo raccoglierebbero i frutti amari dell'attuale politica comunista.

Senza avventurarci in previsioni audaci sentiamo però con forza che un'immensa responsabilità, un immenso compito incombe sui partiti democratici dell'Occidente europeo. Come nel seno di ogni Paese l'avvenire della democrazia è legato allo sviluppo efficace di partiti socialisti veramente liberi, così la pace dell'Europa e del mondo è condizionata dal prevalere delle forze veramente democratiche nell'Occidente dell'Europa.

94

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. 907/46. Roma, 17 gennaio 1946, ore 21.

Grazie tua lettera del 7 gennaio 1• Approvo idea tuo promemoria personale nei termini descritti . Riassumerò probabilmente discussione su politica estera in corso con qualche ulteriore dichiarazione 2• Sono anch'io convinto che Inghilterra debba, anche nel suo interesse, appoggiare sua azione su un'Europa occidentale pacificata, debba cioè iniziare una politica costruttiva anche nei nostri confronti. Atteggiamento britannico per la nostra pace sarà, cioè, determinante .

95

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 850/69. Londra, 17 gennaio 1946, ore 21,30 (per. ore 13,45 del 18) .

Avuto oggi colloquio con ambasciatore Uruguay, presidente della Commissione Trusteeship O.N.U. Ad un suo passo informativo inteso promuovere immediata ammissione Italia O.N.U. Governo inglese ha risposto che fra tutte le Nazioni che non hanno ancora firmato pace l' Italia sarebbe la più «entitled» ad una immediata ammissione, ma la cosa creerebbe tale precedente da dover essere scartata.

Ho informato ambasciatore su aspetto nostre questioni coloniali rilasciandogli completa documentazione. Egli mi è parso persuaso necessità proporre alla discrezione della Commissione Trusteeship seguente tema : se sia equo privare della diretta amministrazione delle colonie quelle nazioni che hanno dimostrato di aver svolto con capacità e successo il loro compito coloniale. Se non sia quindi equo e necessario stabilire il principio che il trasferimento delle amministrazioni singole a quelle di trusteeship non possa essere deciso se non in seguito ad una inchiesta eseguita sul posto ed intesa a stabilire efficienza amministrazioni originarie.

Egli è convinto che, al di fuori risultati negativi di simile inchiesta, ogni imposizione di trusteeship abbia carattere punitivo e comprometta quindi il fondamento morale e la giustificazione pratica dell'istituto.


1 Vedi D. 62.


2 La fece nella seduta della Consulta Nazionale del 21 gennaio: A. DE GASPERT, Discorsi parlam entari, vol. l , cit. , pp. 68-82.

Questo per quanto riguarda sua imparziale opera di presidente della Commissione. Per quanto riguarda suo personale parere egli, che conosce bene nostra questione, è convinto che la sola soluzione equa sia quella riservare all'Italia amministrazione delle sue colonie sotto supervisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L'ambasciatore è un caldo amico* del nostro Paese e svolgerà indubbia azione a nostro favore.

Comunico quanto precede per il valore relativo che ha ed essenzialmente per il crescente atteggiamento favorevole delle Repubbliche sud-americane, esimendomi dal riferire di altri colloqui formalmente incoraggianti ma che sarebbe imprudente considerare indice di un miglioramento della nostra situazione, che è legata ad altri non influenzabili elementi .

96

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 843nl. Londra, 17 gennaio 1946, ore 21,30 (per. ore 11,30 del 18).

Trasmetto seguente telegramma del vice presidente : «Per S.E. DE GASPERI. Ministro Spaak mi assicura che tuo telegramma

O.N.U. 1 accolto assai favorevolmente. Rimasta una certa indecisione circa interpretazione, se significasse richiesta adesione. Sonderà terreno per accertarsi accoglienze che incontrerebbe nostra eventuale domanda adesione. Circa relazioni italo-belghe insiste che, contro invio minatori, Belgio è pronto inviare carbone. Cordialità. NENNI» 2.

97

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 865/73. Londra, 17 gennaio 1946 , ore 21 ,30 ( per. ore 13,45 del 18 ) .

Mio telegramma n. 503•

Con prossimo corriere rimetto verbale (necessariamente soltanto approssimativo) discussione Assemblea O.N.U. in relazione telegramma saluto di V.E. Ampio riassunto è stato comunque telegrafato dall'Agenzia Ansa ieri 16 corrente.


1 Vedi D . 70. 2 Per la risposta vedi D. Il O. 3 Vedi D. 79.

Telegramma di. V.E. ha prodotto buona impressione in ambiente certo ben disposto ed è stato correttamente interpretato nel senso che non, dico non, implica richiesta da parte nostra per ammissione immediata. Ciò nondimeno non ritengo da trascurare offerta Spaak a Nenni di saggiare terreno (mio telegramma n. 71) 1 in proposito. Poiché anche io avevo fatto discretamente avvicinare Spaak, spero si possa almeno ottenere una risposta un poco più che di pura cortesia al messaggio di V.E.

Per quanto dichiarazioni Noel-Baker e rappresentante Nuova Zelanda, cui si è associato delegato americano, siano state molto calorose e quelle delegati russi niente affatto ostili, dubito si possa andare più in là di quanto mi aveva già detto rappresentante uruguayano (mio telegramma 69) 2•

Sono comunque anche in contatto con altre delegazioni.


98 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. S.N.D. 915 /12. Roma, 17 gennaio 1946, ore 22.

Per sua informazione e norma, è bene ella sappia che questo ambasciatore d'Inghilterra mi informa in via riservata che Governi britannico e nord-americano effettueranno in questi giorni un nuovo passo a Belgrado per prospettare nuovamente opportunità conversazioni dirette italo-jugoslave entro noti limiti . Codesto Governo, benché sollecitato, non si associerebbe passo predetto.

99

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 920 /49. Roma, 17 gennaio 1946, ore 22.

Suo 623 .

La prego spiegare subito al Dipartimento di Stato che mancato accoglimento richiesta prestito R. legazione in Atene ha delle ragioni serie, di cui molto speriamo


1 Vedi D. 96. 2 Vedi D. del 95. 3 Vedi D. 80.

esso vorrà tener conto per modificare illazioni trattene ~ che sembrano sproporzionate ~ e che V.E. illustra. Sono dunque in corso da tempo tra questo ministero e rappresentante greco presso Comitato consultivo per l'Italia, Exindaris, conversazioni ufficiose intese concretare ripresa relazioni diplomatiche fra due Paesi . Iniziativa, che sembrava matura qualche settimana or sono, ha subito ultimamente remore varie anche in ragione confusa situazione politica ellenica, ma potrebbe in questi giorni entrare, a quanto sembra , in una fase migliore. È superfluo sottolinei importanza che avrebbe per noi ripresa con la Grecia che fosse concretata prima discussione pace, sia in quanto importerebbe principio di concreta pacificazione con uno degli stati a noi più ostili, sia in quanto potrebbe certamente neutralizzare contrasto in seno Conferenza pace, di cui Grecia fa parte. Ora è chiaro che occupazione nostra legazione da parte alleata, non potrebbe in questo momento e con queste prospettive che avere anche un significato politico, sottolineare cioè da parte nostra la certezza di un fallimento delle faticose conversazioni di cui le ho fatto cenno. Tenga presente che abbiamo in passato rifiutato di aderire ad analoghe richieste britanniche per la R . ambasciata a Londra e la R. legazione al Cairo e svizzere per la R. legazione a Teheran. Tenga altresì presente che tanto Charles che Kirk sono vivamente avversi alla richiesta nord-americana, in quanto apprezzano in pieno le motivazioni generiche e specifiche che ne hanno motivato il mancato accoglimento da parte nostra .

La prego di spiegare quanto precede in termini molto amichevoli al Dipartimento di Stato. Sarebbe assolutamente ingiusto continuare a qualificare come assenza di collaborazione un gesto che è dettato da precisi interessi nazionali. È superfluo le dica che nulla ci sarebbe stato più gradito che accogliere immediatamente una richiesta proveniente da un governo verso il quale abbiamo tante e così grandi ragioni di gratitudine.

Le sarò grato se vorrà telegrafarmi quanto le sarà detto al riguardo 1• Se poi dovesse constatare che malumore comunque persiste, dica pure che sono pronto a dare senz'altro autorizzazione richiesta come gesto d'amicizia verso gli Stati Uniti e nonostante pregiudizio che ciò potrebbe, come le ho detto , arrecarci 2 .

100

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA , QUARONI

T . 952 /13. Roma , 18 gennaio 1946, ore 17.

Mentre, dopo presi con Alleati necessari accordi, stavamo per procedere riconoscimento Repubblica albanese, Governo Tirana ha informato Turcato con


1 Qui terminava il dattiloscritto. la fra se che seg ue è stata aggiunta da Dc Gasperi. 2 Vedi, per ulteriori istruzioni , il D. 107 e, per la risposta, il D . 109.

siderare esaurita sua missione e lo ha pregato rimpatriare entro pochi giorni 1• Ignoriamo motivo provvedimento che ci sorprende. Turcato era stato inviato Tirana in base accordo concluso suo tempo colà da sottosegretario Palermo. Stesso accordo prevedeva invio rappresentante ufficioso albanese a Roma pel quale abbiamo dato nostro benestare sino dall'8 settembre, ma che non ha potuto ancora raggiungere sua sede per lentezza pratiche svolte da Commissione alleata e Comando Caserta nonostante nostri ripetuti solleciti. Tale ritardo non è quindi per nulla imputabile a noi. Pregola voler informare di quanto precede codesto Governo chiedendone appoggio per ottenere che Governo albanese receda possibilmente da decisione suindicata. Come le è noto, abbiamo ancora in Albania qualche migliaio specialisti da tutelare (operai, tecnici e professionisti sopratutto medici) che Governo albanese trattiene obbligatoriamente in servizio e che in base accordi Palermo-Hoxha dovrebbero venire sostituiti con altri assunti liberamente mediante regolare contratto. È inoltre in progetto ripresa scambi commerciali italo-albanesi. È infine nostro intendimento normalizzare sempre più rapporti fra i due Paesi e ristabilire fra essi fiduciose relazioni amicizia. Compito nostra missione non può quindi considerarsi esaurito e suo rimpatrio farebbe penosa impressione in Italia dove risiedono rappresentanti militari Governo albanese, che sono trattati con massima liberalità e dove sorte nostri connazionali tuttora in Albania è seguita con ansioso interesse. Telegrafi 2 .

101

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T . S.N.D. 954 /15. Roma, 18 gennaio 1946, ore 21.

Suo 93 .

Ringrazi Dekanozov per le assicurazioni datele. Ciò che è per noi essenziale è il tempo e il modo in cui la nostra consultazione potrà in concreto attuarsi. Che esposizione nostro punto di vista possa cioè essere in qualche modo formativa delle decisioni finali che saranno per essere adottate . Noto per il resto che l'esposizione del nostro punto di vista ci è stata consentita a Londra soltanto per quanto riguarda la Venezia Giulia. E che non abbiamo mai richiesto di essere trattati come vincitori, ma, soltanto, non, dico non, come vinti. Che i sacrifici innumerevoli della cobelligeranza abbiano cioè il peso e importino le conseguenze che equità e giustizia domandano.


1 T . 847 / l del 17 gennaio da Tirana, non pubblicato. 2 Vedi D. 118. 3 Vedi D. 86.

102

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT

T. S.N.D. 956 /34. Roma, 18 gennaio 1946 , ore 21.

A puro titolo di informazione confidenziale le segnalo che questo ambasciatore d' Inghilterra mi ha chiesto se io non ritenga possibile che generale de Gaulle abbia inoltrato le sue richieste su Tenda e Briga col preordinato proposito di ritirarle a momento opportuno. Egli guadagnerebbe in questo modo ed in quel momento l'unanime popolarità e consenso italiani e assicurerebbe nel modo più efficace il definitivo rinsaldamento delle relazioni franco-italiane . Ho risposto che la manovra sembra troppo machiavellica per essere vera. Tale unanimità di consensi sarebbe d'altra parte già acquisita attraverso una semplice iniziale moderazione. Le segnalo quanto precede anche perché mi par riveli da parte britannica almeno un'ombra di celata preoccupazione nei confronti di un definitivo e solido riavvicinamento italo-francese.

103

IL CONSIGLIERE DELLA RAPPRESENTANZA A LONDRA, MIGONE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 904/81. Londra, 18 gennaio 1946, ore 22 (per . ore 18 del 19) .

Rulli pregami trasmettere seguente telegramma:

«Ho colto occasione mia breve permanenza qui 1 per fare visita privata ministro Esteri Norvegia trovantesi come è noto a Londra per Assemblea O.N.U. Ne ho avuto accoglienza cordialissima. Ha tenuto ricordarmi che fra Norvegia e Italia non è mai esistito stato di guerra; ha desiderato essere informato minutamente situazione interna ed economica italiana; ha trattato, auspicando per una pronta ripresa, rapporti economici fra i due Paesi; ha detto avere già dato istruzioni per un possibile pronto accordo per pagamenti commerciali nel comune interesse.

Soluzione problema Venezia Giulia , che , secondo lui, desta attualmente moltissimo interesse ed ampie discussioni in seno delegazioni O .N .U. , è legata, a suo parere, in via principale a sviluppi rapporti tra Potenze orientali ed occidentali.

Circa telegramma di V.E. ad Assemblea O.N .U. 2 mi ha detto che esso era stato generalmente interpretato come passo indiretto italiano per una possibile ammissione tra Nazioni Unite, ma che, a suo avviso, detta ammissione trova ostacolo non tanto nella complicata situazione internazionale del nostro Paese


1 Rulli era in viaggio per Osio. 2 Vedi D. 70.

quanto nel fatto che essa è essenzialmente legata ad ammissione di alcune Potenze ex belligeranti, fra cui specialmente Finlandia.

Circa situazione interna Norvegia ha tenuto fra l'altro rilevare che Governo attuale, benché socialista, è convinto che solo ampia libertà iniziativa privata può rendere possibile rapida ricostruzione. RuLLI» .

104

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI,-DE GASPERI

T. S.N.D. 903/84. Londra, 18 gennaio 1946, ore 22 (per. ore 9 del 19) .

Ho accompagnato stamane da Bevin vice presidente Nenni. A parte buone disposizioni mostrate durante colloquio, Bevin mi ha detto che, ora che la Francia aveva accettato decisione di Mosca per stipulazione trattato pace, sostituti ministri esteri avrebbero ripreso loro lavori entro settimana corrente .' Egli non ha escluso che consultazione Governo italiano abbia a verificarsi durante questa prima fase .

Nonostante poi resti in principio assicuratò alla Contèrenza dei Ventuno prerogativa discutere ampiamente il trattato, da quanto Bevin mi ha detto ho tratto impressione che egli ritiene che le cose si svolgeranno a Parigi in forma molto più rapida. Già in altra occasione Foreign Office aveva del resto espresso parere che non fosse probabile che Potenze minori avessero da apportare importanti modifiche alle decisioni dei quattro ministri esteri.

Bevin ha concluso che sarebbe molto deluso se per l o giugno pace con l'Italia non fosse un fatto compiuto. Egli ha insistito sul suo sincero desiderio aiutarci ma vuoi!! che ci si renda conto che non è solo a decidere.

105

L' AMBASCIATORE A V ARSA VIA, REALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1021/20. Varsavia, 19 gennaio 1946, (per. ore 13 del 21) 1•

Vice primo ministro, Mikolajczyk, comunicatomi confidenzialmente avere avuto assicurazione Londra armata Anders sarà disciolta entro brevissimo tempo. In suo precedente colloquio con Bevin e in successiva lettera personale, Mikolajczyk aveva richiamato attenzione Governo Londra pericolo che permanenza esercito polacco Italia possa compromettere buone relazioni Italia con Polonia 2 .


1 Manca l'indicazione dell'ora di partenza . 2 Per la risposta vedi D. 116.

106

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, ' AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. PERSONALE 304. Londra, 19 gennaio 1946.

Ti accludo copia della lettera privata che ho fatta pervenire a Bevin fin dal 12 corrente.

Come vedrai, se avrai la pazienza di leggerla , ho cercato di riassumere tutti gli elementi ed argomenti che mi pareva necessario mettere in rilievo in modo da dare un quadro di massima dei pericoli immediati che ci minacciano ed una approssimativa misura delle reazioni che il loro verificarsi determinerebbe nell'opinione e nel comportamento italiano. Sia la schiettezza di certe argomentazioni, sia certa accentuazione formale, che non mancherai di rilevare, non disconvengono al carattere ed al gusto di Bevin. Può darsi non esca da tutto questo alcun vantaggio. Sta però di fatto che mi sento la coscienza più tranquilla ora che, avendo comunicato al Foreign Office ufficialmente, di volta in volta, tutte le ragioni che mi hai suggerite, ho potuto riassumere queste segnalazioni frammentarie in un documento unico al quale, dato il carattere privato e confidenziale che riveste, Bevin ha certo prestato attenzione. La cosa più difficile in questo cruciale momento è attrarre sui nostri casi particolari e mettere a fuoco dal nostro particolare punto di vista l'attenzione di questi uomini assillati da problemi universali e assuefatti ormai a tutto considerare con la freddezza della grande mentalità chirurgica. I soli che non si stancano di iniettarci ottimismo a qualunque costo sono gli americani. E mi esimo dal riferirti , da fonte americana, la riproduzione di tutte le assicurazioni dateci prima di Lancaster House e che ci vengono ora riservite calde calde. Il telegramma che T rum an ti ha diretto 1 e che ha riconfortato la Consulta è una riprova degli immutati buoni sentimenti americani a nostro riguardo. Tutto questo però assumerà un valore quando troverà la sua conferma sul terreno delle pratiche risoluzioni. Prima mi lascia completamente indifferente. Non solo , ma mi causa una certa inquietudine per le illusioni che solleva e le delusioni che può preparare.

Ieri i delegati supplenti hanno avuto il primo incontro di orientamento per la ripresa del tema della nostra pace. Incontro limitato ai quattro deputies ed agli interpreti. Le istruzioni sono di riprendere le cose al punto in cui sono state lasciate a settembre. Non vi è motivo di pensare che vi sia da allora nessuna ragione di miglioramento nell'atteggiamento dei Quattro a nostro riguardo. Anzi si sono accentuati due aspetti negativi , cioè il raffermarsi delle pretese francesi su Tenda e Briga ed il favorevole orientarsi dell'opinione media verso le rinnovate pretese austriache.

Se nella mia lettera a Bevin ho insistito con una certa violenza sul caso austriaco è perché nei recenti colloqui col sottosegretario McNeil e con Noei-Baker 2


1 Vedi D. 74. 2 Vedi DD. 28 e 44.

ero rimasto vivamente impressionato dagli argomenti che essi mi avevano addotto in favore delle rivendicazioni austriache. Oggi Nenni ha avuto piena conferma della fondatezza di queste mie preoccupazioni in un esauriente colloquio che ha avuto con Noel-Baker in occasione di una colazione in ambasciata a cui hanno partecipato, oltre a Noel-Baker, Greenwood (Lord Privy Seal), McNeil (Parliamentary Undersecretary Foreign Office) , Morgan Philips (Secretary of the Labour Party) e Ivor Thomas. Noel-Baker ha francamente ammesso con Nenni il suo timore che la questione dell ' Alto Adige sia per noi gravemente compromessa.

Ieri ho accompagnato Nenni e Silone da Bevin 1 , il quale aveva fatto espressamente dire che voleva io assistessi al colloquio. Per di più ha fatto presenziare anche il signor Harvey, il che ha dato all'incontro un carattere del tutto ufficiale ed un colore spiccatamente neutro dal lato politico. Funzionando da interprete ho potuto dire subito a Bevin quanto avevamo apprezzato il suo discorso all'O.N .U. del giorno prima e quanto io mi rallegrassi di vederlo condividere il nostro punto di vista in materia di trustecship. Quello che egli aveva offerto, e implicitamente chiesto , per il Tanganika, Camerun e Togoland, e cioè l'assegnazione della funzione amministrativa ed esecutiva all'Inghilterra sotto il controllo del Comitato del trusteeship dell'O.N.U., richiesta fondata sul rispetto al principio della necessaria continuità amministrativa, rappresentava infatti il punto di vista da noi sostenuto in opposizione alla proposta americana di trusteeship collettiva. Bevin ha sorriso rispondendomi che la sua dichiarazione non rappresentava che una spinta iniziale in quella direzione, !asciandomi comunque intendere che quella era la interpretazione della trusteeship che egli prediligeva nel suo caso ed in linea generale. Egli ha poi chiesto che cosa Nenni desiderasse dirgli. Ciò mi ha un po ' stupito perché in verità erano stati loro (Labour Party e Foreign Office d'accordo) a sollecitare la venuta di Nenni. Comunque, ho riferito parola per parola tutti i rimarchi di Nenni relativi al deterioramento della nostra situazione politica, morale, economica e sociale conseguente alla delusione sistematica a cui è esposta ogni nostra più ragionevole aspettativa. Inutile ti ripeta tutti gli argomenti addotti per dimostrare l'impossibilità di instaurare ed edificare in Italia una democrazia che non è in grado di ottenere, pane, lavoro, pace e di assicurare le minime garanzie di una decente vita interna ed una dignitosa e salvaguardata convivenza internazionale. Inutile ti ripeta tutti questi frusti e pur sacrosanti luoghi comuni del nostro calvario. Bevin ha ascoltato tutto con la sua bonaria calma, osservando che il caso italiano gli era caro quanto mai ma non poteva essere dissociato dai molteplici altri casi di non inferiore importanza, urgenza e necessità, assicurando della sua buona volontà ma mettendo in evidenza come egli non sia solo a decidere di noi. Egli ha continuato a sottolineare la necessità di provvedere nei limiti del possibile a sollevare le spfferenze materiali del popolo italiano , considerando in seconda linea i problemi morali che per noi rivestono invece carattere di decisiva preminenza. Non era certo in quel momento, e visibilmente lo voleva ostentare, uno dei grandi capi del Labour Party che parlava. Era His Majesty's Foreign Secretary debitamente corazzato e cautelato dai suoi uffici contro le insidie di un colloquio con un correligionario politico . In comples-so Bevin non ha fatto che ripetere che metteva tutta la sua buona volontà


1 Vedi D. 104.


147 per aiutarci ma che non poteva dare a Nenni nessuna garanzia o assicurazione preventiva. In nessun altro incontro, a mio ricordo, esso si è rivelato così cauto, così circospetto, generico , parco di promesse.

Su temi generali e di procedura egli è stato invece più esplicito. Ha riconfermato in pieno che nulla è mutato per l'Italia in confronto alle deliberazioni di Potsdam. Gli ho chiesto se prevedeva che il Governo italiano potesse essere interpellato, come mi pareva necessario , nella prima fase delle discussioni di pace e cioè durante la Conferenza dei quattro delegati supplenti. Mi ha risposto nettamente che riteneva il Governo italiano sarebbe stato interpellato in questa prima fase . Ha poi assicurato che le conversazioni dei delegati supplenti erano iniziate e che si sarebbero svolte in modo che il Consiglio dei quattro ministri degli esteri potesse presentare le proprie concrete proposte alla Conferenza di Parigi per il lo di maggio . Alle obiezioni fattegli circa la possibilità di una conclusione della pace avanti l'autunno, ha risposto energicamente affermando che si sarebbe considerato deluso gravemente se la pace con l'Italia non avesse avuto ad essere perfezionata per i primi di giugno.

In complesso il colloquio è stato bonario , cortese ma non certo improntato ad alcun particolare calore di parte. Devo anzi dire che Bevin mi è parso preoccupato o per lo meno non certo animato da una ottimistica visione delle possibilità che la situazione internazionale presenta nei nostri confronti. Ciò mi fa dubitare che anche le disposizioni americane, di cui egli evidentemente è al corrente, siano oggi migliori nei nostri riguardi di quanto non fossero a Lancaster House. Anche nei riguardi dell 'atteggiamento russo non mi pare che egli consideri le cose molto migliorate. Oggi McNeil mi ha confermato in questo sospetto quando mi ha detto che ogni argomento diretto all' Inghilterra o all 'America può essere superfluo e che tutta la nostra propaganda e forza di conversione dovrebbe essere indirizzata verso la Russia.

Qui rientriamo su un terreno nel quale la mia opinione ti è abbastanza nota perché valga la pena che io ci ritorni . Il fattore russo continua e continuerà ad essere decisivo. Trascurare questo fattore vuoi dire mettersi in posizione di inferiorità. E noi lo abbiamo per lungo tempo trascura to . Ormai è tardi per mutare rotta. Ma dove non bisogna farsi illusioni è sulla possibilità che la buona volontà americana o quella inglese siano in grado di controbilanciare efficacemente quel deficit.

Lunedì o martedì dopo le prime sedute avvicinerò i delegati supplenti per sapere che cosa hanno deciso almeno in materi a di procedura nei nostri riguardi e che vento spira in materia di fatto . Le mie informazioni andranno intensificandosi man mano che il tempo passa. Nella enorme confusione di questi giorni ogni informazione è minacciata da due pericoli , quello di ripetere cose superflue o quello di invent.are novità poco consistenti. Il senso di responsabilità che mi tormenta, mi impedisce di indulgere ad un superficiale bisogno d'informazioni. Raccolgo ogni voce ed ogni sintomo, ma attendo di misurarli alla stregua dei primi eventi quali si delineeranno , spero, nei prossimi giorni. Appena avrò la sensazione di essere venuto a contatto con qualche provata verità , te ne informerò con tutta la necessaria ampiezza e precisione. Per ora non sono ancora in grado di farlo . La sola indicazione che ti posso dare è verso una estrema cautela nel raccogliere le liete promesse. In complesso i presagi non mi sembrano buoni. Può darsi che il miracolo americano si verifichi. Ma il miracolo è l' ultima cosa su cui bisogna contare. Quello che ci sta di fronte è, intanto, la volontà e il proposito di uomini in massima parte a noi non benevoli. Credo sia prudente preparare l'opinione italiana ai logici risultati di questa situazione. E se poi le cose andranno meglio del previsto, tanto maggiore gloria tua e tanto maggiore conforto per gli italiani. Ti assicuro che presto ogni maggiore attenzione agli eventi e che nulla trascuro di quel poco che mi è dato fare per ben servire te ed il Paese.

ALLEGATO

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI GRAN BRETAGNA, BEVIN

L. PERSON ALE. Londra, 12 gennaio 1946.

My return from ltaly coincided with your departure for Moscow. Though I fully realize the burden of your engagements, nevertheless I venture to remind you of the promise you made me to listen to what I should have to report to you.

Now that, owing greatly to your persevering efforts, the peace talks are about to be resumed, I feel more than ever the need of informing you about the politica! situation and the prevalent state of mind of rny countrymen. In order to avoid you a lengthy interview at a moment when your time rnust be so precious, I have chosen to write to you realizing that this is contrary to the norma! procedure but trusting that you will forgive me for it.

What I am writing to you are mainly my private views and conclusions I have reached following a close contact with opinion in ltaly. I have allowed myself to set them forth with great frankness knowing your love of truth in the cause of peace and justice.

Politica! situation in ltaly. The information that has reached here, through a none too benevolent press, regarding the origin and the outcome of the recent italian Government crisis has been entirely misleading. As a matter of fact the politica! crisis was brought about for and solved in the best possible balance of the antifascist coalition that has governed the Country since the signing of the armistice and will carry on unti! the election of the Constituent Assembly . A clearer and more honest understanding between the parties on essential questions has been achieved together with an exceptional degree of frankness and with great advantage to the efficiency of the Government and to the satisfaction of the more responsible public opinion in the Country. The crisis was peacefully solved amongst men of good faith sitting around a table without the Country giving any sign of unruly reaction. In consequence we have today a better Government presided over by a man of undiscussed competence and mora! standing whom you have personally rnet and on whose designation ali the partiés found themselves in agreement.

The new Government has undoubtedly a more marked leftist leaning. Briefly, considering only the key ministries and the four major parties that constitute the rea! politica! backbone of the country, the following balancèd distribution of functions can be observed:

Christian-Democratic Party: Presidency of the Council Ministry for Foreign Affairs Ministry for Industry & Commerce

Socialist Party: Vice Presidency of the Council Constituent Assembly Home Office Ministry of Labour

Communist Party: Ministry of Justice Ministry of Finance Ministry of Agriculture

Libera! Party : War Office Treasury Ministry of Public Works

Ali the ministries responsible for the governing of the country are in the hands of the three big parties representing the working and agricultural masses (Christian-Democrats, Socialists, Communists) and the Liberai Party that represents a vigorous middle class whose proletarianisation is an accomplished fact. I do not think any other consideration is necessary to belie the absurd rumours regarding the reactionary origin of the crisis. The outcome of i t has clearly shown in what direction Italian politica! formation is moving on every occasion in which it is called upon to express itself according to its free evolution.

In practice the present government represents a group strongly to the left, but none the less well balanced , and this reflects the rea] average trend of the country.

A few ill-advised words uttered in the heat of argument at the opening of the crisis regarding the possibility of a recurrence of fascism and the consequent threat of civil war caused alarm in some quarters abroad . Thi s is absurd. No such movement exists in ltaly and should anything of the kind attempt to ari se, the parties, boro in a fight against fascism, will unitedly stamp it Òut immediately. It is useless that the world should worry about an hypothetical return of fascism when we anti-fascists, do not worry about i t. If sometimes we talk about it somewhat imprudently , we do so to stimulate our vigilance rather then to denounce a rea! danger.

Hence, at present, those who talk of a return of fascism and of civil war are conjuring up a ghost and absurdly discrediting Italy. The rea! dangers that we must watch out for are others. It is obvious that the unending strain in internai conditions, and worse stili the mounting threats from abroad are on one hand fostering a dangerous rebirtb of nationalism, on the other preparing social and politica! disorders of unforeseeable consequences.

The truth is that th ere exists in the Country a vast and everyday growing current of discontent that is not formed by fascists or anti-fascists, but by suffering citizens anxious for normality, needful of bread, work, mora! comfort, impatient for that liberty that is not conceivable nor practicable if not in the fulness of independence. In Italy today wc are confronted by exhaustion of the individual 's power of forbearance and consequently by a collective feeling of exasperation. I am speaking of the immense majority of Italians who are not members of the present parties, who no more believe in fascism, cause of their ruin , and will end by not believing even in democracy if it is not able to give them a minimum of human dignity and materia! comfort.

In practice, this state of mora! depression has two origins: the cruel difficulties of everyday life and the lack of faith in the value of international justice. When one reproaches us for our periodica!, but in truth very moderate, govemment crisis, the human tragedy, of which these small quakes are the outward expression, is too easily forgotten . Not enough consideration is given to the position of a people who , struggling between an equally hostile past and future and having paid the highest possible penalty, are now facing the gravest threat to their survival; that is to say, to their existence amongst other nations, to their very territorial integrity.

To what avail so much suffering, so much patience, so much faith? This is the question that every Italian is asking himself. No government that is not in a position to give an answer to this anguished request has any probability of surviving in Italy longer than a few months that are necessary to prove its incapacity to give an answer. The present Government , that may be considered the last experiment of balanced collaboration between the parties, will figbt against ali internai and external difficulties decided as it is to give to tbe peopie the materia! support and the mora! reparation that is owed to them and that they need in any case in order to avoid a total collapse. But what probability has the Government of accomplishing its formidable task of reconstructing the State, uplifting mora!, bringing economica) and social order to the country if it is not at the same time assisted by those elementary inteTHational guarantees on which the personality of a nation is founded, namely, the assurance of its just frontiers, the restitution of its judicial capacity, the emancipation of its initiatives in the field of its relations with the outside world?

Foreign policy, today, fully dominates our internai politics. Any Government, no matter how good or how strong it may be, that should fail in foreign policy is bound to also fail in internai politics. The peace in our work of internai reconstruction, that is now proceeding on an encouraging scale, is endangered by the presence of external threats of which public sensitiveness is everyday more acutely aware. It is useless to ask Italians to forget the divisions of the civii strife, from which they h ave emerged, to dedicate themselves t o the creation of a stable national democracy if they are not encouraged by the simultaneous establishment of an equally enlightened international democracy based on the same generous principles of forgiveness, equality and justice. ·

Now, rigbtly or wrongly, it is just in tbe field of international equality and justice tbat the Italians are losing faith.

What tbe ltalians bave accomplished and suffered from tbe 25th of July 1943 onwards is too little known. But you, Mr. Bevin, know it well and I sball not emphasize it, as under no circumstances do we wisb that the Joyal and devoted contribution given by us to tbe cause of liberation should lead to bargaining for compensation. We have in this simply followed the dictates of our conscience, aiming solely at regaining our honour and self-respect. And this we bave got back. But the fact remains that tbe world bas given us a formai promise w ben i t invited us to work our passage back. Passage to w ha t? Tbis could bave meant to a guilty people decided to redeem tbemselves one thing only: the passing througb complete expiation to complete rebabilitation. We bave kept our promise. But is tbe world keeping theirs? J do not wish to stress the phases, tbe significance, tbe completeness of our passage back. I can only say wbat is in tbe conscience of ali Italians: we bave answered in full to tbe invitation made to us. We too bave shed blood, tears and sweat. Do not be surprised therefore if the new democratic ltaly bome of tbis hard and honourable trial, and that you bave declared not to identify witb Mussolini's Italy, now expects tbat the world should work its passage towards her, giving her tbat mora! situation and tbose materia! possibilities of life without which ber rebirth will remain an incomplete and unproductive fact.

Should we be accused for this of excessive presumption and forgetfulness of our past responsibilities? I do not think so. We bave by now withdrawn to the extreme limits possible for safeguarding our territorial integrity and the protection of tbe fruits of the labour we have so profusely dispensed in our colonies. We are defending our land and our work. Therefore, were this last defence endangered, no responsible and representative Govemment could guarantee the acceptance of a solution that the whole Country would refute.

President De Gas peri in his first declaration to the Government 1 underlined ho w i t was not by mere chance that he found himself at the same time Prime Minister and Minister for Foreign Affaires. He has personally asked me to represent to you tbe immense difficulties of his position whicb may become untenable sbould, to the inevitable difficulties that bis Govemment will bave to face in bringing relief to tbe Country, be added the far more serious threat of unbearable territorial mutilations.


1 Vedi D. 34.

In assuming his heavy double burden Mr. De Gasperi has underlined to the Country his determination to piace above everything else the defence of Italian integrity. This is the ground on which he will first have to struggle and on which he will fall should he not succeed in ensuring that just solution towards which he aims not only in Italy's interest today but for the sake of rebuilding a healthy Europe tomorrow .

In this defence he feels that he has the unanimous hacking of the nation and particularly of those working and agricultural masses that are by tradition and by instinct those less suspect of nationalism. During my recent visit to Centrai Italy and the Northern industriai districts I was most strongly impressed by the sensitiveness of the masses towards the international events from which they feel their future depends. The attitude of the Leaders of the Socialist and Communist parties also reflect the state of mind of the masses that they represent. The declarations of Mr. Nenni could not have been more explicit and only a few days ago Mr. Togliatti also strongly pronounced himself in defence of the statu quo of our frontiers with Austria 1 . It is impressive to note how, in the psycho.Iogica.I situation that has recent.Iy matured in ltaly, these appeals to internationa.l justice do not come only from politically responsible circles or from a press of nationalistic tendency but spontaneously from popular meetings of those masses who went on strike during the German occupation, who furnished the core of the partisan movement and who today with hardihood suffer unemployment and hunger, having placed their Iast hope in that international brotherhood in which they have been invited to believe .

The official arguments of a historica.l, politica!, ethnica] character are known to you and to your experts; I wou.Id like only to tell you of what the Italian pub.lic, worker peasant middle-classman, thinks and feels. His opinion counts, because it well be he who shall suffer and react. I will attempt to give you an idea of his feehng as briefly as possible . The average Italian knows that which ali the wor.ld knows, namely, that Ita.ly has administered her colonies well investing endless capitai -work -initiative in countries whose poverty would have discouraged any other co.Ionization. Even the fascist regime has indulged, if anything, in excessive generosity regarding colonia! investments, having brought many areas of East Africa and Libya to conditions far superior even to those existing in the more disinherited provinces of Southern Italy. The average Itahan knows full well that the day in which the ltalians should be thrown, in o ne way or another, out of those areas, no other country technically capable will substitute them to complete a task of civilization whose only reward is to be found in employment and labour. Therefore he considers that the international attack that is being made on our prefascist colonies, and on ours alone, is nothing but an act of wanton punishment and humiliation. Nobody will get this conviction out of his head and it certainly contains a lot of truth. It is well known that Jtalian prefascist colonization was not anundertaking of prestige but a social one that had toil a t its origin an d as its fina] aim. A t the end of the initial · and most costly period of transformation and first establishment and now that the milliards of lire and working hours invested over a period of fifty years of graduai development are at Iast about to give to these forty-five million people enclosed in the poorest of countries, a first rea! opporturùty for labour expansion, international administration intervenes, confiscates, excludes. Why? Even you, Mr. Bevin, would find it embarrassing to give an answer to the ltalian people who in the old colorùes are only guilty of having worked intensely , without taking anything away from anybody else, of transforming the desert into cultivated land, giving an example of industry and bettering everywhere the conditions of native populations. Striking at ltaly through her colonies is not striking at Mussolini or his war, it is striking at ltalian Iabour, at that same labour which it is useless to organise internationally if it is afterwards to be struck at according to nationahty and through no fault of its own.


1 Vedi D. 51.

This is wbat is tbougbt about tbe colonia! problem.

Witb regard to tbe question of tbe Venezia Giulia, public opinion argues more simply. Italy baving invaded Yugoslavia now finds tbat sbe is in turn invaded by Yugoslavia. It remains to be seen if tbe rigbt of invasion constitutes a part of a system of reconstruction of a new, just and peaceful Europe. Between the present situation and the one of the Treaty of Rapallo, tbere exists a substantial difference. At Rapallo two friendly nations talked tbings over in a friendly way and Italy, not victorious over Yugoslavia .but baving assumed a deciding part in furtbering Yugoslav independence, drew ber frontiers witb tbe new Serbo-Croat-Slovene State according to ali rules of reciproca! agreement and tbrougb the free acceptance of tbeir respective parliaments. Today tbe same frontiers are contested on the basis of a right of the first occupant, between a rutbless power tbat enjoys the support of most of the world, and a young isolated undefended democracy. The months go by and this state of affairs, tbat contrasts strangely with the concepts by whicb tbe new world wisbes to inspire itself, shows no tendency to change. One cannot tell how many Italians, survivers of tbe persecutions of Tito, will be found in those Italian areas, tbat alone bave not yet enjoyed liberation, wben the impenetrable barrier of tbe Morgan line will be lifted. Thousands of ltalian families await in anguisb for news of their dear ones tbat bave been deported and tbat they will probably never see again. And tbis does not bappen in time of war, but after peace bas ruled for months and wben the world is perfectly aware of tbe borrors tbat are perpetuated against our countrymen. The Italians await witb patience, but tbe wound is festering ever more and may become mortai to relations with Yugoslavia who behaves towards us with an arrogance that, in truth, the great winners of the war bave spared us. On this point I found public opinion, even amongst the most moderately inclined, extremely embittered and tending towards reactions that warrant the greatest anxiety.

But the attacks against Italy come from ali sides even from tbe most unlikely atid absurd, such as Austria. Tbe Italians today feel themselves assailed and called upon to render accounts not only by tbose wbo bave been their enemies in the fascist war (wbo, after ali, return arrogance for arrogance, offence for offence) but by that very same enemy that tbey have had to face in tbe democratic war of liberation! The Austrian claims to Alto Adige, tbat appeared to bave been rejected at the London Conference last September, have again come to the fore witb renewed insistence and would seem to be viewed witb growing favour. Tbis I tell you truly, Mr. Bevin, would be the straw that breaks the camel's back. On this ground ltaly 's reaction is alive, deep, justified. I realise that no one more than us Italians can and must be inclined to indulgence towards tbose people that have shared our very same responsibilities and tbat are today striving to rebabilitate tbemselves . In tbis sense the whole of the ltalian people greets the rebirth of a new Austria, free of nazism and returned lo a democratic tradition. We stretch out our hand to her forgetting tbat she bas been for usa bitter foe and cruel persecutor unti! the last day of our fight for liberation. W e can forget tbat following the revolt of the 25th of July 1943 we did not receive from Austria one single sign of solidarity. We can forget tbat during ali the long and bloody period of our resistance we did not receive from Austria any kind of support, we can forget how many men Austria and in particular the so-called South Tyrol (fanatically Nazi) furnished to the voluntary formations of German S.S. troops, the undescribable cruelties that the Austrian S.S. troops perpetrated to our partisans and to the movement of our civilian resistance, we can forget bow many Austrian divisions, or composed mainly by Austrians fought on our front till tbe Iast day of the war and against our partisan divisions in ltaly and in the Balkans with unequalled Nazi fury . We can forget tbe part taken by tbe Austrian

S.S. troops in the borrible mass murder of tbe Fosse Ardeatine at Rome, tbat it was a division of Austrian alpine troops that murdered, amidst tbe most hideous tortures, 5,000 ltalian heroes of the Aqui division wbo, overcome in tbe Island of Cefalonia, the 21st of September 1943, preferred death to surrender, and lastly that it was the Austrian Generai von Ludwiger who denied burial to these 5,000 Italian soldiers. This and many other things we are ready to forget, but it is not conceivable that after so many offences it should be Austria that presents us with territorial claims. Feeling in ltaly revolts against this blatant injustice. It is only too obvious first of ali that on the juridical piane any terrìtorial question with Austria must be treated apart because we have declared war on Germany and we have fought against Austria victoriously particularly in the partisan war for which we claim the exclusive honour and merit. On the mora! side it cannot be said that the Alto Adige population of German descent were more the victims of an imposed fascism than they were the victims of a nazism which they have supported with enthusiasm and to which they adhered in mass opting in their greater part for German citizenship and consequently territorial transference. We have hcre a strong case. If the new democratic Austria can give them a regime of full guarantees, the new democratic ltaly can surely offer them no !esser guarantees. With the difference that if the case should be resolved in favour of Austrian sovereignty we should reopcn the way to the traditional flux of German invasions through the gateway of the Brenner that we finally closed with immense sacrifices in the First World War.

In any case popular sentiment in favour of a statu quo of the Brenner frontier is unanimous in Italy and is ali the more firm in view of the methods used in deciding other bigger frontier issues. In this moment in which millions o( men in Europe are transferred according to most arbitrary newly traced frontiers it would be difficult to explain why in the case of Italy 's Austrian frontier the most natura! and logica! boundary must be rectified for the benefit of a small minority that has differentiated itself from the ltalians by its fanatica! nazi faith and by a nationalism that manifests itself in equally irreconciliable racial attitudes.

Italy, who is ready to grant to these populations ampie local autonomy, feels ali the injustice of the trend that, particularly in England, a badly informed public opinion is following and of the fact that it is ready, strangely enough, to give credit to an Austrian democracy whilst denying it to an Italian one. l t is obvious that the results of the Austrian election in which only four Communists obtained seats has strongly influenced a considerable section of the more moderate opinion. But is this a sign of democracy? In a few months Italy will have her own elections from which it is probable there will result a politica! combination even more balanced than the Austrian one. In the meantime in judging between Italy and Austria, the world forgets that in these last fateful thirty years Italy once stooped to a war of aggression (from which nevertheless she drew back when Germany was still in the fulness of her power) whilst Austria twice fought at Germany's side right up unti! the last hour.

These are the facts as they appear to every Italian and justify a .resentment that grows daily stronger.

Lastly, there is the question of our frontier with France. The request to cede to France Tenda and Briga has been renewed lately in most precise terms. France seeks from us satisfaction, and has chosen , through caprice of prestige, the most arbitrary one. Tenda and Briga are Italian and from that area 37% of the electrical power that feeds the industries of Genoa is drawn. Every other satisfaction of detail ali along the perimeter of our frontier has been offered to France pro bono pacis. Moreover when Italy renounced to her rights of protection over her subjects in Tunisia Generai de Gaulle declared that with this he considered himself entirely satisfied, nor had he intention of advancing any further claims. Instead other requests are advanced and are insisted upon at a time when the inclusion of France amongst the powers that will discuss peace with Italy puts us in a position of exceptional inferiority.

Public opinion refuses even to consider ceding Tenda and Briga. The current argument is the following: «If we must buy our peace selling piecemeal our national territory we prefer to renounce to peace».

I will not say more and forgive me, Mr. Bevin , if l have so lengthily written to you and please do not think that I have sought to polernise. I have simply thought it perhaps useful to inform you on what tbe Italians are today tbinking about tbose vita! questions that will be discussed and decided upon during the next months.

Tbese problems are generally viewed one by one but they sbould also be considered and weighted in their entirety because, summed up, they represent tbe complete spoliation of Italy. Because i t must be understood that if ali the tbreats that today menace us were to be realized, if, in other words, Italy were to lose the sovereignty over ali ber colonies, over the Dodecannese, over good part of Venezia Giulia, of the Alto Adige, of Tenda and Briga (only to speak of territorial mutilations), she would be reduced practically to tbat incomplete and fragile structure tbat characterized ber in the day when sbe acçomplished her frrst unification.

You will reply that ali these to whicb I bave alluded are mere potential threats. But I bave spoken about tbem just because I consider them such and because I bave tbe most firm faith .in your will and capacity to save us from them . You will fully realize ali the same how tbese tbreats are ali the more worrying to a Country that today stili does not know if, in wbicb form, and to what extent she wili be admitted to defend herself.

In September, at Lancaster House we were allowed to present a declaration. That bad mainly a symbolical value but was comforting to us. According to the statement tbat followed tbe recent Moscow Conference our peace should be discussed together witb tbe otbers by tbe Conference of Foreign Ministers wbose conclusions wili be submitted for the ratification of ali tbose other Nation s who actively participated in tbe war against us, not later tben tbe lst of May 1946; there is no aliusion to the priority of the Italian peace treaty over the others, not to tbe possibility that Italy may be allowed to put forward her arguments on a verdict from wbicb her possibilities of survival depend. Ali Ibis has created in Italy a new a nxiety, a new feeling of disiliusionment, of pessimism that I cannot stress enough.

At tbe Foreign Office I bave been assured tbat the dispositions of Potsdam with regard to us remain unchanged. But then why not clear up these essential points by a public statement, why give Italy the feeling of retrogression tbat puts her in a state of anxiety bordering on despair?

T o ali this must be added the disappointment for the non-substitution of tbe Armistice terms by a modus vivendi that would anticipate some of the more urgent benefits of that peace so long awaited. The burden tbat the financial clauses of tbe Armistice imposes on our by now almost exhausted resources amounts to hundreds of milliards of lire and constitutcs a drainage that our Treasury can no more support without running towards certain bankruptcy. No policy bent on achieving a bealthy budget is possible when the amount of public expenditure and the volume of monetary circuiation are removed from the contro! of the Treasury. Tbe economie clauses of the Armistice deny the ltalian Government contro! of precisely those two factors from whicb any possible discipline of public economy and any basis of effective financial improvement are dependent.

The bopes placed in this first measure of normalisation of our international relations had become ali the stronger as the assurances reaching us, as you know, from Wasbington grew more encouraging and bounding. Now it is true that, in theory, the resumption of talks aiming at the establishment of a definite peace sbould presumably render pointless the taking of provisionary measures, but in practice, tbings stand differently because, according to tbc procedure decided upon at Moscow, it is not pessimistic to believe that peace with Italy cannot be concluded, with ali the consequent parliamentary ratifications, before late autumn. This implies for the Italians: another year under the armistice rule, the progressive ruin of their economy, living as e11ernies excluded from every council or act aiming at the reorganisation of that new world that they will, some far away day, take part in and enter as strangers, lacking experience and any profound adhesion to the new rules that will have been drawn up without their responsible participation. This is what the average public opinion in Italy thinks.

But there is worse t o fear:

The anxiety that possesses me does not apply only to the future of my country but to a far greater field of uncertainty and doubt. I share the instinctive feeling of the great majority of Italians and stili today I look towards British leadership as the only one suitable to an Europe moving towards a true democracy , a true liberty and a vigorous resumption of her traditional culture and of her task of spiri tua! guidance of the world. When I hear speak of shifting this function, that Western liurope has held since the beginning of our history, towards new centres of civilization or to the W est or to the East , I feel the inconsistency of this artificial removal. But the danger exists. Europe today is Iike a void. She has emerged from the war politically shattered, physically devasted, spiritually groping amidst uncertanties. You have the strength and the balance necessary to uplift her. And l do not speak of materia! help, but of spiritual solidarity, example, encouragement.

When I look at Great Britain at the height of her glory and at the same time of her sacrifice, I cannot but be apprehensive of the great error she would comrnit should she !et slip this unique chance of assuming the great task that she is entitled to , that is to say, to take under her active protection ali countries big and small, victors and vanquished, guilty or innocent who wish to retain their individuality and independence; who have faith in the equality of men and nations , who regret the exclusive principles of power and will be, if well led , the true builders of a better world.

Great Britain has the necessary strength and resources because her influence is stili felt over a third of the world. But her surrounding far flung influence is subject to the solidity of the European basis from which it radiates. Now it is this very basis that today is in danger and this not because England has lost the politica! authority of mora! prestige necessary to so great a task , but because the European substance on which to exert her prestige, deriving from it the consequent security, is lacking. Only fully and courageously resuming the leadership of a Western Europe bound to her by certain affection England can re-establish that international balance that threatens to dissolve to her disadvantage.

You look today towards France as your natura! point of support in Europe. But France cannot alone assume this task. France and Italy united form a block of 80 million men sharing the same essential contribution to civilization. They, together with other smaller free nations, can physically and morally form the kernel from which a new Europe can arise conforming to that ideai of true and unsophisticated democracy that you hold.

I am honestly convinced that, notwithstanding everything, ltaly as she appears today and takes shape following a crisis from which she emerges purified and strengthened, constitutes one of the most energetic and promising elements of European reconstruction . If you could travel through ltaly with me, as your authoritative informers bave already done so, I would be able to point out to you in person the qualities of a people who emerging from a tragedy without equa!, starving, lacking in even elementary resources and comforts, threatened and endangered from ali sides, multiply their ingenuity and their possibilities in a thousand initiatives that ali converge in a generai dedication to that hard work that is the most promising symptom and best guarantee of rebirth .

You bave done much up till now for us, notwithstanding the obstacles caused by an obscure international situation. The Italian people are grateful and expect much from you in this decisive hour. Allo w me to stili entertain a hope: that, in the future, we Italians may be able to return to you so much good for what you can today do for us, so that the English people shall one day thank you for having lifted my Country to the piace that she is entitled to in the European community of nations and in England 's friendship.

Not certainly by reason of my office, but obeying a personal impulse, I felt it necessary to write you these things that I hope you will read and that must not displease you because they are dictated by that sincerity that is yours as much as mine.

107

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANJ

T. URGENTISSIMO 1102/59. Roma, 20 gennaio 1946, ore 18,30.

Mio telegramma n. 49 1 .

Quest'ambasciata degli Stati Uniti mi ha dato ulteriori chiarimenti ed informazioni sulla nota richiesta di prestito della R. legazione ad Àtene. Credo di avere spiegato a sufficienza le ragioni di puro carattere nazionale che ci hanno, nostro malgrado, indotto a non aderire subito al desiderio espressoci. Ma indubbiamente prevale oggi, nel mio animo, il proposito di far cosa grata a codesto Governo. La prego dunque di far immediatamente sapere al Dipartimento che il Governo italiano è molto lieto di porre senz'altro a disposizione la sede di Atene. Nel caso che, in questo periodo, dovessero, come tutti ci auguriamo, essere riprese le relazioni con la Grecia, contiamo sull' assistenza americana perché il nostro rappresentante possa avere colà una sistemazione adeguata 2 .

108

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 1084/92. Londra, 22 gennaio 1946, ore 13,10 (per. ore 8,35 del 23) .

Trasmetto seguente telegramma per S.E. il presidente dei ministri:

«Continuo vedere personalità politiche Paesi amici . Molte simpatie nostra causa ma difficoltà obiettive assai grandi. Nessuna novità lato francese dove si pensa occorreranno due mesi per redazione trattato Italia . Ritengo saremo consultati seconda fase trattative contemporaneamente jugoslavi ed austriaci. Cattivo tempo impediscemi rientrare aeroplano. Spero arrivare Roma sabato. Avverti mia figlia. Saluti. NENNI».

109

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHIANI , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 1174/95. Washington, 23 gennaio 1946, ore 0,23 (per. ore 8,45 del 24) .

Mi riferisco ai telegrammi n. 49 e 59 di codesto ministero 3 .

Ho dettagliatamente spiegato al Dipartimento di Stato motivi di puro carattere nazionale per cui non era dapprima sembrato possibile aderire richiesta presentata a


1 Vedi D. 99. 2 Vedi D . 109. 3 Vedi DD. 99 e 107.

codesto ministero da Fiske per prestito sede legazione Atene. Ho insistito specialmente su nostre migliori prospettive ripresa rapporti diplomatici con Grecia, dato che precedenti circa analoga richiesta inglese erano già conosciuti dal Dipartimento di Stato.

Forma nostra comunicazione e calde parole V.E. verso U.S.A. sono state molto gradite da Dipartimento di Stato. Aveva ricevuto anche da Kirk telegramma col quale dava vari particolari qui non noti visita a V.E. nuovo ministro esteri greco circa nuova possibile fase trattative con Grecia. Dipartimento di Stato ha tenuto a rilevare che, se ne fosse stato precedentemente al corrente, si sarebbe naturalmente reso conto del buon fondamento di tale nostra ragione e non avrebbe espresso lagnanze fattemi e riassunte nel mio n. 62 1•

Si è aggiunto al riguardo, a spiegazione richiesta per detta nostra sede, che

U.S.A. avevano appoggiato vivamente ad Atene azione inglese intesa a favorire ripresa dei rapporti italo-greci, ma che Governo greco aveva finito precedentemente per dichiarare suo intransigente rifiuto . Exindaris era tornato a Roma molto pessimista.

Sulla base delle informazioni fornite a Kirk costà sì sarebbero fatti ogni modo altri passi presso nuovo Governo greco insieme ad inglesi per raccomandare normalizzazione rapporti con noi e Dipartimento di Stato, per parte sua, sarebbe stato assai lieto se detta ripresa rapporti potesse aver luogo quanto prima.

Dipartimento di Stato avrebbe preso in considerazione cortese offerta V.E. prestare quella nostra sede a Commissione interalleata per elezioni, offerta di cui si è molto grati, solo nel caso atteggiamento attuale Governo greco non fosse negativo 2 .

110

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. 1215 /66. Roma, 23 gennaio 1946, ore 17.

Ringrazi Nenni per segnalazione di cui suo 71 3 . Offerta Spaak è interessante e va seguita , nonostante io sia d'accordo con lei sulla improbabilità di un ulteriore corso. Invio lavoratori in Belgio incontra difficoltà nella circostanza che non esiste in Italia che una ristretta categoria dei minatori richiesti disposti accettare offerta. Comunque un primo scaglione è partito.

Aggiungo per sua norma che mio telegramma era stato elaborato in modo volutamente vago, appunto per lasciare ai destinatari la possibilità di interpretarlo a seconda delle circostanze. Ma se sondaggi Spaak dovessero -ciò che, ripeto, non credo probabile -dare un qualche frutto, ricordasi che una richiesta esplicita fu da noi fatta sin dalla vigilia della Conferenza di San Francisco 4 e che, nel frattempo, siamo stati ammessi, a parità di diritti, in seno all ' Ufficio Internazionale del Lavoro 5 .


1 Vedi D. 80. 2 Per la risposta vedi D. 122. 3 Vedi D. 96. 4 Vedi serie decima, vol. ll, DD. 85, 88, 95, 97, 100, 101, 103, 109 e 124. 5 Vedi D. 128.

111

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI; DE GASPERI

T . s.N.D. 1248/108. Londra, 23 gennaio 1946, ore 20,20 (per. ore 16,30 del 24).

Ho discusso oggi con Duno principali questioni inerenti nostra pace . Sorvolo su argomentazioni, limitandomi, per brevità e chiarezza, riferire contenuto essenziale risposte Duno. .

Delegati supplenti stanno revisionando materia su cui si era convenuto a settembre circa pace italiana e non hanno finora affrontato alcun elemento concreto. Ristrettezza tempo conferirà speditezza lavori, sicché prevedesi delegati, riservandosi appello Consiglio dei ministri esteri solo in casi insuperabili discussi, saranno in grado, avendo sentito Italia e altre parti interessate, presentare piano concreto Conferenza Parigi l o maggio. È calcolo generale che pace possa essere perfezionata in giugno.

Duno ritiene che opportunità emendare armistizio con modus vivendi si imponga solo nel caso, oggi non previsto , prolungamento lavori oltre tale termine. Comunque, prima lasciare Washington egli aveva telegrafato Londra e Mosca prospettando tale eventualità, pur senza presentare ancora proposte concrete. Londra ha risposto favorevolmente, nulla ancora gli risulta circa risposta sovietica, che è d'altra parte condizionata conoscenza precise proposte (telegramma di V.E. 50) 1•

Circa questione territoriale Duno, dopo i primi contatti qui avuti, formula nei seguenti termini punto di vista americano .

Colonie. Allo stato attuale delle cose, soluzione nostro problema coloniale si impernia, nella migliore ipotesi, sulla proposta americana trusteeship collettivo, e, nella peggiore, sulla proposta russa di trusteeship individuale escludente l'Italia. Dipartimento di Stato riaffronta la questione fermo nella sua iniziale proposta di semplice ammissione dell'Italia come membro dell ' «advisory council» di un trusteeship collettivo . Duno si limita ad aggiungere che se proposte più favorevoli interverranno (e non può evidentemente trattarsi che di una proposta francese), America le appoggerà.

Venezia Giulia. Delegati supplenti non hanno tempo recarsi sul luogo ma forniranno istruzioni di massima ad una speciale commissione non ancora prescelta che indaghi circoscrizione e riferisca. In altre parole, mi pare che soluzione verrà delineata a Londra e commissione si limiterà verificarne applicabilità. È probabile che indagini sul posto possano essere iniziate fra una quindicina di giorni sempre che membro russo, atteso da Mosca, giunga in tempo. Dipartimento di Stato e, a quanto gli risulta, Foreign Office sono decisi a non considerare nemmeno possibilità di una cessione Trieste alla Jugoslavia . Anche la Francia gli risulta finora così


1 Vedi D. 133, nota l.

orientata. Internazionalizzazione porto toglie ogni fondamento anche alla richiesta subordinata eventuale internazionalizzazione della città. Atteggiamento russo è una completa incognita. Probabilmente Mosca resisterà fino all'estremo onde provare a Tito che tutto ha fatto per appoggiarlo . Superato questo scoglio, minori difficoltà gli pare si debba incontrare per la divisione penisola Istria.

Alto Adige. Dipartimento di Stato è favorevole considerare una rettifica di frontiera. Fòrmula «minori rettifiche», ventilata in settembre, non ha contenuto precisamente definito nell'attuale giudizio americano. Dunn ammette che, dopo l'avvenuto riconoscimento del loro Governo, austriaci si trovano ora in una migliore condizione per sostenere loro tesi.

Tenda e Briga. Finora delegati francesi non hanno fatto cenno ad alcuna precisa rivendicazione. Questione non è quindi pregiudicata e parrebbe suscettibile di una più facile soluzione dqpo il ritiro di de Gaulle.

Dodecanneso . Nel corso revisione vari argomenti , americani inglesi e francesi hanno riconfermato favore con cui considerano cessione delle isole alla Grecia, previa smilitarizzazione. Delegati russi hanno dichiarato di non potersi pronunciare.

Questo è Io schema dichiarazioni che, scontata ogni mia argomentazione, Dunn mi ha fatte.

Colloquio ha avuto carattere particolare confidenza, il che appunto mi ha consentito, superate formali assicurazioni di benevolenza, proporre informativi quesiti e di conoscere una realtà che non mi pare offra prospettive migliori di quelle sulle quali si sono interrotte trattative settembre. Dunn non ha esitato convenire con me che la situazione si presenta tale da consigliare la più cauta valutazione nostre possibilità. Egli mi ha confermato America è decisa appoggiare caso italiano alla stessa stregua di ogni altro problema interessante quella stabilizzazione europea, che è considerata come un diretto interesse americano . Ha concluso America desidera per noi pace che, se non potrà certamente soddisfarei, non dovrà pericolosamente compromettere nostra rinascita .

Tutto ciò mi è parso estremamente vago e, se confrontato alla riserva che manifesta in questi giorni Foreign Office sugli stessi argomenti e di cui vice presidente Nenni ha avuto chiara indicazione in tutti quanti possibili contatti londinesi, mi convinco sempre più della scarsa risolutezza con cui verremo difesi e dell'inquietante concetto che anche i nostri migliori amici si fanno di quella «giusta pace» che ci viene promessa.

112

L'AMBASCIATORE A V ARSA VIA, REALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 1377/18 . Varsavia, 24 gennaio 1946, ore 20,50 (per. ore 17 del 26 ) .

Questo ministro esteri, Rzymowski, tornato 2 corrente da Londra, si è mostrato molto soddisfatto ammissione Polonia Consiglio Sicurezza. Nel compiacersi con me sottolineando, tra altro , come questa posizione Polonia dia maggior peso alle sue favorevoli disposizioni nei riguardi questioni interessanti Italia (mio telegramma 6) 1 , egli mi ha espresso vivo risentimento per recenti articoli giornali italiani ostili al Governo unità nazionale ed allo stesso presidente Bierut. In particolare Uomo Qualunque avrebbe pubblicato serie articoli contro capo Stato polacco . Ho fatto presente Rzymowski che articoli lamentati rispecchiano evidentemente opinioni minoranze reazionarie, in lotta con stesso Governo italiano, il quale tiene invece sinceramente a coltivare amicizia con nuova Polonia, interpretando sentimenti popolo e partiti democratici nostro Paese ed ho assicurato che avrei richiesto intervento codesto ministero per far cessare tali sconvenienti ed ingiustificate pubblicazioni .

. Per parte mia, richiamandomi anche ai miei telespressi n . 217 e 223 2 , aggiungo doversi riconoscere che risentimento di questo Governo appare tanto più giustificato in considerazione atteggiamento simpatia assunto da Governo, stampa ed opinione polacca nei nostri riguardi . Gradirei essere posto telegraficamente in grado comunicare a questo ministro esteri risposta soddisfacente 3 .

113

L'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI A ROMA, KIRK, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNTO. Roma, 24 gennaio 1946.

Il punto di vista del Governo degli Stati Uniti concernente lo svolgimento delle elezioni amministrative è stato comunicato al primo ministro Parri il 24 agosto e successivamente l' 11 settembre 19454 (si allegano copie dei memoranda relativi alle conversazioni svoltesi in quelle occasioni). Il presidente de Gasperi ha ricevuto in quell'epoca analoghe comunicazioni nella sua qualità di ministro degli affari esteri.

Il Governo degli Stati Uniti ha continuato a seguire con il più vivo interesse i preparativi per le elezioni in Italia. Mentre è deprecabile che le elezioni amministrative non si siano ancora svolte in nessuna località o città, è gradito constatare che sono state fissate le date per le elezioni, sia della costituente che amministrative. Il Governo degli Stati Uniti nutre speranza che il primo ministro vorrà accelerare lo svolgimento delle progettate elezioni; che le leggi elettorali che sono attualmente in discussione daranno garanzia che il popolo italiano potrà scegliersi la forma di governo democratico che desidera e potrà esprimere pienamente e


1 Non pubblicato. 2 Non pubblicati. J Per la risposta vedi D. 138. 4 Vedi serie decima , vol. II, DD. 453 e 514.

liberamente la propria vol ontà. Si nutre anche speranza che tutti i partiti politici vorranno cooperare allo scopo di assicurare lo svolgimento in maniera ordinata di libere elezioni.

Il Governo degli Stati Uniti è vivamente conscio delle proprie responsabilità verso in popolo italiano in materia di elezioni, date le reiterate promesse che il popolo italiano avrebbe goduto di libero e incontestato diritto di scegliersi con mezzi costituzionali la propri a forma di governo democratico. Tale promessa, data una prima volta nel corso delle ostilità , è stata riaffermata nella dichiarazione collettiva del presidente degli Stati Uniti e dei primi ministri di Gran Bretagna e Russia del 13 ottobre 1943 e nella dichiarazione di Mosca il lo novembre 1943. Conscio di queste sue responsabilità, il Governo degli Stati Uniti ha dato istruzioni al suo amb asciatore di attirare l'attenzione del primo ministro italiano sul punto di vista statunitense nei riguardi dei poteri e dei limiti dell'assemblea costituente che dovrà essere eletta dal popolo italiano nei mesi a venire. Tale punto di vista è il seguente : l'ordinamento costituzionale italiano non è in grado di determinare le funzioni e la natura dell'assemblea costituente poiché l' ordinamento costituzionale, a rigore di termini, ha le sue fonti negli ordinamenti scritti. Il solo Governo legale d'Itali a è il governo attuale per cui il Consiglio dei ministri e il luogotenente generale del Regno sono in ultima analisi investiti della potestà legislativa. Ad eccezione delle autolimitazioni impostesi e delle limitazioni derivanti dalle condizioni di resa , i poteri dell' attuale Governo italiano non hanno limiti legali. L'attuale Governo italiano, avendo facoltà di creare l' assemblea costituente, ha anche il potere di limitare le funzioni della costituente al solo compito fondamentale di elaborare la nuova costituzione. Il decreto legge del 25 giugno 1944 n. 151 ha in effetti realizza to proprio questa condizione. Ma nel mentre che , nella sua più larga interpretazione, l' ordinamento costituzionale italiano potrebbe essere considerato comprensivo dei precedenti italiani e stranieri della costituente, il termine «Assemblea costituente» così come adoperato modernamente in Italia è variamente interpretato e trova difficilmente riscontro in precedenti italiani di qualche rilievo .

L'interpretazione del termine Assemblea costituente, come riferito ad un organismo che crea una nuova costituzione ed in pari tempo governa il Paese, si basa sui precedenti europei connessi al crollo del regime legale preesistente o ad uno sviluppo rivoluzionario, che facevano sorgere la necessità che l'Assemblea costituente adempisse alle due diverse funzioni di elaborazione di una nuova costituzione e di governo. Poiché esiste in Italia un regime legale, che è competente ad amministrare il Paese durante la convocazione della costituente e che è altresì legato da obblighi verso i Governi allea ti, il caso italiano non corrisponde ai precedenti suesposti . L'Assemblea costituente dovrebbe limitarsi ad un solo compito, a stretto rigore dei termini del decreto legge n. 151 del 25 giugno 1944, che dà all ' Assemblea costituente il solo incarico di elaborare la nuova costituzione senza attribuzione di altre funzioni . Lo stesso decreto legge prevede che il Consiglio dei ministri continuerà ad esercitare i suoi poteri di Governo finché sarà costituito un nuovo Parlamento. L'espressione nuovo «Parlamento» menzionata in detto decreto legge , significa che la costituente dovrà creare il nuovo parlamento. Inoltre, la dichiarazione collettiva del 13 ottobre 1943, che afferma il diritto del popolo italiano di scegliersi con mezzi costituzionali una forma democratica di Governo, deve costitmre il quadro entro il quale la questione istituzionale dovrà avere soluzione ed a tale effetto è necessario che sia osservata la continuità legale. Notevoli precedenti per una procedura del genere potrebbero riscontrarsi fuori d'Italia, particolarmente negli esempi di Assemblee costituenti che sono state convocate negli Stati Uniti. Delle Assemblee costituenti di questa specie non aspirano a governare ma si attengono strettamente al compito di elaborare la costituzione.

L'ambasciatore degli Stati Uniti si onora sottoporre al presidente De Gasperi una dettagliata monografia redatta dal Dipartimento di Stato americano 1 , sulla quale sono basate le conclusioni precedentemente esposte, con preghiera di sottoporla all'esame degli esperti in materia del Governo italiano.

Il Governo degli Stati Uniti nutre fiducia che il Governo italiano vorrà liberarlo dai suoi gravi obblighi, gettando le basi di uno Stato fondato sulla volontà sovrana del popolo italiano, che saprà guadagnarsi il rispetto di tutte le Nazioni e che sarà degno delle migliori tradizioni d'Italia.

114

L'AMBASCIATORE DELL'U.R.S.S . A ROMA, KOSTYLEV, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

NOTA . Roma, 24 gennaio 1946.

In relazione alla sua nota del 27 dicembre 19452 mi è stato affidato di comunicarle quello che segue :

Il Governo sovietico crede che la preoccupazione del Governo italiano espressa in questa nota per il fatto che le decisioni del Consiglio di Mosca sembrano essere una deviazione dalle decisioni della Conferenza di Berlino in riguardo all'Italia, non abbia nessun fondamento poiché le decisioni del Consiglio di Mosca sono il risultato delle decisioni della Conferenza di Berlino dei Capi delle tre Potenze. Nello stesso modo sembra senza fondamento la preoccupazione del Governo italiano in riguardo al fatto se esso avrà la possibilità, nella discussione del trattato di pace con l'Italia, d'esprimere il suo punto di vista ed i suoi desideri . Come è stato già comunicato dal sostituto del commissario nazionale degli affari esteri dell' U.R.S.S. signor V.G. Dekanozov all'ambasciatore italiano signor Quaroni, nella conversazione del 15 gennaio di quest'anno3 , all'Italia certamente sarà data la possibilità di esprimere i suoi desideri, come lo fu al Consiglio dei ministri a Londra, quando all'Italia fu lasciata la piena possibilità di esprimersi in riguardo alla questione di Trieste e della Venezia Giulia.


1 Non si pubblica. 2 Vedi D. 39. 3 Vedi D. 86.

115

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AI RAPPRESENTANTI A LONDRA, CARANDINI, E A PARIGI, SARAGAT

T. S.N.D. 1346/c. Roma, 25 gennaio I946, ore II.

Il R. ambasciatore in Londra informa 1 fra l'altro che la questione «dell'Alto Adige è ormai in primo piano, tanto più in quanto il Governo di Vienna, dopo avvenuto riconoscimento, è in grado di avanzare richieste ufficiali e può chiedere di essere ascoltato alla Conferenza».

Attiro in proposito l'attenzione di V.E. sulle parole da me pronunziate nel mio discorso del 21 corrente alla Consulta 2 , che trasmetto per corriere, a proposito della frontiera del Brennero.

Risulta anche a me che sopra tutto negli ambienti britannici, Foreign Office compreso, azioni austriache hanno in questi ultimi tempi guadagnato pericolosamente quota.

Pregherò nei prossimi giorni gli ambasciatori delle quattro Potenze interessate di voler consegnare al Comitato dei quattro un ulteriore promemoria italiano ove, in attesa della nostra diretta consultazione, è ancora una volta riesposto ed energicamente riaffermato il nostro punto di vista nei confronti dell'Alto Adige. Trasmetterò, appena possibile, il testo.

È intanto più che mai necessario ella continui, anche da parte sua, a svolgere ed intensificare ogni possibile azione per rimontare corrente 3 .

116

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A VARSAVIA, REALE

T. S.N.D. 1347 /c. 4 . Roma, 25 gennaio I946, ore 13.

Suo 20 5 . Questione truppe generale Anders , piuttosto che frammentariamente trattata a seconda circostanze e avvenimenti contingenti (quali provocazioni, incidenti, ecc.),


1 Con T. s.n.d. 1056!91 del 21 gennaio, non pubblicato, relativo ai lavori dei delegati supplenti.


2 Vedi D. 94, nota 2. ·


3 Per le risposte di Quaroni e Tarchiani vedi DD. 131 e 139. Carandini non rispose a questo telegramma, ma vedi D. 137, mentre Saragat, con T. s.n.d. 2217 /162 dell'8 febbraio , comunicò: «Circa problema Alto Adige, che questa ambasciata continua illustrare documentare uffici competenti, Quai d'Orsay dimostrasi molto riservato accennando peraltro come Francia pur tenendo tesi italiana massima considerazione desidera che essa venga possibilmente conciliata con quella austriaca: stesso ministero accenna come rapporti da Londra confermerebbero atteggiamento noi sfavorevole U.R.S.S. in contrasto con quello benevolo tesi austriaca tenuto da Gran Bretagna , cosicché Francia avrebbe attualmente per tale problema posizione intermedia».


4 Trasmesso anche alle rappresentanze a Londra, Mo sca e Washington .


5 Vedi D. 105.

deve essere in primo luogo inquadrata da parte nostra nel problema generale del ritiro di tutte le truppe straniere dal territorio nazionale. La nostra assidua opera contro il regime armistiziale è evidentemente diretta anche a liberarci dalle truppe d'occupazione, comprese le polacche. I nostri punti di vista, italiano e polacco, coincidono dunque a tutti gli effetti pratici, ambedue tendendo, pur per ragioni diverse, verso gli stessi obiettivi.

È d'altra parte ovvio che continuata presenza secondo corpo polacco in Italia costituisce elemento di turbamento dei rapporti fra Roma e Varsavia, e, indirettamente, fra Roma e Mosca.

Ella può assicurare codesto Governo nel modo più esplicito che ambedue codesti aspetti del problema sono vivamente presenti al nostro spirito e che accoglieremo con viva soddisfazione la soluzione confidenzialmente preannunziatale da codesto vice primo ministro che sarebbe indubbiamente la migliore.

Proseguiamo intanto ogni possibile azione nel senso di cui al suo telegramma

n. 11 1•

117

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A CHUNG KING, ANZILOTTI

T . 1411 /5. Roma, 25 gennaio 1946, ore 19.

Suo 4 2•

Questo ministero è d'accordo in massima con quanto da lei proposto circa invio Farace a Shanghai e attende suo ulteriore telegramma per considerare situazione altri consoli di cui sarebbe comunque desiderabile non differire partenza.

Intanto, per dirimere timori cinesi da lei segnalati e dato che nella sostanza Governo italiano concorda con Governo cinese nel ritenere decaduti antichi privilegi e diritti, sarebbe opportuno darne sin d'adesso conferma verbale a codesto Governo proponendo che in attesa stipulazione nuovo trattato stabilimento si addivenga senza ritardo ad uno scambio di note che confermi tale decadenza.

Al riguardo attiri attenzione codesto Governo sullo scambio di note intervenuto con la Francia, in circostanze analoghe, per privilegi italiani in Tunisia, e assicuri nostro vivo desiderio superare qualunque difficoltà formale per raggiungere obiettivo comune due Governi 3 .


1 Con T. 514/11 dell'Il gennaio Reale aveva riferito la richiesta di Modzelewski di un nuovo passo del Governo italiano presso la Commissione alleata per il ritiro delle truppe polacche.


2 Con T . 967/4 del 19 gennaio, relativo alla questione della riapertura dei consolati italiani in Cina , Anzilotti aveva riferito: «Questo Governo basandosi su decadenza accordi preesistenti non sembra disposto consentire riapertura ufficiale nostri consolati prima stipulazione nuovo trattato stabilimento. È chiaro che cinesi temono che riapertura pura e semplice nostri consolati possa fornirci argomento per mantenere qualcuno degli antichi diritti e privilegi».

:l Per la risposta vedi D. 163.

118

L' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1315 /17. Mosca , 25 gennaio 1946 , ore 21,25 ( per. ore 8,30 del 26 ) .

Mio telegramma n. 12 1•

Ho indirizzato a questo Commissariato del governo per gli affari esteri nota circa invito Governo albanese ritirare nostro delegato da Tirana .

Nel consegnare nota stesso funzionario ha ampiamente illustrato punto di vista italiano al signor Kozirev , capo prima sezione europea. Quest 'ultimo si è riservato far conoscere risposta Governo sovietico dopo aver preso ordini , però non ha nascosto che gli sembrava molto difficile che U .R .S.S. potesse intervenire anche per dare un semplice consiglio a Tirana nel senso da noi desiderato , essendo Albania paese pienamente indipendente e, a su o giudizio , questione dovendo quindi essere regolata con rapporti diretti fra due Governi.

Nel corso della conversazione Kozirev ha sollevato seguenti due questioni cui ha lasci a to comprendere di dare importanza:

l) Quali atti sono stati compiuti dal Governo itali a no per riconoscimento , anche semplicemente di fatto , del Governo albanese . A questa richiesta fu risposto esaurien temente in base agli elementi forniti da codesto ministero.

2) Se Governo italiano avev a compiuto an a loghi passi a Washington e a Londra per intervento di quei Governi a Tiran a.

Questa seconda richie sta è significativa perché, come già nel caso nostri rapporti con Jugoslavia, mostra evidente contrarietà G overno sovietico ogni qual volta, con richieste rivoltegli isolatamente per interventi pres so governi della sua zona di influenza, esso teme venga sottolineato suo « protettora to» di fatto e si metta in dubbio condizione piena indipendenza detti go verni . Sono quindi d' avvi so che , ove non fosse già stato fatto , RR. ambasci ate Londra e Washington siano incaricate compiere analoghi passi a quelli compiuti da questa ambasciata : ciò per regola re la questione formalmente, perché -per quanto rigua rda la situazione -la conversazione con Kozirev mi pare abbia confermato mia previsione cui al telegramma suddetto 2 .

119

L ' AMBASCIATORE A MOSCA , QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 1317/18. M osca. 25 gennaio 1946, ore 21,25 (per. ore 8,30 del 26 ).

Telegramma ministeriale 63. Questo incari cato d 'affari ungherese mi ha comunicato che suo Governo gli ha risposto di essere pienamente d 'accordo per ripresa relazioni diplomatiche con


1 Non pubblicato: con esso Quaroni aveva espresso i suoi du bbi sul risultato del passo presc ritto gli con il D . 100.


2 Per la risposta vedi D . 217.


3 Vedi D . 63, nota 2.

Governo italiano e ha a questo proposito chiesta relativa autorizzazione alla Commissione alleata di controllo. Governo ungherese crede che, per sollecitare risposta alleata, sarebbe utile fosse rivolta analoga richiesta anche da parte nostra . Non so se praticamente, nella attuale fase dei rapporti con Alleati, sia necessario anche per noi loro beneplacito. Comunque, ove V.S. credesse di dare seguito desiderio ungherese, raccomanderei che passo relativo fosse compiuto non solamente presso Governo sovietico ma anche e contemporaneamente presso altri due Governi 1•

120

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO, ALESSANDRINI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

APPUNTO URGENTE 6 /399. Roma, 25 gennaio 1946.

Il maggiore Simmonds della Commissione alleata è ritornato da Caserta ove si era recato espressamente per chiarire la questione del rinvio della nostra missione in Albania 2• Egli ha informato che il console generale Turcato, dopo aver svolto, con piena soddisfazione delle autorità alleate, una normale benché difficile protezione degli interessi italiani in Albania, ha improvvisamente ricevuto, dalle autorità albanesi, l' ordine di lasciare il territorio della nuova repubblica. Il trattamento usatogli a partire dalla data di tale notificazione sembra essere stato abbastanza duro. (Egli fu infatti confinato nella sua villa e strettamente sorvegliato dalla polizia).

Le autorità alleate, che confidavano in passato di vedere affidate al console generale Turcato mansioni sempre più larghe, in corrispondenza anche con la venuta in Italia della nota missione albanese, sono state contrariate dalle decisioni prese a Tirana, e hanno tentato di intervenire in nostro favore, ma inutilmente. Mentre infatti le autorità di Caserta si interessavano alla possibilità di effettuare pressioni sul Governo albanese affinché Turcato rimanesse, giungeva la notizia che anche la missione militare alleata sarà fra breve ritirata dall'Albania. Il console generale Turcato è frattanto giunto a Bari.

Ho ritenuto opportuno far presente al maggiore Simmonds come non sia probabilmente estranea alla decisione albanese la lentezza frapposta da parte delle autorità alleate nel concedere il permesso alla missione albanese di venire in Italia. Tale lentezza è forse stata interpretata, da parte di Tirana, come provocata sottomano da noi . Ciò, pur non rappresentando l'elemento determinante della decisione albanese, che è da ricercarsi in più complessi motivi, ha certamente influito sul rinvio della nostra missione .

Il maggiore Simmonds ha obiettato qualche scusante di carattere burocratico ma ha in sostanza tacitamente convenuto sul fondamento della mia osservazione.


1 Per la risposta vedi D. 134. 2 Vedi D. 100.

Frattanto sembra che la mtsswne albanese stia giungendo in Italia. Riferendosi alla situazione dei nostri interessi in Albania, il maggiore Simmonds mi ha detto che, dopo il ritiro della missione militare alleata in Tirana, la Gran Bretagna e l'America invieranno colà dei consoli ai quali egli non ritiene potrà essere affidata la tutela dei nostri interessi.

L'Ufficio scrivente prega di voler far cono scere se particolari comunicazioni debbano essere fatte alla Commissione alleata in merito a quanto sopra esposto e prega altresì di volerlo tenere cortesemente al corrente degli eventuali passi che fossero fatti in via diplomatica per la futura rappresentanza dei nostri interessi in Albania. L'Ufficio scrivente prega infine di voler far conoscere le decisioni prese dal

R. Governo circa l'arrivo e la permanenza , o meno , della missione albanese in Italia 1 .

121

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ

T. S.N.D. 1399 /127. Londra, 26 gennaio 1946, ore 14,30 ( per. ore 8,30 del 27) .

Couve de Murville mi ha confermato che Commissione Venezia Giulia sta costituendosi e potrà anche partire fra una diecina di giorni. Francia si è opposta a che Commissione stessa riceva da delegati supplenti alcune preventive indicazioni di una linea da saggiarsi sul luogo, volendosi riservare ai suoi membri la più ampia libertà di osservazione. Prevede per nostra pace lavori lunghi e difficili. Mi ha però smentito voci correnti ieri secondo cui, in vista prevedibili difficoltà giungere accordo su questione trusteeship, si sarebbe pens a to di procedere conclusione pace lasciando questione impregiudicata e affidando provvisoriamente Quattro Grandi amministrazioni nostre colonie.

Riconfermandomi sua opinione contraria pretese Tenda Briga, mi ha dichiarato che, secondo lui, caduta de Gaulle provocherà difficilmente più remissivo atteggiamento francese. In massima è convinto casi italiani non saranno risolti secondo il loro merito ma tenendo conto funzione dominante delle interferenze connesse alla più vasta competizione che si svolge oggi in seno O.N.U., ove, secondo lui, si starebbe ripetendo errori di Ginevra .


1 Con Appunto 85 in pari dat a Zoppi rispondeva : «Co n riferimento all'Appunto n. 6/399 del 25 gennaio si ha il pregio di far conoscere che , secondo quanto ha comunicato da Tirana in data IO gennaio il console generale Turcato, il Governo albanese a veva informato a quella dat a il Turcato stesso che, dato il ritardo col quale era sta to dato il permesso di recarsi in Italia alla missione albanese, tanto al Foni Qirko che al suo segretario erano sta ti ritirati i passaporti diplomatici e che la questione avrebbe dovuto form are oggetto di nuovo esame. Dato per altro che, successivamente , e per iniziativa del Governo albanese, la missi one italiana ha dovuto rimpatriare , conviene ora far presente all a C.A. che, da parte italiana, si ritiene che l' invio della missione albanese a Roma sia da sospendersi sino a quando non sarà possibile rinviare una analoga missione italiana a Tirana ».

122

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 1468/81. Roma, 26 gennaio 1946, ore 17,30.

Suo 95 1•

Tengo a precisare che non (dico non) ho visto ministro degli Esteri greco durante suo brevissimo passaggio a Roma, ma che gli ho inviato alto funzionario questo ministero per porgergli cordiali saluti Governo e mio personale. Ciò che è stato vivamente apprezzato. Ripeto che andamento generale conversazioni ufficiose fra noi e greci lascerebbe presumere che Governo ellenico sia convinto opportunità riprendere relazioni prima conclusione pace. È superfluo aggiungere che siamo grati di quei nuovi passi che codesto Governo si propone intraprendere Atene per fiancheggiare con la sua autorità nostra azione. Sta bene per quanto riguarda sede R . legazione Atene.


123 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, E AI RAPPRESENTANTI A LONDRA, CARANDINI, E A PARIGI, SARAGAT

T. s.N.D. 1470/c. Roma, 26 gennaio 1946, ore 15.

È da presumere che Commissione esperti Venezia Giulia svolgerà sua attività in tutta la regione, comprese dunque Fiume, Zara e le Isole.

Ogni inchiesta che avesse obiettivi geograficamente più limitati sarebbe evidentemente monca e non probante.

È bene avere in proposito ogni possibile assicurazione da parte codesto Governo, che la prego sollecitare d'urgenza, cortesemente telegrafando 2 .


1 Vedi D. 109. 2 Per la risposta di Carandini vedi D . 158. Tarchiani e Saragat risposero rispettivamente con T.

s.n.d. 1696/130 del 30 gennaioe T. s.n.d. 1604/118 del 29 gennaio, non pubblicati , assicurando di aver eseguito le istruzioni .

124

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT

L. 11/02478/51. Roma, 26 gennaio 1946.

Attiro la tua attenzione sul telegramma di Carandini, relativo ad una sua conversazione con Dunn (che ti è stato trasmesso col telegramma per corriere n. 1421/c)1 e in particolare sulla parte del telegramma che si riferisce alla questione delle nostre colonie. In sostanza sembra che gli americani restino fermi sul principio del «trusteeship collettivo»; che tuttavia non sarebbero contrari ad un mandato singolo qualora la proposta venisse avanzata e sostenuta con sufficiente energia da altra parte, in particolare da parte francese. È quindi più che mai necessario, come già ebbi a telegrafarti (n. l 0497 del 15 dicembre scorso) 2 , insistere presso i francesi perché ci sostengano in questa questione che risponde anche ad un loro preciso interesse, sia per le ripercussioni che un'applicazione del mandato plurimo può avere sui loro sistemi di amministrazione coloniale nei territori francesi confinanti coi nostri, sia per le possibilità di collaborazione italo-francese che offre ad entrambi i paesi la permanenza dell'amministrazione italiana nelle nostre colonie.

Gli uffici hanno ampiamente documentato l'ambasciata sulla questione. Unisco un pro-memoria riassuntivo sulla questione stessa 3 .

125

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGU ESTERI, DE GASPERI

TELESPR . 525/213 . Londra, 26 gennaio 19464 .

Sir Orme Sargent, rispondendo ad un mio accenno, mi aveva espresso, in un precedente colloquio 5 , il desiderio di incontrarsi col vice presidente Nenni, dopo naturalmente che questi avesse visto il Signor Bevin. Egual desiderio mi era stato espresso dal signor Harvey6 . Tale incontro ebbe luogo il 22 corrente al Foreign Office.

Il colloquio con Sargent si è svolto essenzialmente sui temi fondamentali della pace con l'Italia.


1 Non pubblicato, ritrasmetteva il D . Ili . 2 Vedi D. 20. 3 Non pubblicato. 4 Manca l'indicazione della data di a rri vo. 5 Vedi D . 79. 6 Vedi D. 73 .

Il colloquio con Harvey (presente anche Hoyer Millar) si è svolto prevalentemente su questioni di politica interna ita liana.

Avevo prevenuto Nenni che avrebbe trovato in Sargent un os so duro, ossia il meno malleabile rappresentante della vecchia tradizione del Foreign Office. Effettivamente Sargent non ha nascosto, pur nella forma più cortese, i suoi punti di vista, in linea generale, sull'argomento della inscindibilità delle responsabilità fasciste con quelle del popolo italiano (argomento che forma ormai oggetto di una costante , cortese , ma ferma polemica tra me e Sargent) e, in linea particolare, sulla questione coloniale e della frontiera alto-atesina.

Per le colonie Sargent ha chiesto a Nenni se, a parte ogni considerazione di diritto e di giustizia, riteneva che l' Italia fosse in grado di sostenere finanziariamente l'enorme onere del riavviamento delle nostre colonie e, in specie , se avrebbe avuto la forza di estromettere gli elementi indigeni che, specialmente in Cirenaica, si erano ormai insediati ai posti dei nostri coloni. Nenni ha risposto molto bene che non entrava in questioni di principio perché egli, col suo partito, era stato sempre contrario alle nostre imprese coloniali. Questa sua antica posizione ideologica, che non si applicava solo alle colonizzazioni italiane, conferiva ora particolare autorità alla sua opinione che , avendo ormai l'Italia compiuto in quelle regioni una colossale opera d'investimento di capitale e di lavoro , ci si trovava di fronte ad una nuova situazione di fatto che non poteva essere risolta altrimenti che attraverso la continuazione dell'amministrazione italiana. Si trattava ormai di un problema di lavoro avente vasti riflessi sociali, e come tale andava quindi considerato e risolto.

Circa la questione dell ' Alto Adige Sargent ha ricordato che al tempo del Trattato di San Germano il Governo inglese si era preoccupato del vasto assorbimento di elementi allogeni che la nuova frontiera implicava, ed aveva chiesto ai rappresentanti italiani se veramente il nostro paese si sentiva di risolvere il problema stesso. Gli eventi successivi avevano purtroppo dato una risposta negativa a questo quesito . Nenni ha nuovamente controbattuto che egli si trovava in posizione di emettere un giudizio particolarmente sereno perché, a quei tempi, si era nettamente espresso contro la frontiera del Brennero . Anche qui però ci trovavam o ormai di fronte ad una realtà consolidata e rappresentata da una penetrazione italiana fondata su investimenti industriali così inscindibilmente connessi al complesso dell'economia italiana , da porre il problema in termini assolutamente incompatibili con una nuova separazione politica e quindi economica di quelle zone.

Si è parlato naturalmente anche del problema di Trieste e di Tenda e Briga. Ma in queste materie Sargent conviene in linea generale con noi , sì che non vi è stata ragione d i speciali argomentazioni .

L'incontro è stato interessante, se pure per noi non incoraggi a nte, per la schiettezza e fermezza con cui le due parti si sono espresse. Nenni, non conoscendo l'ambiente, ha tratto da questo colloquio delle conclusioni eccessivamente pessimistiche. Bisogna conoscere la mentalità di Sargent per trarre dalla cautela delle sue espressioni una indicazione definitiva delle sue opinioni. Egli è l' uomo che stava seduto allo stesso tavolo quando , nel colmo del pericolo per la Gran Bretagna, gli è giunta la notizia della dichiarazione di guerra italiana. Pare che quella dolorosa impressione sia ancora oggi disegnata sulla sua scarna fisionomia quando discute del nostro avvenire senza poter dimenticare il nostro passato. Egli mi si dimostra personalmente amico, mi consente di dire molte difficili verità, siede cordialmente alla mensa dell'ambasciata, ma, su determinati tasti, il suo vecchio risentimento affiora appena velato da una perfetta cortesia.

Sargent ha concluso il colloquio affermando che, entro i limiti del possibile, il Governo inglese ci appoggerà perché questa è la precisa intenzione e l'intima convinzione di Bevin.

Il colloquio con Harvey e Hoyer Millar è stato molto più confidente e cordiale. Essi si sono particolarmente interessati alle condizioni interne italiane d'oggi e alle prospettive di domani. Su ambedue i punti il vice presidente Nenni li ha ampiamente e con estrema obiettività informati, tenendo desta la loro più viva attenzione durante tutto il lungo colloquio. Tra l'altro è emersa la solita preoccupazione inglese per il movimento dell'Uomo qualunque e per una possibile colorazione di fascismo che il generale scontento del paese starebbe assumendo. Nenni li ha tranquillizzati riportando nelle loro giuste proporzioni questi fenomeni con gli stessi argomenti che io avevo addotto in precedenti colloqui. Il che li ha particolarmente persuasi. Circa la conversione dell'armistizio in modus vivendi, Harvey ha chiamato me a testimonio della loro buona volontà, riconfermando che da mesi il Foreign Office attende una concreta proposta americana che dia corpo ad una iniziativa dello State Department, alla quale il Foreign Office non si può sostituire in omaggio alla politica perseguita da Bevin, che è quella di concentrare tutte gli sforzi sulla sollecita conclusione di una pace definitiva. Comunque, Harvey ha concluso, non appena lo State Department avesse a trasmettere delle proposte concrete, il Foreign Office darà senz'altro il suo appoggio.

Questi due colloqui sono stati molto più nutriti e positivamente o negativamente conclusivi di quello precedente con Bevin il quale, come ho già riferito a

V.S. 1 , si è mantenuto ostentatamente su una riserva eccezionale, dando la evidente impressione di non voler indulgere in alcun modo al carattere di partito che il colloquio avrebbe potuto assumere.

126

IL CONSIGLIERE COPPINI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 19 /l 7. Vienna, 26 gennaio 1946 2 .

In relazione a quanto ho già riferito in merito alla questione dell'Alto Adige 3 , ed in seguito anche allo sviluppo assunto da tale problema in quest'ultimi tempi, mi sembrerebbe ora opportuno · sottoporre ad un più preciso esame le relazioni i taio-austriache .


1 Vedi D. 104. 2 Manca l'indicazione della data di arrivo. 3 Vedi DD. 66 e 76.

l) Il ministro Gruber, prima delle elezioni del 25 novembre u.s. , nella incertezza della politica alleata nei riguardi dell'Austria e particolarmente dell'Alto Adige, aveva evidentemente deciso di stabilire contatti con il Governo italiano, con la speranza , che il suo temperamento giovanile e la sua inesperienza rendono comprensibile, di giungere ad una qualche soluzione diretta della questione alto-atesina.

Gli affidamenti, dati al Governo austriaco da alcune delle Potenze alleate, in seguito all 'esito delle elezioni di novembre, affidamenti in base ai quali la questione dell'Alto Adige sarebbe stata esaminata in sede di discussione del Trattato di pace con l'Italia, hanno fatto recedere questo Governo dai suoi primi progetti. Questi infatti erano superati dal raggiungimento dei due seguenti obbiettivi:

a) assunzione dd problema nel campo internazionale; b) sua decisione affidata alle Grandi Potenze, con la speranza che questa sfociasse almeno in un plebiscito .

La nostra risposta agli Alleati per il riconoscimento del Governo austriaco con la contemporanea affermazione che nessuna questione esisteva fra noi e l'Austria, escludendo così ogni discussione circa l'Alto Adige, può forse aver dato al Governo di Vienna un ulteriore motivo di conferma all' inutilità di dar seguito all'azione politica progettata .

2) Il tentativo di riallacciare i rapporti fra .i due Paesi attraverso relazioni commerciali non è stato molto conclusivo. L'accordo testé raggiunto è una cosa piuttosto modesta, adeguata del resto alla reale situazione dell'Austria . Gli austriaci , pur ammettendo che ciò è dovuto alle limitazioni loro imposte dagli Alleati , ne sono rimasti delusi , perché avevano progettato di concludere con noi qualcosa di più ampio e di organico. L'unico risultato reale raggiunto potrebbe essere l'istituzione degli uffici commerciali a Vienna ed a Roma, cui potrebbe spettare il compito di mantenere i contatti fra i due Governi in attesa della ripresa delle relazioni diplomatiche. Finora, in seguito al rinvio della firma e dell'entrata in vigore della convenzione, non è stato ancora designato il rappresentante austriaco e non mi è stato pertanto possibile accertare se il ministro Gruber intenda dare alla rappresentanza commerciale austriaca un carattere politico oppure strettamente economico. Mi sarà forse dato di saperlo lunedì, 28 corr., durante un colloquio che mi è stato fissato dal ministro stesso 1•

3) Ad ogni modo, prescindendo dall'intenzione del Governo austriaco di riprendere o meno contatti politici con noi, sarebbe ora necessario esaminare se convenga al Governo italiano, in base alla situazione che si è venuta sviluppando in quest'ultimi giorni, di dare un contenuto politico a questa ripresa di rapporti, che potrebbero invece essere limitati al campo puramente commerciale.

L'interesse italiano di ripristinare i rapporti ufficiali con l'Austria , quando si verificarono nel novembre scorso i noti sondaggi alleati 2 , aveva per immediato fine la soluzione automatica della questione dell'Alto Adige, soluzione che si sarebbe ottenuta una volta che da parte alleata ed austriaca si fosse preso atto


1 Vedi D. 142. 2 Vedi serie decim a , vol. II , DD. 715 e 718.

della nostra dichiarazione. Il riconoscimento ufficiale del Governo austriaco da parte italiana non si è allora verificato. Tuttavia poteva ammettersi sempre un vivo interesse italiano alla ripresa di contatti con l'Austria , se questi contatti avessero potuto contribuire a chiarire le intenzioni e a sorvegliare le mosse di questo Governo nei riguardi dell'Alto Adige od almeno a porre le prime basi di una collaborazione politica ed economica che avrebbe potuto in avvenire essere utilizzata per appianare le difficoltà esistenti tra i due Paesi. Ora nella situazione attuale questi scopi non sembrano realizzabili.

4) Circa il problema dell'Alto Adige, l'atteggiamento alleato dall'agnosticismo o persino dalla simpatia per la nostra tesi si è mutato in questi giorni in una presa di posizione a favore dell'Austria. La nomina della Commissione di studio in Alto Adige è senza dubbio un successo tattico di Vienna . Può darsi -e me lo auguro --che la decisione alleata voglia limitarsi a dare questa soddisfazione al Governo austriaco, per rafforzarlo nella difficile opera di ricostruzione e per non creargli imbarazzi politici, di cui potrebbero avvalersi coloro che dalle elezioni sono risultati in assoluta minoranza. Si può anche pensare che la lettera del maresciallo Stalin circa l'appoggio sovietico per l' Austria nei confini del 1938 avesse bisogno di contrappeso, per evitare che altra Potenza potesse tacciare l'Austria di mancanza di realismo politico. Ciò non toglie che oggi il Governo austriaco, affermando che la questione dell'Alto Adige è assurta a problema internazionale, sia nella posizione di dire al Governo itali ano che la discussi~e diretta del problema non può più aver luogo dopo che ogni decisione è stata affidata alle grandi Potenze.

5) Se da un lato per quanto concerne l'Alto Adige si è svuotato il contenuto del nostro interesse a questa ripresa dei contatti politici, ancora minore utilità si scorge anche nei riguardi di una eventuale politica generale di collaborazione con l'Austria nelle condizioni attuali , qual'è stata da me sopra prospettata. Praticamente il Governo austriaco non ha le possibilità di fare alcuna politica estera, interna ed economica. Non esagero col dire che il potere del Governo federale non supera, anche formalmente, il cerchio della città di Vienna. L'esistenza delle linee di demarcazione fra le zone , il controllo quattro volte ripetuto nell'attività di questa amministrazione, le gravi condizioni di depauperamento di Vienna e delle zone circonvicine, i contrastanti interessi dei singoli occupanti, l'incertezza economica e finanziaria e sopratutto il dubbio che questo Paese non possa liberarsi dalla occupazione o da una diretta influenza sovietica, tutto questo fa ritenere, per ora, che qualsiasi contatto politico italiano con Vienna a fini autonomi resterà infruttuoso.

6) In questa situazione sembra che dopo la ripresa di contatto, praticamente verificatasi solo da parte nostra con l'invio della delegazione commerciale, non sia da insistere perché questa ripresa abbia anche un carattere politico, e sia invece opportuno, limitandolo al campo strettamente commerciale, attendere che lo sviluppo della questione dell'Alto Adige da parte alleata ed austriaca e la situazione politica di questo Paese ci consentano di compiere questa ripresa senza che ciò avvenga con nostro evidente svantaggio. Le eventuali informazioni di carattere anche non commerciale che ci possono essere evidentemente utili potranno essere raccolte, al di fuori di una ripresa di rapporti politici. L'unica considerazione che può giustificare la continuazione dei rapporti politici, anche nella situazione contingente, potrebbe derivare dalla nostra politica generale nei riguardi degli Alleati e dal loro desiderio che si arrivi ad una norrnalizzazione, sia pure di fatto , dei rapporti politici italo-austriaci . Codesto ministero che è in po ssesso di ogni elemento sulla situazione politica internazionale e sui nostri rapporti cogli Alleati , potrà giudicare se questa ultima considerazione possa trovare applicazione ed avere un peso prevalente circa il modo d'impostare, nel momento attuale , le nostre relazioni con l'Austria 1•

127

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. 1455/115. Washin g ton, 27 gennaio 1946, ore 15 (p er. ore 8,35 del 28) .

A suo telegramma 162 .

Ho provveduto , per interposta persona di tutta fiducia , a fare sapere al Governo repubblicano spagnolo, a titolo confidenziale ed amichevole, pressanti motivi che mettono Governo italiano nell'impossibilità costì rinunziare ai crediti verso Spagna. Con l' occasione ho fatto nuovamente conoscere sentimenti democrazia italian a per una Spagna rinnovata anche secondo linee comunicatemi ultimo capoverso suo telegramma n. 605 3 .

Non conoscendo personalmente Girai, che trovasi New York in attesa potersi recare in Francia, ho ritenuto preferibile non andarlo a trovare in occasione come questa, anche ad evitare rinnovate proteste che potrebbero trapelare al pubblico.

Mi risulta che ministro esteri Fernandez de Los Rios avrebbe espresso qui, prima sua partenza per la Franci a, intenzione recarsi alla nostra ambasciata a Parigi per ottenere visto per l' Italia, desiderando prendere contatto con personalità italian e. Aggiungo ad ogni buon fine che in recente conversazione al Dipartimento di Sta to, essendosi parlato della questione spagnola , mi è stato confermato che politica american a, nota a codesto ministero , verso Spagna franchista, non ha finora subito mutamenti . Si tende dubitare che Governo spagnolo Messico possa avere la successione di Franco quando tempi saranno maturi 4 .


1 Per la ri sposta vedi D. 154.


2 Vedi D. 65.


3 Vedi serie decima, vo l. Il, D. 649.


4 Ritrasmettendo questo telegramma all'ambasciata a Parigi con T. per co rriere s.n.d. 1731 ns del 31 genn aio , De Gasperi aggiunse le seguenti istruzioni : «Qualora signor Fernandez de Los Rios le ma nifestasse effettivamente il proposito reca rsi in Italia, mi preavverta, la prego, telegrafica mente ». Saragat rispose con T. s.n.d. 2994/205 del 21 febbraio: « In base informazioni confidenziali né de Los Rios né alcun membro Govern o repubblica no spagn olo intenderebbero recarsi prossimamente Italia : su questo loro proposito negativo influirebbe attuale stato normalità relazi oni diplomatiche tra Governo italiano e quell o Franco che sembrano rafforzate a seguito recenti acco rdi» .

128

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. 1503 /c. 1 . Roma, 27 gennaio 1946, ore 21.

A parte quanto le telegrafo circa situazione italiana in Albania2 mi pare, in linea più generale, che decisione prendere in esame in questo momento la richiesta albanese possa in qualche modo riproporre la questione dell'ammissione di nuovi membri all'O .N .U . (che sembrava in un primo momento rinviata) e quindi anche dell ' Italia. I sondaggi promessi da Spaak 3 potrebbero cioè trovare un terreno più concreto e propizio, che non converrebbe trascurare . Non mi nascondo naturalmente difficoltà di una soluzione favorevole . Ma accoglienza fatta mio telegramma e atmosfera generale in cui discussione in proposito ha avuto luogo, mi pare autorizzino se non speranza, almeno una qualche insistenza da parte nostra.

Veda che cosa le riuscirà di accertare al riguardo 4 .

129

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 1525 /845 . Roma, 27 gennaio 1946, ore 21.

Albania ha chiesto essere ammessa fra le Nazioni Unite . Secondo notizie stampa, relativa domanda sarebbe discussa lunedì prossimo, appoggiata dalla Russia e dalla Jugoslavia, osteggiata dall a Grecia.

Ella dovrebbe a mio nome ricordare d'urgenza al Foreign Office che circa duemila italiani, in gran parte tecnici ed operai specializzati (opera dei quali è considerata indispensabile) sono arbitrariamente costretti a restare in Albania in condizioni di semi-schiavitù e sotto continue minacce. Loro condizione è pietosa. Come le è noto missione Turcato 6 stata d 'altra parte altrettanto arbitrariamente allontanata Tirana, anche per ritardo frapposto, nostro malgrado, da Commissione alleata a fornire mezzi necessari al trasporto in Italia della parallela missione albanese. Nessuna protezione efficace è dunque più oltre possibile da parte nostra .

Ignoro quale sarà linea di condotta britannica e nordamericana nei confronti predetta richiesta, né d'altra parte è nostro proposito dar inizio a una politica anti-albanese, che è anzi lontana dal nostro spirito.


1 Trasmesso anche alle rappresentanze a Parigi, Mosca e Washington. 2 Vedi D. 129. 3 Vedi D. IlO . 4 Per la rispos ta vedi n: 147. 5 Trasmesso anche ·all'ambasciata a Washington con il n. 89. T archi ani rispose con il D. 140. 6 Vedi D. 100.

Motivi di umanità impongono comunque che, prima di dar corso domanda ammissione, si chieda ragione, a un Governo che ritiene di avere i titoli per far parte delle comunità delle Nazioni, di provvedimenti gravissimi che minacciano la esistenza di centinaia di persone che anelano, dopo anni di sofferenze, a rientrare in patria.

Ne parli, la prego, d'urgenza al Foreign Office, e alla delegazione americana. Un suo contatto con la delegazione greca potrebbe anche giovare. Aggiungo che Foreign Office è certamente al corrente della questione, tramite sua rappresentanza a Tirana 1•

130

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T . S.N .D . 1533/c.2 . Roma, 28 gennaio 1946, ore 20.

Secondo una notizia Reuter odierna negli ambienti della Commissione di controllo delle quattro Potenze a Vienna si prevederebbe un brusco cambiamento della politica sovietica nei confronti dell'Austria. Il nuovo atteggiamento influirebbe specialmente sui preparativi per i trattati di pace con Italia e Ungheria e per la nuova frontiera con la Jugoslavia. La Russia appoggerebbe in conseguenza punto di vista italiano per Alto Adige e rivendicazioni jugoslave in Carinzia. Opinione russa -continua Reuter -sarebbe convinta che Austria non ha appreso dagli avvenimenti nulla e deve essere trattata come un Paese fascista sconfitto, per cui politica sovietica si orienterà in conseguenza.

Ignoro se notizia abbia fondamento. Risulta comunque anche a noi che Austria è tuttora impregnata di spirito nazista, ciò che legittima fra l'altro il dubbio essa possa un giorno costituire il focolaio di una futura ripresa offensiva germanica. A tralasciare tutti gli altri argomenti morali, giuridici, economici che militano a favore nostra tesi per conservazione frontiera Brennero, occorre dunque sottolineare la necessità che quelle precauzioni che sono prese da per tutto contro quella ripresa, siano mantenute anche sul Brennero , che è una delle strade tradizionali delle invasioni e della spinta germanica verso il Sud.

Ogni indicazione ella potrà fornirmi in proposito mi sarà utile 3 .


1 Per la risposta vedi D . 147.


2 Il telegramma fu inviato anche a Carandini, Tarchi a ni e Saragat con la seguente aggiunta : « Se notizia fosse, come mi auguro, confermata non sarebbe superfluo far notare a codesto Governo quale ovvia reazione produrrebbe nell'opinione pubblica italiana la circostanza che la sola veramente energica difesa di una delle nostre frontiere ci dovesse venire, nonostante la validità delle nostre ragioni , non da Londra, né da Washington ».


3 Quaroni rispose con T. s.n.d. 1710 /31 del 31 gennaio : «Col mio telegramma 22 [vedi D . 131] ho già riferito circa posizione Governo sovietico di fronte Austria. a seguito elezioni e in conseguen za sue disposizioni in massima favorevoli nostro punto di vista questione Alto Adige. Notizia Reuter in sostanza corrisponde al vero, nel senso però di una tendenza della politica sovietica più che, almeno finora , di ·una così netta presa di posizione come lascerebbe prevedere predetta notizia di agenzia».

131

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1511 /22. Mosca, 28 gennaio 1946, ore 22,30 (per. ore 8,30 del 29).

Telegramma di V.E . 1346 1•

Per stesse ragioni per cui azioni Austria sono in rialzo Londra esse sono in ribasso qui. Se quindi Stati Uniti intendono sostenere tesi integrità di massima nostre frontiere settentrionali, ritengo possano contare su appoggio Governo sovietico. Come ho già però segnalato, non ritengo trattarsi di questione a cui i russi intendono impegnarsi a fondo. Conversazioni che ho già avuto in proposito confermano disposizione russa di massima favorevole nostro punto di vista per frontiere settentrionali. Dato però generale atteggiamento russo nei riguardi Paesi nemici, che cioè Tre Grandi dovrebbero in tutte questioni mantenere atteggiamento giudici imparziali, non (ripeto non) è possibile ottenere da russi impegno preciso appoggiare nostre tesi. Non posso quindi fare altro che continuare esporre nostro punto di vista e argomenti che lo convalidano e segnalare atteggiamento nostra opinione pubblica.

132

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1502/23 . Mosca, 28 gennaio 1946, ore 22.30 (pe r. ore 8,30 del 29) .

Telegramma di V.E . 15032 .

Ritengo fuori di dubbio che richiesta ammiSSione Albania O.N.U abbia àppoggio indiretto U.R.S.S. Tesi qui sostenuta è che Albania è paese liberato alla pari Cecoslovacchia e Belgio e per conseguenza , dal momento che suo attuale Governo è stato riconosciuto ufficialmente da principali potenze, nulla osta in


1 Vedi D. 115. 2 Vedi D. 128.

principio a che essa sia ammessa fra le Nazioni Unite: potrebbe al più discutersi se situazione interna Albania corrisponda requisiti necessari richiesti. Nostro caso viene invece considerato differente. Decisioni Potsdam sono chiare nel senso che raccomandazione nostra ammissione O .N.U. non può avere luogo che dopo conclusione trattato di pace. Anche ammettendo che anglo-americani fossero favorevoli presentazione nostra candidatura adesso, si avrebbe certamente opposizione russa che, indipendentemente dal suo valore intrinseco, potrebbe assai difficilmente essere controbattuta da anglo-americani in vista loro stesse dichiarazioni cui mi riferisco.

133

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D. 1565 /120-121. , Washington, 29 gennaio 1946, ore 12,08 (per. ore 8, 30 del 30) .

Suo telegramma n. 53 1 .

Al Dipartimento di Stato oggi sono stato informato che era qui pervenuta risposta Governo sovietico al terzo passo americano effettuato il 14 corrente riguardo nota iniziativa per revisione regime armistizio (mio telegramma 68) 2• Mi è stata data lettura relativo telegramma dell'ambasciata americana a Mosca di cui st dava subito comunicazione a Londra e per conoscenza costà a Roma.

In sostanza risposta sovietica:

l) afferma che richiesta americana per revisione «regime armistizio italiano» è stata attentamente considerata con la migliore comprensione;

2) ripete noto punto di vista sovietico precedentemente espresso che ripresa discussione per pace sembrava assorbire detta questione;


1 Con T. s.n.d. 949/53 (Washington) 50 (Londra) del 19 gennaio De Gasperi aveva ritrasmesso il

D. 87 con le seguenti istruzioni per Tarchiani: «Quantunque Governo sovietico abbia già risposto agli Stati Uniti nel senso indicato da Quaroni, risulta tuttavia dunque che esso è favorevolmente disposto esaminare proposte pratiche sopra tutto in materia economico-finanziaria. Ne informi subito Dipartimento Stato. Ripeta che se codesto problema potesse rapidamente essere accentrato sopra tutto sulle clausole dell'armistizio che concernono spese di occupazione ecc. e risolto sulle linee delle nostre ultime proposte , ciò importerebbe indubbiamente, dopo tanta attesa e tergiversazione, un alleggerimento per noi notevole che produrrebbe reazioni favorevoli in tutti i campi. Ma occorrerebbe agire presto e sul concreto».


2 Non pubblicato, ma vedi D. 84.

179'

3) assicura che Governo sovietico esaminerà con amichevole disposizione quelle proposte per revisione «clausole armistizio» cui America è per parte sua favorevole.

Nota sovietica non accenna a par.tecipazione francese alla revisione già richiesta da U .S.A. e di cui ai miei telegrammi 858 e seguenti 1•

Dipartimento di Stato, pur valutando termini cauti risposta russa, mostrava oggi ritenere che essa possa comunque aprire la via a su citato desiderato nuovo modus vivendi e non solo alla revisione di alcune clausole. Si era alquanto perplessi circa procedura da preferire per quanto concerne partecipazione francese, che qui si considera necessaria anche ad evitare nuova possibilità di fastidi con Parigi. Ho vivamente insistito affinché si evitino perdite di tempo prezioso con altri passi specifici a Mosca per ottenere assenso sovietico alla inclusione della Francia nel negoziato, e si esamini possibilità parlarne ai russi contemporaneamente alla presentazione concreto progetto americano. Dipartimento di Stato non ha dato impressione di non essere alieno dall'accoglimento mio suggerimento .

Al Dipartimento di Stato mi è stato detto che si contava di ottenere al più presto definitiva approvazione del modus vivendi da sostituire all'armistizio, che da mesi si era andato studiando . Mi è stato assicurato che da parte americana si vorrebbe che progetto potesse essere quanto più rispondente all 'aspettativa dell ' Italia. Si valutavano peraltro pienamente ostacoli da sormontare affinché esso fosse accettato sia da inglesi che da sovietici . Per quanto concerne Londra si temeva molto tenace opposizione per parte economica, date le note difficoltà finanziarie britanniche . Per parte americana, a quanto mi è stato detto, vi sarebbe ogni buona volontà largheggiare almeno per il presente ed il futuro, non sembrando fattibile includere anche gli oneri del passato, per i quali , nei riguardi dell'America , non sarebbero preclusi altri futuri accomodamenti.

In tono di amichevole indicazione, mi è stato fatto qualche accenno alla questione della requisizione , segnalando, a titolo di semplice informazione, che una eventuale proposta addebiti del fitto del palazzo reale Caserta sembrerebbe qui inopportuna. Mi è stato pure accennato alla questione truppe di oçcupazione nella Venezia Giulia e nella Carnia, deducendo che tale questione si presentava in modo diverso da quello generale, anche nel suo aspetto finanziario.

Mi è sembrato da tali osservazioni che, malgrado le nostre continue insistenze, tale indispensabile revisione non sia definitivamente cristallizzata e permangano qui dubbi ed esitazioni che vengono giustificate con l'intento di trovare un più facile terreno d'intesa con Londra. Gradirei molto a tale riguardo conoscere, per norma di linguaggio , le possibili notizie circa reazione Foreign Office nostre proposte. Ho naturalmente per parte mia insistito nuovamente con Dipartimento di Stato su tali nostre proposte pur rendendomi conto che non sarà possibile ottenerne il pieno accoglimento .


1 Si riferisce al T. 13128 /858-859-860-861 del 30 novembre 1945, non pubblicato .

Sarei grato V.E. di voler telegrafarmi le sue istruzioni in merito, nonché gli elementi chiesti con mio telegramm~ 023 del 15 corr. 1 , distinguendo possibilmente la parte dei nostri oneri finanziari armistiziali nei confronti dell'America da quelli nei confronti dell'Inghilterra.

134

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. 1612/c. Roma, 29 gennaio 1946, ore 20.

(Per Mosca) Suo 18 2 . Ho telegrafato Londra e Washington quanto segue:

(Per tuttz) Telespresso di questo ministero n. 15!28711 /c del 30 novembre3 . Governo ungherese per tramite suo incaricato affari a Mosca ci ha fatto conoscere di avere chiesto a Commissione alleata controllo Budapest autorizzazione riprendere relazioni diplomatiche con Italia e ha espresso desiderio che sua richiesta venga da noi appoggiata. In conformità direttiva sinora da noi seguita normalizzare progressivamente rapporti con tutti paesi esteri e tenuto conto opportunità ripresa diretti contatti itala-ungheresi anche per tutela nostri connazionali colà, è naturalmente nostro vivo desiderio che richiesta ungherese venga accolta. Non abbiamo esatta notizia circa posizione attuale rappresentanti alleati a Budapest e non insisteremo per ripresa rapporti diplomatici veri e propri ave vi fossero difficoltà di ordine formale. Ciò che ci preme è poter comunque stabilire rapporti -provvisoriamente se necessario anche solo di fatto -con quel paese. La prego interessare in tal senso codesto Governo per le conseguenti istruzioni da dar a Commissione controllo Budapest 4 .

(Solo per Mosca) Ne intrattenga anche lei Governo sovietico informandolo che interessiamo in pari tempo Londra e Washington 5 .


1 Vedi D . 84.


2 Vedi D. 119.


3 Vedi serie decima, vol. Il , D. 724.


4 Con T. r. 2501/219 del \3 febbraio Tarchiani rispose: «Dipartimento di Stato ha ora assicurato avere impartito istruzioni telegrafiche proprio rappresentante politico a Budapest affinché comunichi adesione americana richiesta Governo ungherese, ove questa venga portata in discussione quella Commissione alleata controllo. Ha peraltro fatto presente in via confidenziale che fin da ora da parte sovietica si sembra alquanto restii autorizzare Ungheria sviluppare proprie relazioni internazionali con Stati non compresi in nota zona Europa orientale ed in particolare, per motivi contingenti, non si vedrebbe con favore aumento rappresentanti esteri a Budapest». Con T . 2812/258 del 19 febbraio Carandini comunicò di aver eseguito le presenti istruzioni .


5 Quaroni, riferendo circa un colloquio avuto con quell 'incaricato d'affari di Ungheria, comunicò

(T. 3024 /59 del 22 febbraio): «Da parte russa in linea di principio non c'erano difficoltà ma che gli inglesi in seno a Commissione facevano obiezione sostenendo non si dovesse accordare Paesi ex satelliti ristabilimento loro rappresentanze diplomatiche prima concluso trattato di pace. In realtà ritengo che inglesi facciano obiezioni ripresa dei rapporti diplomatici con Bulgaria Romania e che russi per conseguenza facciano ostruzionismo per quanto concerne noi ed altri Paesi» .

135

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA A WASHINGTON, DI STEFANO

L. 11/02087 /41 . Roma, 29 gennaio 1946.

Stiamo preparando una esauriente risposta 1 alla lettera dell'ambasciatore al ministro n. 118 in data 10 gennaio2 , relativa alla questione coloniale. Ti invio nel frattempo due esemplari di una illustrazione statistica che abbiamo preparato su proposta del conte Carandini e ti prego telegrafarmi quante copie ne volete.

· Espongo intanto, per quanto si riferisce alle nostre colonie, alcune considerazioni preliminari che occorrerebbe fossero presenti .nel trattare la questione con persone di codesto paese.

Siamo tutti d'accordo che il termine «colonia» sta per essere superato: per noi lo è talmente che già era stato soppresso quel termine, anche nella denominazione del relativo ministero, e sostituito con quello di «Africa italiana». È questo un punto che specialmente per quanto riguarda la Libia merita di essere sottolineato. Le quattro provincie libiche, per la loro prossimità alla penisola, per la loro funzione demografica, per l'ordinamento che avevano già avuto (e che non è se non una prima · tappa verso una evoluzione ulteriore) devono considerarsi non colonie, ma territori sempre più italiani. Entriamo qui nel carattere specifico della nostra colonizzazione che è diverso da quello inglese e (dopo il magnifico ma non ripetuto esperimento algerino) anche francese. Inglesi e francesi si limitano allo sfruttamento delle materie prime e svolgono anche la loro attività in territori abbastanza densamente popolati da indigeni. Per noi è tutt'altra cosa: noi -e resti per ora sul terreno libico -emigriamo e popoliamo . Ciò facendo, ìn un territorio scarsissimamente popolato da indigeni dediti ad una economia del tutto primitiva, noi assolviamo un compito rispondente ad una necessità sia nazionale che generale. E mi spiego: dal punto di vista nazionale è risaputa la nostra imprescindibile necessità di emigrare. Si dice facilmente che le nostre colonie sono povere, che l'impianto di coloni è costoso, che sarebbe più economico emigrare altrove e questo sino ad un certo punto è vero. Ma quando si viene ai fatti si deve constatare che non è poi tanto facile -a meno di dare dei «paria» a tutto il mondo -emigrare in paesi stranieri. E quand ' anche alcuni di questi si decidessero a socchiudere le loro porte vi è pur sempre per noi abbondanza di gente da collocare. Vengo al secondo punto, all'interesse cioè non soltanto italiano, ma generale, di popolare territori come la Libia. Ho già detto che la popolazione indigena vi è scarsa e primitiva e perciò il nostro popolamento non è di danno ad essa che anzi trae dalla presenza dei bianchi notevoli vantaggi in quanto eleva progressivamente, da ogni punto di vista, il proprio tenore di vita. La Libia , per la sua posizione geografica fa un po' tutt'uno con i contigui territori dell'Africa settentrionale francese ed è interesse generale che essi si saldino sempre più all' Europa e all'Europa occidentale in particolare ciò che può


1 Vedi App. 2 b . 2 Vedi D . 71.


182 attenersi soltanto attraverso la loro progressiva valorizzazione demografica oo economica da parte degli europei. Il lasciare al centro del Mediterraneo un «vuoto» di quella fatta, incapace di governarsi da sé, e facile tentazione a vari appetiti, costituisce un evidente pericolo, mentre per converso il riempire quel vuoto, cosa che solo noi possiamo fare, costituisce un contributo alla stabilità della situazione generale. L'avvenire dirà se una Libia così popolata si orienterà verso l'indipendenza, o verso una sua maggiore inserzione-attraverso forme di autonomia tipo Valle d'Aosta, Alto Adige, Venezia Giulia-nella madre patria; quello che occorre sottolineare è che noi non la consideriamo più colonia, ma che, nell'interesse generale, come di ogni altro territorio nordafricano nel quale è in corso da più tempo il processo di europeizzazione, è auspicabile la sua evoluzione non nel senso degli staterelli arabi del Levante (i quali hanno naturalmente in quel settore la loro ragione d'essere), ma piuttosto nel senso dei Dominions britannici e delle ex . colonie spagnole del Sud America.

Il fare della Libia, ora fra dieci anni, un tisico staterello tipo Transgiordania con qualche centinaio di migliaia di indigeni sparsi su quel vasto territorio e nel quale nessuna impresa che non sia italiana è tentata ad andarsi a stabilire, è contrario all'interesse politico ed economico generale, mentre risponde a tale interesse e al progresso della civiltà, compito che incombe ai popoli più evoluti, l'inserire quel territorio nel consorzio dei paesi civili. Come ha detto il ministro De Gasperi nel suo discorso alla Consulta (21 gennaio) «o in quei territori torneremo noi, o tornerà il deserto».

E vengo all'Eritrea. Questo territorio è densamente popolato da indigeni, rispetto alla sua estensione, piùdi quanto non lo sia la Libia. Tuttavia nel 1940 vi risiedevano già 70 mila italiani. Gli inglesi ne hanno fatti rimpatriare molti per cercare di togliere un titolo che possa, oltre agli altri, giustificare il rìtorno all'Italia di quel territorio. I rimpatriati sono qui, disoccupati e sussidiatì, e chiedono di poter tornare. L'Eritrea si presta, come la Cirenaica e assai più della Tripolitania, al popolamento bianco. L'attrezzatura che vi abbiamo dato dal 1885 ad oggi è quella di un paese destinato ad accogliere gran numero di europei. Il fascismo vi ha svolto una politica economica errata perché ha voluto chiudere l'Erìtrea nel cerchio commerciale-finanziario italiano, ma chiunque vi sia stato sa che questo paese, così modernamente sviluppato fra tanti territori assai primitivi, ha una sua funzione di civiltà da svolgere sol che gli si conceda una necessaria autonomia e una conseguente possibilità di più ampio respiro. Siamo ben decisi ad avviarci per questa via, ma perché ciò sia possibile occorre che quel paese ritorni all'Italia perché solo l'Italia, costretta a valersi di ogni possibile risorsa, ha interesse e direi necessità di valorizzarlo. Altrimenti diverrebbe un territorio come ve ne sono tanti in Africa (tipo ad esempio Somalia inglese) dove risiedono qualche amministratore europeo e dei pastori nomadi e tutto il lavoro compiuto andrebbe in rovina : cui prodest? Come è stato accennato nella lettera n. 1001 1 a voi diretta, in Eritrea, data la sua felice posizione, vi è ancora molto da fare anche in funzione dello sviluppo dei territori finitimi ad est e a ovest del mar Rosso e in questo compito noi saremmo ben lieti di collaborare con gli amerìcani che alla valorìzzazione di quei territori si stanno appunto interessando e che potranno trovare in una Eritrea italiana I:flbase per molte loro attività. È anche ormai noto che il Negus, !ungi dall'espellere


1 Vedi serie decima, vol. Il , D. 645.

gli italiani come in un primo tempo si era temuto, li ha trattenuti e ha ottenuto il ritorno di molti che gli inglesi avevano deportato nel Kenya . La valorizzazione dell'Etiopia -a cui supponiamo che gli americani siano interessati -richiederà mano d' opera specializzata e coloni desiderosi di trasferirsi in Africa : sarà questo un campo aperto anche per i lavoratori italiani che -aggressione a parte! -vi hanno lasciato un buon ricordo. Ma per tale opera di valorizzazione, e se si vuole permettere

o favorire una emigrazione italiana, è necessario che, sia dal punto di vista psicologico, sia da quello economico, si incominci col non privare gli italiani del frutto del lavoro compiuto da due generazioni e col ridurli ospiti e stranieri in un paese che è per diritto dì lavoro, di sangue e di sudore, ormai la loro patria . Non è sempre facile poter sviluppare queste considerazioni in un memorandum destinato a tutti, perché quello che può essere facilmente capito, apprezzato e approvato dagli uni , non lo è dagli altri; voi ad esempio ci dite che non abbiamo dato «indicazioni esaurienti di quanto abbiamo fatto»; da parte inglese ci è stato detto che insistiamo molto su ciò, mentre nessuno disconosce quello che abbiamo fatto, che tutti anzi ammirano, ma che questa non è una ragione decisiva perché noi s'abbia a tornare! Gli inglesi sono preoccupati sopratutto da considerazioni di ordine strategico e per essi non ha importanza che l'altopiano cirenaica od eritreo ritornino ad essere popolati di sterpi e che le pietre delle case da noi costruite e demolite servano (come avviene in Abissinia) a costruire i «tucul» indigeni! Gli argomenti che ho svolto per la Libia hanno indubbiamente il loro valore ma non possono essere stampati bianco su nero nel nostro memorandum senza sollevare l'opinione pubblica nei paesi arabi del Levante che li considererebbero subito in funzione della questione palestinese . Ecco perché il memorandum è necessariamente «contenutO>> e accenna a tutte le questioni senza svilupparle: lasciamo ad ogni ambasciata, tenendo anche conto delle particolari condizioni dell'ambiente in cui opera, di sviluppare più ampiamente l'uno o l'altro tema.

P.

S. Altre considerazioni «usa bili» potete trovarle nell'ultimo capitolo del libro Quale sarà l'avvenire degli italiani in Africa, inviatovi con telespresso n. 111 O segr. poi. del 26 novembre u.s. 1•

136

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. RISERVATO 568/237. Londra, 29 gennaio 1945 2 .

Invitato dal Labour Party per una visita privata, il vice presidente Nenni è giunto a Londra il 16 corrente3 . Per una coincidenza più o meno voluta, la visita di Nenni e di Silone è stata così contemporanea alla prima Assemblea delle Nazioni


1 Non pubblicato . 2 Manca l'indicazione della data di arrivo. 3 Vedi D. 91.

Unite. Ciò ha provocato negli ambienti della Conferenza un vivo interesse circa i motivi di tale visita.

Durante il suo breve soggiorno il vice presid~nte ha avuto un certo numero di colloqui ufficiali con gli esponenti laburisti del Governo e del Partito e incontri privati con i Capi di alcune delegazioni all'Assemblea dell'O.N.U.

I principali colloqui èon personalità inglesi furono quelli con Bevin, Noel-Baker, alti funzionari del Foreign Office e dirigenti del Labour Party.

Sull'incontro con Bevin ho già riferito a V. E . (con lettera personale del 19 corrente)'. Il colloquio con Noel-Baker fu molto amichevole e Nennì ebbe la possibilità di esporre a lungo il nostro punto di vista circa il trattato di pace in preparazione. Il ministro di Stato inglese, pur dimostrando molta comprensione per le difficili condizioni nelle quali oggi si trova l'Italia, ha insistito tuttavia sulla necessità di una «rettifica» di frontiera in Alto Adige.

La visita al Foreign Office, ove Nenni si incontrò con Orme Sargent, Harvey e Hoyer Millar, si svolse molto cordialmente, ma il vice presidente rimase colpito dalla «durezza» di alcuni punti di vista dei suoi interlocutorì nei confronti del nostro paese (mio telespresso n. 525/213 del 26 gennaìo)2 .

Nella sua qualità di segretario generale del Partito socialista italiano, il signor Nennì ha poi conferito a lungo con i principali esponenti del Partito laburista. L'argomento dei colloqui con Morgan Phillips e Harold Laski, che era poi anche l'oggetto principale della visita di Nenni e di Silone, fu l'esame di un progetto per la ricostituzione dell'Internazionale Socialista e per una maggiore collaborazione tra socialisti inglesi ed italiani. Il signor Nenni ha chiesto anche al Labour Party di aiutare la democrazia italiana in modo concreto, adottando nei giornali laburisti un atteggiamento più amichevole nei confronti dell'Italia. Ciò non mancherebbe di influire favorevolmente sullo stato d'animo della massa del popolo inglese, purtroppo tuttora male orientata nei nostri confronti. Le discussioni con i dirigenti laburisti si sono svolte in un'atmosfera di cordiale amicizia e di reciproca fiducia (allego il comunicato diramato dal Labour Party alla fine dei colloqui ed un ritaglio del Daily Herald che lo riassume) 3 .

Il vice presidente ha incontrato anche numerosi uomini politici inglesi, tra cui i ministri Greenwood e Aneurin Bevan, i sottosegretari McNeal e Thomas ed i deputati Michael Foot, Vernon Bartlett e Zilliacus. Il colloquio con Zilliacus, membro del Comitato dì politica estera del Labour Party e reduce da una lunga missione in Jugoslavia, ha presentato un certo interesse per la comprensione dei rapporti tra Tito e l'Inghilterra.

Contemporaneamente agli incontri ufficiali con personalità inglesi il vice presidente ha avuto un certo numero di colloqui privati con uomini politici europei giunti a Londra per la Conferenza delle Nazioni Unite. Appena arrivato, il signor Nenni ha visto lungamente il ministro degli Esteri belga, il socialista Spaak, che due giorni prima era stato eletto presidente della Conferenza delle Nazioni Unite.


1 Vedi D . 106. 2 Vedi D . 125. 3 Non pubblicati.

L'incontro fu particolarmente cordiale e Spaak promise di fare il suo possibile per aiutarci. Egli insistette anche sul desiderio da parte belga di avere con l'Italia dei rapporti commerciali più attivi (mio telegramma 71 del 17 gennaio corr.) 1•

Il giorno precedente alla caduta del generale de Gaulle, Nenni è stato ricevuto per un'ora dal ministro di Stato francese Vincent Auriol. Il ministro socialista tracciò un quadro assai scuro della situazione interna francese e si dimostrò alquanto pessimista sull'evoluzione dei rapporti tra i Tre Grandi. Com'è noto, il motivo principale della venuta di Auriol era di sondare i rappresentanti dei Tre Grandi sulla possibilità di attuare , dietro iniziativa francese, la rottura dei rapporti diplomatici con la Spagna di Franco. A questo riguardo il ministro francese ha insistito però sulla necessità di unire tutte le forze repubblicane spagnole prima di poter sperare un cambiamento di regime e ha ammesso che ciò avrebbe richiesto parecchio tempo malgrado tutti gli sforzi fatti dalla Francia in questo senso. Dopo il colloquio con Auriol, il signor Nenni ha visto Couve de Murville, delegato francese per la preparazione del trattato di pace con l'Italia. Il signor Couve ha dichiarato che le richieste territoriali da parte francese si limitavano a «delle rettifiche sul nostro confine occidentale e alla restituzione del materiale di guerra appartenente alla marina francese, asportato dalla R. Marina dall'arsenale di Tolone nel 1943». Egli riteneva prive di ogni fondamento tutte le voci sorte in queste settimane a Londra circa più ampie richieste da parte francese.

Il signor Nenni è stato poi ricevuto dal ministro del Lavoro polacco, il socialista Stancyzk (che a suo tempo aveva fatto parte del governo polacco di Londra) e dal sottosegretario agli Esteri Modzelewsky, tutti e due delegati della Polonia presso l'O.N.U. Il colloquio fu molto cordiale e i ministri polacchi fecero proposte concrete sulle possibilità di vasti scambi commerciali tra i due Paesi (allego un resoconto del colloquio) . Il vice presidente ha poi fatto una visita di cortesia al ministro degli Esteri cecoslovacco, il socialista Masaryk.

Il vice presidente aveva ·chiesto di vedere il capo della delegazione sovietica presso l'O .N.U., ma purtroppo il signor Vyshinsky arrivò a Londra soltanto la sera precedente alla partenza del signor Nenni. La risposta che il capo della delegazione sovietica avrebbe visto con piacere il signor Nenni venne trasmessa all ' ambasciata un'ora dopo la partenza di quest'ultimo. È increscioso che questo incontro non abbia potuto verificarsi perchè, oltre a rappresentare un notevole interesse in sè, avrebbe potuto forse avere una certa influenza sui nostri rapporti con la Jugoslavia, facilitando possibili contatti del vice presidente del Consiglio con la delegazione jugoslava.

Ritengo che la visita del vice presidente Nenni sia stata utile nelle attuali circostanze. Essa ha certamente rafforzato i legami esistenti tra i socialisti italiani ed il Labour Party e potrà indurre i laburisti a seguire una linea di condotta di maggiore simpatia e comprensione nei nostri riguardi che non mancherebbe di influenzare favorevolmente la politica del Governo britannico verso l'Italia.

La coincidenza, come ho detto sopra, della venuta a Londra del vice presidente del Consiglio italiano con la prima Conferenza delle Nazioni Unite, e le prese di


1 Vedi D. 96.

contatto cui ha dato luogo, hanno attirato una certa attenzione sull 'Italia, rendendo più apparente, e per molti più ingiusta, la nostra assenza dalla Conferenza.

Non dubito che, dal canto suo, il signor Nenni non mancherà di riferire più ampiamente all'E. V. sul contenuto dei colloqui da lui avuti, come sulle impressioni riportate.

ALLEGATO

COLLOQUIO DEL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, NENNI, CON IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI POLACCO, MODZELEWSKI

APPUNTO. Londra, /9 gennaio /946 .

In un colloquio con il vice presidente Nenni, avvenuto in forma strettamente privata il 19 corrente, il sottosegretario agli Esteri polacco Modzelewski (che è anche delegato presso l'O.N.U. e membro del Consiglio di Sicurezza) ha fornito alcuni dati sullo stato attuale della produzione di carbone in Polonia.

Il signor Modzelewski ha dichiarato che la produzione di carbone prevista per il 1946 ammonterà a cinquanta milioni di tonnellate e metà di questo quantitativo sarà subito disponibile per l'esportazione. Già oggi la Polonia dispone di oltre tre milioni di tonnellate di carbone giacente in depositi vicini alle miniere che essa desidererebbe esportare al più presto, avendo bisogno dei depositi per la produzione in corso .

La produzione di carbone polacca potrebbe inoltre essere notevolmente aumentata, appena ci fosse una possibilità di esportarlo. Sarebbe possibile raggiungere cento milioni di tonnellate annue già entro i prossimi tre anni. Tuttavia per ottenere questo quantitativo sarebbe necessario aumentare la mano d'opera esistente e la Polonia avrebbe bisogno di circa 32 mila minatori in più. È già in corso a questo riguardo il trasferimento dei minatori polacchi che finora lavorano nella Francia settentrionale. D'altra parte il Governo polacco desidererebbe, se possibile, ottenere anche della mano d'opera italiana per le miniere.

La Polonia, disponendo oggi soltanto di mezzi di trasporto molto limitati, poteva per ora impegnarsi soltanto a consegnare il carbone franco frontiera (a questo riguardo è stato precisato che le linee ferroviarie polacche, che, durante l'avanzata dell'esercito sovietico erano state portate allo scartamento russo , sono nuovamente tornate a quello in uso nell 'Europa occidentale).

Il Governo polacco desidererebbe ottenere, in cambio delle esportazioni di carbone, in primo luogo del materiale automobilistico (particolarmente del materiale della FIA T che già giungeva dall'Italia prima della guerra), poi del materiale ferroviario e delle navi.

Venne precisato che la Polonia aveva oggi urgentemente bis~no di materiale automobilistico, che gli Stati Uniti non erano favorevoli a consentire dei crediti e d'altra parte l'Unione Sovietica non era in grado, per ora, di fare delle consegne di automezzi e che perciò si faceva molto affidamento sull'industria italiana.

Il signor Modzelewski ha insistito sul fatto che appena ci sarebbe stata la possibilità di ottenere i necessari mezzi di trasporto, la Polonia sarebbe disposta ad iniziare subito la consegna a credito di ingenti quantitativi di carbone.

A questo riguardo il sottosegretario agli Esteri polacco ha suggerito al vice presidente Nenni di fare chiedere, da parte italiana , agli Alleati se fosse possibile aumentare le consegne di materiale ferroviario all' Italia, impiegando anche le navi destinate a quelle di carbone. L'Italia con il materiale ferroviario ottenuto potrebbe prelevare il carbone direttamente alla frontiera polacca. Ciò sarebbe anche facilitato dal fatto che le linee ferroviarie attraverso l'Austria e la Cecoslovacchia avevano subito soltanto danni limitati e potevano, secondo il signor Modzelewski, essere rapidamente riattivate. In tal modo, sempre secondo il sottosegretario agli esteri polacco, sarebbe possibile iniziare la consegna di grossi quantitativi di carbone all ' Italia già all'inizio della prossima estate.

137

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 1634/146. Londra, 30 gennaio 1946, ore 14 (per. ore 9 del 31).

Mutamento politico sovietico riguardi Austria 1 , già rilevato da questa stampa (mio telegramma 16)2 è stato confermato a mio collaboratore da esponente Labour Party il quale assicura che anche rappresentante russo in seno comitato delegati supplenti ha assunto atteggiamento contrario interessi austriaci.

Manifestazioni cre~cente simpatia inglese per Austria sembrano aver confermato sospetto sovietico circa intenzione anglo-americana rafforzare paese in funzione antirussa. lnterlocutore rilevava che atteggiamento sovietico contrario revisione frontiera Brennero, se mantenuto , dovrebbe influire in senso a noi favorevole, neutralizzando note tendenze filo-austriache di certi ambienti ufficiali inglesi.

Anche risoluto appoggio Mosca a richieste jugoslave su Carinzia potrebbe a suo parere risolversi in definitiva a nostro vantaggio, offrendo a Tito possibilità successo che gli renderebbe più facile accettazione compromesso per Venezia Giulia.

Pur rendendomi conto che ragionamento può essere rovesciato a nostro danno, in quanto mancata soddisfazione jugoslava in Carinzia importerebbe necessità maggiore condiscendenza verso Tito in Venezia Giulia , atteggiamento russo sembrerebbe da tenersi in debito conto perchè, anche in quest'ultima ipotesi, ce ne potremmo sempre avvantaggiare per Alto Adige.

Intratterrò specialmente in argomento Vyshinsky con cui devo incontrarmj3.

138

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A VARSAVIA , REALE

T. 1706/28. Roma, 30 gennaio 1946, ore 16,30.

Suo 28 4 .

Confermi codesto ministro degli affari esteri che faremo del nostro meglio per impedire pubblicazioni del genere. Ella comunque ha ben fatto a sottolineare speciale carattere stampa da cui attacchi provengono. Gli ripeta che intera opinione pubblica italiana segue con cordiale simpatia rinascita nuova Polonia. Ed è questo


1 Risponde al D. 130. 2 Non pubblicato. 3 Vedi D . 152. 4 Vedi D. 112.

ciò che in definitiva importa. Prossimo viaggio nostri giornalisti costì gioverà indubbiamente allo scopo di progressivo riavvicinamento che i due Governi si propongono. Gli dica a mio nome che inclusione Polonia nel Consiglio di Sicurezza è stata accolta da parte nostra con vivo compiacimento e lo ringrazi dei sentimenti manifestati, sui quali contiamo 1 .

139

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 1633/129. Washington, 30 gennaio 1946, ore 19,50 (per. ore 8,30 del 31 ).

Suo telegramma n. 13462.

Ho continuato nei giorni scorsi a tenermi in stretto contatto col Dipartimento di Stato per la questione dell'Alto Adige. Riassumo la situazione quale viene raffigurata qui:

l) Sino ad ora Consiglio supplenti di Londra, salvo qualche contatto tra le delegazioni circa procedura da seguire, non avrebbe ufficialmente iniziato esame della questione.

2) La posizione di partenza resta sempre quella comunicata dal piano presentato da Byrnes alla prima Conferenza di Londra .

3) L'Inghilterra non ha sino ad oggi qui precisato suoi eventuali punti di vista circa una soluzione della questione in favore dell ' Austria. Si continua però a temere che quando la questione sarà discussa, l'Inghilterra, senza opposizione da parte della Francia, possa pronuncìarsi per il ritorno dell'Alto Adige all' Austria. Una proposta pura e semplice in tal senso non verrebbe approvata da parte americana. Qualora piano rendesse del tutto impossibile una soluzione sulle linee del piano americano, ed Inghilterra, con qualche sostegno francese, non decampasse da eventuali rigide prese di posizione [non è da] escludere che si finisca [con comprome]sso sul principio del plebiscito. Ricordo che l'idea del plebiscito era stata sostenuta da una corrente del Dipartimento nell'estate scorsa (mio telegramma n. 427) 3 : peraltro tale soluzione aveva finito per essere scartata grazie anche all'opera personale di Dunn, il quale quindi dovrebbe essere poco propenso a cedere. ·


1 Reale rispondeva il 12 febbraio (T. p. c. 2871 /08): «Il ministro Rzymowski, che ho visto il 9 corrente, si è dichiarato soddisfatto dell 'assicurazione che il Governo italiano farà quanto è in suo potere per impedire e, occorrendo, per reprimere secondo le leggi gli attacchi di taluni organi della stampa italiana contro la Polonia democratica, i suoi dirigenti e lo stesso presidente del Consiglio nazionale Bierut» .


2 Vedi D . 115.


3 Non pubblicato.

4) Informazioni del nostro ambasciatore a Londra (suo telegramma n. 1147)1 concordano sostanzialmente quanto dettomi da Dunn prima della sua partenza (mio telegramma n. 24)2 , circa convocazione Austria a Londra ed anche nostra convocazione. Al riguardo tuttavia direttore affari politici europei Matthews, a mia precisa domanda, mi ha detto ieri secondo lui l'Austria sarebbe stata in questa prima fase invitata , come l' Italia, a presentare «per iscritto» il suo punto di vista.

5) Al Dipartimento di Stato si continua a manifestare opinione che U.R.S.S ., dopo risultato elezioni in Austria, non abbia più alcuno speciale interesse ad una soluzione della questione dell'Alto Adige . Mosca anzi potrebbe avere l' intento di lasciare sussistere motivi permanenti di malcontento Austria contro l'Italia. In sostanza, restituzione della provincia di Bolzano amministrazione italiana non esclude , per ovvie ragioni suaccennate, ricorso soluzione plebiscito. Mi sembra possa essere utile prepararsi fin da ora anche a tale eventualità, sia con considerazioni che lo respingano a priori , sia per potere , ove principio insidioso finisse per essere accolto , almeno o ttenere che esso si svolga nelle condizioni migliori (tenere presenti optanti, suddivisione in zone della provincia di Bolzano ecc.) . Mi rendo conto di tutti i pericoli che l'argomento comporta; tuttavia un eventuale precedente che fossimo costretti ad accettare e che non (dico non) considerasse la regione un blocco unico, potrebbe almeno offrire qualche possibilità per salvare la linea etnica italiana in Venezia Giulia qualora fossimo colà posti di fronte a soluzioni inaccettabili.

140

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 1667/137. Washin g ton , 30 gennaio 1946, ore 21,44 (per. ore 12,45 del 31 ) .

Suoi telegrammi nn . 89 e 1503 3.

Non si è mancato comunicare Dipartimento di Stato informazioni telegrafate da V. E. in relazione domanda Albania ammissione O.N .U. Si è contemporaneamente attira ta attenzione Dipartimento di Stato sulle pietose condizioni duemila connazionali colà trattenuti. È stato risposto che il Dipartimento di Stato era pienamente al corrente triste situazione. Si conosceva già da telegramma rappresentante americano Tirana brusco rimpatrio nostra missione. Quanto alla domanda rivolta da Albania O.N.U. essa era stata rapidamente messa atti dal Consiglio Sicurezza nè Stati Uniti dopo Londra avrebbero potuto del resto esservi favorevoli sia per decisione principio adottata circa rinvio ammissione nuovi membri sia per condizioni interne Albania notevolmente peggiorate .


1 Non pubblica to. 2 Vedi D . 60. 3 Vedi DD. 129 e 128.

Arrivo a Tirana del ministro dell'U.R.R.S. avrebbe coinciso -secondo Dipartimento di Stato -con una ondata di arresti, l'annuncio repressione complotto fascista, ecc. Si mostrava di prevedere che situazione interna albanese avrebbe potuto in breve tempo adeguarsi a quella jugoslava che qui si continua a deplorare.

Sempre secondo Dipartimento di Stato condizione di cose createsi rapidamente in Albania, unitamente alla perdurante mancanza risposta alla richiesta americana di conferma della validità dei trattati precedentemente conclusi con gli U.S.A. rischiava di pregiudicare riconoscimento attuale Governo albanese da parte americana (di cui al telegramma n. 93 di questa ambasciata del 22 gennaio) 1•

141

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N. D. 1641/27. Mosca, 30 gennaio 1946, ore 23,55 (per. ore 9 del 31) .

Dekanozov mi ha detto che Governo sovietico ha informato americani che è disposto in principio a discutere revisione armistizio italiano. Ai fini pratici sarebbe bene, sempre che sia possibile, persuadere Governo americano a presentare proposte concrete solo per quello che riguarda clausole finanziarie e a non (ripeto non) sollevare questione modificazione nostro status. Mi rendo conto come questo avrebbe grande importanza per noi dal punto di vista prestigio, ma ritengo escluso che Russia vi acceda, a meno che provvedimento analogo sia preso per quanto concerne Paesi sua zona : questione bulgara essendo ancora in alto mare, ciò provocherebbe difficoltà discussioni interminabili. Se invece proposte americane si limiteranno proposte concrete concernenti clausole economiche-finanziarie armistizio , questione potrebbe, per quanto concerne Russia, essere risolta abbastanza rapidamente.

142

IL CONSIGLIERE COPPINI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 24/22. Vienna , 30 gennaio l 946 (per . i/ 2 febbraio ) .

l) Dal colloquio che ho avuto con il ministro degli affari esteri austriaco e da altri elementi raccolti mi sembra si possa affermare: a) Fino alle elezioni politiche del 25 novembre u.s. i vari tentativi fatti dal Governo austriaco per accertare il punto di vista degli Alleati circa il problema


1 Non pubblicato.

dell'Alto Adige non devono aver avuto risultati concreti. Mentre Stalin aveva dato, nella sua lettera a Renner, assicurazioni generiche sulla intangibilità del territorio austriaco nei confini del 1938, gli altri Alleati dovevano essersi mantenuti in opportuno riserbo.

b) I tentativi del Governo austriaco hanno invece avuto esito positivo dopo ed in seguito al risultato delle elezioni legislative. Non ritengo che questo Governo abbia avuto assicurazioni circa la retrocessione dell'Alto Adige all'Austria, ma certamente ha ricevuto sicuri affidamenti da qualcuna delle Potenze occupanti che le sue richieste sarebbero state esaminate in sede del trattato di pace con l'Italia.

c) L ' intenzione del Governo austriaco di sondare il terreno per un abboccamento con quello italiano sulla questione dell'Alto Adige (come si palesò nell'invito di Gruber fatto per tramite del prof. Pacher e nella missione Zuliany) 1 si è modificata quando esso ha avuto assicurazioni dalle Potenze alleate che avrebbero sottoposto questo problema al loro esame e quando si è convinto che l'atteggiamento del Governo italiano attraverso le notizie che certo gli Alleati stessi gli avranno fornito -era quello di non ammettere una simile questione tra l'Italia e l'Austria.

Come ho già detto in altro rapporto 2 è certo una vittoria-sia pure tatticadel Governo di Vienna aver raggiunto questi due scopi: l) aver impostata la questione dell'Alto Adige nel campo internazionale; 2) l'averla messa all'ordine del giorno delle discussioni di Londra. Il ministro Gruber, accennandomi all'esistenza di questi contatti in materia con le Potenze occupanti, non mi ha voluto, per ora, specificare quali siano le Potenze ed entro quali limiti abbiano dato questo genere di affidamenti, ma mi risulta intanto che il Governo austriaco continua a presentare, per tramite di questa missione inglese, memoriali esplicativi sulla questione alto-atesina.

2) In una prossima comunicazione intenderei esporre, cogli elementi che vado raccogliendo , la politica che ognuna delle singole Potenze occupanti sta svolgendo in Austria e quale sia, a mio avviso , in connessione a questa, la posizione di queste Potenze rispetto al problema dell'Alto Adige. Anticipandone le conclusioni , si può intanto dire che mentre la Francia mira sostanzialmente a costituire nel centro europeo un forte e per quanto possibile omogeneo Stato che riesca a formare una larga fascia nella Germania meridionale , l' Inghilterra vede nell ' Austria il fulcro della sua politica danubiana, l'appoggio avanzato per la sua influenza verso l'Ungheria e la Romania, che si trovano attualmente, senza discussione, nell'orbita sovietica . La cessione dell'Alto Adige all'Austria potrebbe essere quindi, nelle intenzioni inglesi e francesi, ed eventualmente in quelle americane, uno degli apporti al rafforzamento materiale ed al consolidamento politico di questo nucleo che improvvisamente si è rivelato passibile di essere usato quale pedina di una politica europea d'ispirazione occidentale. Questo atteggiamento politico, sopratutto da parte inglese, si è verificato dopo ed in seguito alle elezioni del 25 novembre scorso. Fino allora la politica di Londra era stata in Austria piuttosto guardinga nel timore che riuscisse alla Russia di attrarre nella sua orbita, attraverso alla propaganda politica interna, tutta l'Austria.


1 Vedi serie decima , vol. II, D. 749. 2 Vedi D . 126.

3) Le elezioni legislative e regionali austriache, che si sono svolte in perfetto ordine e colla partecipazione della stragrande maggioranza dei votanti, hanno dato un inatteso risultato. Si può affermare che esse sono l'espressione di un centrismo che è egualmente distante dalle tendenze di sinistra e da quelle di destra. Con un più particolareggiato esame potrà spiegarsi come siano stati eliminati tanto i comunisti, che nell'immediato precedente periodo avevano una forte preponderanza, quanto gli elementi nazisti e i loro simpatizzanti, che ancora due anni or sono avevano un forte seguito nel paese. Queste elezioni si possono tuttavia definire elezioni di guerra poichè ne sono l'immediato riflesso e si sono svolte subito dopo l'invasione militare e l'occupazione da parte degli eserciti vittoriosi. Ecco perchè sarebbe azzardato dire che questa manifestazione elettorale possa considerarsi lo specchio delle reali tendenze politiche della massa austriaca . Ad ogni modo le elezioni sono state palesemente guidate da un motivo antisovietico e cioè dalla riprovazione per gli eccessi -non sempre evitabili -perpetrati dalle truppe sovietiche nel primo periodo dell'invasione e per l'atteggiamento delle autorità sovietiche d'occupazione.

4) L'Inghilterra si è basata su questa espressione elettorale per iniziare una politica di riavvicinamento e di aiuto all'Austria e ritiene di poterla continuare liberamente con risultati sicuri . Ora sta qui l'errore di visuale dei Governi alleati, al quale hanno concorso e concorrono -se non sbaglio -le informazioni e le valutazioni, a mio avviso, non adeguate alla realtà che sono fornite a Londra da questo Paese, dove è inevitabile, proprio da parte delle autorità occupanti, il verificarsi di un certo immedesimarsi nella sua situazione e nelle sue aspirazioni . Le elezioni legislative non hanno infatti modificato la situazione dell'Austria nè le hanno concesso una maggiore libertà d'azione nel campo politico interno , internazionale ed economico. Tutto si è ridotto ad un formale vantaggio, che era, del resto, nella natura delle cose: il riconoscimento . ufficiale del Governo austriaco da parte di tutti gli Alleati e lo scambio dei rappresentanti. Ma lo stesso comunicato alleato che annunziava il riconoscimento ribadiva che il controllo sull'Austria continuava a restare immutato col precedente sistema. Queste elezioni hanno, se mai, complicato la situazione politica di questo paese, in quanto hanno creato, proprio sul terreno austriaco, un altro punto di contrasto potenziale tra gli Alleati e l'U.R .S.S. La politica sovietica , basata su di un principio realista e capace di adeguarsi alle circostanze ambientali , non ha tentato di sovvertire il regime sociale dell'Austria nè d'introdurre riforme analoghe a quelle applicate in Romania ed in Ungheria. Il Governo di Mosca, aiutando quello di Renner e !asciandogli discreta autonomia, aveva creduto di poter contare , basandosi sull 'esperienza del passato, su una forte maggioranza socialista, appoggiata dai comunisti e dai democratici cristiani. Le elezioni gli hanno dato torto . Ed è per questo che i sovietici hanno assunto un atteggiamento decisamente neutro e talvolta passivo che è proprio quanto è sufficiente per rendere l'Austria incapace di fare un solo passo innanzi.

5) Vediamo infatti quale sia la situazione attuale di questo Paese. Esistono quattro zone d 'occupazione, ciascuna completamente divisa ed autonoma . Il passaggio da zona e zona è ammesso solo con speciale permesso. È raro poter disporre di un permesso valido per tutte e quattro le zone. Al razionamento abbondante nell'una (zona americana) corrisponde un tesseramento al di sotto del minimo in un'altra (zona sovietica e Yienna) . Il traffico di merci da una zona all'altra è praticamente inesistente. Una recentissima disposizione interalleata lo ha ripristinato nei limiti delle merci superflue, eccezione priva di reale significato perchè la zona sovietica non avrà mai merci superflue, ammenochè le truppe rosse non decidano d'importare da altre zone merci che occorrono loro. D'altra parte è noto che il traffico ferroviario e stradale da e per la zona sovietica e verso Vienna non avviene che limitatamente e sotto scorta militare per la poca sicurezza. L'esportazione verso l'estero si effettua nell'ambito delle singole zone che scambiano merci con gli Stati vicini. Le difficoltà di concludere un accordo commerciale più ampio e con determinazione di contingenti proviene proprio dalla impossibilità di stabilire preventivamente se e di quali merci gli Alleati intendono disporre.

La divisione delle zone dovrebbe trovare il suo correttivo nell'amministrazione unitaria del Consiglio interalleato e del Governo austriaco. Ma questo è praticamente soffocato dalla poderosa macchina del controllo quadripartito (la sola commissione inglese è composta di quattromila persone) che si scinde in numerose e anch'esse quadripartite sottocommissioni , che alla loro volta debbono unanimamente decidere. È in seno a questa macchinosa procedura che funziona egregiamente l'atteggiamento passivo sovietico, per cui raramente si ottiene che una disposizione del Governo austriaco possa essere rapidamente applicata.

Alla divisione in zone si aggiunge la presenza di una poderosa forza d'occupazione. Si parla di circa un milione d'uomini , di cui due terzi sovietici. Cifre esatte non si hanno , ma ritengo verosimile quanto mi ha detto il ministro Gruber e cioè che si tratta di molte centinaia di migliaia . Il Governo austriaco -secondo quanto mi ha spiegato il ministro degli esteri -ha chiesto la diminuzione delle forze d'occupazione. Tranne il Governo francese, che ha annunciato la sua decisione di abbassare il contingente delle sue truppe a quindicimila uomini, le altre potenze hanno dato solo affidamenti di riesaminare, di comune accordo, la questione. È ad ogni modo certo che, già solo per le difficoltà di trasporto, le truppe sovietiche non saranno spostate verso la Russia prima della prossima estate . Voci circolanti per Yienna affermano anzi che i distretti vicini alla città rigurgitano di truppe russe e che molti edifici nei settori sovietici della capitale vengono requisiti per far posto ad uffici ed alle famiglie degli ufficiali sovietici. Tutte queste truppe sono mantenute dal Governo austriaco. Mentre quelle alleate provvedono ad importare generi alimentari per il proprio consumo, le truppe sovietiche vivono praticamente sulla loro zona. Di qui le condizioni tristi della Bassa Austria e le enormi difficoltà per rifornire Vienna, circondata dalla zona russa. Il costo mensile per le truppe d'occupazione è salito in questo ultimo mese , secondo notizie ottenute da ottima fonte, a cinquecento milioni di scellini su una circolazione monetaria recentemente stabilita a sei miliardi complessivi.

La situazione economica e finanziaria è caratterizzata dalla serie di fatti che ho voluto brevemente ·elencare. La zona industriale della Bassa Austria è completamente inattiva per mancanza di macchinario, asportato dai russi, e di materie prime. Vienna si trova in gravissime condizioni e la ricostruzione e riparazione dei suoi incalcolabili danni sono problemi di un lontanissimo avvenire. Neppure l' agricoltura presenta rosee prospettive. Mancano quasi del tutto le sementi orto-frutticole, scarsa è la mano d ' opera ; raro il bestiame e deficiente l'attrezzatura nella zona sovietica. Il cambio della valuta, deciso per costituire al Governo austriaco una massa di manovra liquida, per far fronte alle spese d'occupazione, non servirà a frenare l'inflazione se le spese stesse continueranno a crescere con ritmo così alto .

6) La situazione austriaca era così prima delle elezioni e tale è rimasta . Il progetto inglese di creare alla nuova Austria condizioni favorevoli di vita e di consolidare il suo organismo, urta quotidianamente contro la realtà delle cose che è in definitiva quella posta dalla politica sovietica in questo paese. Quale essa sia positivamente è prematuro dirlo. Finora l'U.R.S.S . usa ampiamente del suo diritto di beata possidente, nè ha nessuna intenzione di rinunciarvi. Può anche darsi che l'Unione Sovietica ceda il suo posto in Austria, ma lo farà il più tardi possibile e per motivi ed interessi che sfuggono alla mia valutazione. Non si può comunque dire se l'Austria sia destinata ad essere un punto fermo nel piano politico europeo di Mosca, oppure se costituisca una semplice pedina di giuoco e di scambio . Certo una politica danubiana non si concepisce senza il controllo del corso superiore del Danubio.

I Governi inglese e francese, perseguendo poi una politica autonoma di restaurazione e di consolidamento austriaco, eventualmente con la intenzione di retrocedere aU'Austria l' Alto Adige , corrono il rischio, senza ottenere nessun pratico vantaggio , di insospettire e di irrigidire il Governo sovietico nella sua posizione attuale e di creare un contrasto permanente fra l'Italia e l'Austria, mentre sarebbe interesse precipuo di quelle due Potenze di facilitare con ogni mezzo la collaborazione fra i due Paesi .

Questo è il punto che mi sembrebbe indispensabile far presente ai Governi di Londra e di Parigi ed eventualmente anche a Washington. Per parte mia non ho mancato di dirlo a questi rappresentanti inglesi che mi sono apparsi decisamente favorevoli ad una attiva politica di consolidamento austriaco . Gli Alleati, eçl in particolare gli inglesi, dovrebbero -a mio modo di vedere -avere bene presente che il loro interesse non è quello di tentare ad ogni costo di ingrandire e rafforzare uno Stato la cui sorte non dipende dalla buona volontà e capacità dei suoi governanti e di creare un dissidio permanente fra due nazioni che, procedendo unite, potrebbero veramente stabilire la premessa per il futuro pacifico consolidamento di questa zona europea, bensì quello di aiutare questo Paese a ristabilire a poco a poco la sua economia, cercando, d ' accordo con i sovietici e senza destare inutili e pericolose apprensioni, di arrivare ad un reale compromesso che assicuri una certa libertà d'azione al Governo austriaco. Bisogna che Londra e Parigi si convincano che non è con la promessa dell'Alto Adige o con le mene asburgiche che si può ricondurre la pace in questa zona europea o che si può contrastare la politica d'influenza e di controllo che il Governo sovietico intende mantenere in tutta la regione danubiana.

7) L' azione per difendere la nostra tesi sull ' Alto Adige non può tuttavia limitarsi a chiarire nelle capitali alleate la vera situazione di fatto austriaca ed a richiamare l'attenzione delle Potenze sugli errori che esse commettono, continuando una politica che è foriera di reali contrasti con l'U .R.S.S e fra l'Italia e l'Austria . Il ministro Gruber (vedi mio rapporto n. 13 /11 del 12 gennaio 1946) 1 mi ha detto che non appena le Potenze alleate avranno deciso per il plebiscito nell'Alto Adige , il


1 Vedi D. 76.

Governo austriaco farà conoscere a quello italiano tutti i provvedimenti che esso intende emanare per garantire i diritti culturali, etnici ed economici degli italiani colà residenti. Non posso nascondermi che se si dovesse arrivare alla decisione di indire un plebiscito nella zona alto-atesina, questa intenzione austriaca, che è certamente già a conoscenza degli Alleati, potrebbe avere una forte ripercussione nell'opinione pubblica, se anche noi non saremo pronti con altrettali progetti a mostrare che siamo capaci di tutelare i diritti amministrativi, culturali ed etnici di quel gruppo di allogeni e che vogliamo tener conto degli interessi austriaci in quella regione.

Nella stessa conversazione, il ministro Gruber non ha messo in dubbio le intenzioni del Governo italiano di concedere agli alto-atesini la più ampia autonomia. Non mi ha neppure accennato ai provvedimenti da noi finora adottati nell'Alto Adige, perchè è evidente che l'interesse prevalente austriaco è ora quello di riprendere la sovranità su quel territorio e non di attenerne l'autonomia e che da una carenza nostra, nella tutela della minoranza tedesca, esso può trarre più forte argomento per la sua tesi. Il ministro degli esteri mi ha parlato piuttosto degli interessi austriaci nell'Alto Adige, degli stretti rapporti economici che

. uniscono quella regione con l'Austria, della importanza della linea ferroviaria Villaco-Dobbiaco-Brunico-Fortezza, unica diretta comunicazione tra la Stiria ed il Tirolo senza dover risalire a Salzburg; mi ha parlato persino della necessità, per l'Austria, di avere un territorio più vasto onde poter equilibrare il peso del «Wasserkopf» dello Stato austriaco (la sua enorme capitale) e per avere lo spazio per insediarvi l'efflusso di coloro che dovranno sgombrare Vienna. Le dichiarazioni di Renner (vedi intervista da me trasmessa con telespresso n. 16114 del 26 gennaio 1946) 1 hanno accennato alla necessità austriaca, e di riflesso a quella ungherese e svizzera, della istituzione di una seconda linea ferroviaria trasversale che da Vienna, per la valle dell'Isarco, <;<ntri nella Svizzera meridionale. Tutto questo complesso d'interessi economici, evidentemente esagerato, costituisce però il nucleo dei motivi che, oltre a quelli etnici e politici, avranno trovato posto nei memoriali austriaci, uno dei quali è stato recentemente presentato al Governo inglese.

Vorrei aggiungere che, con la presenza di rappresentanti austriaci nelle principali capitali alleate, con l'incarico di «raggiungere una soluzione soddisfacente del problema alto-atesino» la propaganda per l'Alto Adige riceverà probabilmente un nuovo impulso e che essa si servirà certamente, fra gli altri argomenti, della mancanza di provvedimenti concreti ed organici per la tutela delle minoranze di lingua tedesca in Italia, nonostante che quella regione da un mese sia stata restituita alla piena amministrazione italiana.

Non mi è facile giudicare se il tempo che rimane, prima di una qualsiasi decisione alleata, possa essere sufficiente per attuare quel complesso di riforme che il Governo italiano ha annunziato di voler introdurre in Alto Adige. In ogni caso mi sembra che si debbano, sin d'ora, tener pronte le soluzioni di tutti i problemi che possono interessare l'Alto Adige e, in generale, le nostre relazioni con l'Austria per il momento in cui questo Governo dovesse presentare i suoi· progetti per la tutela dei cittadini e degli interessi italiani in quella regione.


1 Non pubblicato.

143

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1792/150-151. Waslzington, 1° febbraio 1946, ore 23,23 (per. ore 12,15 del 2) .

Mio telegramma 132 e telegramma stampa odierno 27 1•

Stasera al Dipartimento di Stato ho appreso in via confidenziale che Consiglio pace Londra, in sue sedute di ieri · l'altro e di ieri, ha iniziato discussioni per la questione territoriale. Mentre questioni .frontiere metropolitane sarebbero state solo genericamente abbordate, sorte restituzione colonie pre-fasciste è stata al centro dell'attenzione e avrebbe formato oggetto acceso dibattito.

Ognuna delle quattro potenze ha infatti assunto netta posizione, differenziata da quella delle altre. Francia ha proposto trusteeship singolo all'Italia per colonie prefasciste africane . Stati Uniti si sono dichiarati per noto piano Bymes proposto alla Conferenza di Londra, cioè per trusteeship plurimo, con partecipazione italiana, per tutte colonie. Russia ha accettato trusteeship plurimo per Cirenaica, Eritrea e Somalia, insistendo energicamente per trusteeship singolo, affidato ad essa stessa, per Tripolitania e per soluzione immediata questione. Inghilterra ha proposto suo noto piano di rinvio decisione circa colonie mercè istituzione «curatela» (guardianship) provvisoria quattro potenze, fintanto che O.N.U. non avrà elaborato schema organizzativo trusteeship. Parrebbe che «curatela», almeno nelle intenzioni inglesi, lascerebbe sussistere attuale situazione di fatto nelle colonie. Piano britannico prevede inserimento trattato pace clausola con la quale Italia rinunzia propri diritti sovranità su sue colonie. Delegato russo ha rifiutato discutere questione Egeo «non essendo ancora preparato».

Dunn, nel telegrafare quanto precede, commentava per parte sua che situazione, alla chiusura in seduta di ieri, appariva analoga a quella della Conferenza Londra alla fine del settembre u.s. Ho immediatamente espresso al mio interlocutore più ampie eccezioni circa clausola prevista dal piano britannico che si presentava inaccettabile per l'Italia. Mi ha risposto che soluzione trusteeship, ormai inevitabile, in quanto accettata in principio dalle quattro potenze, appariva escludere, secondo studi giuristi del Dipartimento di Stato, permanere sovranità preesistente che passava di diritto all'O .N .U., il trustee assumendo la figura di un gerente . Pertanto, secondo lui, possibilità per l'Italia, in caso di trusteeship plurimo, di ottenere partecipazione o anche amministrazione da parte O.N.U. in dette colonie, permarrebbe inalterabile. Ho allora ricordato precedenti discussioni giuridiche circa titolare sovranità mandato della Società delle Nazioni.

Non mi è stato possibile ottenere altri dettagli su informazioni qui telegrafate da Dunn. Peraltro, osservazioni Dipartimento di Stato potrebbero far presumere che delegazione americana possa anche finire coll'aderire al piano inglese (miei telegrammi 33 e 34)2 , qualora altre delegazioni accettino rinviare decisioni circa nostre cotonie: ciò che delegazione sovietica avrebbe recisamente escluso sino iersera.


1 Non pubblicati. 2 Vedi D. 60.

Non mi nascondo gravità inserimento in trattato di pace di una clausola del tipo accennato e mi rendo conto difficoltà apportarvi 'sostanziale miglioramento. Sarei grato voler telegrafarmi colla massima sollecitudine istruzioni per norma di linguaggio con Dipartimento di Stato anche circa eventuale formula che potrebbe essere accolta sia da noi che dagli altri. Beninteso ne farei uso soltanto ove si delineasse accettazione domanda inglese 1 .

144

L'AMBASCIATORE A MADRID, GALLARATI SCOTTI; AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1803n9. Madrid, Jo febbraio 1946, ore 23,30 (per. ore 16,30 del 2).

Nonostante loro intonazione nettamente anti-franchista, dichiarazioni nuovo capo del Governo francese Gouin circa rapporti con Spagna hanno dimostrato che crisi franco-spagnola, acutizzatasi in seguito a mozione Assemblea Costituente, è per il momento superata.

Ieri questo ministro degli affari esterì Martin Artajo mi diceva che da parte francese, come avevo previsto (mio rapporto 2172 del 22 novembre scorso) 2 , si era pensato dare soddisfazione opinione pubblica e partiti di sinistra concedendo formale riconoscimento ufficiale al Governo Girai , ma conservando con Governo Franco attuali rapporti che di ufficioso non hanno effettivamente che il nome. Governo spagnolo si è opposto a questa manovra facendo presente che di fronte eventuale riconoscimento del Governo Girai esso avrebbe rotto senz'altro ogni rapporto con Francia con conseguente grave danno interessi economici francesi in Spagna. Secondo questo ministro esteri, è in seguito a tale atteggiamento che Francia avrebbe rinunciato riconoscere Governo repubblicano spagnolo. Ritengo che discreta pressione in tal senso sia stata esercitata dal Governo inglese che non gradirebbe iniziativa francese suscettibile turbare equilibrio già instabile esistente.

· Infatti, a parte dichiarazioni ufficiali fatte da uomini politici inglesi tempo fa, questo ministro degli esteri mi è sembrato convinto che nemmeno ora si considera da parte dei britannici e forse anche americani che misure drastiche possano costituire mezzo più opportuno per accelerare evoluzione o per determinare mutamento regime interno spagnolo.


1 Con T. uu . 1829/154 del 2 febbraio, ore 18, lO, pervenuto alle 8 del 3, Tarchiani aggiungeva: «In relazione notizie discussione pace Londra qui pervenute, ho chiesto di vedere al più presto segretario di Stato. Byrnes mi ha fissato udienza per lunedì 4 corrente alle ore 9,30. Malgrado tempo così limitato sarei grato volermi far pervenire possibilmente urgentissime istruzioni specie circa questione coloniale». Vedi D. 157.


2 Non pubblicato.

145

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1784/156. Londra, 1° febbraio 1946, ore 23,50 (per. ore 12,15 del 2) .

Dal complesso informazioni che raccolgo discussioni nostra pace a Lancaster House si svolgono su terreno non meno difficile che settembre scorso. Prova questa grave incertezza è fatto che si è esitato finora affrontare alcuno specifico argomento. Sinteticamente, si delinea persistente richiesta Russia per trusteeship singolare su Tripolitania e per riparazioni , congiunte a rifiuto esprimersi circa sorte Dodecanneso. Francia fino ad ora non ha avanzato rivendicazioni precise su Tenda e Briga, lasciando intendere considerare implicita pertinenza terreno caccia il che giustificherebbe sia dichiarazione Couve de Murville (mio telegramma 127) 1 sia voce recente limitazione rivendicazioni francesi terreno caccia in quanto già parte antico Dipartimento Alpi Marittime . io vedrò oggi stesso Massigli 2 per cercare appurare indirettamente stato delle cose. Pare confermata intenzione russa difendere statu quo Brennero in funzione anti-austriaca e come compenso sacrificio richiesto in Venezia Giulia . Delegato russo Commissione Venezia Giulia atteso qui settimana prossima . Mi preparo ampia spiegazione con Vyshinsky il quale mi ha comunicato mi vedrà oggi ricevimento ambasciata di Russia , la sola invitatomi regolarmente in tale circostanza ufficiale, e mi ha fissato colloquio privato domanP.

146

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D. 1785/157. Londra, }0 febbraio 1946, ore 23,50 (per. ore 11 del 2).

Seguito del precedente 4 . Massigli mi ha confidato : l) de Gaulle si è troppo impegnato questione Tenda Briga perchè Governo francese attuale possa recedere pretese di fronte corrente opinione pubblica orien


1 Vedi D. 12 1. 2 Vedi D. 146. 3 Vedi D. 152. 4 Vedi D. 145.

tamento nazionalistico . Couve de Murville ha istruzioni considerare Tenda Briga parte integrante terreno caccia salvo speciale accordo Italia utilizzo sorgente energia elettrica ;

2) frontiera Alto Adige Francia sostiene necessità minori rettifiche di frontiera favore Austria che non è oggi in grado precisare;

3) per le colonie , a note pretese russe Murville ha risposto sostenendo trusteeship individuale a favore dell ' Italia. Mai la Francia potrà acconsentire ad una soluzione di trusteeship russa in Tripolitania. Paventando inconciliabilità opposte tesi, delegato inglese ha prospettato ipotesi di posporre intera nostra questione coloniale in attesa regolarla nel quadro generale sistema strumento trusteeship, salvo chiedere all'Italia, all 'atto conclusione pace, una generìca rinunzia ai suoi diritti sovrani individuali . Francia ed America si sono espresse nettamente a favore di una soluzione definitiva;

4) per Dodecanneso, Russia continua a rifiutare di esprimersi;

5) per Trieste, Francia è risolutamente al nostro fianco.

Massigli mi ha promesso di farmi incontrare ~ppena possibile Bidault 1•

147

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . 1787/159. Londra, 1° febbraio 1946, ore 23,50 (per. ore 12,15 del 2 ) .

Suo 15032 .

Poiché questione ammissione Albania, salvo imprevisti, verrà rinviata prossima riunione Assemblea (come da mio telegramma n. 139)3 , non mi sembra consigliabile attirare nuovamente attenzione sulla nostra ammissione ciò che non frutterebbe con ogni probabilità più di frasi generiche cortesi, già rivolta indirettamente in occasione telegramma V.E. all'O.N.U. 4 .

Posso invece assicurare che ottima impressione è stato provocata al Foreign Office da considerazioni contenute nel telegramma n . 84 5 . Converrà quindi tornare a farlo presente a tempo debito se non dovesse nel frattempo risolversi sfortunata situazione nostri tecnici in Albania.


1 Vedi D . 188. 2 Vedi D . 128 3 Non pubblicato. 4 Vedi D. 70. 5 Vedi D. 129.

148

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D . 1828/152. Washington, 2 febbraio 1946, ore 13,53 (per. ore 8 del 3) .

Miei telegrammi 120 e 121 1• Ieri sera al Dipartimento di Stato si è appreso, in via confidenziale, che allo

· scopo di ristabilire il contatto con Mosca sulla questione derivante revisione dell'armistizio, si telegrafava colà per informare il Governo sovietico della intenzione americana di sostituire al testo armistiziale un nuovo modus vivendi. Quest'ultimo verrebbe giustificato agli occhi di Mosca colla necessità di sancire la soppressione giuridica di molte clausole che gli Alleati hanno rinunziato ad applicare e che ormai non hanno più necessità di sussistere dopo venti mesi di cobelligeranza attiva italiana. Si aggiungeva, anche se in modo generico, che dato ciò si riteneva opportuno di modificare anche altre clausole per snellire e farne un nuovo documento organico, ridotto a pochi termini essenziali. Secondo Dipartimento di Stato siffatta proposta dovrebbe avere l'accoglimento da parte russa del principio di un modus vivendi, e dissipare timori sovietici di una pace provvisoria. È possibile che nell'occasione si chieda anche l'assenso russo per la partecipazione della Francia alle discussioni sul modus vivendi 2•

Dipartimento di Stato ha aggiunto che intanto erano qui in corso attive discussioni con i ministeri militari per accertare gli oneri finanziari derivanti all'Italia per l'occupazione americana e la possibilità giuridica di rinunziarvi. Da parte dei militari si era fatto presente che qualora l'America dovesse provvedere al pagamento delle requisizioni, approvvigionamenti e servizi, occorrerebbe un apposito stanziamento del Congresso, ciò che toglierebbe possibilità di provvedere con un semplice atto del potere esecutivo. Comunque, si stava studiando di escogitare sistema più conveniente.

Maggiore timore del Dipartimento di Stato è sempre quello che l'Inghilterra sollevi, da parte sua, molte difficoltà ed eccezioni proprio sulla revisione delle clausole economiche finanziarie, dato anche maggiore entità forze armate britanniche in Italia.

Continuo a svolgere ogni possibile azione per accelerare i tempi.


1 Vedi D. 133.


2 Con successivo T. s .n.d. 2175 /184 del 7 febbraio, Tarchiani informava: «Dipartimento di Stato stamane assicurato confidenzialmente, a parziale modifica precedente comunicazione, che si era poi limitato a informare Mosca che avrebbe a suo tempo presentato a Governo sovietico proposta americana revisione regime armistizio. Nell'occasione si era chiesta risposta russa a precedente passo americano per inclusione Francia nelle trattative».

)

149

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTIN!, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 1833/50. Rio de Janeiro, 2 febbraio 1946, ore 19,59 (per. ore 8 del 3).

Segnalo all'attenzione della E.V. opportunità venga ampiamente diffusa codesta stampa intervista concessa nuovo ministro degli esteri circa sviluppo relazioni i tal o-brasiliane (già telegrafato in chiaro riassunto a codesto ministero) 1• Coincidenza intervista in questione con discorso La Guardia (mi riferisco al mio telegramma 44)2 costituisce significato da porre in rilievo dovuta abilità.

Informo inoltre che qualche giornale opposizione non ha mancato criticare più o meno benignamente dichiarazioni questo ministro esteri e precisamente quelle riferentisi misure restrittive beni italiani che ministro degli affari esteri ha detto testualmente «voler sospendere prossimamente con la maggiore urgenza per non pregiudicare ritorno normalità mutui scambi commerciali tra i due paesi». Ho subito provveduto fare ribattere da altri giornali locali, ma ad ogni modo sembrami già soddisfacente risultato aver ottenuto interessare questa opinione pubblica a soluzione nostre importanti questioni 3•

150

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. URGENTE 1925/110. Roma, 2 febbraio 1946 , ore 22.

Suo 23 4 .

Ringrazi Dipartimento di Stato per buone disposizioni manifestate. Situazione è oggi peraltro la seguente. Tanto da parte britannica quanto da parte sovietica la generica richiesta rivolta a Mosca e a Londra dagli Stati Uniti per una revisione


1 Con T . 1832/49 del 2 febbraio, non pubblicato. Nell'intervista Neves da Fontoura aveva tra l'altro affermato: «Saremo molto felici se potremo contribuire a che l'Italia riacquisti la sua rilevante posizione fra le grandi potenze mondiali».


2 Con T . 1703/44 del 31 gennaio Martini aveva riferito che Fiorello La Guardia, in missione a Rio per la cerimonia di insediamento del nuovo presidente del Brasile, generale Dutra, aveva partecipato ad una manifestazione, promossa dall'ambasciata d'Italia, tenendovi un discorso di intonazione marcatamente filo-italiana .


3 Per la risposta vedi D. 172.


4 Vedi D. 60.

dell'armistizio non sembra avere possibilità di essere accolta appunto perché generica e sino a quando resti generica. Tanto Mosca che Londra hanno invece sottolineato opportunità che, uscendo dal vago, il Governo nordamericano specifichi che cosa in concreto intende proporre in materia di revisione armistiziale. Gli Stati Uniti non ritengono tuttavia, per le ragioni ch'ella illustra, opportuno procedere a tale specificazione. Sicché siamo in pieno circolo vizioso, da cui non sembra facile uscire. Frattanto la nostra situazione resta immutata .

Ella sa che il Governo italiano cerca di liberarsi da tempo dai gravami politici,

o almeno, dagli oneri economici imposti dall'armistizio. Tenta altresì di riscattare le prestazioni già fornite agli Alleati, includendole in un conteggio generale dei rapporti di debito e credito.

Poiché la nostra situazione economica è grave e quella politico-morale non diversa, vorremmo , senza attendere la definitiva stipulazione dei trattati di pace che potrebbe essere ancora lontana, giungere intanto ad un modus vivendi che ci abbreviasse l'attesa e che incoraggerebbe l'intero Paese, e, se neppure questo potesse essere raggiunto, ottenere almeno le opportune limitate modifiche armistiziali, soprattutto in materia finanziaria .

Il Governo americano , può meglio di noi giudicare quale sia la via più adatta per raggiungere lo scopo e in quale misura esso possa essere raggiunto. Ella tenga presente che vedremmo con favore anche una soluzione intermedia. Si potrebbe, ad esempio, stabilire che gli oneri finanziari dell'armistizio vengano a cessare a partire dalla data della liberazione di Roma ovvero della cessazione delle ostilità in Italia, beninteso senza pregiudizio della definitiva regolamentazione dei rapporti di debito e credito precedenti. L'essenziale è dunque che qualche cosa di positivo venga fatto e venga fatto presto.

Sarebbe a questo proposito, ed al fine di valutare con una qualche approssimazione le prospettive avvenire, certamente utile cosa se le riuscisse intanto di accertare sino a che punto gli Stati Uniti stessi sarebbero per parte loro disposti ad accogliere le richieste italiane di cui all ' ultimo memorandum inviato alla

S.V. 1 .

Comunque, è certo che alla vigilia delle elezioni, nelle angosciose incertezze delle trattative di pace e nelle strettoie di una situazione economica grave, il perdurare di un regime, evidentemente inspirato dalle esigenze di una guerra ormai conclusa da molti mesi, provoca una sfiducia e depressione sempre più vaste e alcune sue disposizioni (assoluto controllo degli Alleati sulle risorse economiche italiane, utilizzazione della flotta e della rete di comunicazioni, mantenimento di un grosso corpo di occupazione e gravami conseguenti, ecc.) sembrano assumere forma oppressiva di riparazioni.

Ringrazi, dunque, ripeto, Dipartimento di Stato della sua buona volontà e lo intrattenga su queste linee, a titolo e in forma molto amichevoli.

Con riferimento all'ultima parte del telegramma citato questo ministero si riserva di trasmettere tra qualche giorno, non appena il ministero del Tesoro ne avrà completata la rilevazione, i dati sui rapporti di credito e debito con gli Alleati


1 Vedi D. Il , Allegato.

al 31 dicembre u.s. nonché le previsioni sugli oneri per i primi mesi dell'anno corrente 1 . Occorre però tener presente che non è possibile distinguere le prestazioni a favore della Gran Bretagna da quelle a favore degli Stati Uniti, perché le autorità alleate in Italia hanno sempre tenuto a presentare le loro richieste in comune, in modo che tale distinzione fosse impossibile. Pertanto, fino a prova del contrario, dobbiamo ritenere che il nostro credito verso i due Paesi sia ripartito in parti eguali.

151

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 1824/167. Londra, 2 febbraio 1946, ore 22,15 (per. ore 8 del 3).

Anche a parziale riscontro telegramma di V.E. 982 , comunico che da fonte americana ineccepibile risulta quanto segue:

l) Non è previsto che Commissione Venezia Giulia parta per sopraluogo prima IO corrente comunque finora non sono stati decisi nominativi componenti né itinerari o procedure che verranno seguite. Commissione, se prevarrà desiderio americano, sarà limitata, sia per numero che per compiti, che dovrebbero essere contenuti da rigide istruzioni (ciò in contrasto con intenzioni francesi a quanto mi ha detto Murville: mio telegramma n. 127)3 . Questo perché delegati supplenti avrebbero ormai ampi elementi per formulare loro proposte ~u stato delle cose cui soluzione risulterà da incontro rispettivi punti di vista; dato abbondante e minuzioso materiale di cui dispongono, prolungata permanenza Commissione in Venezia Giulia non farebbe che intralciare proseguimento lavori senza produrre fatti nuovi di rilievo.

2) Modus vivendi americano è allo studio presso Foreign Office da circa una settimana. Americani, consci nostre difficoltà economiche, si adopereranno perché venga adottato qualora dovessero rendersi conto che negoziati pace procedono troppo lenti; comunque per non distrarre lavori delegati supplenti, eventuali trattative per modus vivendi non dovrebbero avere luogo a Londra.

l Con T. 3064/166 del 20 febbraio De Gasperi trasmise tali dati e confermando le istruzioni contenute nel presente telegramma aggiunse: «Pregasi esaminare opportunità chiedere che, in attesa eventuale nuova regolamentazione nostri rapporti economico-finanziari con Nazioni Unite, oneri armistizio siano fatti cessare almeno dal ! 0 gennaio u.s . ». Sull'argomento vedi anche D. 5.

! 0


2 Con T. 1804/98 del febbraio De Gasperi aveva chiesto a Carandini di accertare e fargli conoscere : «l) nominativi delegati che si recheranno in Venezia Giulia e se saranno accompagnati da esperti e membri supplenti; 2) data presumibile di partenza, itinerario per recarsi a Trieste; 3) istruzioni di massima da essi ricevute, e cioè natura ispezioni che essi compiranno, contatti con le popolazioni, esame registri stato civile, ecc.».


3 Vedi D. 121.

152

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1855/ 169. Londra , 2 febbraio 1946 1•

Avuto oggi con Vyshinsky colloquio di un'ora. Con franchezza ho esposto, come mio punto di vista personale, preoccupazioni circa atteggiamento Russia mantiene nostri riguardi. Gli ho esposto tra l'altro seguenti considerazioni: tale atteggiamento, pur non essendo imputabile ad intenzionale ostilità ma a più complessi e vasti motivi, si riverbererà però dannosamente sul concreto problema nostra pace e sullo psicologico orientamento nostra opinione pubblica verso un grande Paese di cui vogliamo essere amici e che vogliamo amico. L'Italia, posta al confine di due zone di influenza, non vuole essere esclusivamente assorbita né in un campo, né nell'altro. Sola politica conveniente al suo stato presente ed alla sua futura funzione è un'attiva neutralità che le restituisca indiscriminata fiducia Tre Grandi e le permetta esercitare nel bacino del Mediterraneo mediazione che può essere prezioso contributo ad una bilanciata pacificazione europea. Opinione italiana, a torto o ragione, sente che questa nostra sincera aspirazione non è sufficientemente apprezzata dalla Russia, la quale, considerandoci come esclusivi clienti della politica anglo-americana, tende respingerei in una zona estranea ai suoi interessi. Pur riconoscendo che i nostri atteggiamenti verso la Russia non sono sempre stati tali da incoraggiare suo interessamento, ho ricordato come occupazione, sebbene congiunta al fatto nostri tradizionali più intimi rapporti con Occidente, abbia per forza di determinate complesse necessità politiche, prodotto manifestazioni di solidarietà in tale direzione le quali non contrastano per nulla nostra sincera aspirazione verso amicizia Russia, che è egualmente desiderata e necessaria. Ritenevo che a questi concetti egli fosse particolarmente accessibile data azione amichevole da lui svolta suo soggiorno in Italia e di cui lo assicuravo italiani conservavano grato ricordo.

Vyshinsky mi ha invitato esporgli in dettaglio quali argomenti giustificavano atteggiamento opinione italiana e mie connesse preoccupazioni. Argomenti, che ho ampiamente svolti, sono impliciti nelle risposte che Vyshinsky mi ha dato e che sintetizzo.

Quando è venuto in Italia egli non avuto solo contatti con comunisti ma con elementi tutti partiti democratici non esclusi esponenti monarchici. Si è preoccupato in generale della causa italiana, il che prova carattere del suo interessamento, Truppe italiane sono penetrate profondamente in Russia, la quale ha voluto dimenticare danni e sofferenza subiti, ha riconosciuto per prima nuovo Governo democratico italiano, entrando per questo in contrasto con anglo-americani . La ~.ussia non ha dimenticato allora che l'Italia era stata fra le prime a riconoscere il Governo sovietico. Russia sente avere restituito dieci per uno. Essa riconosce ad apprezza funzione Italia, ma può seguire ragioni sentimentali solo parallele giustizia e condi-

I Spedito il 3 alle ore l,55 e pervenuto alle 16.

zionate alle vaste difficoltà internazionali che devonsi fronteggiare. Essa concorrerà a risolvere questione italiana ispirandosi ragioni principio che dominano sua politica. Venendo alle questioni concrete mi ha dichiarato:

l) Russia è contraria in principio sistemazione coloniale. Per questo è favorevole trusteeship su colonie italiane. A mia precisa richiesta mi ha confermato che Mosca chiede trusteeship a suo favore sulla Tripolitania ma non per trattarla come una colonia. Per le altre nostre zone coloniali è favorevole partecipazione italiana responsabilità amministrazione collettiva. Rispondendo nostre note argomentazioni contrarie proposta americana e tanto più pretese russe, ha concluso: «Questa è linea del nostro attuale atteggiamento. Non è da escludersi che in diverse condizioni si possa giungere a soluzione diversa», alludendo evidentemente agli sviluppi possibili del problema Mediterraneo.

2) In Venezia Giulia Russia vuole soluzione giusta ispirata criteri etnici, culturali, economici. A mia esposizione precedentemente fatta attuale pericolo futuro che caratterizza problema egli mi rispose: «Non è detto che Tito debba essere soddisfatto in tutte le sue pretese né che l'Italia sarà obbligata accettare tutte le rinunzie alle quali avesse ad opporsi». Circa possibilità intervento Governo russo facilitare contatti tra noi e Tito si è limitato dire che il tempo aiuterà.

3) Per Alto Adige alle mie argomentazioni circa motivi sicurezza, necessità economiche, ragioni morali che impongono difesa energica statu quo territoriale di fronte Austria che, avendo crudelmente avversato noi guerra liberazione, ci presenta oggi conto territoriale, mi ha risposto: «E chi vi dice che non vi difenderemo?». E quindi più decisivo: «Italia non deve nulla all'Austria» .

4) Circa Briga e Tenda non era al corrente né ha voluto parlarne per risparmiare tempo.

5) Circa revisione armistiziO su cui ho insistito , mi ha detto Russia sempre deplorato politica Governo militare alleato. Mi ha domandato quale modificazione credevo necessaria concludendo non potere darmi assicurazione ma che, di fronte proposta concreta, Governo sovietico si sarebbe regolato conformemente sua disapprovazione regime armistiziale cui siamo sottoposti.

Questa sintesi conversazione che parmi avere toccato aspetti essenziali nostro problema ribadisce quanto prospettato da Quaroni, per il quale Vyshinsky ha espresso simpatia e apprezzamento. Vishinsky ha insistito su carattere riservato non ufficiale sua dichiarazione. Da complesso colloquio ho ricevuto impressione Vyshinsky, pur riservando quanto pensa intimamente, abbia voluto darmi sensazione incoraggiamento. Pur dovendo prudentemente giudicare, ritengo che non vi è da disperare in una più favorevole disposizione Russia nostri riguardi connessa parallelamente evoluzione fatti internazionali 1•


1 Una sintesi di questo telegramma fu trasmessa a Quaroni e a Tarchiani con T. 2118/35 (Mosca) 122 (Washington) del 7 febbraio.

153

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STONE

L. 5/ 100. Roma , 2 febbraio 1946.

Numerous reports are reaching me these days from the Venezia Giulia as to arrangements which are in progress, even in Zone «A», on the part of Jugoslav agents in connection with the forthcoming visit of the Delegation of Experts. In particular there is evidence that ready made Yugoslav flags or the material therefore as well as paints for writing on the walls are arriving in very large quantities in several centres of the Venezia Giulia. Special squads are being formed to alter the atmosphere and appearance of the populated centres of the region and to organize and rally popular demonstrations favouring the annexation of Yugoslavia.

Moreover special Committees are being organized in many towns and villages, for the purpose of approaching the Experts and to express to them « the v o te of the people». Said activities are evidence that funds are available in very large amounts.

As a consequence of such state of affairs which is daily worsening, desperate appeals from the Italians of the Venezia Giulia are continuously reaching the Italian Government and myself personally, they cannot be ignored .

It is therefore imperative for me, dear Admiral Stone , to draw your kind attention to the following:

l) The Jtalian Government await with confidence the result of the investigation that the Allied Delegation are about to begin in the Venezia Giulia, and are certain that they will show the utmost impartiality in performing their ardous mission.

2) The Italian Government entertains no doubt that precise instructions have been issued the Delegates to extend their investigations to the whole of the Venezia Giulia therein included the city of Fiume and the Carnaro islands (Cherso and Lussino) as well as the city of Zara.

3) In order to guarantee the ltalian population, who will get in touch with the Allied Delegates , full freedom of expression it is indispensable -in the ltalian Government' s opinion -that suitable means be contemplated and made public, before the start of the enquiry, to warrant even for the future the safety and personal freedom of the Italians who will be interviewed by the Delegates in Zone «B».

4) The Italian Government feel as their duty the need of requesting that one or more representatives be appointed by Italy to work with the Delegation. These would facilitate the contacts of the Delegation with the Italian population (specially in Zone «B») the perusal of vital statistics' records and, generally, the gathering on the spot of data and elements of judgement; they could point out the marked alterations which have undoubtedly taken piace in the local situation since September 1943, alterations with which it is self-evident that the Delegation should be fully conversant. There is no objections of course that an equal number of Yugoslav representatives be appointed to work with the Allied Delegation.

Due to the imminence of the investigation, I shall appreciate it greatly if you could give immediate kind consideration to the above proposals, and I should be very grateful to you, dear Admiral Stone, if you would Jet me know what assurance you could give me in the matter 1•

154

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL CONSIGLIERE COPPINI, A VIENNA

TELESPR. 119 SEGR. POL. Roma, 2 febbraio 1946.

Rapporto di V.S. n. 19/17 del 26 gennaio n.s. 2 .

Questo ministero, mentre ringrazia la S.V. per le informazioni contenute nel rapporto citato in riferimento, esprime l'avviso che, anche a prescindere da quelli che sono e potranno essere gli sviluppi relativi alla questione dell'Alto Adige, convenga a noi, così come del resto anche all'Austria, normalizzare progressivamente i rapporti diplomatici italo-austriaci, in considerazione delle prospettive di collaborazione che, data la reciproca e rispettiva posizione geografica dei due Paesi, si aprono per essi nel campo sia economico che politico.

Questo ministero pertanto concorda nell'opportunità che, pur senza affrettare i tempi per una normale ripresa di rapporti diplomatici, per la quale del resto esistono tuttora difficoltà anche di ordine tecnico in relazione alla speciale situazione giuridica internazionale dell'Austria, siano per intanto stabiliti a Vienna e a Roma uffici «commerciali» rispettivamente italiano e austriaco.

155

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1887/162. Washington, 3 febbraio 1946, ore 13,16 (per. ore 9,15 de/4).

Telegrammi di V.E. n. 15333 e 1707 4 e mio telegramma n. 129 5 . Ho subito portato a conoscenza del Dipartimento di Stato nel modo pm opportuno informazioni comunicatemi su atteggiamento russo per Alto Adige.


1 Stone rispose con L. 630/11/EC del 16 febbraio, non pubblicata, ma vedi D. 167. 2 Vedi D. 126. 3 Vedi D. 130. 4 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 131. 5 Vedi D. 139.

In conversazione che è seguita mi e stato detto che queste informazioni corrispondevano a quelle americane, all'aspettativa che qui si aveva in argomento, già da me riferite a varie riprese. È stato aggiunto confidenzialmente che mentre in questioni Venezia Giulia, Tripolitania e riparazioni Mosca appariva fino ad ora irriducibile, vi erano poi varie altre questioni importanti in cui i russi si mostravano indifferenti ed avrebbero quindi potuto prendere una decisione più benevola per noi. Dipartimento di Stato ha poi portato discorso su di una nota United Press da Londra in data di ieri, che ritengo giunta costà: questa agenzia, dopo avere ulteriormente riferito che rappresentante inglese Consiglio pace avrebbe presentato in una delle ultime sedute il noto memorandum Austria, riporta avviso di ambienti inglesi competenti che Alto Adige non passerebbe all' Austria.

156

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, E AI RAPPRESENTANTI A LONDRA, CARANDINI, E A PARIGI, SARAGAT

T. s.N.D. 1968/c. Roma, 3 febbraio 1946, ore 14.

Ho richiamato oggi attenzione ammiraglio Stone 1 e questi rappresentanti americano britannico e francese su numerose segnalazioni che mi pervengono dalla Venezia Giulia circa preparativi che vengono effettuati da agenti jugoslavi in vista prossimo arrivo delegazione esperti. Vengono predisposte manifestazioni «popolari» con bandiere jugoslave e organizzati comitati speciali per manifestare preteso voto popolazione.

Nell'assicurare i predetti che Governo italiano guarda fiducioso a risultati indagini dei delegati, sicuro del loro senso di imparzialità, ho chiesto:

l) che delegati visitino intera Venezia Giulia, Fiume e Isole Carnaro incluse nonché Zara;

2) che vengano studiati e preventivamente annunciati provvedimenti per garantire ora e in avvenire sicurezza e libertà italiani zona B che entreranno contatti con delegati;

3) che per assicurare contatti delegati con popolazioni italiane, ispezioni archivi, raccolta dati ed elementi di giudizio, nonché per segnalare agli esperti modifiche intervenute dopo settembre 1943, delegazione possa servirsi dell'opera di uno o più


1 Vedi D. 153.

rappresentanti italiani che la accompagnerebbero seppure in veste non ufficiale e che mi riserverei designare. Altrettanto potrebbe essere disposto da parte jugoslava, qualora lo si ritenga opportuno.

Pregola voler segnalare costà tali richieste per favorevole accoglimento 1 .

157

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

PROMEMORIA. Roma, 4 febbraio 1946.

Ho telefonato all'ambasciatore Tarchiani un'ora prima del preannunciato colloquio con Byrnes. Gli sono state date in conseguenza in tempo utile le istruzioni da lui richieste coi telegrammi 150, 151, 1542 .

Gli è stato in primo luogo raccomandato di insistere il più energicamente possibile sulla tesi del trusteeship da affidarsi all'Italia per le colonie africane prefasciste.

Se, per mancanza di accordo tra le Quattro Potenze, la soluzione coloniale dovesse essere rinviata, occorrerebbe che il regime provvisorio, che dovrebbe essere temporaneamente instaurato nelle nostre colonie, fosse tale da non pregiudicare, in senso a noi sfavorevole, la soluzione definitiva da adottarsi in un secondo tempo, come indubbiamente sarebbe soluzione curatela e di preventiva rinuncia italiana ai diritti sovrani proposti dalla Gran Bretagna.

Si è sopra tutto attirata l'attenzione di Tarchiani sulla opportunità che l'elaborazione di tale regime provvisorio sia trasferito dalle Quattro Potenze ad un più ampio consesso e meglio di tutti all'O.N.U., ciò che corrisponderebbe alla generale tesi americana e consentirebbe a noi maggiore possibilità di manovra, il benevolo interessamento di Stati amici e allargherebbe in pari tempo la discussione, sottraendola ai contrasti e ai compromessi fra i Quattro e inserendola invece nel più largo quadro di un problema generale, che ha vitale interesse per tutti, e alla cui discussione potremo probabilmente partecipare su piede d'eguaglianza, se, come speriamo, intervenisse nel frattempo il trattato di pace e la conseguente ammissione fra le Nazioni Unite 3 .

l Con i TT. 2043/178 e 3249/220, rispettivamente del 6 e del 26 febbraio, Tarchiani e Saragat comunicarono di aver svolto i passi richiesti. Carandini fornì analoga assicurazione con T. 3046/282 del 22 febbraio, aggiungendo: «Mi risulta che questione rappresentante italiano è stata discussa da Comitato supplenti con esito negativo. Mi sembra da escludersi che proposta aggregazione Colonna Commissione abbia migliore probabilità riuscita. Da parte inglese, con cui sono fermamente in contatto, mi è stata data ripetuta assicurazione che rispettivi esperti sono stati messi opportunamente in guardia circa manifestazioni jugoslave».


2 Vedi D. 143. 3 Le precedenti istruzioni furono poi trasmesse anche per telegrafo (T. 2095/118 del 5 febbraio, ore 21) affinché ne rimanesse traccia agli atti dell'ambasciata.

Ho informato Tarchiani della consegna avvenuta stamane di un nuo vo memorandum sull'Alto Adige 1 , che illustra e completa il nostro punto di vista sulla necessità di mantenere la frontiera al Brennero , e sulle recenti dichiarazioni di Vyshinsky a Carandini 2 che consentono un qualche minor pessimismo circa l'atteggiamento sovietico nei nostri confronti. Tarchiani mi ha chiesto se il Governo italiano abbia considerato l'eventualità di non firmare nel caso che le condizioni di pace siano, come si profilano, concepite in termini punitivi. Gli ho ricordato , in risposta, le dichiarazioni fatte dai presidenti Parri e De Gasperi sull'argomento, dichiarazioni che , a mio giudizio , dovevo ritenere tuttora valide.

158

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1902/ 172. Londra , 4 f ebbraio 1946, ore 20,30 (per . ore 8,30 del 5 ) .

Suo 1470/c. 3•

Ho sottolineato al Foreign Office necessità che Commissione esperti Venezia Giulia esamini questioni frontiera orientale italiana nel quadro generale sistemazione Adriatico e estenda pertanto sue indagini Fiume , Zara e isole , punto di vista che era già stato riferito al Foreign Office e che mi risulta pure noto delegati americano e francese. Insisterò in argomento tanto più che mi è sembrato comprendere che ci si rende conto fondatezza siffatta richiesta .

Gradirei conoscere, per mia norma, se anche Governo sovietico sia stato interessato nello stesso senso.

Con l'occasione, e facendo seguito a mio 167 4 , informo che , anche secondo Foreign Office, partenza Commissione sarebbe imm inente. Sue istruzioni per questione frontiera sarebbero sempre quelle fissate scorso settembre, e cioè linea etnica che lasci minimo allogeni ambo le parti. Difficoltà svolgere inchiesta in atmosfera opposte passioni sarebbe presente spirito delegato britannico.

Secondo Dunn, poi, ciascuna delegazione sarebbe composta cinque esperti: politico, ecomomico, militare, navale e cartografico. Capo delegazione americana sarebbe signor Moseley, capo delegazione francese signor Gros. Delegazione sovietica non sarebbe ancora giunta a Londra. Prima partenza sarebbe prevista riunione presenza delegati supplenti onde fissare procedura, itinerario ed altri dettagli attività inchiesta. Soggiorno sarebbe calcolato in due o tre settimane.


1 Vedi App . 3. 2 Vedi D. 152. 3 Vedi D. 123. 4 Vedi D. 151.

159

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 1905/33. Mosca, 4 febbraio 1946, ore 21,10 (per. ore 8,30 del 5).

Telegramma di V.E. n. 1836 1•

Americani sanno altrettanto bene quanto me che russi non (ripeto non) accetteranno modus vivendi che modifichi nostro statuto armistizio, a meno che esso non sia adottato anche per Stati che hanno capitolato a Russia. Non sono nemmeno del tutto sicuro che russi ci tengano. realmente modificare statuto armistizio entro loro zona, perché esso conviene loro in particolare economicamente, così come stato Italia conviene anglo-americani. Non prevederei obbiezioni anche Francia sia ammessa consultazioni, dato che essi le hanno riconosciuto ufficialmente diritti speciali per quanto concerne armistizio Italia. Se americani si intestano sollevare questione modus vivendi e si mostrano invece reticenti per quanto concerne revisione clausole economiche-finanziarie, temo molto che prossime conversazioni con Mosca si risolveranno per noi in nuove speranze, nuove delusioni.

160

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 2039-2088/168-175. Washington, 4 febbraio 1946 2•

Mio telegramma 1543 .

Ho avuto stamane lungo colloquio con segretario di Stato. Gli ho presentato nota, di cui al vostro telegramma 764 , con la quale si ringrazia, a nome di V.S., per azione svolta dal Dipartimento di Stato a Londra e a Mosca affinché fosse accolta, in documenti di risposta alla nota francese, proposta consultazione, sia in fase preparatoria redazione trattato di pace, sia alla Conferenza di Parigi. Nota ribadisce punto di vista del Governo italiano e esprime quindi opportunità che


1 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 133.


2 Il resoconto del colloquio con Byrnes fu riferito in vari telegrammi che partirono e pervennero nei giorni e nelle ore appresso indicati: T. 2039/168 del 4 febbraio, ore 19,30, pervenuto alle ore 8,30 del 6; T. 1984/169 del 4 febbraio, ore 15,20, pervenuto alle ore 9,20 del 6; T. 2040/172 del 5 febbraio, ore 19,44, pervenuto alle ore 8,30 del 7; T. 1997/173 del 5 febbraio, ore 20,58, pervenuto alle ore IO del 6; T. 2027/174 del 7 febbraio, ore 10,35, pervenuto alle ore 8,30 dell'8; T. 2088/175 del 6 feb.braio, ore 20,25, pervenuto alle ore 12 dell'Il.


3 Vedi D. 143, nota l p. 198.


4 Non pubblicato.

nessuna decisione, sia pure di massima, sarà adottata da attuale Consiglio pace Londra su nostra questione senza che Italia sia preventivamente sentita. Segretario di Stato ha risposto che il principio contenuto nella nota al Governo francese corrispondeva precisamente al punto di vista sempre sostenuto dagli Stati Uniti e per il quale egli si era battuto yigorosamente a Potsdam quanto a Londra.

Ho consegnato poi a Byrnes mia lettera personale (preparata prima della conversazione telefonica con segretario generale) 1 , nt;:lla quale, dopo di aver accennato informazioni da Londra sulle pretese avanzate in questioni territoriali, alcune delle quali inconsistenti, sottolineo che nessun Governo democratico italiano potrebbe firmare un trattato di pace che riconosca sanzionare tali pretese nei termini in cui sarebbero state poste. Lettera, dopo aver richiamato premessa dichiarazione nostra cobelligeranza e assicurazioni datemi da Dipartimento di Stato il 26 giugno

u.s. circa pace giusta e non punitiva (mio telegramma 225) 2 , chiede che io sia posto in grado di assicurare al mio Governo che America favorisce soluzione equa per legittimi interessi italiani tanto per questione frontiere quanto in Africa.

In cordiale conversazione che è seguita, ho illustrato al segretario di Stato la posizione italiana nella questione, insistendo punto per punto sulla necessità di una efficiente azione Stati Uniti d'America a Londra. Ho trovato Byrnes sempre molto amichevole verso l'Italia e comprensivo delle necessità della nuova democrazia italiana. Peraltro, mentre alla vigilia della Conferenza di Londra egli era pieno di entusiasmo e sicuro della parte preponderante che , affermava, gli Stati Uniti America avrebbero avuto nella nostra pace, ora gli ostacoli, gli insuccessi ed i continui attacchi cui è qui fatto oggetto, lo hanno reso più cauto e scettico.

Mi sono poi dovuto rendere conto che Byrnes era poco informato ultimi sviluppi singole nostre questioni . Quando si è parlato dell'Alto Adige , ha accennato a commissione d'inchiesta che stava recandosi sul luogo, facendo evidente confusione, come mi è stato poi nettamente confermato da dirigente ufficio competente, con Venezia Giulia. Così pure non sembrava al corrente del piano inglese di «guardianship» a quattro per colonie prefasciste. Gli sembrava come un nuovo progetto di trusteeship che escludesse l'Italia, tanto che ho dovuto spiegargli diffusamente di che si trattava.

Ho quindi ritenuto preferibile non addentrarmi nei dettagli dei vari problemi, cercando di ottenere almeno assicurazioni di principio. Mentre riferisco più avanti sintesi sue risposte in materia Alto Adige, Venezia Giulia e Colonie (sulla questione frontiera colla Francia ci siamo intrattenuti brevemente ed ho riaffermato nostro punto di vista) riassumo posizione generale Byrnes, più volte ribaditami:

l) Gli Stati Uniti America mantengono sempre tutti i punti delle note loro proposte per la pace con l'Italia sostenute a Londra nel settembre scorso. Dunn ha istruzioni di fare tutto il possibile per assisterle e farle accettare. La simpatia e l'interessamento dell ' America sono acquisite all'Italia.

2) Tuttavia, occorrerà trovare delle formule che possano condurre ad una rapida e soddisfacente conclusione di un trattato di pace. L' America vuole soluzioni eque che erano, secondo Byrnes , quelle del piano americano di pace; ma le occorre tener conto di quelle che sembra affermino altri e valutarie in formule obiettive.


1 Vedi D. 157. 1 Vedi serie decima, vol. Il, D. 290.

3) L'Italia avrà comunque ampio modo di difendere la sua causa e i suoi «giusti» argomenti saranno, senza prevenzione, accolti e sostenuti dagli U.S.A. e da stesso Bymes.

Il segretario di Stato, durante la conversazione, ha ripetutamente accennato alla difficoltà di persuadere l'Inghilterra, il cui atteggiamento verso l'Italia gli sembrava legato a vieti preconcetti e inspiegabile, dato che l'Inghilterra, come se non più degli U.S.A., deve aver interesse ad una Italia risanata ed amica. Ha esortato tuttavia a continuare senza scoraggiarsi a parlare con Londra delle nostre questioni, gli U.S.A. non potendo imporre all'Inghilterra una unilaterale soluzione. Gli ho assicurato che era appunto quanto codesto ministero ed il nostro ambasciatore a Londra non si stancano di fare.

Ho ampiamente illustrato a Bymes vari elementi questione Alto Adige, che V.E. contemporaneamente comunicava a Roma ai quattro ambasciatori, nonché informazioni su atteggiamento varie Potenze. Segretario di Stato mi ha detto che laquestione era allo studio del Consiglio della pace di Londra ed egli non aveva notizie di eventuali recenti discussioni. In tale situazione non poteva fare alcuna precisione né anticipazione suo punto di vista. Ho allora vivamente insistito affinché gli U.S.A. non deflettano da nota posizione assunta a Londra nel settembre u.s. e ho chiesto se potevo assicurare V.E.; Bymes mi ha risposto «gli Stati Uniti mantengono tutte le proposte allora sostenute a Londra». Ha aggiunto però che occorreva tener presente anche opinione degli altri, dovendosi raggiungere intesa tra i Quattro sui vari problemi ed essendo necessaria unanimità. Mentre ricordo quanto segnalato più sopra rilevo d'altra parte che le dichiarazioni di Bymes confermano che almeno la precedente posizione americana al Consiglio di pace di Londra permane immutata anche per Alto Adige. Richiamo al riguardo mio telegramma n. 129 1 .

Nella lunga conversazione con segretario di Stato, gli ho prospettato i gravi pericoli, per la sistemazione pacifica dell'Europa, insiti nelle rivendicazioni jugoslave sulla Venezia Giulia . Gli ho detto che l'Italia, mentre non poteva ammettere discussione sull'italianità di Trieste, confida che la linea etnica per l'Istria terrà in dovuto conto le vitali esigenze italiane e potrà essere accettata da noi. Bymes, il quale non sembrava molto al corrente dei dettagli della questione, mi ha detto che, dopo che gli esperti avranno presentato le loro relazioni, si dovrà decidere in base principi di giustizia. A mia richiesta di assicurazioni , ha risposto di non poter impegnare adesso Governo americano su di una formula precisa, che potrebbe poi subire mutamenti per la forza delle cose. Peraltro, in linea di principio gli Stati Uniti tengono fede alle proposte presentate alla Conferenza di Londra e le sosterranno sino ai limiti del possibile. Dunn è un interprete sicuro di queste istruzioni. Ad ogni buon fine anche Bymes sarà presente e non mancherà, come nel passato, di sostenere la necessità che all'Italia sia resa giustizia.

Ho parlato a lungo col segretario di Stato della nostra questione africana . Ho cominciato a chiedergli la sua opinione sul progetto inglese di «guardianship» a quattro come soluzione temporanea che gli ho poi diffusamente spiegata.

Ho affermato che l'Italia non poteva in alcun modo accettare una soluzione siffatta che, oltre tutto, sotto il velo della temporaneità, mirava a spogliarla fin da ora dei suoi titoli e diritti.

t Vedi D. 139.

Byrnes mi ha detto allora , e me lo ha ripetuto altre due volte nel corso della conversazione a mia precisa domanda, che neanche egli accettava progetto inglese da me illustratogli e che far à il possibile perché sia scartato a Londra. Gli ho quindi fatto presente che Governo italiano aderirebbe volentieri progetto trusteeship, con l'Italia «trustee» proposto Francia. Mi ha risposto che conosceva tale progetto e che America non l'avverserebbe, ma contro di esso , oltre opposizione russa all'Italia trustee , vi era anche nettissima opposizione inglese. «Inglesi sostengono che a nessun costo l'Italia deve riavere amministrazione sue colonie, dato uso che ne ha fatto nel passato» . Ho naturalmente replicato con ogni utile argomentazione.

Secondo Byrnes non vi sarebbe altra soluzione possibile oltre a quella del trusteeship plurimo proposta dal piano americano , che prevede, a quanto egli mi ha formalmente ripetuto, la partecipazione dell'Italia al Consiglio dei trustee che assisterebbe l'amministratore capo. Se l'Italia, egli mi ha detto, ottenesse di essere unico trustee , dovrebbe assumersi oneri finanziari attualmente per essa insopportabili , oppure dovrebbe compromettere anche la ricostruzione del territorio metropolitano: aderendo trusteeship plurimo, essa non avrebbe questi oneri che passerebbero all'O.N.U . Ho replicato anche a questa osservazione, che ricorre sovente e che è purtroppo qui radicata (occorrerà quindi tenerla bene presente, per controbatteria immediatamente in modo definitivo e con cifre concrete, quando saremo chiamati a difendere il nostro punto di vista) . Sono infine ritornato sulla possibilità che a Londra si finisca coll'escogitare una soluzione provvisoria, data la evidente difficoltà di conciliare le quattro tesi contrastanti sulla sorte delle colonie. Se l'Italia, gli ho detto, conformemente indicazioni datemi per telefono dal segretario generale, non può assolutamente accettare il progetto inglese di «guardianship» , essa potrebbe invece considerare un guardianship temporaneo nell'ambito dell'O.N.U. Byrnes mi ha risposto: «Ogni soluzione che riporti le questioni controverse all 'O.N.U. è per il nostro Governo accettabile», aggiungendo che ad ogni modo l'America non ha alcuna prevenzione contro la presenza dell'Italia in Africa né notevoli interessi propri da far valere in contrasto con i nostri.

Si è anche parlato della presumibile durata delle trattative per la pace 1• Egli ha manifestato la propria intenzione di accelerare al massimo i tempi: ha espresso la speranza che la Conferenza di Parigi esaurisca il proprio compito in un paio di settimane e che si possa avere la nostra pace in giugno. Ho formalmente espresso fondati dubbi e, ricordando che l'Italia ben presto entra in attivo periodo elettorale, ho nuovamente rilevato la necessità che il modus vivendi, in sostituzione dell'armistizio, di cui parlavamo ormai da parecchi mesi col Dipartimento di Stato, si concretasse in un atto positivo e sostanziale che dimostrasse l' amicizia e la comprensione degli Stati Uniti d'America verso democrazia italiana. Da Byrnes mi è stato assicurato che gli

U.S.A. non desistevano dalla loro azione della cui utilità erano pienamente convinti. Egli stesso ne aveva parlato calorosamente con Bevin, trovando peraltro parecchie perplessità. Ho osservato che Londra aspettava le concrete proposte americane. Il segretario di Stato mi ha allora rammentato che soltanto pochi giorni fa aveva avuto da Mosca la nota risposta che mostrava come i russi non fossero più assolutamente restii a prendere in esame un progetto americano. Ha poi insistito che anche da parte nostra si continuasse a parlare della questione cogli inglesi. Ha terminato assicurando che da parte dell 'America ogni possibile sforzo sarebbe stato fatto.


1 Vedi DD. 148 e 150.

161

IL CONSIGLIERE COPPINI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 44/ 38. Vienna , 4 febbraio 1946 (per. il 21 ) .

Durante conversazione odierna con ministro Gruber circa Alto Adige, ho chiesto se risultasse ufficialmente che Conferenza Londra avesse deciso invio commissione studio colà. Gruber mi ha risposto che notizia stampa non aveva avuto conferma e che pertanto attendeva precisazioni da nuovo rappresentante austriaco Londra. Circa nota su Alto Adige presentata undici giorni fa da Austria a Londra, Gruber mi ha detto essere desiderio Alleati che suo contenuto resti riservato. Gli ho allora espresso mia meraviglia per sue recenti dichiarazioni stampa (che trasmetto a parte) che ne riecheggiavano tenore. Dopo ultimo nostro colloquio 1 , ritenevo che Governo austriaco avrebbe dato pubblicità suoi progetti solo dopo decisione alleata . Gruber rispostomi che nota era stata esaminata da intero Gabinetto e che molte voci erano quindi corse su suo contenuto cosicché gli era sembrato opportuno darne notizia alla stampa. Ha poi aggiunto che a nota in parola era unito memoriale contenente motivi ordine economico , commerciale e sociale che giustificano richieste austriache.

162

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. 151 /84 . Mosca , 4 febbraio 1946 (per . il 21 ) .

Il telegramma per corriere di V.S. n. 8778 del 9 novembre 2 mi è giunto soltanto in data 31 gennaio.

Sono ben lieto che Cadogan abbia riconosciuto «che ogni nostro atto di riguardo verso Mosca non può che facilitare l'opera americana a nostro favore»: ci vuole però da parte degli inglesi una bella faccia tosta a dirlo, dopo che ci hanno messo in croce, e come, per la ripresa delle relazioni con la Russia e dopo


1 Vedi D. 142.


2 Non pubblicato: ritrasmetteva una comunicazione di Carandini (T. s.n.d. 11132/731 del 29 ottobre 1945) relativa a dichiarazioni di Cadogan «... sulla necessità che il Governo italiano non trascuri , per evidenti ragioni di opportunità e di equilibrio, di attribuire all'influenza russa importanza che essa riveste per la soluzione delle questioni che ci interessano... » e la risposta di De Gasperi: «Siamo perfettamente d' accordo su necessità , cui le ha accennato Cadogan, di procedere nei confronti sovietici , da parte nostra, in modo e con mezzi adeguati alla reale influenza che la Russia ha per la soluzione delle questioni che ci interessano. Da qui, appunto, l'importanza che annettiamo, fra l'altro, alla ripresa dei rapporti economici fra U.R.S.S. e noi. Ma se gli inglesi ed americani continuano ad ostacolare codesta ripresa, ella vede che entriamo in un circolo vizioso da cui difficilmente usciremo ... ».

che , loro stessi, con tutta la loro politica e i loro intrighi in Italia con polacchi, jugoslavi e simili hanno contribuito moltissimo a creare a Mosca un'atmosfera di diffidenza nei nostri riguardi.

V.S. ha risposto facendo osservare a questo proposito la necessità che non vengano fatte obiezioni a nostre possibili trattative commerciali con l'U.R.S.S.: cosa senza dubbio di grande importanza.

Siccome, dal testo dei telegrammi, vedo che la conversazione con Cadogan ha avuto luogo per nostra iniziativa, e siccome non potrei non concordare con l'opportunità di cercare, in quanto possibile , di smontare le prevenzioni russe nei riguardi del Governo italiano , mi permetto di aggiungere che ci sono alcune cose che potremmo fare noi senza bisogno , almeno credo , di rivolgersi agli inglesi.

A suo tempo ebbi occasione di far presente alla S.V. l'importanza del tutto sproporzionata, ma purtroppo seria, che assumeva la disgraziata questione della Villa Abamelek: non ho insistito di più, dopo aver fatto presente con tutta chiarezza lo stato delle cose, perché non si dicesse che Io facevo perché desideravo rientrare in ambasciata. Debbo però ripetere che il fatto che la pratica si sia trascinata tanto a lungo non ha mancato di provocare del risentimento da parte sovietica nei nostri riguardi.

E così bisognerebbe , per quanto concerne i russi, dare anche a tutte le piccole cose di ogni giorno la loro giusta importanza.

Ma la questione di gran lunga più importante , nel quadro dei rapporti italo-russi è la questione della nostra stampa. È un argomento su cui già molte volte ho avuto occasione di attirare l'attenzione di V.S. E che i russi gli attribuiscano molta importanza , mi sembra confermato dal fatto che anche Molotov, nella conversazione avuta con V.S. a Londra 1 , ebbe occasione di fargliene parola.

Debbo riconoscere che, evidentemente in seguito all'interessamento di V.S., l'atteggiamento del Popolo ha segnato un certo miglioramento : ma per il resto della nostra stampa le cose vanno di male in peggio . Un ex ambasciatore russo a Roma, Stein, ebbe a dirmi , qualche giorno addietro, che nemmeno sotto il regime fascista la maggioranza della stampa italiana era stata così violentemente antisovietica come lo è attualmente. La reazione russa a tutte le critiche della stampa straniera è sempre stata ed è ancora morbosa: è una forma tipicamente totalitaria di insofferenza di ogni critica, se si vuole, ma è un fatto con cui tutti quelli che , per una ragione o per un 'altra, come noi in questo momento , abbiano bisogno di un certo benvolere da parte russa, non possono non tener conto.

Noi ci copriamo dietro la libertà di stampa: ora questo è un punto che i russi non vogliono né ammettere né capire. O, per essere più esatti , essi ne danno una interpretazione tutta loro. L'atteggiamento della stampa italiana -essi dicono mostra chiaramente che esistono in Italia gruppi politici e interessi potenti, i quali, sia a scopi di politica interna che di politica estera, conducono una campagna di calunnie, di provocazioni , di avvelenamento dell 'opinione pubblica contro la Russia. Sono questi i gruppi i quali , in contatto con altri gruppi all'estero, vorrebbero preparare una coalizione e poi una nuova aggressione contro l'U.R.S.S. E questi gruppi rappresentano quella cosiddetta reazione la cui potenza, le cui macchinazioni

t Vedi serie decima , vol. Il , D . 567.

.

-quali che esse siano in realtà -i russi considerano come una minaccia reale, fino a considerare come tutt'altro che escluso che, in un tempo più o meno lontano, essi prendano il potere: l'atteggiamento della loro stampa fa vedere quale sarebbe la loro politica estera il giorno che essi fossero arrivati al potere.

I russi possono ammettere -a malincuore -che le disposizioni legislative italiane non permettono di sequestrare i giornali incriminati (considerano questa come una grave lacuna di tutta la legislazione stampa dei paesi occidentali) ma dicono , in sostanza: il Governo italiano ci dice -e lo dice anche in qualche sua manifestazione pubblica -che vuole avere una politica di amicizia nei riguardi dell'U.R.S.S.: ammettiamo che realmente il Governo italiano non possa fare niente contro questi giornali. Ma perché noi potessimo realmente credere alla sincerità di quello che dice il Governo italiano, bisognerebbe che la stampa governativa italiana non solo si astenesse dal pubblicare notizie ostili, false o tendenziose, ma che attaccasse la stampa non governativa che lo fa, la condannasse, la stigmatizzasse, che conducesse, in una parola, una campagna di stampa filosovietica in maniera da almeno controbilanciare, di fronte all'opinione pubblica italiana, il possibile effetto della campagna antirussa: ed essi non vogliono ammettere che i partiti che fanno parte della coalizione governativa non potrebbero, se lo volessero, influenzare in tal senso i loro organi di partito.

Il risultato pratico di tutto questo è che le dichiarazioni amichevoli, comprensive, che V.S. può fare, in qualsiasi sede, nei riguardi dell'U.R.S.S. vengono più che neutralizzate dalla campagna che la grande maggioranza della stampa italiana conduce contro l'U .R.S.S. Mi si potrà obiettare che è un modo di ragionare che non va: non voglio discuterlo: il mio dovere è di segnalare a V.S. quello che è il modo di ragionare dei russi: storto o diritto che sia, se noi vogliamo raggiungere il fine, ossia stabilire un certo equilibrio nelle nostre relazioni con la Russia, in confronto con le nostre relazioni con gli anglo-sassoni, bisogna che ne teniamo conto e ci regoliamo in conseguenza: altrimenti tutto quello che noi possiamo fare in altro campo, non avrà che in piccolissima misura l'effetto desiderato. Sono ormai ventotto anni che tutti i Paesi occidentali hanno cercato di persuadere i russi del significato che si deve dare a un articolo od anche a una campagna di stampa in regime di libertà di stampa; non ci sono ancora riusciti: non possiamo sperare di riuscirei noi.

Io non posso che dolermi di questa attitudine della nostra stampa: confesso che non riesco a capire quale sia la ragione per la quale, per combattere il comunismo in Italia, sia assolutamente necessario tirare in ballo la Russia: io penso, forse ingenuamente, che potremmo benissimo fare le nostre lotte politiche, le nostre polemiche interne senza dover continuamente per questo metterei di mezzo la Russia, la sua politica, senza dover prendere violentemente posizione in questioni, che, sotto l'apparenza di lotta di opposte ideologie, non sono altro che lotte di imperialismi altrui, attualmente del tutto estranee ai nostri interessi. Mi sembra talvolta strano che tanti direttori di nostri giornali non arrivino a rendersi conto che con questo loro atteggiamento essi contribuiscono ad aumentare l'irrigidimento russo nei nostri riguardi, con conseguenze per noi poco piacevoli, vista la ormai ben provata supinità degli anglo-sassoni di fronte ai russi, al tavolo delle conferenze. Sarà forse che il mito della nostra intelligenza e del nostro senso politico deve relegarsi in soffitta, insieme a tanti altri miti . Quello però che è mio dovere di dire, formalmente, è che tutti gli sforzi di buona volontà che V.S. ha fatto e fa, nella sua qualità di ministro degli esteri, per convincere l'U.R.S.S. delle nostre intenzioni amichevoli, sono frustrati dall'atteggiamento di una gran parte della stampa italiana.

In occasione della Conferenza di Mosca ho visto che nella stampa italiana è stata fatta una certa polemica sul fatto se e fino a che punto la politica interna italiana abbia influito sull'atteggiamento, poco comprensivo, della Russia. Francamente la risposta non potrebbe essere che affermativa, ma a condizione di ben comprendere che cosa i russi intendono per fascismo e per sradicamento del fascismo.

Premesso che i russi si occupano della politica interna degli altri Paesi solo in funzione di politica estera -è questo un punto su cui molti non sono d'accordo con me, ma su cui continuo ad insistere -si può dire che per i russi è fascista chiunque attacca la politica estera russa o mostra delle tendenze, in politica estera; contrarie alle direttive della politica estera della Russia. Per esempio un conservatore il quale trovi che i russi sono ampiamente giustificati nel fare quello che fanno nell'Iran settentrionale, in vista di quello che gli inglesi stanno facendo, e da tempo, nel sud, è un conservatore «progressista» e quindi antifascista: un socialista il quale sia favorevole al blocco occidentale, o un azionista che parli di federazione europea, sono invece dei fascisti o per lo meno dei filofascisti.

I russi, ragionando da marxisti, continuano a voler considerare il fascismo come un metodo dei circoli reazionari, capitalisti e latifondisti, per tenere a bada il loro proletariato: non voglio dire che essi non si interessino di epurazione, nel senso che le si attribuisce da noi, ma ritengono che l'epurazione nel campo amministrativo non fa che curare le manifestazioni e non la radice del male: per curare il male alla sua radice bisogna procedere all'eliminazione della potenza economica, e quindi politica, dei promotori del fascismo: e perciò riforma agraria, nazionalizzazione della grande industria e della grande banca. Se non si fa questo, il fascismo forzatamente ritornerà, e ritornerà appunto nella sua forma di politica estera mirante all'aggressione contro lo Stato socialista.

È evidente, quindi, che se in Italia noi avessimo fatta una riforma agraria radicale e la nazionalizzazione dell'industria e della banca, l'atteggiamento della Russia nei nostri riguardi sarebbe assai più benevolo di quello che esso non sia oggi, in quanto che la Russia riterrebbe che, tolti di mezzo questi elementi, ostili alla Russia per dovere di classe, essa potrebbe contare su di un orientamento filosovietico della nostra politica estera.

Ma, tuttavia, anche in questo caso, ci sarebbero dei limiti ben definiti alla benevolenza della Russia: non bisogna dimenticare mai che la Russia fa la politica estera della Russia e non una politica estera ideologica. Così per esempio anche se l'Italia fosse «realmente democratica» la politica russa per quanto concerne le nostre frontiere colla Jugoslavia sarebbe esattamente la stessa, perché, per un complesso di ragioni che ritengo di aver sufficientemente spiegato, la Jugoslavia ha agli occhi dei russi un valore maggiore che non l'Italia, e quindi la democrazia jugoslava dovrebbe avere la precedenza. Eguale sarebbe pure l'atteggiamento della Russia in materia di riparazioni: se la democrazia italiana mettesse in dubbio il suo dovere di risarcire i danni fatti all'Unione Sovietica, ciò vorrebbe dire che è ancora inquinata di fascismo. Complessa sarebbe la situazione della Russia in materia di colonie: dato tutto l'atteggiamento che essa ha assunto, e continua a mantenere, di fronte a

tutto il problema coloniale (problema ben più vasto che quello delle nostre povere

colonie), la Russia non potrebbe sostenere che le colonie italiane ci dovrebbero

essere lasciate. Essa continuerebbe ad insistere sul criterio del trusteeship ma sareb

be, credo, stato facile persuaderla, una volta ammesso il principio generale a che

noi fossimo il trustee delle nostre ex colonie. Decisamente favorevole a noi sarebbe

stato invece l'atteggiamento della Russia per tutto quello che concerne il manteni

mento della nostra indipendenza, per il disarmo dell'esercito e della flotta, per

controlli finanziari , basi navali ed aeree, mantenimento della nostra industria, etc.

E questi stessi limiti valgono anche pèr quanto concerne i possibili risultati di

un differente nostro atteggiamento nei riguardi della Russia. Si tratterebbe cioè di una politica che bisognerebbe tener presente, come possibilità avvenire, come elemento importante in una politica diretta a mantenerci neutri in un futuro conflitto, .piuttosto che come una politica diretta ad ottenere una modifica immediata dell'atteggiamento russo nei· nostri riguardi, ai fini immediati del nostro trattato di pace: per questo, forse, è troppo tardi, comunque ripeto, la politica russa, in quanto il nostro trattato di pace, più che trattato di pace con noi è conflitto di opposti

interessi, non è modificabile che in quei stretti limiti che ho indicati sopra.

Ma sia che si tratti di una politica a lunga scadenza, sia che si tra tti di una

politica a risultati, seppure modesti, ma più immediati, è bene non perdere di vista

un punto essenziale: rapporti commerciali, rapporti culturali, dichiarazioni ufficiali

di qualsiasi genere, sono elementi tutti di importanza, certo, ma secondari. Il problema

principale oggi è la stampa, sia la sua campagna antisovietica, sia certe tendenze in

politica estera (patto occidentale e federazione europea) che sono in netto contrasto

con le direttive della politica estera sovietica. Partendo da questo punto di vista,

ritengo mio dovere far presente a V.S. che una azione definitiva per far mutare

atteggiamento alla stampa, un provvedimento di rigore contro qualche giornale

antisovietico, una pubblica dichiarazione di V.S. che condanni e deplori questo

atteggiamento di una parte della nostra stampa, avrebbero qui una ripercussione

assai più favorevole ed effettiva di qualsiasi altra dichiarazione di politica generale 1 .

163

L'INCARICATO D'AFFARI A CHUNG KING, ANZILOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 2063 /12. Chung King, 6 febbraio 1946, ore 10,30 {per. ore 9,15 del 7).

Comunicando vice ministro affari esteri gradimento ambasciatore2 , ho profittato occasione per seguire istruzioni di cui suo 53 . Ho fatto presente che da parte


1 Per la risposta vedi D. 237. 2 Per la nomina di Thun Chin Ju ad ambasci atore di Cina a Roma. 3 Vedi D. 117.

italiana si annette massima importanza impostare al più presto su nuove basi amicizia vera e duratura con Cina. Riconosciamo opportunità concludere appena possibile nuovo trattato cui mi si è accennato sia verbalmente che per iscritto (mio 8) 1 . Nel frattempo saremmo disposti, se ciò tornasse gradito a Governo Cina, confermare nostre intenzioni con dichiarazione scritta di cui da parte cinese si potrebbe accusare ricevuta. Vice ministro ha confermato che, inviando Roma uno dei suoi uomini migliori, Governo intendeva dar prova amicizia verso di noi. Circa il resto avrebbe incaricato uffici competenti suo ministero studiare questione; riteneva comunque che per riapertura di fatto nostri consolati soluzione adottata per Shanghai potesse essere per noi soddisfacente in via provvisoria e mi ha chiesto quali altri uffici desideravamo riaprire. Risposta si farà probabilmente attendere certo tempo. Può darsi che cinesi lascino cadere per ora la cosa e non escluderei neppure che suggerissero iniziare senz'altro conversazioni per nuovo trattato. Ho preferito parlare «nostra intenzione stabilire amicizia con Cina su basi nuove» senza citare espressamente rinuncia diritti preesistenti.

Data estrema suscettibilità questo Governo e opinione pubblica per tutto quanto ricordi privilegi Potenze occidentali, rinuncia, di cui prendessimo noi iniziativa, potrebbe essere interpretata, anziché come gesto simpatia, come tentativo acquistare merito in questione che essi tengono a considerare superata . Quello che preme per ora è di rassicurare cinesi circa nostre intenzioni, futuro trattato dovrà poi naturalmente precisare tutti punti lasciati nel vago .

Riferisco ampiamente per corriere 1•

164

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 2102-2111 ( 176. Washington, 6 febbraio 1946, ore 11 (per. ore 8 del/'8).

Suo telegramma n. 18952 .

Ho già riferito con telegramma n. 121 e n. 1523 informazioni avute al Dipartimento di Stato circa presentazione questione revisione armistizio. Non sarà possibile accertare sino a che punto U.S.A. accoglieranno nostre richieste economiche finanziarie ultimo memorandum, fino a quando non saranno state concluse discussioni tra Dipartimento di Stato e ministeri militari. Debbo peraltro far presente sin da ora che sarà ben difficile fare accettare, specie da inglesi molto contrari a rinunzie in materia finanziaria, principio retroattività cessazione oneri finanziari di cui al


1 Non pubblicato. 2 Non pubblicato , ritrasmetteva il D. 14!. 3 Vedi DD. !33 e 148.

telegramma n. Il O1• Confermo inoltre che opinione americana, sino ad ora manifestata in forma amichevole, è che nostre erogazioni finanziarie, pur costituendo apparentemente un complesso indivisibile, in realtà vadano valutate secondo le spese effettivamente sostenute per singoli eserciti . Ripeto che si tende a considerare come questione a parte quella delle truppe alleate stazionate in Venezia Giulia.

Mi rendo naturalmente conto che siamo in pieno circolo vizioso, giacché da parte russa, a quanto mi ha comunicato anche testé ambasciatore Quaroni, si sarebbe disposti accettare solo revisione clausole finanziarie, che invece americani temono, ritengo con ragione, sia quella particolarmente osteggiata da parte inglese, specie se presentata isolatamente.

Comunque, continuo a fare ogni possibile tentativo affinché il Dipartimento Stato, che conosce e valuta questa difficoltà, non desista dalla sua iniziativa nostro favore. Infatti, pur essendo la questione dopo il Convegno di Mosca apparentemente meno pressante di quando si era al punto morto delle trattative di pace, tuttavia ritengo che, a parte altre ovvie considerazioni, sia utile non lasciare nulla intentato, per premunirei contro non impossibili nuovi differimenti della pace, nonché per rafforzare la nostra situazione anche per momento in cui saremmo posti di fronte alla firma e alla ratifica trattato pace.

165

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.N.D. 2100( 180. Washington, 6 febbraio 1946, ore 16,35 (per. ore 8 dell 'B).

Suo 118 2 e miei 150-151 e 1743 .

Secondo le notizie odierne da Londra delegati Consiglio pace stanno attualmente difendendo noto progetto rispettivi Governi per soluzione questione coloniale. Ieri ha parlato Dunn in favore piano americano trusteeship multiplo, come mi aveva annunziato segretario di Stato. Qualora, come Dunn ha riferito qui alcuni giorni fa (mio 150), ciascuna delegazione rimanesse stato di attuale posizione, almeno a quanto pare ora, non resterebbero che due soluzioni possibili:

l) deferire la questione ad una riunione dei propri ministri esteri;

2) prendere in considerazione progetto di stralcio della questione dal trattato di pace e addivenire pertanto ad una soluzione provvisoria. Unico progetto

t Vedi D. 150. 2 Vedi D. 157, nota 3. 3 Vedi DD. 143 e 160.

finora esistente al riguardo sarebbe quello britannico di «guardianship» a quattro , che Byrnes mi ha detto ripetutamente non essere di suo gradimento. Peraltro , le più grandi difficoltà per tale seconda soluzione potrebbero venire da parte sovietica.

Comunque, qualora dovesse prevalere seconda ipotesi, e ciò anche nel caso si sostituisse alla «guardianship» dei Quattro quella dell'O.N .U. (che Byrnes mi ha detto di vedere favorevolmente) o di un organo di questa , parrebbe quasi certo che nel trattato di pace verrebbe inserita una clausola la quale prevede-. rebbe la rinunzia dell'Italia ai precedenti suoi titoli senza riserve diritti o qualcosa di simile.

Col telegramma n. 151 già ho segnalato conversazione avuta al riguardo al Dipartimento di Stato , il quale considera che ogni soluzione di trusteeship comporti anzidetta rinunzia. Poichè tuttavia punto di vista del Dipartimento di Stato non sembra ancora cristallizzato in materia di clausole, e. data la, direi per lo meno , rìluttanza che qui si ha per escogitare formule proprie ben definite, riterrei molto utile potere essere messo in grado, da codesto ministero, di suggerire al Dipartimento di Stato alcune formule che noi considereremmo accettabili, come minor male. Beninteso, dette formule, che dovrebbero essere congegnate in modo da riuscire accettabili all' America, ma anche agli altri, verrebbero suggerite al Dipartimento di Stato ove se ne rendesse imperativa la necessità ad evitare il peggio. Non potendo prevedere quanto tempo potremmo avere a disposizione in un estremo tentativo per vedere di persuadere gli americani a fare propria una nostra formula, credo sarebbe opportuno avere anche pronta eventuale successiva variante qualora la necessità stringesse. Ad ogni modo, ove la E.V. lo ritenga del caso , se ne potrebbe intanto intrattenere, anche genericamente, Dunn a mezzo R. ambasciatore a Londra.

Sarei grato a V.E. di voler telegrafarmi sue istruzioni al riguardo, come anche ogni possibile elemento circa intendimenti altre Potenze interessate specialmente Francia.

166

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D . 2030/ 185. Londra, 6 febbraio 1946 , ore 20,30 (per. ore 8,30 del 7) .

Colloquio odierno Harvey mi ha confermato di aver in questi giorni ricevuto proposte concrete Dipartimento di Stato per modificazione armistizio. Questione è allo studio competenti uffici e, secondo precedenti assicurazioni , viene favorevolmente considerata . Eserciterò ogni possibile intervento per sollecitare decisione. Prevedo che in materia finanziaria Tesoreria opporrà seria resistenza.

Anche questione nuovo cambio per pagamento truppe è allo studio in rapporto punto di vista Governo italiano che ho debitamente sostenuto.

167

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO, BOMBASSE!, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNTO RISERVATISSIMO URGENTE. Roma, 6 febbraio 1946.

Con riferimento alla lettera n. 5/100 indirizzatagli da S.E. De Gasperi 1 , l'ammiraglio Stone mi ha pregato di assicurare il R. Governo che egli farà tutto quanto sta in lui per indurre il generale Morgan ad agire il più sollecitamente ed energicamente possibile.

Egli ha tenuto a sottolineare in modo particolare che si rende pienamente conto della gravità dei fatti riportati e delle condizioni esposte dal presidente del Consiglio, delle quali si renderà volentieri interprete presso le superiori Autorità militari alleate.

L'ammiraglio Stone mi ha altresì incaricato di suggerire riservatamente che

S.E. De Gasperi invii con urgenza una lettera, simile a quella indirizzata a lui, anche agli ambasciatori d'Inghilterra e degli Stati Uniti 2• La lettera dovrebbe essere sostanzialmente identica a quella n. 5/100 e solo eventualmente mutata in quel tanto che sarà ritenuto opportuno in relazione alle funzioni dei nuovi destinatari.

Il capo della Commissione alleata ha confidenzialmente aggiunto di ritenere opportuno non venga specificato ad ogni ambasciatore che analoga comunicazione gli è già stata inviata, per non dare loro la sensazione che -essendo già investiti della questione la Commissione alleata e il Quartier Generale delle forze alleate -non sia urgente ed importante che essi svolgano una decisa azione presso i loro Governi.

168

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI AD ANKARA, MARCHETTI, A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AI RAPPRESENTANTI A LONDRA, CARANDINI, E A PARIGI, SARAGAT

T. PER CORRIERE 2198/C. Roma, 7 febbraio 1946, ore 15.

È stato di passaggio a Roma il nuovo ministro degli esteri greco. Questo ambasciatore d'Inghilterra, che ha avuto occasione di incontrarlo, mi informa che, avendo egli insistito sull'opportunità di una sollecita ripresa delle relazioni italo-greche, il ministro ha risposto assicurando che il Governo ellenico è d'accordo in via di principio, ma l'opinione greca non è ancora del tutto preparata. L'iniziativa potrà cioè essere, a suo avviso, concretata soltanto fra qualche settimana, comunque prima dei trattati di pace.


1 Vedi D. 153. 2 Vedi D. 156.

169

L'AMBASCIATORE A MADRID, GALLARATI SCOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 2148 / 100. Madrid, 7 f ebbraio 1946, ore 22,15 ( per. ore 9,30 dell'B).

Ho veduto ieri questo ministro affari esteri e, approfittando tono confidenziale con cui mi ha parlato situazione spagnola, ho avuto opportunità fargli comprendere quanto sia desiderata in Italia evoluzione che riconduca presto Spagna a normalità democratica.

Ministro degli affari esteri è perfettamente conscio favorevoli ripercussioni che avviamento in tal senso potrebbe presentare all'estero. Egli non si nasconde difficoltà che ostacolano rapidi sviluppi poichè considera che, per smontare senza eccessive scosse attuale organizzazione, occorre sostituire gradatamente gli elementi costitutivi . Ha aggiunto che, dovendosi ritardare, per ragioni tecniche, normalizzazione da lungo tempo preannunziata (mio telespresso 1546 del 21 luglio scorso)' Governo spagnolo si proporrebbe indire in primavera referendum popolare su argomenti importanza sostanziale che illuminerebbe Governo circa pensiero masse popolari senza peraltro entrare in pieno in questione istituzionale.

Ministro degli affari esteri mi ha ripetuto che Franco, desideroso restaurazione monarchia, ha favorito trasferimento pretendente in Portogallo e aspirerebbe a incontro con Don Juan che potrebbe avere luogo segreto. Soltanto , ha aggiunto ministro, occorre seria preparazione poichè monarchia che rientrasse in Spagna affrettatamente mancherebbe ogni necessaria garanzia stabilità e durata .

Dubito che Franco aspiri a re·staurazione monarchia molto prossima . Sono d'avviso che egli la consideri come migliore via d'uscita per quando regime attuale abbia a scomparire, ma non ritengo personalmente ancora giunto momento in cui trapasso debba effettuarsi.

170

JL CONSIGLIERE COPPINJ AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T ELESPR. SEGRETO 52-53 /45-46. Vi enna, 7 febbraio 1946 (per. il 22).

Presidente Repubblica ha voluto vedermi oggi perchè gli consegnassi lettera di

V.E. 2 giuntami cinque giorni fa . Il presidente Renner mi ha pregato rendermi interprete sua gioia per espressioni usate da V.E. nei riguardi suoi e Austria. Ha aggiunto che si ripromette inviarle ancora altra missiva mio tramite. Nella conversazione susseguita presidente Renner mi ha manifestato suo profondo rincrescimento per grave attuale situazione centro Europa. Salvezza nostro continente dovrebbe


1 Non pubblicato. 2 Vedi Allegato.


225 trovare sue basi nella stretta collaborazione democratica di Inghilterra, Francia, Italia e Germania. Hitler non aveva in fondo errato nelle sue visioni politiche generali ma i mezzi atroci da lui usati e la mancanza assoluta di ogni libertà avevano reso impossibile realizzazione suo piano. Naturalmente non si poteva ancora fare simile affermazione senza essere sospettati di nazismo ma l'avvenire di Europa sta nella saldezza e nella collaborazione di questi quattro Stati.

Presidente Renner ha seguitato dichiarandomi che è assolutamente intenzione Governo austriaco realizzare le più strette e amichevoli relazioni con l'Italia, cui naturale premessa era tuttavia soluzione questione Alto Adige. Tirolo meridionale sarebbe storicamente sede originaria della Contea tirolese cui si aggiunse posteriormente regione settentrionale. Austria avrebbe bisogno di rioccupare questa regione per costituire larga fascia meridionale che assicuri solidità e benessere Stato austriaco . Risolto detto problema, non può esistere fra Italia ed Austria nessuna ragione di controversia. Popolo austriaco sente vivo desiderio riprendere contatti con Italia che saranno ancora più ampi data esclusione Germania dal traffico europeo. Ricordando discussioni trattato pace nel 1919, Renner ha detto che cessione Alto Adige ad Italia fu contropartita che Grandi Potenze ci accordarono data loro cattiva volontà di aderire a legittime aspirazioni Italia su sfruttamento economico in Asia Minore. Presidente Salandra e generale Cadorna avevano espresso loro soddisfazione per linea Salorno. Alto Adige non può essere parte essenziale per l'Italia, mentre è indispensabile per avvenire Austria. Governo austriaco riconosce diritto italiano mantenere sue attività economiche in Alto Adige. In questo senso saranno date Italia massime facilitazioni per uso energia elettrica colà prodotta. Concessione zona franca e porto nel Danubio avrà per Italia grandissima importanza sia per distribuzione nostri prodotti in tutti i Balcani che per convogliare in Italia grano ungherese e petrolio rumeno.

Da parte mia mi sono limitato ad assicurare nuovamente presidente Renner che è assoluta intenzione di V.E. e del Governo italiano di avere con Austria le migliori e più favorevoli relazioni.

Dichiarazioni Renner su Alto Adige sono , tranne dettagli , ripetizione argomenti già esposti in sue pubbliche dichiarazioni .

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AUSTRIACA, RENNER

L. PERSONALE. Roma, 17 gennaio 1946.

Le sono molto grato per la sua lettera 1 e per il ricordo dei tempi in cui sedemmo insieme a Vienna nella Camera dei deputati del vecchio impero asburgico. Da allora oltre un trentennio è trascorso ed è invero sorprendente che un parallelo destino abbia voluto riservarci -dopo le ultime tempestose vicende internazionali ~le responsabilità di governo dei nostri due Paesi confinanti .

Anche per me questa coincidenza di circo stanze è fonte di sincero compiacimento e mi associo cordialmente alla speranza da lei espressa che la nostra personale conoscenza contribuisca ad agevolare lo sviluppo amichevole dei rapporti tra l'Italia e l' Austria.


1 Vedi D. 26.

171

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI 1

L. PERSONALE. Londra, 7 febbraio 19462•

Non ho mai più avuto una tua riga particolare, intendo uno di quei diretti contatti che confortano la solitudine, ma non me ne lamento perchè immagino e conosco il tuo calvario. ·

• Ti scrivo sotto l'impressione di sollievo determinata dalla soluzione del grave dissenso anglo-russo. L'atmosfera era fino a ieri molto tesa tanto che, pur giudicando con calma, non era da escludere il peggio dati i termini perentori ed il tono aspro della polemica. Ieri sera la tempesta si è calmata. La soluzione raggiunta da sostanziale soddisfazione a Bevin, ma manca di quella normalità procedurale e di quella schiettezza di espressione in cui il dibattito avrebbe dovuto esaurirsi. Resta il fatto che una grande potenza, avendo sollevato un'accusa contro una potenza alleata, ritira l'accusa ma pone il veto a che il Consiglio di Sicurezza si esprima con un voto e giudichi nel merito. È vero che il tono e gli argomenti di Bevin, che sono andati al di là dello specifico argomento per investire in un solo contrattacco la Russia ed il comunismo, hanno messo Mosca nella più difficile delle condizioni per aderire ad un decente compromesso, ma è anche vero che la improvvisa denuncia russa e le perentorie richieste che l'hanno accompagnata hanno messo Bevin nella necessità di una energica e aggressiva difesa. Vyshinsky si è in complesso comportato con una moderazione formale ed in fine con un'attitudine conciliante di cui Bevin gli ha reso testimonianza. La ferita è suturata. Resterà la cicatrice nei rapporti anglo-russi. Resterà sovratutto un imbarazzo funzionale nell'O.N.U. la cui fragile compagine non potrà non restare intimidita da questa prima prova di forza di uno dei maggiori associati. Comunque, in definitiva, la giovanissima struttura delle Nazioni Unite ha resistito al colpo. E questo è un buon segno.

Come ti ho ieri telegrafato, di fronte ai dominanti dibattiti dell'O.N.U. i lavori di Lancaster House sono passati in ultimo piano, dimenticati dalla pubblica opinione, inosservati dalla stessa stampa. I delegati supplenti girano guardinghi intorno ai concreti problemi della nostra pace. Mancano di direttive e di contatto coi ministri degli esteri assorbiti da ben altri guai, mancano di capacità a decidere, mancano di un minimo di accordo per le possibili soluzioni. Finora a Lancaster House non si è discusso costruttivamente, si è conversato a titolo di saggio sui vari temi della pace italiana. Si segna il passo in attesa che le soluzioni particolari ricevano avviamento da un meno paralizzante disaccordo sul piano dei rapporti fra i Tre Grandi.

È evidente che il disegno generale della nostra pace si concreterà non sul piano tecnico delle ragioni di giustizia, di diritto, di necessità a cui noi facciamo appello, ma


1 Ed. in «Nuova antologia», 1993, fase. 2185, pp. 114-118. 2 Manca l'indicazione della data di arrivo.

sul piano politico quale risulterà per somme e differenze nel calcolo dei compensi in cui si stabilizzerà la competizione internazionale che si svolge al di sopra delle nostre teste.

Avendo svolto e continuando a svolgere, secondo le tue direttive ed il mio pienamente concordante convincimento, tutte le argomentazioni pratiche che militano a nostra difesa, avendo bussato a tutte le porte, destate tutte le attenzioni e acquistata ogni possibile simpatia per i nostri casi, mi convinco sempre di più del valore precario e relativo di ogni ragione fondata su un criterio di giustizia e di diritto che è superato da ben altre irresistibili necessità.

Sento che la nostra difesa è stata da te perfettamente organizzata e, secondo le tue istruzioni, ampiamente prospettata. Poco vi sarà da aggiungere.

Tu sarai chiamato, prima o poi, a ribadire il nostro punto di vista o qui a Londra, o a Washington, o a Parigi. E tutto questo ha un suo valore procedurale e morale. Ma, se andiamo alla sostanza, quali sono le prospettive? Ripeto, non è sul terreno della logica e del diritto che ci sarà dato sostanzialmente modificare a nostro favore uno stato di fatto che si va maturando sul terreno politico. La fase che mi pare offra per noi le maggiori possibilità è quella attuale in cui si vanno orientando nei nostri riguardi le forze la cui definitiva componente deciderà di noi. Gli argomenti elementari su cui noi possiamo contare per migliorare all'origine una posizione che difficilmente ci sarà dato correggere in seguito, sono oggi rappresentati dal valore intrinseco . che si attribuisce alla nostra cooperazione ai fini del nuovo equilibrio europeo e dall'atteggiamento di mediazione che noi dimostreremo di voler assumere al confine fra due opposte zone di influenza.

Noi ci troviamo e ci troveremo a inevitabile disagio, costretti come siamo geograficamente e politicamente fra i due blocchi concorrenti, ma suscettibili di conciliazione, in cui il mondo è potenzialmente diviso. Siamo troppo deboli per permetterei di considerarci e di agire come clienti esclusivi dell'un blocco e come impliciti competitori dell'altro. E ciò perchè quello non è in grado di proteggerei a fondo e questo è tanto forte da paralizzare ogni soluzione che possa risolversi in un nostro paventato rafforzamento. Solo una politica di stretta e chiara neutralità mi pare possa acconsentirei di adempiere la nostra funzione mediatrice attirandoci la simpatia o la tolleranza dell'una parte e dell'altra . So che questo è in sostanza il tuo pensiero e perciò nel mio lungo colloquio con Vyshinsky 1 ho battuto a fondo su questo tasto, ottenendo una manifesta rispondenza. Tutto questo ha un valore ed una probabilità di successo quando non si risolva in una manovra più o meno velata ma in una politica chiaramente dichiarata ed attuata alla luce del sole. Il Foreign Office conosce benissimo ed apprezza questa nostra esigenza di cui non gli ho mai fatto mistero. Sono stato ieri da Harvey 2 e gli ho riferito a grandi linee il mio colloquio con Vyshinsky. Egli si è vivamente interessato, manifestando il suo evidente apprezzamento sia per la franchezza del mio modo di agire (che è qui la mia sola forza), sia per gli effetti sedativi che risultano da ogni nostra azione intesa a sciogliere i sospetti russi nei nostri riguardi e quindi a smontare certe resistenze verso una favorevole soluzione della pace italiana che è, per interesse inglese, auspicata, entro certi limiti, dal Foreign Office.


1 Vedi D. 152. 2 Vedi D. 166.

In effetti, salvo la questione di Tenda e Briga che è una bega circoscritta alle relazioni italo-francesi , tutte le altre minacce alla nostra integrità ed alla nostra futura efficienza hanno determinanti ed effetti di carattere vastamente internazionale.

Per le colonie, l'America ha proposto la trusteeship collettiva pensando di dare a relativo buon mercato una soddisfazione mediterranea alla Russia. La Russia chiede la trusteeship individuale sulla Tripolitania come carta di contrattazione nei confronti di altre posizioni mediterranee che ben più la interessano (Grecia, Dodecanneso, Dardanelli). Se riceverà conveniente soddisfazione nel Mediterraneo orientale, mollerà le sue pretese su Tripoli, se no insisterà a fondo. L'Inghilterra, per parte sua, sarà più o meno indotta a insistere per avere un piede in Cirenaica a seconda della maggiore o minore compromissione della sua posizione in Egitto che risente la spinta del movimento panarabo incoraggiato dalla Russia. La Francia si batterà per la difesa della nostra sovranità in Libia perchè sa che una trusteeship libica batterebbe in breccia tutto il problema delle sovranità sulle colonie nordafricane, ma ha altri problemi alle porte di casa che ben più le premono e si regolerà nei nostri confronti a seconda dei compensi che le saranno offerti in altri settori.

Contro queste molteplici influenze, quale valore decisivo possono avere i nostri

J

sacrosanti argomenti sul carattere sociale delle nostre colonie, sulla nostra esemplare amministrazione, sul nostro diritto a portare a compimento un'opera di civilizzazione onorevolmente iniziata?

L'esempio del Dodecanneso è particolarmente sintomatico . Anche nel solo caso per noi non controverso, noi non riusciremo a regalare quelle isole alla Grecia rifondando l'amicizia italo-greca su quel dono espiatorio, fino a che la questione dei Dardanelli e dell'influenza inglese in Grecia non saranno risolte in modo soddisfacente per la Russia .

La questione alto-atesina pare si evolva a nostro favore per considerazioni che non hanno nulla a che fare con le nostre ragioni . La Russia considera l'Austria come un cuneo anticomunista e le taglia le ali. Ecco tutto. Se e come questo nuovo elemento favorevole possa salvare lo statu quo alto-atesino, dipende dalle compensazioni che la Russia vorrà offrire in altri settori.

Ripeto un luogo comune vedendo proteso verso Trieste il braccio russo nelle maniche di Tito . La difesa delle minoranze slave in questa estrema promiscua risacca dello slavismo verso Occidente è un pretesto , le ambizioni espansionistiche jugoslave sono un motivo accessorio. La determinante decisiva sta in una sfera di mire superiori capaci di scavalcare, a seconda della finale convenienza, le ragioni dello slavismo, le ambizioni di Tito e le nostre difese.

E ancora: per quanto riguarda le riparazioni, le richieste russe (per non parlare di quelle anglo-americane che non sono ancora ben definite) non sono tanto condizionate all'entità dei danni che abbiamo inflitto o alla nostra capacità di pagamento, quanto alla maggiore o minore convenienza che la Russia avrà a calcare la mano su di noi col rischio di vederla domani calcata in modo corrispondente a carico degli ex satelliti balcanici che ha in cura. Lo stesso dicasi per il nostro disarmo a cui la Russia pare ora meno interessata per gli identici motivi di possibile ritorsione nella sfera balcanica. L'esemplificazione potrebbe continuare, ma mi pare sufficiente. Tutte cose note e ovvie, tu mi dirai. Ed hai ragione, ma se ho elencato tutte queste considerazioni sul carattere universale degli argomenti apparentemente particolari che interessano la nostra pace, è perchè ritengo che da questo schematico riassunto risulti confermata una tesi evidente e che non deve essere persa di vista. E cioè: noi non abbiamo da risolvere dei casi particolari coi singoli aspiranti alle nostre colonie, alle nostre riparazioni, al nostro disarmo, nè con Tito, con l'Austria, con la Grecia. Abbiamo da risolvere un caso unico con una associazione o opposizione di interessi che fanno capo ai due poli del mondo, e dalla cui casuale composizione dipende la nostra sorte nel ristretto ambito delle nostre vitali necessità.

Questo è il piano su cui dobbiamo batterci. Quando vedo i giornali italiani, e comunque la nostra privata e pubblica opinione, fossilizzarsi nel chiuso spazio delle argomentazioni a sostegno dei nostri diritti ed aggrapparsi disperatamente a ragioni logiche o morali, sono preso da una viva inquietudine .

So, esattamente, che la tua visione è ben più vasta e realistica. Tu sai, a tua volta, in quale grande (che non potrebbe essere maggiore) estimazione io tenga il tuo giudizio e la tua linea politica. Fra noi tutto ciò è chiaro. Ma è altrettanto chiaro fra te ed il Paese?

Ho approvate pienamente, con sollievo , le tue dichiarazioni di politica estera alla Consulta. Comprendo le tue difficoltà contro la marea dei nazionalismi i quali sempre abitano al polo opposto della ragione, se pure hanno oggi da noi una ragione di destarsi di fronte alle troppe minacce che ci angustiano. Ma appunto perchè l'opinione pubblica è oggi sovraeccitata e poco ricettiva alla dura realtà, credo bisogni continuare ad insistere perché l'italiano medio non si faccia soverchie illusioni, non si attenda sovratutto miracoli dalla delegazione che tu condurrai nuovamente al tavolo della Conferenza.

Se ti posso dare un consiglio, con animo di amico, sia la delegazione molto modesta di numero, venga il pubblico illuminato preventivamente sulle poche possibilità che ci si offrono e sul carattere universale delle difficoltà che ci attendono. Quando sarai invitato, parti dall'Italia in sordina e Dio voglia che tu ci possa tornare applaudito.

Il maggior pericolo che io vedo per noi sta in questa diffusa renitenza della nostra opinione ad accogliere la realtà quale è. La reazione che è succeduta alla tua onesta dichiarazione di non aver carte in mano, è per me uno dei sintomi più inquietanti. So che sei uomo da resistere alla tentazione di indulgere a questo bisogno di illusioni, e per questo ti servo con convinzione e mi permetto di parlarti con tanta franchezza.

Ritornando al mio primo e costante argomento, continuo a pensare che una buona carta sia quella di . migliorare decisamente le nostre relazioni con la Russia. L'Inghilterra, purchè l'affare sia chiaro, non se ne avrà a male. Nè credo che l'America, se lealmente informata, vorrà adontarsi se. ubbidiamo a questa nostra necessità. Insisto su questo punto perchè ho l'impressione che , col prolungarsi delle trattative e colla perenne evoluzione della situazione internazionale, da parte russa ancora oggi si sia pronti a ricevere e riconoscere sostanzialmente ogni nostro leale approccio.

Errori (di omissione) si sono commessi sotto questo aspetto nel passato e li abbiamo evidentemente scontati. Ma perchè non tentare ancora di riparare parlando a tutte le parti un linguaggio schietto ed obiettivo, accompagnato da un aperto atteggiamento di neutralità che è il solo compatibile con le nostre presenti condizioni e conveniente alla nostra futura funzione? Chè se poi il mondo, Dio non lo voglia, si spezzerà in due, vedremo se e come la nostra neutralità dovrà essere salvaguardata. Oggi il mondo fa sforzi immensi per restare unito. E noi non abbiamo altro da fare che conquistare confidenza ed eliminare sospetti ad est ed a ovest.

Scusa se mi sono dilungato dettando. Non vorrei inrastidirti, nè ho inteso darti consigli, ma semplicemente aprirti il mio animo il che è necessario, di tanto in tanto, alla efficienza della mia collaborazione.

Spero avrai approvato la mia lettera a Bevin 1• Dopo averla ricevuta egli è stato con me particolarmente cordiale e i nostri rapporti ora sono quali possono essere fra due uomini che si intendono in reciproca fiducia. Cosa ne verrà fuori, Dio solo lo sa. Fammi anche sapere in sintesi la tua impressione sul mio colloquio con Vyshinsky quale risulta dal diffuso telegramma che ti ho mandato. Come vedrai cerco di ingombrarti il meno possibile riferendo unicamente sui colloqui dai quali vi è un succo da trarre. Ti evito la via crucis di tutti gli altri contatti che non mi portano luci o indizi significativi.

Voglio assicurarti, solo per tua tranquillità , che non dò tregua a nessuno e nulla lascio di intentato. Questo aggirarmi «fuori mura» intorno ai concilii in cui si decide di noi è una fatica estenuante. Persevero, lieto di condividere con te l'accusa di rinunciatarismo con cui verranno un giorno premiate le nostre fatiche. Mandami ogni tanto una riga solo per dirmi se vado per diritto o per traverso 2 .

172

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTIN!

T. 2193/38. Roma , 8 febbraio 1946, ore 22.

Suo 50 3 .

Ringrazi a mio nome codesto ministro degli esteri per sua intervista sui rapporti italo-brasiliani. Gli dica che siamo molto sensibili a codeste espressioni di solidarietà in un momento per noi grave. Di tale solidarietà abbiamo bisogno sopratutto in questo periodo in cui si elabora trattato di pace che deciderà delle nostre sorti. Gli comunichi in via amichevole che tutte le informazioni in nostro possesso concorrono nel far ritenere probabile condizioni dure. Il Brasile fa parte della Conferenza dei Ventuno che esaminerà i progetti elaborati dai Quattro. Sopratutto in questa sede la sua voce disinteressata e obiettiva potrebbe esserci di utilità estrèma. Ella voglia, la prego, continuare ad informare preventivamente codesto Governo di tutte le nostre tesi, sulla scorta della documentazione già in suo possesso e di quella che a mano a mano le forniremo . Farò altrettanto con questo ambasciatore del Brasile 4•


1 Vedi D. 106, Allega to . 2 Per la risposta vedi D. 226. 3 Vedi D. 149. 4 Per la risposta vedi D. 199.

173

n., PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MADRID, GALLARATI SCOTTI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, E ALL'INCARICATO D ' AFFARI A BERNA, BERlO

T. 2355/c. 1• Roma , 8 febbraio 1946, ore 18,15.

In occasione riunione Conferenza che esaminerà termini pace con Italia appare opportuno ed urgente, anche per suggerimento ambasciata Londra, che locali

C.L.N. italiani, Comitati profughi, altri enti nonchè gruppi connazionali e personalità straniere per noi simpatizzanti, facciano pervenire direttamente ai rappresentanti Potenze riunite a Londra, sotto forma di telegrammi e brevi promemoria, appelli e voti in favore della nostra causa . Appelli, il più possibile calorosi, seri e documentati dovrebbero venir inviati direttamente al «Council of Foreign Ministers, Lancaster House, London S.W.I.» contemporaneamente al «Secretariat of the Generai Assembly of the United Nations, London».

Prego la S. V. volersi adoperare attivamente per incoraggiare manifestazioni del genere fornendo al caso opportuni chiarimenti e documentazione ed interessando in merito dipendenti consolati .

174

IL RAPPRESENT,ANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 2259/ 166. Parigi, 9 febbraio 1946, ore 17,50 (per. ore 8,30 del 10).

Mio 1572 .

Partecipato oggi con capi missioni diplomatiche ricevimento ufficiale presidente Gouin il quale intrattenutosi affabilmente con me in cordiale colloquio senza tuttavia alcun riferimento ai problemi franco-italiani. In tale occasione avuto breve conversazione con ministro affari esteri interim Gay, il quale accennatomi lettera Cagnolati ed espressomi, in tono cordiale ma fermo, suo stupore resistenza italiana rivendicazione francesi Tenda Briga, sottolineando azione personale Bidault per vincere atmosfera antitaliana diffusa Francia fine ostilità, liquidare campagna annessione Val d'Aosta e ridurre margine richieste territoriali. Gay aggiunto che, al


1 Le stesse istruzioni vennero inviate con T. 3466/C. del 2 marzo alle ambasciate a Rio de Janeiro, Santiago e Buenos Aires e con T. 3925/C. del 7 marzo alle legazioni a La Paz, Quito, Bogotà, Avana, Guatemala, Panama e Caracas.


2 Con T. 2158/157 dell'8 febbraio Saragat aveva informato d'essere stato invitato al ricevimento del nuovo presidente del Consiglio francese Gouin.

posto Bidault, egli avrebbe rivendicato Bardonecchia in base noto cavilloso argomento comunicazioni ferroviarie. Dopo allusione a incessante arrivo Parigi delegazioni popolazioni frontiera reclamanti annessione Francia diversi territori italiani, ribadito resistenza Bidault tali richieste, ma fattomi intendere che Francia giunta estremo limite riduzione sue pretese. Queste, da vaghi accenni, oltre Tenda e Briga, potrebbero tuttavia comprendere anche altopiano Moncenisio . Risposto ministro con noti argomenti che mi riservo ribadire a Bidault al suo ritorno da Londra 1•

175

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 2262/ 39. Mosca, 9 febbraio 1946, ore 23,11 (per. ore 8,30 del 10).

Telegramma di V. S. 35 2 .

Fra dirigenti politica russa Vyshinsky è più diplomatico nella forma mentre più duro nella sostanza. A scanso possibili future delusioni, credo sarebbe più esatto parlare coincidenza questo momento interessi generali russi con nostri su determinati punti, piuttosto che più favorevoli disposizioni Governo sovietico: il che vale del resto anche per gli altri.

l) Atteggiamento Governo sovietico circa questione Venezia Giulia resta immutato. Forma prudente in cui si è espresso Vyshinsky corrisponde del resto atteggiamento generale questo Governo che non ha mai preso posizione precisa al riguardo e ciò significa che, non trattandosi questione che U.R.S.S. considera essenziale, attende vedere quale sarà realmente atteggiamento anglo-americano in proposito e vuole lasciarsi aperte comunque possibilità compromesso con altre questioni.

2) Possiamo invece contare su appoggio sovietico questione Alto Adige per ragioni da me esposte, pur tenendo conto anche qui che Russia non attribuisce questione importanza capitale.

3) Potremmo pure contare appoggio russo su questione riparazioni beni italiani all'estero qualora da parte nostra ci si assicurasse tesi sovietica come riferito con mio rapporto n. 482 del 13 novembre u.s. 3 .

4) Possiamo anche contare su larga misura appoggio sovietico per questione quattro libertà, disarmo, controlli finanziari politici ed altre limitazioni permanenti nostra sovranità, in quanto parte generale trattato che ci riguarda sarà negoziata parallelamente trattati pace con Potenze balcaniche, e Russia farà possibile per limitare diretto controllo intervento altri alleati .

Per quanto riguarda punto quarto ricordo V. S. che mi sono finora astenuto sollevare espressamente questione qui per non intralciare eventuali negoziati in corso, specie con americani, e perchè non mi è ancora noto specificatamente punto


1 Vedi D . 220. 2 Non pubblicato , ritrasmetteva il D. 152. 3 Vedi serie decima, vol. II, D. 682.


233 di vista Governo italiano sull'argomento . Qualora V. S. deciderà ne parli, pregherei farmi avere necessarie istruzioni . Trattandosi però questioni che , per ragioni su esposte, sono connesse con interessi sovietici, anche se noi non ne parliamo espressamente, atteggiamento russo sarà egualmente in massima in nostro favore. Lo stesso vale , in linea di massima, anche per questione riparazioni : parlarne non parlarne qui ha quindi importanza più che altro formale . Per quanto concerne colonie trattasi , più ancora che per altre questioni che ci riguardano, contrasto grossi interessi difficilmente conciliabili, per cui non sarei sorpreso che ad ultimo momento dovesse prevalere tesi delegato inglese di cui al telegramma di V. S. 2099 1•

176

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A VARSAVJA, REALE

T. 2513/43. Roma , 10 febbraio 1946, ore 17,45.

Suo rapporto 29 del 6 gennaio 2•

Può assicurare codesto Governo che ostacoleremo qualsiasi iniziativa del genere (Associazione fra polacchi dissidenti). Aggiungo in linea confidenziale che siamo discretamente intervenuti presso Santa Sedè perchè signor Papée limiti sua attività soltanto ai suoi specifici compiti, ed eviti in particolare qualsiasi iniziativa che possa costituire ragione di contrasto fra noi e codesto Governo, col quale intendiamo mantenere atteggiamento di assoluta correttezza e lealtà.

177

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 2514/139 . Roma , 10 f ebbraio 19464 .

Con graduale estensione quota adeguamento cambio alle varie partite bilancia pagamenti e con ottenuto controllo totale circolazione Governo italiano ha creato condizioni indispensabili per livellamento prezzi interni e esterni. Già prezzi allo interno sono in decisa diminuzione rendendo possibile graduale assetto bilancia commerciale mentre aumento gettito imposte ordinarie e severo controllo spese pubbliche consentono far considerare avviata soluzione problema equilibrio bilancio. Per garantire e spronare ripresa economica nazionale e riassestamento politico


1 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 146. 2 Non pubblicato . 3 Vedi D. 178. 4 Spedito l'li alle ore 13.

sarebbe molto efficace piena fiducia internazionale perciò prego fare opportuni passi per indurre Governo americano esaminare con R. Governo condizioni necessarie per ammissione Italia accordi monetari Bretton W oods e Banca Ricostruzione Internazionale senza attendere conclusione definitiva pace e pur con le riserve imposte da attuale situazione 1 .

178

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA

T. PER CORRIERE 2516. Roma, 10 febbraio 1946.

Risulterebbe che ambasciatore di Polonia presso Santa Sede si sarebbe fatto iniziatore di una nuova associazione destinata a raccogliere tutti i polacchiresidenti all'estero che non riconoscono il Governo di Varsavia.

Non so se la notizia sia esatta. La prego comunque di informarne codesta Segreteria di Stato ad ogni buon fine , osservando che se iniziativa fosse effettivamente in corso, essa esulerebbe evidentemente dai compiti e dall'attività di codesto ambasciatore di Polonia. Essa sarebbe d'altra parte suscettibile di provocare una nuova ragione di contrasto fra il R. Governo e quello di Varsavia, che è, per noi, il solo Governo legittimo, verso il quale il nostro atteggiamento intende mantenersi corretto e leale.

Sarebbe molto opportuno -e ne saremmo grati -se ambasciata polacca presso Santa Sede fosse scoraggiata da questi ed altri eventuali tentativi di sconfinare dai suoi compiti, che possano comunque incidere sulle nostre relazioni con la Polonia.

Non è superfluo ricordare che il Governo di Varsavia fa parte del Consiglio di Sicurezza dell'O.N.U. e della Conferenza dei Ventuno che elaborerà il nostro trattato di pace2 .

179

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 470/243. Roma, 11 febbraio 1946 (per. il 13).

Ho presentato ieri la credenziali col consueto cerimoniale. (Trasmetto qui unito il testo dei brevi discorsi scambiati). Nella sua risposta il Santo Padre si è espresso con molta benevolenza nei riguardi del popolo italiano, ricordando come esso sia stato «vittima di una guerra nella quale fu coinvolto contro i sentimenti e la volontà della sua grande maggioranza».


1 Per la risposta vedi D. 187. 2 Per la risposta vedi D. 229.

Nell'udienza privata concessami subito dopo, ho ringraziato il Pontefice per le sue benevole espressioni, ed egli mi ha detto che aveva sempre fatto ed avrebbe continuato a fare tutto il possibile per venire in aiuto della Nazione italiana. Mi ha chiesto con interesse notizie circa la preparazione del trattato di pace, dimostrandosi specialmente preoccupato per la sorte delle colonie. Inglesi ed americani, che sono venuti tanto numerosi in questi due anni in Italia, hanno potuto rendersi conto della qualità del nostro popolo e della necessità che anche con la loro modesta economia le colonie rappresentano per noi.

Alla vigilia del trattato di pace è necessario, egli ha continuato, che tutti in Italia diano esempio di ordine e laboriosità e che la propaganda dei partiti per le prossime elezioni si svolga con la dovuta moderazione. Aveva inteso con rammarico che una disposizione della nuova legge elettorale minacciava di limitare la libertà di parola dei sacerdoti, mentre il dovere di predicare la verità ed il bene costituisce il principale compito della missione dei sacerdoti. Ha subito aggiunto che aveva parlato in via del tutto incidentale ed amichevole, mentre non aveva ancora esatta conoscenza della disposizione in parola e della sua effettiva portata.

Ha continuato accennando agli attacchi di cui egli stesso era talora fatto segno dalla propaganda dei partiti estremi; così era stato insinuato che la nomina dell'ambasciatore a Madrid avvenuta subito dopo il ritorno del Governo a Roma, era dovuta alle sue pressioni, mentre egli era assolutamente all'oscuro della cosa. Da Mosca era stato accusato di avere avuto rapporti con Hitler: egli era stato tredici anni in Germania e non vi sarebbe stato nulla di strano se a Monaco avesse incontrato anche Hitler, che viveva nella stessa città; invece egli non aveva mai avuto occasione di conoscerlo nè di vederlo ed era poi partito dalla Germania prima che Hitler assumesse il potere. Ha vivamente elogiato il comportamento del clero tedesco per la sua opposizione al regime nazista, dicendomi che egli conosceva personalmente tutti i nuovi cardinali tedeschi, alcuni dei quali avevano dato prova di vero eroismo.

Prima di congedarmi il Pontefice ha espresso il suo compiacimento per la visita ricevuta di recente da numerosi capi missione italiani, ed ha avuto parole di particolare simpatia per l'ambasciatore Saragat, del quale aveva molto apprezzato l'acume ed il senso di equilibrio.

180

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 2478/212. Washington, 12 febbraio 1946, ore 1,53 (per. ore 8 de/14).

Suoi telegrammi 2099 1 e 2100 e mio 131 2 .

Al Dipartimento di Stato mi si è accennato che, in una delle ultime sedute Consiglio pace Londra, delegazione francese ha ufficialmente presentato richieste


1 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 146.


2 T. 2100/C. del 6 febbraio e T. s.n.d. 1677/131 del 30 gennaio, non pubblicati, entrambi relativi alla questione delle rettifiche della frontiera itala-francese.

per rettifica a suo favore confini occidentali . Dette richieste comprendono, oltre Tenda e Briga , note zone Chamberton , Moncenisio , Piccolo San Bernardo, ossia praticamente rivendicazioni anteriori noti colloqui agosto tra Saragat, de Gaulle e Bidault1 . Mentre mi sono state escluse richieste circa Valle Aosta , già accennate in qualche corrispondenza da Londra a giornali americani , non si era in grado precisarmi se Bardonecchia fosse eventualmente inclusa (suo 2100).

Comunque, richieste francesi sono state spontaneamente definite dal Dipartimento di Stato come «eccessive », accennando che inglesi si mostrerebbero dello stesso parere. Russi non si sarebbero ancora pronunziati . Secondo Dipartimento , Consiglio pace tenterebbe probabilmente procedura invitare francesi esporre propri motivi giustificativi delle anzidette richieste, non si sa però qui ancora se verbalmente o per iscritto. In conformità nota formula, subito dopo Italia verrebbe invitata presentare proprie ragioni.

Mentre si è confermato che da parte americana non verrebbe dato appoggio a richieste francesi, si mostrava ritenere che Parigi si sarebbe alla fine contentata di un compromesso. Per parte mia ho ribadito nuovamente nota nostra posizione, ponendo anche in rilievo come Parigi ci avesse precedentemente assicurato che molte delle anzidette rivendicazioni erano abbandonate e che le altre provenivano esclusivamente da ambienti militari. A tale ultimo riguardo , provvedo a riepilogare brevemente per iscritto al Dipartimento di Stato note affermazioni in vari colloqui di Bidault, Couve de Murville, ecc. in senso contrario rivendicazioni territoriali . Beninteso, nell'occasione ripeterò nostri fermi propositi di amichevole intesa e stretta collaborazione con Francia.

181

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T . s. N. D . 2429 / 221. Londra, 12 febbraio 1946, ore 23,30 (per. ore 9,20 del 13) .

Pur ripetendo informazioni in parte già fornite, ritengo opportuno , per la conferma che ne risulta e onde fornire V. S. visione di complesso su situazione Lancaster House , riferire su punto di vista americano precisato da chi ne è diretto interprete :

l) Concatenazione tutte le questioni rende necessario precauzionale sondaggio in attesa che coordinate direttive, consentite da accordo di massima tra i Quattro , permettano avviarle a solidale e contemporanea soluzione. Data persistente divisione vedute su tutti argomenti, Dunn «non ha la sicurezza ma la speranza» che un disegno di massima possa essere concretato per il 1° maggio.

2) In vista del possibile prolungarsi dei termini, America sostiene decisa revisione armistizio ma tale questione esula pet ora dalla competenza dei Quattro.


1 Vedi serie decima , vol. Il, D. 423 .

3) È presumibile che, secondo propositi americani, progetto pace sia sottoposto in questa prima fase al Governo italiano, il quale verrebbe invitato presentare osservazioni per iscritto. Ciò per evitare perturbamento lavori conseguentemente all'intervento di tutte le delegazioni interessate (il che Dunn giudica pregiudizievole nostri interessi). Egli suppone quindi che soltanto alla Conferenza di Parigi sarà richiesta presenza di una delegazione italiana.

4) Finora, pur essendosi delibato ogni argomento, temi abbordati sono stati colonie, riparazioni e disarmo .

5) Per colonie, America è ferma sua originale proposta trusteeship collettivo. Dunn non ha istruzioni da Washington circa riconoscimento nostri particolari funzioni amministrative, ma conferma che Dipartimento di Stato, presentandosi l'opportunità, darà il suo appoggio . Russia insiste decisamente per trusteeship individuale su Tripoli incontrando risoluta resistenza anglo-franco-americana. Francia è sola a sostenere sovranità italiana. Atteggiamento inglese ancora incerto. Tendenzialmente incline soprassedere, in attesa generale soluzione problema trusteeship. Dunn considera assurda tale ipotesi, che lascerebbe in sospeso una più scottante questione. Inoltre, è evidente che, in tali ipotesi, Italia non potrebbe essere ammessa nelle Nazioni Unite senza aver firmato una cambiale in bianco, implicante pregiudiziale rinunzia suoi diritti sovrani su colonie, il che la esporrebbe all'arbitrio di successive deliberazioni internazionali.

6) Per il Dodecanneso, russi continuano non pronunciarsi, trattandosi posizione ripiego , che fra l'altro vogliono riservarsi quando dovessero rinunciare trusteeship individuale in Nord Africa.

7) Russia propone nostro carico 600 milioni dollari riparazioni, dichiarando che, qualora anglo-americani rinunzino, come rinunziano, loro quota, cifra può essere ridotta 300 milioni a saldo richieste russe, jugoslave e greche . È probabile che i russi insistano su riparazioni italiane per giustificare loro richieste analoghe a carico Romania e Bulgaria. Rinunzia anglo-americana a riparazioni da Romania e Bulgaria solleva russi da timore possibile ritorsione verso satelliti balcanici.

8) Per contro Russia pare non insista su riduzione nostro armamento, onde non creare precedente per Bulgaria e Romania.

9) Per la Venezia Giulia, constata atteggiamento russo meno intransigente. Russi insistono su criteri etnici, affermando che dove situazione è a favore Tito esso avrà soddisfazione, e dove situazione è a nostro favore saremo soddisfatti. Se ciò risponda a un definitivo proposito o a una contingente tattica lenitiva resta da provare. Composizione Commissione d'inchiesta verrà definita questa mattina. È qui giunta missione russa capeggiata da Gerashchenko . Resta confermato che capo missione americano è Moseley. In mancanza accordo di massima su tracciato nuova frontiera, compito Commissione d'inchiesta dovrà limitarsi generica constatazione situazione etnica e interferenze economiche. America favoreggia estensione inchiesta Fiume. Concreta proposta americana contempla spostamento parte nord linea Wilson lasciando Italia Gorizia . Se questo tracciato nord Gorizia segua linea Isonzo, consigliata da imperativi argomenti o il sinuoso tracciato più ad ovest sostenuto da esperti inglesi e noto a codesto ministero, è evidentemente una delle questioni sulle quali la Commissione d'inchiesta dovrà pronunciarsi.

lO) Per Alto Adige, di fronte attuale atteggiamento russo favorevole statu quo, America mantiene precedente punto di vista contemplante solo minori rettifiche non precisate.

Il) Per Tenda e Briga, Dunn ha impressione che francesi siano animati da più moderati e, egli spera, concilianti intenzioni . A questo riguardo vedrò domani Couve de Murville 1 e successivamente Bidault che mi ha promesso imminente colloquio2 .

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IL MINISTERO DEGLI ESTERI AL MINISTERO DELL' INTERNO

TELESPR. 04470. Roma , 12 febbraio 1946.

L'ambasciata britannica, in via riservata, ha richiamato l'attenzione di questo ministero sulle preoccupazioni del Governo inglese per la considerevole immigrazione illegale in Palestina di ebrei provenienti dall'Italia. L'ambasciata ha espresso la speranza che il Governo italiano ritenga di potere:

a) imporre gravi pene ai cittadini italiani che partecipino al trasporto di immigranti illegali in Palestina e alle persone che usano il territorio italiano per promuovere tale trasporto ;

b) proibire il trasferimento in Palestina di persone che non possiedono un visto valido per la Palestina.

Si unisce copia della risposta che questo ministero intende inviare all'ambasciata britannica, salvo il caso che codesto ministero desideri formulare tempestivamente osservazioni in merito .

ALLEGATO

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA RAPPRESENTANZA DI GRAN BRETAGNA A ROMA

PROMEMORIA. Roma , ...

Il R. Ministero per gli affari esteri ha dato la più attenta considerazione alle preoccupazioni del Governo britannico circa l'immigrazione illegale ebraica in Palestina dall'Italia e ai provvedimenti che il Governo britannico desidererebbe venissero adottati in materia.

Al riguardo si osserva che l'applicazione di speciali gravi pene agli italiani che partecipano al trasporto di detti immigranti e a coloro che in territorio italiano organizzano tale trasporto sembra difficilmente giustificabile su basi giuridiche. Il Mini stero degli affari esteri


1 A causa di vari rinvii dell'incontro , lo vide il 21: vedi D. 201. 2 Vedi D. 188.

ritiene invece possibile richiamare l'attenzione delle autorità competenti sul problema affinchè sia intensificata quella vigilanza portuale e costiera che possa essere consentita dalle speciali condizioni attuali. In particolare verrà prospettata al ministero dell'interno la possibilità che sia istituito un visto di uscita che, nel caso di ebrei che vadano in Palestina, venga concesso soltanto a quelli che abbiano il visto di entrata per quel Paese. Poichè però attualmente non è richiesto per gli stranieri un visto di uscita dal territorio italiano, la questione si presenta d'una certa complessità.

Il R. Ministero degli affari esteri desidera vivamente che con l'occasione venga richiamata l'attenzione del Governo britannico sul problema costituito dalla presenza di molte migliaia di profughi ebrei in Italia. Le ragioni umanitarie che hanno consigliato di non vietarne l'entrata da una parte e le difficoltà economiche del Paese dall'altra parte rendono urgente che essi siano fatti proseguire nel più breve tempo possibile. Ci si augura che la commissione mista anglo-americana, incaricata dello studio dei problemi relativi agli ebrei europei e alla Palestina, tenga nella giusta considerazione questa necessità.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 196/114. Mosca, 12 febbraio 1946 (per. il 28).

La campagna elettorale si è conclusa il 9 febbraio con un discorso tenuto da Stalin al teatro Bolscioi in una assemblea di elettori.

Il discorso, diffuso per radio in tutto il Paese, si presenta come un vero e proprio consuntivo dei risultati che hanno portato alla vittoria l'U.R.S.S. nella seconda guerra mondiale e dà al popolo la parola d'ordine per il lavoro da compiere in avvenire, indicando le mete da raggiungere.

Fra i punti interessanti che affiorano dal discorso sono particolarmente da rilevare i seguenti:

l) Con l'ausilio di qualche cifra statistica sulla produzione delle materie prime basilari (ferro, acciaio, carbone, petrolio, grano, cotone) l'oratore ha dimostrato come, indipendentemente da ogni ideologia, il passaggio dall'economia privata all'economia collettiva abbia permesso nel giro di pochi anni sia nell'industria pesante che nell'agricoltura quel rapido aumento di produzione, che ha dato alla Russia gli enormi mezzi materiali necessari per poter sostenere in un primo tempo l'urto degli invasori e provocarne in un secondo tempo la più completa sconfitta. Egli ha poi efficacemente giustificato la preferenza data all'impianto dell'industria pesante anzichè a quella di produzione di oggetti di consumo e in conseguenza tutti i sacrifici che ciò ha comportato per il popolo.

2) Ha confermato che nel corso del piano quinquennale che sta per iniziarsi non solo dovrà essere raggiunto ma superato il livello di produzione che era stato raggiunto nell'anteguerra. Nella prima parte del discorso, Stalin, in base alla ideologia sovietica, aveva confermato il pericolo delle guerre provocate dallo sviluppo delle forze economiche nel regime del contemporaneo capitalismo monopolistico. Sono quindi giustificate le cifre enormi che nel corso degli ulteriori due

piani quinquennali dovranno essere raggiunte dalla produzione delle materie prime basilari « perchè il paese sia garantito contro tutti i possibili imprevisti»: ferro 50 milioni di tonnellate, acciaio 60 milioni, carbone 500 milioni e petrolio 60 milioni, vale a dire poco meno di quattro volte della produzione di anteguerra per il ferro e l'acciaio, tre volte per il carbone, due volte per il petrolio.

3) Per calmare di fronte agli eventuali nuovi sforzi e ai nuovi sacrifici richiesti da questo programma le preoccupazioni del popolo, . nel quale -come ho altre volte riferito -serpeggia dopo questo trentennio di guai e sopratutto dopo la guerra il diffuso desiderio di un maggior benessere, l'oratore ha promesso che l' industria si dedicherà anche all'incremento di beni di consumo in modo da aumentare il livello della vita del lavoratore, ha preannunziato la diminuzione dei prezzi di tutte le merci , si è infine impegnato per la scomparsa entro breve tempo del razionamento.

4) Con chiaro accenno all'energia atomica e simili ritrovati, Stalin non ha nascosto che ogni aiuto verrà dato allo sviluppo della scienza in modo che gli scienziati sovietici potranno nel prossimo futuro non solamente raggiungere ma superare i risultati ottenuti negli altri Paesi.

5) Accanto all'esaltazione delle forze russe, Stalin ha insistito nel corso del suo discorso sulla parte fondamentale giocata dal Partito comunista sia nel costituire l'ossatura economica del Paese lottando contro tutte le opposizioni, sia nel preparare alla guerra l'Esercito Rosso, sia infine nel condurre alla vittoria contro i tedeschi e contro i giapponesi l'intera nazione. È da sottolineare poi che nella chiusura del discorso egli ha affermato che ogni diffidenza verso i senza-partito è ormai scomparsa; non esiste più il pericolo che fra i senza-partito possano nascondersi gruppi borghesi intriganti contro il regime, ora tutto il popolo costituisce un blocco unico in cui fra comunisti e non comunisti vi è una differenza puramente formale. Questa dichiarazione, che viene dopo altre analoghe di persònalità sovietiche in questo periodo elettorale, potrebbe forse dar ragione a quelli che presagiscono per il prossimo avvenire un certo alleggerimento nel rigido sistema di polizia esistente.

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IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. PERSONALE. Parigi, 12 febbraio 1946.

Dopo maturo esame ho deciso di pregarti di volermi mettere in grado di riprendere sollecitamente la mia attività politica in Italia.

Fra un paio di mesi ci sarà un importante Congresso del mio partito ed io intendo essere presente in Italia durante il periodo utile della sua preparazione, vale a dire a partire dai primi di marzo .

D'altro canto lo schieramento delle forze politiche in vista delle prossime elezioni sta effettuandosi e anche questo è per me un argomento imperioso a favore di un mio ritorno in Patria.

Certo è doloroso per me interrompere il corso di una mtsswne che tu hai avuto la bontà di affidarmi, e mi rendo conto degli inconvenienti che la mia decisione può sollevare. Ma d'altro canto sono convinto che tra due doveri è quello più grave che deve prevalere e, in coscienza, penso che il mio dovere maggiore sia di dare nell'interno del Paese il mio modesto contributo all'ardua creazione di una vera democrazia.

Se ben ricordo mi avevi a suo tempo accennato alla opportunità di sostituirmi a Parigi durante il periodo precongressuale con un incaricato d'affari. Non credo che questa soluzione risponderebbe tanto alla necessità per me di essere svincolato da ogni legame diplomatico nel corso di una lotta politica ardente, quanto alla necessità per il Paese di essere rappresentato a Parigi in questo delicatissimo momento in modo veramente organico ed efficace.

Ti prego quindi caldamente, caro presidente, di darmi, con quelle opportune decisioni che spero tu vorrai prendere con la massima sollecitudine, la possibilità di ritornare per i primi del mese prossimo al mio posto di lotta in Italia.

Nel corso del colloquio che avrò col ministro Bidault al suo ritorno da Londra1 , mi proporrei , in considerazione della completa lealtà dei rapporti che ho sempre avuto con lui, di informarlo con tutti gli accorgimenti del caso del proposito di cui ti faccio parte.

Ti sarò infinitamente grato se vorrai con cortese sollecitudine farmi sapere che assecondi la mia decisione e, nell'attesa, ti prego di accogliere l'espressione della mia più viva gratitudine e del mio profondo rispetto 2;

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 2500-2522/217-218. Washington, 13 febbraio 1946 , ore 19,37 (per. ore 15,55 del 14) .

Mio telegramma 803 in data 18 novembre u.s. 3 .

In quest'ultima settimana ed in connessione con ripresa Consiglio pace Londra si è intensificata azione presso dirigenti cattolici U.S.A. di cui è nota grande influenza politica su Governo, onde ottenere loro appoggio per nostre richieste pace giusta e necessità economiche. Questo delegato apostolico ha attivamente fiancheggiato e aiutato tale azione che ha trovato buona rispondenza.

Sarebbe peraltro molto opportuno approfittare attuale presenza Roma quattro nuovi cardinali nordamericani sia per far loro avere autorevole diretto incoraggia-


1 Vedi D. 220. 2 Per la risposta vedi D. 210. 3 Vedi serie decima, vol. Il, D. 696.

mento dalla Santa Sede sia per contatti nostre personalità politiche che confe.::mino illustrazioni loro già fatte dell'importanza varie questioni nostra pace (in particolare Alto Adige e mantenimento colonie), revisione armistizio e necessità generale partecipazione finanziaria U.S.A . ricostruzione italiana.

Ho rivisto varie volte e ancora a lla vigilia sua partenza cardinale Spellman che, come è noto, è molto ben disposto. Prevalente influenza su Partito democratico è esercitata tramite cardinale Stritch, presidente Consiglio episcopato americano e promotore noto man{festo di cui al mio telegramma surriferito, nonché attraverso suo collaboratore vescovo O'Brien . Predetto cardinale (come accennato ultima parte telegramma n. 68) 1 ha recentemente parlato al presidente Truman necessità italiane. Intrattenuto nuovamente vigilia sua partenza da questa ambasciata ha confermato suoi migliori i~tendimenti, è persuaso necessità che Italia continui sua opera civiltà possedimenti coloniali Libia, ma è opportuno parlargliene costì, fornirgli anche recente documentazione tra cui pubblicazione di cui al mio telegramma n. 163 2 che cardinale ha promesso documentare personalmente pre sidente Truman al suo ritorno Stati Uniti d ' America principio marzo, dopo essersi reso conto de visu situazione italiana. È stato molti anni in Italia e parla bene nostra lingua. Ha lasciato intendere desiderio incontrare personalità italiane accennando gradirebbe avere approfondita conversazione con V.E. Durante soggiorno romano abita presso Collegio Diocesi Chicago in via Sardegna. Cardinale Stritch , che è un convinto democratico , è molto intimo con il cardinale di Detroit.

Anche il cardinale di Saint Louis è stato direttamente avvicinato da questa ambasciata poco prima della sua partenza. Ha manifestato suo desiderio aiutare attivamente ed ha scritto per una equa pace con l'Italia al presidente Truman nonché a Hannegan (richiamo mio telespresso n . 538/ 134 dell'8 gennaio) 3 . Sua posizione di capo cattolici del Missouri può rendere sua azione molto utile. Data sua tarda età lo ha seguito a Roma suo coadiutore influente monsignor Cody (ben noto S.E. Montini) che si è dimostrato molto favorevole Italia. Sarebbe quindi opportuno avvicinarlo costà. Sia egli che il cardinale conoscono anche bene Dunn.

Gradirei molto essere informato per mio orientamento ed azione dei risultati, contatti nel senso predetto e atteggiamento Santa Sede.

Col seguito del signor Spellman giunge costà signor Jim Farley, uno degli esponenti del partito democratico già postmaster generai in regime Roosevelt e cui influenza in amministrazione Truman si assi cura crescente. Farley avrà ruolo importante in prossime elezioni americane. Cattolico convinto, ove Pontefice gli parlasse esplicite necessità italiane, se ne renderebbe efficace interprete in sfere governative e suo partito . Permettomi segnalarlo specialmente a V.S. con preghiera di farlo oggetto attenzioni pa'rticolarissime. È anche uomo di cuore e attuali sofferenze e necessità popolo italiano potrebbero quindi trovarlo sensibile e ricettivo. Farley è accompagnato dalla consorte . Gradirei essere informato per mia norma di azione esito contatti che si saranno potuti avere col predetto 4 .


1 Vedi D. 84. nota l.


2 Non pubblicato: con esso Tarchiani aveva richiesto !"invio della pubblica zione « Alcuni dati su a ttività italiane nelle colonie» , edita dall'Istituto di agricolt ura coloniale di Firenze nel 1945.


3 Non pubblicato.


4 Per la risposta vedi D . 242.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N . D. 2581 /228. Washington, 14 febbraio 1946 , ore 22 (per. ore 14 del 15 ).

Telegramma di V.E. n. 46 1•

Oggi, accompagnato da Sacerdoti, ho presentato richiesta formale prestito con allegato ampio memorandum illustrativo con tutti elementi necessari secondo statuto Import Export Bank. ·

Provvedo trasmettere per corriere documento presentato , pur chiedendo prestito 940 milioni di dollari per totale programma importazione si è richiesto nella stessa domanda, in vista insufficiente disponibilità Banca, primo credito 52 milioni di dollari: presentazioni avvenute in due riunioni l'una presso presidente Banca e seconda Dipartimento Stato presso Clayton. In ambedue riunioni ho illustrato indifferibile necessità ricostruzione italiana, riattivazione industriale, ripristino sistema comunicazioni ecc. Sia direttore della Banca che assistente hanno fatto presente serie difficoltà Banca per provvedere prestito data limitata disponibilità Banca stessa e impossibilità accoglimento analoga richiesta di altri Paesi; è stata pure sollevata qualche difficoltà in relazione nostra situazione giuridica e tuttora insoluto problema riparazioni. È stata anche menzionata possibilità nostro ricorso Banca Bretton Woods per una parte fondi richiesti.

In ambedue conversazioni interlocutori americani hanno promesso studiare nostro esauriente memorandum cercando venirci incontro nei limiti del possibile. Giorni prossimi questione sarà discussa con uffici competenti. Continuerò riferire 2 .

187

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 2576/229. Washington , 14 febbraio 1946 , ore 22 ,23 (per. ore 12,10 del 15) .

Suo telegramma 1393 .

In mio odierno colloquio con assistente segretario di Stato Clayton, ho presentato nota per richiedere nostra ammissione Bretton Woods secondo linea indicata telegramma citato e avanzando richiesta sia per ammissione predetta,


1 Vedi D. 88 . 2 Vedi D. 244. 3 Vedi D. 177.

che per nostra partecipazione riunione 8 marzo del «Board of governors)) a mezzo di un osservatore, secondo la possibilità ventilata da stessa Tesoreria americana , come accennato in precedenza con mio telegramma 189 1 . Clayton, cui non ho mancato far rilevare interessamento Dipartimento Tesoro e affidamenti da questo dati , ha promesso che avrebbe subito sollecitato scadenza studi e si è riservato risposta quanto prima.

Mentre continuerò alimentare favorevoli situazioni risposta Tesoro, prospetto opportunità che anche Governo britannico e francese vengano resi interessati nostra richiesta .

188

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

R. S.N. Londra, 14 f ebbraio 1946 (per . il 27) .

Faccio seguito al mio telegramma n . 225 del 13 febbraio 2 . Il giorno 9 corrente sono stato invitato al ricevimento ufficiale offerto dal ministro degli esteri Bidault al Claridge 's.

Devo dire che in questi ultimi tempi sono stato oggetto da parte francese a segni di marcata ed apprezzata cortesia. Il ministro Bidault mi ha accolto molto benevolmente assicurandomi che mi avrebbe incontrato in un privato colloquio. La signora Bidault, che continua ad interessarsi molto vivamente, ha avuto la cortesia di far visita a mia moglie in ambasciata esprimendosi con particolare simpatia e solidarietà nei riguardi del nostro Paese.

Secondo la promessa fattami Bidault mi ha ricevuto ieri privatamente . Il suo tono è sempre di cordiale semplicità, tale da rendere i rapporti personali facili e confidenti . Mi è parso stanco e, in fondo, irritato, dell'andamento delle cose all'O.N .U., delle interminabili ore spese senza un reale costrutto in dibattiti particolari che sono occasione e pretesto alla manifestazione di antagonismi ben più profondi ed inconciliabili. Mi è parso particolarmente seccato alla prospettiva del prossimo dibattito per la Siria ed il Libano. In complesso nettamente pessimista.

Circa la nostra pace e sovratutto circa la possibilità che il lavoro preparatorio dei Quattro possa concludersi in un minimo di consensi prima della Conferenza di Parigi (15 maggio) non mi ha nascosto le sue apprensioni. Egli constata che non vi è un principio di possibile accordo su alcuna delle questioni interessanti la nostra pace. Per le colonie i russi insistono fortemente sulla trusteeship individuale in

l Con T. 2235/ 189 dell '8 febbrai o, ore 13,56, Tarchiani aveva informato circa la prevista riunione per gli accordi moneta ri di Bretton Woods prospettando l'opportunità di avaRzare la richiesta di ammissione dell ' Italia in considerazione delle fàvorevoli disposizioni al riguardo della Tesoreria americana.


2 Non pubblicato: anticipava brevemente il contenuto di questo rapporto.


245 Tripolitania, eventualità a cui America, Inghilterra e Francia si pròpongono di opporsi risolutamente. Egli ritiene che Mosca insisterà a fondo e se non avrà soddisfazione nelle nostre colonie mediterranee ripiegherà su una trusteeship individuale nel mar Rosso . La proposta americana che esclude a priori l'Italia come titolare della trusteeship coloniale ha aperto le porte alla pretesa russa conducendo tutta la questione a un punto di arresto da cui non si vede, per ora, via di uscita.

Egli è nettamente contrario alla ventilata proposta inglese per un rinvio a tempo indeterminato della nostra questione coloniale la quale resterebbe pericolosamente aperta risolvendosi evidentemente nella cristallizzazione dell'attuale stato di fatto e cioè dell'assoluta predominanza britannica. È evidente che il solo vicinato gradito alla Francia è il nostro. Con tutto ciò Bidault non mi è parso coltivare molte speranze sulla possibile accettazione del piano francese che è in precedenza superato dalla proposta americana la quale garantisce ai russi, nella peggiore delle ipotesi, un minimo di presenza sulle coste nordafricane a cui non si vede come possano indursi a rinunciare.

Circa la Venezia Giulia , il ministro Bidault pensa che i russi non abbiano affatto rinunciato all'idea di assicurare Trieste alla Jugoslavia. Ciò risponde ad una sua pura impressione, perché su questo punto le conversazioni non hanno superato un molto generico carattere preliminare, ognuno attendendo a scoprire le proprie carte a gioco maturo .

Per l'Alto Adige egli si è espresso molto prudentemente, apprezzando le nostre ragioni ma senza dedurne una conclusione esplicitamente a noi favorevole . Egli è a conoscenza del nuovo orientamento russo su questa questione, ma non ha voluto esprimersi perché evidentemente Parigi attende a fissare la sua politica su questo punto.

Evidentemente la sola certezza affiorata in seno ai Quattro nella prima deliba zione di questi scabrosi argomenti è che su ognuno di essi le opinioni e le mire palesi divergono quanto divergono i motivi ed i fini reconditi che conformano, secondo una intricata ed instabile interferenza, la politica dei quattro giudici interessati.

Circa il caso particolare delle rivendicazioni francesi che rivestono carattere ed interesse strettamente localizzato, e che pertanto dovrebbero prestarsi ad una più facile soluzione di reciproco buonvolere, il ministro Bidault mi ha, purtroppo , confermato che esse continuano a sostanziarsi essenzialmente nel settore di Tenda e Briga. La recente mutazione governativa francese non ha esercitato alcuna influenza moderatrice, chè anzi la pretesa trova oggi appoggio anche in elementi avanzati di sinistra. Il mio autorevole interlocutore non nasconde , se pure non dichiara apertamente, la sua avversione per questo inutile impedimento ad una definitiva intesa fra i due Paesi. Mi è parso egli non disperi che il tempo e gli eventi possano ancora determinare un meno intransigente atteggiamento. Mi ha ripetutamente assicurato che , pur avendo la Francia ufficialmente avanzato una rivendicazione specifica per Tenda e Briga, «non vi è nulla di nuovo» sostanzialmente. Nel senso cioè che la pretesa è stata avanzata come è stata concepita, direi tentativamente (se il termine non fosse troppo ottimistico) , senza una nuova intenzione né di deflettere, né di conferire alla richiesta un carattere più perentorio . Pur nel suo carattere sibillino la dichiarazione era evidentemente intesa a lasciare per lo meno l'apparenza di una porta aperta. In effetti , una possibile via di uscita mi pare sia intanto attendibile dalla mancanza di persuasione e conseguentemente di vigore con cui il ministro degli esteri francese pare disporsi a sostenere, nei nostri riguardi, una tesi in cui non crede. Bidault non mi ha detto questo, ma credo di non andare al di là del vero affermando che questo era nel suo animo e trapelava dalla sua espressione.

A parte le questioni particolari in dibattito, ho lumeggiato al ministro Bidault, sul piano generale, quali prevedevo potessero essere le conseguenze, sulla politica interna ed esterna italiana, di una pace dura, tale cioè da rivelare palesemente il sacrificio fatto delle legittime aspettazioni italiane sull'altare dei grossi interessi mondiali. Gli ho fatto osservare come l'angoscioso protrarsi dell'attesa stesse preparando, e come un'ingiusta pace avrebbe sicuramente determinato, una reazione nazionalista ed una generale insurrezione dell'opinione pubblica, di fronte alle quali non sapevo quale governo avrebbe potuto e voluto assumersi la responsabilità della firma di un trattato punitivo. Gli ho accennato alla prova insuperabile di fronte a cui la S.V. sarebbe stata messa, in tal caso, come capo di un governo di coalizione fra partiti che hanno chiesto al Paese i più gravi e lunghi sacrifici in vista, e con la promessa, di una finale giustizia che non può essere negata senza segnare per l'antifascismo italiano un insuccesso, al quale nessun governo moderato e di concordia nazionale sarebbe in grado di sopravvivere.

Il ministro Bidault si è particolarmen_te interessato a queste e ad altre connesse argomentazioni riflettenti gli irreparabili pericoli a cui, di fronte a determinate offese, il nostro avvenire sarebbe esposto.

Al termine del colloquio il ministro Bidault mi ha pregato di trasmettere alla

S.V. il suo cordiale saluto.

189

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 2864/ 157. Roma, 16 febbraio 1946. ore 18.

Uno dei principali argomenti ai quali si ispirano attualmente la campagna e le speranze degli annessionisti alto-atesini è la notizia apparsa tempo addietro nella stampa internazionale (ed avvalorata da certe dichiarazioni attribuite a Nenni al suo ritorno da Londra) della «nomina da parte del Consiglio ministri esteri di una apposita Commissione anche per investigare situazione Alto Adige».

Sarebbe oltremodo utile poter contrapporre se non addirittura smentita definitiva, per lo meno qualche precisazione che smonti speculazione che si va facendo attorno predetta notizia . Pregola pertanto telegrafarmi quanto le consti in merito'.


1 Per la risposta vedi D. 213.

190

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.N .D. 2724-2729/241-243 . W ashing ton, 17 febbraio 1946 1•

Suoi telegrammi 1222 , 25803 e 2672 4 .

In conversazioni avute al Dipartimento di Stato si è, in via confidenziale, data opportuna comunicazione di quanto ci era noto circa atteggiamento sovietico in varie questioni nostra pace.

Dipartimento di Stato, nel riconfermare al riguardo quanto già segnalato (in particolare con telegrammi 1625 e 2366), ha dato da parte sua, in via confidenzialissima, qualche nuova informazione che riassumo:

l) Alto Adige. Rappresentanti sovietici a Vienna, prima elezioni, avevano dato affidamento a Governo Renner che, in relazione contributi di vario genere da questo dati , U .R.S.S. avrebbe sostenuto in trattative di pace cessione Alto Adige ad Austria. Dopo elezioni Austria, come del resto Dipartimento di Stato aveva varie volte accennato fin da dicembre scorso (miei telegrammi 972 e 129)7 russi avevano modificato notevolmente loro atteggiamento nei riguardi Governo Austria, pur non avendo precisato propria posizione per frontiera Alto Adige, del resto non ancora venuta in discussione a Londra .

2) Venezia Giulia. Atteggiamento sovietico, anche in attuale fase lavori Consiglio pace, «implica appoggio» a ministro Tito. Peraltro tale appoggio non sarebbe stato sino ad ora espresso nel modo netto adoperato dai russi nelle questioni della Tripolitania e delle riparazioni .

3) Briga e Tenda. Da parte russa non si sarebbe fino ad ora presa posizione. 4) Questione Quattro Libertà. Secondo informazioni avute al Dipartimento di Stato, Washington, Mosca e Londra da qualche tempo sarebbero d'accordo per fare includere in tutti i trattati pace clausola riguardante obbligo di rispettare «human rights», ossia quanto attualmente si intende per questione delle Quattro Libertà. Clausola si ispirerebbe a formulazione inserita. nello Statuto dell'O.N.U. D'altra parte, analoghi principi vennero già accolti in parte comunicato Mosca r elativo riconoscimento Romania testè avvenuto, mentre Chiang Kai-Shek ha già


1 Il resoconto delle conversazioni al Dipartimento di Stato fu riferito in tre telegrammi che partirono e pervennero nei giorni e nelle ore appresso indicati: T. 2729/243 del 17 febbraio , ore 12,50, pervenuto alle ore 9 del 18; T. 2724/241 del 17 febbraio , ore 24, pervenuto alle ore 8,30 del 19 ; T 2729/243 (seconda parte) del 17 febbraio, ore 12,50, pervenuto alle ore 9 del 18.


2 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 152.


3 Non pubblicato, ritrasmetteva il T. s.n.d. 2217/162 dell'8 febbraio da Parigi, per il quale vedi D. 115, nota 3. 4 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 175. 5 Vedi D. 155. 6 Non pubblicato. 7 Vedi DD. 42 e 139.

dato inizio esecuzione con nota promessa garantire «human rights» popolazione cinese. Mentre richiamo considerazioni già svolte in argomento , segnalo, anche in relazione nostro trattato pace , che, ove necessario, potrebbero eventualmente offrire riconoscimenti dati Italia in recenti dichiarazioni segretario di Stato di cui al mio telegramma 215 1•

5) Clausole militari e controlli. In tali questioni (mio telegramma 242) 2 , da parte sovietica si è effettivamente adottata vivace linea polemica contro molte proposte britanniche. Questo atteggiamento russo , a quanto ha detto Dipartimento di Stato in via del tutto confidenziale, era ritenuto molto giovevole da delegazione americana, cui punti di vista avevano parecchie volte coinciso od erano stati appoggiati dai russi. Tuttavia, linea di condotta russa mirava essenzialmente, se non esclusivamente , ad impedire che limitazione e controlli che inglesi vorrebbero includere in trattato coll'Italia fossero anche posti in trattati balcanici, e poteva ahche risentire della nota tensione tra Londra e Mosca .

6) Flotta italiana. Stati Uniti America avendo chiesto ad U.R.S.S. restituzione incrociatore pesante ceduto temporaneamente per divieto legge affitti e prestiti, russi, dopo alcuni tentativi conservare detta nave, avevano proposto per ultimo che essa venisse sostituita da incrociatore italiano pari classe. Riappariva così vecchia questione ripartizione flotta italiana.

In conclusione, benché situazione rapporti tra Washington e Mosca stiano entrando in una fase delicata e di possibile tensione, date contrarie ripercussioni qui avute discorso Stalin, polemiche sovietiche circa O.N.U., timore per Manciuria, questioni Medio Oriente, si trova, almeno per ora, ben naturale nostra azione diplomatica per un più favorevole atteggiamento U.R.S.S., laddove possibile in questione nostra pace. Data nota posizione U.S.A. nei nostri riguardi, ogni apporto che russi potrebbero darci non è attualmente visto con sfavore.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 2768 /242. Washington , 17 febbraio 1946. ore 7 (per. ore 9 del 19).

Miei telegrammi 5363 , 537 e 6894 anno scorso.

Da fonte bene informata ho avuto seguenti notizie su discussioni che vanno svolgendosi a Londra da varie settimane in Comitato degli esperti militari e navali


1 Con T. 2517/215 del 12 febbraio, Tarchiani aveva reso noto un comunicato relativo alle elezioni italia ne nel quale il segretario di Stato esprimeva larghi apprezzamenti· ed incoraggiamenti per l'Italia.


2 Vedi D. 19!.


3 Vedi serie decima, vol. II, D. 583.


4 Non pubblicati.

Quattro Potenze, dipendente da Consiglio pace Londra, circa questione militare nostro trattato di pace: da parte inglese sono stati presentati minuziosi progetti da tempo approntati su limitazione nostri armamenti terrestri e navali e severi controlli per garantirne applicazione . Secondo detto progetto britannico:

l) per quanto concerne esercito unità autorizzate non dovrebbero essere provviste armamento pesante utilizzabile ad eventuali «fini aggressivi». Corrispondenti limitazioni e controlli verrebbero istituiti per industrie trasformabili ad usi bellici . Frontiere definitive ed isole verrebbero smilitarizzate completamente ed opere fortificazioni distrutte: si studierebbero eventuali garanzie confinarie da parte quattro Potenze od O.N.U.;

2) per quanto concerne aviazione verrebbe autorizzata soltanto quella civile con · controllo annuale su tutti apparecchi; .

3) per quanto concerne marina da guerra questa dovrebbe essere limitata «piccola flotta difensiva» con esclusione grandi unità moderne, sottomarini ed in genere armi definite «offensive» ecc. Lunghe discussioni hanno avuto luogo a proposito cacciatorpediniere richiedendosi da inglesi almeno rimozione tubi lanciasiluri e controllo di garanzia flotta circa eventuale utilizzazione alcune unità per usi civili. È poi riaffiorata richiesta sovietica, presentata conferenza Teheran, circa assegnazione U .R.S .S. parte nostra flotta , richiesta avversata da inglesi ed anche da americani, ciò che sembra portare ad un «deadlock» anche su questioni nostra flotta.

In genere discussioni Comitato degli esperti avevano provocato vivaci polemiche e contrasti specie tra inglesi e russi, questi ultimi evidentemente desiderosi impedire precedenti che avrebbero potuto essere inseriti anche trattato pace con Bulgaria e Romania. In sostanza, nessuna intesa sarebbe stata finora raggiunta su principali questioni.

Al Dipartimento di Stato, mantenendosi stretto riserbo sull'argomento d'altronde di competenza ministeri militari anche essi riservatissimi, si è lasciato intendere, in via del tutto confidenziale, che si era tentata ogni possibilità di indurre inglesi ad essere meno esigenti: peraltro War Office e Ammiragliato sembrano influenzati noti pregiudizi .

Posizione americana rimane quella da me descritta anno scorso . Si tende a riconoscere qui superfluità anche dannose delle dettagliate limitazioni e controlli che si vorrebbero inserire in trattato, e per parte mia mi adopero, per quanto è possibile, per farne rilevare inutilità e carattere vessatorio : pur riconoscendosi predominante interesse inglese per le note ragioni, si assicura che su vari punti esperti americani si sono opposti richieste altrui 1 .


1 Con successivo T. s.n .d. 3037/270 del 22 febbraio Tarchiani confermava le notizie circa il progetto britannico di limitazione degli armamenti italiani ed aggiungeva: «Unico elemento positivo emerso è che , secondo progetto, contingente nostre "forze armate" sarebbe stabilito in 200 e forse 250 mila uomini (p,robabilmente compresi pure i carabinieri). Sempre secondo predetti ambienti da parte britannica si intenderebbe "cooperare" per armamento e riorganizzazione predetti effettivi».

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L'AMBASCIATORE A MOSCA , QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.N .D . 2757/49. Mosca, 17 febbraio 1946, ore 19 (per. ore 8,30 del 19).

Con riferimento passo sovietico-jugoslavo Nazioni Unite circa attività esercito Anders, come è noto a V.S., trattasi questione a cui russi sono estremamente sensibili. Data importanza per noi in note trattative di pace poter contare su più benevolo atteggiamento russo, tengo a far presente a V.S. che atteggiamento favorevole Governo italiano e stampa italiana a liquidazione esercito Anders farebbe qui migliore impressione. Qualora V.S. entri questo ordine idee, migliore cosa che noi potremmo fare sarebbe comunicazione questo Governo in cui lo ringraziamo per iniziativa presa e ci auguriamo che essa porti rapido scioglimento esercito Anders, che pesa economicamente sul Paese, ed è centro attività intrighi propaganda che Governo italiano , pure nella sua impossibilità fare qualche cosa concreta, deplora. Mi rendo conto difficoltà che esistono per noi dato atteggiamento altra parte. Debbo però segnalare a V.S. che , per quanto concerne russi , trattasi occasione unica in questo momento compiere gesto che sarebbe certamente qui apprezzato. Se si vuole fare qualche cosa occorrerebbe però farlo subito 1•

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L'AMBASCIATORE A MADRID, GALLARATI SCOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T . 2807 / 139-140 . Madrid, 18 febbraio 1946, ore 22 ( per. ore 13,50 del 19) .

Informo V.S. che situazione, quale da me prospettata con telegramma n. 1262 e precedenti, si è senza dubbio peggiorata in senso irrigidimento Franco. Mi risulta da fonte sicura che colloquio fra Martin Artajo e Mallet successivo presentazione nota inglese fu vivaci ssimo. Alle domande fatte da ambasciatore d'Inghilterra circa data ed impegni da parte Franco , Martin Artajo rifiutò rispondere. Alla osservazione di Mallet che era prima volta che un ministro degli affari esteri comportavasi in tal modo nei suoi riguardi, egli rispose che era anche prima volta che un ambasciatore interveniva in questioni carattere interno che non lo riguardavano.

È alquanto indebolita la posizione di Martin Artajo nei confronti di Franco, a causa fallimento suo tentativo preparare ritorno monarchia su basi cattoliche e d'intesa con Franco stesso. Anzi da nunzio apostolico mi è stato detto che per parecchi giorni permanenza questo ministro affari esteri al suo posto fu assai incerta a causa malumore di Franco. Trattative relative incontro Franco-Don Juan


1 Per la rispo sta vedi D. 219.


2 Con T. 2565/126 del 14 febbraio Ga llarati Scotti aveva riferito circa la diversità delle posizioni britannica ed americana relativamente al problema istituzi onale spagnolo.


251 (di cui Martin Artajo stesso mi parlò 1 e nelle quali riponeva sue speranze) sembrano per il momento rotte e non si vede come possano essere riprese. Lettera dei monarchici a Don Juan sottoscritta da quattrocentocinquanta personalità mondo artistocratico, universitario, culturale (e di cui spero ottenere testo), ha provocato fortissimo risentimento Franco, che minaccia prendere misure contro principali esponenti monarchia. Si inscenano, intanto, manifestazioni studenti a favore Franco e boicottaggio contro professori firmatari lettera (tra cui Jangua Messia). Quanto precede rivela, secondo osservatore obiettivo; debolezza del regime attuale; ma non prelude ad un facile prossimo ritorno monarchia. Senza intesa con esercito, sembra impossibile restaurazione ; ma tale intesa potrebbe ben difficilmente effettuarsi al di fuori volontà Franco. Qualsiasi accordo con regime attuale infirmerebbe per contro definitivamente posizione avvenire Don Juan, il quale cerca faticosamente, per il momento, nuova base a monarchia con uomini non compromessi, quali, ad esempio, Gil Robles .

Inoltre occorre tener presente che, mentre restaurazione monarchica non sarebbe vitale senza consenso degli Alleati, e, in particolar modo, di quello inglese, d'altra parte pressioni coattive non tenenti conto suscettibilità spagnola, sono , senz'altro, destinate rendere monarchia non solo impopolare, ma esposta in brevissimo tempo ad attacchi formidabili da parte repubblicani, i quali godono di larghi spontanei appoggi presso opinione pubblica anglosassone e francese.

Per il momento , situazione è giunta ad un punto fermo: Franco sembra essersi inflessibilmente irrigidito, mentre in circoli governativi non può nascondersi senso ansietà circa conseguenze possibili balenato atteggiamento anche in relazione dell 'aumentata pressione da parte sinistre francesi .

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IL CONSIGLIERE COPPINI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 87/72. Vienna, 18 f ebbraio 1946 ( per. il 16 marzo).

Riferimento: miei telespressi n. 61 /53 del IO febbraio 19462 e 79/60 del 14 febbraio 19463 .

Durante la conversazione che ho avuto col ministro degli affari esteri , questo mi ha chiesto se io avessi da dargli notizie in merito alla questione dell' Alto Adige. Gli ho risposto che, per quanto mi constava, con la presentazione delle note austriaca ed italiana, il problema era ormai esaminato a Londra e che nell'attesa sarebbe stato opportuno che si evitasse di acuire inutilmente l'opinione pubblica con manifestazioni

o con dichiarazioni del genere di quelle che cominciavo a constatare a Vienna.

Ho così potuto ricordare al ministro Gruber: l) le manifestazioni già due volte ripetute per Andrea Hofer e soprattutto le due prossime promosse dalla Lega degli alto-atesini e 2) l'accusa lanciata contro il Ministero degli affari esteri italiano di aver inscenato una campagna contro l' Austria.

Per le prime gli ho ricordato le sue parole di volersi mantenere sul terreno della realtà e di volere, al di fuori di ogni contestazione territoriale, buoni rapporti


1 Vedi D . 169. 2 Non pubblicato. 3 Non rinvenuto .

e collaborazione con l' Italia. Le manifestazioni pubbliche, specie se organizzate da elementi irresponsabili , lasciano sempre conseguenze spiacevoli. Circa la seconda ho detto al ministro Gruber che, pur dissentendo naturalmente dal contenuto, avevo constatato che gli articoli della stampa austriaca-parlavo di quella viennese -avevano finora mantenuto un tono apparentemente obbiettivo senza diretti accenni all'Italia. Il comunicato del 14 febbraio lanciava un'accusa del tutto gratuita contro il Ministero degli affari esteri italiano. Se i giornali italiani pubblicavano dati di fatto che riguardavano il comportamento di truppe austriache in Italia, lo facevano di loro iniziativa e perché la stampa italiana era assolutamente libera.

In merito alle manifestazioni il ministro Gruber mi ha detto di essere nella impossibilità di revocarle o di vietarle. Queste misure , trattandosi di manifestazioni organizzate da enti privati, avrebbero dato luogo a reazioni nell'opinione pubblica, inutili e dannose, tanto più che egli escludeva che da queste iniziative potessero sorgere delle complicazioni . E mi ha soggiunto che avrebbe provveduto perché queste manifestazioni non uscissero dai limiti di festa e di arte che si erano prefissi.

Il comunicato sulla stampa, oggetto del mio rilievo, era stato redatto nell ' Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica ed era sfuggito alla attenzione del signor Gruber che a questo proposito mi ha fatto osservare che le argomentazioni diffuse dalla stampa italiana erano state riprese nel discorso di V.E. alla Consulta, nelle emissioni radio e nella nota italiana presentata agli Alleati. Naturalmente ho ribattuto che non volevo tanto discutere il contenuto del comunicato austriaco, quanto smentire che il Ministero degli affari esteri italiano potesse organizzare delle campagne giornalistiche contro L' Austria.

Il ministro Gruber ha concluso che conveniva perfettamente con me sull'opportunità di non tralasciare quel tono obbiettivo e di non scendere ad attacchi contro l'Italia. Era questo l'atteggiamento del Governo austriaco che aveva del resto influito su quello della stampa e -a suo dire -su quello dell'opinione pubblica.

195

IL RAPPRESENTANTE AD OTTA W A, FECIA DI COSSATO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . 2806/ 10. Ottawa , 19 febbraio 1946, ore 7,07 (per. ore 12 del 20).

Mio telegramma 5 1•

Sono stato stamane ricevuto dal signor Robertson in presenza signor Beaudry e capo protocollo. Egli mi ha dichiarato esser lieto mio arrivo e nel corso di breve conversazione ha tenuto marcare atteggiamento cortese ma improntato a ufficiale sostenutezza nostri confronti. Ha espresso speranza che pace con Italia possa essere conclusa al più presto. Ho rimesso lettere S.E. De Gasperi. Robertson mi ha assicurato che avrebbe colto opportunità potermi, in futuro , fare incontrare con primo ministro Mackenzie King. Ho chiesto di potere illustrare a viva voce problemi italiani ed ho già rimesso in via confidenziale a funzionario sezione competente relative pubblicazioni.


1 Con T . 2558/5 del 13 febbr aio Fecia di Cossato aveva riferito sull a prima visita effettuata al Ministero degli esteri canadese.

196

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 2818/257. Londra , 19 febbraio 1946, ore 21,10 (per. ore 9 del 20 ) .

De Los Rios, ministro esteri Governo repubblicano spagnolo, mi ha visitato manifestandomi vivo risentimento suo Governo e forze politiche che gli fanno capo per accordo italo-spagnolo riconoscimento e utilizzazione nostro credito. Gli ho spiegato come da accordo esuli ogni intenzione e conseguenza politica facendogli presente come disperate condizioni nostri rifornimenti rendano imperativo per qualunque governo responsabile il ricorrere ogni possibilità rompere blocco nostre importazioni per portare sollievo estreme sofferenze popolo . De Los Rios mi ha dichiarato comprendere le ragioni contingenti che ci hanno mossi ma di nutrire inquietudine circa effetti che accordo intervenuto potrà avere sulle future relazioni fra le forze democratiche dei due paesi. Egli ha manifestato intenzione avere contatti con V.E. Si reca ora a Parigi ove si propone incontrare ambasciatore Saragat al quale con corriere odierno do comunicazione del colloquio avuto. Riferisco più a lungo per corriere 1 ma anticipo quanto sopra per quelle istruzioni che V .E. volesse telegrafare a Saragat2•

197

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ·E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, E AI RAPPRESENTANTI A LONDRA, CARANDINI, E A PARIGI, SARAGAT

T. 3053/c. Roma , 20 f.ebbraio 1946, ore 17.

Mio telegramma 19683 .

In base elementi pervenuti risulta opportunità insistere nostra richiesta che delegazione in partenza per Venezia Giulia venga affiancata da uno o più rappresentanti italiani . Anche in caso diniego è d'altra parte opportuno che richiesta stessa venga registrata.

Pregola pertanto adoperarsi nel senso indicato, cortesemente rìferendo 4 .


1 Con rapporto n. 991/430 del 19 febbraio, non pubblicato in quanto forniva le stesse informazioni del presente documento.


2 Vedi D . 207.


3 Vedi D . 156.


4 Per le risposte di Tarchiani e Carandini vedi rispettivamente i DD. 212 e 213. Saragat rispose con T. s.n.d. 3580/232 del 2 marzo: «Servizi competenti Quai d'Orsay ritengono 'improbabile accoglimento da parte Consiglio Londra nostra richiesta circa esperti presso Commissione inchiesta Venezia Giulia, essenzialmente causa opposizione sovietica. Circa zona inchiesta considerano ormai assicurata visita Fiume e molto probabile isole Quarnaro. Zara sarebbe invece esclusa ».

198

L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, GUIDOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 2935/30 . Praga, 21 febbraio 1946, ore 12 (per. ore 8,30 del 22).

In relazione articoli su Trieste pubblicati recentemente dalla stampa locale (mio telegramma 29) 1 , ho avuto stamane lunga conversazione direttore generale Affari Politici.

Egli mi ha innanzi tutto assicurato che gli articoli non erano stati ispirati da fonte ufficiale. Riferendomi dichiarazioni Ripka (mio telegramma 115 in data 7 dicembre scorso) 1 per le quali avevo fatto a suo tempo note rimostranze, ho allora rinnovato domanda, rimasta altra volta senza risposta precisa, se il pensiero ufficiale questo Governo circa questione Trieste -che fino ad ora ero in diritto di ritenere ispirato concetto neutralità -fosse nel frattempo mutato. Mi ha risposto testualmente pensiero suo Governo era Trieste dovesse essere annessa alla Jugoslavia.

Nell'attesa vedere Masaryk, attualmente impegnato trattative Polonia, debbo ritenere, salvo prova contraria , che dichiarazione fatta risponde direttive ufficiali. A probabilità questo nuovo orientamento avevo del resto già accennato con la mia lettera in data 4 gennaio n. 14 e rapporto in data 11 gennaio scorso n . 96/45 2 .

Al direttore generale ho detto avrei riferito sue parole a tale riguardo, ma che Governo italiano sarebbe stato certamente non solo addolorato, ma sorpreso, di una presa di posizione che contrastava singolarmente con quella significatami nel settembre scorso. Riferisco anche per corriere 3 .

199

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTIN!, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 2949/81. Rio de Janeiro, 21 febbraio 1946, ore 13,50 (per. ore 9 del 22) .

Mio telegramma n. 724 .

Ho conferito con nuovo ministro degli affari esteri Neves Fontoura intrattenendolo lungamente su questioni generali che maggiormente ci interessano. Dopo avergli espresso compiacimento nostro Governo per sentimenti e propositi manifestati in nota intervista 5 , ho preso argomento per confermare fiducia che Governo brasiliano continuerà a sviluppare sua azione appoggio nostra posizione conferenza pace. Ministro mi ha a questo riguardo confermato assicurazioni. Confermatomi


1 Non pubblicato.


2 Non pubblicati.


3 Il R. 359/ 175 del 22 febbraio, non pubblicato. Per !a risposta vedi D. 221.


4 Con T. 2695/72 del 16 febbraio Martini aveva riferito sul problema dello sblocco dei beni italiani in Brasile.


5 Vedi D. 172.

pure notizia che molto probabilmente egli stesso si recherà Parigi per partecipare lavori Conferenza Ventuno.

A questo punto ho insinuato idea di sua visita a Roma. Ministro non dimostratosi alieno dal prenderla in considerazione, ma a tale riguardo prego vivamente farmi conoscere cortese urgenza se mia iniziativa incontri approvazione di V.E. oppure se debbo !asciarla cadere 1•

Proseguendo colloquio ho riassunto questione nostri beni rilevando assoluta necessità sistemarla. Fontoura dichiaratomi che personalmente, salvo decisioni suo Governo, è d'avviso che Brasile non dovrebbe pretendere riparazioni guerra dall'Italia. Egli mi ha quindi posto netta questione immigrazione italiana non esitando presentarla come forte interesse brasiliano. Gli ho risposto assicurandolo nostre favorevoli disposizioni al riguardo, rilevando però necessità che ci vengano fatte proposte concrete da parte Governo brasiliano e assicurate condizioni favorevoli lavoro che anche consentano rimessa valute madre patria.

Colloquio iniziato con ministro è proseguito ieri con nuovo segretario generale, anche per suggerimento datomi stesso ministro, per dettagliato scambio idee su specifici argomenti beni italiani residenti Italia nonché sblocco dollari depositati Banco Brasile. Predetto segretario generale mi ha detto in questi giorni verrà iniziato colloquio con ministro delle finanze e direttore Banco Brasile. Mi ha anche assicurato che mi terrà al corrente svolgimento tali conversazioni e che a suo tempo sarò invitato discutere concrete soluzioni, confermandomi concetto, su cui avevo precedentemente insistito anche con Veloso, e che attuale ministro mi aveva dichiarato voler seguire, e cioè che soluzione dovrebbe essere trattata per normali vie diplomatiche.

Da entrambi colloqui ho ricevuto impressione che effettivamente questo Governo sembra animato da buone e sollecite intenzioni, ma ritengo prudente riservarmi vederle concretarsi onde potere anche valutare se idea personale ministro rinunzia riparazioni non debba essere svalutata da altre richieste.

200

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 2957/279. Londra, 21 febbraio 1946, ore 20 (per. ore 9 del 22).

Ho incontrato ieri sera Sargent nella sua nuova qualità sottosegretario permanente. Colloquio si è limitato questione trasformazione armistizio in vista protrarsi trattative di pace, ha avuto carattere alquanto vivace ed in complesso è risultato sommariamente incoraggiante.


1 Con T. 4050/71 dell'II marzo De Gasperi rispose che «sarebbe assai gradita visita signor Fontoura a Roma>>, e con T. 5642/110 del 5 aprile invitava Martini a rivolgere a Neves da Fontoura l'invito ufficiale. Con T. 6202/I 73 del I6 aprile Martini riferì che il ministro l'aveva accolto e che intendeva effettuare la visita a Roma al rìtorno dalla Conferenza dei Ventuno.

Sargent mi ha dichiarato di non convenire con mie previsioni circa improbabilità che accordo massima su questione italiana possa raggiungersi per prevista apertura Conferenza Parigi. Egli ritiene resistenze Russia non si spingeranno fino assumere responsabilità di un rinvio detta conferenza. Ho insistito nel mio dubbio, fondato sulle impressioni manifestatemi dagli stessi delegati supplenti francese ed inglese, giustificate dal fatto che, a tutt'oggi, non si è compiuto un solo concreto passo avanti su alcuni argomenti essenziali. Ho aggiunto che le divergenze emerse non dipendevano solo dalla Russia ma anche dai discordanti punti di vista anglo-franco-americani. Ho ribadito che, quando anche si dovesse considerare come improbabile ma non escludibile la evenienza di un rimando della pace al prossimo autunno, mi pareva indispensabile giungere urgentemente ad una decisione di massima riguardante adozione surrogatoria di un modus vivendi. Sargent mi ha nettamente ritorto che in questa occasione non riteneva conveniente, nel nostro stesso interesse, fare procedere parallelamente due ordini di negoziati finché vi era la speranza giungere ad una pace sollecita e che, comunque, riteneva che, date le difficoltà che avrebbe opposto la Russia, le trattative per modus vivendi si sarebbero protratte non meno di quelle per la pace. Gli ho fatto presente che almeno per clausole finanziarie, che hanno distruttivo effetto sulla nostra economia, non si sarebbe certamente incontrata proibizione russa trattandosi di questioni interessanti puramente anglo-americani.

Sorvolando su altri argomenti che gli ho portato con vivo calore, ho concluso prospettando effetto psicologicamente negativo che una non immediata adesione inglese alla proposta americana avrebbe avuto sulla opinione italiana, la quale sarebbe stata forzatamente indotta a constatare differenza dell'atteggiamento britannico in confronto di quello americano, risultando avvalorato ormai diffuso convincimento (contrari finora alla realtà ma sostenuto da certe persone e da certa propaganda) che, in ogni occasione, buona intenzione americana trova il massimo ostacolo nella resistenza inglese. Sargent mi ha replicato che non è la prima volta che America persegue suoi scopi ele~torali (vedi voto collettività itala-americana) alle spalle dell'Inghilterra, ciò non pertanto questo fatto lo lasciava completamente insensibile. Ha aggiunto che egli non intende in questo caso acquistare a buon prezzo favore dell'opinione pubblica italiana e che persegue politica che riteneva giusta e conveniente, non curandosi degli effetti che poteva avere nella opinione dei paesi che non volevano interpretare equamente condotta britannica. Non ho potuto esimermi dal reagire con energica vivacità a questa fredda risposta, incomprensiva delle superiori ragioni di interesse europeo che avevano ispirato mie osservazioni e alla cui manifestazione mi autorizzava piena conoscenza che egli aveva della mia costante parallela considerazione dell'interesse italiano e inglese. È certo che Bevin e Harvey mi avevano dato chiaro affidamento di una favorevole accoglienza di massima della proposta americana e che, se una modificazione era intervenuta in tale intendimento, desideravo mi si precisasse infine oggi atteggiamento inglese in proposito. Sargent mi ha detto che non aveva avuto tempo (cosa verosimile data gravità problemi oggi incombenti Foreign Office) esaminare proposta americana; lo avrebbe fatto informando appena possibile. Ha aggiunto americani vogliono fare tutto in fretta e che egli ha fiducia soltanto risoluzione studiata e attuata ponderatamente. A tale fretta americana mi aveva già accennato parlandomi trusteeship generale colonie italiane proposto delegazione americana a Londra in settembre.

Desidero informare obbiettivamente V.S. di questo stato di cose a cui aprioristicamente attribuisco un significato definitivamente inquietante, ma che pur riflette il punto di vista personale secondo il quale Sargent, appena entrato nella sua nuova funzione , si prepara ad affrontare questo nostro assillante problema. Alla fine colloquio Sargent, colpito dalla mia reazione e dalla mia malcelata espressione di sofferenza, mi ha accompagnato invitandomi con marcata cordialità alla pazienza ed assicurando che non mi sarebbe mancato il suo aiuto. Non è da escludere che tutto ciò vada valutato nel quadro dell'evidente nervosismo che regna Foreign Office in confronto all'accumularsi preoccupazioni che non potrebbero essere maggiori , sulle quali riferisco a V.S . per corriere domenica 1• È comunque evidente che sostituzione Cadogan mette per il momento Foreign Office in posizione maggiore incertezza di fronte a problemi sui quali nuovo sottosegretario deve orientarsi prima di prendere responsabilità di una direttiva. Inutile aggiungere che mi adopererò in ogni modo per influire onde questa fase si evolva favorevolmente.

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IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. 3017/280. Londra, 21 febbraio 1946 , ore 23,45 (per. ore 13,30 del 22 ).

Couve de Murville mi ha confermato suoi fondati sospetti piano pace italiana non possa essere pronto 1° maggio. Fino ad ora, Conferenza a Quattro trattato genericamente tutte le questioni salvo Alto Adige.

Da questo sondaggio risulta ad oggi immutata richiesta russa per Tripolitania che anche Couve de Murville ritiene potrebbe eventualmente ripiegare su Eritrea. Francia , finora ferma su sua proposta per amministrazione italiana, risolutamente contraria pretese individuali russe e intenzione inglese che implica, migliore ipotesi, profonda evoluzione regime suoi possedimenti Nord Africa. Da precisazioni intervenute circa meccanismo trusteeship generale risulterebbe che amministratore neutro servito da funzionari internazionali sarà alle dirette dipendenze del Consiglio Tutela Nazioni Unite . Consiglio consultivo (formato da rappresentanti italiano, americano, inglese, francese più un italiano ed un arabo in rappresentanza popolazione locale) non avrebbe alcuna diretta influenza su amministratore, poiché suoi pareri sarebbero unicamente diretti a Consiglio Tutela, il che equivarrebbe nostra completa pratica estromissione da diretto contatto con organismo esecutivo. Couve de Murville insiste perché, in appoggio tesi francese , noi influiamo su opinione pubblica americana onde ottenere che Washington modifichi sua primitiva proposta. Gli ho assicurato che questo nostro essenziale e loro accessorio interesse è difeso con ogni possibile energia dal nostro ambasciatore a Washington sì che poco di nuovo può essere tentato in questo senso.


1 Vedi D . 218 , Allegato I.

Circa Venezia Giulia, Couve de Murville ha netta impressione che russi contemplino seriamente assegnazione Trieste alla Jugoslavia. Che ciò, in definitiva, possa rispondere ad un criterio tattico non si può escludere né fondatamente affermare. Prevede in ogni modo aspro e lungo dibattito. Soluzione francese corrisponde grosso modo proposta americana (mio telegramma 221) 1 . Discutendo della questione Alta Valle Isonzo, da parte nostra irrinunziabile, gli ho fatto presente, incontrando sua comprensione, che non vorremmo !asciarci indurre a pagare distretto Arsa con troppo gravi sacrifici a settentrione zona Gorizia. Commissione d'inchiesta è improbabile parta come previsto domenica per sopraggiungente difficoltà (mio telegramma 277) 2 . Commissione dovrà limitare sue indagini ad alcune zone incerte che saranno designate dai Quattro. Sola zona di indubbia maggioranza etnografica sulla quale indagine si estende è città Trieste. Ancora controversa estensione Fiume. Commissione rimarrà assente tre o quattro settimane, sicché prevedesi Quattro non potranno affrontare problema avanti fine marzo.

Per Alto Adige, intenzioni francesi sono orientate verso rispetto statu quo salvo minori non ancora precisate rettifiche. Tale formula appare non confermata a Parigi, ma medesimo Couve de Murville mi ha dichiarato che siamo in errore quando interpretiamo come intenzioni del Governo francese quelle che sono state manifestazioni non autorizzate, provenienti dalle autorità francesi occupazione, sempre inclini favorire aspirazioni popolazioni affidate loro tutela. Tali manifestazioni non hanno alcun nesso con i propositi Quai d'Orsay.

Rivendicazioni francesi quali sono state presentate Consiglio Quattro comprendono Tenda, Briga, terreno caccia, picco dello Chaberton, plateau Moncenisio, Piccolo San Bernardo. Alle nostre note argomentazioni, ha risposto Commissario affari esteri nei termini che risultano dalle comunicazioni Saragat di cui al telegramma di V.E. 2826 3 . Qualche maggiore particolare consegno corriere diplomatico in partenza domenica 4 .

202

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. 3038/271. Washington, 22 jèbbraio 1946, ore 13,50 (per. ore 8,15 del 23).

Suo telegramma 2843/C 5 e mio telegramma 212 6 .

Questo ambasciatore di Francia mi ha detto di avere avuto in questi ultimi tempi parecchi telegrammi da Quai d'Orsay su rettifiche di confine italo-francese ma senza «particolari insistenze» per Briga e Tenda.


1 Vedi D. 181. 2 Non pubblicato. 3 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 174. 4 Vedi D. 218, Allegato II. s Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 181. 6 Vedi D. 180.

Mi risulta peraltro, in via confidenzialissima, che Bonnet ha inviato qualche giorno fa una lunga e dettagliata nota al segretario di Stato per insistere su necessità che Francia ottenga soddisfazione in note richieste di rettifiche presentate a Consiglio pace Londra. A quanto si è potuto sapere, per terreni di caccia e Briga-Tenda nota riprende argomento «generosità» Napoleone III verso Vittorio Emanuele II malgrado esito plebiscito; per altre rettifiche richieste, nota fa valere, oltre supposti argomenti storici, argomenti strategici, ponendo in rilievo necessità ovviare pretesa situazione inferiorità militare Francia al nostro confine nel giugno 1940, che contribuì obbligarla a chiedere armistizio ed affermando che sicurezza italiana sarebbe tutelata da altre cime montuose più arretrate che ci resterebbero.

Ho già a suo tempo ripetutamente esposto al Dipartimento di Stato nostri diritti e buone ragioni sulla base elementi e documentazioni fornitemi. Provvedo ora comunque a ribadire, in nuova nota al segretario di Stato, nostri argomenti e nostre ferme intenzioni in detta questione, che, beninteso, lasciano inalterabili e rinnovati nostri propositi di durevole intesa colla Francia.

203

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 3052-3128/273-274. Washington, 22 febbraio 1946, ore 18,45 (per. ore 10,20 del 24).

Suoi telegrammi 2205 e 2346 1 e mio 1762 .

Continuo mantenermi stretto contatto per questione revisione regime armistizio con Dipartimento di Stato, che ho anche man mano tenuto opportunamente al corrente delle informazioni comunicate da Quaroni e dei colloqui avuti a Londra in argomento da Carandini (suoi 122, 2843 3 e 2903 4).

In comunicazioni testé pervenute Governo sovietico, in relazione ultimo passo americano (di cui al mio telegramma n. 184)5 , aveva fatto qui conoscere che si riservava dare suo eventuale assenso per inclusione Francia nelle trattative solo dopo aver preso visione del preannunziato progetto concreto americano. Tale risposta, che dava adito a nuova complicazione, aveva qui destato una certa delusione.

Foreign Office non aveva ancora espresso sua opinione su insieme generico progetto inviato ai primi del mese a Londra e che, con qualche maggiore elemento di dettaglio anche circa revisione clausole economiche, corrisponderebbe a quanto


1 Non pubblicati, ritrasmettevano rispettivamente i DD. 159 e 166. 2 Vedi D. 164. 3 Non pubblicati, ritrasmettevano rispettivamente i DD. 152 e 181. 4 Non pubblicato, ritrasmetteva il T. s.n.d. 2514/225 del 13 febbraio per il quale vedi D. 188. 5 Vedi D. 148, nota 2.

260 riferito con mio telegramma 152 1• Al Dipartimento di Stato si intendeva sollecitare di nuovo risposta inglese, pur risapendosi irrigidimento Tesoreria inglese in materia finanziaria. A tale riguardo , locali ambienti britannici hanno rilevato, in realtà anche con questa ambasciata, che situazione finanziaria inglese, la quale sarebbe di gran lunga peggiorata rispetto a stesse critiche condizioni durante guerra, non consentirebbe a Governo Londra largheggiare in materia.

In tale situazione di cose ed in attesa risposta inglese si provvede a ultimare, di intesa con altri Dipartimenti, preparazione progetto definitivo americano da sottoporre a Londra e a Mosca e successivamente Parigi. Mi è stato confidenzialmente accennato che, per rendere revisione più accettabile da U.R.S.S., si penserebbe che nuovo documento, da intitolarsi probabilmente «accordo per revisione regime armistizio italiano», dovrebbe sostituire così detto «lungo armistizio» lasciando sussistere «armistizio corto» del 3 settembre 1943. Non escluderei che

·conservazione tale ultimo documento, ormai in buona parte sorpassato, possa

anche corrispondere desiderio Londra, anche essa tutt'altro che entusiasta di

modifiche all'attuale situazione.

Mi rendo conto che se progetto americano si concretasse in tale senso non soddisferebbe nostra opinione pubblica alla vigilia elezioni. Dipartimento di Stato, per parte sua, aveva molte volte pensato, secondo primitiva propria convinzione, intendimento redigere un documento nuovo che sostituisse integralmente, sotto forma modus vivendi, vecchi strumenti armistiziali. Tuttavia, data difficile e lenta gestazione iniziativa americana ed in considerazione atteggiamento russo, contrario mutamenti nostro sta~us armistiziale ancora di recente esplicitamente riferito da R. ambasciatore a Mosca, sembra che convenga per ora lasciare procedere concretizzazione progetto del Dipartimento di Stato.

Per quanto concerne clausole economiche e finanziarie, sulle quali da parte nostra si batte costantemente, Dipartimento di Stato, pur evitando dare dettagli e trincerandosi dietro conversazioni tuttora in corso , continua ad affermare che da parte americana non si mancherà fare il possibile affinché nuovo documento abbia «non solo adeguato contenuto morale ma anche materiale».

Al riguardo richiamo però considerazione svolta miei telegrammi precedenti. Nelle prossime conversazioni conto comunque valorizzare cifre e dati comunicatemi con suo 1662 oggi pervenutomi.

Dipartimento di Stato afferma di sperare che, salvo non sopravvengano nuovi gravi ostacoli da parte uno o tutti e due altri Grandi, accordo per revisione regime armistiziale possa essere realizzato per l'aprile prossimo venturo.

Purtroppo, malgrado la buona volontà e perseveranza particolare dimostrata da lui nella questione, queste trattative sono esasperatamente lunghe e invocano necessarie continue pressioni 3 .


1 Vedi D. 148.


2 Vedi D. 150, nota l p . 204.

J Con T. s.n.d. 3239/ 287 del 25 febbraio , ore 20,50, Ta rchiani comunicava ancora: «Si è appreso

stamane al Dipartimento di Stato che si conta ultimare entro corrente settimana progetto definitivo americano per revisione regime armistizio. Detto progetto verrebbe immedia ta mente inviato a Londra (senza attendere oltre di conoscere opinione inglese su piano generico colà rimesso ai primi del mese corrente) , nonché a Mosca >>.

204

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, SCAMMACCA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 3057/55. Bruxelles, 22 febbraio 1946, ore 20 (per. ore 11,30 del 23).

Seguito mio telegramma 48 del 13 corr. 1•

Spaak mi ha ricevuto stamane. Nel confermarmi quanto mi aveva detto ministro Alcos, prega rinnovare a V.E. suoi ringraziamenti e viva soddisfazione per comunicazioni fattegli per mezzo mio. Tiene a far sapere che egli considera con particolare interesse il pieno ristabilimento dell'amicizia e della collaborazione fra l'Italia ed il Belgio e che, ancora più di prima dopo i recenti contatti a Londra; punta in tutti modi al restauramento dell'Italia ed al regolamento nostra posizione internazionale.

Nonostante che il Governo sia dimissionario e che formazione nuovo governo sia lunga e laboriosa, egli si adopera pubblicamente perché concessione gradimento per ambasciatore Fransoni non sia per quanto è possibile ritardata; è parimenti sua intenzione nominare quanto prima un ambasciatore a Roma.

Si è riservato darmi una risposta definitiva al più presto 2•

205

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STONE

L. 5/222. Roma, 22 febbraio 1946.

In relation to the imminent visit to the Venezia Giulia of the Experts Commission, I felt it desirable to sum up in the enclosed Aide-Memoire the main questions which were the subject of negotiations with the Allied Authorities, in the matter of the Military Administration of the Venezia Giulia (Zones «A» and «B»), and to underline the most important alterations brought about in the region by the military occupation.

I wish to draw your particular attention to the question, and I shall appreciate it greatly if you will bring the considerations outlined in the Aide-Memoire to the notice of the Experts Commission so that they may keep them in mind when formulating their recommendations.


1 Con T. 2488/48 del 13 febbraio Scammacca aveva riferito sul pieno assenso ottenuto circa la designazione di Fransoni ad ambasciatore a Bruxelles.


2 Il gradimento fu comunicato 1'8 marzo.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI , AL VICE PRESIDENTE DELL' A.C., STO NE

PROMEMORIA . Roma , 21 febbraio 1946.

On the occasion of the forthcoming visit to the Venezia Giulia of the Experts Commission contemplated by the London Conference, the Italian Government has the honour to request that the Experts' attention be drawn to the following circumstances :

l . In relation to articles 18 and 38 of the Armistice and to the spirit permeating such pact, the ltalian Government rightfully expected that the whole of the territory of the ltalian State be submitted, with no distinctions, to the same occupation regime, without any discrimination being made between some of the kingdom's provinces and some others.

2. In view of the special situation which became prevalent in the Venezia Giulia provinces during the last phases of the recent conflict, the Italian Government had drawn the Allied Governments ' attention to such situation (letter by Marchese Visconti Venosta to Admiral Stone, dated August 15th, 1944) 1 , specially pointing out the dangers thereof to the security and peace of those populations particularly at the time of the collapse of the German resistance.

3. The Chief Commissioner of the Allied Commission took due note of said information (letter by Admiral Stone to Marchese Visconti Venosta, dated August 19th, 1944) 1 and assured the Italian Government, at the same time, that «the Allies would not lose sight» of such situation. Similar assurances were given to the President of the Council of Ministers (letter of September 22nd, 1944, by Admiral Stone to Onorevole Bonomi) 2 . The Italian Government confirmed its concern, on November 21st, 1944, in a letter of Marchese Visconti Venosta to Admiral Stone 3 .

· 4. During the last stage of the German resistance, the Ttalian partisans of Trieste rose in arms and started liberating the city. Right after the Gern1ans' surrender to the British Armed Forces and the occupation of Trieste by Tito's troops, when the Yugoslavs announced on May 8th, 1945, the establishment in said city of a «National Government of Federai Slovenia » as well as the appointment of a commander of the city in the person of a Yugoslav generai, the Italian Government, in a note by Minister De Gasperi , dated may 9th , 1945, to the British and American Ambassadors 4 , pointed out that such actions and initiatives were to be considered «absolutely arbitrary and illegitimate». At the same time, said note recalled ali various declarations which had been approved in these days by the Italian Council of Ministers and requested , in particular, «that the Italian Government, as the principal and more legitimately concerned party, be enabled to follow the developments of the Julian situation, a situation .which ought in no way be compromised or prejudiced».

5. Following negotiations between the Allied Powers and Yugoslavia -the complete contents of which are unknown to the Italian Government -the occupation regime contemplated in the Morgan-Jovanovich agreement of June 9th, 1945, was established, quite in contradiction with the assurances previously given. By such regime -stili in force in the Venezia Giulia at the present time -the so called «Zone A >> (territory to the West of the Morgan line) was entrusted to the administration of an Allied Military Government,


1 Vedi serie decima , vol. l , D. 344. 2 Ibid. , D. 405, nota 3. 3 lbid., D. 541. 4 Vedi serie decima, vol. Il, D. 181.

whereas «Zone B» (territory to the East of the Morgan line) was assigned to Yugoslav occupation and administration. Since then the Italian Government has constantly and systematically brought to the Allied Governments' notice -througb communications either to the Chief Commissioner of the Allied Commission or to the Allied Ambassadors -the main shortcomings of such peculiar occupation regime .

6. In its communications the Italia n Government especially stressed the following viewpoint: owing to the fact that the Yugoslav Authorities are occupying and administering «Zone B» as military occupation authorities by virtue of the Morgan-Jovanovich agreement of June 9th, 1945, stipulated with the Supreme Command of the Allied Powers with whom Italy had previously signed the Armistice Pact covering the Italian territory in its entirety, the Italian Government deemed it to be within its right to consider the Allied Governments responsible for any action exceeding the powers that international law confers upon military occupation authorities and, consequently, to remonstrate directly to said Governments in such matters . (letter dated November 15th, 1945, by Minister De Gas peri to Admiral Sto ne 1 with regard to the occurrences in Capodistria; letter of December 3rd, 19452 , concerning «Generai Order n. 19» abrogating the prerequisite of the Italian citizenship for appointments to public employs).

7. As to «Zone A» , the Italian Government, though aware of extraordinary difficulties inherent to task entrusted to the Trieste A.M.G., deems it its duty to point out that the Venezia Giulia Allied Authorities ha ve run that territory not as though it were a part of the ltalian State, but rather considering the zone as an autonomous region with no bonds wbatever with the Rome Govermhent. In this connection the Italian Government wishes to recai! the complete set of «Generai Orders» issued by the Venezia Giulia A.M.G. , as published in the organ of said A.M.G. «The Official Gazette». It also recalls the repeated statements by the Head of the A.M .G . and by his collaborators to the effect that they were administering the territory entrusted to them as ifit were a region of which «one does not know to whom it will be ultimately assigned».

8. In particular the alterations brought about by the A.M.G. in its subjected territory are recorded hereunder:

a) In «Zone A» any external mark is forbidden which may recai! ltalian sovereignty (for instance the showing of the Italian national flag on public buildings and on floating craft) ;

b) No Italian Authority or Administrative organ is represented in the region; c) Administrative organs, quite unknown to Italian internai institutions, have been created; d) Non-Italian citizens have been accorded the right to exercise public functions requiring -according to Italian Jaws -the possession of Italian nationality; e) A new school system quite different from the one established in Italy has been created. The new system is characterized by a number of Slav schools quite superior to the needs of the Slavs born in the region. Moreover in text books for Italian schools, ali passages ha ve been eliminated reminding the pupils of Trieste that they too ha ve a country of their own; f) A special Police has been established which is wholly independent from the Italian centrai Organs; g) The entry of Italian nationals in zone «A» is conditioned to the concession of a special permit (which, for instance, was refused to an Italian writer who had been invited to hold in Trieste a commemorative speech of Guglielmo Oberdan) whereas, conversely, there exists practically no limitation to the transfer of persons from Yugoslavia to zone «B» and frorn


1 Vedi serie decima, vol. II, D. 687 . 2 Non pubblicata.

the latter to «Zone A» and to the rest of the Kingdom . Among other, due to the ease in which access to Trieste is secured, thousands of Yugoslav nationals have succeeded in establishing themselves there, most of whom are employed by Yugoslav politica) or military organizations. About 3000 Yugoslavs had their names registered in the population records of Trieste;

h) A parithetic Anglo-American-Yugoslav Commission functions in «Zone A» (War Booty Committee) and contrary to the Armistice regime and at variance with the criteria applied in the other occupied Italian regions, Yugoslavia pretends to exercise in «Zone A» a war booty right, the cessation of hostilities notwithstanding.

9. The ltalian Government has expressed its viewpoint on almost ali these subjects and in special cases it has also remonstrated. The Italian Government recalls particularly the Ietter dated November 27th, 1945 1 , as far as comma «e» is concerned; the letter dated January 15th, 1946, addressed by Minister De Gasperi to Admiral Stone 2 and the Ietter dated January 23rd , 1946, addressed by the Secretary Generai of the Ministry for Foreign Affairs again to Admiral Stone 1 as far as comma «h» is concerned; a.s.o. Whilst referring to the aforementioned letters, the Italian Government takes this occasion to reaffirm that the changes listed above have determined formai and substantial alterations of the generai character of the region which constitutes «zone A». ·•

IO. As far as the regime obtaining in «Zone B» is concerned , the Italian Govemment believes it has supplied the Allied Governments with information sufficient to prove that the Yugoslav Authorities behave in the said region not as Occupation Authorities but indeed as if the territory submitted to them were annexed by the Yugoslav State.

11. In particular the ltalian Government refers to the memoranda of August 28th and September 27th, 1945 3 , sent by the Ministry for Foreign Affairs to the Allied Commission. Two very lengthy Iists of illicit acts perpetrated by the Yugoslav Authorities in Istria, a t Fiume, a t Zara and in the Island of the Quarnero are detailed in said memoranda: deportations, arbitrary arrests , verdicts on the part of special and popular Tribunals, expropriations and spoliations of every kind; inhuman treatments and executions with cruel methods («infoibamento»), as well as a score of acts and provisions aiming at modifying the ethnical and cultura) character of the region as for instance: mass immigration and the encroaching by individuals hailing from Yugoslavia, the «Siavisation» of the names of streets and of squares as well as those of commerciai signboards, the removal of monuments and memoria( tablets, the alterations of the inscriptions on tombstones , the tampering with and the destruction of archives. Aside , from the aforesaid memoranda, the Italian Government refers to the Ietters by Minister de Gasperi to Admiral Stone, dated 6th and 9th of September 19454 , relative to a bogus plebiscite engineered by Yugoslav propagandists who circulated in the whole of the Venezia Giulia prearranged forms petitioning for the annexation of the region to the Yugoslav Federai State, the request for signatures being often accompanied by ali sorts of intimidations and threats. The Italian Government recalls also the letter dated January 15th, 1946, addressed by Minister De Gasperi to Admiral Stone, concerning the so-called administrative elections which took piace in «Croat» lstria (south of the Dragogna river), elections which were gradually transformed into politica! elections and more precisely into a plebiscite attempt for the annexation to Yugoslavia. The bulky interchange of correspondence concerning the painful question of deportees is also recalled here and in particular: the memoranda by the Ministry for Foreign Affairs to the Allied Commission, dated 6th , July, 1945, 29th August and 8th October, 1945 3; the letters by Minister De Gasperi to Admiral Stone da ted 6th and lOth November 19455 ; the memoran


1 Non pubblicata. 2 Vedi D. 85. J Non pubblicati. 4 Vedi serie decima, vol. II, DD. 500 e 508. 5 Ibid., D. 662. La lettera del IO novembre non è pubblicata.

dum dated September 10th, 1945 1 , the letter by Minister De Gas peri t o Admirai Stone dated 27th September 19452 a.s.o . In said communications, besides detailing the names of the deportees and the circumstances concerning their arrest and the treatment meted out to them, the ltalian Government has repeatedly expressed its viewpoint concerning this question which lies so much at heart to Italian public opinion , a viewpoint which is here reaffirmed and is summarized as follows:

-it does not lie within the powers of the Occupation Authorities to deport citizens of the occupied country; -such deportations are therefore illegal acts by themselves, irrespective of any subjective evaluation of the persons against whom said acts have taken piace ;

-the deportations had the outcome of considerably altering the ethnical character of the Venezia Giulia (besides the deportees tens of thousand of ltalians have left the ltalian towns to take refuge beyond the Isonzo to escape being deported themselves) . Finally the Italian Government -through competent organs-has also proclaimed the illegality and hinted at the serious consequences of the issueing by the Yugoslav Authorities of «Zone B» of a special currency, the amount whereof is unknown and part of which does not even bear seria! numbers, whiciJ private citizens have been compelled to accept not only as circulating medium but also in compulsory exchange for Italian money. By that system huge amounts of ltalian lire, totalling severa! thousand millions, ha ve materially been taken away from the population and there is every reason to believe that they have been employed by the Yugoslavs, particularly for propaganda purposes and to buy up foodstuff and other commodities in «Zone A» and in Italy herself.

12. As far as the aforementioned memoranda and the letters are concerned, the ltalian Government reminds that requests for further proofs of the alleged acts have severa! times been made by the Allies . The Italian Government desires formally to reiterate its previous statement (letters by Minister De Gasperi to Admiral Stone dated 25th and 27th October I 945 3 a.s.o.) viz. that ali an d every ltalian Authority being excluded from the Venezia Giulia , they ha ve no means of carrying out direct enquiries, Jet alone rea! and true investigations . In this connection the Italian Government has proposed either the creation of an Allied organ , or even a neutra! one , vested with the task of investigating the situation in «Zone B»; or that the Allied Governments be represented , at Ieast as observers, in the administration of said region. These proposals have however remained up till now without result. Moreover, the Italian Government wishes to remark that as a consequence of the state of intimidation which weighs over the region and the constant fear of reprisals, severa! outrages are being kept hidden by the victims themselves and by their families.


13 . The Italian Government believes however that it has supplied , with the reports previously mentioned, sufficient elements of judgement to define the regime of the Yugoslav occupation of the Venezia Giulia as a high-handed regime of terror through which the features of !stria and of the Venezià Giulia, in generai, have been vastly and painfully altered .

14. In detailing the above facts and circumstances, the Italian Government express their trust that said facts and circumstances shall be taken into due consideration by the Commission of Experts and that the latter will not lose sight of them when formulating the recommendations it is called upon to prepare in view of the compilation of the Peace Treaty with ltaly4 .

' Non pubblicato.


2 Non pubblicata.


3 Vedi serie decima , vol. Il , D. 644.


4 Il promemoria fu inviato anche a Charles (L. 5/233 del 23 febbraio) e Kirk (L. 5/252 del 28 febbraio) e consegnato all'ambasciata di Francia.

206

IL CONSOLE GIUSTI DEL GIARDINO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNTO SEGRETO 032. Venezia , 22 febbraio 1946.

Con riferimento alla mia lettera in data 11 dicembre u.s . diretta al ministro Prunas, informo che mercoledì 20 corrente alle ore 20,30 ha avuto luogo in Trieste nella abitazione dello slavo sig. Michelcic la prima presa di contatto tra italiani e slavi per cercare di esaminare la possibilità di stabilire un modus vivendi fra le due stirpi abitanti la Venezia Giulia.

Da parte italiana sono intervenuti, oltre il promotore ing. Gandusio, il presidente di zona di Trieste avv. Puecher e quello di Gorizia avv. Hugues; assente, per mancanza di mezzi di comunicazione, il presidente di zona di Pola. Da parte slava sono intervenuti i sigg. Krajger, avv. Pogassi , dr. Puc, avv . Toncic e Michelcic predetto.

La riunione, che si è protratta fino alle ore 23, si è svolta in un'atmosfera di serena cordialità. All'inizio della riunione l'ing. Gandusio ha detto che siccome con ogni probabilità la linea di frontiera non sarà né quella dell'Isonzo desiderata dagli slavi né quella di Rapallo ambita dagli italiani , ma una linea intermedia che lascerà comunque degli slavi nello Stato italiano e degli italiani in quello slavo, sarebbe opportuno considerare fin d 'ora quale trattamento i due Stati riserverebbero alla stirpe minoritaria : il Gandusi o ha aggiunto che tutti gli italiani presenti parlavano a loro nome personale ma che della loro presenza alla riunione erano stati informati i circoli responsabili romani, i quali avevano fa tto sapere di non poter considerare che con simpatia ogni tentativo inteso a creare un clima di distensione fra le due Nazioni vicine.

Ha preso quindi la parola il Krajger, il quale a ffermando di partecipare come i suoi amici alla riunione a titolo personale, ha aggiunto che ìl Governo di Belgrado era al corrente della cosa e che la vedeva con simpatia. Quindi il Krajger, rispondendo al Gandusio, ha detto di ritenere ancora prematuro ---data la distanza dei rispettivi punti di vista -di prendere in esame quanto proposto dal Gandusio, ma di considerare come possibile a brevissima scadenza di procedere, mediante preventiva nomina di comitati misti italo-slavi, a libere elezioni per la nomina direttamente da parte del popolo degli organi dell'amministrazione locale in sostituzione di quelli attualmente imposti dalle autorità di occupazione.

L'avv. Puecher rispose che per prender in esame tale proposta occorreva prima risolvere una questione pregiudiziale, e cioè che tali elezioni avrebbero dovuto svolgersi contemporaneamente e liberamente anche nella Zona «B». Al che il Krajger, che non si aspettava tale controproposta e che rimase alcuni minuti interdetto, rispose che credeva che essa avrebbe potuto essere accolta favorevolmente. La discussione continuò poi in mani era generica e la riunione si concluse con un arrivederci.

È ora d'uopo decidere se convenga aspettare un ' iniziativa da parte slava per riprendere le conversazioni o fare noi delle concrete proposte per la realizzazione delle elezioni di cui sopra. In tal caso bisognerebbe richiedere l'estensione dell'occupazione alleata anche alla Zona Be il ristabilimento della situazione demografica prebellica, mediante opportune garanzie per il ritorno dei profughi, per la libera

·zione dei deportati ecc. Non è da presumere che tali controproposte sarebbero accettate da parte slava, ma sarebbe forse interessante mettere gli avversari nella condizione di dovere ad esse ufficialmente opporsi. Delle conversazioni in parola sono stati informati l'attuale governatore di Trieste colonnello Smuts e il maggiore Armstrong.

Sarò grato se con ogni possibile celerità mi sarà fatto conoscere, e ciò anche per desiderio dei predetti cittadini giuliani di stirpe italiana, il pensiero al riguardo del Governo e eventuali istruzioni in merito.

207

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AI RAPPRESENTANTI A PARIGI, SARAGAT, E A LONDRA, CARANDINI

T. 3269/142 (Parigi) 179 (Londra). Roma , 23 febbraio 1946, ore 18,30 .

(Solo per Londra) Suo 257 1 .

(Per tutti) In occasione conversazioni che probabilmente ella avrà con signor De Los Rios, oltre a ribadire giuste considerazioni svolte da Carandini, potrà fargli presente quanto segue:

Non si comprende perché nostro recente accordo con attuale Governo spagnolo dovrebbe venir considerato come un vantaggio diplomatico per esso visto che di recente anche Governo francese ha negoziato un ampio accordo commerciale e Governi britannico e americano continuano seco lui svolgere proficue ed ampie negoziazioni economiche. Ciò tanto più in quanto accordo è di indubbio vantaggio anche per popolazione spagnola visto che noi ci impegnarne ritirare merci spagnole di eccedente produzione mentre la riforniamo , per grossa parte dell'intercambio, di merci nostre per essa essenzialmente utili.

Nostro Governo non ha mirato che , al di fuori di ogni valutazione politica, a recuperare parzialmente quanto economia italiana aveva in altri tempi anticipato, compreso ingente quantitativo grano oggi sostituito con olio cui scarsezza è penosamente sentita da nostre stremate popolazioni 2 .


1 Vedi D. 196. 2 Per la risposta di Saragat vedi D. 214, mentre non risulta che Carandini abbia risposto.

208

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D . 3139/62 . Mosca, 23 febbraio 1946, ore 21,55 (per. ore 10,30 del 24) .

Vyshinsky, pur ammettendo, in forma molto generica, esistenza considerevole differenza fra Alleati in merito trattato di pace con l'Italia, mi ha detto che non si poteva ancora definitivamente escludere possibilità che progetto trattato sia pronto in tempo per convocare Conferenza generale lo maggio. Avendogli manifestato miei dubbi in proposito mi ha risposto che in ogni modo desiderio. Governo sovietico ed istruzioni Gusev sono nel senso di arrivare conclusione pace al più presto possibile.

209

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI FRANCIA, GOUIN

Roma, 23 febbraio 1946.

Il signor Schiff Giorgini mi ha dato immediatamente notizia della conversazione avuta con lei or è qualche giorno 2 . L'iniziativa di un incontro maturava da tempo e con insistenza nel mio spirito. Essa trova, dunque, in me e nel mio Governo un terreno estremamente propizio .

Voglio dirle subito che la situazione italiana è entrata oggi in una fase delicatissima e complessa e comunque tale da esigere ancora per una diecina di giorni la mia continuata presenza a Roma.

Ella, che è del mestiere, intenderà facilmente quale e quanta somma di lavoro e di tempo richieda la soluzione di problemi quali la preparazione della legge elettorale, questione istituzionale, Costituente e sue prerogative, raggiungimento di soluzioni concordate fra sei partiti ecc. Che affiorano appunto tutti, e tutti insieme, in questi giorni.

Ella sa altresì in quale atmosfera di profondissimo disagio economico e sociale tali discussioni si svolgano e quale ombra di incertezza e di inquietudine il prolungato regime di armistizio e la pace imminente distendano su tutta la vita italiana di oggi.


1 Il documento è conservato in originale. Un'annotazione di Prunas sulla busta avverte: «Lettera consegnata a SchifT Giorgini per il recapito. La riporta indietro , al suo ritorno da Parigi , aperta, avvertendo di non averla consegnata».


2 Prima di essere ricevuto da De Gasperi , Schiff Giorgini aveva parla to con Prunas, al quale aveva riferito, come risulta da un suo promemoria del 16 febbraio , che il presidente del Governo provvisorio francese sarebbe stato pronto ad incontrare Dc Gasperi se questi lo avesse proposto ; che Gouin, per giungere ad una intesa con l'Italia «veramente effettiva non basata cioè su umiliazioni e mutilazioni», era favorevole a limitare le rivendicazioni francesi a «rettifiche minori » (Ospizio del San Bernardo e Terre di Caccia). Schiff Giorgini aveva aggiunto che Bidault sarebbe stato «al corrente dell' iniziativa e consenziente », mentre Saragat e Parodi la ignoravano.

Così complessa e fragile è la nostra situazione attuale che io non le direi cosa

inesatta se le dicessi che ancora non so se potrò personalmente riuscire a condurre

in porto questa faticosissima nave o se possa invece trovarmi domani costretto a

cederne ad altri il timone.

Le prospetto comunque "questo sia pur breve rinvio con molta riluttanza,

appunto perché considero un accordo diretto tra i nostri due Paesi come uno degli

obiettivi fondamentali della mia politica ed ho la convinzione profonda che è

certamente possibile, attraverso una franca, aperta, diretta conversazione, raggiun

gerlo, come le sue parole mi lasciano del resto sperare.

Di codesta conversazione non entro oggi -né sarebbero questi la sede ed il

momento adatti -nei particolari. Ma io le attribuisco una così estrema importanza

che mi parrebbe saggia cosa restringerne, nei limiti di quanto è umanamente

possibile, l'eventuale rischio di deprecato insuccesso attraverso una sia pur generica,

preventiva, rapida azione preparatoria, che appunto questo breve rinvio ci consente.

Come codesta azione preparatoria debba in concreto svolgersi, lascio a lei

decidere. Appena definita, io stesso assumerei , attraverso l'ambasciatore Parodi,

ufficialmente, l'iniziativa di chiederle un incontro.

Affido allo stesso tramite per il quale la sua conversazione mi è stata riferita , _ questa mia lettera e prego il signor Schiff Giorgini di confermarle a viva voce con

quanta fede io guardi verso l'avvenire delle relazioni fra Italia e Francia finalmente

pacificate ed anche e come mi appagherebbe, se anche la mia attività di ministro

degli esteri non dovesse apportarmi altri frutti, la coscienza di avere collaborato a

porre questa che considero una delle più certe e solide fondamenta della rinascita

nostra ed europea .

Nell'attesa di una sua parola , per quei tramiti ch'ella vorrà ulteriormente

prescegliere, mi è particolarmente gradita l'occasione di porgerle i miei voti più

caldi per la rinnovata grandezza della Francia e il mio cordiale amichevole saluto 1•

210

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT

T. S.N.D. P ERSONALE 3322/ 147. Roma, 24 febbraio 1946, ore 14.

La sostituzione di un ambasciatore, in un momento come l'attuale e in una capitale come Parigi , è cosa di per sè difficile2 . Ancora meno agevole sostituirti , come sarebbe necessario e vorrei, con chi ti equivalga. Comprendo tuttavia ed apprezzo il tuo stato d 'animo ed aderisco dunque, nonostante ogni riluttanza , al tuo proposito. Ti autorizzo ad annunziare senz'altro la tua decisione ed è superfluo sottolinei la necessità di porne in chiaro le motivazioni, in modo che non resti costì traccia di dubbio sull'effettivo significato del tuo rimpatrio. Sono


1 Vedi D . 287. 2 Risponde al D . 184.

d'accordo con te che un incaricato d'affari non basta, e però, se puoi e credi, ritarda sino a metà marzo la tua partenza. Elezioni saranno fine maggio primi giugno 1 . Mi darai maggior tempo e possibilità di scelta. Tengo a confermarti che la tua collaborazione mi è stata e mi sarebbe stata anche per l'avvenire preziosa.

211

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONJ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 3174/63. Mosca, 24 febbraio 1946, ore 15,20 ( per. ore 18,30 ) .

Dekanozov mi ha fatto rilevare che cifre pubblicate da Unità circa costo occupazione straniera Italia (e che stampa sovietica ha riportato per esteso) sono molto superiori a quelle da me fornitegli in base telespresso di V.S. n. 29989/308 dell'Il dicembre u.s. 2 , e mi ha chiesto quale delle cifre corrisponda alla verità . Prego V.S. volermi fornire precisazioni telegrafiche al riguardo .

Ho approfittato dell'occasione per ritornare con lui sull'argomento revisione nostro armistizio. Dekanozov mi ha risposto non senza ironia che Governo sovietico è ancora in attesa proposte concrete che Governo americano doveva presentare. Mi ha poi aggiunto che spese occupazione Italia avrebbero potuto essere considerevolmente ridotte se Governo italiano unisse suoi sforzi a quelli di quei paesi che cercano di far procedere liquidazione corpo Anders: sembrava invece che presenza corpo polacco in Italia fosse tutt'altro che sgradita. Gli ho risposto che questo non era affatto vero: corpo Anders e sua attività erano deprecate da Governo italiano, il quale si era a più riprese interessato per via diplomatica a Londra, segnalando difficoltà che presenza attività corpo polacco creava nostre relazioni con molti paesi. Dekanozov mi ha risposto con suo tono abituale che in questioni del genere passi diplomatici non portano nessun risultato . Quello che ci voleva era presa di posizione pubblica precisa Governo italiano , accompagnata da atteggiamento deciso opinione pubblica stampa italiana. A mia osservazione che era ben noto Governo sovietico come corpo Anders a tutti fini pratici nei riguardi del Governo italiano non era un corpo polacco ma corpo inglese di occupazione, mi ha risposto che questo era esatto e noto, tuttavia, mancando precisa pubblica presa di posizione Governo italiano , il Governo sovietico non poteva non continuare considerare nostro atteggiamento debole ed incerto. Gli ho fatto osservare che, in questo caso come in molti altri, si trattava soltanto di un litigio fra alleati in cui tutti si trovavano d'accordo solo nel senso di farne sopportare in un senso o in un altro conseguenze all'Italia.


1 Frase aggiunta a mano da De Gasperi. 2 Vedi D. 5.

212

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 3229-3225/ 283-284 . Washington , 25 febbraio 1946, ore 18,47 (per. ore 12,30 del 26).

Seguito al telegramma 267 1•

Dopo nota presentata 21 corrente ho oggi nuovamente insistito presso Dipartimento dì Stato sulla nostra richiesta che Commissione esperti per Venezia Giulia sia affiancata da uno o più rappresentanti italiani .

Mi è stato in risposta confermato che Dipartimento di Stato aveva già a suo tempo trasmesso a Dunn nostre precedenti richieste (di cui al telegramma di V.E. 19682 e miei telegrammi 178 e 1863) con la menzione che esse «sembravano. meritevoli di considerazioni». Mi è stato ripetuto che Dunn aveva poteri per decidere tutte le questioni relative alla Commissione degli esperti ed era in grado di giudicare a Londra, meglio che Dipartimento di Stato da qui, quali possibilità vi fossero per accoglimento richiesta da noi avanzata. D'altra parte è stato però fatto presente che delegazione americana e inglese della Commissione preferirebbero non essere impacciate da presenza rappresentanti jugoslavi.

Dipartimento di Stato ha in via confidenziale confermato dissensi verificatisi scorsa settimana al Consiglio pace Londra riguardo delimitazione delle zone della Venezia Giulia che la Commissione degli esperti doveva visitare (miei telegrammi stampa 51 e 54)4 .

Da parte sovietica si era insistito affinché sopraluoghi fossero limitati a località linea Morgan a nord Trieste e a linea costiera Trieste-Pola circoscritta quest'ultima a zone con maggioranza popolazione italiana. In proposito, russi si erano riferiti, durante discussione, anche a carte etniche della nostra mappa sulla Venezia Giulia dell'agosto scorso.

Da parte inglese, sembra coll'appoggio rappresentante francese, si era proposto che sopraluoghi a sud di Trieste fossero estesi all'incirca sino linea Wilson, nonché a zona Arsa sino Fianona. Dunn aveva chiesto vigorosamente che Commissione visitasse tutta penisola dell'Istria nonché Fiume. Non aveva potuto insistere per sopraluoghi isole e Zara anche dato tempo limitato (circa due o tre settimane) di cui esperti avrebbero potuto disporre.

Secondo notizie qui pervenute, Gusev aveva chiesto istruzioni a Mosca onde poter eventualmente deflettere da anzidetta posizione russa. Dunn, avendo già poteri deliberativi , si era limitato informare Washington senza chiedere istruzioni.

In conclusione, al Dipartimento di Stato si prevedeva che questione avrebbe potuto avere sollecita soluzione soltanto mercè compromesso. A quanto aveva


1 Con T. 2944/267 del 21 febbraio Tarchiani aveva comunicato di aver presentato una nota al Dipartimento di Stato nel senso indicato dal D. 197.


2 Vedi D. 156.


3 Non pubblicati, ma vedi D. 156.


4 Non pubblicati.

telegrafato Dunn era comunque sua intenzione di insistere per sopraluogo a Fiume nonché nella zona deli'Istria compresa in nota «linea americana» (di cui al mio telegramma 30 1 e 64 2). Non si escludeva che, qualora Gusev avesse nel frattempo ricevuto istruzioni domandate, decisioni potevano essere prese anche immediatamente. Da parte nostra si è nuovamente rilevato che mancanza visita Commissione a intera Istria, Zara e isole avrebbe privato esperti pace di assai importanti elementi oggettivi per una valutazione completa della linea generale di divisione.

Si è fatto anche presente che qualche esperto avrebbe potuto agevolmente recarsi nelle isole. Dipartimento di Stato ha osservato che, a causa scarsità tempo disponibile, situazione detto territorio era stata già dettagliatamente studiata e che si sarebbe tenuto debito conto dei relativi dati , di difficile contestabilità.

213

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 3210/297. Londra , 25 febbraio 1946 , ore 20 ,56 (per. ore 8 del 26 ) .

In colloquio odierno Dunn mi ha dichiarato che non si è mai fatto parola dell'invio commissione in Alto Adige 3 e che del resto questione Alto Adige non è stata ancora affrontata, tanto che non conosce neppure punto di vista altri delegati.

Inoltre mi ha detto:

l) fino ad oggi non si è giunti ad un accordo su alcun punto; i comitati lavorano ma le conversazioni dei delegati sono state riprese solo mercoledì mattina;

2) permane disaccordo circa itinerario Commissione Venezia Giulia; i russi hanno indicato alcune zone di indagini cui sono particolarmente interessati, escludendo Fiume e le zone orientali che considerano fuori di discussione. Gli anglo~franco-americani hanno aderito alle indicazioni russe a condizione di essere liberi di indicare, a loro volta, le altre zone a cui intendono estendere l'inchiesta. Hanno insistito particolarmente su Fiume perché , a parte la necessaria verifica della consistenza etnica, mancano dal 1939 di ogni indicazione riguardante l'economia locale e le condi zioni del porto ;

3) è stato raggiunto accordo sulla procedura nel senso che Commissione deciderà se e quali contatti avrà con esperti italiani e jugoslavi;

4) la Commissione è prevenuta dal tener conto di ogni preordinata manifestazione di gruppi o masse popolari ed assumerà informazioni ovunque lo riterrà opportuno;


1 Vedi D. 60. 2 Non pubblicato. 3 Vedi D. 189.

5) ritardo nella partenza Commissione rende sempre più probabile rinvio conferenza Parigi;

6) Dipartimento di Stato sta tuttora adoperandosi per modificare armistizio, ma per contro delegato inglese Conferenza Quattro preme attivamente perché lavori in corso siano accelerati onde affrettare pace definitiva.

Dunn ha l'impressione che «in complesso Governo inglese sia animato molto favorevolmente nei nostri riguardi» .

214

IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 3248/218 . Parigi, 25 febbraio 1946 , ore 23 ,30 (per. ore 16,45 del 26).

Vostro 142 1•

In base ulteriori informazioni confidenziali si confermerebbero reazioni sfavorevoli provocate in ambienti Governo repubblicano spagnolo da recenti accordi commerciali i taio-spagnoli: in ambienti stessi sarebbesi affermato che quando Governo repubblicano assumesse potere non sarebbe esclusa richiesta riparazioni a Italia per danni inferti Spagna da operazioni belliche Governo fascista, di cui attuale Governo italiano proclamasi successore nei riguardi crediti verso Franco. Sto stabilendo più diretti contatti con membri Governo repubblicano spagnolo e nei prossimi giorni conto vedere De Los Rios cui non mancherò svolgere considerazioni vostro telegramma su riferito2 .

215

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . 3266/291-292 . Washington, 26 febbraio 1946 , ore 14,40 (per. ore 8,30 del 27).

Primo ministro Nuova Zelanda, Fraser, è qui giunto ieri proveniente da sessione O.N.U. Londra. Ho avuto con lui conversazione, nel corso della quale, dopo aver ricordato suo breve soggiorno a Roma nel giugno 1944, ha espresso


1 Vedi D . 207. 2 Vedi D . 253 .

calorosamente sua assoluta convinzione che popolo italiano è completamente innocente da responsabilità guerra e deve essere pertanto trattato da amico. Mi ha varie volte ripetuto sua simpatia per nostro paese e necessità che Italia sia posta in grado di riprendersi al più presto.

Mi ha detto di essere stato molto spiacente di non aver potuto incontrare Nenni a Londra nel gennaio scorso per un impedimento sopraggiuntogli e mi ha pregato di voler far pervenire suo amichevole saluto a V.E. e vice presidente Nenni.

In risposta ad una domanda il signor Fraser mi ha detto che capo delegazione della Nuova Zelanda, alla Conferenza di Parigi pel maggio prossimo, sarà il signor Nash, già ministro plenipotenziario a Washington. Gli ho accennato anche al nostro desiderio di avere presto un nostro rappresentante a Wellington e gli ho al riguardo fatto presente che ministro degli affari esteri Australia Evatt aveva assicurato che si sarebbe occupato della ripresa di rapporti regolari fra l'Italia e suo Paese al suo ritorno in patria (mio 833 del 24 novembre) 1• Fraser mi ha risposto che ne sarebbe stato lieto e che ripresa di rapporti Nuova Zelanda poteva avere luogo contemporaneamente analoga ripresa con Australia.

Primo ministro Nuova Zelanda si tratterrà qui un paio di giorni . Date sue ripetute espressioni amicizia per l'Italia e saluti che mi ha pregato trasmettere a

V.S. suggerirei che qualora ella desideri rispondergli subito a Washington, relativo messaggio potrebbe essere indirizzato a questa ambasciata.

Non sono al corrente nostri passi per ripresa dei rapporti con Australia e Nuova Zelanda . In relazione anche alla possibilità che Fraser nel suo viaggio di ritorno passi per Australia e dato comunque intimi rapporti tra Wellington e Camberra V.S. vorrà giudicare se sia il caso che io accenni nuovamente alla questione. Le sarei grato se volese trasmettere a Nenni saluto inviatogli da Fraser 2 .

216

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI , ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, FORNARI

T. 3384/86 . Roma, 26 febbraio 1946, ore 20.

Suo 89 3 .

Trovi modi di far notare alla Nacion, se le riesce possibile , che le ultime dichiarazioni di Bevin meritano un qualche approfondimento. Animate certamente da spirito amichevole, esse nascondono tuttavia insidioso, benché tuttora dubbio, riconoscimento della esistenza di un problema etnico alto-atesino che andrebbe


1 Non pubblicato.


2 Per la risposta vedi D. 224.


3 Con T. 3142/89 del 23 febbraio Fornari aveva riferito il commento della Nacion al discorso di Bevin ai Comuni del 21 febbraio. «Editoriale conclude», telegrafava Fornari, «rilevando dichiarazione Bevin soddisfa profondamente e ravviva speranza che presto Italia rioccuperà posto che competele».

internazionalmente risolto . Sicché se la Jugoslavia preme sulla frontiera orientale, la Francia su quella occidentale, l'Inghilterra sul Brennero, l' America in favore di una amministrazione fiduciaria multipla che sboccherebbe in definitiva nella estromissione dell' Italia da tutte le sue colonie , si arriverebbe certamente a quella pace punitiva che, a parole, si afferma di voler escludere. È necessario che gli ambienti amici si rendano conto degli effettivi pericoli che ci minacciano 1 .

217

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. 3413/56. Roma, 27 febbraio 1946, ore 19.

Suo rapporto 62 del 28 gennaio 2 .

Buoni uffici richiesti alla Russia in materia albanese sono stati richiesti contemporaneamente anche alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti. Non dubito che le cose stiano come ella le descrive. Ma esclusione Mosca avrebbe potuto , sotto altri aspetti , sembrare prede terminata: riflesso cioè di sentimenti ostili o negligenza del fattore sovietico e della sua importanza.

Sono ancora in Albania, secondo calcoli attendibili, 2500-3000 italiani. Loro situazione è deplorevole. Tentiamo con ogni mezzo assicurare rimpatrio, che avviene infatti, ma lentamente e per piccole quote.

Controllo stranieri sul nostro territorio ci sfugge e ci sfuggirà sino a quando duri armistizio. Ed è perfettamente illogico legarci le mani e poi pretendere che dobbiamo e possiamo muoverle.

Nostro avviso è che questione rifugiati politici dovrebbe essere internazionalmente affrontata e internazionalmente risolta.

218

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. S.N. Londra , 27 febbraio 1946 (per. il 3 marzo) .

La ringrazio per la sua del 12 corrente3 . Lei non sa quanto mi siano graditi questi contatti diretti. Poche parole mi bastano per assicurarmi che ci siamo


1 Con T. 3567/ 100 del 2 marzo Fornari assicurò che avrebbe eseguito queste istruzioni.


2 Non pubblicato, ma vedi D. 118.


3 Non pubblicata: rispondeva ad una lettera d'accompagnamento a Prunas con cui Carandini aveva trasmesso al ministero il D. 171.

compresi, senza che questo implichi né vostra approvazione incondizionata del mio operato, né mio scarico di responsabilità. Chè, lei lo sa, in questa mia provvisoria funzione di ambasciatore, non ho altro compenso alla mia grave ed ingrata fatica che non sia la fortificante coscienza di accollarmi le più ampie responsabilità che mi spettano e mi ass umo. Vorrei che di questo lei fosse certo per quella chiarezza che sta al fondo dei nostri rapporti di reciproca confidenza ed apprezzamento.

Le accludo un rapporto in data 25 corrente nel quale ho cercato di riassumere e commentare la situazione attuale nei rapporti italo-britannici , quale s'impernia sul mio incontro con Sargent, sul comunicato del Times che gli ha fatto seguito e sul discorso del ministro Bevin. Immagino che il presidente de Gasperi non abbia tempo di seguire in dettaglio tutti gli elementi di questa complessa situazione, e la prego di consigliargli di leggere questo rapporto che ho steso appunto per sottoporgli nella forma più concisa ed insieme più completa alcuni fatti indicativi.

Accludo pure una lettera privata al ministro a complemento del telegramma

n. 280 1 in cui ho riferito il mio ultimo colloquio con Couve de Murville. Si tratta praticamente di quanto ha già riferito Saragat (telegramma di V.E. n. 2826)2 ma Couve mi ha prega to di riferire questa ultima parte in via riservata (non telegrafica) e così faccio per doveroso rigua rdo al desiderio del delegato francese.

Ho avuto ancora ieri sera 3 un colloquio con Dunn (mio telegramma n. 297)4 . Nulla di nuovo se non la smentita alla voce da lei segnalatami circa l'invio di una commissione in Alto Adige e la conferma delle ragioni vecchie e nuove fra cui si arenano i lavori di Lancaster House.

Le cose vanno lentamente perché vanno male. Per non parlare delle ostilità mi soffermo sulle incertezze. Nessuno ha il coraggio di prendere in mano il caso italiano a viso aperto, deliberatamente, a fondo. Le trattative per la pace e per il modus vivendi sono innanzi tutto infirmate da un peccato d 'origine che riguarda le relazioni fra i Grandi ; contribuiscono poi ad arenarle l'ostilità di questi, l'incertezza di quelli, e la mancanza d'impulso decisivo di quegli altri. Si determina così una specie di «calma equatoriale» in cui tutto congiura verso l'immobilità. Dunn dice che gli americani continuano a premere per il modus vivendi. E questo è perfettamente vero. Ma quello che occorre non è una pressione, è un urto vigoroso che, in questo speciale caso, avrebbe buona probabilità di spazzare resistenze ed incertezze, sempreché il proponente si impegnasse a fondo con una spinta proporzionata alla autorità di cui dispone.

Dunn mi ha dichiarato ancora che il delegato inglese preme vivamente per sollecitare i lavori dei Quattro dimostrandosi ansioso di giungere alla sollecita conclusione di una pace definitiva . Anche questo è vero, ma la pressione è inutile finché la politica inglese verso la Russia è tale da giustificare la opposizione russa ad ogni richiesta britannica. In conclusione: molta buona volontà generica, se pur non coordinata, da parte americana e britannica, ma scarsa energia ed abilità.


1 Vedi D. 201. 2 Non pubblicato, ritrasmette va il D. !74. 3 Il 25 sera. Questa lettera è stata evidentemente scritta il 26. 4 Vedi D . 2!3 .

Così i nostri casi vanno alla deriva senza che ci sia consentito di assumere il timone, né altri si incarichi di farlo per noi. Si parla con chiarezza, con reciproca confidenza ai delegati inglesi, americani, francesi, russi e si esce dai colloqui con la sensazione di annaspare nel vuoto. E non c'è nulla di più triste di questa constatazione di inefficienza, di impotenza che non paralizza noi soli, ma la stessa società dei vincitori, dei potenti, dei capaci che si arroga la leadership di un nuovo mondo afflitto, sul nascere, da tutti gli acciacchi della vecchiaia.

Così avanti non si va. Qualche cosa di nuovo deve sorgere e sorgerà per forza di cose, a ridare movimento e chiarezza di direzione agli eventi. Quando il mondo si muoverà, ci muoveremo con lui, e se il mondo si salverà ci salveremo con lui . Il mio pessimismo è sulla situazione d'oggi che deve essere valutata per quello che è. Nel domani non dispero e per questo lavoro con serenità e fiducia, se pur senza immediato successo.

ALLEGATO l

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. 1101/470. Londra, 25 febbraio 1946.

Dopo il mio dibattito con Sir Orme Sargent sulla questione del modus vivendi 1 , si sono verificati due fatti salienti e contemporanei: il discorso di Bevin ai Comuni (mio telegramma 286-287) e la corrispondenza diplomatica del Times «Peace treaties for Italy>> (mio telegramma 288) 2 che ha il netto carattere di un comunicato del Foreign Office.

Discorso Bevin. L'ampia parte che Bevin ha dedicato nel suo discorso ai casi italiani ha un valore in se stessa per l'evidenza in cui il nostro problema è stato posto nell'equilibrio generale del discorso stesso. I frequenti segni di assenso con cui la Camera ha sottolineato i punti essenziali è prova del vivo interesse che l'importante argomento italiano ha destato. Con mio telegramma sopracitato ho portato a V.S . le mie prime impressioni. Esse non si sono modificate al lume di un più ponderato esame del testo integrale risultante dai Parliamentary Deb ates. Ritengo utile rilevare che quando Bevin ha pronunciato il suo discorso era a conoscenza della mia viva reazione alle dichiarazioni di Sargent, il quale aveva dovuto ad un certo punto affrettare la conclusione del nostro colloquio perché era atteso dal ministro . In effetti Sargent, dopo avermi accompagnato allo scalone d'uscita, si era diretto affrettatamente all'ufficio di Bevin, portandogli evidentemente la immediata eco del nostro vivace scambio di idee. Non pretendo che ciò abbia avuto alcuna influenza sulla sostanza di dichiarazioni che a quell'ora dovevano essere perfettamente elaborate dovendo essere pronunciate il giorno successivo, ma evidentemente la denuncia da me fatta di un pericoloso risentimento dell'opinione pubblica italiana, ha potuto confermare Bevin nella opportunità di dare alle favorevoli dichiarazioni generali che ci riguardano un tono ed un carattere particolarmente esplicito. Mi riferisco specificatamente e limitatamente alle dichiarazioni generali, dato che, per quanto riguarda il problema concreto delle frontiere, considero le dichiarazioni di Bevin per noi assolutamente negative, sia perché per la prima volta prendono ufficialmente in considerazione le richieste austriache, e sia perché accennano praticamente ad una soluzione che, se applicata, darebbe piena soddisfazione alle richieste stesse.


1 Vedi D. 200. 2 Non pubblicato.

Per quanto riguarda le dichiarazioni generali Bevin ha detto che:

l) rispondeva alle domande di Macmillan sul caso italiano considerandolo molto importante; 2) l'Italia aveva compiuto una lunga strada per guadagnarsi il suo passaggio; 3) egli intendeva, se possibile (i/ we can), adoperarsi per far giustizia nella sistemazione della pace italiana, in modo da evitare futuri conflitti fra vicini; 4) nella sistemazione del trattato di pace il Governo inglese non voleva trattare l'Italia come se Mussolini fosse ancora vivo;

5) occorreva ricordare l'errore commesso con la Germania alla fine dell'altra guerra quando si procedette come se il Kaiser fosse ancora là , e la Repubblica di Weimar fu trattata come se fosse stata la Repubblica del Kaiser. Questo era stato il grave errore commesso invece di allevare la giovane repubblica e fortificarla , ed egli non voleva che un simile errore fosse ripetuto (nei nostri riguardi);

6) l'Italia e la Grecia, come altri paesi soggetti a dittature, hanno perso le loro gambe politiche e la loro politica stabilità. Quello che occorre decidere è se si vuole imporre a questi paesi una nuova dittatura dall'esterno o dall'interno, oppure aiutarli a rimettersi in piedi ed a camminare eretti;

7) l'Italia aveva fatto grandi progressi verso la guarigione e, pur non sottovalutando le difficoltà, il Governo inglese avrebbe fatto tutto il possibile per ristabilire l'Italia nella sua antica posizione come un culturale ed utile elemento nel comitato delle nazioni;

8) ciò doveva avvenire senza recare detrimento alle nazioni nostre confinanti; 9) poteva assicurare l'Italia del concorso inglese alla sua ricostruzione economica, esattamente come stava avvenendo ora in Grecia.

Queste dichiarazioni generali possono considerarsi soddisfacenti per noi, sebbene si tratti di concetti già precedentemente espressi se pure ripetuti oggi con particolare fermezza, il che assume un certo valore nella presunta quanto problematica imminenza di decisioni risolutive. È caratteristico il parallelo fatto fra l'Italia e la Grecia che sono messe sullo stesso livello sia come vittime di precedenti dittatoriali sia come oggetto di cure britanniche intese al loro risollevamento.

Per quanto riguarda il problema concreto delle frontiere Bevin ha detto:

l) il nazionalismo intorno all'I tali a stava venendo spinto un po' troppo lontano (frase sottolineata da approvazioni della Camera); 2) occorre usare una buona dose di buonsenso;

3) quando però si considera il problema di quelle frontiere ci si trova di fronte a grandissime complicazioni ed al conflitto fra quello che si chiama la frontiera etnica e le necessità economiche implicate;

4) si trovano grandi impianti per la generazione di energia elettrica in Tirolo, ma il territorio è etnicamente austriaco;

5) non dovrebbe essere impossibile far si' che in definitiva la grande potenza economica che gli italiani hanno essi stessi colà creato possa servire al tempo stesso l'Austria e l'Italia, risolvendosi egualmente il problema etnico ;

6) quando si scende al settore di Trieste si trovano la miniere di carbone e di bauxite. La linea etnica può essere in Jugoslavia o in Italia (egli dichiara di non saperlo), ma perché non si potrebbero formare colà, ovunque passi la linea etnica, delle imprese consociate o giungere a qualche accordo secondo cui ambedue gli interessati possano godere il beneficio delle materie prime esistenti in quei territori?

7) perché era necessario mettere i popoli in necessità di battersi quando con delle normali intese si potrebbe ottenere il deflusso delle materie prime attraverso quei territori? (Approvazioni!!)Perché in definitiva i popoli hanno bisogno di case, alimento, luce, mercati e di godere una vita decente, ed il semplice tracciato di una linea etnica non dovrebbe significare povertà per essi (approvazioni).

Qui «latet anguis in erba». A parte la estrema fluidità del concetto e la mancanza di aderenza ai precisi termini del problema geografico-economico a cui si applica, sta il fatto che un simile principio, apparentemente equo nel suo generico semplicismo, non può risolversi, nel caso concreto , che a nostro esclusivo danno. E evidente che se noi avessimo a nostra volta delle pretese territoriali su zone di attuale appartenenza all'Austria o alla Jugoslavia, il principio potrebbe prestarsi ad una soluzione di mutua comprensione in cui sacrifici e vantaggi si controbilancerebbero. Ma la realtà è diversa, dato che le pretese territoriali a cui si pretenderebbe dare soddisfazione sono esclusivamente austriache o jugoslave, si' che noi soli saremmo chiamati a sacrificare la nostra integrità territoriale a favore della unilaterale soluzione di un problema etnico bilaterale ed estremamente complesso . In sostanza quello che si verrebbe a imporci, specialmente nel caso dell'Alto Adige, sarebbe di soddisfare, a nostre spese, le aspirazioni delle minoranze austriache creando un nuovo problema di minoranze italiane a priori sacrificate. Spegnere cioè un irredentismo per accenderne un altro. E tutto ciò avrebbe come contropartita la graziosa concessione ad utilizzare delle risorse economiche da noi create o valorizzate, che oggi ci appartengono di pieno diritto e che cesserebbero di essere controllabili e sviluppabili secondo i nostri bisogni il giorno in cui venissero sottratte alla n'ostra sovranità. Non vi è dubbio che prospettando questo criterio generale Bevin ha inteso avanzare una soluzione sostanzialmente favorevole all'Austria come replica all'opposto atteggiamento russo, ma è altrettanto certo che il principio informatore risponde ad una sua profonda convinzione.

V.S. ricorderà come io , nel nostro ultimo incontro a Roma, le abbia accennato verbalmente al favore con cui Bevin avrebbe visto una unione doganale fra noi e l'Austria come elemento di facilitazione alle soluzioni di frontiera . Questa mira calza perfettamente con l'ideale socialistico-internazionale da cui Bevin è fortemente e convintamente animato. Noel-Baker coltiva anche più decisamente questo ideale. In un colloquio avuto con lui tempo fa al Foreign Office e successivamente in occasione di una colazione in Ambasciata alla presenza di Nenni, Noel-Baker affermò con calore che le frontiere non avevano alcun valore . Al che io risposi che quando tutta l'Europa avesse accettato e praticato questo splendido principio , noi non avremmo certo esitato a farlo nostro, ma che non vedevamo perché dovessimo essere i soli ad inaugurarlo a nostre spese e pericolo, di fronte a pratiche diametralmente opposte adottate in tutti gli altri settori europei in contestazione, ove, anziché adeguare le frontiere allo stato di fatto etnico, si praticavano gigantesche migrazioni etniche per giustificare nuove arbitrarie linee di confine.

Qualunque sia, ad ogni modo, l'origine ideologica del piano Bevin, sta di fatto che esso pecca di semplicismo quando considera i disturbi economici come il solo ostacolo allo spostamento delle frontiere naturali, politiche, militari , culturali entro le quali si configura la unità di una nazione. Non è con una formula così semplice , ed alla stregua di un criterio di solidarietà economica (nel nostro caso ben difficilmente realizzabile con simili vicini) che si può risolvere un problema dei più complessi.

In sostanza, e riassumendo, Bevin non si accorge, o non vuole accorgersi , che a parte ogni altra valida considerazione di altro ordine, la applicazione del suo criterio si risolverebbe nel seguente assurdo: che in presenza di una situazione etnica mista i taio-austriaca localizzata in territorio incontestabilmente italiano ed in considerazione di una massa di investimenti e di interessi costituiti esclusivamente italiani, il nodo possa essere nettamente tagliato annettendo all'Austria il territorio interessato e trasferendo alla sua sovranità, con le minoranze austriache, le minoranze italiane i vi residenti ; salvo riconoscere all'Italia la precaria utilizzazione delle risorse economiche locali senza le quali l'economia italiana, che si riconosce far blocco inscindibile con quella dell'Alto Adige, resterebbe gravemente compromessa.

Tutto ciò è ovvio, e lo ripeto solo perché la S.V. sia ben certa della profonda convinzione con cui ho difeso e difenderò nel mio ambito questa causa che non ha nulla a che fare coi nazionalismi contro cui Bevin ha elevato il suo ammonimento. Tutto ciò è del resto qui ampiamente conosciuto e riconosciuto. Non appena Bevin sarà tornato dal periodo di riposo che ora si è preso, gli riaffaccerò nuovamente queste evidenti considerazioni. Ma con quale risultato? Ancora una volta si è provato come le nostre ragioni, per quanto note e persuasive , cedano anche nel giudizio degli uomini meglio intenzionati di fronte alle esigenze di una competizione internazionale nella quale ognuno dei grandi contendenti escogita nuovi principi per giustificare e soddisfare soluzioni convenienti alla riuscita del proprio gioco. Questa constatazione vale non solo per gli inglesi ma per tutti gli altri partecipanti alla ricerca di un possibile equilibrio mondiale. Ognuno, in questo o quel settore, per immediate

o recondite ragioni , è pronto a sacrificare i nostri interessi o a difenderli fiaccamente sotto l'assillo di proprie vitali ragioni.

Non so se vista dall'Italia questa dolorosa verità possa apparire in tutta la sua crudezza . Ma qui, sul terreno ove il dibattito in gran parte si è finora svolto , essa risulta chiara e ineluttabile da ogni mossa, da ogni contro-replica. C 'è in realtà , da temere di ogni particolare manifestazione a nostro favore perché la reazione a nostro danno non tarda a venire dalla controparte.

Fino a che una nuova atmosfera non si sarà creata nei rapporti fra i Grandi, non vi è speranza per noi di un ragionevole componimento della disputa di cui siamo malauguratamente oggetto e vittima. Prova di ciò il persistente arenamento delle trattative per la nostra pace . Trattative in cui le antitesi inconciliabili non dividono tanto i vincitori ed il vinto, cobelligerante, quanto i vincitori stessi . Questo dissenso fra i Grandi va dalle questioni essenziali ai minimi particolari esecutivi . Persino la esplicazione del mandato della Commissione di inchiesta in Venezia Giulia è oggi bloccato per l'inconciliabilità dei pareri sulla sua estensione. La verità è che in Venezia Giulia non si trovano di fronte italiani e jugoslavi, ma anglo-americani e russi. E così avviene in Alto Adige, nelle nostre colonie, ed ovunque i problemi di diritto e di necessità italiani si prestano a degenerare in problemi di prestigio e di convenienza internazionale.

Corrispondenza diplomatica del «Times». Il comunicato del Foreign Office, comparso sotto la copertura del corrispondente diplomatico del Times al titolo «Peace Treaties for Italy. Drafting delays)) il giorno successivo al mio incontro con Sargent , vuole essere un correttivo ed una più benevola ed elastica messa a punto degli intendimenti del Foreign Office in materia di modifica dell'armistizio italiano. Il contenuto essenziale del comunicato è il seguente:

l) Il mettere le basi per una pace con l'Italia sta dimostrandosi una faccenda lunga, la quale solleva la questione se la Conferenza di Parigi possa cominciare il l0 maggio e se convenga giungere ad un accordo provvisorio con l'Italia, qualche cosa di intermedio fra l'attuale·armistizio ed il trattato di pace.

2) Da alcuni giorni i quattro delegati supplenti sono in disaccordo circa i poteri della Commissione che deve recarsi in Venezia Giulia per dare suggerimenti circa la linea etnica. Gli inglesi e gli americani sostengono che la commissione dovrebbe essere libera di agire su tutto il territorio incluso Fiume, per verificare almeno quanti italiani sono colà residenti. I russi sostengono che non vi è ragione perché l'attività della Commissione si estenda tanto in direzione est, dovendo essa limitarsi ad indagare nelle area di incerta attribuzione quali la parte centrale ed occidentale della Venezia Giulia e la città di Trieste.

3) Anche se si staccasse la questione delle colonie italiane dal trattato inserendo una clausola dalla quale risulti che esse saranno sottoposte a trusteeship, i delegati hanno di fronte a loro un grosso e controverso lavoro da fare , e non hanno che due mesi per farlo .

4) I russi stanno ancora insistendo per ottenere riparazioni dall'Italia mentre le potenze occidentali sostengono che l'Italia non ha di che pagare. 5) Timori che la Conferenza di Parigi abbia ad essere rimandata di qualche settimana incominciano a sorgere, quantunque, per ora, si tratti più di timore che di certezza . 6) Questo fatto apre la questione se l'armistizio italiano debba essere modificato in attesa del trattato di pace .

7) Il Governo inglese sta considerando la cosa con simpatia ed é ansioso di dare all'Italia ogni aiuto sia per la sua ricostruzione che per la sua reintroduzione nella pienezza della vita internazionale.

8) Ma i termini dell ' armistizio sono già stati in parte attenuati e Londra spera che la miglior via per dare un sollecito aiuto all'Italia sia quella di spingere avanti la sollecita conclusione della pace finale.

9) Un modus vivendi, un trattato di pace provvisorio , sarebbe solo una seconda eventualità; evi è il pericolo che ciò provochi una perdita di tempo e possa provocare un ulteriore rinvio nella conclusione della pace.

Da quanto sopra risulta che il Foreign Office ammette la possibilità di un rinvio, pur !imitandolo a. qualche settimana, nella apertura della Conferenza di Parigi, a causa dell'improbabile accordo dei Quattro Grandi sulle varie questioni della pace italiana. (Un comuni· cato successivo annuncia che le discussioni circa la competenza della commissione per la Venezia Giulia sono giunte ad un punto morto e sono state rinviate!)

Ciò premesso, seguendo esattamente Io svolgimento logico del mio dibattito con Sargent, si passa ad ammettere che ciò apre la questione della modifica dell'armistizio e si dichiara che il Governo inglese considera con simpatia la cosa e l'argomento in genere della riammisione dell'Italia nella pienezza del suo ufficio internazionale, pur ribadendo il concetto che il fine immediato è la pace definitiva e che al modus vivendi si dovrà ricorrere solo in via subordinata. Concetto che è in fine rafforzato dalla affermazione che il parallelo procedere di un negoziato secondario possa pregiudicare il rapido progresso del negoziato principale.

Tutto ciò , in forma più garbata, con maggiore riguardo verso di noi e con più realistico riconoscimento delle difficoltà che ostacolano la formulazione di concordi condizioni di pace, rappresenta una edizione attenuata del punto di vista un pò brutalmente espressomi da Sargent ed un riaccostamento alla vecchia tesi di Bevin circa la necessità di concentrare tutti gli sforzi verso la conclusione della pace definitiva senza perdere tempo in mezze misure che renderebbero la sollecita conclusione della pace meno imperativa.

L'assicurazione che Bevin ed Harvey mi avevano data circa la favorevole considerazione che concrete proposte americane avrebbero ricevuto da parte inglese è riaffermata, ma diluita nel più generico proposito di concorrere alla ricostruzione materiale ed alla reintegrazione dello status giuridico internazionale dell'Italia. Tutto ciò rappresenta evidentemente un regresso in confronto alle prime assicurazioni datemi da Bevin e da Harvey, ma costituisce un immediato progresso sull'atteggiamento negativo assunto da Sargent. Questo è Io stato delle cose ad oggi.

Mi sono espresso un pò diffusamente (a costo di ripetere cose note) onde ricapitolare tutti gli elementi che possono concorrere a chiarire, entro certi limiti, questa quanto mai cònfusa situazione.

Venendo alle previsioni sui prossimi sviluppi , non tendo certo a·sottovalutare il sostanziale valore del mutamento di tono e di orientamento che ho riscontrato al Foreign Office nel mio incontro col nuovo segretario permanente. (Abituato alla estremamente umana comprensione di Cadogan ho forse bisogno di abituarmi alla più rigida mentalità di Sargent). Ma non ritengo che questo inasprimento sia dovuto unicamente alla personalità del nuovo segretario permanente. Vi è qualche cosa di più grave ed insieme di meno riferito al ristretto ambito delle relazioni italo-britanniche. Vi è uno stato generale di tensione e di irritazione al Foreign Office dovuto a cause ben più vaste. Conosco e frequento da lunghi mesi Sir Orme Sargent e mai mi era successo di trovarlo, in tutti i problemi nostri che ho con lui discusso, così intransigente ed ostico.

L'Inghilterra affronta oggi una di quelle decisive crisi interne ed esterne , di cui è intessuta la sua storia, nelle quali, al pronunciarsi di estreme difficoltà, ha fatto riscontro nel passato il sorgere delle energie necessarie a superare gli immediati pericoli e ad adottare nuove formule e nuovi indirizzi per l'ulteriore sviluppo della sua funzione nel mondo.Bisogna riconoscere cne la Gran Bretagna ha oggi una posizione di fragilità senza precedenti presa come è fra due minacce che, con diverso spirito e con diversi fini, la premono dall 'Est e dall'Ovest. È un fatto che la precarietà delle prospettive inglesi appare oggi, sotto un certo aspetto, non inferiore a quella che si è determinata al tempo della perdita delle colonie americane, o quando, nel periodo napoleonico , il coincidere o l'immediato susseguirsi della rivolta irlandese, della insurrezione indiana, della coalizione marittima franco-spagnola, del blocco continentale, ha minacciato di travolgere le sue fortune. Essa ha trovato allora la sua adeguata risposta, e la troverà domani, ma intanto lo stato di sofferenza e di inquietudine è grande.

Vale la pena di riepilogare a sommi capi i motivi essenziali del profondo disagio che il paese accusa, e che determina , nell'azione di governo, alcuni indirizzi o provvisori atteggiamenti di politica estera che sarebbero altrimenti inspiegabili:

l) Deterioramento delle relazioni anglo-russe risultato dai dibattiti in seno all'O.N.U. L'irruenza polemica di Bevin ha da un lato soddi sfatto l'amor proprio inglese , destando , in più pacata considerazione, le più vive inquietudini per gli esiti della posizione antagonistica che ne è risultata non solo nei rigua rdi della politica russa ma in quelli del comunismo. Nello stesso Partito labourista vi è una corrente di scontento per questo dipartirsi della politica estera inglese da quel proposito di miglioramento delle relazioni con la Russia che è stato uno dei postulati impliciti nel voto di larga parte dell 'elettorato.

2) Rivelazione patente del gioco russo che tende ad isolare l'Inghilterra dall'America, attaccando sistematicamente gli interessi e le posizioni imperiali brita nniche e risparmiando accuratamente gli Sta ti Uniti.

3) Inquietudine per i risultati del metodo di lotta russo inteso a suscitare ed esaltare tutti i movimenti nazionalistici dei paesi soggetti alla sovranità od all'influenza britannica. Questa politica di disgregazione imperiale che Mosca persegue abilmente seminando su terreno fertile , trova le sue minacciose espressioni nella insofferenza del mondo arabo in Medio Oriente, nelle sommosse egiziane motivate dalla perentoria richiesta òi sgombero delle truppe britanniche, nella rivolta indiana che ha toccato inquietanti culmini in questi giorni con gli ammutinamenti degli equipaggi della Royal Indian Navy , gli scioperi negli arsenali , e le sommosse di Bombay.

4) Consapevolezza della estrema necessità di una energica e integrale difesa dell'attuale struttura imperiale inglese la quale non è in condizione di subire fratture o mutilazioni particolari senza che il colpo venga accusato profondamente ed irreparabilmente nella compagine militare, politica, economica su cui si fondano il suo equilibrio e la sua efficienza. L'impero inglese non ha ormai margini di sicurezza su cui ripiegare. O resta quello che è o decade irrimediabilmente.

5) Constatazione della scarsa energia ed autorità con cui gli Satati Uniti hanno appoggiato nel Consiglio di Sicurezza dell'O.N.U. la difesa politica e la rivendicazione morale inglese in cui Bevin si è prodigato.

6) Impazienza e risentimento per la riluttanza americana ad accordare alla Gran Bretagna quegli ulteriori aiuti economici la cui contropartita sta . tecnicamente e moralmente, nel sacrificio integrale che l'Inghilterra ha compiuto nella prima fase della guerra, quando, rimasta sola contro la Germania, essa ha speso tutta la sua ricchezza in regime di «cash and carry».

7) Estrema gravità della situazione economica dovuta agli enormi indebitamenti esteri, al drastico drenaggio fiscale delle risorse interne, alla liquidazione di gran parte degli investimenti esteri ed alla difficoltà di riattivare le esportazioni. Per avere una idea di queste difficoltà , basta ricordare ché il deficit della bilancia internazionale dei pagamenti previsto per tutto il corrente anno è di sessanta milioni di sterline al mese. Ora bisogna tenere presente che, quand'anche il prestito americano giunga in porto, esso metterà a disposizione del Tesoro inglese un ammontare di 930 milioni di sterline. Deducendo le quote di deficit che si matureranno fino all'incasso del prestito, la sottoscrizione in oro al fondo di Bretton Woods , ecc. la disponibilità netta ri sultante dal mutuo non supererà i 700 milioni di sterline, cioè lo strettamente necessario per coprire dodici mesi di deficit. Dopo di che si ripresenterà il problema di coprire il detìcit della bilancia commerciale previsto per il successivo anno 1947/48 in almeno venti milioni di sterline mensili. Non vi è altra via per far fronte a tale scoperto che aumentare del 75% le esportazioni inglesi in confronto al loro valore nell'anno 1938. È questa la mira verso cui l'Inghilterra tende disperatamente privandosi di tutto per tutto realizzare all'estero. Ma è una mira di molto dubbia riuscita.

8) Impossibilità di accelerare la smobilitazione militare necessaria per placare lo scontento delle truppe troppo a lungo provate, e per attivare la produzione agricola ed industriale afflitte da una grave deficienza di mano d'opera. Tale impossibilità è dovuta alla necessità di presidia re l'Europa per sopperire al progressivo ritiro delle truppe americane, e di mantenere posizioni strategiche nel Medio Oriente, in India, in Estremo Oriente ed ovunque le posizioni e le vie di comunicazione imperiali possono essere o già sono minacciate .

9) Situazione alimentare gravemente peggiorata e non paragonabile a quella dei più oscuri tempi delle distruzioni sottomarine.

IO) Gravissima crisi degli alloggi che, in mancanza di ogm IniZIO di ricostruzione edilizia, oltre a perpetuare un vivo stato di disagio nella popolazione attualmente residente, rende impossibile la sistemazione delle masse di smobilitati che stanno gradualmente, se pur lentamente, affluendo .

Il) Difficoltà di accelerare la conversione delle industrie di guerra e di provvedere all'indispensabile rimodernamento degli impianti. Al primo fine si oppone la necessità di provvedere, con le industrie interne, all'armamento ed equipaggiamento di 3.400 mila mobilitati (uomini e donne) senza il concorso delle fomiture americane cessate colla fine del «!end lease>>. Al secondo fine si oppone la difficoltà con cui affluiscono dall'America i macchinari ordinati e la cui consegna viene differita in attesa che la conclusione del prestito garantisca i pagamenti.

12) Lenta ripresa della iniziativa priva ta dovuta alla timidezza causata dall'ombra delle nazionalizzazioni, dalla implacabile pressione fiscale e dal vincolo dei perduranti controlli.

Questo è a grandi linee il quadro delle principali difficoltà esterne ed interne che affliggono il popolo inglese mettendo a dura prova la sua resistenza, influendo sull'equilibrio del suo giudizio e sul connesso orientamento della sua politica estera.

L' Inghilterra sta raccogliendo strenuamente tutte le sue forze per una decisiva rivendicazione del diritto a mantenere una prosperità interna ed una autorità internazionale comparabili alla grandezza del contributo che ha dato alla vittoria. Questo popolo che esce sfinito da due guerre mondiali che esso solo, a differenza dei suoi tre maggiori alleati, ha combattuto dal primo all'ultimo giorno, non può facilmente adattarsi e non si adatterà a veder trasformato in una minorazione di prestigio e di fortuna il suo splendido contributo alla ripetuta liberazione del mondo. Di qui l'occasionale asprezza di certe sue reazioni verso chi, avendo condiviso con lei le sofferenze della lotta , si fa oggi contro di lei o nel campo politico (Russia) o nel campo economico (America) ; di qui ancora la durezza di certe sue incontenibili reazioni verso chi, come noi , ha inizialmente contribuito a portarla in estremo pericolo nella guerra di ieri ed a compromettere la sua posizione nell'incerta pace di domani. Tutto ciò è umano , spiegabile, e deve essere accolto con comprensione, valutato nella sua vera luce, e corretto con pazienza . Questo è lo spirito nel quale oggi, obiettivamente, misuro e valuto il contenuto e il tono delle dichiarazioni di Sargent. Chi, infatti, vive qui ed avverte il diretto contatto coi duri eventi a cui si oppone la ferrea ossatura di questo popolo indomabile, può comprendere il suo stato d'animo presente, e non perde fiducia nel ritorno a quella finale ragionevolezza e pacata visione della realtà che è una delle caratteristiche essenziali della natura inglese, ed uno degli elementi perenni del suo successo a lunga scadenza. Dobbiamo valutare certe durezze inglesi verso di noi alla stregua di ben altre e meno meritate durezze che l'Inghilterra sopporta.

Detto ciò, e pur non volendo minimizzare le difficoltà che qui incontro e contro cui mi batto con scarso risultato da quindici mesi, voglio affermare la mia convinzione che dalla situazione che ho sopra tentato di descrivere, stia emergendo nella più consapevole opinione inglese un crescente riconoscimento dell'interesse di prim ' ordine che l'Italia rappresenta ai fini della riorganizzazione politica, economica, sociale di una Europa occidentale la cui stabilità ed efficienza è condizione indispensabile alla realizzazione dell 'equilibrio continentale a cui è affidata la sicurezza domestica inglese e la possibilità di una sua valida influenza nel mondo . Questa sensazione (ne ho la prova nei miei infiniti contatti con le più influenti personalità) si sta facendo strada dall 'opinione pubblica più intelligente e lungimirante verso i poteri responsabili, ricettivi ma estremamente lenti a reagire . Ciò che frena , in fondo , questo processo è il fatto che opinione pubblica e Governo hanno qui la sensazione di aver fatto moltissimo per noi e di aver dato prova di una generosità da noi non sufficientemente apprezzata.

Comunque e nonostante tutto, credo fermamente che Bevin sia l'uomo capace di comprendere, prima che sia troppo tardi , questa necessità britannica che è nell'ordine naturale e logico delle cose.

ALLEGATO Il

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. S.N. Londra, 27 febbraio 1946.

Due righe prima di chiudere il corriere.

Nel mio ultimo colloquio (che ho riferito con telegramma n. 280) 1 Couve de Murville mi ha pregato di comunicarti riservatamente la sua opinione e impressione circa la questione di Tenda-Briga e delle altre rivendicazioni francesi (Chaberton, Plateau Moncenisio, Piccolo San Bernardo). ·

Quanto mi ha detto corrisponde a quanto il ministro degli esteri ha detto a Saragat a Parigi in argomento, ma te lo ripeto perché la coincidenza delle due informazioni cònferma che si tratta di una versione ufficiale su cui si è fissato l'atteggiamento del Governo francese.

Couve mi ha pregato di farti presente che le attuali richieste francesi rappresentano il minimo (faticosamente raggiunto da Bidault) di cui si può accontentare l'opinione pubblica francese che era stata orientata ed esaltata verso ben più sostanziali rivendicazioni (Val d'Aosta, Bardonecchia, Ventimiglia, ecc.). Egli stesso (Couve) ha tracciato personalmente i limiti delle richieste rettifiche seguendo tracciati che evitassero (salvo naturalmente nel caso di Tenda-Briga) la inclusione anche di piccoli nuclei di popolazione italiana (ad esempio, nel delimitare la zona dello Chaberton ha seguito una linea sinuosa intesa ad escludere Clavières). .

Egli ritiene che il Governo francese più di così non possa fare . Mi ha manifestato la sua impressione che il Governo italiano non compia uguali sforzi per andare incontro ai minimi desideri francesi, per attenuare cioè di fronte alla pubblica opinione italiana l'importanza della cessione di Tenda e Briga il cui valore sarebbe stato artificialmente esaltato nella stampa e nella propaganda di Roma. Abbiamo discusso ampiamente ogni aspetto della questione. Couve, in fondo e in teoria, è persuaso delle nostre ragioni, ma alla superficie e in sostanza è preoccupato della posizione in cui il Governo francese si trova (e che ha imprudentemente provocata) di fronte ad una opinione pubblica che considera irrisorie le rivendicazioni sulle quali il Governo francese ha ripiegato. Egli mi ha detto che è persuaso che con l'andare del tempo la sensibilità italiana per Tenda e Briga si attenuerà, aprendo la via ad una meno risentita rinuncia. Non ho potuto che rispondergli che mi auguravo che lo stesso processo si verificasse per l'opinione pubblica francese.

Scusa la fretta con cui ti scrivo, ma gli impegni, il lavoro sono tanti che ci si riduce a completare il corriere all'ora di sigillarlo. Per ogni altra attuale informazione mi richiamo al mio rapporto in data di ieri che ti giungerà contemporaneamente a questa mia.

219

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. S.N.D. 3495/ 58. Roma, 28 febbraio 1946, ore 10,50.

Suo 49 2 .

È stato fatto rilevare ad ambasciatore Kostylev che passo sov1et1CO circa esercito Anders è stato seguito da opinione pubblica italiana col maggiore interesse


1 Vedi D. 201. 2 Vedi D. 192.

e comprensione. Gli è stata data ampia noti zia dell ' azione svolta presso la Commissione alleata al riguardo, azione di cui è opportuno ella sappia che lo stesso ambasciatore di Polonia si è dichiarato soddisfatto.

Il Governo italiano fa dunque quello che può, ma certamente più potrebbe se si trovasse modo di scioglierlo -almeno attraverso un modus vivendi -da quei ceppi armistiziali che gli impediscono, in questo come in tanti altri settori, ogni libertà di movimento ed effettiva autonomia.

220

IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. 1897/471. Parigi, 28 f ebbraio 1946 ( per. il 3 marzo ) .

Appena ricevuto 1 , informo il ministro Bidault dell'autorizzazione da me sollecitata e ricevuta dal presidente De Gasperi di lasciare il mio posto di rappresentante del Governo italiano in Francia per riprendere la mia attività politica in Jtalia 2 . Colloco nella loro vera luce i motivi che mi hanno determinato a prendere tale decisione. Il ministro Bidault, con la consueta cortesia, mi esprime il suo rammarico , ma dichiara che intende perfettamente la mia situazione. Ci troviamo d'accordo affinché i servizi competenti del Quai d 'Orsay ed il mio consigliere concordino i termini di un comunicato che non lasci sussistere alcun dubbio sul carattere della mia partenza. «Ciò è tanto più necessario -dice Bidault -in quanto mi troverò forse nella necessità, privo come sono di tecnici, di designare come rappresentante della Francia al Consiglio di Sicurezza l' attuale ambasciatore a Roma Parodi». Mi prega di dare a questa inform azione un carattere confidenziale trattandosi di un progetto ventilato nell'ignoranza della mia decisione e che, per ovvie ragioni , allo sta to attuale delle cose potrebbe essere modificato.

n ministro Bidault mi chiede informazioni circa un passo che una persona qualificatasi «emissario del presidente De Gasperi» avrebbe fatto presso il presidente Gouin per concordare un incontro tra il presidente del Consiglio italiano e il presidente del Governo francese 3 . Dichiaro che quale rappresentante italiano ignoro tutto della cosa, e smentisco recisamente che il presidente De Gasperi possa aver ispirato un passo del genere in forme così inconsuete. Esprimo l'opinione che si tratti di una delle solite non troppo felici iniziative di elementi irresponsabili della colonia italiana, animati da grande ardore per la causa del ravvicinamento franco-italiano, ma privi del senso dell 'opportunità. (Tra me e me pensavo alla ben nota lettera del signor Cagnolati che mi valse il mezzo rabbuffo da parte del ministro Gay)4 .


1 Il colloquio ebbe inizio all e ore 12. 2 Vedi DD. 184 e 210 . 3 Vedi D . 209. 4 Vedi D. 174.

Venendo a trattare del fondo del problema, Bidault mi conferma con tono di grande mestizia che a Londra nulla si è potuto concludere per la pace con l'Italia. «Non si fa nessun passo avanti , e neppure si è potuto trovare l'accordo per l'invio degli esperti nella Venezia Giulia . Tutto è in alto mare». Gli rispondo che l'Italia non può continuare ad essere vittima delle difficoltà che esistono tra la Russia e gli anglo-americani, e chiedo che nell' interesse stesso di un sano sviluppo della democrazia italiana, fattore eminente di pace e di civiltà in Europa, la Francia assecondi la possibilità di una modificazione sostanziale dell'armistizio. Bidault mi dichiara che la Russia avrebbe obbiettato alla Francia l'incompetenza di quest'ultima a trattare della modifica di un armistizio che non porta la sua firma. Ritiene però che la richiesta italiana è giustissima e mi dichiara che studierà il modo di assecondare efficacemente il nostro legittimo desiderio. Avendogli io richiesto l'appoggio del Governo francese per l'affiancamento della delegazione di inchiesta nella Venezia Giulia con dei rappresentanti italiani, sia pure in veste non ufficiale, Bidault risponde con esplicita promessa affermativa. Sulla questione delle colonie Bidault mi conferma le ben note posizioni degli Alleati e quella a noi favorevole della Francia. Di notevole rilievo la sua affermazione che la pretesa della Russia sulla Tripolitania non sarebbe che una manovra intesa a negoziare lo statuto del Dodecanneso.

Porto la discussione sul terreno dei problemi specifici franco-italiani. Ma il ministro elude il mio tentativo di conoscere la portata delle richieste formulate dalla Francia a Londra. Si limita ad affermare che tratta delle solite «piccole cose»; che la sua posizione personale è difficile perché avendo preso la successione della politica di de Gaulle è costretto, in un certo senso, ad avallare anche ciò da cui dissente·, ed infine perché i comunisti hanno assunto una posizione nettamente annessionistica . Gli rispondo che siamo disposti a riconoscere il buon diritto della Francia per le alte Valli della Tinea e della Vesubia, ma che per il resto non intendiamo come la Francia possa pregiudicare con delle pretese ingiustificate l'unica vera e solida garanzia constituita dall'amicizia con la democrazia italiana. Riferendomi al suo accenno alla posizione annessionistica dei comunisti, attiro la sua attenzione sul pericolo di assecondare un disegno di cui anche i ciechi vedono i moventi che non sono certo ispirati dal desiderio di cementare l'unione tra i nostri due popoli occidentali. Il ministro Bidault annuisce con evidente comprensione e intima adesione alle mie tesi, ma si limita a rispondere che l'amicizia. franco-italiana sarà salvaguardata.

Il ministro mi interroga poi sulla situazione italiana, sull'attività che intendo svolgere; ed avendo io tra l'altro detto che sempre lotterò perché vengano rimossi gli ostacoli che ancora si frappongono ad una solida intesa tra i nostri due popoli, elemento necessario di civiltà e di progresso, mi assicura che dal canto suo farà altrettanto.

Il colloquio ha termine con un invito a colazione presso l' ambasciata d 'Italia cordialmente accettato dal ministro e fissato per il 9 marzo 1 .

Come risultato del colloquio, la situazione appare identica a quella che è stata prospettata dagli ambasciatori Carandini e Tarchiani. È chiaro che la Francia a Londra per poter negoziare con un margine di copertura l'annessione di Tenda e Briga, ha avanzato anche altre pretese oltre a quelle di cui si sarebbe appagata in caso di negoziati diretti. Il Piccolo San Bernardo, forse l'altipiano del Cenisio e


1 Vedi D . 248.

quasi certamente lo Chaberton, costitmscono con ogni probabilità la mannaie d 'échange per la consacrazione delle pretese su Tenda e Briga. La confluenza del nazionalismo dei gruppi militari col neo-annessionismo dei comunisti, costituisce il vero nodo della questione. Il che è quanto dire che anche per i problemi franco-italiani, come per tutti gli altri problemi in sospeso oggi nel mondo, la formula che li può complicare o risolvere è nelle mani della Rtlssia e degli anglo-americani.

221

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D ' AFFARI A PRAGA, GUIDOTTI

T. S.N .D . 3496/ 26. Roma , 1° marzo 1946, ore IO.

Suo 30 1•

Esprima a Masaryk nostra sorpresa per mutata presa di posizione segnalatale da codesto direttore Affari Politici. Non chiediamo alla Cecoslovacchia aperto appoggio alle nostre tesi, ma troveremo ingiustificato suo aperto contrasto. Sarebbe poi interessante accertare se e quali fatti nuovi abbiano provocato, da parte nostra od altrui , atteggiamento così discordante da quello formulato da codesto Governo nello scorso settembre su una questione che tocca così profondamente tutti gli italiani 2 . Analogamente mi sono espresso con questo ministro Toth.

222

L'INCARICATO D ' AFFARI A PRAGA, GUIDOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 3492-3493 / 37-38. Praga , l" marzo 1946 , ore 24 ( per . ore 13 del 2).

Mio telegramma 30 1 e mio rapporto 359/ 175 del 22 febbraio 3• In colloquio avuto oggi con Masaryk ho chiesto suo intervento nella questione di Trieste. Egli mi ha detto:

1) dichiarazioni fatte da personalità politiche cecoslovacche (Ripka) in favore tesi jugoslava non (dico non) dovrebbe implicare , a suo parere, atteggiamento ufficiale del Governo . Egli personalmente è in approssimazione della linea di condotta adottata in


1 Vedi D. 198. 2 Per la risposta vedi D. 227. 3 Non pubblicato.

settembre e mi ha promesso che sosterrà questa tesi con suoi colleghi. Mi ha confermato però che pressioni jugoslave sono fortissime e continuamente rinnovate.

2) Riconoscendo pienamente portata della dichiaràzione fattami in settembre1 ed in relazione ad essa, farà presente in Consiglio dei ministri diritti del Governo italiano a conoscere, fuori da ogni equivoco, atteggiamento Cecoslovacchia alla Conferenza della pace sulla questione di Trieste.

3) Mi comunicherà non appena possibile decisione del Governo.

Mi propongo chiedere appoggio degli ambasciatori d'Inghilterra e d'America e mi riservo riferire.

Ho colto occasione mio colloquio con Marasyk per consegnargli e illustrargli documentazione relativa nostro punto di vista circa questione frontiera. Mentre per Trieste questione rimane per ora nei termini descritti, ho detto a Masaryk che il Governo italiano riteneva poter contare su appoggio cecoslovacco a nostra tesi per frontiera Brennero. Egli mi ha promesso appoggio delegazione cecoslovacca in sede della conferenza della pace 2 .

223

L' AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI A ROMA, KIRK, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

!0

PROMEMORIA3 . Roma, mar:::o 19464 .

With reference to the questions raised by the Italian Prime Minister in his conversation with the American Ambassador on February 21 5 , the American Ambassador wishes to emphasize, on instructions from his Government, that, in bringing to the Prime Minister's attention the sense of responsibility of the Govermnent of the United States under its pledge to the people of Italy and the views of the Department of State on the functions of the Constituent Assembly, the American Government was moved by l) the desire that the Italian people exercise through free elections their sovereign rights, and 2) a concern for the preservation of the legai continuity of the Italian Government.


1 Vedi serie decima. vol. Il, D. 505.


2 Per la risposta vedi D. 255.


3 Questo documento è intitolato: «Memorandum of observa tions on which the American Ambassador based his rem a rks to H. E. De Gasperi».


4 Il documento non è datato. lo si è attribuito al Io marzo poiché le istruzioni di Byrnes che esso riproduce furono trasmesse da Washington il 28 febbraio: vedi Foreign Relations of the United States, 1946 , vol. V, The British Commonwealth ; Western ami Centrai Europe , Washington , United States Government Printing Offìce, 1969, pp. 881-883.


5 In tale conversazione, per la quale vedi ibid., pp. 879-881 , De Gasperi aveva risposto a quanto espostogli da Kirk co n il D. 113.

Any assumption that the views of the United States Government required a continuation of the regime of the Lieutenant Generai is erroneous since no suggestions were submitted by the Government of the United States regarding the manner in which the above principles were to be translated into law. Although it is the view of the Government of the United States that the Constituent Assembly would have no powers in excess of those specifically granted to it by the present legai Government of Italy under the Decree Law 151 of June 25, 1944, and any subsequent legislation , it was pointed out that the present Government of Italy, having the authority to provide for the Constituent Assembly , also has the authority to limit its functions and consequently could , if it so desired , grant the Assembly the power to bring to an end the Lieutenant General's regime. Furthermore, it is the view on the Government of the United States that powers of government may be granted to the Assembly by the present legai Government of ltaly should it so desire. However, it was suggested by the Government of the United States that the Assembly might well be confined primarily to the essential task of framing a constitution since the Constituent Assembly would a pparently have a limited !ife and be followed by a duly elected Parliament if the American Government's understanding of Decree Law 151 is correct.

The Italian Prime Minister is informed , with respect to the specific questions which he put to the American Ambassador on February 21, that so far as the American Government's understanding of Decree Law 151 is concerned, the procedure of a referendum to ascertain the will of the Italian people on the institutional question is not precluded therein, since, according to the law , the «institutional forms will be chosen by the ltalian people, who , to that end, will elect by direct and secret ballot a Constituent Assembly to decide the new constitution of the State ». The law continues that there will be established later procedures in that regard. That the Constituent Assembly should rightfully take formai action to determine the institutional question and to deliberate the basic laws with respect thereto is accepted. However, it is difficult to understand on what other basis than the will of the majority of voters could the Assembly reach a decision and still conform to the concepts of democracy and remain within the spiri t and letter of the law. The will of the majority could be determined in three ways: l) before the Assembly meets; 2) during the life of the Assembly; 3) following the dissolution of the Assembly , reference of its decisions to the people for ratification. While any one of these three methods provided for direct consultation with the people will be considered democratic procedure, it would appear that the last two might , in present circumstances, present practical difficulties in the continuation of the monarchy or in the establishment of the republic. However, if the desire of the electorate were known in advance of the Assembly's decisions, these difficulties would not arise. If a republic were chosen by the people of ltaly, as an example, the Assembly could decide with respect thereto as soon as it convened and elect a provisional president who would be in a position formally to receive, in accordance with a formula worked out by the Constituent Assembly, the powers of Head of State from the Lieutenant Generai. The resig

nation of the present Italian Government could then be submitted to the new provisional president, who would designate the person responsible for the formation of a new Government. Both republicans and monarchists might more readily ' accept the decision of the Constituent Assembly if i t could be clearly demonstrated that such decision conformed to the desire of the majority of electors without question, which is a further advantage to direct consultation of the people in advance of the convening of the Constituent Assembly.

Consequently, a fina! solution of the institutional question at the earliest possible date is, in the opinion of the Government of the United States, most desirable and the Prime Minister's suggestion of a referendum is therefore looked upon with favour . The substance of the foregoing paragraphs would appear to apply to the second question put by the Prime Minister to the American Ambassador on February 21.

The principle for the determination of the institutional question to which the Government of the United States holds is the free and untrammeled right of the people of Italy to choose the form of democratic Government they desire. There is full confidence that the anti-fascist Government of liberated Italy is as equally determined to restore those sovereign rights to the Italian people so long denied them by a regime which did not think of the people as citizens directly responsible for their country 's Government but rather as a n «amorphous mass».

224

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO. DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 3655/203. Roma, 2 marzo 1946, ore 15.

Ringrazi Fraser a nome vice presidente Nenni e mio per saluto che ricambiamo cordialmente 1• Questione ripresa rapporti i taio-neozelandesi era stata già prospettata in conversazione svoltasi nell 'aprile scorso fra Carandini e alto commissario neozelandese Londra e quest'ultimo ebbe allora a comunicare opinione suo Governo secondo cui riapertura nostro ufficio Wellington appariva prematura. Per parte nostra siamo naturalmente disposti ristabilire relazioni con Nuova Zelanda al più presto. Concordo quindi nel suo suggerimento, e la autorizzo tornare sull'argomento con Fraser.

Questione ripresa rapporti italo-australiani non ha avuto ulteriori sviluppi dopo suo telegramma 833 del 24 novembre u.s. 2 .


1 Vedi D . 21 5. 2 Non pubblica to .


225 .

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, D E GASPERI

TELESPR. 1277 /520. Londra, 2 marzo 1946 1•

A seguito del mio telegramma n. 323 2 accludo copia della lettera in data 28 febbraio pervenuta a questa ambasciata da Lord Hood e contenente una comunicazione dei supplenti dei ministri degli esteri rel ativa alla nomina di una CommissiOne di esperti per la fiss azione del confine italo-jugoslavo.

ALLEGA TO

IL CONSIGLIERE POLITICO DELLA DELEGAZIONE DELLA GRAN BRETAGNA AL C.F.M.. HOOD, AL RAPPRESENTANTE D' ITALIA A LONDRA, CARANDINI

L. 3191. Londra, 28 febbraio 1946.

I have been asked to convey lo You r Excellency. o n behalf o f the Depulies lo the Council of Foreign Ministers, the following comm unicalion:

In accordance wi lh the decision of Council of Foreign Ministers in Septcmber. the Deputies to the Council of Foreign Ministers have appoinled a Commission of Experts to prepare a report and recommendations on fixing thc bo undary bctwecn Italy and Yugoslavia, whìch boundary will in the main be the ethnic line leaving a minimum population under alien rule. In carrying out ils task thc Commi ssion of Experts will take into consideration not only the ethnic composition of thc areas to be invcstigated but also thcir special economie and geographical feature s.

The Deputies have inslructed the Commission to study thc documents concerning the boundary which have been submilted to the Council of Foreign Minislers by the Government s of Yugoslavia a nd Italy, as well as thc views which have been submitted by othcr United Nations Governmcnts in accordance with th c invitations which wcre extended to them by the Council of Foreign Ministers.

The Deputies have also instructed the Commission to providc immediately to the area in question in order to study the ethnical composition of the population as well as the special economie and geographical features of lhat a rea.

On completion of its investigation on thc spot thc Commission will rcturn lo London wherc it will prepare a final report and rccommcndations for submission to thc Council of Foreign Ministers. The Commission of Esperts will shortly a rrive a t Trieste and will consist of: M . Wolfrom (France); M. Ccrashcnko (U.S.S.R.) ; M. C. H.M. Wald ock (U.K.) and Dr.

P.F. Moscly (U.S.A .).

Thc Conference of Deputies has the honour to inform the ltalian Representative of the foregoing and would be obliged if he would kindly convey this information to hi s Government.


1 Manca l'indicazione della data di arrivo. 2 Non pubblicato.

226

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

L. 3/ 216. Roma, 2 marzo 1946.

Ti ringrazio , in blocco e in ritardo, delle tue lettere sull' Egitto (6 febbraio) l, sulle tue conversazioni con Bidault (14 febbraio) 2 e con De Los Rios (19 febbraio) 3 e sulla situazione generale (7 febbraio) 4 .

Vorrei anch'io avere più frequenti occasioni di contatto epistolare. Ma attraversiamo un periodo particolarmente duro e particolarmente assorbente. Tu sai che cosa tutto questo significhi e che cosa importi di discussioni, di tempo e, m definitiva, di resistenza fisica.

Mi limito dunque a poche notazioni , sopratutto sulla tua lettera del 7.

l) D'accordo con te sulla necessità di non prendere partito fra i due blocchi in contrasto. Cioè di una politica di aperta, leale neutralità. Ma si accontentano, oggi , anglo-sassoni e slavi di una politica siffatta? O non pongono piuttosto il problema in termini di : o con noi o contro di noi? Per dir tutto in poche parole, direi che la complicazione maggiore di qualunque politica estera italiana risiede

o mi sbaglio? -proprio nella necessità di mantenere codesta equidistanza e, insieme , nella parallela difficoltà di praticamente attuarla. Tu sai del resto perfettamente quali e quante profonde trasformazioni abbia subito il concetto di neutralità nel corso degli ultimi anni.

2) Anche d 'accordo con te sulla necessità di un accostamento alla Russia. Ma è bene ricordare che le maggiori difficoltà per un accostamento siffatto risiedono in situazioni e circostanze che sfuggono in tutto od in parte al nostro controllo. Ad esempio: polemiche di una stampa per molti rispetti incontrollabile ; permanenza sul nostro territorio del secondo corpo polacco ; presenza di decine di migliaia di rifugiati politici di tutti i paesi, fra i quali oltre 50 mila anti-Tito anti-Hoxha, ecc. A giudizio russo, una seria e concreta azione di amicizia da parte nostra dovrebbe implicare la soluzione di codesti problemi, che non è, come tu sai, in nostro potere raggiUngere.

3) Anche d 'accordo con te sulla constatazione che, piuttosto che sul loro specifico merito, i nostri problemi saranno risolti a seconda di interessi più vasti e che comunque ci superano e, quindi , sulla conseguente necessità di un ragionato scetticismo e di un orientamento conseguente dell'opinione italiana. Ciò che ho fatto e farò pur consapevole del pericolo che il prospettare la quasi inevitabilità di


1 Si riferisce al R. 765/303, non pubblicato, sulla situazione interna egiziana. 2 Vedi D . 188. 3 Vedi D . 196, nota l. 4 Vedi D . l71.

soluzioni dure presenta per un popolo così provato come il nostro : rischio cioè di stroncarne quella residua facoltà di reazione, che è pur, sotto molti aspetti, così necessario tenere vigile ed attenta.

4) Non credo alla possibilità pratica del mestiere di mediatore fra i due gruppi in contrasto come elemento attivo di politica estera. Il «ponte fra Occidente ed Oriente» è una frase che non regge ad un esame critico serio. Ha voluto tentarne la costruzione, se non erro, de Gaulle, coi suoi accordi con Mosca, che hanno durato tuttavia soltanto sino a quando non sono stati seguiti dal parallelo tentativo di un analogo accordo con Londra. Ciò che ha svuotato infatti la prima iniziativa e bruciato la seconda . Maggiori probabilità di attuare un compito di questo genere potrebbe certamente avere un raggruppamento latino, che potrebbe infatti parlare con ben altra autorità, consistenza e peso numerico, ma sarebbe, anche in questo caso, mi pare, compito di equilibrio piuttosto che di mediazione . Comunque, giovevolissimo, se e quando attuabile.

5) Resta il «valore intrinseco della nostra cooperazione ai fini europei». Cioè, in altre parole, la necessità della soluzione del problema italiano in termini europei. L'Italia conta, ieri come oggi , quarantacinque milioni di abitanti; occupa, ieri come oggi, una certa posizione geografica; ha, ieri come oggi, esigenze e bisogni conseguenti, esigenze e bisogni accresciuti, anzi, piuttosto che diminuiti, dalle condizioni rovinose in cui attualmente si trova. La collaborazione dell 'Italia alla ricostruzione europea non è questione controversa, ma è un dato di fatto che discende automaticamente da quelle premesse. Ciò che è controverso è in che senso le grandi Potenze direttrici ritengano che codesta collaborazione debba svolgersi. Ora, io non vedo che l'Inghilterra abbia in proposito idee chiare e direttive sia pure approssimativamente discernibili.

Codesta altalena cui siamo sottoposti fra pace definitiva e modus vivendi, fra pace di vendetta e pace giusta, ha del resto carattere verbale piuttosto che sostanziale. All'esame anche la seconda si rivela in pratica poco e male differenziabile dalla prima. Il Foreign Office dovrebbe convincersi che se Russia e Jugoslavia premono alla frontiera orientale; Inghilterra ed Austria alla settentrionale; Francia alla occidentale; un po' tutti sulle colonie; se il nostro lavoro e risparmio in Albania, Dodecanneso, Etiopia non debbono servirei a niente; se i beni degli italiani all'estero dovranno davvero pericolare; se le spese di occupazione debbono indefinitivamente gravare su un'economia già stremata; se codeste crociate di espulsioni, blocchi e sequestri che ci colpiscono in tutto il bacino mediterraneo e nei Balcani dovesse durare, ecc. ; il Foreign Office dovrebbe, ripeto , convincersi che nessun organismo può reggere ad un trattamento siffatto. Che cadremo cioè nel disordine cronico.

È necessario dunque ed urgente che la Gran Bretagna dia inizio ad una politica italiana veramente costruttiva, uscendo cioè dalla fase delle affermazioni verbali, per entrare in quella dei fatti concreti . È necessario cioè ed urgente che gli italiani almeno approssimativamente sappiamo quale reale ed intrinseco valore l'Inghilterra dà all'Italia nel futuro assetto europeo 1•


1 Per la risposta vedi D. 276.

227

L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, GUIDOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 3575/ 39. Praga , 3 marzo 1946, ore IO {per. ore 17,30).

Telegramma di V.E. 26 incrociato con miei telegrammi 37 e 38 1•

A Masaryk avevo parlato ieri nel senso indicato da V.E. Confermo che, su mia richiesta, egli ha promesso di riprendere in esame questione con proprio Governo e di appoggiare mantenimento atteggiamento neutrale formulato in settembre. Per quanto concerne possibili motivi mi riferisco al mio rapporto n. 359/ 175 del 22 febbraio 2 ed ai precedenti . Unico «fatto nuovo» potrebbe essere eventuale ordine pervenuto da Mosca che sembra verosimile ma non (dico non) è confermato. Comunque in situazione di schieramento ideologico, interno e internazionale, più accentuato in confronto del settembre u.s. maggioranza membri del Governo e, a quanto risulta, anche sottosegretario di Stato Clementis sono sempre più decisamente in favore tesi jugoslava. Come è dimostrato da dichiarazione fattami da direttore generale essi cercano far apparire come irrevocabile decisione che in realtà non è stata ancora sottoposta ad approvazione intero Gabinetto .

Masaryk e forse anche Benes, se quest'ultimo vorrà impegnarsi, sono gli unici sui quali si può contare e sui quali cerco di agire per sostenere opportunità atteggiamento neutrale. Mi riservo riferire.

228

L'AMBASCIATORE A MADRID, GALLARATI SCOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 3590/177-178. Madrid, 3 marzo 1946, ore 14,30 (per. ore 8,30 del 4).

Miei telegrammi 156 e precedenti e mio telegramma per corriere 4 del 27 febbraio 3 .

Da colloquio con questo ministro degli affari esteri ho avuto piena conferma di quanto ho riferito a codesto Ministero con i telegrammi sopracitati circa sviluppo situazione spagnola e netto irrigidimento contro pressioni estere con precisazioni anche riguardo al carattere «confidenziale» nota ambasciatore d'Inghilterra (mio telegramma 116)4 .


1 Vedi DD. 221 e 222. 2 Non pubblicato, ma vedi D. 198. 3 Non pubblicati, ma vedi D. 193 . 4 Non pubblicato.

Nel corso della conversazione ho chiaramente espresso al ministro doloroso effetto che la recente esecuzione (mio telegramma n. 163) 1 ha prodotto sull'opinione pubblica italiana. Ministro, confermando quanto mi ha precedentemente detto nel senso che trattasi rei delitti comuni per cui pena capitale sarebbe stata giustificabile in qualsiasi Paese, ha dichiarato che non si nascondeva gravità ripercussioni che tali esecuzioni hanno avuto all'estero. Egli era peraltro convinto che esecuzioni fossero state indispensabili dal punto di vista interno per stroncare tempestivamente pericoloso e continuo armeggio comunista e infiltrazioni attraverso frontiera Pirenei (mio telegramma n. 6 per corriere del 27 febbraio u.s.) 1 onde evitare in un prossimo futuro ben più gravi repressioni e spargimento di sangue.

Martin Artajo mi ha parlato anche della nota americana ad Inghilterra e Francia circa Spagna della quale conosceva già testo e che non ritiene possa determinare seri sviluppi dato suo carattere teorizzante e semplicistico senza possi bilità, a suo avviso, di realizzazioni immediate.

Quanto alle recenti reazioni e misure adottate contro monarchici, egli le giustifica in quanto lettera sottoscritta da quattrocentocinquanta personalità rappresenterebbe mossa concordata con pressione straniera. Senza nominarla espressamente ebbi chiara impressione che il ministro alludesse all'azione duca D'Alba, di cui mio telegramma per corriere 4 del 27 febbraio. D ' altra parte, egli mise in evidenza che il comportamento perfettamente corretto e conscio attuali difficoltà in Spagna di Don Juan a Lisbona non poteva dar luogo recriminazioni da parte Governo spagnolo e mi lasciò comprendere che non escludeva possibilità che negoziati con pretendente venissero ripresi al momento opportuno.

Da contatti con queste rappre senta nze inglese e francese ho tratto poi l'impressione che recenti avvenimenti non preludono, almeno per qualche tempo , a sostanziale mutamento relazioni dell a Spagna con gli Alleati e particolarmente con Gran Bretagna.

229

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR . 464/375. Roma, 4 marzo 1946 (per. il 9 ) .

Riferimento : telegramma di V.E. n. 2516 del 10 febbraio 2 .

Monsignor Montini ha dimostrato vivo disappunto nell'apprendere quanto io gli riferivo circa la voce che ci era giunta di un'iniziativa dell ' ambasciatore Papée di mettersi a capo di un ' associazione di polacchi residenti all'estero e che


1 Non pubblicato . 2 Vedi D . l78.

non riconoscevano il Governo di Varsavia. Egli considerava un simile progetto del tutto inopportuno e ne avrebbe subito intrattenuto il signor Papée, pregandolo di astenersi da iniziative che avrebbero aumentato l'imbarazzo e le difficoltà delle autorità vaticane . La Santa Sede Q.on aveva riconosciuto ed era chiaro che non potesse avere particolare simpatia per l'attuale Governo di Varsavia, ma essa aveva deciso di adottare nei suoi riguardi un atteggiamento di riservatezza e di grande prudenza, ciò allo scopo di non aumentare le difficoltà e le sofferenze del clero e della popolazione cattolica in Polonia. Il Governo di Varsavia era molto suscettibile ed ogni gesto o parola imprudente del Vaticano poteva essere interpretata come una provocazione e peggiorare la situazione. Anche il signor Papée era molto suscettibile e spesso mostrava non rendersi conto della delicatezza della situazione, così di recente, in occasione del Concistoro, aveva molto a malincuore consentito a rinunziare alle funzioni di Decano, e poi aveva talvolta tentato di dimenticare la concordata rinunzia . Poiché l'interesse nostro e quello della Santa Sede erano nel caso in parola assolutamente identici, monsignor Montini poteva confermarmi che egli si sarebbe subito adoperato per appurare quanto ci fosse di ~ero sulla voce che gfi avevo riferito, e per dissuadere se del caso l'ambasciatore Papée dal dare seguito ad un progetto tanto inopportuno. Monsignor Montini si proponeva parlare della questione anche con monsignor Gawlina , vescovo militare polacco, che era persona di molto buon senso e la cui parola era molto ascoltata dal generale Anders e dalle altre personalità polacche dissidenti .

Mons . Montini ha aggiunto che sarebbe grato se gli fossero comunicate quelle ulteriori e più preci se informazioni che fosse possibile raccogliere sull'eventuale attività del signor Papée a favore del movimento dei dissidenti polacchi 1•

230

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 3691 / 331. Washington. 5 marz o 1946 , ore 22 ,21 (per . ore 9,10 del 6) .

Odierno discorso Churchill all'Università Fulton nel Missouri in presenza di Truman, molte personalità e stampa, per stretta alleanza fra Stati Uniti e Inghilterra e fermo irrigidimento nei riguardi tendenze espansionistiche sovietiche, s'inquadra nelle ultime segnalate manife stazioni esponenti americani nei confronti


1 Con T.s.n.d. per corriere 4491 del 17 marzo Prunas rispose: «Assicurazioni datele da monsignor Montini circa l'atti vità dell'ambasciatore Papée sono da noi molto apprezzate. È bene ella sappia che ne abbiamo fatt o confidenziale e riassuntivo accenno anche a Varsavia, che se ne è vivamente compiaciuta».

politica Cremlino. Discorso era atteso con enorme interesse da. opinione pubblica dati precedenti contatti a Washington di Churchill con Truman, Eisenhower ed altre personalità americane e successiva visita fattagli in Florida da Byrnes e Baruch , nonché pubblicità data alla manifestazione. Ammonimenti Churchill circa politica sovietica e attacchi all'attività partiti comunisti nei vari Paesi hanno destato viva impressione nel Middle West , prima del 1941 tradizionalmente isolazionista, sempre marcatamente conservatore. Scelta Missouri per importante discorso Churchill dà rilievo importanza assunta da detto Stato con presidenza Truman, già da me segnalata. Con telegramma stampa 63 1 riferisco brevi accenni Churchill all ' Italia.

231

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 3690/ 342. Londra, 5 marzo 1946, ore 23,10 (per. ore 9,10 del 6 ) .

Con lettera in data 4 corrente, ambasciatore Gusev, in qualità presidente di turno Consiglio supplenti, accusa ricevuta , a nome quattro delegazioni , di memoriali e documenti su frontiera italo-jugoslava , frontiera italo-austriaca e colonie italiane.

Predetto chiede inoltre conoscere se Governo italiano intenda sottoporre memorandum o punto di vista per iscritto su altri aspetti del trattato di pace. Ho preso atto riservandomi comunicare risposta R . Governo.

Prego farmi conoscere se, oltre secondo memorandum sulle colonie, sul quale invio oggi stesso mie osservazioni, vi siano, come mi risulterebbe, in gestazione altri documenti sia sulle questioni sulle quali ci siamo già espressi, sia sulla frontiera occidentale : nonché se sia intendimento del Governo italiano presentare in questa fase delle trattative nostri punti di vista scritti anche su questioni militari , politiche , economiche e finanziarie. Sarebbe infatti desiderabile poter indicare con una certa precisione al Consiglio se e quando questa ulteriore documentazione gli sarà fatta pervenire.

Lettera Gusev costituisce implicitamente accettazione formale nostro punto di vista scritta su questioni sulle quali non, dico non, siamo stati ancora invitati a esprimerci.

Quanto precede può anche essere messo in relazione con desiderio manifestato essenzialmente da parte inglese di accelerare preparativi trattato di pace 2 .


1 Non pubblicato.


2 Prunas rispose con T. 4128/223, dell ' Il marzo, che avrebbe al più presto inviato la documentazione relativa alle principali questioni economico-finanziarie la cui preparazione era in fase di completamento. Vedi App. 4.

232

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR . RISERVATO 739 /386. Roma, 5 marzo 1946 1•

Riferimento telespresso n. 5/210 del 19 febbraio u.s. e telespresso n. 16/06486/43 del 27 febbraio u.s. 2 .

Nelle conversazioni che ho avuto in questi giorn1 m Segreteria di Stato ho richiamato la particolare attenzione di mons. Tardini e di mons. Montini sull'attività che una parte del clero alto-atesino va svqlgendo a favore delle pretese austriache. Ho specialmente sottolineato l'azione del vescovo di Bressanone e dei suoi collaboratori.

Mons. Montini mi ha subito risposto con la maggiore franchezza che la Santa Sede deplora sinceramente simili attività, convinta com'è della piena legittimità del confine del Brennero. Di conseguenza essa cercherà di agire tanto a Vienna quanto verso il clero alto-atesino nel senso da noi desiderato . A Vienna essa ritiene di avere fra non molto qualche possibilità, in quanto sono in corso, per iniziativa del Governo austriaco, trattative per l' invio di un nunzio . Questi riceverà dalla Segreteria di Stato istruzioni di svolgere un'azione moderatrice diretta a favorire la creazione di una migliore atmosfera nei rapporti fra Italia ed Austria. Quanto al clero alto-atesino, ed in particolare al vescovo di Bressanone, la Santa Sede agirà del suo meglio, con quella prudenza che richiedono la delicatezza della sua posizione e le note asperità di carattere del predetto Vescovo. Naturalmente -ha aggiunto mons. Montini qualora la questione dell'Alto Adige fosse definitivamente risolta nel senso auspicato, il Governo italiano sarebbe, anche dal punto di vista politico , in posizione di esigere con la massima fermezza da parte di tutto il clero alto-atesino quella piena lealtà di condotta cui è tenuto in base agli accordi ed alle leggi in vigore.

Mons. Tardini , al quale ho rimesso un appunto sull'argomento, si è espresso in senso sostanzialmente ana logo , deplorando in modo particolare il contegno del vescovo di Bressanone.

Parlando a titolo strettamente confidenziale egli ha aggiunto di non rendersi conto del perché da parte italiana non vengono riesumate e pubblicate nella stampa le solenni dichiarazioni pro-tedesche fatte dallo stesso vescovo al momento dell'opzione per la Germania, da lui esercitata con una solennità della quale non dovrebbe esser difficile ritrovare anche la documenta zione fotografica ; così come dovrebbero esistere non poche fotografie atte a dimostrare che ·-contrariamente a quanto la sua recente lettera al Times tende a sostenere -l'opzione del \939 non fu l'unica manifestazione a favore della Germania nazista compiuta da mons. Geisler, che «ha sempre interpretato a suo modo i suggerimenti che gli pervenivano dal Vaticano ».

Mons. Tardini ha tenuto peraltro a ricordare che la maggioranza del clero dell' Alto Adige optò nel 1939 a favore dell'Italia.


1 Manca l'indicazione della data di arrivo. 2 Non pubblicati .

233

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . s.N.D. 3706/80. Mosca, 6 marzo 1946, ore 14,10 (per. ore 18).

Telegramma di V.S. 3497 1•

A questo Commissariato Esteri mi è stato detto che, fino ad oggi, non (dico non) era ancora pervenuto progetto Stati Uniti circa modifica armistizio Italia. Mi è stato detto che tale progetto sarà esaminato con spirito comprensione secondo quanto U.R.S.S. già ebbe a comunicare tempo addietro agli Stati Uniti sempre in materia di modifiche armistizio italiano, e cioè che Mosca non si opporrebbe alle misure atte a sollevare la situazione del nostro Paese.

Parlando poi della questione dei confini della Venezia Giulia mi hanno detto che Commissione esperti avuto istruzioni eseguire inchiesta e fare proposte con la massima obbiettività; ma che l'Italia non deve dimenticare che ha arrecato molti danni al popolo jugoslavo nella guerra passata e che Belgrado si aspetta dai suoi alleati una soluzione della questione che tenga conto di tutto quanto.' A tale riguardo non ho mancato di far rilevare che una soluzione della questione dei confini orientali che non tenga conto delle nostre giuste richieste finirebbe per creare una frattura insormontabile fra noi e la Jugoslavia. La stessa U.R.S.S. ha interesse di favorire la creazione di un'atmosfera di intesa e di comprensione anche fra i così detti vinti e vincitori.

234

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 3735/ 344. Londra, 6 marzo 1946 , ore 14,25 (per. ore 9 del 7).

Lettera Gusev, di cui al mio telegramma n. 3422 , è stata inviata su iniziativa americana. Reber mi ha detto che sarebbe desiderabile facessimo pervenire al più presto nostri memorandum su questioni attualmente in discussione riferentisi: clausole economiche e finanziarie\ riparazioni, clausole militari incluse quelle navali4 . Dipartimento di Stato si rivolgerà stesso fine a Tarchiani.

A modifica di quanto Dunn prevedeva (mio telegramma 221) 5 , Reber mi ha raccomandato di tenerci preparati per eventuale invito discutere verbalmente qui a Londra proposte concrete come formulate da Comitato supplenti. Stessa possibilità mi è stata fatta presente da parte francese. Ciò rivela una evoluzione nostro favore avente carattere non solo fonnale ma sostanziale, essendo evidente che questa fase preparatoria è la più sensibile al nostro diretto intervento.


1 Non pubblicato: è la ritrasmissione del T. s. 3239/ 287 del 25 febbraio per il quale vedi D. 203, nota 3. p. ,261.


2 Vedi D. 231.

.l Vedi App. 4.


4 Non pubblicati.


5 Vedi D. 181.

Mi risulta che è intenzione dei Quattro evitare che a Parigi progetto pace abbia ad essere esposto a lunghe discussioni e sostanziali modifiche. A questo scopo pare si intenda lasciare alcune particolari questioni aperte onde attirare su di esse attenzione della Conferenza e salvaguardare da eccessive interferenze le linee essenziali degli accordi presi dai Quattro.

A mia richiesta mi ha confermato in modo categorico risoluzione anglo-americani opporre netto rifiuto a qualsiasi pretesa jugoslava su Trieste. Mi ha confermato che i russi non esercitano alcuna pressione circa il disarmo italiano. Su questo argomento riferisco con rapporto a parte 1•

235

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MADRID, GALLARATI SCOTTI, A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AI RAPPRESENTANTI A LONDRA, CARANDINI, E A PARIGI, SARAGAT

T. 3814/C. Roma , 6 marzo 1946, ore 20.

De Los Rios ha accennato a Carandini 2 la possibilità che se repubblicani tornassero al potere non intenderebbero riconoscere recente accordo commerciale italo-spagnolo. Informazioni fornite da Saragat e notizie stampa confermano tale proposito ed aggiungono che sarebbe addirittura lecito attendersi in quel caso una richiesta spagnola dì riparazioni all'Italia per danni causati durante guerra cìvile 3 .

È stato detto ai rappresentanti repubblicani spagnoli e sarà bene ripeter loro, ad ogni propizia occasione, che la situazione economica italiana è, come tutti sanno, gravissima. È questione per noi di assoluta necessità riprendere ad ogni modo e con ogni mezzo traffici con altri Paesi. Da tale programma non si è voluto e potuto escludere popolo spagnolo allo scopo riallacciare con esso quei traffici che sono importanti per ambedue i Paesi in tutti i tempi e sotto qualunque regime, e, comunque, essenziali , in questo momento, per noi.

Anche la Francia ha del resto stipulato recente accordo commerciale con Spagna e Stati Uniti e Gran Bretagna intrattengono con essa normali rapporti mercantili. Il Governo nordamericano ad esempio ha recentemente venduto alla Spagna otto apparecchi civili.

In quanto all'argomento riparazioni sarà bene che rappresentanti repubblicani riflettano alla circostanza che eguale titolo avrebbe la Spagna democratica, che tutti ci auguriamo dì veder rinascere, di essere fatta responsabile dei pregiudizi e danni arrecati dal regime attuale.


1 Non pubblicato. 2 Vedi D. 196. 3 Vedi D. 214.

È questa, insomma, una polemica futile che conviene stroncare sul nascere. Piuttosto che su inesistenti contrasti , bisognerebbe invece sin da ora puntare su quella vasta somma di interessi similari che dovranno certamente regolare i rapporti fra i due Paesi, se e quando la Spagna come è nei nostri voti si porrà su quella strada di liberi ordinamenti democra tici che sono ormai i nostri.


236 .

IL CAPO DEL CERIMONIALE, CITTADINI, ALL' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARÒNI

T . 3917/ 59 . Roma , 7 marzo 1946 , ore 16.

Telegramma di V.E. n. 77 1•

Per ragioni consuetudini anche da Santa Sede non è opportuno affidare incarico diplomatico anche temporaneo presso Governo italiano a persona accreditata presso Vaticano .

Nel fare predetta comunicazione a codesta rappresentanza finlandese V.E. può tenere presente in via riservata che ad analogo sondaggio fatto tempo fa da Governi cubano e irlandese è stato risposto in senso negativo.


237 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. 3924/ 60 . Roma, 7 marzo 1946 , ore 12.

Ho ieri 2 in conferenza stampa, cui hanno partecipato giornalisti italiani e stranieri, rivolto esplicito monito affinché nei confronti Russia, giornali vogliano attenersi a quello stesso amichevole atteggiamento che impronta relazioni ufficiali fra i due Paesi. Ho particolarmente sottolineato necessità evitare riferimenti che possano urtare legittime suscettibilità e dare sensazione che Italia tenda comunque inquadrarsi in un fronte antisovietico, ciò che è assolutamente estraneo ai propositi del Governo e agli interessi del popolo italiano. Spero molto che il mio monito, che è naturalmente rivolto ai giornali di tutte le tendenze e di tutti i partiti, sia raccolto . La pregò di portare quanto precede a conoscenza di codesto Governo, cui vorrà far sapere che è mio proposito continuare ad aqoperarmi affinché stampa rifletta più esattamente intendimenti miei e del mio Governo verso la Russia, che sono, come ella sa, unicamente ispirati da spirito leale collaborazione e amicizia 3 .


1 Non pubblicato: con esso Quaroni riferiv a ch e qu el ministro di Finlandia gli aveva chiesto «se da parte nostra si avrebbe obiezione a che ministro Finlandia presso Vaticano venisse affidata fun zio ne incarica to d' affari presso il Governo italiano con formula eventuale da concordarsi ».


2 li 4 .


3 Per la risp osta vedi D . 263.

238

IL MINISTRO AD OSLO, RULLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 3784/ 33. Osio , 7 marzo 1946, ore 20,10 ( per. ore 8 ,30 dell'B).

Questo ministro affari esteri a cui ho consegnato personalmente, illustrandogliela, documentazione su frontiera orientale e frontiera settentrionale, mi ha detto che nessun dubbio a suo avviso poteva sollevarsi su italianità Trieste ; che Norvegia sente importanza problema perché la situazione geografica e politica la mette al Nord dopo questa guerra nella stessa posizione che l'Italia al Sud: essere cioè marca di frontiera fra Oriente e Occidente ; che purtroppo però nulla essa poteva fare di concreto in materia perché, come altre piccole nazioni, sarà chiamata alla Conferenza della pace solo regolare ratifica decisioni già prese da grandi Potenze. Ha tenuto ad ogni modo a ripetermi tutta sua buona volontà nei problemi che ci riguardano 1•

239

L'AMBASCIATORE A WASHJNGTON, TARCHIANI, Aù PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T . 3800/ 339. Washington, 7 marzo 1946, ore 21 ( per. ore 9,20 del/'8).

Suo telegramma 139 e mio telegramma 229 2 .

Questa ambasciata ha continuato interessarsi presso Dipartimento di Stato e Tesoro per presentare domanda di ammissione Italia accordi Bretton Woods. Dipartimento di Stato mi comunica or ora con nota ufficiale che:

a) modalità ammissione di nuovi membri a fondo e banca verranno presumibilmente discusse prossima riunione del Board of Directors a Savannah;

b) mese prossimo americani a riunione saranno lieti di presentare richiesta italiana per partecipazione a fondo e banca, e sono pronti dare loro appoggio perchè tale richiesta venga favorevolmente accolta ;

c) non è possibile ammettere prossime riunioni osservatori italiani , data decisione di massima che osservatori possono essere inviati soltanto da Paesi i quali, pur avendo preso parte conferenza Bretton Woods, non hanno ancor firmato accordi.

Mentre riferisco in dettaglio per corriere \ aggiungo che Dipartimento di Stato ha oggi tenuto ad assicurarmi particolarmente che i rappresentanti americani a Savannah appoggeranno richieste italiane .


1 Per la risposta vedi D . 254. 2 Vedi DD. 177 e 187. 3 Non pubblicato.

240

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 3835/ 340. Washington, 7 marzo 1946, ore 22 ( per. ore 9 del 9).

Seguito telegramma n. 301 1 .

A quanto mi è stato detto oggi al Dipartimento di Stato, delegato russo Consiglio Londra, che aveva precedentemente respinto proposta americana che Italia fosse ammessa presentare Consiglio punto di vista su singole questioni in attuale fase redazione schema trattato pace, assunto testè il proprio turno di presidenza del Consiglio, aveva inattesamente proposto egli stesso che Italia fosse consultata. Dipartimento di Stato era rimasto favorevolmente sorpreso di tale subitaneo cambiamento della posizione sovietica nella questione come anche dal fatto che Gusev aveva rinunziato a suo preannunziato breve viaggio a Mosca per non interrompere discussione Consiglio, il quale aveva ora cominciato a lavorare più attivamente. Dipartimento di Stato non si rendeva peraltro ancora conto se migliorate disposizioni sovietiche corrispondessero a un maggiore interessamento di Mosca alle questioni italiane ovvero a più favorevoli direttive del Cremlino per la conclusione dei vari trattati di pace: sino ad ora, infatti, secondo Dipartimento di Stato, a giudicare da atteggiamento delegazione sovietica a Londra, non sembra va che da parte russa si dimostrasse una particolare fretta.

In conclusione, Dipartimento di Stato ritiene che Italia sarà ben presto invitata presentare sollecitamente al Consiglio di Londra proprie dettagliate vedute su tutte le questioni che formano oggetto del trattato di pace, comprese quelle militari ed economiche. Ritelegraferò 2 .

241

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 3789-3838/ 355-356. Londra, 7 marzo 1946, ore 22,20 (per. ore 9,20 dell 'B).

Richiamandosi a mio precendente colloquio con Sargent (mio telegramma 279) 3 Harvey mi ha oggi chiamato per dichiararmi che conversazioni fra Londra e Wa


1 Con T. s.n.d. 3434/301 del 28 febbraio Tarchiani aveva riferito circa l' opposi zione sovietica alla proposta americana di consentire all ' Italia di esporre le proprie vedute sullo schema del trattato di pace di fronte al Consiglio di Londra.


2 Vedi D. 246.


3 Vedi D. 200.

shington circa formulazioni modus vivendi si stanno svolgendo attivamente. Si attende qui per fine settimana testo definitivo americano risultante dai reciproci punti di vista e che sarà sottoposto a Mosca. Harvey mi ha autorizzato dichiarare formalmente alla S.V. che Foreign Office è completamente d'accordo con Dipartimento di Stato su opportunità adottare modus vivendi qualora non si verificasse possibilità firmare pace nei termini previsti. Egli confida ancora .che trattato di pace possa essere pronto per giugno. Se così non dovesse essere, modus vivendi sarà pronto da parte anglo-americana per essere applicato in ventiquattro ore, sempre che si ottenga assenso russo. Foreign .Office resta del parere che adozione prematura modus vivendi si risolverebbe in un danno per l'Italia perchè costituirebbe soluzione incompleta e di scarso effetto, la quale relegherebbe in secondo piano, come non più urgente, la sola soluzione efficace che resta quella di un trattato di pace pienamente liberatore sul piano economico e giuridico. Queste dichiarazioni ribadiscono sostanza primitivo punto di vista inglese. Comunque tono esplicito ed amichevole con cui mi sono state fatte denota attenzione intenzioni impostare e risolvere questione in termini più comprensivi delle nostre esigenze. Ridotta la sopravvivenza dell'armistizio ai sopra detti limiti di tempo, atteggiamento americano non si scosta sul terreno pratico da quello inglese poichè è evidente che non è da attendersi i Tre Grandi possano giungere ad una concorde risoluzione di ripiego prima di giugno, a meno che il contenuto del modus vivendi non venga svuotato.

Anche Harvey mi ha detto ritenere che una delegazione italiana sarà invitata a discutere in questa prima fase a Londra clausole trattato di pace.

242

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 3979/ 218. Roma, 8 marzo 1946, ore 16.

Suo 218 1•

Ho visto personalmente Farley. Abbiamo sopratutto toccato argomenti di carattere economico. Discorso essendo quindi caduto sulle colonie, ho da parte mia sopratutto insistito su equità attribuzione tutela unica all'Italia. Mio interlocutore si è dimostrato durante tutto il colloquio perfettamente comprensivo ed ha ripetutamente e con calore offerto i suoi buoni uffici per spontanea opera chiarimento e persuasione presso codesti ambienti. Gli ho detto che gli avrei scritto, quando occorresse, ciò che mi propongo di fare, alla prima propizia occasione. Se ella avesse speciali indicazioni sugli argomenti che parrebbe più opportuno trattare con lui per iscritto, in via personale e confidenziale, voglia, la prego, telegrafarmi.


1 Vedi D. 185.

243

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D. 3908/343. Washington, 8 marzo 1946, ore 20 (per. ore 9,30 del 10) .

Seguito telegramma 318 1 e suo telegramma 3700 2•

Direttore Affari Politici europei Matthews mi ha detto oggi che Commissione esperti è giunta Venezia Giulia. Dato tempo limitato, non visiterà con tutta probabilità nè le isole, nè Zara, ma si recherà certamente a Fiume. Gli ho accennato ad allarme registrato da questa stampa per concentramento truppe di Tito presso linea Morgan. Egli non ritiene che sopralluoghi Commissione esperti daranno luogo a gravi incidenti: tuttavia le misure militari jugoslave sono, attuale situazione, preoccupanti . Ho domandato allora a Matthews se tali misure non vogliano significare che Tito sia anche pronto a resistere con la forza o con colpi di mano qualora decisioni di Londra siano a noi favorevoli secondo giustizia. Mi ha risposto:«Se Tito pensasse di prevalersi del nostro attaccamento ai mezzi pacifici, egli si sbaglierebbe completamente. Siamo decisi a non subire sopraffazioni

o atti di violenza. La nostra politica permane quella del maggio u.s. Le decisioni dei Quattro non potranno essere mutate da azioni unilaterali». Nell'intento di ottenere ogni possibile impegno da parte americana, mi riprometto di ritornare, nei prossimi contatti col Dipartimento di Stato, su tale aspetto della questione Venezia Giulia, che ritengo di importanza quasi eguale al raggiungimento di una decisione dei Quattro favorevole alle nostre eque richieste.

244

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. 3834/344. Washington, 8 marzo 1946, ore 23,26 (per. ore 9 del 9).

Con riferimento al mio telegramma n. 2333, assicuro di continuare ad adoperarmi nel miglior modo possibile per favorevole corso nostra richiesta prestito.


1 Con T. s.n.d. 3588 /318 del 3 marzo Tarchiani aveva riferito circa il consenso sovietico alla più ampia libertà di indagine per la Commissione degli esperti per la Venezia Giulia. 2 Non pubblicato, ritrasmetteva il T. s.n.d. 3476/329 del 1° marzo da Londra con il quale Carandini forniva precisazioni circa i lavori della Commissione degli esperti per la Venezia Giulia .


3 Con T. 2706/ 233 del 16 febbraio Tarchiani, nel dare notizia della riunione tenutasi presso il Dipartimento del Tesoro, comunicava: « Anche in tale sede si è ricevuta impressione viva attenzione nostre richieste e assicurazione che questione verrà subito posta allo studio onde esaminare quali concessioni saranno eventualmente possibili, compatibilmente con limiti disponibilità banca. Mi risulta diffuso memorandum presentato è stato da funzionari banca riconosciuto completo e rispondente richiesta banca stessa. Ci è stato inoltre comunicato confidenzialmente che mercoledì avrà luogo riunione Board of Directors Export and Import Bank scopo effettuare sopratutto esame richieste italiane».

Oggi esponente Dipartimento di Stato mi ha dichiarato che loro parere favorevole è assicurato giacchè «è politica bene evidente del Dipartimento di Stato aiutare in tutti i modi materialmente possibili l'Italia». Intanto ha avuto luogo prima riunione «National advisory Council » per esame nostra richiesta prestito. Secondo informazioni confidenziali avute da membri Consiglio sarebbe stato possibile accogliere linea di principio domanda stessa. Ammontare non ancora fissato ma sembra che si sarebbe tenuto conto nostre necessità più urgenti e possibilità concretare acquisti sul mercato americano nei prossimi mesi. Nuova riunione che avrà luogo fra tre settimane subito dopo fine conferenza Savannah dove si recano quasi tutti i funzionari ed esperti membri predetto Council verrà adottata qui decisione relativa. Con rapporto che affiderò a Sacerdoti il quale partirà inizio prossima settimana riferisco in dettaglio 1•

Anche per consiglio ricevuto da persone molto vicine a Banca, prospetto urgente opportunità che rappresentanti banca stessa vengano invitati , in attesa definizione negoziati, recarsi in Italia quali ospiti nostro Governo per prendere contatti con nostri enti competenti e visitare impianti industriali, portuali ecc. in relazione trattative ripresa traffico.

Nel contempo confermo opportunità azione codesti giornalisti americani (vedasi mio telegramma n. 313)1•

245

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. 3837/350. Wa shington , 8 marzo 1946 , ore 23,32 ( per. ore 12,30 del 9).

Miei telegrammi 212 e 217 2 e suo telegramma 324 J3.

Oggi Dipartimento di Stato mi ha informato confidenzialmente che Governo francese e sua delegazio ne a Consiglio pace Londra starebbero insistendo molto vigorosamente per accoglimento note rivendicazioni nostra frontiera occidentale. Parigi farebbe rilevare che sue rivendicazioni attuali sarebbero parecchio ridotte rispetto a quelle anteriori (allusione forse alla Valle d'Aosta?). Inoltre Governo francese farebbe valere circostanza di aver invano tentato di discuterle direttamente con Governo italiano. Dipartimento di Stato sembra oggi più preoccupato della questione frontiera occidentale, data posizione assunta dalla . Francia, che della questione dell'Alto Adige, cui prospettive soluzione sulla base del noto piano americano sono state oggi definite « rassicuranti ».


1 Non pubblicato.


2 Vedi DD. 180 c 202 .

. \ Non pubblicato, ritrasmetteva il T . s. n .d. 2824i263 de! 19 febbrai o da Londra, non pubblicato, ma vedi D . 188 .

Qui si è sempre del parere che anzidetta questione con la Francia debba preferibilmente essere risolta con negoziati diretti itala-francesi (mio telegramma 520 del 25 settembre u.s .) 1• È stato amichevolmente accennato convenienza di una nostra iniziativa in tal senso in modo che , quale che sia per essere sorte di un nostro tentativo del genere, Governo italiano sia in grado contrapporre a surriferita affermazione francese analoga sua controaffermazione. Si è da parte nostra obiettato che l'Italia, ben !ungi dal tenere un atteggiamento intransigente, era stata sempre disposta ad esaminare ragionevoli richieste francesi, così per quanto riguarda «territorio di caccia», come del resto noto al Dipartimento di Stato. Si è altresì assicurato che V.E . sarebbe stata subito informata della conversazione.


246 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 3910/ 352. Washington , 8 marzo 1946 , ore 24 (per . ore 9,30 del 10).

Seguito telegramma 3402•

Mi viene oggi confermato che invito al Governo italiano di presentare suo1 punti di vista su varie questioni generali trattato di pace, deve essere stato già inviato da Consiglio Londra a Carandini probabilmente mercoledì scorso. Si ritiene Dipartimento di Stato che, anche successivamente, qualora lavori Consiglio procedessero sollecitamente, Italia potrebbe essere specificatamente consultata su particolari questioni e loro aspetti .

In conversazione che è seguita ho tratto impressione che i memoranda e la documentazione inviati da codesto Ministero al Consiglio di Londra circa questioni territoriali siano colà ritenuti per ora bastanti allo scopo. Forse qualche cosa di nuovo si potrebbe dire circa questione africana e nostre intenzioni e proposte verso quelle popolazioni, riaffermando nostre buone ragioni per amministrazione esclusiva (richiamo mio telegramma n. 246)1• Si pensa quindi che nostri nuovi memoranda Consiglio Londra potrebbero molto utilmente esporre punto di vista italiano su seguenti questioni: l) riparazioni ; 2) questioni economiche e finanziarie ; 3) limitazione delle forze armate; 4) demilitarizzazione. Mi riferisco circa punto l o e 2° a telegramma n. 2361; rapporto n. 1700 del l o novembre scorso 3 e precedenti appunto dell'agosto scorso , e circa punto 3° e 4° a telegramma 242 e 2704 . Trasmetto per corriere speciale alcune indicazioni avute 5 .


1 Non pubblicato . 2 Vedi D . 240. 3 Non pubblicato , ma vedi serie decima, vol. II, DD. 41 6 e 419. 4 Vedi D . 191. s Vedi D. 247.

247

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER CORRIERE 4343 /077. Washington. 8 marzo 1946 (per. il 16).

Mio odierno telegramma filo n. 352 1•

Le informazioni che sull'argomento in oggetto ho telegrafato oggi a codesto ministero mi sono state date, in via confidenzialissima, al Dipartimento di Stato. Mi è stato espressamente raccomandato che, nel riferirle per telegrafo, non citassi la fonte, giacché, data la scarsa sicurezza della nostra cifra, si desiderava evitare che «altri interessati» potessero averne conoscenza ed eventualmente trame motivo di lagnanze col Dipartimento.

Come ho accennato. in relazione alla «consultazione» dell'Italia sulle questioni generali del Trattato di pace, decisa dal Consiglio dei «supplenti» lunedì o martedì scorso, mi è stata data, a titolo amichevole, l'indicazione che sembrava superfluo che fossero ulteriormente precisati i punti di vista italiani sulle questioni territoriali e che fosse invece più utile e opportuno dedicare i nuovi nostri memoranda alle riparazioni, alle questioni economiche e finanziarie, alla limitazione delle nostre forze armate ed alla smilitarizzazione di alcuni nostri territori. Il consiglio è stato qui telegrafato in via riservatissima da Dunn, pregando di trasmetterlo nel modo più confidenziale. È possibile , d'altronde, che V.E. ne sia stata già informata da Carandini. Nella lunga conversazione che è seguita, si è parlato delle predette questioni. Riassumo a V.E., per opportuna conoscenza, le vedute e gli amichevoli suggerimenti del Dipartimento per quel conto che ritenesse utile tenerne, trattandosi del resto di questioni ormai abbastanza note alle nostre Amministrazioni tecniche .

l) Questione delle riparazioni. Coi mio telegramma n. 236 2 , ebbi a riferire le informazioni datemi al Dipartimento, quando la questione fu ridiscussa, negli stessi termini del settembre al Consiglio di Londra. La questione è ora allo stesso punto: insistenze russe per ottenere il pagamento, anche in macchinari e prodotti, di 300 milioni di dollari (di cui l 00 per I'U. R.S.S. e 200 per Jugoslavia, Grecia ed Albania) e tenaci opposizioni degli Stati Uniti , appoggiati da Inghilterra e Francia. Le ragioni di questa opposizione sono del resto note, e, direi così, «self-concernig». Evidentemente il Dipartimento si attende dal nostro memorandum un apporto alla tesi degli Stati Uniti: ossia materiale impossibilità di pagare riparazioni, sotto qualsiasi forma, necessità di chiedere cospicui aiuti esteri per l'immane opera di ricostruzione, ingente contributo finanziario dato alla causa delle Nazioni Unite durante la nostra cobelligeranza ecc.


1 Vedi D. 246. 2 Non pubblicato .

2) Questioni economiche-jìnanziarie. Mi richiamo al riguardo al dettagliato appunto da me personalmente consegnato a Roma nell'agosto scorso 1• Qui si pensa che il nostro memorandum dedicato a tali questioni 2 potrebbe utilmente indicare il nostro desiderio di collaborare in detto campo colle Nazioni Unite; di ripristinare, in quanto possibile, determinati trattati di anteguerra ; la nostra intenzione di indennizzare convenientemente i cittadini delle Nazioni Unite che hanno subito danni di guerra, ecc. Per quanto concerne tale questione, che è collegata strettamente colla nota proposta americana circa l'incameramento di nostri «assets» all'estero, mi richiamo al rapporto n. 1700 del l o novembre 19453 ed al telegramma

n. 2964 . Circa poi la predetta questione dei nostri «assets» attualmente bloccati o . confiscati («vested») negli Stati Uniti, riterrei che non sia ancora da escludere la possibilità di temperamenti ed accomodamenti, magari graduali, a favore degli aventi diritto italiani .

3) Questioni militari. A) Esercito. I punti che ritengo fermi da tenere in considerazione sono: a) la proposta del piano americano per la pace con l'Italia, presentata a Londra da Byrnes nel settembre scorso, e secondo la quale «le forze armate italiane dovrebbero essere limitate alle necessità della tutela dell'ordine pubblico interno e la sorveglianza (prima protezione?) delle frontiere»; b) che le discussioni svoltesi finora al Sottocomitato di esperti militari presso il Consiglio della pace lascerebbero prevedere che le nostre forze armate verrebbero limitate ai 200 e forse 250 mila uomini, compresi i carabinieri. Secondo il Dipartimento di Stato il nostro memorandum a Londra potrebbe utilmente porre in rilievo nostro contributo militare durante cobelligeranza, nostra volontà di pace, di disarmo e di cooperazione cogli ideali delle Nazioni Unite e misure eventualmente già da noi adottate per l'autolimitazione dei nostri armamenti. Nel sottolineare questi nostri intenti potremmo far risaltare inutilità che limitazioni, che siamo spontaneamente disposti ad accettare, siano incluse specificatamente in trattato di pace. B) A viazione. Sempre secondo il Dipartimento potremmo chiedere di mantenere una limitata forza aerea, a scopi precipuamente difensivi (apparecchi da collegamenti e da trasporti. C) Flotta da guerra. Sempre a quanto ci è stato detto spontaneamente, dopo aver posto in luce efficace, leale ed importante apporto dato durante la cobelligeranza, potremmo utilmente rilevare la nostra attuale impossibiltà economica di mantenere una grossa flotta; l'intenzione di non costruire nuove unità; di non procedere a rimodernamenti e riparazioni importanti su navi attualmente fuori uso ed anzi di provvedere a demolizioni per ricavarne materiale da utilizzare per l'opera di ricostruzione. Ci si suggerisce anche di invocare il contributo bellico dato alle Nazioni Unite ed i riconoscimenti di comandanti alleati, per chiedere che venga risparmiata alla Marina italiana l'umiliazione della ripartizione di nostre


1 Vedi serie decima, vol. Il , D. 4 19.


2 Vedi App. 4.


3 Non pubblica to. . 4 Con T. 3339/296 del 27 febbrai o Tarchiani aveva segnalato la possibilità di trattare lo sblocco dei beni italiani congelati negli Stati Uniti in presenza di un impegno ufiìciale che sarebbero stati indennizzati i danni di guerra subiti da cittadini americani in Italia .

unità fra i Grandi Alleati. Come codesto mm1stero rileverà il Dipartimento di Stato condivide sostanzialmente il punto di vista della nostra Marina (di cui alla comunicazione in data l l dicembre 1945 del ministro De Courten, trasmessa da codesto ministero con tel espresso n. 1192/81 del 20 stesso mese 1•

4) Questioni relative alle smilitarizzazione terriiori italiani. Si è potuto assodare, nella conversazione col Dipa rtimento, che l'Inghilterra chiede recisamente la smilitarizzazione di Pantelleria, della Sicilia e della Sardegna e che la Francia avrebbe domandato analoghe misure per tutta la nostra frontiera occidentale. Sinora misure del genere non sarebbero previste per frontiere settentrionali ed orientali. Anche a tale riguardo si potrebbe tentare di fare valere i nostri propositi di pace e di autosmilitarizzazione onde far rilevare superfluità vessatoria di imposizioni permanenti del trattato di pace.

Secondo è stato detto da Dipartimento nostri memoranda, ispirati a concetti su riassunti, non mancherebbero destare a Londra favorevoli impressioni e gioverebbero all'azione a nostro favore della delegazione americana.

Mi rendo conto che si tratta di argomentazioni già note ed in gran parte da noi già prese in considerazione. Ho ritenuto tuttavia opportuno riassumerle, dato forte buon volere qui dimostrato nei riguardi dell 'Italia anche in tali questioni.

Aggiungo, infine, che Dipartimento ha particolarmente fatto presente opportunità che nostri memoranda siano redatti con urgenza e rimessi al Consiglio dei «supplenti», per ovvie ragioni, più sollecitamente possibile.

248

IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N . D. 3974/271. Parigi , 9 marz o 1946 , ore 21,30 (per. ore 19,15 del IO ) .

In confidenziale e cordialissimo colloquio ministro Bidault assicuratomi sua profonda volontà giungere accordo sincero con Italia e dichiarato tenere testa politica annessionistica comunisti di cui non ignora i moventi . Lasciatom.i intendere nostra opportunità temporeggiare, benchè da recen ti informazioni non si possa escludere convocazione Conferenza pace termini tìssatt. Affermatomi avere controllo elementi annessionisti suo partito e prospettatami ipotesi possibilità, in seguito a vittoriose elezioni M .R.P.. sviluppare integralmente sua politica nostri confronti. Aggiuntomi che, posto di fronte trattato non consacrante sovranità italiana per Trieste, rassegnerebbe dimissioni. Su Alto Adige informatomi che testo prevalente concorda criterio rettifiche minori che tuttavia comprenderebbero anche zona Brennero. Ribaditomi nota posizione Francia noi favorevole questione colonie.


1 Non pubblicato .

249

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES

L. PERSONALE 5/314. Roma, 9 marzo 1946.

Come ella sa il Governo jugoslavo è a conoscenza delle comunicazioni che il Governo italiano ha occasione di sottoporre alla Conferenza dei sostituti dei ministri degli esteri per illustrare il proprio punto di vista sulle dibattute questioni di confine.

Sembrerebbe che anche il Governo austriaco riceva comunicazione (da parte francese) dei documenti italiani. Le segnalo a questo proposito anche l'unito articolo del Tiroler Nachricten di Innsbruck , in cui si danno particolari abbastanza accurati sulla recente nota relativa all'Alto Adige 1 presentata agli ambasciatori delle Quattro Potenze.

Lei converrà certo con me che potrebbe non apparire del tutto equo che solo il Governo italiano dovesse rimanere all'oscuro degli argomenti addotti dagli altri Governi interessati alla Conferenza. Tale è tuttavia la situazione: e noi ignoriamo sia le richieste avanzate dal Governo francese circa la frontiera occidentale italiana, sia quelle del Governo austriaco per l'Alto Adige.

Le sarei veramente grato se ella credesse di segnalare al Foreign Office questa nostra condizione di inferiorità, rappresentandogli l'opportunità che anche al Governo italiano fosse data una qualche possibilità di conoscere la tesi e le argomentazioni che i vari Governi sottopongono alla Conferenza di Londra.

250

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL VICE PRESIDENTE DELL' A. C., STONE

L. 5/317. Roma, 9 marzo 1946.

1. You will remember that under paragraph 2 of my letter n . 5/ 100, dated February 2nd, 19462 , which you acknowledged with your letter of 16 February (630/ 11 /EC)\ I drew your attention to the necessity that the Commission of Experts should extend their investigation to the whole of the Venezia Giulia, inclusive of Fiume, the islands of Cherso and Lussino , and also of Zara. While the Commission's arrivai is imminent, from various sources we are being apprised


1 Vedi App. 3. 2 Vedi D. 153. 3 Non pubblicata, ma vedi D . 167.

that very likely no investigation will take piace in some districts of the aforementioned territories, and precisely in the town of Zara, the islands of Cherso and Lussino, and presumably even in the city of Fiume itself. On the subject I feel it is my strict duty to point out to you dear Admiral Stone, that the Italian Government, in sùch a case, can only express its ampie reserves. No distinction, indeed, is to be made between above named (which are still Italian politically and where the ltalian population has always been in a clear-cut majority) and the other parts of the Venezia Giulia for which the Commission of Experts must pronounce its verdict.

2. In the deprecated hypothesis that the Commission will actually have to renounce investigating the areas in question, the ltalian Government request that at least the Commission should take into due consideration informations and remarks which may be personally conveyed by representatives of the ltalian population of ali centers not visited by the Commission, and in particular by those of Fiume, Zara, Cherso and Lussino, whose names will be furnished by the «Committee of National Liberation» of the Venezia Giulia.

3. On this occasion again I must point out to you the fact that the Commission about to visit zone «B» will find a situation which, from the ethnic standpoint and outside appearance, has gone through a radica! and artificial alteration due to a ten month Yugoslav occupation. Furthermore, in the present circumstances, no guarantee whatever is offered to the Italian element in zone « B» to get in touch with or freely express their viewpoint to the Delegates of the Council of Foreign Ministers.

On account of the above I should be greatly indebted to you, dear Admiral Stone, if you would kindly inform the Commission of the necessity that an opportunity be afforded also to the exponents of the main centers of zone «B» (in addition to the representatives of unvisited districts), to be received and heard by the Delegates, in Trieste and in other localities which may offer the necessary guarantee for safety and freedom, in order that those exponents may express and illustrate the situation of their respective districts . Also in the latter instance the «Committee of National Liberation» of the Venezia Giulia will indicate to the Commission the representatives named by the local Committees.

251

IL CONSIGLIERE COPPINI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR . 208 / 130. Vienna, 10 marzo 1946 ( per. il 18).

La tesi italiana che l'annessione dell'Alto Adige all'Austria costituirebbe un premio per un Paese che fino all'ultimo momento ha continuato a combattere per la Germania di Hitler, senza neppure organizzare all'interno un movimento di resistenza che abbia affrettato od almeno minacciato la caduta del regime nazista, ha cominciato a preoccupare questi uomini politici e non solo per le immediate conseguenze nei confronti delle pretese sulla provincia di Bolzano. Tutta l'azione politica odierna del Governo austriaco è diretta infatti a far credere che la dichiarazione di Mosca, nella quale si affermava che l'Austria era il primo Stato aggredito da Hitler e doveva quindi essere ricostituito, è giustificata dal fatto che l'Austria è cosa assolutamente diversa dalla Germania. Non parlo solo della famosa teoria della missione europea dell'Austria, della sua funzione culturale ma di tutte quelle serie di argomentazioni secondo le quali anche etnicamente e spiritualmente il tedesco niente ha da fare con l'austriaco che costituisce un perfetto tipo a se stesso. La scrupolosità con cui si applica questa teoria anche nella vita pratica è tale che si arriva persino ad ignorare l'esistenza dei grandi classici tedeschi oppure ci si astiene dal rappresentare Wagner, nonostante che da parte alleata non ci sia alcun divieto in materia. Ma questa tesi della separazione tra Germania ed Austria non potrebbe avere sufficiente valore, quando sì possa provare che l' Anschluss è stato accolto con maggior o minor consenso della popolazione austriaca e che l'Austria, anche se trascinata in guerra perchè parte del Reich, non ha reagito contro Hitler nè ha formato ed organizzato nuclei di resistenza attiva, alla pari degli altri Stati europei soggiogati dalla Wehrmacht.

Le affermazioni italiane con relativa documentazione della attività di truppe e di comandanti austriaci in Italia dopo il 1943 e fino all'aprile 1945 hanno quindi sollevato un'impressione notevole ed hanno provocato una smentita piuttosto contorta di cui ho inviato il testo col mio telespresso n. 90f75 del 18 febbraio 1946 1•

A questa ha fatto seguito un articolo del giornale Die Furche, giornale molto vicino per ideologia al partito popolare austriaco e quindi rìspecchiante il pensiero di questi uomini di governo , che ha voluto ribattere con altri dati le nostre affermazioni. In realtà la difesa e la contro-offesa sono eccessivamente deboli ed offrono anzi sufficienti argomenti per confermare la nostra tesi. Il concetto austriaco, che è del resto il filo conduttore della difesa di questo Governo, è che non esistevano nella Wehrmacht unità austriache vere e proprie e che soldati della Ostmark erano mescolati con tutti gli altri di ogni regione tedesca. La presenza di comandanti di nazionalità austriaca non giustificherebbe la denominazione di austriaci o la tesi che gli austriaci abbiano collaborato coi tedeschi, come non si potrebbe dire che l'Italia dopo il 1943 abbia aiutato la Germania per il solo fatto che operai civili prestarono servizio nelle fabbriche o nei reparti civili in Austria ed in Germania. L'autore dell'articolo desidera poi mostrare -e questo costituisce la parte principale del suo scritto -che l'atteggiamento del soldato austriaco verso il popolo italiano fu umano e che si deve a questi se fu addolcito il feroce regime di oppressione da parte dei tedeschi. Ad ogni modo, esaminate le considerazioni dell'articolista:, si può dire che egli è costretto ad ammettere: l) che il regime tedesco al quale collaboravano i militari austriaci in Italia fu duro , ingiusto ed inumano; 2) che singoli ed isolati soldati, nati in Austria, hanno cercato di temperarlo, correndo però il solo rischio di essere tutt'al più rimproverati o trasferiti dal loro posto.

Assai poco rilevante, e del resto mi sembra assolutamente inesatto, è il rilievo che si trova in un altro articolo della Furche del 2 marzo , secondo il quale le

' Non pubblicato.

operazioni militari contro i partigiani italiani non furono eseguite da reparti della Wehrmacht, ma furono quasi sempre a ffid ate a reparti di camicie nere o a regolari formazioni dell'esercito repubblicano, mentre l'autore vorrebbe far credere che i patrioti italia ni trovaro no rifugio ed aiuto fra i soldati che persino combatterono a fianco dci partigiani.

Da questo tentativo di difesa è facile arguire quale sia il puncwm dolens per gli austriaci , che nessun argomento efficace potrà mai lenire. Il fa tto è che è assolutamente mancato in Austria e fuori dell'Austria, nell'esercito e nella popolazione, un qualsiasi movimento orga nizzato o non organizzato che abbia costituito il centro dell 'azione anti-hi tleriana e che possa definirsi movimento della resistenza austriaca .

Tn questo senso anzi è stata giu stamente messa in rilievo ia differenza tra il corso degii avvenimenti del 1918 e quelli del 1945. Dopo la pri ma guerra mondiale si può infatti constatare che il movimento anti-a bsburgi co si sviluppò dalle co rrenti delle diverse nazionalità dell'Impero e dal movimento della classe o peraia organizzata d ai socia listi. È vero che questo, capeggia to dallo stesso Renner. sfociò dapprima in una dichiarazione di Anschluss, del quale si fa adesso un rimprovero al vecchio presidente. ma si potrebbe dire che, nel momento della frattura di una vecchia complessa organizzazione statale, i di rigenti socialisti non poteva no non sentirsi a ttratti con simpatia per gli sforzi dei compagni di Berlino per costituire un grande Stato socialista tedesco. Ad ogni modo la così detta liberazione fu allora provocata, oltre che dalle sconfitte militari ai confini, da un movimento interno a l quale contribuì in modo notevole parte della massa popolare austriaca e che ebbe i suoi ini zi già prima del crollo dell ' Impero austro-unga rico attraverso i nuclei socialisti.

Nel 1945 la cosidetta liberazione austriaca non è stata causata da un movimento inte rn o, ben sì solo da una azi one esterna e precisamente dall'invasione ed occupazione delle truppe straniere. Queste o si sono aperte ìl cammino su Vienna con duri e sanguinosi combattimenti contro re parti germanici -·-fra cui, come risulta, trovavansi molti sold a ti a ustriaci che h a nno comba ttuto regola rm ente coi propri ca merati tedeschi ----oppure si sono impadroniti dell'Austria da l sud e dall'ovest quasi senza colpo fe1ire. Se una parte della popolazio ne (anche all'ultimo momento) avesse ai utato le truppe straniere liberat rici, avesse combattuto al loro fianco, ne avesse ai utati i movimenti , si sarebbe potuto parlare di un movimento di resistenza e di liberazione austriaco. Invece nulla di questo è a vvenuto. Si sono verificati invece fa tti anco ra peggiori : i nazisti , nella loro ritirata, hanno potuto compiere libe ramente ogni scempio ed ogni dis truzione senza che da pa r te austriaca si cercasse di evitarla: cito ad esempio la distruzio ne del centro d i Vienna, compiuto sistematicamente da lle SS con il tiro incendiario dall'oltre Danubio e dalle colline sopra Vienna (per cui andaron o brucia ti fra l'altre la chiesa di Santo Stefano, la piazza circostante, il Graben), la rottura dei ponti , le d eporta zion i dei prigionieri poli tici e via dicendo. La massa popolare, a lia quale si erano aggiunti operai stran ieri ·-·--c ui si vorrebbe qui affib bia re, anche da parte comunista, la grande coipa di quanto è a vvenuto ---ha approfittato della caotica situazione, causata in seguito ai combattimenti sulle strade, all 'esodo della popolazione, rifugiatasi in campagna o nelle cantine. per da rsi al saccheggio.

Esisteva è vero qualche sporadica organizzazione comunista e socialista. Quella democratica cristiana sembra ave re avuto qualche consisten za nel Tirolo e faceva capo alrattuale ministro degli esteri G ruber: e persino agiva no sotto il nome di

0.5, la quinta colonna austriaca , un gruppo monarchico-borghese, ma erano centri di resistenza teorico-intellettuali che stavano preparando i quadri del nuovo Stato austriaco, ma che non hanno certo preso le armi in mano per aiutare le truppe sovietiche od alleate.

La passività della popolazione austriaca, che potrebbe meglio di ogni altra prova mostrare come questa piuttosto che credersi liberata da una odiata oppressione, si sentiva, alla pari di tutto il popolo tedesco, vinta e sconfitta , è apparsa del resto durante tutta la guerra. Si ricordi che, tranne l'immancabile mormorio, che si riscontrava egualmente nella Baviera, l' acquiescenza dell'intera popolazione alla guerra ed alle misure naziste si è verificata durante i sei anni in una situazione che fino al settembre 1944 potrebbe definirsi di privilegio. Infatti fino all'epoca summenzionata quasi tutta l'Austria fu risparmiata dai bombardamenti. Vienna, che subì il primo violento attacco aereo il 19 settembre 1944, godeva ancora nel '43 il privilegio di essere una delle pochissime città europee illuminate fino alle 23 di sera. La sua vita, nonostante le restrizioni belliche, era tranquilla e normale tanto che, oltre esser definita la «Reichsluftschutzkammer», era diventata la sede degli ospedali e dei convalescenziari dell'armata tedesca e, quello che più importa ai nostri fini , la sede di riposo dei principali generali nazisti, ai quali non fu torto un capello . Di questa particolare privilegiata situazione austriaca durante la guerra , situazione · che avrebbe realmente consentito alla popolazione di organizzare una resistenza attiva e passiva alla macchina hitleriana di cui I'Ostmark era la principale retrovia per il fronte orientale, non si è voluto tener conto per confrontarla ad esempio con l'ambiente nel quale si è svolta la resistenza italiana.

A tale riguardo mi permetto osservare che l'allegato al nostro memorandum presentato il 4 febbraio 1946 agli ambasciatori a Roma 1 non mi sembra tenga sufficiente conto di questo importante punto di vista che giustifica nel campo della giustizia e della morale internazionale il nostro diritto a non vederci amputati e che indubbiamente ha un riflesso politico di grande importanza, maggiore di quanto si possa pensare, e lo si scorge nella disperata reazione degli austriaci. Tranne il paragrafo C, dove è tratteggia ta l'azione dei reparti tedeschi in Cefalonia, alla quale hanno certo partecipato militari austriaci (negli articoli pubblicati nella Furche non si fa cenno nemmeno a questa atroce accusa), il nostro memorandum si dilunga nell'elencare nomi di comandanti di reparti per dedurne che la composizione di questi fosse prevalentemente austriaca, affermazione questa che mentre non può sempre corrispondere alla realtà dei fatti, è, a mio avviso, solo aggiuntiva alla tesi fondamentale. Rilevante è invece, nei confronti di quella dichiarazione di Mosca che riconosceva il diritto all ' Austria all'indipendenza e lo collegava col contributo che questa avrebbe offerto per la sua liberazione e con l'aiuto alle truppe alleate, il fatto che vi è stata mancanza di qualsiasi organizzazione di resistenza, difetto di qualsiasi attività anch~ politica, e che invece vi sono state costanti acquiescenze e passività al dominio hitleriano.

Infatti anche consentendo ad ammettere come veri i fatti riportati dalla Furche che mostrano un austriaco umano e pieno di comprensione per gli italiani, si tratta tutt ' al più di casi di resipiscenza di ogni essere umano dinanzi ad azioni indegne e non provano l'esistenza di un ideale politico contrario al nazismo ed


1 Vedi App . 3.

alla Germania, tant'è vero che manifestazioni analoghe si sono verificate anche fra i tedeschi . Il paragone poi con l'attività dei nostri militari o dei nostri operai dopo il settembre 1943 è il meno indicato per sostenere la tesi austriaca. Gli uni e gli altri furono obbligati a prestare servizio in reparti o nelle officine tedesche dopo essere stati rinchiusi nei campi di concentramento o sotto la minaccia d 'esservi mandati e condannati a morire d'inedia . E si trattava di cittadini stranieri la cui situazione materiale e morale era stata ridotta a quella di schiavi, mentre gli austriaci, anche coloro che eventualmente avessero avuto nascosti sentimenti contrari al nazismo, hanno sempre goduto degli indiscutibili vantaggi allora offerti ai soldati della Wehrmacht.

L 'accusa di questa passività è del resto diffusa anche in Austria. La difesa dell'«uomo qualunque» austriaco è la seguente: «Se vi è oggi della gente che dichiara che noi avremmo dovuto semplicemente gettare le armi o passare al nemico , non ci resta da fare che scuotere la testa. Desidererei conoscere il soldato che per primo lo ha fatto e ancor oggi è in vita! Disertare? Questo era , è, e sarà anche in avvenire incompatibile con l'onore di un soldato, combatta egli per o contro chi voglia ... Un soldato nel vero senso della parola combatte all'ombra della sua bandiera, anche se non l'ama, perchè ha prestato giuramento su di essa» . Questo brano tolto da un articolo del Voralberger Volksblatt (organo del partito popolare austriaco) del 21 febbraio scorso col titolo «Il rimprovero» ha provocato naturalmente una violenta reazione nei giornali viennesi di sinistra, fra cui segnalo il Neues Osterreich giornale d' unione democratica e la comunista Osterreichische Volkstimme dei 28 febbraio scorso, tanto che l'autorità militare francese , che non sembra avesse prestato attenzione a quell'articolo (o forse dal punto di vista strettamente militare lo aveva trovato comprensibile), ha dovuto sospendere il giornale per un mese intero. Il partito popolare non ha preso posizione, ciò che lascia pensare che l'opinione del giornale, per dannosa che sia all'attuale propaganda austriaca, corrisponde in sostanza a quanto pensa la maggioranza del paese.

Sembrami che anche questa tesi che avrebbe trattenuto i soldati austriaci (e perchè anche i civili? e perchè gli indiscutibili disertori che secondo gli atti ritrovati presso le SS sarebbero stati in Vienna ben quindicimila?) d all'organizzare una resistenza attiva contro i tedeschi, sia suscettibile di commento da parte italiana e sia da far si opportuna mente valere presso gli Alleati che ai sensi delle dichiarazioni di Mosca annettevano all'eventuale resistenza il massimo valore politico.

Circa il tentativo di avvalorare in Austria un movimento di resistenza e di redigerne persino una storia scritta, ho già brevemente riferito col telespresso n. 83/68 del 18 febbraio l 946 1 in relazione ad un articolo pubblicato sul settimanale Die Presse. Segnalo, ed invio, un ritaglio stampa con un rendiconto della conferenza tenuta dal Dr. Becker sul movimento di resistenza anti-nazista in Austria con cifre e dati di fatti.

L' Austria ha realmente dato molte diecine di migliaia di persone ai campi di concentramento , ai tribunali nazisti e molte dovrebbero essere le migliaia di vittime uccise dagli hitleriani. Ma a prescindere dal fatto che tutte queste misure erano del resto applicate da reparti di SS austriaci, e dalla Gestapo, di cui faceva parte molta gente locale (sono quotidiani gli annunci sulla stampa con gli arresti or qui or là di

t Non pubblicato.

tali agenti nati e vissuti in Austria) devesi tener presente che molti di questi provvedimenti furono presi fino dal 1938, subito dopo I'Anschluss, per eliminare tutti coloro che lo avevano ostacolato e cioè o membri dei partiti socialista e comunista

o persone che occupavano posti di responsabilità e che tutte furono denunziate dagli stessi austriaci, che in grandissima maggioranza accolsero con entusiasmo Hitler ed i suoi accoliti. Se oltre l'epurazione che giornalmente mette fuori dall'amministrazione dello Stato, dagli Enti pubblici, dalle banche e dalle società commerciali migliaia di persone e se in seguito a recentissime notizie trentamila nazisti austriaci sono in stato di arresto dall'aprile scorso, e se, infine, secondo informazioni attendibili , il partito nazista aveva in Austria oltre mezzo milione d'iscritti , è chiaro che le cifre riferite dal dr. Hans Becker nella sua conferenza circa le vittime del nazismo, ammettendone l'esattezza, non possono certo controbilanciare l'importanza del movimento nazional-socialista in Austria. Quando poi si voglia analizzare la consistenza di questa opposizione si vedrà che essa fu sempre viva in alcuni ceti politici che facevano capo o ai partiti d'opposi zjone o a coloro che rispecchiavano vecchie tradizioni e concezioni, ma non attirò mai la grande massa.

In conclusione, l'opposizione austriaca alla Germania, come si potrà meglio dedurre da un altro rapporto su quello che si può definire il «Wahn» austriaco, non dipese da uno spirito an ti-tedesco o dalla coscienza politica di un'Austria indipendente, bensì fu provocato da ragioni prevalentemente di politica interna e sociale. Ecco perchè agli oppositori politici fecero riscontro i favoreggiatori del sistema, i simpatizzanti del regime e la grande massa del popolo austriaco, che specialmente nelle provincie -Tirolo, Salisburgo e Stiria --ricevettero notevoli benefici materiali dall' Anschluss. Basti infine, per darne il carattere e valutarne la portata, l'articolo della Volk st imme del 3 marzo u.s., sulla resistenza austriaca in Francia da parte degli operai austriaci che lavoravano in Francia. Questa opposizione si realizz ava ... in scritte sui muri contro Hitler e contro la guerra.

Non ritengo che tutta questa argomentazione e quanto ancora sul tema si possa raccogliere debba formare oggetto di una campagna giornalistica in Italia. A prescindere dal fatto che non sono gli austriaci e tanto meno gli italiani a doversi convincere di questa realtà politica, bensì gli Alleati e particolarmente gli inglesi, io sono troppo convinto della necessità di una collaborazione italo-austriaca per creare nuove sorgenti di malintesi e di astio inevitabili , dopo che noi volessimo pubblicamente attaccare questo paese in questa delicata materia.

La contro azione dovrebbe invece essere svolta, se ancora il tempo lo consente, nelle capitali alleate e nei circoli particolarmente sensibili a questo argomento come dovrebbero essere, a mio avviso , quelli laburisti inglesi. È a Londra, dove una abile propaganda riesce a sfruttare le sentimentalità di certi ambienti e continua anche mercè l'opera del rappresentante austriaco, a raffigurare un ' Austria prostrata, vittima dell'hitleriano e minacciata dall'imperialismo sovietico, che deve essere rivelata la verità sul passato per trame elementi di giudizio per il futuro. Se la dichiarazione di Mosca per l'Austria può trovare la corrispondente in quella di Quebec per l'Italia, è certo che da lla loro esperienza in Italia ed in Austria gli Alleati dovrebbero facilmente convincersi più che con ogni altro argomento sull'attivi tà dei soldati austriaci in Italia chi dei due popoli abbia portato un reale disinteressato e sanguinoso contributo alla loro vittoria.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. 4110/63. Roma, 11 marzo 1946, ore 19.

Suo 81 1 .

Messaggio Pearson riportato da Pravda e illazioni che se ne ricavano sono in parte inesatte, in parte fantastiche. Come lei sa, somma stanziata dall'U.N.R.R.A. a nostro favore è per la massima parte impiegata in prodotti alimentari di prima necessità. n programma di utilizzazione del prestito che abbiamo recentemente chiesto (e le trattative al riguardo sono soltanto alla primissima fase) concerne principalmente materie prime e combustibili. Qui non si tratta dunque di sottrarci ad influenze di oriente ed occidente, ma semplicemente di farci vivere e di consentirci una qualche concreta possibilità di ricostruzione, che senza l'aiuto esterno, in un Paese come il nostro privo di materie prime e dei suoi normali cespiti di guadagno, non sarebbe altrimenti possibile. Sottolinei quanto precede costà nella forma che riterrà più opportuna2•

253

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, E AI RAPPRESENTANTI A LONDRA, CARANDINI, E A PARIGI, SARAGAT

T. S.N.D. 4117/c.3. Roma, I I marzo I946, ore 13.

(Per tutti salvo Parigi) R. ambasciatore a Parigi telegrafa in data dell'8 corrente

[n. 265] quanto segue:

<< Ho avuto ieri colloquio con Girai e De Los Rios i quali, dopo recente dichiarazione Tre Potenze, erano molto demoralizzati ed hanno dimostrato nei


1 Con T. 3799/81 del 7 marzo Quaroni, fornendo una rassegna della stampa sovietica, aveva tra l'altro riferito: Pravda riporta messaggio Pearson concernente progetio che sarebbe stato preparato Washington per concedere Italia prestito un miliardo settecento milioni dollari allo scopo sottrarla influenza Russia e darle possibilità costituire Governo democratico su larghe basi. Soltanto così Italia ·--avrebbe aggiunto Pearson ---potrebbe assicurare posizione neutrale e moderata orientamento occidente come richiesto per la stabilizzazione dei rapporti anglo-sovietico-americani)),


2 Per la risposta vedi D. 265.


1 Questo telegramma era diretto per conoscenza anche alle ambasciate a Madrid e a Mosca.


319 confronti Italia disposizioni molto più concilianti di quelle in precedenza accennate e riferite 1• Circa poi accordo commerciale italo-spagnolo i predetti hanno ribadito note obiezioni , ma a mia spiegazione circa necessità in cui trovasi Italia addivenire sua conclusione, hanno replicato debolmente suggerendo che Governo italiano cessasse, quasi a compenso, avere regolari rapporti diplomatici con Governo Franco : ho spiegato difficoltà Italia attuale situazione internazionale prendere iniziativa del genere. Al che De Los Rios ha replicato chiedendo quale accoglienza farebbe eventualmente nostro Governo a presenza Roma rappresentante ufficioso governo repubblicano spagnolo. Gli ho risposto che avrei trasmesso sua richiesta e che mi riservavo di fargli avere, appena possibile, una risposta».

Ho risposto in data odierna quanto segue : (Per tutti) Immediatamente dopo dichiarazioni Potsdam nei confronti del regime Franco , Governo italiano, nel significare sua adesione ai principi esposti in quella dichiarazione , si è impegnato con Londra e Washington a seguire politica concordata con anglo-americani. Governo italiano è in conseguenza senz'altro disposto a giungere sin dove giungano anglo-americani , ma gli sarebbe impossibile andare più oltre, vietandolo appunto quegli impegni. Prego i RR. ambasciatori a Londra e a Washington di voler portare richiesta spagnola inoltrataci per tramite ambasciatore a Parigi a conoscenza Governi britannico e americano, accertandone propositi sopra tutto per quanto concerne eventuale presenza rappresentanti ufficiosi repubblicani a Londra e a Washington 2 .

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI,

AL MINISTRO AD OSLO, RULLI

T. 4124/ 13. Roma , 11 marzo 1946, ore 10.

Suo 33 3 .

Dichiarazioni fattele da codesto mtmstro degli esteri sono da me vivamente apprezzate . Qualunque sia l'appoggio che Norvegia potrà darci in concreto, è bene che codesta opinione pubblica si renda conto equità nostra causa e prenda posizione in conseguenza. Si esprima, la prego , in tal senso .

' Vedi D. 214. 2 Per le risposte di Tarchiani e Carandini vedi rispettivamente i DD. 286 e 275, nota 3 p. 337 . 3 Vedi D. 238.

255

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, GUIDOTTI

T. s. N. D. 4125 /32. Roma, 11 marzo 1946, ore 10.

Suoi 37 e 38 1•

È bene ella sappia che Governo polacco mantiene dichiarato atteggiamento neutralità sulla questione specifica dei confini giuliani e amichevole sul problema generico della nostra pace. Apprezziamo naturalmente molto dichiarazioni fattele da Masaryk e contiamo sulla sua cordiale buona volontà, di cui gli siamo grati, per azione che egli si propone di svolgere presso suoi colleghi di Governo.

Approvo richiesto fiancheggiamento codeste rappresentanze anglo-americane.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 4055-4056/ 86-87. Mosca, 11 marzo 1946, ore 22 (per. ore 9,35 del 12j.

Dekanozov mi ha detto che Consiglio supplenti Londra ha deciso, con pieno appoggio delegato sovietico, inviare lettera Governo italiano per invitarlo far presente suo punto di vista circa trattato di pace. A mia richiesta, mi ha precisato che invito rivolto Governo italiano, almeno secondo punto di vista Governo sovietico, non ha alcuna limitazione. A Governo italiano sono ormai sufficientemente noti punti principali su cui verte trattato: frontiere, colonie, riparazioni, disarmo. Il Governo italiano può esporre suo punto di vista, avanzare proposte, manifestare desideri, sottoporre materiali di documentazione su qualsiasi punto; mi ha aggiunto che potrebbe essere utile se materiale che sarà inviato a Londra fosse nello stesso tempo portato a conoscenza Governo sovietico a Mosca per mio tramite.

· Passando su esame singole questioni mi ha detto che Commissione frontiera jugoslava travasi sul posto già da tre giorni e che è previsto un mese durata suoi lavori. Prevede però che redazione rapporto proposte definitive sarà lunga e difficile. Gli ho fatto presente nostro punto di vista e ripercussioni che su politica interna italiana potrebbe avere soluzione problema frontiera non corrispondente aspirazione almeno parte più equilibrata opinione pubblica italiana. Si è limitato rispondermi che punto di vista sovietico restava quello esposto da Molotov a Londra.


1 Vedi D. 222 .

Circa frontiera settentrionale, dopo avere di nuovo esposto dati economiCI problema, questione optanti. autonomia locale già concessa in principio, ho fatto presente che, di tutte possibili mutiìazioni. Alto Adige sarebbe una delle più gravemente sentite da opinione pubblica italiana. Noi vogliamo vivere in pace con Austria ma popolo italiano, che fino all 'ultimo momento si è trovato contro austriaci sotto forma SS, non potrebbe mai comprendere per quali ragioni dovremmo essere noi unici in Europa costretti fare sacrifici territoriali ai tedeschi. Mi ha risposto che non tro vava reazione opini one pubblica italiana ingiustilicata.

Circa frontiera occidentale, a mia esposizione nostro punto di vista per Tenda e Briga, si è limitato a rispondermi questione non è ancora decisa.

Circa riparazioni, dopo avermi ripetuto punto di vista sovietico già noto, mi ha detto che discussioni continuano molto serrate. Ha tenuto da1mi impressione che anglo-americani sarebbero in sostanza d'accordo con ammettere diritti U. R.S .S. riparazioni e che discussio ni vertono solo su ammontare e quali prodotti ed in che quantitativo potrebbero esse re oggetto riparazioni, in modo da portare minimo disturbo ripresa economia italiana. Gli ho fatto presente, fra l'aìtro, come una parte considerevole opinione pubblica italiana ritiene che, anche se si ammette principio Italia deve pagare ripara zioni, dovrebbe essere tenuto conto di quanto Italia ha già pagato e ch e ammonta a cifre assai rileva nti . Dekanozov mi ha risposto che quanto ha paga to l'Italia è stato pagato esclusivamente a anglo-americani ; che se Governo italiano solleverà questione con sue proposte per solu7jone problema riparazioni , Governo sovietico, purchè sia riconosciuto diritto riparazioni per sè, Grecia, Jugoslavia, Albania, potrà anche studiare questo punto di vista.

Circa disarmo, Dekanozov non mi ha detto nulla di concreto, limitandosi osservare che in linea di principio Governo sovietico non è molto convinto necessità utilità forti limitazioni a rmamenti.

C irca limùazioni sovranità italiana anche dopo armistizio , mi ha detto che

U.R.S.S. è d 'opinione che, una volta conclusa pace, sovranità italiana deve essere ristabili ta nella sua pienezza se nza alcuna limitazione.

Dekanozov mi ha detto che. data lentezza con cui procedono lavori , complessità questioni, difficoltà conciliare differen ti punti di vista e impossibilità scindere trattato di pace con Italia da problemi concernenti Bulgaria e Romania, è personalmente d'avviso che non si potrà avere pronto predetto trattato per 1° maggio.

Ho approfittato occasione per tornare su questione necessità revisione armistizio . Dekanozov mi ha risposto che Governo sovietico sta ancora aspettando proposte americane.

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IL RAPPRESENTANTE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES, AL SEGRETARIO G ENERALE AGLI ESTERL PRUNAS

L. 70/ 35/46 . Roma. 11 marzo 1946.

As you are aware, the Bri tish a nd U nited States Governments have for some time been anxious to bring about tbc res umption of direct relations between Italy and Yugosla via . I have now been instructed to inform you that the British a nd

United States Ambassadors at Belgrade bave recently been authorised to represent orally to the Yugoslav Government the desirability of entering into direct relations with the ltalian Government. The Soviet Government ';Vili be kept informed of this action.

I should be grateful if you would be so good as to bring the foregoing to the notice of the Preside n t of the Council 1•

258

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . 4080/ 375. Londra, 12 marzo 1946, ore 21 (per. ore 9 del 13).

Discorso Churchill a Fulton considerato nella sua concatenazione alle dichiarazioni di Byrnes che lo hanno preceduto, agli eventi internazionali ed alle manifestazioni politiche inglesi che gli hanno fatto seguito, rivela suo vero aspetto di espressione sintomatica di una tensione fra i Tre Grandi che va assumendo aspetti inquietanti.

Nonostante gruppo deputati laburisti abbia denunziato in indirizzo ai Comuni pericoloso carattere anti-comunista che discorso riveste e pur considerato che commenti stampa hanno generalmente manifestato inquietudine per minaccia che costituisce unità Tre Grandi, sta di fatto che Churchill ha calcolato crescente preoccupazione questa opinione pubblica riprendendo sostanzialmente motivi Bevin nei riguardi politica russa ed espansione comunista. Dove i due divergono è sul sistema internazionale a cui Inghilterra dovrebbe appoggiarsi per fronteggiare nell'ambito dell'O .N .U . pressione di Mosca. Churchill punta su Stati Uniti d'America, Bevin su Impero e minori Nazioni. Restano in comune gravi diffidenze verso mire russe e avversione verso metodi adottati per realizzarle.

Sul piano internazionaìe al discorso Churchill hanno fatto seguito passi americani, solidalmente appoggiati da Gran Bretagna , per Persia e Manciuria. Su piano interno Bevin ha riscosso approvazione sua politica estera in recente riunione gruppo parlamentare laburista ove riserve alcuni gruppi per linea seguita verso Russia Grecia e Spagna sono cadute in netta minoranza (si calcola 300 a favore di Bevin su 392 con solo 22 contrari per sua politica verso U.R.S.S .).

Nel dibattito 7 corrente ai Lords stessi motivi inquietudine verso comportamento russo sono emersi in forma particolarmente esplicita (vedi telespresso 555


1 Annotazione di Prunas: «Zoppi. Mi parche l'iniziativa anglo-americana possa ricollegarsi alla recente comunicazione della Commissione alleata circa la possibilità di un rappresentante italiano a Belgrad o. A che punto sta la questione? Seguirla con molta attenzione». Vedi D. 327.

del 6 corr.) 1• Concetti espressi da Cardinale Griffi n (telegramma stampa 47) 1 e ribaditi anche più decisamente in occasione pranzo ufficiale offerto da tre nuovi Cardinali Impero al quale ho partecipato, hanno riscosso unanimi consensi oltre cento personalità invitate e rappresentano sintomo della vivace reazione che si sta determinando in ambienti cattolici i quali esercitano qui singolare influenza politica.

Discorso Churchill giudicato a distanza tempo e prescindendo sue proposte particolari che hanno incontrato ampie riserve in America come anche in Inghilterra riassume antitesi dominante che turba oggi opinione pubblica anglo-americana: da una parte sincero persistente desiderio collaborazione con Russia sostenuto da sforzo interpretarne ragioni difensive, dall'altra dubbi circa volontà russa collaborare e crescenti dimostrazioni ostili politica indulgenza che pare anzichè soddisfare richieste russe incoraggiarle verso limite incompatibile equilibrio influenza cui Inghilterra ed America non potranno rinunziare senza compromettere vitali interessi prestigio .

Pur non perdendo fede sul ravvedimento si avverte qui come da una parte e dall'altra (vedi commento Pravda) si siano ormai pronunciate parole gravi sulle quali sarà difficile ritornare per ristabilire atmosfera che consenta costruttiva ripresa lavori O.N.U.

259

L' ÀMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 4081 /90. Mosca, 12 marzo 1946, ore 23,55 (per. ore 10 del 13) .

Telegramma di V. S. 4036 2•

Impostata su basi modus vivendi, ossia su modificazione status armistizio, proposta anglo-americana non (ripeto non) ha nessuna probabilità di essere accolta dai russi, nè adesso, nè in caso conclusione trattato di pace dovesse, come è probabile, subire ulteriori rinvii. Come è perfettamente noto sia a Londra che a Washington, modifica status armistizio , che sarebbe difficile distinguere da pace provvisoria, non sarebbe certo accettata dai russi per sola Italia: occorrerebbe per lo meno che Inghilterra e America consentissero stessa concessione nei riguardi ex satelliti orientali , il che implicherebbe fra l'altro riconoscimento Governo bulgaro proprio in un momento in cui questione si trova in alto mare. Trattasi circolo vizioso, poichè conclusione nuovo modus vivendi è possibile solo in caso buon accordo frà Tre Grandi: qualora questo esistesse, non ci sarebbero grosse difficoltà per rapida conclusione pace definitiva; non esistendo invece accordo, come è il caso, non è possibile nemmeno modus vivendi. Unica cosa che si potrebbe realizzare, se ci fosse realmente buona volontà da parte Potenze occupanti, sarebbe modifica


1 Non pubblicato. 2 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 241.

clausole economiche-finanziarie armistizio: asserire che questo non è possibile senza modificazione anche status armistizio, anche se giuridicamente fondato, equivale in pratica consolarci con promesse irrealizzabili e abbastanza ingenuo giuoco scarico responsabilità tendente far cadere, di fronte opinione pubblica italiana, colpa per continuazione attuale stato di cose sull'uno o sull'altro dei Tre Grandi.

260

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERJ

T. 4171 / 367. Washington. 13 marzo 1946, ore 10,06 ( per. ore 9 del 14).

Suoi telegrammi n. 203 1 e 211 2 .

Fraser essendo già partito per Wellington ho pregato questo ministro di Nuova Zelanda di volergli trasmettere ringraziamento e cordiale saluto di V. E. e del vice presidente Nenni .

Ho contemporaneamente interessato predetto mio collega per sollecitare ripresa relazioni fra l'Italia e il suo Paese . Al riguardo gli ho anche comunicato colloqui di Carandini con ministro di Australia a Londra e assicurazioni di interessamento da questo dategli. Ministro mi ha assicurato avrebbe subito trasmesso a Fraser mia comunicazione e che avrebbe raccomandato vivamente lo scambio di rappresentanti tra nostri due Paesi .

Ho pure messo al corrente di quanto precede questo ministro di Australia , comunicandogli conversazione avuta con Fraser e ricordandogli favorevole affidamento dato da Evatt nel novembre scorso (mio telegramma 833 del 24 novembre u.s.) 3 ; anche detto ministro mi ha promesso che avrebbe subito riferito suo Governo.

Mi è sembrato opportuno informare Dipartimento di Stato di questi contatti, dato sia interesse manifestato in altri casi per facilitare nostra ripresa di relazioni e sia influenza U.S.A. sui Dominions .

Onde esperire ogni possibilità di ripresa relazioni con predetti Dominions prima Conferenza pace Parigi , informo anche che , a quanto mi ha segnalato questo delegato apostolico, Governo australiano comprende alcuni influenti cattolici, tra cui vice presidente Forde, che sarebbe in ottimi rapporti con locale rappresentante Santa Sede.


1 Vedi D. 224.


2 Con T. 3843/211 del 6 marzo si ritrasmetteva a Tarchiani il resoconto di Carandini sul colloquio menziona to nel testo .


3 Non pubblicato .

261

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. 4198/370. Washington, 13 marzo 1946, ore 20,17 (per. ore 12,10 del 14).

Con telegramma 3501 ho accennato anche più ottimistica valutazione Dipartimento di Stato circa favorevole soluzione Alto Adige. A tale riguardo viene oggi precisato da Dipartimento di Stato che Consiglio pace Londra, in una recente seduta, ha deciso respingere richiesta Governo Vienna per annessione all'Austria intera regione dell'Alto Adige sino a Salorno . Nella stessa seduta si è anche abbordata questione rettifiche frontiera in favore Austria, ma varie delegazioni non avrebbero sufficientemente precisato proprio punto di vista e si sarebbero decise riprendere discussione in successiva riunione. Secondo Dipartimento di Stato, mentre sarebbe ormai acquisito il punto che, salvo imprevedibili eventi, intera provincia Bolzano non passerà all'Austria, vi sarebbero ancora divergenze e incognite su entità rettifiche da consentire. È stato al riguardo aggiunto che, quando anche altre delegazioni non accettassero limitare rettifiche a zona San Candido e Tarvisio, e rettifiche stesse dovessero essere estese a zone più larghe, decisione finale per tali limitati territori potrebbe essere anche demandata ad un plebiscito (richiamo mio telegramma n . 129) 2 .

Ho naturalmente protestato contro tale possibilità e ho messo in guardia contro pericolo procedimento sistema plebiscitario .

262

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 4134/92. Mosca , 13 ·marzo 1946, ore 21,20 (per. ore 12,15 del 14).

Telegramma di V. S. 4118 3 .

Gusev avrebbe dovuto venire Mosca per prendere parte attuale sessione Soviet Supremo di cui recentemente è stato eletto deputato. Effettivamente anche qui, in questi ultimi tempi, si nota certo miglioramento atteggiamento sovietico nostro


1 Vedi D. 245. 2 Vedi O. 139. 3 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 240.


326 riguardo, Ritengo lo si debba attribuire in parte necessità tener conto campagna internazionale propaganda che si sta facendo pro e contro U.R.S.S. e in parte considerazioni concernenti prossime elezioni. Comunque, esso significa maggiore interessamento Italia da parte Russia e come tale potrebbe anche accentuarsi. Per non farsi però eccessive illusioni, tengo a precisare che possibile nuovo atteggiamento russo nei nostri riguardi non (ripeto non) può alterare linee generali politica sovietica: esso resta quindi conten4to nei limiti da me segnalati nel mio telegramma



263 .

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 4258/94. Mos ca , 14 marzo 1946 , ore 21,15 (per. ore 9,30 del 15) .

Nel corso ultimo colloquio avuto con Dekanozov2 ho potuto nuovamente sincerarmi che dichiarazione V. S. ai giornalisti di cui telegramma n. 603 è stata qui apprezzata sua giusta importanza ed ha fatto buona impressione.

Specie in vista considerazioni di cui mio telegramma n. 92 4 , riterrei massima importanza che stampa italiana e per lo meno ·stampa partiti attuale coalizione governativa , si astenesse prendere posizione attuale campagna propaganda contro Russia , tanto più che, in vista continuo estendersi aree frizione , detta campagna è probabilmente destinata accentuarsi nel prossimo futuro.

Sempre che V. S. lo ritenga possibile, sarebbe utile che Popolo (cui atteggiamento è qui seguito con particolare interesse essendo organo partito di cui ella è a capo) prendesse iniziativa di una specie di campagna stampa diretta mettere in guardia popolo italiano contro diffusione notizie fal se tendenziose dirette contro

U.R.S.S. Punto di partenza di questa campagna po trebbe utilmente essere il seguente: Italia deplora mancanza accordo fra Tre Grandi, tanto necessario per consolidamento pace ricostruzione mondo . Se Italia fosse già in grado avere parte sia pure modesta politica internazionale, tutti suoi sforzi sarebbero appunto diretti


1 Vedi D . 175. 2 Vedi D. 256 . 3 Vedi D. 237. 4 Vedi D. 262.


327 facilitare consolidare buona intesa fra i Tre Grandi, che è anche suo interesse. Nella sua presente situazione, contributo Italia questo fine può prendere solo forma rifiuto lasciarsi trascinare campagne di propaganda .

Date considerazioni da me ripetutamente esposte, anche se atteggiamento stampa democristiana ed altri partiti più a destra avrebbe certamente qui ripercussioni a noi favorevoli, non bisogna attendersi da essa miracoli: tuttavia , data nostra difficile situazione, riterrei opportuno non trascurare nulla di quanto possa contribuire migliorare atteggiamento russo nostri riguardi 1•


264 .

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 4322/95. Mosca, 15 marzo 1946, ore 19,44 (per. ore 9 del 16).

Tutti i giornali sovietici odierni pubblicano prima pagina su intera colonna e con titoli a grandi caratteri intervista che Stalin ha concessa ad un corrispondente del giornale Pravda sul discorso Churchill 2 .

Mentre trasmetto per corriere il testo integrale predetta intervista, mi limito qui informare che nei circoli diplomatici Mosca essa ha suscitato certa impressione, in quanto è stato notato che Churchill è in fondo un uomo privato , e che quindi non era necessario che un capo del Governo rispondesse . Erano già ampiamente sufficienti due articoli apparsi su Pravda e lsvestia.

Sta di fatto però che Churchill, indipendentemente dalla circostanza che non è attualmente al governo , è uno degli uomini politici più in vista del mondo e la posizione nettamente antisovietica, che egli ha preso da alcuni mesi a questa parte, non può non preoccupare questi dirigenti . Dopo sei anni di guerra -e di dura guerra -tutti anelano alla pace, ma nello stesso tempo tutti non possono non rilevare che U.R.S.S. continua la politica del sic volo si iubeo a cui gli anglo-americani hanno dovuto, volenti o nolenti , sottostare durante comune guerra contro Hitler. Stalin teme quindi che Churchill possa diventare l'iniziatore di una campagna anti-russa e quindi corre ai ripari , non difendendosi, ma, secondo la tattica sovietica, attaccando decisamente il suo avversario.

Stato dei rapporti fra Alleati comincia seriamente preoccupare anche opinione pubblica sovietica e si parla abbastanza apertamente stanchezza guerra grande maggioranza popolazione.


1 Per la risposta vedi D . 271. 2 Vedi D. 230.

39 1 . In particolare, non (ripeto non) è da prevedere mutamento almeno radicale posizione Governo sovietico questione nostre frontiere. Ritengo tuttavia necessario mostrare da parte nostra che siamo sensibili questo mutamento politica russa : converrebbe perciò che stampa italiana, specie partiti centro e destra, almeno di quelli facenti parte coalizione governativa, desse opportuno rilievo iniziativa rappresentante sovietico.
265

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 4255 /96. Mosca, 15 marzo 1946, ore 0,35 (per. ore 9,30) .

Ho fatto a questo Commissariato precisazioni di cui al telegramma di V. E. n. 63 1 aggiungendo una volta di più che era ferma intenzione Governo italiano non aderire a politica di blocchi specie se diretti contro U.R.S.S. Riterrei utile che precisazione di cui al suo telegramma fosse oggetto anche di qualche articolo nella stampa italiana specie quella più vicina alla S. V. Sempre che ciò sia possibile per considerazioni politica generale, ogni precisazione da parte nostra nello stesso senso, ogni volta che occasione si presenti, è suscettibile avere qualche influenza favorevole su atteggiamento russo nostri riguardi .

266

IL CONSOLE GIUSTI DEL GIARDINO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNTO SEGRETO 052 . Venezia, 15 marzo 1946.

Mio appunto 032 del 22/ 2/46 2 .

La sera del 10 corr. fra le 20,30 e le 24 nell'abitazione dell'ing. Gandusio a Trieste ha avuto luogo una seconda riunione fra le persone di cui al mio appunto in riferimento: vi assisteva anche il presidente di zona di P o la, Dandri .

Gli slavi hanno subito dichiarato che la precedente proposta di elezioni immediate non pareva loro più di attualità dato che si rendevano conto che per attuarla sarebbe occorso un periodo di tempo piuttosto lungo e hanno invece chiesta la collaborazione italiana nel domandare alle autorità alleate lo scioglimento della Polizia civile e che i giornali italiani della Venezia Giulia desistano dal loro atteggiamento antislavo. È stato risposto che la questione della Polizia civile ha carattere contingente e che comunque essa non riguarda minimamente gli italiani ma soltanto le autorità di occupazione.

Nel corso della discussione, che si è svolta animata e che in un battibecco Puecher-Pogassi ha assunto tono di particolare asprezza, è stata ventilata la possibilità di creare -all'infuori della ordinanza n. Il del A.M.G. -degli organi


1 Vedi D. 252. 2 Vedi D. 206.

amministrativi misti. Entrambe le parti hanno dichiarato che avrebbero studiato la cosa e si sono riservate di far conoscere il loro punto di vista . Mi riservo di riferire ulteriormente dopo che avrò parlato anche con Puecher e Hughues, avendo fin ' ora visto dei partecipanti alla riunione solo il Gandusio.

267

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERT

T. S. N. D. 4359/380-381. Washington, 16 marz o 1946, ore 1,53 ( per. ore 11,30 del 17 ) .

Suo telegramma 4312 1 e mio telegramma 37J2.

Come ho riferito , tra l'altro con mio telegramma 273 3 , appunto allo scopo di rendere schema definitivo americano più accettabile da parte sovietica, si è qui pensato di intitolarlo semplicemente «progetto di accordo per revisione armistizio italiano»; balenato accordo dovrebbe sostituire il «lungo armistizio» del settembre 1943, incrinato anche per conto dell'U.R.S .S., e lasciare sussistere «armistizio corto» del .3 settembre 1943, malgrado nella primitiva intenzione americana si desiderasse eliminare anche questo ultimo. Poichè armistizi conclusi da Mosca con Stati europei orientali sono composti molto brevi e concisi ed è stato colà oggetto di qualche critica complessità testo nostro armistizio, si ritiene qui che, sotto tale aspetto formale, semplificazione apportata da progetto americano non dovrà essere vista con sfavore da Governo sovietico.

Quanto clausole economiche-finanziarie come del resto anche per le altre, ho ripetutamente riferito (richiamo mio telegramma 176)4 che, mentre Dipartimento di Stato ha costantemente assicurato essere disposto dal canto suo venire incontro a noi in modo ragionevole, esso ha sempre rilevato accanitamente dovere tenere presente opinione inglese, nuovamente riaffiorata anche in ultima comunicazione fatta a Londra ad ambasciatore Carandini quando pratica iniziativa americana si era andata concretando .

Comunque, mentre Dipartimento di Stato continua sua opera persuasiva presso Governo inglese, ho ad ogni buon fine ritenuto opportuno fare interessare da generale Hume nuovo ambasciatore degli U.S.A. a Mosca aUa questione della revi sione dell'armistizio affinchè possibilmente la tenga presente quanto raggiungerà sua sede. Generale Bedell Smith è appunto firmatario armistizio corto. Così pure, per quello che potrà valere, si è cercato illustrare a questa ambasciata sovietica importanza che


1 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 259. 2 T. s.n.d. 4246/373 del 14 marzo. non pubbli cato . 3 Vedi D. 203. 4 Vedi D. 164.

potrebbe assumere assenso di Mosca all'iniziativa americana. Mi rendo conto che questione si presenta con gli estremi di un circolo vizioso. Tuttavia non vedo attualmente che, al di fuori presente iniziativa americana, vi sia altro movimento per ottenere almeno una parte di quanto desiderato dal Governo italiano nel campo economico . Ritengo quindi convenga da p~rte nostra continuare ad insistere affinchè faticosa iniziativa americana possa darci almeno qualche risultato concreto. Ostacoli anglo-russi non sarebbero da escludere, divenendo però d'ora in poi rifiuti meno agevoli perchè più significativi ed atti provocare ripercussioni in attuale situazione interna italiana.

268

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VARSAVIA, SOARDI

T. 4465/ 74. Roma, 16 marzo /946 , ore 16.

Ci sarebbe utile conoscere ogni noti zia ella potesse raccogliere circa scopi e risultati visita maresciallo Tito costì. Jugoslavi premeranno fra l'altro in questa occasione per ottenere maggiore appoggio polacco nella questione confini giuliani. Molto confidiamo che codesto Governo voglia e sappia mantenere al riguardo quell'atteggiamento di neutralità che ha sin qui seguito e che costituirà certamente una delle giustificazioni più solide per il rafforzamento. oggi e nell'avvenire, dell'amici zia italo-polacca 1•

269

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VARSAVIA, SOARDI

T. S. N. D . 4503 /76. Roma, 17 marzo 1946, ore 11,30.

Ho illustrato questo incaricato d 'affari di Polonia azione da noi svolta presso Santa Sede per ottenere che ambasciatore Papée limiti sua attività allo stretto necessario e confidenziali , favorevoli assicurazioni ottenute al riguardo dalla Segreteria di Stato, che è, come noi , perfettamente consapevole della convenienza di mantenere atteggiamento della maggiore correttezza verso Varsavia 2 . Nell 'accennarne costì anche da parte sua, voglia assicurare che intendiamo agire nello stesso senso anche per l'avvenire, se sarà necessario .


1 Per la risposta vedi D. 273. 2 Vedi DD. 178 e 229.

Ella è d'altra parte già al corrente delle conversazioni avute da Tarchiani qualche giorno fa al Dipartimento di Stato a proposito delle truppe del generale Anders 1• Dia anche di ciò riassuntiva notizia costì , a dimostrazione della nostra buona volontà e buona fede 2 .

270

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, FORNARI

T. S.N.D. 4551 / 114. Roma, 18 marzo 1946, ore 17.

Suo telegramma 111-112 3 . Pregola esprimere Moreno Quintana vivo apprezzamento R. Governo per azione da lui svolta a Londra in nostro favore. Stessa azione potrebbe venire ripresa a momento opportuno anche in relazione situazione che potrà determinarsi dopo conclusione elezioni costì.

271

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERT, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA , QUARONI

T. S.N.D. 4552/73. Roma, 18 marzo 1946, ore 19.

Suo 94 e precedenti 4•

D'accordo. Mie dichiarazioni sono state infatti dirette a rappresentanti stampa italiana e straniera che le ha ampiamente riprodotte. Continuerò ad agire nello stesso senso. Tale compito mi sarebbe peraltro di molto facilitato se stampa e partiti comunisti stranieri adottassero atteggiamento più obiettivo nei nostri confronti . Ad esempio: in Francia comunisti sono in pieno accordo coi gruppi più accesamente militaristi per insistere sulle rivendicazioni massime alla frontiera


1 Tarchiani aveva riferito con T. 3458/302 del 28 febbraio quanto segue: «Dipartimento di Stato, pur mostrando di rendersi conto della situazione italiana, ha osservato che predette truppe polacche dipendono esclusivamente da Inghilterra e che ministro degli affari esteri inglese aveva pubblicamente manifestato suoi intendimenti di raggiungere una soluzione equa a proposito del problema. Dipartimento di Stato gradiva molto che da parte nostra si continuasse a ten erlo al corrente della questione».


2 Per la risposta vedi D . 289.


3 Con T. 4053 / 111-112 dell'Il marzo Fornari aveva riferito su ll'azione a favore dell'Italia svolta dall 'Argentina in seno alla Conferenza delle Nazioni Unite. Vedi D. 4.


4 Vedi D. 263.

occidentale e L 'Humanité si affanna con estrema violenza verbale a dimostrare la necessità che Trieste sia senz'altro trasferita alla Jugoslavia. Naturalmente è chiaro che tutto ciò riguarda la Francia e non i Soviet. Ma è altresì evidente che è di altrettanto più difficile sopire le reazioni reciproche per quelle connessioni che opinione pubblica crede, a torto o a ragione, di scorgervi.

Vi sono d'altra parte posizioni polemiche che, alla vigilia elezioni per la Costituente, saranno certamente riaffermate con estrema vivacità. Converrebbe che a codesta imminente atmosfera italiana codesti ambienti fossero preventivamente preparati per ridurre le proporzioni e la portata di quello che effettivamente sarà contrasto di carattere puramente interno e non internazionale.

Comunque, ripeto , continuerò ad agire nel senso anzidetto . È superfluo dirle che anche opinione italiana è estremamente sensibile a tutto quanto riveli un maggiore interesse sovietico alle cose nostre e una coincidenza generica o specifica fra gli interessi dei due Paesi in questioni che ci riguardino.

272

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D . 4477/ 410. Londra. 18 marzo 1946 , ore 22 ,20 (per. ore 17,30 del 19).

Oggi ho ampiamente riepilogato situazione con Dunn. Sorvolando su mie ovvie repliche, riferisco quanto mi ha dichiarato :

l) andamento Conferenza : assolutamente nessun progresso . Punti di vista permangono o divergenti o non espressi in attesa chiarirsi situazione generale ;

2) nostra partecipazione Conferenza di Londra: anglo-franco-americani permangono favorevoli chiamata delegazione italiana questa fase lavori ma, anche in questa ma teria procedurale, non è stato ancora possibile prendere precise deliberazioni, co sicché a rigore non ci è finora assicurato che espressione nostri punti di vista per iscritto ;

3) colonie e Dodecanneso : nulla di nuovo di fronte immutato atteggiamento russo ;

4) Venez ia Giulia: non se ne parla in attesa rapporti Commissione ;

5) Alto Adige : memorandum austriaco rivendica provincia Bolzano previo riconoscimento proprietà e garanzia utilizzazione italiana impianti idroelettrici e altre attività industriali . Dunn riconosce che tale proprietà, per essere reale e garantita , non può andare disgiunta da nostra sovrani tà territoriale. Russia è contraria rivendicazioni austriache, America è ferma su loro limitazioni a minori rettifiche , Inghilterra pare ora avvicinarsi tesi americana, ma nessuna concreta controproposta anglo-americana è stata ancora formulata ;

6) Tenda e Briga: atteggiamento francese permane rigido. Dunn ritiene che ogni sforzo debba essere fatto da parte nostra e francese per risolvere questione frontiera occidentale al di fuori della Conferenza, il che toglierebbe anglo-americani dal grave imbarazzo del decidere e sarebbe un primo esempio di accordo diretto, salutare per relazioni italo-francesi e per eventuale avviamento altri accordi del genere. Mi ha pregato segnalare particolarmente V.S. questo suo suggerimento che risponde al vivo desiderio Dipartimento di Stato.

Non potendo affrontare questioni territoriali Conferenza ha ripiegato su riparazioni e disarmo.

Riparazioni: U.S.A. non solo hanno accettato principio che riparazioni siano dovute a Russia, Jugoslavia, Grecia, Albania. ma hanno avanzato concreta proposta intesa limitare nostri sacrifici alla cessione di quel sovrappiù della nostra attrezzatura industriale che risulti caratteristicamente destinata produzioni belliche. U.S.A., concordando con punto di vista inglese, non demorderanno dal principio che le riparazioni non debbano intaccare la nostra struttura economica di pace, né si risolvano in una devoluzione diretta o indiretta dei soccorsi che l'Italia riceve per la sua rinascita.

Disarmo:. in materia di nostri armamenti terrestri, marittimi, aerei punti di vista americano e inglese concordano in massima perfettamente in vista di una soluzione ragionevole che consentirà alla nostra marina di assolvere limitati compiti nella sicurezza mediterranea ed al nostro esercito di garantire ordine interno e prima difesa contro una locale aggressione dall 'esterno in attesa intervento organi sicurezza collettiva. Punto di vista americano è che sia da escludere uno sviluppo delle nostre forze armate eccedenti questi limitati compiti.

In massima queste informazioni di poco si scostano da quelle più generiche fornitemi da Jebb in precedente colloquio 1 .

273

L'INCARICATO D' AFFARI A VARSAVIA, SOARDI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERT

T. 4495/ 89. Varsavia. 19 marzo 1946. ore 8 ( per . ore 9 del 20).

Miei 82, 86 e 88 2 e suo 74 3.

Soggiorno Tito Varsavia, cui seguirà visita Praga. è qui considerato sintomatica manifestazione inquadramento politico paesi slavi e, secondo opinione largamente


1 Del colloquio con Jebb, Carandini riferì sol o circa un argomento , in poche righe, con T. 4496/412 del 19 marzo , non pubblica to; ma vedi D. 276.


2 Non pubblicati: riferivano notizie di cronaca su lla visita di Tito a V arsa via .


3 Vedi D. 268.

diffusa, dovrebbe essere coronato da patto amiCIZia. Ambienti ufficiali polacchi mostrano soddisfazione per questa prima visita Polonia grande personaggio politico straniero, anche perché rafforza prestigio Governo mentre ancora aperto noto conflitto partiti Lublino con partito popolare polacco per elezioni. Traesi altresì motivo compiacimento da precedenza data a Varsavia su Praga, specie in vista note vertenze territoriali ceco-polacche, di cui negoziati in corso (mio telespresso 8 corrente 352) 1 non hanno . fatto che porre in maggiore risalto estrema difficoltà soluzione.

Circa questione giuliana, nonostante stampa locale abbia assunto atteggiamento decisamente favorevole tesi Belgrado, pressioni jugoslave non sarebbero sinora riuscite ottenere da Governo polacco affidamenti desiderati.

Proroga soggiorno Varsavia di Tito, che avrebbe dovuto partire oggi, viene attribuita tali difficoltà e mi si assicura aver suscitato un certo malessere in queste sfere governative. Come riferito con telespressi 7 febbraio 318 e 16 corr. 400 2 , ho già ripetutamente attirato attenzione questo Ministero esteri su atteggiamento circa frontiera giuliana, intrattenendone anche ministro Rzymoswki, in assenza Modzelewsky con cui questione precedentemente trattata da ambasciatore Reale. Assicuro continuerò interessarmi presso questo Governo, insistendo su affidamenti già datici e su importanza suo atteggiamento in relazione sviluppo rapporti italo-polacchi 3 .

274

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VARSAVIA, SOARDI

T. 4611 /80. Roma , 19 marzo 1946, ore 11,30.

Ambasciatore Reale comunica: «Suo n. 854 . Ricordi vice ministro Modzelewski sue ripetute assicurazioni suoi impegni precisi circa questione Venezia Giulia. Ricordi inoltre ministro esteri nostra ultima conversazione Praga sue dichiarazioni circa atteggiamento della Polonia. Insista sull'estrema importanza che giusta soluzione questione confini ha per noi».


1 Non pubblicato.


2 Non pubblicati .


3 Con successivo telegramma del 20 marzo . n. 4590/91 , Soardi riferiva della conferenza stampa nella quale Tito <<su questione giuliana detto semplicemente Jugoslavia attendere conoscere esito lavori Commissione alleata. Confermato rapporti fascisti jugoslavi con Anders. Definito discorso periodo bellico. Proclamato pieno appoggio jugoslavi questione frontiere occidentali Polonia ».


4 Con T. 4415/85 del 16 marzo Soardiaveva informato Reale, che era a Roma, della sua impressione che la Polonia stesse abbandonando la posizione di neutralità benevola per l'Italia circa la frontiera orientale.

275

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 4500/416. Londra , 19 mar zo 1946, ore 24 (per. ore 9 del 20).

Bevin mi ha intrattenuto oggi lungo colloquio improntato particolare confidente incoraggiamento. Dichiarazioni su argomenti particolari confermano punti di vista già noti , ma senso generale conversazione prova che, apprezzando nostro sforzo e difficoltà, egli è mosso volontà aiutarci e chiara visione nostro valore e compito futuro. Il tutto espresso con semplicità sincera che lo caratterizza.

Mi ha manifestato sua soddisfazione per andamento cose italiane; comprende che l'Italia come la Grecia è messa a grave disagio dalla pressione esterna di due diverse influenze. Desidera che nulla sia fatto da noi di meno che amichevole verso la Russia ed afferma nel contempo che ci considera elemento vitale nell'orbita britannica. Da questa dichiarazione, espressa con forza, risulta chiaramente implicita la sua approvazione ad una nostra linea politica che ci faccia, nella nostra particolare sfera di interferenze, elemento conciliatore e non disintegratore fra i Tre Grandi.

In materia di modus vivendi si è espresso con particolare convinzione per tagliar corto ad ogni ingiusta interpretazione suo atteggiamento. Egli sta premendo più specialmente altri per liberarci al più presto , con una pace soddisfacente, da ogni pressione finanziaria e giuridica o impedimento. Resta fermo nella speranza che entro maggio si possa giungere ad una soluzione. Egli non è meno favorevole degli americani alla eventuale adozione di un modus vivendi, ma in questa minuziosa e forse decisiva fase delle trattative di pace è persuaso sia errore anche solo il parlarne poiché la prospettiva di un rimedio di ripiego toglie vigore alle sue argomentazioni circa improrogabilità della pace, ed offre il destro ad eventuale interessata dilazione di altri. Se e quando sarà convinto che pace non è possibile nei termini previsti, darà tutto il suo appoggio al modus vivendi. Così regolandosi, è convinto provvedere n~alisticamente al bene nostro. Il suo energico adoperarsi per un'immediata pace definitiva esclude ogni supposizione che presente riluttanza a modus vivendi sia mossa da gretti motivi, o da incomprensione delle nostre estreme necessità.

Egli ha affermato che riassetto economico inglese procede più rapido di quanto non appaia. Fra pochi mesi, riconversione industriale avrà fatto passi decisivi sì che, a pace conclusa, Inghilterra sarà in grado dare all'I talia il più fattivo aiuto economico .

Degna di nota sua dichiarazione per Alto Adige. Pur premettendo che non poteva ancora manifestarmi suoi definitivi propositi , mi ha assicurato che, avendo considerato a fondo la mia lettera del 12 gennaio 1 , teneva conto delle ragioni morali dei fattori psicologici che avevo messo in evidenza per questo particolare


1 Vedi D. 106, Allegato.

problema. Il che mi è parso indicare da parte sua una sensibile, pur essendo stato ancora riservato, evoluzione di giudizi a nostro favore.

Pur volendomi attenere a prudente interpretazione e non allontanandomi dalla visione della dura realtà che dovremo superare, devo constatare che ·Bevin ha inteso darmi una prova non equivoca della considerazione in cui ci tiene ed una incoraggiante indicazione del posto che ci riserva nei suoi futuri disegni.

Tutto sommato da questo colloquio, come dal precedente con Harvey (mio telegramma 355) 1 , parrebbe risultare che la mia aperta spiegazione con Sargent (mio telegramma 279) 2 non abbia avuto, per lo meno, effetto negativo 3 .

276

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. PERSONALE. Londra, 19 mar zo 1946.

Ti ringrazio per la tua lettera4 e replico solo per farti osservare che non ho mai inteso suggerirti una politica di alta mediazione fra i due blocchi contendenti, il che sarebbe avventura presuntuosa, inutile e pericolosa. II «ponte fra Oriente e Occidente» è una espressione retorica, non mia, e che con te respingo . Nella mia lettera ti dicevo che « siamo troppo deboli per permetterei di considerarci e di agire come clienti esclusivi dell'un blocco e come impliciti competitori dell' altro». I concetti di debolezza e di clientela escludono da soli la immaginazione di una funzione mediatrice autonoma e attiva quale quella infelicemente tentata da de Gaulle . Credevo di aver ben chiarito il mio pensiero aggiungendo che <d'un blocco non è in grado di proteggerei a fondo e l'altro è tanto forte da paralizzare ogni soluzione che possa risolversi in un nostro paventato rafforzamento». Partendo da un nostro criterio strettamente difensivo, concludevo che «solo una politica di schietta e chiara neutralità mi pare possa consentirci di adempiere la nostra funzione mediatrice attirandoci la simpatia o la tolleranza dell ' una parte e dell' altra».


1 Vedi D . 241.


2 Vedi D . 200.


3 Nel colloquio furono trattati altri due argomenti sui quali Carandini riferì separatamente con i seguenti telegrammi. T . 4498 /414: «Ho eseguito istruzioni di cui al telegramma di V.E . n. 4117 /C. [vedi

D. 253]. Bevin mi ha risposto che nel momento attuale Inghilterra non ha intenzione ricevere rappresentante ufficioso Governo Girai che tra l'altro non raccoglie appoggi di tutta opposizione repubblicana sia dentro che fuori Spagna. Govern o britannico non vuole creare precedente del genere e si è analogamente regola to con i monarchici. Bevin ha mostrato apprezzare linea di condotta da noi adottata ». T. 4499/415 : «Bevin mi ha dichia rato che, a seguito recenti intese con generale Anders, ha deci so provvedere alla graduale smobilitazione delle forze polacche in Italia secondo lo schema seguito per le truppe inglesi. In qualche mese la smobilitazione sarà completata. Inghilterra provvederà sistemare nell'Impero gli smobilita ti che non intendono rientra re in Polonia. Tale a rgomento sarà oggetto di una sua imminente dichiarazione alla Camera dei Comuni».


4 Vedi D . 226.

Come vedi non potevo esprimere un concetto più passivo e più lontano dalla superba e vana pretesa di accamparci mediatori nella grande disputa che divide i «Big Three». Mediazione sì (e forse avrei detto meglio conciliazione) ma per quanto riguarda le limitate controversie anglo-russo-americane di cui siamo diretto oggetto. Questo ho voluto dire e se mi hai diversamente compreso, ciò significa che mi sono mal spiegato.

In quanto alla possibilità di realizzare una tale politica, ci credo fermamente fino a che i Tre Grandi. nonostante le esteriori invettive, restano intimamente convinti della necessità di non separarsi.

Finora il «con noi o contro di noi» nessuno ce lo ha detto. Il Foreign Office ha apertamente apprezzato ed approvato la nostra esigenza (che ho sempre apertamente manifestata) di mantenere equilibratamente buoni rapporti ad Est ed a Ovest. Quando io dico loro: «Se voi foste in grado di proteggerei al cento per cento potremmo anche contare esclusivamente su di voi, ma, dato che ci potete proteggere solo al cinquanta per cento, noi possiamo essere con voi all'ottanta per cento ma non al cento per cento», essi comprendono. non solo, ma mi incoraggiano a coltivare più comprensive relazioni con la Russia perché sentono con me che «è interesse anglo-americano che noi smussiamo al possibile le opposizioni russe alle misure a favore dell'Italia che essi anglo-americani lottano per realizzare».

Tutto questo, ripeto , regge non nel quadro di una vacua ricattazione, ma di quella realistica ed onesta conciliazione che è perfettamente compatibile con la nostra posizione, con la nostra lealtà e la nostra dignità.

Conto valermi della chiusa della tua lettera nel colloquio che avrò fra un 'ora con Bevin 1• Il mio telegramma di ieri n. 410 2 , in cui riferisco il colloquio avuto con Dunn, ti dice in succinto quale sia la situazione ad oggi.

Ieri ho avuto a pranzo, fra gli altri, Gladwyn Jebb (delegato supplente inglese a Lancaster House) e Massigli . Jebb mi ha dichiarato che le notizie che giungono dalla Commissione in Venezia Giulia sono buone3 . I lavori procedono in buon accordo. I delegati russi si comportano con equanimità. Lo scenario d'archi di trionfo e di totalitario entusiasmo, predisposto nella zona B, lascia indifferenti i delegati. Apprezzato il composto atteggiamento italiano.

S()nza dire naturalmente che il suggerimento mi veniva da Dunn, ho accennato a Massigli 4 il rincrescimento che la Francia e l'Italia non avessero potuto amichevolmente regolare le rettifiche alla frontiera occidentale e che la questione avesse dovuto essere portata davanti al Tribunale dei Quattro la cui decisione in materia avrebbe inevitabilmente creato un pericoloso scontento o in Francia o in Italia. Un libero accordo avrebbe certo avuto un salutare effetto nelle relazioni italo-francesi costituendo un felice esempio per un mondo che pare aver perso le vie della conciliazione. Gli ho chiesto, a titolo privato, se riteneva chiusa ogni possibilità allo stato attuale della procedura. Massigli si è interessato e mi ha promesso di tastar terreno a Parigi ove si reca per un paio di giorni. Successivamente, mi ha


1 Vedi D. 275 e il seguito di quest a lettera.


2 Vedi D . 272.


3 Vedi D. 272, nota l.


4 Sul colloquio con Massigli , Cara ndini aveva riferito con T. s.n.d. 4501 /417. dal 19 marzo . quanto qui dice più diffusamente.

invitato a pranzo, con Couve de Murville, giovedì 21 1 . Per il caso che rientrassero in argomento, ti ho telegrafato perché tu, se la cosa ti interessa, mi dia eventuali istruzioni. Si tratta di una questione «out of my province» e che ho abbordata di sbieco a titolo di saggio, il che mi è stato facile date le mie intime relazioni con Massigli. Se la cosa non ti pare opportuna, non ho che da !asciarla cadere.

Pomeriggio. Ritorno ora dal colloquio con Bevin sul quale ti riferisco con ampio telegramma2• Voglio solo confermarti che ho trovato un Bevin calmo, sereno, particolarmente confidente ed amichevole. Le nostre relazioni sono ormai fondate da parte mia su una simpatia ed una estimazione che non potrebbero essere più grandi e da parte sua su una fiducia verso di me che mi conforta e mi rende facile la sincerità e la confidenza che egli mi permette.

Mi ha parlato delle difficoltà inglesi e dei progressi compiuti per risolverle, col tono di chi ha ingaggiato una grossa battaglia con buone prospettive. È molto soddisfatto per il delinearsi di una buona accoglienza indiana alla Missione ministeriale britannica che si reca sul luogo per giungere ad una coraggiosa soluzione di cui Bevin rivendica la paternità. È un uomo che parte con idee chiare e che dispone dell'energia necessaria per arrivare. Fra tutti i «leaders» di ogni provenienza che ho avvicinato e avvicino in questa mia larga esperienza, egli rappresenta per me la figura più solida, certo di statura proporzionata al suo compito. È un uomo privo di ogni retorica e di ogni facile condiscendenza. Quello che dice è quello che sente. E fra il suo sentire ed il suo agire vi è un nesso sicuro. Per questo ho apprezzato e ti segnalo le espressioni di compiacimento che egli ha avuto per il generale andamento delle cose italiane. L'ordinato svolgersi delle nostre prime elezioni amministrative, congiunto ai rapporti che riceve circa l'opera del Governo, della Consulta e del Paese, sono per lui causa di profonda soddisfazione e lo confermano definitivamente in una simpatia verso di noi che è stata inizialmente condizionata a qualche dubbio sulla nostra efficienza civile e sulla nostra volontà democratica.

Egli è certo troppo ottimista circa la possibilità di raggiungere entro maggio un accordo per la pace italiana. Ma per affrettare questo evento egli si batte e preme con una volontà e con un interessamento sul quale vorrei tu non avessi dubbi. È vero che il Treasury è restio ad anticipare innovazioni che creerebbero nuovi oneri alle stremate risorse britanniche, ma questa non è la ragione determinante che si oppone alla immediata concessione di un modus vivendi. Bevin vuole la pace al più presto e con la pace la nostra completa liberazione da ogni onere finanziario e da ogni bardatura di controllo. Vuole vederci rientrare in pieno nella normalità delle nostre funzioni interne e dei nostri rapporti internazionali. Per la sua rude e semplice mentalità questo è lo scopo verso cui ogni forza deve convergere se si vuole mirare al sodo. Mi ha ripetuto con energia che mentre egli preme con ogni argomento per la immediata , o a brevissima scadenza, conclusione di una pace pienamente liberatrice, considera un grossolano errore tattico anche il solo parlare dell 'accontentarsi di una mezza misura, la quale avrebbe senz'altro l'effetto di sabotare i suoi sforzi e di fornire ampio argomento a chi non vedrebbe mal volentieri una dilazione.

r Vedi D. 282. 2 Vedi D. 275.

In pratica Bevin vuole la pace perché sente che solo quando l'Italia sarà completamente riabilitata ed indipendente di fronte ai suoi molteplici attuali oppositori, l'Inghilterra potrà rivelare e sviluppare verso di lei una politica non impacciata dalle complesse interferenze e sensibilità internazionali che oggi la condizionano nei nostri confronti.

Tu potrai apprezzare più o meno questa linea , ma è innegabile che tutto ciò è fondato su una visione realistica in cui Bevin crede profondamente e dalla quale non si lascia smuovere.

Gli argomenti che formano oggetto dell ' ultima parte della tua lettera gli sono noti, non ho cessato mai di farglieli presenti e glieli ho ripetuti a nome tuo. Egli ne è .perfettamente consapevole e non so come rappresentarti la convinzione e la forza con cui mi ha dichiarato che comprende le nostre difficoltà e si adopera e si adoprerà per aiutarci a superarle. Ha concluso che , rendendosi perfettamente conto che noi, come la Grecia, ci troviamo in posizione di estremo disagio presi come siamo tra due fuochi, desidera una nostra politica di buona armonia con la Russia ma afferma di considerarci come parte integrante del sistema britannico. Ho avuta la sensazione che, al termine di un'argomentazione che dura da mesi, egli si sia fatto un chiaro e definitivo concetto di quale è il nostro valore ed il nostro avvenire nel nuovo ordine di solidarietà ed equilibri verso cui I'ln.ghilterra va orientandosi per rifondare )e basi della sua funzione internazionale.

Questo è il solo dato certo di cui ti posso assicurare. Non so, in pratica , che cosa ci si possa attendere, nell'attuale sempre più intricata situazione, da questo suo maturato orientamento, ma è certo che egli si rende conto della disperata situazione in cui ci metterebbe la minacciata applicazione delle amputazioni, dei blocchi , esclusioni, sequestri che tu denunci. Sono convinto che egli farà in definitiva del suo meglio per offrirei ogni possibile riparo. Non so chi più di lui possa temere il nostro collasso e la nostra conseguente deviazione verso altre influenze. Ma non mi illudo che, allo stato attuale dei fatti (troppi errori sono stati ormai consumati nei nostri riguardi), la buona volontà britannica , per qua nto energicamente esercitata e per quanto sostenuta dal valido appoggio americano, possa avere un effetto radicale nel modificare una situazione storica che abbiamo provocato e che dobbiamo sostanzialmente scontare.

Non so se sono riuscito a darti un'idea esatta di quale sia oggi, nella profonda sostanza, la evoluzione che il giudizio inglese nei nostri riguardi ha recentemente subito. Non vi è dubbio che Bevin attribuisce oggi all'Italia un serio, sostanziale valore ai fini del futuro assetto europeo e nei rapporti della politica generale britannica. Egli farà quanto potrà per darci prova tangibile di questa valutazione. Ma per forza di cose i risultati concreti saranno monchi , tardi a venire ed a rivelarsi : Nelle attuali condizioni non vi sarebbe che da paventare una esplicita dichiarazione inglese che mettesse l'Italia in primo piano nel gioco della politica mondiale britannica. Risultati assolutamente negativi ne deriverebbero dati i sospetti e le immediate reazioni che una tale dichiarazione desterebbe in altro campo. Non ci resta quindi che contare sulle intime intenzioni di Bevin c assecondarle da pa rte nostra con ogni accorgimento e positivo contributo. Seguo la situazione da presso e nulla lascio di intentato.

Venendo ad altro argomento, Bevin mi ha parlato della tragica situazione alimentare nel mondo, problema che Io assilla e appassiona. Ha lamentato l'esito negativo dato dalla raccolta (ammasso) del grano in Italia pregandomi di raccomandarti ogni maggiore possibile disciplinamento. Mi ha accennato al fatto che in Inghilterra è stato ora limitato l'allevamento dei suini e delle galline appunto per risparmiare granaglie, come è stato aumentato il tasso di macinazione. La situazione del grano nel mondo è estremamente inquietante, né pare potrà sensibilmente migliorare l'anno prossimo. Dato che mi ha particolarmente incaricato di segnalarti la cosa, ti sarò grato se mi potrai far avere un'assicurazione telegrafica che io possa sottoporgli, riguardante sia il disciplinamento della raccolta del grano che la limitazione dell'assegnazione di granaglie per l'allevo di bestiame.

Circa la questione dell'Alto Adige e delle truppe polacche in Italia non ho da confermarti che quanto ti ho telegrafato.

277

L'AMaASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANJ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D . 4580/396. Washington, 20 marzo 1946, ore 1,53 (per. ore 9,15 del 21).

Mio telegramma n. 326 1•

Ho preso spunto da informazioni riferite da ambasciatore a Mosca circa energica opposizione delegato russo Consiglio Londra (di cui suo telespresso 21 /06223 del 25 febbraio u.s.) 2 per ritornare presso Dipartimento di Stato su questione inclusione principio quattro libertà o «human rights» in nostro trattato di pace mediante apposita clausola.

Ho di nuovo posto opportunamente in rilievo superfluità misura del genere e sospetti di volontà di ingerenza in politica interna che ne sarebbero derivati in nostra opinione pubblica nei confronti anglo-americani. Mi è stato risposto che:

l) notizie circa.opposizione del delegato russo erano inesatte. Questi aveva da tempo accettato in linea di principio inclusione in trattato clausola suaccennata, la quale era attualmente in via di redazione da parte apposito sottocomitato Consiglio di Londra;

2) trattavasi di misura di carattere generale per tutti i trattati di pace alla quale non era possibile rinunziare. Anche O.N.U. dedicava alla questione particolare interesse e Consiglio economico sociale da esso dipendente aveva già creato apposito sottocomitato per redigere statuto «human rights» che si confidava sarebbe stato accettato da tutti gli Stati;

3) era assolutamente da escludere ogni intenzione di indebite ingerenze da parte americana nei confronti dell'Italia. Occbrreva peraltro che nostra opinione pubblica


1 Con T s.n.d. 3681 /326 del 5 marzo Tarchiani aveva riferito circa la mancata inclusione, nel preambolo del trattato di pace, del principio delle quattro libertà. ·


2 Non pubblica to.


341 si rendesse conto del ricordo ancora v1vo nelle popolazioni anglosassoni della politica di oppressione di ogni libertà esercitata per tanti anni dal totalitarismo fascista di cui avevano anche sofferto interessi e persone americani e inglesi.

Nel segnalare quanto precede, rilevo che, la clausola da includere nel trattato di pace non essendo ancora definitivamente redatta e approvata, si potrebbe dedicare a tale questione un nostro memorandum che però dovrebbe essere inviato al Consiglio di Londra con ogni sollecitudine, giacché, dato accordo di principio intervenuto fra i quattro, questione potrebbe essere definita assai presto. Richiamo al riguardo ad ogni buon fine mio telegramma 241 1.

278

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNTO. Roma. 20 marzo 1946.

Ritornato da Londra Cerulli riferisce di aver avuto colà un colloquio coll'assistente del cardinale Griffin, vescovo Mathew, sul problema coloniale. Da vari indizi , controllati, può ritenersi che il vescovo parla per incarico del Governo britannico, il quale, mentre mantiene fermo di non voler «negoziare» con l'Italia, sarebbe d'altra parte desideroso di trovare alla questione coloniale una soluzione che avesse in massima la nostra adesione e che potesse far fare qualche passo innanzi alla elaborazione del trattato di pace.

Secondo quanto riferito dal vescovo, il Governo britannico é irremovibile su due punti: l) qualunque sia la soluzione per la Libia, quella per la Tripolitania dovrà essere diversa da quella per la Cirenaica;

2) l'Italia non dovrà più essere presente a nord e a sud de\J 'Etiopia contemporaneamente. Si prevede a Londra, a più o meno lunga scadenza, una «crisi» etiopica e, memore della recente esperienza del '35-'36, il Foreign Office vuole evitare, per l'eventualità di tale crisi, che l'Italia si trovi in Africa Orientale in posizione politica e strategica tale da poter influire a suo prevalente vantaggio nella soluzione di tale eventuale crisi.

Circa la Libia, il Governo britannico , tenendo in considerazione gli elementi di fatto da noi esposti, e l'opportunità di non indebolire le posizioni francesi in Tunisia e Algeria attraverso amministrazioni collettive e promesse di indipendenza alla Tripolitania, non è aliena dallasciarci questo territorio in sovranità. L'opinione pubblica britannica è più propensa a !asciarcela in amministrazione fiduciaria singola; si tratta di vedere se l'avviso del Foreign Office potrà o meno prevalere su quello dell'opinione pubblica.

t Vedi D. 190.

Per la Cirenaica il Governo britannico si trova di fronte a promesse di indipendenza ai Senussi e promesse di ingrandimento all'Egitto. Inoltre nelle attuali circostanze il Governo britannico è costretto a tener conto più che delle nostre «ragioni», di quelle dell'Egitto e dei paesi arabi. Cerulli ha obiettato che se sono queste le sole ragioni che impedirebbero un nostro ritorno in quel territorio, potrebbe esserci lasciata la possibilità di trattare direttamente col Senusso e col Governo del Cairo per una soluzione concordata. Questa eventualità non è stata esclusa.

Circa l'Africa Orientale ci sarebbe lasciata la scelta fra le due colonie. Cerulli ha chiesto di conoscere quali sarebbero i confini di queste colonie dati i molti appetiti di cui si sente parlare. Gli è stato risposto che per quanto riguarda la Somalia nessun progetto è stato ancora concretato: l'Ogaden non sarà più dato all'Etiopia, ma non è chiaro a chi andrà; nessun accenno è stato fatto all'Oltre Giuba.

Circa l'Eritrea è da ritenersi sicuro che Assab sarà data all'Etiopia, e così pure una leggera striscia dell'altipiano nella zona di Senafé. Il Governo del Sudan reclama la zona di Cheren, ma è un progetto dei funzionari del Civil Service sudanese sul quale il Governo britannico probabilmente non insisterebbe. Cerulli ha chiesto quale sarebbe la sorte dell'Eritrea se dovesse rimanere a noi la Somalia. Gli è stato risposto che potrebbe anche aversi un joint trusteeship, importando sopratutto agli inglesi di non avere l'Italia sola contemporaneamente a nord e a sud dell'Etiopia.

279

IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 4592/317. Parigi, 21 marzo 1946, ore 8,20 (p er. ore 15).

Dopo colazione offertami Nunzio con partecipazione corpo diplomatico, ministro Bidault, a proposito nota informazione accordi segreti Teheran a danno Italia, mi ha detto ritenere, nonostante smentita ministro esteri Stati Uniti, che notizia abbia reale fondamento . Questo proposito Bidault riferitomi che durante sua permanenza Londra aveva· saputo di un accordo verbale Tre Grandi per cessione Tripolitania alla Russia. Bidault ritiene che senilità abbia indebolito visione politica Roosevelt cui concessioni non sarebbero riconosciute suo successore.

Bidault ribaditomi sua volontà personale aiutare giusta causa dell'Italia. Bidault comunicatomi che continuano attorno presidente Gouin manovre preteso emissario De Gasperi per concordare incontro due uomini Stato . Ribadisco quanto detto in rapporto 1897/471 del 28 febbraio 1 su necessità assoluta mettere questa rappresentanza in grado stroncare inanovra irritante e controproducente 2 .


1 Vedi D. 220. 2 Vedi D. 297.

280

IL RAPPRESENTANTE A PARIGI, SARAGAT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 4600/323. Parigi, 21 marzo 1946, ore 13,30 (per. ore 17).

Presidente Gouin, durante ricevimento sera 20 corr. seguito pranzo cui assistevano tutti gli ambasciatori grandi Potenze e ministro Bidault, chiamatomi disparte mi ha fatto seguente esplicita dichiarazione : «Intendo cambiare radicalmente politica estera Francia con Italia. Non voglio che piccole irritanti questioni ingombrino strada accordo con vostro paese. Collaborazione pròfonda Francia e Italia costituisce uno dei fondamenti essenziali mia politica estera. Spiriti meschini non vedono che per ottenere piccoli vantaggi si sacrifichino interessi essenziali. Intendo invece che questi prevalgano sui primi. Bisogna attendere le elezioni che, con ogni probabilità, vedranno riaffermare formula tripartita a direzione socialista. Sarò allora in grado porre in atto mia ferma volontà».

Presidente insistito su carattere strettamente confidenziale sua dichiarazione, che, se divulgata , potrebbe creare , per ovvie ragioni , difficoltà sua attuale politica interna. Assicurato il presidente in questo senso e ringraziatolo sua alta e chiara concezione nome Governo e popolo italiano.

281

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 4743/414. Washington, 22 marzo 1946, ore 9,23 (per. ore 19 del 23).

Mio telegramma 339 1• Dipartimento di Stato e Tesoro hanno fornito seguente informazione circa nostra richiesta ammissione accordi Bretton Woods a fondi e banca internazionale:

1) nostra richiesta è stata presentata alla seduta 13 marzo a Savannah Board of governors da segretario del Tesoro Vinson e successivamente appoggiata nella seduta pubblica , a nome Governo americano, da assistente Clayton;

2) richiesta italiana, insieme analoghe domande di ammissione altri Paesi, è stata deferita, secondo prevista procedura , ai «boards dei direttori esecutivi» del fondo e della banca, i quali dal 1° maggio p.v. siederanno in permanenza a Washington. Questi esamineranno richiesta, la quota da assegnare all'Italia e altre condizioni di conformità accordi e regolamenti e ne riferiranno al «Bretton


1 Vedi D. 239.

Woods». Si prevede che, esperite pratiche necessarie per le quali occorre un certo tempo, potremmo essere chiamati a discutere condizioni accennate;

3) durante riunione Savannah, jugoslavi e greci (questi ultimi anche con nota scritta) hanno mosso opposizione accoglimento richiesta italiana con pretesto che occorreva attendere conclusione trattato pace. Opposizione è stata respinta in seguito azione U.S.A. (i quali disponendo del 30% dei voti in relazione versamento effettuato, esercitano considerevole influenza) e nostra richiesta ha avuto suo corso regolare. Segretario Tesoro Vinson mi ha oggi personalmente confermato quanto precede e mi ha citato azione svolta a Savannah a nostro favore come nuova prova sentimenti vera amicizia e interessamento dell'America a favore dell'Italia.


282 .

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINJ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERT

T. S.N.D. 4682/424. Londra , 22 marzo 1946, ore 16,30 ( per. ore 9 del 23) .

Mio 417 1•

Couve de Murville mi ha dichiarato :

l) Finora non è previsto rinvio apertura Conferenza Parigi.

2) Chiamata delegazione italiana a Londra e successivamente a Parigi è favorita da anglo-franco-americani ma osteggiata da russi, che insistono per limitare intervento , almeno in questa fase, a presentazione argomenti per iscritto. 3) A Lancaster House si attende nostra documentazione di cui da ultimo mio telegramma per corriere 0322• 4) Commissione Venezia Giulia sta per rientrare avendo compiuto soddisfacenti lavori. È stata invitata presentare sue conclusioni non oltre 5 aprile.

5) Richiesta russa Tripoli permane fermissima incontrando risoluta opposizione rimanenti due. Data connessione tale rivendicazione di Mosca con altre questioni Mediterraneo orientale che sono !ungi dal risolversi (mio telegramma n. 221) 3 , egli non esclude che in definitiva debbasi rimandare problema coloniale ad altro tempo, previa accettazione italiana principio trusteeship con tutte sue conseguenze. Stato attuale delle cose devesi considerare tale rinvio, da giudicare deprecabile, come una non escludibile eventualità.

6) Per Alto Adige, Francia non appoggia rivendicazioni Austria se non limitatamente minori rettifiche e in tal senso opinione generale in seno Consiglio andrebbe orientandosi. Circa interpretazione francese tali rettifiche Couve mi ha promesso più precise informazioni in prossimo colloquio 4 nel quale spero anche aver visione argomenti essenziali memorandum austriaco.


1 Vedi D . 276, nota 4 p. 338. 2 Non pubblicato. 3 Vedi D. 181. 4 Vedi D. 294.

7) Circa frontiera occidentale mi ha detto che, anche allo stato attuale della procedura, sarebbe possibile ed augurabile un accordo diretto itala-francese e che egli è a nostra disposizione per un eventuale tentativo di componimento che potesse portare a felice esito gli sforzi compiuti da Saragat a tal fine. Gli ho osservato che l'Italia era la prima ad apprezzare i vantaggi di un accordo diretto, ma che stava alla Francia contenere le sue rivendicazioni entro limiti accettabili. Personalmente consideravo la rinunzia alla rivendicazione di Tenda e Briga come la premessa necessaria ad ogni possibile trattativa. Gli ho anche fatto osservare come la rivendicazione del plateau del Moncenisio implicasse fra l'altro un pericolo alla nostra utilizzazione idroelettrica del lago omonimo, alludendo noto progetto francese di deviarne acque su versante Modane a mezzo della galleria. Couve mi ha assicurato che la Francia garantirebbe nostra utilizzazione dette acque. Comunico quanto sopra V.S. a puro titolo informativo per segnalare punto di vista personale di Couve de Murville.

8) Circa disarmo mi ha confermato che intenzioni anglo-franco-americane concordano di massima su ragionevole soluzione entro i limiti di cui al mio telegramma 410 1•

9) Circa riparazioni a Russia , Jugoslavia, Grecia, ritiene che loro limitazione a consegna nostri impianti industrie pesanti specializzate produzione bellica rappresenterà per noi gravame molto relativo . data loro conosciuta scarsa consistenza.

283

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 4681 / 111. Mosca. 22 marzo 1946. ore 21;11 (per. ore 9 del 23 ) .

Telegramma di V.S. n. 74 2_

Armistizi conclusi Mosca sono assai più corti, ma essi contengono in succinto tutte le principali stipulazioni politiche, militari, economiche, finanziarie, esposte in maggior dettaglio che in nostro lungo armistizio. Tanto che, in sede applicazione pratica, regime cui sono sottoposti paesi sotto controllo russo poco si differisce da quello italiano. Si tratta piuttosto questione di forma: anglo-americani hanno proceduto interpretazione estensiva termini armistizio solto forma aperta imposizione; russi hanno scelto via zelo da parte Governo interessato eseguire clausole armistizio, cui riconosce volontariamente carattere necessaria meritata espiazione. Risultato è però lo stesso.

Soppressione lungo armistizio, lasciando sussistere solo corto armistizio, si presta d'altra parte differenti interpretazioni: se interpretato alla lettera, ed evi


1 Vedi D. 272. 2 Non pubblicato. ritrasmettcva il D. 267.

dentemente secondo intenzioni americane, potrebbe significare che tutte stipulazioni economiche, finanziarie, ed altre, contenute lungo armistizio, sono da considerarsi come decadute; ma non so se e fino a qual punto inglesi sapranno accettare questa interpretazione. D'altra parte invece può sostenersi che art. 12 armistizio significa accettazione sommaria e implicita da parte italiana di quello che poi è stato lungo armistizio. Nel qual caso si torna al punto di prima, ossia si deve decidere quali delle clausole del lungo armistizio debbono essere considerate come superate e quali no. Sono certo che da parte russa , se la proposta americana sarà presentata nella forma di cui al telegramma 74, si comincerà almeno con chiedere chiarimenti sul significato di questa proposta. Restiamo quindi in pieno circolo vizioso, perché inglesi si oppongono revisione parte finanziaria economica armistizio , contro cui russi non farebbero opposizioni se fossero loro presentate come decisione già presa da anglo-americani. Si opporranno invece a modifica armistizio sul piano puramente politico , come in fondo sembrerebbe essere sostanza proposta americana, a meno che da parte americana si fosse disposti proporre modificazione politica non del solo armistizio italiano. Dato che situazione, per quanto concerne principalmente questione bulgara, va assumendo sempre maggiore carattere di tensione, credo sia inutile sperare né che americani consentano prendere iniziativa in questo senso , né che i russi consentano miglioramento , anche solo formale , situazione sola Ita lia .

284

L'INCARICATO D'AFFARI A VARSAVIA, SOARDJ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ

T. 4799/98. Varsavia , 22 marzo 1946 (p er. ore 16 del 24 ) 1•

Ho visto stamane vice ministro Modzelewski con cui mi sono espresso in termini conformi istruzioni suo telegramma 74 e telegramma ambasciatore da Roma 802• attirando sua attenzione su risposta a giornalisti del capo dipartimento stampa Ministero esteri (mio 93)3, che ha affermato testualmente: «Punto vista polacco espresso fino da settembre scorso appoggia annessione Trieste alla Jugoslavia garantendone autonomia».

Modzelewski dettomi atteggiamento Polonia su questione giuliana essere sempre quello definito autunno scorso in nota diretta Consiglio cinque ministri esteri (telespresso ambasciata 9 novembre 163) 3 . Vice ministro non ha però smentito


1 Il telegramma, spedito il 23, giunse a Roma incompleto e fu ripetuto il 24 . 2 Vedi DD. 268 e 274. 3 Non pubblicat o.


347 summenzionata risposta capo dipartimento stampa, ed accenno da lui fatto circa contenuto detta nota mi dà motivo dubitare che per problemi Trieste' essa sia meno favorevole Italia di quanto non risultasse da precedenti dichiarazioni fatte da Modzelewski stesso ad ambasciatore, che rientrerà presto Varsavia e potrà meglio chiarire questo punto. Quanto al noto contegno stampa polacca Modzelewski risposto ai miei rilievi trattarsi manifestazioni carattere non ufficiale e che da altra parte non dovevano destare sorpresa.

Da altri sondaggi effettuati in ambienti ufficiali bene informati mi viene confermato che Tito, il quale avrebbe dato qui impressione essere molto preoccupato esito vertenza Trieste, non è riuscito ottenere per questione giuliana nuova aperta presa di posizione Governo polacco, cui esponenti hanno anche passato sotto silenzio tale questione nei vari discorsi pronunciati durante soggiorno Maresciallo. Sotto questo aspetto visita Tito viene giudicata insuccesso.

Resistenza polacca pressione Tito è attribuita tra l'altro al desiderio questo Governo non esporsi nuovo scacco politica estera dopo quello recentemente subito negoziati cecoslovacchi Praga 1• In merito articolo 3 patto polacco-jugoslavo , Modzelewski mi ha osservato che esso diverrà praticamente inoperante nei nostri confronti dato prossimo accoglimento Italia Nazioni Unite e conseguente sua partecipazione obblighi statuto2 .

285

L'AMBASCIATA DEL CILE A ROMA AL MINISTERO DEGLI ESTERI

NOTA VERBALE RISERVATA. Roma, 22 marzo 1946.

A seguito di quanto l'ambasciata ebbe a comunicare al proprio Governo in relazione al Promemoria del Ministero degli affari esteri, datato il 3 luglio 19453, soltanto ora, a causa del disservizio postale, si è venuto a sapere che:

il Governo cileno, per mezzo del suo ambasciatore in Londra, il 28 settembre 1945, ha presentato al Foreign Office un memorandum nel quale, pur dichiarando che esso non intende scostarsi dalla sua tradizionale politica di non intervento nelle questioni che non riguardano il Cile, desidera, tuttavia, lasciare stabilita la sua speranza che, nei limiti del possibile, si tengano nella dovuta considerazione la dignità nazionale e l'avvenire del popolo italiano per qualsiasi rimaneggiamento territoriale che sia contemplato nel trattato di pace che si firmerà coll'Italia.

Questo desiderio del Governo cileno si basa soltanto sui vincoli di amicizia e cultura esistenti fra il popolo italiano e quello cileno, ed in considerazione della numerosa popolazione di discendenza italiana residente nel Cile.


1 Vedi D. 328. 2 Per altri argomenti trattati nel colloquio vedi D . 289 . 3 Vedi serie <;lecima, vol. Il, D . 305.

286

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 4777 /416. Washington, 23 marzo 1946, ore 12,56 (per. ore 9 del 24).

Suoi 4 l 17 e 38 l 4 1•

Dipartimento di Stato, in risposta comunicazione fattagli conformemente istruzioni di V.E ., mi informa che vari mesi fa, un contadino spagnolo, il sig. Juan Meana, residente da parecchi anni a Washington, gli si è presentato e ha dichiarato di essere stato nominato rappresentante ufficioso negli Stati Uniti del Governo repubblicano spagnolo in esilio. Al predetto signor Meana non è stato peraltro riconosciuto dal Dipartimento di Stato alcuno «status ufficiale».

Atteggiamento e proposito Governo Stati Uniti nei confronti regime Franco permane quale da me segnalato coi telegrammi 321 e 3222 . Governo francese ha di recente nuovamente insistito per ottenere adesione americana al suo progetto di portare questione Franco al Consiglio di Sicurezza dell'O.N.U. in sua prossima riunione New York. Stati Uniti hanno confermato a Parigi rifiuto, già precedentemente dato, giacché non ritengono che «regime Franco costituisca attualmente una minaccia per pace o sicurezza internazionale», ritenendo che «si tratta di questione che deve essere liberamente risolta dal popolo spagnolo».

Tensione con U.R.S.S. e Inghilterra Medio Oriente assorbe per ora attenzione Stati Uniti, i quali debbono anche tenere conto del fatto che una parte delle potenze, oltre Russia , ha criticato nota dichiarazione contro Franco. Si desidererebbe da tutti vivamente evitare che questione regime franchista sia portata a Consiglio di Sicurezza dell'O.N.U. ma non si esclude possibilità che essa venga sollecitata dall'U.R.S.S. anche ove Francia e Messico desistano da intenzioni già manifestate.

287

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. PERSONALE 4745 / 329. Parigi, 23 marzo 1946, ore 14,45 (per. ore 9 del 24).

Sono stato pregato da Schiff Giorgini di trasmettere il seguente telegramma:

«Ieri sera ho avuto nuovo colloquio con presidente Gouin 3 . Raggiunto completo accordo basi convenute. Ogni divergenza circa nostro problema fra presidente Gouin e il ministro degli affari esteri Bidault ormai appianata. Giovedì prossimo contrammira


1 Vedi DD. 253 e 235. 2 Non pubblicati. l Vedi D. 209 .

glio Moullac, capo Commissione riparazioni. si recherà presso di lei latore seguente messaggio da parte presidente Gouin: " Presidente mi ha pregato di dirvi a viva voce tutta sua fede avvenire franco-italiano e riavvìcinamento tra i due popoli . Come voi avete espresso desiderio, presidente Gouin sarà molto felice ricevere una vostra visita in vista di questo riavvicinamento, a cui servirà di base memorandum che mi fu rimesso dal sig. Schiff Gìorginì" 1• Verso IO aprile potrà aver luogo l'incontro. Giovedì prossimo arriverò a Roma per metterla al corrente di ogni dettaglio . Sc mFF GroRGTNl».

ALLEGATO

AIDE-MEMOIREè


1 . Un accord dircct entre la Fra nce el l' lta lie devrait sur to ut tenir compte de la nécessité de faciliter et de val o riser auprès de l'opinion publiquc des deux pays ta nt Ics sacrìfices indìspensables qui devront ètre supportés du céìté ìta lien qu c l'importance indiscutible des satisfactions obtenues. du céìté française.

Plut6t que des revendications o u des modifications dc frontières, il serait préférable de parler de <<consolidation de frontières» d a ns le cad re d'une amitié franco-italienne renouvelée. amitié qui devrait ètre, en cette occasio n, solennellement et dèfinitivcment confirmée.

2. Ces «consolidation s» se rai en t a insi réalisées:

a) moyennant des rectifica tion s de l'actuell e ligne de frontiere ayant pour but de fixer la ligne frontière à la ligne de créte dans Ics endroits o ù ceci n'était pas cnco re fait, réalisa nt ainsi les traditionnellcs aspirati ons dc la politique française (principe dcs «limitcs naturellcs »);

b) par de tangibles manifcstations moycnnant lcsq uclles les deux pa ys et I'Italie en particulier, prouveront vouloir écarter po ur toujours toutc susp icion sur le caractère agressìf de l'aménagement militaire des frontières.

3. En se basa nt sur ce qui vient d 'è tre énoncé , l' acco rd po urrait se faire sur !es points suiva nt s :

a) l'ltalic rcn o ncc, en faveur de la F ran ce. au territoire des hautes vallées de la Tinea et

de la Ves ubi a dénommé «Terres de Chasses;> et dans les lim itcs déjà préci sées par la Com

mission dc la délimita tion dcs frontière s, cn application du traité franco-s a rdo de 1860 ;

b) l'Italie accepte de rcCL!ler la ligne fronti ère dan s la région du Peti! Saint-Berna rd

jusqu'à la ligne de partagc d es eau.x. en renonçan L en fave ur de la France, à so n droit dè

souve rainété sur le territoire su r le versant français qui lui avait été accordé par le tra ité

franco-sa rdo de 1860 .

Cette ccssion de tcrritoircs ne devrait pas. bicn cntcndu. portcr atteintc aux droits de . l'Ordre de St. Maurice et Laza re, personnc morale italienne, conccrnant la gestion de l'hospice du Petit Saint-Bernard et du Jardin Alpin contigu de la Chanouzia;

c) I' Italie es t prète à réex amincr et réso udre dc la façon la plus amicale toutes questions

concernant des contcsta tio ns de caractère strictement local sur certains points de la frontièrc

actuelle (Punta Comune -Roscia delle Campane; testa Roja; Col dcs Acles ; Col de la

Scala ; Col de la Ceigne; Punta du M o nt-Dolant).

d) le G o uvcrnement ita lien est prèt à prcndre toutes dispositions de na ture à faciliter le transit à travcrs le Col du M o nt-Cenis aux populati ons de la Haute-Sa voic qui possèdent des terres da ns la valléc du Mont-Cenis. et à leur rend re plu s facile la mise en valeur de ces terres en acco rdant à ces populations to utes facilités d'ordre fiscal qui seraient décidées en favour des po pul a tion s alpines italienncs.

4. Le Gouvernemcnt italien est dési reux de conclurc un accord avcc la France pour la mise en valeur du bassin hydra uliquc du Mont-Cenis, bien entendu, en tenant compte des


1 Vedi Allegato. 2 Nella copia in italiano c·e la seg uente annotazione: << Consegnato a Sch iff Giorgini. Il marzo

1946>>.

intéréts et des exigences techniques des établissements industriels italiens qui en dépendent et sans que cela porte atteinte à la souveraineté de I'Italie sur ces territoires.

5. Une entente franco-italienne basée sur Ics points que nous venons d'énoncer devrait confirmer à nouveau solemnellement la solidarité démocratique entre la France et I'Italie et laisser entendre la ferme volonté des deux pays de poursuivre une politique d'accord économique et culture!, notamment en matière d'émigration.

288

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDJNI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. s.N.D. 4825/c . Roma, 23 marzo 1946, ore 17.

Da varie fonti informative viene segnalato che, oltre controllo politico, Governo sovietico svolge in Albania larga attività di penetrazione economica e militare. Fortificazioni sarebbero ad esempio in corso di allestimento sulle montagne che dominano la baia di Valona, che dovrebbe essere attrezzata a base navale.

Ella sa che il nostro punto di vista è che problema adriatico è inscindibile da quello della frontiera orientale e che indipendenza Albania è in conseguenza condizione indispensabile di una nostra sia pure relativa sicurezza.

Ipotesi di una baia di Valona fortificata e in possesso di Stati terzi sposta dunque i termini dell'intera questione, in quanto svelle uno dei cardini fondamentali della sicurezza adriatica oltre che incidere indirettamente su equilibrio Mediterraneo.

La prego di portare quanto precede a conoscenza di codesto Governo, particolarmente insistendo sulla strettissima connessione fra frontiera giulia e sistemazione adriatica e sulla conseguente necessità di trattare i due problemi nel loro complesso, come problema unico.

Farò da parte mia altrettanto con ambasciatori interessati 1•

289

L'INCARICATO D' AFFARI A VARSAVIA, SOARDI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER CORRIERE 5486/0 Il. Varsavia, 23 marzo 1946 ( per. il 4 aprile).

Durante conversazione avuta ieri 2 con vice ministro esteri Modzelewski mi sono espresso con lui nei termini di cui al telegramma ministeriale del 17 corren

' Per le risposte di Tarchiani , Carandini e Benzoni vedi rispettivamente DD. 303, 296 e 295. 2 Vedi D. 284.

te 1 richiamandomi anche alle assicurazioni precedentemente date dall'ambasciatore in conformità istruzioni telegramma di V.E. in data IO febbraio u.s. 2 .

Nel prendere atto con compiacimento dell'azione svolta dal R . Governo presso la Santa Sede per far sì che ambasciatore Papée limiti propria attività ai compiti specifici sua missione, Modzelewski mi ha detto non essere del tutto persuaso della correttezza a tteggiamento Vaticano verso Governo polacco in vista sopratutto persistente contegno no n amichevole stampa cattolica. Ho osservato al vice ministro che nel caso particolare ci interessava sopratutto fatto che Segreteria di Stato si fosse resa conto dell'importanza che Governo italiano attribuisce ai nostri buoni rapporti con Polonia e della conseguente opportunità evitare che eventuali intrighi signor Papée con ambienti emigrazione polacca possano influire sfavorevolmente su di essi.

Modzelewski ha mostrato condividere pienamente tale punto di vista e mi ha espresso anche suo apprezzamento per conversazioni ambasciatore Tarchiani presso Dipartimento di Stato americano in merito questione truppe Anders. A questo riguardo, egli mi ha detto essere convinto che Anders non eseguirà lealmente ordini impartitigli da Governo britannico per smobilitazione unità polacche all'estero e che questo da rà luogo fatalmente ad incidenti in Italia ed altrove .

Modzelewski mi ha poi chiesto quale fosse mio pensiero circa atteggiamento che nostro Governo adotterà hei confronti di quegli smobilitati polacchi che vorranno rimanere nel nostro Paese, facendomi notare che essi saranno certamente privati della cittadinanza. Gli ho risposto essere convinto che da parte nostra si sarebbe fatto di tutto per evitare che presenza ed attività detti elementi possa in qualsiasi modo turbare rel azio ni amicizia tra Italia e Polonia, rilevando tuttavia che questione va collegata con riacquisto piena libertà d'azione Governo italiano nei confronti controllo stranieri ed illustrandogli opportunamente contenuto lettera 5 febbraio dell'ammiraglio Stone (telespresso ministeriale 13 febbraio u.s. n. 16/04587/C) 3 da me già comunicata in via amichevole al Ministero degli affari esteri polacco. A tale proposito Modzelewski mi ha espresso la speranza che conclusione trattato pace con Italia ponga fine quanto prim a ingerenza controllo alleato negli affari interni italiani.


1 Vedi D. 269.


2 Vedi D. l76.


3 Trasmetteva agli ambascia tori a Mosca e a Va rsavia la L. AC/1 4756/5/PS di Stone a De Gasperi , nella quale si legge: << Si è d 'accordo in lin ea di principio che il Governo italiano ha il diritto di depo rtare stranieri indesiderabili, ma l'esercizio di tal e diritto deve essere di neces sità limitato in questo momento. Per esem pio, il Governo itali ano sarebbe ovviamente ten ut o a non applicare le leggi sulla deportazione à person e appartenenti alle seguenti categorie senza il conse nso delle autorità interessate: a) stranieri in custodi a degli Alleati ; b) stra nieri sotto tutela della Commissione alleata o dell a U.N.R.R.A. ; c) strani eri la cui presenza in Italia sia sta ta già approvata dagli Allea ti e che continuino ad essere in tal modo garantiti . Ino ltre gli Alleati si so no impegnati a non restituire con la forza i profughi politici ai loro pro pri Paesi di origine. Un certo numero di queste persone sono attualmente in libertà in It alia. Il Governo italiano vorrà senz'a ltro desiderare di adottare la stessa politica degli Alleati nei rigua rdi di tali persone».

290

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL 'INCARICATO D'AFFARI DEGLI STATI UNITI A ROMA, MCKENDREE KEY, E AL RAPPRESENTANTE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES

L. 5/429 ( McKendree Key ) 430 (Charles) . Roma , 23 marzo 1946.

Desidero attirare tutta la sua cortese attenzione sulla lettera -qui acclusa in copia -che ho indirizzato all'ammiraglio Stone in merito al proposito ventilato dalla Commissione alleata degli esperti di estendere la sua inchiesta anche alla provincia di Udine.

Poiché la stampa odierna torna a parlare della questione, non posso esimermi dal rammentare anche a lei, caro ambasciatore. (signor incaricato d'affari), l'assicurazione fornitaci dalla Commissione alleata nel dicembre u.s., al momento del passaggio delle provincie dell'Italia settentrionale all'amministrazione italiana, secondo la quale gli Alleati mantenevano l'amministrazione della provincia di Udine unicamente per ragioni militari e non già perché si trattasse di territorio contestabile.

In un momento in cui purtroppo sembrerebbe accertato che la Commissione degli esperti non si recherà in terre italianissime come Zara, Cherso, Lussino ecc., riesce, mi creda, incomprensibile che essa voglia per contro estendere le sue indagini ad un territorio che ha sempre appartenuto all'Italia.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL VICE PRESIDENTE DELL' A.C., STONE

L. 5/ 426. Roma, 23 marzo 1946.

Mi viene or ora segnalato che alcuni recenti atteggiamenti fanno ritenere che la Commissione alleata degli esperti intenda estendere la sua inchiesta alla provincia di Udine in relazione all'esistenza di piccole infiltrazioni slave nella Valle del Natisone.

Si tratta, com'è noto, di un gruppo di poco più di 30mila sloveni sparsi nell'Alta Valle del Natisone e lungo i suoi affiuenti di sinistra, che, già leali sudditi della Repubblica veneta per secoli, sono passati dopo la non lunga dominazione austriaca a far parte sin dal 1866 dello Stato italiano e che, pur avendo mantenuto le antiche tradizioni, parlano correntemente anche l'italiano ed il friulano. Inoltre questi abitanti di origine slava ebbero sempre a considerarsi e dimostrarsi ottimi cittadini italiani, tanto che molti di essi dettero durante le ultime guerre nei battaglioni alpini elevate prove di attaccamento alla Patria italiana. Ed anche recentemente, in occasione del viaggio effettuato dal mio predecessore, il presidente Parri, nel Friuli , i sindaci dei Comuni delle Valli del Natisone rimisero nelle sue mani un indirizzo in cui veniva solennemente riaffermata la volontà di quegli abitanti di vivere strettamente uniti con l'Italia democratica e il loro proposito di tutto sacrificare per la sua rinascita .

Ma la notizia pervenutami desta tanto maggiore sorpresa in quanto, come ella ricorderà, caro ammiraglio, nella nostra conversazione del 12 dicembre 1945 ella ebbe la compiacenza di comunicarmi che all'atto della riassunzione da parte del Governo italiano dell'esercizio

di tutti i poteri dello Stato nell'Italia del Nord, attuata poi col l" gennaio 1946, gli Alleali

mantenevano l'amministrazione militare della provincia di Udine soltanto per esigenze

militari e non perché si trattasse di territorio contestabile. In tale senso fu emesso in pari

data un comunicato circostanziato da parte della Commissione alleata ed un altro dalla

Presidenza del Consiglio dei ministri .

Non dubito che la provincia di Udine, benché sottoposta ancora all'A.M.G., sarà

considerata senz'altro fuori contestazione e pertanto non inclusa nelle zone sottoposte ad

inchiesta da parte della Commissione degli esperti.

29!.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGU ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 4804/430. Washington. 24 1nar::.o 1946, ore 14,1 8 (per. ore 9 del 25).

Suo telegramma 4301 1•

Nel richiamare l'attenzione su mio telegramma stampa odierno 752 , segnalo che in varie recenti conversa zioni al Dipartimento di Stato è stata espressa da parte americana, in modo fermo, intenzione non rinviare Conferenza internazionale della pace di Parigi prevista l" maggio p. v., aggiungendo che anche inglesi erano di tale avviso. Segretario di Stato Byrnes. interrogato giorni fa da corrispondenti stampa, aveva dato analoga risposta.

Richiesto ripetutamente di maggiori informazioni, Dipartimento di Stato ha risposto che, dopo ritorno Commissione esperti per Venezia Giulia, Consiglio Londra avrebbe dovuto mettersi lavorare sul serio bruciando le tappe in modo da completare schemi trattati pace in tempo utile. D 'altra parte, a domanda se intenzione suindicata fosse comunque da porsi in relazione con proposito inglese manifestato a Carandini di procedere alla concreta revisione armistizio solo in caso di rinvio trattato di pace, Dipartimento ha categoricamente negato ogni connessione tra due problemi. Non mancherò tornare sull'argomento nei prossimi giorni. Allo stato attuale mi sembra che propositi espressi da Dipartimento di Stato possano essere interpretati come segue:

l) tentativi di premere specialmente su delegazione sovietica al Consiglio Londra, e quindi su Mosca, per indurre U.R.S.S. ad accelerare lavori redazione trattato di pace e pertanto a mostrarsi più conciliante. Ove necessario, questione colonie, come accennato da Dunn e come proposto da inglesi con nota formula, potrebbe essere stralciata da trattato. Non escluderei neanche possibilità che, qualora questione Venezia Giulia presentasse ditTicoltà insuperabili in breve tempo, si finisse pure per stralciarla (ricordo accenno fattomi da Dunn di cui al mio telegramma 33)3 ;


1 Non pubblicato, ritrasmctteva il D. 2.56. 2 Non pubblicato. 3 Vedi D . 60.

2) tentativi insistere per convocazione Conferenza di Parigi, anche se Consiglio

Londra non avesse terminato redazione trattati come probabile. Trasferimento

compito stendere trattato da ristretto comitato Quattro Grandi a Conferenza ge

nerale per la pace è noto desiderio di Byrnes sin da Conferenza Londra. È invero

nota opposta posizione U .R.S.S.

Nel proporre nuovamente soluzione del genere, segretario di Stato potrebbe

mirare seguenti obiettivi:

a) qualora U.R.S.S. si opponesse, come probabile, a riunione Conferenza

Parigi, essa verrebbe assumere, di fronte opinione pubblica mondiale, responsabilità

rinvio pace, malcontento anche, qui si pensa, degli Stati ex satelliti e della Jugosla

via ;

b) qualora invece U.R.S.S. acconsentisse, vi sarebbe modo tenere nuovo con

vegno a tre, senza che America od Tnghilterra debbano sollecitarlo (richiamo anche

mio telegramma per corriere 076) 1 .

292

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STONE

L. 5/438 . Roma, 25 marzo 1946.

I beg to enclose herewith copies of two communiques issued respectively on the 5th and 8th of March 2 , concerning the policy adopted by the Italian Government in order to give a fair and advantageous solution to cultura! and executive problems in the Alto Adige zone.

May I cali your attention to the meaning of these communiques, which are, I believe, a further example of the ltalian Government's thoroughly democratic attitude in dealing with ali matters concerning this zone.

As far as self-government problems are concerned in particular, it should be underlined that the policy followed by the Italian Government has been hampered by the attitude of local politica! milieu, evidently affected by Austrian propaganda. While the Italian. Government are determined to carry out their settled plans and are willing to cooperate with local well-meaning people in order to promote better conditions in this border zone, T wish you would kindly draw the attention of the Allied Authorities to the unfavourable consequences brought about by the Austrian attitude and by the failure on the part of the Government of Vienna in taking an international standing as to their claims, thus delaying the wished-for provisions in favour of German-speaking minorities.


1 Non pubblicato .


2 Non pubblicati , annunciavano la preparazione di due decreti. il primo relativo al bilinguismo per i segretari comunali della provincia di Bolzano (D.L. 569 del 13 dicembre 1946) e il secondo relativo all'istituzione di scuole ed istituti di istruzione secondari a con insegnamento in lingua tedesca nella medesima provincia (D .L. 528 dell'8 novembre 1946).

293

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 483/296. Mosca, 26 marzo 1946 (per. il 9 aprile).

Come già telegrafato il 22 corrente 1 tutti i giornali sovietici hanno pubblicato

in prima pagina e con grande rilievo tipografico, una breve intervista che Stalin

ha concesso al sig. Eddy Gilmore, corrispondente a Mosca deii'«Associated Press».

Per documentazione di codesto Ministero ne trasmetto, qui unito, il testo integrale.

Tale intervista, che segue a pochi giorni di distanza quella che Stalin ha concesso al corrispondente della Pravda2 in risposta al noto discorso di Churchill, fa parte di tutto un piano di propaganda e di attività politica sovietica. Infatti, nel mentre Churchill si è fatto il promotore, per così dire, di una campagna internazionale diretta a denunziare prima, ed a circoscrivere poi, l'imperialismo sovietico, ed alla vigilia della discussione a Londra davanti al Consiglio di Sicurezza, della questione persiana, l'U.R.S.S. cerca:

l) di presentarsi di fronte all'opinione pubblica mondiale come uno Stato eminentemente pacifico e pacifista, amante della più perfetta eguaglianza di tutte le Nazioni, sostenitore dei diritti dei Paesi più deboli:

2) di iniziare una contro-propaganda alla crescente attività mondiale anti-sovietica, allo scopo di riunire attorno a sé tutte le forze che nei vari stati sono, se non favorevoli all'U.R.S.S., per lo meno desiderosi di evitare o di allontanare il più che sia possibile l'acuirsi di una tensione fra i Soviet da una parte e gli Stati Uniti e l'Inghilterra dall'altra.

Nel quadro di tali sforzi è da segnalare:

a) il decreto del 23 corrente con il quale vengono smobilitate altre sei classi dell'esercito e dell'aviazione. Le classi smobilitate sono così complessivamente ventinove. E ciò mentre la stampa sovietica sottolinea in numerosi articoli che gli Stati Uniti intendono portare il livello delle loro forze armate ad un'altezza molto superiore di quello dell'anteguerra;

b) i due comunicati «Tass» del 25 corrente, nel primo dei quali si dice che «salvo imprevisti» le truppe sovietiche si ritireranno in cinque-sei settimane dalnran, e nel secondo in cui è detto che è già cominciato il ritiro delle truppe sovietiche dalla Manciuria;

c) le due interviste di Stalin, la prima al corrispondente della Pravda e la seconda a quello deli'«United Press». In entrambe si sottolinea il desiderio di pace dell'U.R.S.S., la fiducia nell'O.N.U., a condizione che le Nazioni siano tutte eguali e che non vi sia il predominio di alcuni stati sui più deboli, la necessità di smascherare ed opporsi ai fomentatori dell'idea di una nuova guerra, ecc. ecc.

d) l'atteggiamento della stampa sovietica (che io non manco di segnalare e commentare nei miei due telegrammi settimanali) diretto ad appoggiare tutti i movimenti e le organizzazioni dei piccoli stati o per lo meno di quegli stati che si


1 Non pubblicato. 2 Vedi D. 264.

oppongono alla dominazione o al predominio britannico o americano, mascheran

dolo più o meno abilmente sotto la parvenza di voler sostenere il giusto diritto dei

più deboli. E potrei continuare nell 'e numerazione, se non fosse inutile e pleonastico

per la dimostrazione del mio assunto .

Ma oltre a ciò , come del resto ho già segnalato, l'U .R .S.S. cercà di separare l'Inghilterra dagli Stati Uniti. Mosca sa che il blocco anglo-sassone rappresenta non solo di per sé un compatto e fortissimo nucleo , militarmente ed economicamente parlando , ma altresì un «quid» che «politicamente» finirà sempre per riunire o per lo meno polarizzare tutte le forze mondiali intorno ad esso. Se ai dirigenti sovietici riuscisse di separarli, ciò significherebbe per loro un successo di una portata immensa, in quanto che, una volta isolati, né l'Inghilterra avrebbe la forza di opporsi all'U.R.S.S., né gli Stati Uniti potrebbero facilmente competere con l'Unione Sovietica. Che Mosca faccia ogni sforzo per riuscire su questa strada non vi è dubbio. La stampa locale ne è poi la riprova più sicura. Tutti i giornali infatti e la ben nota rivista quindicinale Novoe Vremia, che rispecchia molto fedelmente l'opinione di questo Ministero esteri , contengono sempre numerosi e violenti attacchi all'Inghilterra, mentre niente si legge,

o per lo meno in misura trascurabile, contro gli Stati Uniti. Dipenderà poi dall'abilità,

o meglio dalla convenienza dei dirigenti la politica estera di Londra e di Washington, sapersi o volersi opporre alle abili manovre sovietiche.

294

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 4989/442. Londra, 27 marzo 1946, ore 14 (per . ore 9 del 28).

Co uve M urville, di ritorno da Parigi, mi ha ieri sera dichiarato:

I) Egli riconosce come questione Alto Adige, dal lato giuridico e morale, si presenti e debba essere trattata su un piano diverso da quello delle altre questioni che interessano trattato di pace.

2) Memorandum Austria richiede tutto Sud Tirolo fino a Salorno. Rivendicazione è fondata su secolare appartenenza politica economica Alto Adige all'Austria, su situazione etnica , ora artificialmente alterata da immissione elementi italiani operata dal fascismo , su necessità assicurare rapide comunicazioni fra Alto Tirolo e Carinzia . Per converso, memorandum riconosce importanza fattori economici italiani ormai costituiti nella zona, amme tte ndo il diritto italiano a conservare la · proprietà, l'utilizzazione e l'eventuale sviluppo delle sorgenti di energia elettrica.

3) Francia è ora orientata verso riconoscimento statu quo a favore dell'Italia e si propone non insistere nemmeno per minori rettifiche, considerando an~he la sacca di San Candido come questione poco rilevante nell'interesse Austria. E opinione personale di Couve che, allo stato attuale delle cose, l'Italia non debba nutrire apprensioni circa la soluzione alto atesina. Egli auspica personalmente, riflettendo certamente un desiderata del Governo francese , che l'Italia, una volta ottenuto riconoscimento statu quo , si renda conto dell'interesse italo-francese ad attirare nell'orbita latina l'Austria e negoziare quindi con essa qualche volontaria rettifica particolare che, dando una parziale soddisfazione territoriale ed economica all'Au

stria, possa concorrere al consolidamento della sua indipendenza e riduca il pericolo

di vederla un giorno necessariamente gravitare verso la Germania. A mia richiesta

mi ha dichiarato che, secondo suo personale punto di vista, l'Italia avrebbe, ai fini

suddetti, tutto l'interesse a cedere in avvenire all'Austria la valle della Pusteria,

assicurandole la diretta comunicazione ferroviaria tra Innsbruck e Lienz. Fattogli

osservare quale estesa rinunzia territoriale tale concessione rappresenterebbe e quale

la conseguente moltiplicazione delle linee di invasione, Couve ha riconosciuto

fondatezza nostre ragioni difensive, aggiungendo che, comunque, tale sistemazione

tra vicini potrebbe aver luogo fra alcuni anni se la nuova sistemazione e nostre

relazioni con Austria fossero tali da svalutare ragioni strategiche che, nelle attuali

condizioni di vicinato, hanno innegabilmente fondamento.

4) Circa Tenda Briga mi ha dichiarato che pressioni espansioniste dei comunisti

francesi sono estremamente forti. A parte ciò, elementi più moderati Governo

trovano serie difficoltà a contenere rivendicazioni attuali limiti di fronte continue

petizioni che giungono da popolazione francese di frontiera invocanti le più irra

gionevoli annessioni di territorio italiano. Si tratta di una psicosi nazionalistica alla

quale Governo francese ha difficoltà a resistere.

Lavori Lancaster House si possono considerare sospesi riguardo pace italiana

fino imminente ritorno Commissione Venezia Giulia. Ieri si è discusso unicamente

circa organizzazione Conferenza Parigi. Couve riparte oggi per Parigi.

Raccomando sollecita nostra ulteriore documentazione perché lavori possano

attivamente riprendere da un momento all'altro.

295

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 4975/336. Parigi, 27 marzo 1946, ore 18,05 (per. ore 9 del 28).

Ho intrattenuto Quai d'Orsay secondo istruzioni di cui al telegramma 4825/c. in data 23 marzo di codesto ministero 1• Mi è stato risposto che nostre informazioni coincidono con quelle trasmesse da ministro francese a Tirana, il quale segnala aggravarsi manomissione politica Albania da parte U.R.S.S. favorita da inerzia legazione americana e da assenza rappresentanza britannica. Assoluto predominio sovietico, ormai in atto, potrebbe, suo modo vedere, avere come prossima conseguenza adesione albanese a federazione jugoslava. Stesso ministro espresso opinione che inclusione baia Valona in sfera militare russa potrebbe rendere U.R.S.S meno intransigente circa assegnazione Trieste ad Italia. Quai d'Orsay non è in grado né di accogliere né di escludere tale ipotesi; esso comprende comunque perfettamente nostre preoccupazioni che (riferisco testualmente) «sono, su un piano più vasto, preoccupazioni di tutto l'Occidente».


1 Vedi D. 288.

296

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 4992/447. Londra, 27 marzo 1946, ore 20,25 (per. ore 9 del 28).

Riferimento telegramma circolare n. 4825 1•

Harvey si è attentamente interessato all'argomento che gli ho illustrato in ogni

aspetto e conseguenza, !asciandogli promemoria. Egli pur riconoscendo fondatezza

nostre preoccupazioni, non vede come connessione fra soluzione frontiera giulia e

altre situazioni adriatiche possa esser riconosciuta da Conferenza Pace dato che

preservazione indipendenza Stati adriatici non può a priori essere messa in dubbio .

Si riserva esaminare a fondo la cosa pur ritenendo in massima che nostre segnala

zioni e gli ulteriori sviluppi che avessero a confermarle potrebbero aver loro pieno

valore solo in sede Nazioni Unite ed ai fini della organizzazione sicurezza adriatica

e mediterranea a cui Italia dovrà partecipare. Comunque non appena Harvey mi

avrà espresso il suo definitivo parere mi riprometto toccare questa grave questione

con Bevin .

297

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. S.N.D. 5062/2282. Roma, 27 marzo 1946, ore 21.

Chieda essere ricevuto di urgenza da Bidault, cui la prego, a mio nome personale, fare la seguente comunicazione confidenziale :

Nella seconda quindicina febbraio 3 si è presentato da me Schiff Giorgini, giunto allo scopo da Parigi, per informarmi di avere avuto di sua iniziativa qualche giorno prima conversazione personale con presidente Gouin, nel corso della quale quest'ultimo gli avrebbe esplicitamente dichiarato di essere favorevole ad aderire ad una eventuale richiesta che gli fosse fatta pervenire da parte mia per un incontro fra me e lui , inteso a raggiungere un diretto accordo sulle questioni relative alla nostra frontiera occidentale. Mi aggiunse che Bidault sarebbe stato dello stesso parere4 .


1 Vedi D. 288. 2 Originale dattiloscritto con correzioni autografe di De Gasperi che si indicano nelle note seguenti. 3 Il dattiloscritto diceva: «Ai primi di marzo». Vedi D. 209. 4 Frase aggiunta da De Gasperi .

Gouin mi faceva nella stessa occasione e per lo stesso tramite sapere che tale accordo sarebbe stato, a suo avviso, agevolmente raggiungibile, intendendo egli limitare le esigenze francesi entro quei limiti atti a consentire una salda e effettiva intesa fra i due Paesi e non fondato su mutilazioni territoriali e umiliazioni che tale intesa avrebbero fatalmente compromesso.

Presidente domandava da me una risposta urgente che egli stesso, Schiff Giorgini, avrebbe avuto incarico di far pervenire a destinazione.

Ho replicato che una intesa tra i nostri due Paesi era certamente uno degli obiettivi fondamentali della mia politica e che la proposta di un accordo diretto per raggiungerlo trovava in conseguenza in me terreno estremamente propizio. Insistevo tuttavia su opportunità preventivamente preparare iniziativa possibilmente per tramiti normali, in vista assicurarne al meglio successo.

Schiff andò e tornò da Parigi confermando buona volontà francese necessità dar corso iniziativa e chiedendo gli fosse indicato nostro punto di vista in materia questione frontiere . Gli fu rilasciato l'II marzo corrente un foglio non intestato in cui furono trascritte nostre note tesi e precisamente: cessione alla Francia delle Terre di caccia; retrocessione dell'attuale linea di frontiera nella regione del Piccolo San Bernardo sino alla displuviale alpina; soluzione amichevole delle residue secondarie questioni relative a contestazioni di carattere strettamente locale; facilitazioni di transito attraverso il valico del Moncenisio per le popolazioni dell'Alta Savoia e agevolazioni fiscali ; ferma restando sovranità italiana sulla conca del Moncenisio, accordo franco-italiano per l'utilizzazione di quel bacino idraulico; ferma restando parimenti sovranità italiana sulle due zone smilitarizzazione dello Chaberton e dell'Alta Val Roja 1•

Schiff ripartito il 12 corrente per Parigi mi fa ora pervenire il telegramma n. 329 che ella conosce 2 , ed il cui contenuto la prego di comunicare al signor Bidault.

Voglia aggiungere che ambasciatore Saragat -nel quale ho sempre avuto la maggiore fiducia e la stima più solida -non fu tenuto al corrente di quanto precede, in quanto iniziativa sembrò fino a ieri troppo fluida ed incerta3 . Saragat poté in conseguenza smentirla in piena coscienza come infatti egli fece in due successivi colloqui con lo stesso Bidault che gliene fece cenno4 . Lo avrei certamente posto al corrente perché a sua volta ne parlasse con codesto ministro degli esteri, se la sua partenza non avesse sfortunatamente coinciso coll'entrata dell 'iniziativa in una fase, a quanto ora appare, più concreta 5 .

Ciò premesso, voglia confidenzialmente dire a mio nome personale al signor Bidault che niente vuoi essere da me intrapreso se non in perfetta e amichevole intesà con lui. Suo recente consiglio temporeggiare 6 e tutto quanto di incerto e di dubbio inevitabilmente permane nei tramiti non ufficiali per cui iniziativa si è


1 Nell'ultima parte della frase il dattiloscritto diceva : «Smilitarizzazione dello Chaberton e delle Alte Valli della Vesubia e della Tinca». Per l'intero documento vedi D . 287, Allegato.


2 Vedi D. 287.


1 Qui De Gasperi ha cancellato il seguito della· frase che nel dattiloscritto diceva: « e comunque tale da non giustificare speciale men zione>>. 4 Vedi DD. 220 e 279. 5 Dopo la virgola il dattiloscritto diceva: «se avessi supposto . come pare, che essa fosse per entrare in una fase più concreta».


6 Vedi D. 248.

svolta 1 , mi inducono chiedergli in via amichevole una sua personale, amichevole conferma.

Se le cose stanno come mi sono state descritte e s.ono qui esposte, e che non ho possibilità esattamente controllare, sarei naturalmente estremamente lieto di dare ad esse il più favorevole corso. In caso diverso seguirei il consiglio di temporeggiare da lui datomi tramite Saragat e confermato del resto anche a Saragat dallo stesso presidente Gouin2.

Mi occorrerebbe una risposta urgentissima 3 , in considerazione circostanza che ammiraglio Moullac dovrebbe, secondo telegramma citato, presentarsi da me domam.

Aggiungo per sua stretta informazione personale che, mentre sono naturalmente disposto a fare ogni possibile sforzo per raggiungere una diretta intesa con la Francia basata sulle tesi che ella perfettamente conosce, non vorrei tuttavia far niente che fosse giudicato costì inopportuno e intempestivo, né rischiare porre una questione di fondamentale interesse reciproco su basi che non siano amichevolmente concordate e lealmente chiare.

298

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 5119/449. Washington, 27 marzo 1946, ore 23,17 (per. ore 9,30 del 30).

Seguito telegramma 3704 .

In conversazione confidenziale ho appreso oggi che discussione Consiglio pace Londra circa rettifica di frontiera Alto Adige non avrebbe ancora portato alcuna conclusione definitiva. Sembra che delegazione inglese si orienti verso · cessione all'Austria, oltre zona Tarvisio, zona Alto Adige comprendente tronco italiano ferroviario Innsbruck-Fortezza-San Candido. Ciò riguarda una delle maggiori lagnanze contenute in memorandum Governo austriaco a causa grande difficoltà di comunicazioni tra l'Austria occidentale e meridionale. Delegazione francese parrebbe sostanzialmente concordare con quella inglese. Delegazione americana non avrebbe sinora aderito. Ho vigorosamente protestato contro tale eventualità. Mi è stato in risposta ripetuto che questione è stata soltanto discussa e non ancora decisa. Gradirei essere informato di quanto possa risultarle al riguardo5 .

t Qui De Gasperi ha cancellato le seguenti parole: «e che non ho possibilità controllare».


2 Vedi D. 280.


3 Vedi D. 302.


4 Vedi D. 261.


5 In risposta, Zoppi aveva ritrasmesso (T. 5384/C. del 31 marzo) il T. 5117/459 del29 marzo con il quale Carandini aveva anticipato quanto contenuto nella lettera di cui al D. 306; De Gasperi aggiunse poi il D. 312.

299

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON. TARCHIANL AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 5329 /095. Washington. 27 mar::o 1946 (p er. il 2 aprile).

Miei telegrammi nn. 350 1 e 405 2 .

Oggi al Dipartimento di Stato, direttore generale Affari Politici europei mi ha nuovamente sottolineato l'importanza di una nostra iniziativa di conversazioni dirette con la Francia per le questioni del contìne occidentale. E ciò sia per dare prova della nostra buona volontà anche ai lini dimostrativi, sia eventualmente per consolidare favorevoli disposizioni francesi nelle prossime discussioni degli importanti problemi che ci interessano in modo tanto prevalente3 .

300

L'AMBASCIATORE A WASHJNGTON , TARCHJANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 5310/099. Washington . 27 mar::o 1946 (per. il 2 aprile ).

Riferimento mio telegramma 217 4 e telegramma di V.S. 2275 .

Come avevo accennato nel telegramma surriferito il cardinale Strilch di Chicago (che sembra essere fra i membri americani del Sacro Collegio quello che gode di maggiore effettiva influenza sui circoli dirigenti del Partito democratico grazie anche alla sua carica attuale di chairman del Consiglio dell'Episcopato cattolico degli S.U .), era stato incaricato dal presidente Truman di documentarlo personalmente sulla situazione italiana al suo ritorno da Roma. Il cardinale ha espletato oggi tale incarico in una lunga udienza presso il presidente, dedicata pressocché per intero alle presenti condizioni dell'Italia. Egli ha ripetuto a Truman a nome del papa, la necessità urgente di aiutare il nostro Paese affinché, per esasperazione e per fame, non sia compromesso l'ordinato progressivo sviluppo della rinata democrazia italiana. Ha sostenuto poi la necessità che il trattato di pace sia ispirato a giustizia per l'Italia ed a riconoscimento dei meriti acquisiti verso la civiltà occidentale e gli Stati Uniti oltreché durante la cobelligeranza con le Nazioni Unite . Circa le varie nostre questioni territoriali, il cardinale avrebbe espresso al presidente


1 Vedi D. 245.


2 T . s.n.d. 4624 /404-405 del 21 marzo. relati vo a lla partecipazione di rappresentanti ita liani al Consiglio di Londra.


3 Per la risposta vedi D. 330.


4 Vedi D. 185.


5 Non pubblicato.

la sua convinzione che debbano rimanere all'Italia 1'Alto Adige ed una larga parte dell'Istria, come elementi vitali dell'unità nazionale e della ripresa politica ed economica. Gli ha poi parlato dell'opera di civiltà compiuta dall'Italia in Africa e specialmente in Libia. Il cardinale ha avuto da Truman (che ha trovato molto informato sulla nostra situazione) le più ferme assicurazioni di interessamento. Egli del resto si manterrà in contatto con il presidente.

TI cardinale Spellmann, dopo il suo ritorno da Roma, ha nuovamente confermato la propria intenzione di fare quanto possibile per venire in aiuto del nostro Paese. Ha assicurato di aver dato il più utile seg uito al promemoria da me rimessogli circa le nostre più importanti questioni .

La Curia di Saint. Louis (mons. Cody) ha assicurato che, malgrado la dolorosa perdita del cardinale Clennon -il quale, come è noto, prima della sua partenza per Roma, aveva scritto a Truman ed al chairman del Partito democratico Hannegan, a favore dell'Italia -continueremo ad avere il suo pieno appoggio nella nostra campagna per una pace giusta.

Data la particolare delicatezza delle notizie su riassunte, prego vivamente di volerle mantenere strettamente segrete, salvo beninteso per quanto concerne l'eventuale opportuna comunicazione che si ritenesse utile farne ai competenti ambienti della Santa Sede, affinché questi confermino, ed anzi possibilmente insistano nelle direttive impartite a questo delegato apostolico eà agli esponenti del cattolicesimo in questo Paese. In considerazione del periodo decisivo per la nostra pace cui andiamo incontro, il maggiore appoggio che ci venisse qui dalla Santa Sede potrebbe essere prezioso 1 .

301

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERf

T. 5115/457. Londra . 29 marzo 1946, ore l 9,52 ( per. ore 9,30 del 30 ) .

Mio 425 2 .

Prego tener presente che venuta Laski in Italia ha carattere ed intenzioni ben più vaste che non visita di partito. Brai n è stato chiamato Londra in preparazione tale visita e ha fatto rapporti molto favorevoli. Laski ha visto oggi espressamente Bevin per ricevere istruzioni c lo rivedrà mercoledì prima della sua partenza che è fissata per sabato 6. Si tratta in sostanza di un a missione ufficiosa del Governo inglese. Laski farà probabilmente dichiarazioni sulla po litica generale inglese nei nostri riguardi. Desidera parlare in pubblico a Milano e Trieste nonché a Roma ove chiederà di essere da te ricevuto.


1 Vedi D. 526.


2 Con T. 4717 /425 del 23 marzo Ca randini aveva informato della prossima visita di H a rold Laski in Italia.

Segnalati quanto sopra perché annetta alla visita di questa eminente personalità laburismo un ' importanza che sarà tanto più grande, nell'interesse del Paese, quanto meglio egli sarà ricevuto e messo in condizione di esprimersi . Sua intenzione parlare in pubblico prima e dopo Congresso socialista dimostra il suo intendimento, personalmente manifestatomi, parlare agli italiani tutti più che a una frazione politicamente limitata . Telegraferò esatta data suo arrivo a Milano 1 .

302

L'INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 5089 /346. Parigi, 29 mar:::o 1946 , ore 20 , 15 ( per. ore 9 del 30 ).

Ho fatto a ministro Bidault, con fedeltà che essa comportava, comunicazione di V.E. 2 . Ministro mostra tosi sorpreso e irritato della cosa, di cui dichiaratomi ignorare tutto. A proposito iniziativa di Gouin mi ha detto che egli, Bidault, che più si è battuto per limitare rivendicazioni francesi , non poteva ammettere modo «bonaccione» trattandosi cose tale importanza. Si immedesima in situazione in cui venutasi trovare V.E., che ringrazia per comunicazioni fattegli mio tramite e spirito che le informa . Si riserva convocarmi prossimi giorni .

Ho rilasciato ministro, sua richiesta, promemoria · con estremi comunicazione nonché contenuto telegramma Giorgini. Riterrei opportuno, ovviamente, Giorgini fosse tenuto all'oscuro presente comunicazione.

303

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. s.N .D. PER CORRIERE 5309/0101. Washingt on, 29 marzo 1946 (per. il 2 aprile ).

Telegramma di V.S. n. 4825 del 22 c.m. 3 .

Nei giorni scorsi si erano avute alcune conversazioni sulla questione albanese al Dipartimento di Stato in relazione a vaghe notizie qui pervenute circa una visita di Enver Hoxha al maresciallo Tito e conseguenti voci di ingresso dell' Albania

·1 Per la risposta vedi D. 3 10.


2 Vedi D. 297.


3 Vedi D. 288.

nella Federazione jugoslava. Il Dipartimento non aveva ricevuto dai suoi rappresentanti a Belgrado ed a Tirana alcuna precisa conferma di tali voci. Evidentemente una iniziativa del genere non fa qui piacere e si calcola sarebbe anche vivamente disapprovata dalle comunità degli albanesi-americani negli Stati Uniti, non molto cospicue ma fiorenti ed abbastanza rumorose .

Del resto, come già riferito, il regime di Hoxha, specie nella sua più recente fase di più diretta ingerenza sovietica, qui piace poco ed è deplorato alla pari del regime di Tito in Jugoslavia.

Una recente conferma dell'atteggiamento di Washington nei confronti di Tirana si è avuta alla Conferenza dell'U .N .R.R .A. ad Atlantic City , dove la candidatura dell'Albania a membro , sostenuta da Jugoslavia, Russia ed altri partecipanti dell ' Europa Orientale è stata clamorosamente bocciata : una prima volta con sei voti favorevoli , ventitre contrari e tre astenuti ed una seconda volta, in seguito all ' insistenza sovietica di riproporre la questione, con nove voti favorevoli . di cui alcuni raccolti a stento e ventiquattro contrari . Nell'occasione, il capo della delegazione americana , l' assistente segretario di Stato Clayton, motivò la posizione contraria degli Stati Uniti con il noto mancato riconoscimento de jure del Governo di Tirana in seguito alla carenza di quest'ultimo nell'assicurare l'osservanza degli accordi vigenti nel 1939 coll ' America, aggiungendo che , secondo alcune dichiarazioni verbali del presidente dell ' Assemblea albanese antifascista , l'Albania non intendeva adempiere agli obblighi contrattuali .assunti precedentemente con questo Paese.

La questione dell' ammissione dell ' Albania ali'O.N. U ., proposta da Jugoslavia e Russia all'Assemblea delle Nazioni Unite di Londra, è sempre iscritta all'ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza. A giudicare dagli attuali umori del Dipartimento di Stato , e salvo non intervengano fatti nuovi oggi imprevedibili stante l'accentuata fase di tensione coll'U.R .S.S., si dovrebbe presumere che potrà, nel caso più favorevole , restarvi iscritta per vario tempo ancora.

Altra prova delle opinioni prevalenti nel Senato rispettivamente verso l' Albania di Hoxha e la Grecia è data dall'unanime approvazione da parte della Commissione senatoriale degli Affari Esteri di una mozione che raccomanda la cessione alla Grecia, oltre che delle Isole dell'Egeo, anche dell'Epiro del Nord.

Ciò premesso , onoromi assicurare che ho provveduto a rimettere al direttore generale degli Affari Politici, Matthews, una nota sulla situazione albanese, redatta in conformità alle istruzioni impartitemi dalla S.V. col telegramma surriferito , e con la quale ho attirato l'attenzione del segretario di Stato sulle fortificazioni che si starebbero allestendo a Valona e sulla .. . adriatica come un tutto unico. Ho verbalmente rilevato l'importanza che l'Italia annette al mantenimento dell ' indipendenza albanese. Ho poi informato Matthews anche delle notizie, comunicate con telespresso testé qui pervenuto, circa le persecuzioni che subiscono le popolazioni cattoliche del Nord dell'Albania e circa i tentativi di resistenza dei Malissori. Matthews mi ha risposto che constano anche al Dipartimento gli abusi e soprusi d'ogni genere che si compiono in Albania. Così pure si era qui informati delle fortificazioni e dell'armamento di determinate località strategiche, con intenzioni ostili verso l'Italia, la Grecia ed indirettamente l'Inghilterra. Il Governo americano era del pari al corrente dei propositi di alcuni circoli jugoslavi di annettere l'Albania ed al riguardo il mio interlocutore ha espresso le preoccupazioni del Dipartimento per una eventualità del genere, ove si sostanziasse, e che comunque si intendeva qui contrastare.

In conclusione, Matthews mi ha detto di considerare la questione albanese connessa con tutte quelle altre che attualmente hanno reso sempre più tesa la situazione mondiale e principalmente con quella di Trieste.

D'altra fonte mi è stato riferito che è qui pervenuto dall 'ammiraglio Stone un rapporto su di un colloquio avuto con V.S. circa la questione albanese.

304

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. SEGRETO 3889/955 . Washington, 29 mar:::o 1946 (per . il 2 aprile).

Miei telegrammi odierni 460-461 1•

Prima della mia partenza per Roma, mi è sembrato opportuno vedere il presidente Truman ed avere così modo di riferire a V.S. il suo pensiero sulle questioni che più interessano il nostro Paese. Gli ho quindi chiesto udienza martedì scorso ed egli, con molta cortesia, ha voluto fissarla per oggi.

Il presidente mi ha accolto con grande affabilità e mi ha subito dichiarato che si tiene al corrente con molta cura degli affari italiani. (La sua affermazione è vera: tra l'altro aveva ieri l'altro avuto un lungo colloquio col cardinale Stritch di Chicago di ritorno da Roma, circa il quale riferisco a parte2 . La Casa Bianca ha poi ricevuto in queste ultime settimane una quantità di lettere, telegrammi, mozioni di italo-americani del «continente» che gli inviano esemplari del manifesto del «Comitato per una pace giusta coll'Italia»).

Gli ho esposto le tre essenziali, urgenti, angosciose necessità dell 'Italia: viveri, lavoro e quindi finanziamenti, pace.

II presidente ha mostrato vivo interesse approvando questa sintetizzazione.

Per i viveri -gli ho detto -le notizie degli ultimi giorni sono sempre più catastrofiche. Jl suo intervento potrà essere decisivo per un 'assegnazione di grano po' più larga all'Italia, che difetta di altri necessari alimenti. Si tratta di uno sforzo intenso per almeno due mesi, cui Fiorello La Guardia, con il suo appoggio, può portare un notevole contributo.

Truman mi ha risposto che si rende conto della situazione , per l'Italia particolarmente grave. Farà quanto è in lui per stimolare i servizi e dare il massimo aiuto al nostro Paese. È sicuro che La Guardia, uomo dinamico, non mancherà di trovare mezzi di assistenza per il popolo italiano.


1 T. s.n.d. 5138 /460-461, pari data , con il quale Tarchiani anticipava in sintesi il contenuto del presente rapporto.


2 Vedi D. 300.

A proposito del secondo problema (lavoro, ossia rimessa in moto delle nostre industrie, trasporti, ecc.) gli ho parlato della richiesta di prestito e gli ho accennato alle ultime notizie pervenutemi, secondo le quali ci si darebbe la somma di venti milioni (tra import-export e rimborso forniture e servizi). Ho rilevato, nel modo più vivo, la necessità di aumentare tale somma, per sollevare lo spirito del popolo italiano e rimetterlo assiduamente al lavoro . Il presidente si è reso conto perfettamente della giustezza del ragionamento e mi ha assicurato che ne avrebbe parlato al segretario di Stato ed ai capi degli altri dipartimenti interessati, ritenendo che un maggiore sforzo non sia impossibile .

A proposito del problema pace gli ho parlato prima della revisione dell'armistizio come di un altro necessario provvedimento a breve scadenza, sottolineando la speciale opportunità, ai fini anche delle relazioni italo-americane, che le nostre masse giustamente inquiete e sfiduciate possano avere presto questa nuova, concreta prova dell 'amicizia degli Stati Uniti.

Truman ha risposto che lo State Department lavora con viva speranza affinché il progetto americano, inteso a sollevare l'Italia dai suoi attuali gravi pesi , possa essere rapidamente approvato dai Governi inglese e sovietico ed entrare in vigore. Mi ha poi detto che, salvo complicazioni di carattere più vasto inerenti all'attuale tesa situazione internazionale, si augura possa presto venire la pace, da tutti desideratissima .

«Da quando sono qui -mi ha detto Truman -ho sempre lavorato per dare una pace equa all'Italia e ridarle il suo posto tra le nazioni alleate ed amiche in parità di condizioni . Continueremo questo mio lavoro con fiducia di riuscire».

Nei riguardi delle discussioni del Consiglio dei supplenti di Londra e della Conferenza di Parigi, il presidente non aveva nessuna particolare informazione. Si fanno i preparativi senza che nulla sia ancora chiaro. «Ma l'intenzione degli Stati Uniti è che una pace ci sia e sia una pace giusta, che il popolo possa quindi accettare» .

Gli ho accennato allora alla grave situazione in Venezia Giulia ed a Trieste e dei pericoli, sempre più visibili, che minacciano la zona presidiata dalle truppe alleate. Mi ha risposto : «Non vi è dubbio alcuno che Trieste è e deve rimanere italiana ... Tito è stato duramente ammonito ... sa che una sua iniziativa creerebbe gravissime conseguenze per lui stesso ... Non credo che egli oserà ... » [Io:] «Ma non è perfettamente responsabile. Potrebbe essere indotto ad un tentativo.. .». Il presidente ha risposto: «È vero. Tito è spalleggiato da ingenti forze russe. Probabilmente neppure i russi stessi sanno esattamente cosa vogliono fare... Ma non credo vi sia ragione di allarme. In ogni modo noi saremo vigili».

La questione dell'Alto Adige non ha suscitato una particolare reazione del presidente. Mi ha detto che egli crede in una soluzione favorevole all 'Italia.

Per quanto concerne la nostra questione africana, avevo portato al presidente l'unico esemplare attualmente disponibile dell'ottima pubblicazione in lingua inglese dell ' Istituto Coloniale Italiano di Firenze . Gli ho mostrato le fotografie, che Io hanno molto interessato, a proposito delle quali mi ha detto che conosceva quanto l'Italia ha fatto e che è suo personale parere che essa debba essere posta in grado di non abbandonare l' opera iniziata. Per questo, gli ho risposto, è necessario che, anche ove si debba arrivare ad una soluzione di trusteeship, l'Italia abbia l'amminist razione delle sue colonie sia pure sotto un controllo internazionale, che essa

può accettare. Il presidente ha risposto: «Credo effettivamente che questa sia la soluzione equa. Ne parlerò a Byrnes ».

Durante la mia perorazione per le colonie, Truman ha ripetuto varie volte «ne parlerò a Byrnes». (Ho successivamente informato il direttore generale degli Affari Politici europei, Matthews, della conversazione avuta col presidente riguardo al mantenimento dell'ammjnistrazione italiana nei nostri territori africani da sottoporsi a trusteeship. Ne è stato molto interessato ed ha accolto con simpatia tale possibilità. Spero di sentire da Byrnes un'eco favorevole delle buone disposizioni di Truman).

Ho infine rilevato quanto l'Italia sia riconoscente a lui ed al sÙo Governo per le continue prove di amicizia che le sono date e l'ho ringraziato per avermi dato modo di vederlo prima della mia breve visita a Roma.

Truman mi ha incaricato di portare a Y.S. i suoi saluti e l'espressione della sua simpatia. Mi ha detto poi che mi rivedrà volentieri dopo il mio viaggio, ed ogni volta che vi sia una importante questione italiana da sottoporgli.

Il colloquio è durato venti minuti .

305

JL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

L. RISERVATA 5/463. Roma, 29 marzo 1946.

D'accordo con lo Stato Maggiore Generale ho consegnato oggi, in via confidenziale, a questo ambasciatore britannico nonché al consigliere dell'ambasciata degli Stati Uniti l'appunto di cui unisco copia.

Se è vero -ho sottolineato nel corso della conversazione -che la sicurezza dell'Italia è anche un interesse di quella inglese ed americana, era necessario che si aprissero gli occhi prima che fosse troppo tardi ai pericoli di un arretramento del confine italiano oltre determinati limiti . Questo soprattutto nel settore nord: proprio dove, viceversa, più profonde si delineavano le modifiche contemplate -a quanto ci era dato comprendere -dagli stessi anglo-americani. L'importanza della questione, del resto, era certo perfettamente nota agli esperti militari alleati, sol che si credesse consultarli. Il che avrebbe potuto esser particolarmente utile prima che i componenti della Commissione di esperti, rientrando in sede, formulassero le loro concrete proposte. Il criterio strategico del resto coincide perfettamente in questo settore con quello economico; sicché anche senza necessariamente invocarlo, esso avrebbe benissimo potuto essere tenuto presente dagli esperti.

Tanto Charles che Jones hanno assicurato che avrebbero immediatamente inoltrato l'appunto ai rispettivi Governi.

Lascio giudicare a lei, caro ambasciatore, se sia il caso di intrattenere direttamente della questione il Dipartimento di Stato. Ad ogni modo La informo che nello scrivere a Carandini sulla stessa questivne, gli ho suggerito, all'eventualità, di parlarne direttamente con Dunn.

ALLEGATO

IL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI ALLE RAPPRESENTANZE DI GRAN BRETAGNA E DEGLI STATI UNITI D'AMERICA A ROMA

APPUNT01 . Roma, 29 marzo 1946.

l) Nell 'esposizione del punto di vista del Governo italiano, la questione della Venezia Giulia non è mai stata trattata sotto l'aspetto del problema della sicurezza. Ad un momento in cui tutti gli uomini di buona volontà fermamente speravano che le frontiere tra gli Stati avrebbero cessato di essere barriere divisorie per trasformarsi in semplici delimitazioni amministrative, sembrò non confacente parlare, e tanto meno insistere, su motivi di ordine militare. Ma poiché il criterio della sicurezza strategica viene sostenuto altrove a giustificazione di sistemazioni territoriali , poiché da parte jugoslava si è risposto con aperti atteggiamenti di ostilità alle replicate offerte di avvicinamento fatte dal Governo italiano, poiché d'altra parte lo stesso Statuto delle Nazioni Unite (che l' Italia si augura di poter al più presto sottoscrivere) riconosce agli Stati membri un diritto di autodifesa «finché il Consiglio non abbia preso le misure necessarie» , in relazione infine alle future limitazioni degli armamenti italiani, appare legittimo ed anzi doveroso esporre alcune considerazioni di carattere strategico che suffragano la richiesta di una linea di confine che possa garantire al popolo italiano un minimo di sicurezza.

2) Anche dopo i più recenti sviluppi tecnici, l' unica linea che dal punto di vista naturale offre un buon valore difensivo contro eventuali attacchi portati alle regioni orientali italiane, è la linea sulla quale corre il confine stabilito a Rapallo. Coincidendo con lo spartiacque, essa è appoggiata a nord ad una catena alpina superiore ai duemila metri e nel resto del suo percorso ad alture di notevole entità ed a tratti fittamente boscosi ; è traversa ta da valichi non numerosi (seppure alcuni assai larghi, come quello di Nauporto-Arusica, noto nei secoli come «Porta d 'Italia» o «Porta dei barbari»), e vi corre ad una distanza mai inferiore ai 40 chilometri dai principali centri urbani : Trieste , Gorizia, Udine, Pola. È da rilevare che se tale linea conferisce un sufficiente margine di sicurezza alle regioni orientali d ' Italia (e particolarmente alla pianura friulano-veneta ed alla retrostante valle padana), essa non offre alcun vantaggio offensivo all'Italia nei confronti della Jugoslavia. Infatti ad una fascia montana di 35 chilometri di profondità in territorio italiano, corrisponde una fascia di 100 chilometri di profondità in territorio jugoslavo; quest'ultima dotata inoltre di molteplici linee difensive parallele. Un solo centro urbano-jugoslavo, Lubiana, sorge a non più di 35 chilometri dalla frontiera, situazione ben diversa da quella italiana in cui quattro città, come già ricordato, si trovano relativamente prossime alla frontiera .

Analoghe considerazioni possono farsi per la sicurezza marittima. Mentre il possesso di Pola da parte dell 'Italia è appena sufficiente per proteggere la costa veneto-emiliana, e la costa italiana più a mezzogiorno si presenta aperta, priva di approdi e di possibilità di


1 Questo appunto era preceduto dalla seguente comunicazione: «In relazione al mandato ricevuto dal Consiglio dei ministri degli esteri , la Commissione di esperti ha ricevuto incarico di studiare sul posto, come eventuale nuovo confine tra Italia e Jugoslavia, una linea che coincida per quanto possibile con quella etnica, contemporaneamente salvaguardando le necessità economiche delle zone in questione. Non sembra tuttavia che, in questo esame, si possa prescindere da un altro fattore ancora e cioè dalla necessità di non privare l' Italia di un confine che le offra un minimo di sicurezza. TI punto più delicato del futuro confine terrestre italo-jugoslavo, come del resto è perfettamente noto agli esperti militari alleati, è quello nella zona del medio ed alto Jsonzo. Particolarmente in questo settore, l'imposizione di un arretramento oltre determinate posizioni naturali , significherebbe compromettere in maniera estremamente grave le possibilità di difesa dell' Italia. È un fatto che in questa zona la linea etnica si allontana da quella che è invece richiesta dalle esigenze della sicurezza. Si tratta anche, tuttavia, di zone di scarsa densità di popolazione, e la cui conservazione all'Italia corrisponde altresì a cons iderazioni di ordine economico, interessanti le zone stesse. Le considerazioni di cui sopra vengono illustrate nell'appunto allegato ».

difesa . il possesso della costa dalmata c delle isole antistanti offre alia Jugoslavia tutti gli elementi per un a decisa superiorità navale nel medio c basso Adriatico.

3) Abbandonata la linea di Rapallo. una sola a ltra linea può individuarsi che poggi su elementi naturali del terrene , ed offra elementi organici di difesa per l'intera frontiera giulia (settore nord e sud) . Essa è la linea che partendo d al Monte Porse na . si appoggia a lla Selva di T arnova, al massicci o del Monte N a nos. al Monte Auremiano, alle colline del Timavo, alla ca te na dei Monti Vena-Caldiera, per concludersi su Cherso e Lussino. Salvo qualche lieve modifica , peraltro di sostanziale importanza dal punto di vista strategico. ma di scarsa rilevanza da quello etnico. essa coincide quasi dappertutto con la linea Wìlson.

4) Qualsiasi a rretramento dalla predetta linea dife nsiva avrebbe conseguenze estremamente gravi. Per una migliore valuta zione conviene d'altra parte considerare partitamente i due settori in cui si divide la linea stessa. rispettivamente a s ud e a nord della tangente golfo di Trieste-Postumia.

a) SetLore nord. Un accentuato a rretramento in questo settore significherebbe anzitutto l'annullamento di qualsiasi possibilità di difesa del settore meridionale poiché le forze in esso eventualmente dislocate sarebbero costa ntemente sotto immediata minaccia di isolamento. Inoltre conseguenza ancor più grave · un arretramento al nord significherebbe apertura dell'intera frontiera ad una duplice diretta c mortale minaccia sulla pianura veneta e padana -la regione più vulnerabile e vitale d ' Ita lia -·· e possibilità di aggiramento del front e sud. Infatti la difesa italiana dovrebbe svo lgersi s u posizioni non continue. di scarsa profondità. attraversa te da pa ssi c solchi che favoriscono lo sviluppo dì operazioni offensive concentriche sulla pia nura venet a . Si ripetereb be cioè la critica situazione già sperimentata nella prim a guerra mondiale, allorché un sem plice successo tattico austriaco nella zona di Caporetto costrinse ad arretrare l'intero fronte italiano d al Grappa al mare. La situazione risulterebbe forse oggi più grave ancora perché, nel 1917, il fiume Piave consentì di costituire una efficiente linea difensiva , mentre i moderni mezzi di attacco tolgono oggi qualsiasi valore d.ì ostacolo ai fiumi della pianura veneta e di quella pada na.

b) Settore sud. Un arretramento in questo setto re avrebbe come conseguenza la materiale impossibilità di difendere Trieste, troppo ravvicinata alla frontiera, e di rendere molto più onerosa e precaria la stessa difesa dd Veneto e della pianura padana. Infatti .l'assenza dì una linea natural e di ostacolo costringerebbe ad impegnare. per uno schieramento difensivo, forze molto ingenti, impegnabili frontalmente da forze relativamente esigue e costantemente soggette a grave minaccia di aggira mento.

5) l n occasione de !.la sessione dì set tcmbre del Consiglio dei ministri degli esteri , è stato deciso di porre allo studio , come eventuale nuova frontiera tra Italia e Jugoslavia, una linea che coincida per quanto possibile con quella etnica. fer mo restando il principio di salvaguardare contempora neamente le necessità economiche delle zone disputate. È un fatto che, nella zona dell'alto e medi o lsonzo -·-quella cioè maggiormente delicata dal punto dì vista strategico -la li nea etnica diverge alquanto da quella a suo tempo elaborata dal presidente Wìlson. ed oggi proposta dall'ltalia. Va comunque osservato che, se anche l'adozione della linea Wilson in que sto tratto lascerebbe in territorio ita liano un a zona abitata quasi esclusivamente da elementi slavi , si tra tterebbe tuttavia di poche diecine di migliaia di abitanti (data la scarsa densità della popola zione), compensati dall'eventuale annessione alla Jugoslavia di altri territori a bitati da italiani. È noto inoltre che nel tratto a nord dì Gorizia (alta e media valie dell'lsonzo), il tracciato della linea Wilson è quello che meglio corrisponde alle necessità economiche della zona. Esso infatti consente:

a) dì mantenere l'unità economica della provincia dì Gorizia, che gravita naturalmente verso occidente. separata com'è dal presente territorio jugoslavo da una importante catena dì montagne (all. l) 1:

b) di mantenere in un complesso unitario k istallazionì idroelettriche della regione (eseguite o progettate) , le quali sono st rett amen te collegate con quelle del Veneto, Dette


1 Gli al.lcgati non si pubbli ca no.

istallazioni forniscono energia elettrica alla grande industria di Trieste e Monfalcone, nonché alle ferrovie della regione (ali. 2);

c) di permettere la costruzione della progettata ferrovia Trieste-Predil-Tarvisio-Villaco su territorio interamente italiano, costituente il collegamento più breve e più diretto tra Trieste, l'Austria occidentale e la Boemia (ali . 3)..

306

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ

L. PERSONALE . Londra, 29 marzo 1946 (per. il ] 0 aprile).

Ho ricevuto la tua del 22 corrente 1 e ti ringrazio per le tue comprensive parole.

Con riferimento al mio telegramma odierno n. 457 2 ti confermo riservatamente che Laski, nel colloquio oggi avuto con Bevin, ha da lui ricevuto, tra l'altro, le seguenti due assicurazioni.

l) Bevin è ormai orientato verso la conservazione della frontiera del Brennero, salvo stipulazioni economiche fra l'Italia ed Austria a favore di quest'ultima. Egli auspica, in un non immediato ma non lontano futuro, una unione doganale itala-austriaca. Ciò conferma quanto Bevin mi assicurò nell'ultimo colloquio 3 circa il suo apprezzamento delle dominanti ragioni morali che, a parte ogni altra considerazione, rendono inammissibile ogni sostanziale amputazione di territorio italiano a favore dell'Austria. Bevin ha ora rovesciato il procedimento a cui aveva accennato nel discorso ai Comuni (vedi mio ampio rapporto del 25 febbraio u .s.) 4 . Allora egli prevedeva un sacrificio territoriale italiano compensato da concessioni economiche garantiteci dall'Austria. Oggi contempla il rispetto dello statu quo territoriale compensato da facilitazioni economiche che l'Italia dovrà garantire all'Austria. Se il diavolo non ci metterà la coda, ho tutte le ragioni di ritenere le cose ben avviate su questo argomento. Non è detto che le buone disposizioni odierne, che risultano ormai unanimi su questo problema, non abbiano ancora a subire deragliamenti nei prevedibili futuri scontri o combinazioni di interesse. Comunque quanto ti comunico rappresenta una situazione che mi pare non arbitrario interpretare nettamente volta a nostro favore. Avrò nuovamente a colazione in ambasciata Laski e i suoi compagni di viaggio prima della loro partenza ed in tale più intima occasione vedrò di accertare se questo argomento sarà toccato nei pubblici discorsi che egli intende tenere in Italia.

2) Bevin ha ferma intenzione (ed anche questo conferma le meno precise ma pur sostanziali assicurazioni da lui datemi nell'ultimo colloquio) di intervenire con


1 Non rinvenuta. 2 Vedi D. 301. 3 Vedi D. 275. 4 Vedi D. 218, Allegato l.

decisivi aiuti economici all'Italia dopo la Costituente. Ti confermo che, pur non potendo prevedere quale sarà in definitiva lo sviluppo delle dichiarazioni che Laski farà in materia di politica estera, egli parte deciso e con istruzioni di non tenere vaghi discorsi, ma di anticipare ufficiosamente le intenzioni inglesi verso l'Italia. È inutile ti sottolinei che, a parte lo scopo essenziale di chiarire e migliorare le relazioni fra i due Paesi, l'iniziativa di Laski mira ad incoraggiare le correnti più moderate italiane come controbilancia alla pressione comunista. Il sottrarre il socialismo europeo all'abbraccio comunista è il chiodo fisso di Bevin il quale (vedi mio telegramma 451) 1 è stato in questi giorni confortato, verso una politica estera che s'impernia su questa esigenza , dal quasi unanime assenso del gruppo parlamentare laburista.

Sono in rapporti particolarmente confidenti con Laski e ti posso assicurare che le sue disposizioni verso il nostro Paese non potrebbero essere migliori , più realistiche e lungimiranti. Ti posso assicurare che in questo orientamento egli è decisamente incoraggiato da Bevin il quale è sempre più favorevolmente impressionato dal modo in cui procedono le nostre elezioni e da quanto Brain gli riferisce circa la nostra attività ricostruttiva nel campo economico. A proposito di Brain mi risulta che Bevin lo considera uno dei migliori elementi di cui egli dispone nel Mediterraneo e si propone di utilizzarlo, sempre nel campo diplomatico, in posti di alta responsabilità.

Anche l'opinione del Foreign Office (intendo alti funzionari) va felicemente evolvendo nei nostri riguardi. Harvey stesso, nel colloquio di martedì 2 , mi ha detto: «Avevate ragione voi . Noi in un primo tempo abbiamo seriamente dubitato della capacità italiana a risollevarsi ed a creare una vera democrazia . Oggi siamo convinti che l'Italia ha questa volontà e capacità».

Quali e quanto immediati risultati pratici possano derivare da questa più recente evoluzione, sarebbe imprudente affermare . Tu sai che non amo anticipare. Mi limito a segnalarti il sorgere di una situazione nuova.

Quando Laski verrà a vederti a Roma, ti esorto a parlar gli con la più assoluta · franchezza. Egli è uomo di acutissimo ingegno e di spregiudicata obiettività. Quando gli ho detto che quello che noi rimproveriamo all'Inghilterra è una mancanza di idee chiare e di propositi precisi nei riguardi delle nostre esigenze presenti e del nostro compito futuro, e che questa mancanza di leadership aveva provocato una profonda delusione in Italia e poteva preludere ad un distacco psicologico insanabile, egli ha consentito calorosamente. Tieni presente che egli potrà esprimersi in Italia più o meno completamente e soddisfacentemente, ma si muove animato dal desiderio di rompere il cerchio di questa distruttiva incertezza.

Ho telegrafato a Nenni perché non manchi di incontrarlo a Milano come egli si attende . Ad ogni modo la sua visita avrà tanta più importanza ai fini generali, quanto più le sarà dato rilievo ed accoglienza sul piano nazionale.

Chiudo affrettatamente per consegnare questa mia a Gasparini che sta per partire in aereo.


1 T. 5054 /451 del 28 marzo, non pubblicato. 2 Vedi D. 296.

307

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIA TORI A MADRID, GALLARATI SCOTTI, A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. 5325/c. Roma, 30 marzo 1946, ore 12,30.

In riunione Consiglio ministri 28 u.s., in relazione proposta avanzata in precedenza seduta da vice presidente Nenni (cui si erano associati Togliatti e Cianca) per ritiro nostro ambasciatore da Madrid, ho dato ampia notizia circa atteggiamento adottato da singole Potenze nei confronti situazione spagnola e circa linea condotta che Italia ha seguito e si propone seguire al riguardo. Ho ricordato che, sin dall'agosto 1945, dopo conferenza Potsdam, Governo italiano aveva comunicato ad Alleati che esso avrebbe uniformato sua azione nei riguardi della Spagna a quella dei Governi inglese e americano, i quali avevano allora apprezzato tale nostra attitudine. Ho aggiunto che allo stato attuale delle cose conviene continuare attenersi a tale linea condotta mantenendosi, come fatto sinora, in stretto contatto coi Governi alleati. Ho inoltre precisato che presenza ambasciatore italiano Madrid non significa di per se stessa riconoscimento di una determinata situazione politica, essendo noto desiderio dell'Italia di vedere Spagna avviarsi verso forme di vita democratica.

Consiglio ministri ha preso atto mia dichiarazione 1• (Solo per Londra, Washington, Parigi) Informi di quanto precede codesto Governo.

308

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 5242 /129. Mosca, r aprile 1946, ore 22,20 (per . ore 12,20 del 2).

Telegramma di V.E. 5210 2.

In linea di massima a Conferenza Mosca Molotov aveva promesso partecipare Conferenza tre ministri esteri da tenersi in aprile a Washington . Recenti mosse Governo sovietico, e cioè dichiarazione ritiro truppe russe Manciuria e Iran e tentativi Governo bulgaro raggiungere accordo con opposizione, anche se rispon-


1 Per la rispo sta di Gallarati Scotti vedi D. 337.


2 Non pubblicato: ritrasmetteva il T. s.n.d. 4964 /437 del 26 marzo con il quale Tarchiani aveva riferito circa la proposta americana di «una riunione dei quattro o cinque ministri esteri da tenersi , eventualmente anche prima dell 'inaugurazione della Conferenza di Parigi, per esaminare ed approvare l'opera di redazione trattato di pace che si compie da supplenti Londra» .


373 denti in buona parte a desiderio impressionare sopratutto quella parte opmwne pubblica americana che ancora è favorevole accordo con Russia, dimostrano comunque certa evoluzione Governo sovietico verso forme più conciliative.

Riterrei quindi in principio come poco probabile rifiuto da parte russa accedere invito Conferenza, a meno che discussione questione persiana Consiglio Sicurezza non si sviluppi in modo da dare qui impressione partito preso. Qualche difficoltà può sorgere solo per partecipazione Francia e Cina poiché non ritengo probabile da parte russa si giudichi essere già giunto il momento allargare sistema dei Tre Grandi. Se da parte inglese-americana si insisterà su questo punto è da supporre Russia possa proporre limitare partecipazione due Potenze solo discussione questioni che le interessano direttamente.

Osservo che: l) trattato di pace con l 'Italia non sarà certamente né unico né nemmeno principale oggetto prossima conferenza: difficoltà che incontra redazione nostro trattato, eccezion fatta , fino ad un certo punto, questione distribuzione nostre colonie, non sono causa ma conseguenza disaccordo fra Alleati. Saranno quindi altre questioni che formeranno oggetto principale conferenza: nostro trattato può beneficiarne solo in quanto che, se si dovesse raggiungere una certa misura di accordo fra i Tre su principali questioni, sarebbe meno difficile trovare una formula qualunque compromesso che permettesse arrivare conclusione rapida trattato di pace, cosa che, in fondo, è nel desiderio di tutti. 2) Anche se conferenza si riunirà, non è affatto certo che essa si risolverà in un accordo più sostanziale di quanto sia stato fatto a Mosca. Se da parte russa sono stati fatti in questi ultimi giorni alcuni gesti concilianti, questo non significa affatto che, sul fondo delle questioni, sia che si tratti di Manciuria, Iran o Bulgaria, russi sono disposti a cedere gran che. Successo conferenza è prevedibile solo nel caso da parte inglese ed americana si sia disposti riconoscere sostanzialmente situazione di fatto creatasi, contentandosi di qualche soddisfazione più che altro di forma.

309

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N .D. 5257 /467. Londra . l o aprile 1946 (per. il 2 ) 1 .

Da informazioni attendibili mi risulta che Governo britannico è ora nettamente orientato verso necessità revisione armistizio di cui al mio telegramma 416 2 . Si pensa qui che modus vivendi potrebbe essere applicato, in caso ulteriori more pace, non appena Assemblea costituente sia insediata in modo da far coincidere


1 Manca l'indicazione delle ore di partenza e di arrivo. 2 Vedi D. 275.

con questo evento abolizione Commissione alleata e da accompagnare modifiche clausole addizionali finanziarie con attivi interventi economici a nostro favore che migliorata situazione britannica renderà allora possibile. Ciò, pur favorendo normale procedura pace per la quale sono ormai qui ammessi ritardi dovuti varie intransigenze. Anche se, come pare, Conferenza Parigi si aprirà alla data prevista, ci troveremmo di fronte medesime difficoltà sebbene in altra sede.

310

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERT, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. 5427/281. Roma, 2 aprile 1946, ore 10.

Suo 457 1•

Sarò molto lieto ricevere Laski. Nessuna abbiezione acché egli parli in pubblico dove e quando vorrà . Occorrerebbe conoscere preventivamente programma per conseguenti istruzioni autorità periferiche e disposizioni relative. Ho già scritto a Trieste e Bolzano per preannunciare visita. Ne intratterrò personalmente anche Nenni. Fagli intanto sapere che attendo sua visita con molto interesse e simpatia.

311

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 5298 /349. Parigi, 2 aprile 1946, ore 11,30 (per. ore 17,30).

Mio 3462.

Couve de Murville mi ha convocato oggi per parlarmi nota questione. Premesso che c'era stata in proposito una spiegazione tra Bidault e presidente Gouin, egli · poteva dirmi che Schifi Giorgini era stato «poco preciso>> sia sulla data del proposto convegno sia sulla base su cui conversazioni avrebbero dovuto svolgersi. Richiesto di volermi chiarire tale ultimo punto, Couve mi ha detto che atteggiamento Governo francese resta immutato circa questione nostra frontiera occidentale, come immutato suo desiderio , già manifestato, intendersi in materia direttamente con noi. Ho colto occasione per attirare sua attenzione sul fatto che punti sui quali, noto tramite, era stata fatta conoscere Gouin disposizione V.S. trattare sono sostanzialmente quelli da noi più volte resi noti Quai d'Orsay. Ne ha esplicitamente convenuto.


1 Vedi D. 301. 2 Vedi D . 302.

Conversazione è stata molto cordiale e netta intenzione Couve volere non drammatizzare cosa. Resta naturalmente aperta questione circa misura in cui precisazioni fornite trovino origine spiegazione intercorsa tra Gouin e Bidault.

312

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI STEFANO

T. s.N.D. 5450 /285. Roma, 2 aprile 1946, ore 16.

Suo 449 1•

Esistenza di un progetto per cessione all ' Austria della Pusteria, giustificata da considerazioni traffico, trova riscontro in notizie pervenute da Londra. Esso avrebbe incontrato in un primo tempo un certo favore presso taluni ambienti responsabili inglesi , i quali , giusta ultime informazioni pervenute, non sarebbero peraltro alieni rinunciarvi. Francesi sarebbero ormai acquisiti tesi mantenimento integrale statu quo. Non si hanno notizie precise atteggiamento sovietico, che tuttavia sembra pur esso orientato in senso a noi favorevole .

Occorre pertanto stare in guardia contro questo ultimo tentativo di compromesso che in realtà inciderebbe ben oltre formula «minor rectifications», e che non trova fondamento nella realtà dei fatti.

Con telegramma a parte n. 2842 le fornisco elementi relativi 3 .

313

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI STEFANO

T. S.N .D. 5451 /286. Roma, 2 aprile 1946, ore 17.

Suo 454 4 .

Confermo che monito Alleati è stato accolto con viva soddisfazione da tutta opinione pubblica italiana. Maggiore fermezza di tono e di atteggiamento che fosse mantenuta dal Comando alleato sopra tutto quando esperti lasceranno Venezia Giulia, molto gioverebbe a tutti i fini. Ella ha ben fatto ad insistervi .


1 Vedi D. 298.


2 Non pubblicato.


3 Per la risposta vedi D . 332.


4 Con T. s.n.d. 5124/454 del 28 marzo Tarchian i aveva comunicato: <<Oggi al Dipartimento di Stato mi si è chiesto se ero rima sto soddisfatto del monito rivolto a Tito da Comando alleato in Italia in seguito istruzioni Joint Chiefs of Staff. Ho risposto che comunicato era utile date min acciose misure militari jugoslave. Occorreva peraltro continu are in stesso fermo atteggiamento , conformemente assicurazioni datemi».

314

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 5346/472. Londra, 2 aprile 1946, ore 21,55 (per. ore 9 del 3).

È diffusa impressione qui che siano ormai prossimi importanti sviluppi pro

cesso ricostituzione amicizia anglo-francese su base tradizionale, già in atto fin

dall'avvento. al potere laburisti.

Conclusione accordo formale destinato (secondo una formula ufficiosa) «com

pletare» sistema alleanze iniziato da trattati anglo-russo e franco-russo era stata

finora ritardata da diversità impostazione trattative da parte Londra e Parigi.

Mentre infatti de Gaulle sosteneva che trattato doveva essere preceduto da accordi

per Levante e Germania occidentale, Foreign Office insisteva per rinvio della

soluzione tali problemi particolari dopo che accordo di carattere generale avesse

riaffermato amicizia e identità propositi due Governi. Forza stessi avvenimenti ha

permesso superare in gran parte tali pregiudiziali , in questo senso hanno influito

allontanamento de Gaulle, accordo evacuazione Siria Libano, nonché graduale

avvicinamento punti di vista due Governi per futuro assetto Ruhr nel campo

economico, ferma restando opposi~ione britannica separazione politica Ruhr da

Germania. Aperto accenno Gouin sabato necessità alleanza viene giudicato qui

avvenimento grande importanza per affrettare tempi definitivo regolamento rapporti

anglo-francesi, tanto che si pensa che Bevin possa personalmente trattare questione

in occasione eventuale prossima visita Parigi che potrebbe anche coincidere Confe

renza pace e riunione ministri affari esteri. Si ritiene trattato assuma forma accordo

amicizia sicurezza ambito Nazioni Unite. Naturalmente atteggiamento britannico

è anche influenzato da spinta sovietica verso Mediterraneo nonché sviluppo situa

zione interna francese. Sotto questo punto di vista si ammette ormai Francia e

Italia sono per l'Inghilterra due aspetti medesimo problema .

. 315.

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 5348/475 . Londra, 2 aprile 1946, ore 21,55 (per. ore 9 del 3) .

Dunn mi ha detto alle proposte francesi apertura Conferenza Parigi l 0 maggio

p.v. Stati Uniti hanno risposto affermativamente. Governo inglese è favorevole anche se per tale epoca accordo tra i Quattro fosse realizzato solo su alcuni punti .. Russia insiste perché lavori Parigi non abbiano inizio prima accordo completo sia

·stato raggiunto da ministri esteri su nostra pace. Ciò, allo stato delle cose attuali fa prevedere molto probabilmente, un rinvio.

316

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE DI FRANCIA A ROMA, PARODI

PROMEMORIA 1 . Roma, 2 aprile 1946.

Par l'entremise d'un ami commun, des échanges de vue, entre le Président Gouin et moi-meme, étaient en cours depuis quelque temps 2 . Ces échanges avaient pour but d'explorer la possibilité d' un accord direct entre la France et l'Italie sur les questions se rapportant à la frontière italo-française.

Il y a quelques jours j'ai fait remettre au Président Gouin un mémorandum3 contenant un exposé du point de vue italien sur la question et surtout précisant les Iimites jusqu'où le Gouvernement italien était disposé à aller.

En réponse au mémorandum en question le Président Gouin m'a fait parvenir le message suivant: «Le Président m'a prié de vous dire de vive voix toute sa foi en l'avenir des relations entre la France et l'Italie et du rapprochement des deux peuples.

Comme vous en avez exprimé le désir le Président sera très heureux de vous recevoir en vue de ce rapprochement, en prenant comme base la note transmise par !es soins de M. Schiff Giorgini».

Je suis heureux que le message du Président Gouin me per:mette de considérer que le terrein sur lequel on pourra arriver à une entente loyale et sùre avec la France a étè deblayé. Cette entente est l'un des objectifs fondamentaux de ma politique.

Veuillez en consequence, je vous prie, porter à la connaissance du Président Gouin et du Ministre Bidault mon vif désir de les rencontrer à une date à établir.

317

IL MINISTRO A PRETORIA, ROCHIRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 5449/6. Capetown , 3 aprile 1946, ore 17,50 (per. ore 9,30 del 4 ) .

Stamane sono stato ricevuto dal maresciallo Smuts che mi ha trattenuto tre quarti d'ora. Durante colloquio ho avuto modo parlargli a lungo questioni italiane


1 Un'annotazione avverte: «Comunicato verbalmente all 'amb. Parodi. Consegnato il memorandum Schiff».


2 Vedi D. 209.


3 Vedi D. 287, Allegato.

che egli del resto già conosce. Gli ho esposto argomenti contenuti nei nostri memorandum ed egli mi ha ascoltato con grande attenzione dicendomi che avrebbe gradito avere al più presto una copia delle nostre pubblicazioni e qualche appunto sulle varie questioni e riparlarne poi di nuovo con me prima della sua partenza per l'Europa .

318

L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, GUIDOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 5469 /67-68. Praga , 3 aprile 1946, ore 23,30 (pe r. ore 14 del 4).

Mio telegramma 56 1 e precedenti. Ho avuto stamane lungo colloquio con Masaryk che mi ha fatto seguente comunicazione: l) Governo cecoslovacco ha dovuto «promettere suo appoggio a Tito nella questione di Trieste»;

2) patto cecoslovacco-jugoslavo (vedi anche mio rapporto 616 /338 del 27 marzo scorso) 2 ha carattere esclusivamente difensivo: non (dico non) è diretto in alcun modo contro l'Italia, né è comunque collegato a questione Venezia Giulia.

Masaryk ha insistito a lungo su questo punto assicurando che egli si sta occupando personalmente formulazione trattato in modo che non possa sussistere alcun dubbio al riguardo. In questo senso Masaryk mi ha espresso suo vivo personale rincrescimento per decisione presa. Mi ha detto che battaglia per Trieste è stata lunga e aspra e che egli ha fatto chiaramente intendere ai suoi colleghi di ritenere un errore abbandonare politica neutralità formulata in settembre. Ha aggiunto che ad un certo momento , vedendo impossibile difendere con successo sua tesi , egli aveva pensato perfino a dimettersi. Non mi ha nascosto che pressione comunista interna è stata decisiva e irresistibile. Su mia domanda ha precisato che impegno con Tito si riferisce unicamente a Trieste e non (dico non) si estende ad assurde pretese jugoslave in materia riparazioni.

Nel prendere atto comunicazione ho ringraziato Masaryk per azione da lui svolta e gli ho detto non dubitavo che anche V.E. avrebbe molto apprezzato sua personale buona volontà. Ho aggiunto che Governo italiano avrebbe però trovato incomprensibile e ingiustificata una decisione che contrastava così apertamente con affidamenti precedentemente dati. Ho ribattuto punto per punto affermazioni di questa stampa. Circa doveri solidarietà slava, ho fatto osservare che Polonia aveva assunto atteggiamento ben differente 3 . Masaryk mi ha detto però «avere motivo di ritenere» che anche Governo polacco avesse preso analogo impegno


1 Non pubblicato: riferiva noti zie di cronaca sulla visita di Tito a Praga. 2 Non pubblicato. 3 Vedi D. 255.

con Tito. Nell'interesse relazioni fra i nostri due Paesi, posti di fronte fase indubbia crisi, ho chiesto Masaryk di adoperarsi per moderare tono giornali ispirati da questo ministro .informazioni. Egli mi ha promesso suo appoggio . Riferisco anche per corriere 1•

319

IL CONSOLE GIUSTI DEL GIARDINO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNTO SEGRETO 071. Venezia, 3 aprile 1946.

La Commissione alleata per la limitazi one del confine ha visitato il Friuli nei giorni scorsi, lasciando quest'oggi Udine diretta a Tarvisio. Da informazioni assunte da fonte competente, confermate a Relli anche da parte alleata, risulta che i membri della Commissione si sono limitati ad interrogare singoli contadini ed i sindaci di qualche Comune soffermandosi particolarmente in quelli abitati dalle minoranze slave. I componenti la Commissione avrebbero tratto l'impressione di un totale attaccamento all'Italia degli slavi del Friuli e pertanto si sarebbero astenuti da ulteriori inchieste evitando di ricevere delegazioni e singoli cittadini.

Eguale apprezzamento è stato fatto a Relli , in via riservata, anche dal prefetto di Udine avvocato Gandolin, il quale ha marcato la compostezza e la prebiscitaria affermazione d'italianità della popolazione della provincia in occasione della visita. Il prefetto ha creduto opportuno di rifiutare cortesemente l'invito del governatore generale Bright d' accompagnare la Commissione a Cividale.

Secondo ulteriori informazioni la visita nel Tarvisiano non è stata improntata allo stesso spirito ed ha dato luogo ad alcune manifestazioni discordanti delle minoranze tedesche di quella regione .

320

L' INCARICATO D 'AFFARI A WASHINGTON, DI STEFANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ

T. S.N. D. 5540/478-479. Washington, 4 aprile 1946, ore ll,25 (p er. ore 13 del 5) .

Telegramma 350 e 095 per corriere 2 .

In ultima conversazione al Dipartimento di Stato mi si è chiesto con viva insistenza se Governo italiano avesse accolto amichevoli accenni americani circa


1 È il rapporto 663 /362 del 4 aprile, non pubblicato. 2 Vedi DD. 245 e 299.

convenienza di una nostra iniziativa a Parigi per una diretta composizione delle questioni di frontiera occidentale. Ho risposto ribadendo che ambasciatore Saragat aveva a parecchie riprese dichiarato al Quai d'Orsay nostra prontezza trattare questione relativa Terreni di caccia; che d'altra parte Dipartimento di Stato ben conosceva nostro punto di vista circa Tenda e Briga e altre rettifiche chieste dai francesi , punto di vista che aveva in passato incontrato comprensione del Dipartimento di Stato : atteggiamento francese e preciso obiettivo che si propone mi sembrava non facilitare trattative desiderate dal Dipartimento di Stato e che quindi occorreva considerare se iniziativa consigliata non finisse per nuocere anziché giovare al rafforzamento dei rapporti con la Francia sinceramente desiderato dal Governo italiano. Questi ed altri argomenti (nostra rinunzia diritti acquisiti in Tunisia, ecc.) non hanno peraltro fatto presa su opinione tenacemente espressa da Dipartimento di Stato, che mi è stata vivamente confermata. A chiarimento mi è stato detto che noto consiglio era stato dato varie settimane fa a questa ambasciata (telegramma 350) data fermissima insistenza della delegazione francese a Londra e circostanze da essa invocate. Nell 'intento di arrestare tale azione francese, che poneva in grave imbarazzo la delegazione britannica e quella americana, era stato consigliato ai francesi di attendere una nostra iniziativa e di usare moderazione (a tale consiglio va forse collegato richiamo fatto all 'ambasciatore Carandini, di cui al punto 6 suo telespresso 369 del 25 marzo) 1•

Alla mia nuova contestazione che da parte francese si era sempre chiaramente insistito per cessione Tenda e Briga che l'Italia, per motivi più volte spiegati al Dipartimento di Stato, non poteva in nessun caso accettare, mi è stato detto testualmente: «Due settimane fa Governo francese si sarebbe mostrato piuttosto arrendevole su tale questione, ora si va più irrigidendo per tutto. Dovete tener presente che la situazione della Francia migliora ogni giorno e che . le prospettive di un ' alleanza con l'Inghilterra si rafforzano. Mesi or sono eravamo noi che premevamo su Parigi perché riducesse a pochi metri le rettifiche di frontiera richieste e doveva escludere contare sul nostro appoggio. Ancor oggi non desideriamo affatto di doverci trovare nella necessità di giudicare al tavolo della pace le questioni italo-francesi. Al fine di assicurarvi l'appoggio di Parigi in altre questioni che vi interessano ben di più (Alto Adige, linea frontiera !stria ecc .), vi devo francamente avvertire dei pericoli dell'irrigidimento francese . Non vi chiedevamo di accogliere le richieste di Parigi, ma semplicemente di fare un gesto di buona volontà che dia soddisfazione al noto amor proprio francese e che si possa utilmente contrapporre da parte italiana all'affermazione francese di aver invano più volte tentato di addivenire ad un diretto regolamento con Roma».

Malgrado mia insistenza, non ho potuto avere maggiori elementi su asserita arrendevolezza francese di due settimane fa (di cui potrebbe quindi essere il caso di dubitare). Le argomentazioni americane suindicate, unitamente alle precedenti sollecitazioni, denotano che le note tesi francesi hanno in quest'ultimo tempo guadagnato terreno per evidenti motivi di carattere generale.


1 Non pubblica to .

321

IL GOVERNATORE CERULLI AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. PERSONALE l. Londra. 4 aprile 1946.

Al mio ritorno qui sono andato a vedere questo delegato apostolico, monsignor Godfrey, come avevamo convenuto con monsignor Montini a Roma. Godfrey mi ha chiesto lo stato delle cose per quanto concerne le colonie; ed io gli ho esposto la questione sulla base della precedente conversazione con Mathew 2 (il cui nome non ho fatto, beninteso). Godfrey mi ha detto che è sua impressione che l'idea di rimandare la questione Cirenaica ad un negoziato diretto con l'Egitto trova qui un ambiente favorevole . Per l' Eritrea, invece , è stato assai riservato.

Ieri sera ho visto l'esperto sovietico, il quale mi ha detto che probabilmente ci sarà chi fa colpa alla Russia di bloccare la pace con l' Italia facendola rimandare nel tempo. Questa sarebbe un ' accusa ingiusta, perché il Governo sovietico non svolgerà mai azione in tal senso, a meno che esso non si accorga che Londra voglia profittare delle condizioni dell ' Italia per concludere, a latere della pace, una qualche intesa particolare che leghi l'Italia ad una alleanza britannica.

Mi sono rimesso in comunicazione con Mathew ed attendo da lui un appuntamento per riprendere le conversazioni. Ti informerò al riguardo 3 . ·

322

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 5523 / 135. Mos ca, 5 aprile 1946. ore 20,05 (per. ore 10 del 6 ) .

Ieri , con il cerimoniale d'uso, il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti ha presentato le sue credenziali a presidente del Presidium dell'U.R.S.S. È anche venuto a vedermi . Egli ha parlato con vivo interesse dell ' Italia, e mi ha detto che ha voluto vedermi per primo, fra gli ambasciatori , appunto per sottolineare la simpatia che egli ha per il nostro Paese (faccio presente che ambasciatore di Francia è in breve congedo e quello inglese non è ancora arrivato). Nel seguito della conversazione, Smith ha avuto parole di vivo apprezzamento per l' opera svolta da Castellano, Zanussi e Montanari in occasione dell 'armistizio. Mi ha chiesto anche notizie del maresciallo Badoglio e ha voluto essere informato minutamente della situazione interna italiana. Parlando del «lungo armistizio» ha voluto sottolineare che, se esso fu una amara sorpresa per Castellano, lo fu anche per Eisenhower e per lui. Ha aggiunto che probabilmente mai si pubblicheranno tutti i documenti relativi a tale atto, ma che, se venissero pubblicati, noi saremmo meravigliati del modo come Eisenhower e lui reagirono per cercare di evitare l' applicazione.


1 Lettera autogra fa. 2 Vedi D. 278. 3 Vedi D . 349.

Smith ha detto ritenere che al massimo verso la fine dell 'estate il nostro trattato di pace sarà firmato e che in America sono tutti meravigliati della rapidità con cui va riprendendosi il nostro Paese.

Infine , mi ha confermato le istruzioni del Dipartimento di Stato di interessarsi particolarmente alla revisione nostro armistizio e sollecita conclusione pace di cui al telegramma di V.S. 77 1•

Senza esagerare ritengo che possa esserci di qualche utilità avere a Mosca un ambasciatore americano che prenda per le questioni italiane maggior interesse di quanto non facesse suo predecessore.

323

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI , ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. S.N.D. 5641/253. Roma, 5 aprile 1946, ore 21.

La autorizzo trasmettermi telegraficamente in cifra ulteriori comunicazioni Schiff Giorgini che rientra oggi a Parigi, se occorre informandolo eventuali sviluppi che possano orientarne azione.

Per sua informazione aggiungo che anche ambasciatore Parodi è rientrato oggi Parigi, ove si fermerà qualche giorno , dopo avermi fatto comunicazione analoga a quella fattale da Couve2•

Ho comunque confermato mia disposizione incontrare Gouin a condizione conversazioni si svolgano sulla base memorandum di cui suo telegramma segreto 329 3 .

324

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 5569 /136. Mosca, 5 aprile 1946, ore 21,58 (per. ore 9,30 del 6 ).

Telegramma di V.S. 55894 .

Da parte russa non si vorranno mandare avanti trattative di pace fino a che da parte anglo-americana non si sia proceduto riconoscimento incondizionato attuali


1 Non pubblicato, ritrasmetteva il T. s.n.d. 4589/402 del 20 marzo con il quale Tarchiani aveva riferito circa l'imminente simultanea consegna a Mosca e a Londra del testo definiti vo della proposta americana per la revisione del regime di armistizio .


2 Vedi DD. 311 e 316.


3 Vedi D. 287.


4 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 315.

Governi Romania, Bulgaria. Trattato di pace avrebbe come conseguenza ritiro truppe sovietiche da Paesì attualmente sotto regime armistizio . Qualora tale ritiro dovesse aver luogo prima che, con tale riconoscimento, sia stata data ad attuali opposizioni decisa sensazione che è inutile contare su influenza appoggio anglo-americano, russi temono che situazione interna potrebbe svilupparsi in senso sfavorevole Unione Sovietica. D'altra parte, poiché opposizione dice che è presenza attuali Governi che ritarda conclusione pace, russi vogliono dimostrare, ponendo ostacoli conclusione nostro trattato di pace, che nemmeno anglo-americani riescono concludere pace con Italia.

Alternative sono attualmente due:

l) o anglo-americani si decidono nnunciare affermazione loro princ1p1 m Bulgaria e Romania , ed allora si può arrivare in tempo relativamente breve conclusione tutti trattati di pace;

2) o anglo-americani si decidono procedere per conto loro per pace con Italia come fanno i russi in tante altre questioni: in questo caso o i russi si persuaderanno che tattica ostruzionismo trattato pace Italia non serve più loro fini balcanici, o potranno essere indotti mutare loro atteggiamento anche per considerazioni opinione pubblica italiana.

Se americani non sono pronti decidersi per l'una o l'altra di queste alternative, discussioni trattato pace possono continuare all'infinito.


325 .

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI STEFANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 5586/480. Washington . 5 aprile 1946. ore 23,ll (per. ore 12,45 del 6).

Miei telegrammi 478 e 4791.

Al Dipartimento di Stato mi si è oggi confermato che qualora non intervenisse nostra iniziativa negoziati diretti con la Francia , questione confine occidentale avrebbe dovuto venire in discussione già settimana prossima dato ritmo rapido che si intendeva ormai dare ai lavori dei supplenti. In tale eventualità delegati americani avrebbero insistito , conformemente precedenti accenni fatti dal Dipartimento di Stato a questa ambasciata e di cui al telegramma n. 2122 , affinché Governo italiano fosse d'urgenza invitato esporre proprio punto di vista sulla questione prima che Consiglio adottasse sue decisioni .

In risposta mie domande mi è stato ripetuto che da parte americana erano stati dati ai francesi consigli di moderazione ed era stato fatto intendere che loro richiesta non avrebbe potuto essere accolta per intero. Tuttavia, anche da parte


1 Vedi D. 320 . 2 Vedi D. 180.


384 nostra bisognava essere preparati a un compromesso, giacché nostra offerta concernente Terreni di caccia non sarebbe stata certamente ritenuta sufficiente.

Avendo io ribadito nostra ferma posizione sostenuta da ottime e giuste ragioni, mi è stato risposto che da parte francese si erano avute parecchie conversazioni con Dunn su tali varie questioni e che delegazione americana sembrava essere stata impressionata da fondatezza alcune di esse. Mi è stato suggerito in via confidenziale opportunità che ambasciatore Carandini possa aver al più presto con Dunn una approfondita conversazione sull'argomento .

In conclusione assicuro V.E. che non ho mancato dare al Dipartimento di Stato impressione nostra maggiore fermezza nonché difficoltà accedere al consiglio americano dati obiettivi che Francia si propone. Sarei grato voler telegrafare per norma di linguaggio conferma nostra attuale posizione nella questione. A tale riguardo mi permetto sottoporre che, ove da parte nostra si ritenesse di dover addivenire ad approcci con Parigi, si potrebbe d ' altra parte tentare su questo punto proporre alla Francia di avvalersi entrambi dei buoni uffici americani.

Ciò allo scopo tentare rendere francesi più arrendevoli e nello stesso tempo dimostrare a Washington , anche in caso di insuccesso, nostre buone intenzioni e fiduci a nell ' America. Malgrado competenza Consiglio Londra, qualora nostra eventuale proposta fosse accolta e richiesta buoni uffici pervenisse qui da entrambe le parti , non escluderei che Dipartimento di Stato possa anche prenderla in considerazione. Mi rendo conto naturalmente che una trattativa su tale base, anziché a mezzo conversazioni dirette, renderebbe impossibile nostro eventuale tentativo di stabilire connessione con impegni francesi per altri nostri vitali problemi.

2

It is also my understanding that the British and United State Ambassadors at Athens have also been instructed to take analogous action with the Greek Government in respect of the continuance of Greek consular offices in Italy.

3

I should be grateful if you would be so good as to inform the President of the Council of the foregoing.

328

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, REALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. PERSONALE. Parigi, 5 aprile 1946.

Sto a Parigi da nove giorni , impossibilitato a proseguire il mio viaggio per il mancato arrivo dell'aereo che doveva portarci a Varsavia. Nessun altro mezzo di partire né francese, né americano. Ho inviato un messaggio radio al ministro degli esteri polacco che mi ha risposto promettendomi un apparecchio per domani. Ho i quadri qui con me e l'inaugurazione della mostra è fissata per lunedì mattina seguita, la sera, da un banchetto di cento coperti al Governo e al corpo diplomatico . Spero che i polacchi manderanno l'aereo, se no sarà un bel guaio.

Ho profittato della mia permanenza a Parigi per intrattenere i dirigenti del Partito comunista francese sulla questione di Trieste. L'Humanité si è distinta nelle ultime settimane, tra tutti i giornali, per il suo tono violentemente antitaliano e jugoslavofilo. Ieri ancora parlava del coup de poignard, della flotta che noi dovremmo cedere alla Francia, etc. Ho cercato di spiegare a Duclos e a Tillor come stanno le cose e che significherebbe per la democrazia italiana la perdita di Trieste. Non li ho convinti ma ho l'impressione che i miei argomenti li faranno riflettere sull'opportunità di continuare una simile campagna. Sulle nostre questioni erano molto male informati. Ho parlato anche col vice redattore di politica estera de l'Humanitè ; il redattore Magnieu era appunto a Trieste da dove invia delle corrispondenze velenose, piene di balle .

Ho visto poi Bogomolov. Anche lui pensa che Trieste debba essere data agli jugoslavi perchè essi sono democratici progressivi e noi non lo siamo ect. ect. Egli farà parte della delegazione sovietica alla Conferenza della pace. Mi ha assicurato che il suo Governo non ha ancora deciso se appoggiare fino in fondo gli jugoslavi sino a creare una grossa questione con gli Alleati. In ogni modo, la sua opinione personale è che una soluzione definitiva del problema della nostra frontiera orientale non si avrà per ora. L' occupazione anglo-americana continuerà ancora e si deciderà , secondo lui , di fare un plebiscito tra qualche tempo.

Ti scriverò da Varsavia. Sono curioso di vedere se la visita di Tito e il patto di mutuo soccorso che hanno firmato hanno cambiato l'atteggiamento della Polonia. Ma non lo credo 1•


1 Con T. 6308/93 del 14 aprile De Gasperi rispose: <<Ti ringrazio per la tua lettera da Parigi . Tuttavia l' Humanité continua sua campagna violenta».

329

L' INCARICATO D'AFFARf A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N. D . 5607 /359. Par(r;i, 6 aprile 1946, ore 13,25 (per. ore 18,35).

Questo direttore affari politici Europa, che ho visto oggi, mi ha confermato risposta affermativa Gran Bretagna e Stati Uniti a data 1° maggio per Congresso pace ed eccezioni sollevate da U.R.S.S. al riguardo. Ritmo e modalità lavori Londra , persistente divario su più importanti questioni, lentezza stessa con cui tali discrepanze ufficialmente affiorano, escludono, suo modo vedere, che minimo d'intesa su pace con l'Italia sia raggiunto in tempo per progettato inizio Congresso. Conferenza ministri esteri , pur ammettendo ipotesi che per ora sembra poco probabile, non potrebbe aver luogo che verso 20 aprile, cioè con respiro tempo insufficiente ad assicurare inizio Congresso data predetta. Atteggiamento U.R.S .S. favorevole rinvio avrebbe per lo meno vantaggio evitare spettacolo di impreparazione e dissensi cui semplicismo ottimista americano ha dato troppe e recenti occasioni. Circa corso lavori Londra, predetto funzionario mi ha espresso opinione che atteggiamento U.R.S.S . nei riguardi Trieste farebbe pensare che non si batterà a fondo per sua attribuzione a Jugoslavia ; per contro Jugoslavia ha fatto sapere che non (dico non) firmerà trattato di pace che non le assegni quella città.

Per questione Alto Adige mi ha ripetuto che atteggiamento britannico favorevole statu quo non troverà ostacoli da parte francese. In merito a ripartizione flotta italiana ha trovato giusto punto di vista che gli ho esposto (in base telegramma 5391/c) 1 e che già conosceva, apprezzandone fondamento equità.

330

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D' AFFARI A WASHINGTON, DI STEFANO

T. S.N.D . 5646 /298. Roma, 6 aprile 1946, ore 14.

Suo telegramma per corriere 095 del 27 marzo 2 .

Se codesto Governo ritenesse possibile una qualche aziOne persuasiva presso Governo francese per convincerlo necessità rinunciare imporci rivendicazione su Tenda

' Non pubblicato.


2 Vedi D. 299.

e Briga (che rappresenterebbero umiliazione e mutilazione assolutamente ingiuste e ingiustificate) accordo diretto italo-francese diventerebbe automaticamente agevole.

Date note suscettibilità Parigi (e insisto in modo particolare su questo punto) una qualunque azione che codesto Governo ritenesse possibile dovrebbe comunque apparire spontanea e in nessun caso da noi suggerita e tanto meno sollecitata. Se decisa, dovrebbe essere fatta subito.

Potrebbe altresì essere, se ne ha modo, conveniente far sapere Blum che ho vivamente apprezzato quanto egli ha detto recentemente a Tarchiani (suo telegramma per corriere n. l 02) 1 e che ogni sua azione, anche a distanza, in quel senso presso suo Governo sarebbe di indubbia utilità. Forse, anche da parte nordamericana, potrebbe essergli fatto pervenire analogo suggerimento 2•

331

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 5624/489. Londra, 6 aprile 1946, ore 14,10 (per. ore 9 del 7) .

A conferma di quanto ho già riferito e mi risulta concordemente da Foreign Office e altra fonte, ho avuto da Dunn, in colloquio odierno, le seguenti indicaziOm.

l) Il solo argomento sul quale vi è oggi accordo fra i Quattro è Alto Adige. Punto di vista americano non esclude possibilità eventuali minori rettifiche, ma opinione prevalente è oggi orientata verso rispetto integrale statu quo territoriale. Governo austriaco ha presentato nuove documentazioni. Avrò nei prossimi giorni visione riservata vecchio memorandun austriaco e nuove documentazioni . Comunque Dunn mi ha ripetuto che, allo stato attuale delle cose, le rivendicazioni austriache sono fuori causa.

2) Le discussioni per disarmo procedono in sede militare per l'applicazione tecnica del punto di vista politico anglo-americano che, Dunn mi ha confermato per la terza volta, è sostanzialmente concordante. N essuna pratica conclusione è stata ancora raggiunta. Il solo dato certo è la concorde applicazione del principio di cui al mio telegramma n . 410 3 .


1 Con T. per corriere 5323/0102 del 31 marzo Tarchiani aveva riferito circa i colloqui avuti con varie personalità francesi e, relativamente a quello avuto con Blum, aveva comunicato: «Egli considerava (la sua tendenza all'ottimismo è spiccata) facilissime, con un po ' di buona volontà delle due parti, soluzioni dirette tra Francia e Italia delle questioni di confine che egli osava definire poco rilevanti».


2 Per la risposta vedi D. 336.


3 Vedi D. 272.

3) Commissione Venezia Giulia è qui attesa per domani o lunedì. È prevedibile che rapporto sarà presentato fine entrante settimana. Se anche su questo argomento non sarà possibile rapido accordo, delegati supplenti riferiranno ministri esteri risultati prevalentemente negativi loro lavoro. Secondo prevista procedura ministri degli esteri dovrebbero immediatamente incontrarsi per estremo tentativo accordo. In difetto di che, Conferenza Parigi dovrà essere rinviata, sempre che improvvisa distensione fra i Tre Grandi, che non è da escludersi dopo avvenuta compos1Z!one questione persiana, non determini modificazione atteggiamento russo di cui al mio telegramma 481 1 .

332

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI STEFANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.N.D. 5657 /490. Washington, 6 aprile 1946, ore 16 (per. ore 10 del 7).

Telegramma di V.S. n. 53842 e 285 3 .

Al Dipartimento di Stato mi si assicura che, secondo almeno informazioni sino ad ora qui giunte da Londra, Consiglio supplenti non avrebbe ripreso negli scorsi giorni discussioni su frontiera Alto Adige. Mi è stato ripetuto che questione, per quanto concerne Stati Uniti , permane sempre quale indicata telegramma per corriere 0106 del 30 marzo4 . È stato tuttavia aggiunto prevedersi , in relazione rapido ritmo che si voleva imprimere lavori supplenti in seguito nota proposta Byrnes missione quattro ministri esteri, che Consiglio Londra dovrebbe riprendere esame questione e possibilmente deciderla prossima settimana. Avevo già rimesso al Dipartimento di Stato promemoria su ferrovia Brennero-San Candido e suo limitato traffico (di cui telegramma 284 5 e 294 1). Ho iiiustrato nuovamente a voce i dati comunicati. Mi è stato chiesto se nostra ambasciata a Londra avesse comunicato dati stessi a delegazione americana, rilevando in via amichevole opportunità che Dunn venisse intrattenuto al riguardo.


1 Non pubblicato.


2 Vedi D. 298 , nota 5.


3 Vedi D. 312.


4 Con tale telegramma Tarchiani, a pro12osito degli orientamenti inglesi e francesi circa la questione dell'Alto Adige (vedi D. 298), aggiungeva: <<E stato ripetuto che nessuna decisione era stata adottata e che la questione della frontiera settentrionale sarebbe stata ripresa in una prossima seduta. È stato poi assicurato che Dunn non era favorevole ad una soluzione del genere, la quale oltrepassava le " minor rectifications " di frontiera accennate nel piano americano di pace con l'Ita lia, presentato da Byrnes alla Conferenza di Loridra nel settembre scorso».


5 Vedi D. 21 2.

333

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 5621-56521137-140. Mosca, 6 aprile 1946 1•

A stadio attuale questione revisione nostro armistizio ho creduto opportuno parlare personalmente Molotov. Gli ho sottolineato gravità parte economica-finanziaria armistizio, che pesava economia già stremata da guerra. Gli ho anche accennato conseguenze politiche rifiuto da parte russa accedere discussione revisione armistizio. Avendomi Molotov chiesto se ero sicuro che inglesi ed americani volessero revisione armistizio e alleggerimento oneri gravanti su popolo italiano, gli ho risposto che personalmente non ne ero affatto sicuro; ma che, appunto per questo, non comprendevo bene ragione per cui Russia, con difficoltà da lei sollevate, avesse fornito facile pretesto inglesi americani trincerarsi dietro rifiuto russo . Mi ha detto che proposta americana era allo studio e sperava: prima impressione che egli ne aveva avuto, però, era che progetto americano contemplasse soprattutto revisione stato giuridico Italia e lasciasse sostanzialmente cose come erano in merito clausole economiche-finanziarie. Ho risposto che contenuto progetto americano non ci era noto: Governo americano però ci aveva assicurato che esso prevedeva anche considerevole alleggerimento oneri finanziari. Visto che lui aveva mostrato comprendere nostro punto di vista, sarebbe stato molto apprezzato da Governo e opinione pubblica italiana, se Governo sovietico avesse presa lui iniziativa rispondere progetto americano nel senso che quello che occorreva rivedere era appunto parte economica armistizio.

Molotov mi ha detto che discutere ora modificare armistizio, quando era imminente riunione Conferenza per conclusione pace poteva essere considerato superfluo. Ho ribattuto che non potevo condividere suo pensiero: l) onere finanziario ammonta per Italia vari miliardi lire al mese ed è peso che popolo italiano non è più in grado di sopportare; anche se alleggerimento tali oneri non dovesse precedere che di un mese o due conclusione pace era cosa troppo importante per noi perchè potessimo considerarla come non attuale ; 2) noi speravamo ardentemente che pace potesse essere conclusa al più presto, ma nostra esperienza nel passato era stata piuttosto disastrosa ed eravamo giustificati temere che nuove difficoltà potessero sorgere e conclusione pace essere di nuovo rinviata. Questione revisione armistizio aveva sofferto di questi alti e bassi: la si sollevava, poi si diceva che non era attuale in vista prospettive prossima pace, poi ridiventava


1 Il resoconto del colloquio con Molotov fu riferito in vari telegrammi che partirono e pervennero nei gi orni e nelle ore appresso indicati: T. 56211137 del 6 aprile, ore 23,59, pervenuto alle ore 9 del 7;

T. 5619 /138 (prima pa rte) del 7 aprile, ore 2,28, pervenuto 1'8; T . 5619/138 (seco nda parte) del 7 aprile, ore 2,28, pervenuto alle ore 9 ; T. 5620/139 del 7 aprile, ore 2,27 , pervenuto alle ore 9 ; T. 56521140 del 7 apri le, ore 2.27, pervenuto alle ore Il ,lO.

attuale quando nuove difficoltà sorgevano: in questo mod o non si otteneva nè l'uno nè l'altro . Sarebbe stato meglio scindere le due cose e mandarle avanti indipendentemente: tanto meglio se rapida conclusione pace avesse reso revisione armistizio superflua.

Molotov ha ammesso che miei argomenti erano giusti. Mi ha posto poi due domande : l) Governo italiano tiene particolarmente a che si proceda revisione armistizio? 2) Rinvio o rifiuto revisione armistizio può avere in questo particolare momento ripercussioni serie su sorti democrazia ita liana') Ho risposto affemlativamente a tutte e due domande appoggiandole con opportuni argomenti. Molotov ha finito dicendomi che Governo sovietico avrebbe esaminato sollecitamente proposta americana tenendo debito conto argomenti da me svolti.

Impressione generale conversazione non pes simistica. Rilevo sopratutto che Molotov non ha tirato fuori noto argomento connessione situazione italiana con altri Paesi, sebbene io stesso vi abbia fatto riferimento.

Mi sono lamentato con Molotov che d a parte organi competenti non mi si dava ancora alcuna risposta circa proposte da noi avanzate per trattative commerciali con U.R.S.S. Gli ho ricordato assicurazione data a V.S. a Londra da lui stesso ed ho rilevato contrasto fra atteggiamento ambasciata sovietica Roma, che dice che commercio con Italia interessa molto la Russia, e atteggiamento autorità a Mosca che non mi parlano che di difficoltà . Ho aggiunto che in vista necessità in cui noi ci troviamo dover fare dei piani nostra economia, ci era indispensabile aver un sì o un no. Molotov mi ha ripetuto che possibilità italiane da me prospettate interessano molto Unione Sovietica e che si stava studiando come fare entrare controrichieste italiane in piano distribuzione materie prime, che, come sapevo, erano attualmente deficitarie . Mi ha dett o che avrebbe sollecitato organi competenti e che sperava in una risposta posit iva . Teneva in ogni modo assicurarmi che Governo sovietico vuole dare massimo sviluppo rapporti commerciali con Italia in modo che essi riescono a vantaggio dei due Paesi. In questo campo U.R.S.S. ritiene che Italia, che ha preso parte attiva guerra contro la Germania, merita speciale considerazione.

Nel corso conversazione, Molotov mi ha detto che Conferenza per la pace deve riunirsi l o maggio. Avendogli io chiesto se questo significava che Governo sovietico aveva risposto affermativamente proposta france se. si è limitato ripetermi «ritengo che Conferenza per la pace possa riunirsi 1° maggio».

Mi permetto attirare attenzione V.S. su opportunità evitare che mia conversazione con Molotov sia oggetto inidiscrezioni travisamenti da parte stampa nostra

o straniera, come è accaduto nel caso conversazione Vyshinsky-Carandini e mia conversazione con Molotov di cui mio telegramma n. 594 in data 21 dicembre scorso 1• Ambedue i casi hanno molto seccato qui e, se dovessero continuare, potrebbero avere spiacevoli conseguenze su possibilità sia mie che altri rappresentanti italiani avere contatti con alte personalità sovietiche.


1 Vedi DD. 152 c 30.

334

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 5663 /363. Parigi, 7 aprile 1946, ore 17,38 (per. ore 8,45 dell'8).

Suo 253 1•

In osservanza istruzioni impartitemi con telegramma in riferimento , trasmetto seguente comunicazione che Giorgini mi prega di farle pervenire : «Risultato ultimo Consiglio dei ministri, rifiuto cioè alleanza inglese senza avere prima risolto problemi Ruhr, Sarre, Renania, marca netta vittoria Bidault su Gouin, della coalizione

M. R. P.-comunisti su socialisti; questa coalizione trova ragione essere tanto nella difesa punto di vista francese nei riguardi Germania quanto nella volontà Russia opporsi eventuale formazione blocco occidentale. Gouin difesosi mollemente, trovandosi sua posizione di fronte ministro degli affari esteri indebolita dal completo fallimento linea politica seguita nei confronti di Franco e dall'incidente in conseguenza comunicazione noto telegramma 2 a Bidault. Questi, tuttavia, inquieto aver stravinto, inquieto dell'alleato che si è trovato a fianco e temendo possibili reazioni presidente, pare essere disposto mostrarsi accomodante circa nostro problema . Ritengo quindi possibile che un accordo possa essere raggiunto sulla base del promemoria con aggiunta lievi insignificanti rettifiche regione Tenda e Briga per permettere a Quai d'Orsay menzionare nel comunicato queste due località per soddisfare una certa corrente d'opinione. Occorre ricordare che anche in Francia elezioni hanno luogo 2 giugno. Vedrò presidente Gouin lunedì pomeriggio 3 . ScrnFF GIORGINI».

Mentre considerazioni di carattere generale concordano con quanto telegrafato da questa ambasciata con telegramma 360 4 , non ho tuttora positivi elementi di giudizio circa illazioni psicologiche e possibilità transazionali di cui a seconda parte comunicazione surriferita.

335

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. RISERVATO 3445 /891. Parigi, 8 aprile 1946 (per. il 17).

Mio telegramma 360 5 .

«L'Inghilterra non può permettersi il lusso di far fronte al problema europeo con una Germania allo stato permanente di caos economico e politico, in cui


1 Vedi D. 323. 2 Si riferisce al D. 287. 3 Vedi D. 340. 4 Non pubblicato, ma vedi D. 335. 5 Non pubblicato: riferiva in sintesi quanto qui esposto.


395 inevitabilmente la getterebbero le mutilazioni territoriali che voi proponete. Limitiamo le nostre pretese a un controllo economico internazionale nella Ruhr, militare in Renania ; a queste condizioni siamo pronti a stipulare con voi un trattato di alleanza contro l'aggressione tedesca, analogo a quello che già ave te con l'U.R.S.S.». Questa la sostanza del discorso che il sig. Oliver Harvey ha tenuto al Governo francese nel corso della sua rapidissima visita a Parigi.

L'offerta è stata lasciata cadere ; in altri termini, il Governo francese ha risposto: «Alleanza franco-britannica, sì; ma prima , regolamento del problema tedesco circa Ruhr , Renania e Sarre in base ai principi più volte formulati dalla Francia in dichiarazioni di governo e in negoziati diplomatici ».

La posizione ufficiale della Francia circa la subordinazione dell'alleanza inglese a una soluzione del problema dell 'occidente germanico era nota come uno dei punti fermi della politica incontrastata, nei consigli del suo Governo, del generale de Gaulle; il punto di vista inglese risultava implicitamente dalle riservate accoglienze fatte alle aperture francesi sul problema medesimo; resta quindi a vedere quale fattore sia intervenuto per provocare la visita del sig. Harvey e dare ai colloqui da lui avuti con questo presidente del Consiglio e con ministro degli esteri il carattere di una «spiegazione» che voci incontrollabili descrivono come concitata e i cui risultati sono pubblicamente commentati quali un trionfo della «tesi Bidault» e una «delusione » per gli ambienti ufficiali britannici . La sola interpretazione possibile, confermata del resto da accenni discreti, ma sufficientemente indicativi , fattimi al Quai d'Orsay , va cercata nell'azione politica personale svolta dal presidente del Consiglio, sig. Gouin.

Mosso dal proposito di scongelare i rapporti franco-inglesi sì da permettere fra i due Paesi e le democrazie dei due Paesi una collaborazione di vasto respiro, della quale la comune difesa contro il pericolo germanico non fosse più nè l'unica nè la prima funzione essenziale, il sig. Gouin sembra abbia intrapreso, dopo la sua assunzione alla presidenza del Governo Provvi sorio, una vasta azione di sondaggi, non sempre concertata con il suo ministro degli esteri, presso le sfere governative e laburiste britanniche . Il discorso di Strasburgo e quello al Congresso socialista parvero suonare come un implicito invito all'opinione pubblica dei due Paesi a considerare la possibilità di una alleanza sotto tale nuova luce. Non è quindi azzardata ipotesi immaginare il sig. Harvey in veste di esploratore sicuro di trovare un terreno favorevole .

Dalla spiegazione intervenuta, le tesi ufficiali francese e inglese , !ungi dal conciliarsi, hanno cozzato fra loro; il vasto e fragile piano di Gouin ne è uscito in pezzi. Nella propaganda pre-elettorale dei partiti la tesi francese è divenuta la «tesi Bidault», e la tesi inglese, nella penna dei comunisti , il tentativo del capitalismo della City, ripreso da tutta la politica inglese dopo Yersailles, di rinforzare l'amico capitalismo germanico , in ciò mosso da ragioni di so lidarietà conservatrice e reazionaria, e dal proposito di tenere in stato di vassallaggio la Francia democratica.

Gouin, cui nella fase risolutiva sembra esser mancato l'appoggio dei suoi colleghi socialisti al Governo esce indebolito dall'avventura; fa figura di « rinunciatario» presso le correnti «patriottiche» di sinistra e di destra; nei commenti meno benevoli lo si sospetta di aver concepito il suo «excursus» in materia di politica estera al solo scopo di assicurare al suo partito il beneficio elettorale di una alleanza franco-britannica.

L' M .R.P. non ha avuto [che un] trionfo modesto, e l'occasione è stata provvidenziale per inneggiare nella stampa e in riunioni pre-elettorali al lungimirante e indipendente patriottismo del partito che molti bocconi amari aveva dovuto inghiottire sul progetto costituzionale. Ma i maggiori beneficiari di quanto avvenuto appaiono «more solito» i comunisti i quali -primi senza alcuni dubbio nella lotta della Resistenza -trovano ora la congiuntura propizia per atteggiarsi a principali assertori della insidiata sicurezza ed indipendenza francese, reticenti naturalmente sul fatto che la Russia si è ben guardata dal pronunciarsi sinora in merito alle proposte fattele dalla Francia proprio su quello statuto internazionale della Ruhr e della Renania che si asserisce garanzia «sine qua non» di tale indipendenza e sicurezza.

La rientrata iniziativa del presidente del Governo, dopo aver smosse le acque anglo-francesi, le lascerà probabilmente allo stato di prima; la questione dell'alleanza, che non è urgente e non occupa tutto il quadro delle relazioni franco-britanniche, può aspettare la stipulazione dei trattati di pace attualmente in elaborazione, e la formazione del primo Governo della quarta Repubblica dopo le elezioni di giugno.

Ma se una indicazione può trarsi da quanto accaduto , è che la formula del tripartitismo, e tutto lascia prevedere che essa sarà anche domani la sola possibilità, non giova ai rapporti franco-britannici; essa graverà ancora, come per il passato gravarono la personalità, le esperienze personali, la visione politica di de Gaulle, sulle possibilità di sviluppo e di approfondimento delle relazioni fra i due Paesi.

336

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI STEFANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 5765/497-498-499. Washington, 9 aprile 1946, ore 12,10 ( per. ore 9, 30 del IO).

Telegramma di V.E. 298 e miei telegrammi 478-480 1•

Al Dipartimento di Stato sono oggi tornato sulla questione delle rivendicazioni francesi confine occidentale, ribadendo con ogni argomento fondatezza nostra posizione e facendo presente particolare opportunità di una qualche azione persuasiva degli U.S.A. presso il Governo Parigi, conformemente istruzioni di V.E.


1 Vedi DD. 330, 320 e 325.

Mi è stato in risposta confermato che ripetutamente, ed anche di recente, erano stati dati consigli di moderazione ai francesi facendo loro intendere necessità di un compromesso . Dunn a Londra, malgrado insistenza delegazione francese , aveva sino ad ora evitato che questione venisse formalmente in discussione al Consiglio supplenti , raccomandando una intesa diretta con noi: di fronte affermazione francese di avere invano tentato tale via, aveva prospettato opportunità attendere ancora conseguenze nostri passi . Quanto sostanza della questione, Dunn aveva ulteriormente espresso ai francesi, anche per indurii a pazientare, che loro rivendicazioni per Tenda e Briga, a differenza di altre minori , apparivano di rilevante entità e che delegazione americana doveva pertanto studiarla attentamente in tutti i suoi riflessi onde poter formarsi un giudizio preciso. Dipartimento di Stato ha aggiunto che, dopo azione già svolta, non vedeva possibilità di nuovi suoi passi presso francesi che, proprio per nota suscettibilità di Parigi qui pienamente valutata, sarebbero ora stati controproducenti. Ad evitare una decisione da parte Consiglio, occorreva quindi d'urgenza un fatto nuovo: ed a riguardo è stata caldamente raccomandata una nostra pronta iniziativa presso francesi, che essenzialmente mirasse a soddisfare loro amor proprio. Nel porre in particolare rilievo tale opportunità, mi è stato osservato che, qualora questione dovesse essere decisa dai supplenti , oppure dai quattro ministri degli affari esteri , Italia potrebbe avere così migliore gioco per far valere sue aspirazioni .

In seguito a insistenze, Dipartimento di Stato mi ha detto:

l) che avrebbe telegrafato a Dunn, affinchè egli possibilmente procuri di ritardare ancora di qualche giorno decisione questione italo-francese da parte Consiglio supplenti e sia al corrente per eventuale utilizzazione odierna conversazione e raccomandazione fatta da questa ambasciata conformemente telegramma di V.E. 298;

2) che, presentandosene l'opportunità, avrebbe procurato di far presente appena possibile a Blum l'interesse che America annette a una equa soluzione delle questioni italo-franccsi per confine occidentale. A tale riguardo peraltro Dipartimento di Stato mostra anzi di dubitare che Blum potesse avere modo di intervenire efficacemente presso il Governo francese, data anche attuale situazione presidente Gouin. Inoltre Dipartimento di Stato, pur dichiarando di non poter assumere fin d'ora un preciso impegno, non ha escluso possibilità qualche nuova sua azione persuasiva presso il Governo Parigi, dopo nostra iniziativa e qualora questa non desse risultato soddisfacente.

Blum trovasi da vari giorni nel Canadà e dovrebbe essere di ritorno a fine settimana. Avevo avuto modo di vederlo prima di ricevere suo telegramma e avevo portato conversazione su questione pace, insistendo particolarmente su Briga e Tenda. Egli mi ha risposto che Governo francese si trova esposto circa rivendicazioni a pressioni di destra dai militari e di sinistra dagli «amici comunisti», entrambi molto intransigenti. Confidava tuttavia si potesse trovare un terreno d'intesa tra i nostri due Paesi . A tale riguardo ha tenuto subito a rilevare che, a quanto gli aveva confermato Couve, prima della sua partenza per U.S.A. la delegazione francese a Londra aveva assunto un atteggiamento molto amichevole verso l'Italia nelle questioni della Venezia Giulia e dell'Africa, malgrado che per esse non tutti i partiti di governo fossero d'accordo 1•

337

L'AMBASCIATORE A MADRID, GALLARA TI SCOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 5811 /248. Madrid, 9 aprile 1946, ore 22 (per. ore 16 del 10) .

Telegramma ministeriale circolare 5325 2 .

A chiarimento nostra attuale posizione Spagna e a spiegazione alcune difficoltà incontrate in rapporto accordo commerciale ed altri interessi, ritengo necessario informare V.E. che, secondo notizie confidenziali ed accenni fattimi direttamente da personalità politiche finanziarie , discussioni avvenute Consiglio dei ministri italiano su opportunità ritirare ambasciatore e rompere relazioni diplomatiche hanno avuto profonde e sfavorevoli ripercussioni non solo in sfere governative, ma anche nel mondo bancario ed industriale riguardo trattative e nostri interessi in corso . Impressione generale, in seguito ad esplicita dichiarazione membri Governo italiano, è che non convenga alla Spagna essere corriva nell'adempimento effettivi impegni presi accordo commerciale, pagando troppo presto in merci debito consolidato, mentre nostre intenzioni circa continuazione rapporti diplomatici fra i due Paesi appaiono in teoria incerti e comunque dipendenti da decisioni non nostre, ma degli Alleati . Vi è anche una diffusa ansietà circa possibili sviluppi nostra politica internazionale, in seguito referendum ed elezioni politiche 2 giugno. Posizione spagnola nostri confronti nei prossimi mesi può prevedersi pertanto di cauta attesa, usando consueto metodo procrastinatore e mettendoci di volta in volta di fronte successive difficoltà che pur risolvendosi fanno guadagnare tempo.

Da parte mia nulla rimarrà intentato per cercare superare egualmente e quanto più presto possibile opposizioni frapposte come già fu fatto di recente riguardo Monopolio Banco Exterior. Nè sarà inopportuno usare da parte nostra atteggiamento deciso e forte, concordato naturalmente con codesto Ministero , proporzionando esportazioni italiane misura in cui la Spagna adempie impegni presi. Tanto più che impulso nostre esportazioni, chiaramente manifestatosi attraverso numerose offerte merci italiane in gran parte già pronte, e lentezza impressa da queste autorità esportazioni verso Italia minacciano ritardare realizzazione nostri crediti o addirittura congelamento in pesetas.


1 Con T. 6077 /313 dell ' Il aprile Prunas comunicava a Di Stefano: «Della situazione itala-francese è stato esaurientemente posto al corrente ambasciatore Tarchiani, il quale ha avuto istruzioni conseguenti. Conf<>rmo egli giungerà costì nel corso settimana».


2 Vedi D . 307.

338

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERl

T. 5778 /492. Londra, 9 aprile 1946 (per. ore 9,30 del IO ) 1 .

Mi riferisco al mio telegramma n. 472 2

Foreign Office, che con entusiasmo aveva accolto noto discorso Gouin, è rimasto molto deluso che Governo francese, specie per opera Bidault, non abbia dopo tutto receduto dal suo intransigente punto di vista circa la Ruhr. Qui si intravedeva ormai la possibilità di concludere sollecitamente trattato alleanza tanto che Harvey, che è uno dei maggiori esponenti della corrente filo-francese al Foreign Office, era riuscito persuadere Bevin , alquanto riluttante , di inviarlo a Parigi allo scopo di sondare il terreno, scavalcando Duff Cooper il quale sembra del resto verrà sostituito quanto prima. Senonchè, trovatosi di fronte rinnovato irrigidimento francese per la Ruhr, Harvey è stato costretto battere ritirata e questo Governo si è trovato nella situazione di dover preferire rinvio negoziati a insistenza che avrebbe contribuito rendere inevitabile crisi Governo francese.

Sembra assicurato che solo dopo elezioni politiche francesi si riparlerà del trattato.

339

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 5774-5773 /148-149. Mosca. IO aprile 1946. ore 1,10 (per. ore 9,30).

In conversazione avuta oggi presso questo Ministero esteri mi è stato riconfermato che è allo studio progetto nuovo armistizio presentato da Governo Stati Uniti. Per ragioni di ovvia delicatezza verso Washington mi è stato detto che non mi si poteva dar lettura nè mostrarmi progetto, ma che esso consta di due pagine. Si è poi aggiunto che, per quanto concerne le clausole finanziarie, dal primo esame sembra che nostra situazione attuale non dovrebbe molto cambiare.

Dekanozov, nel comunicarmi che il Governo sovietico ha aderito Conferenza quattro ministri esteri Parigi 25 aprile, mi ha detto che Governo sovietico continua essere di avviso che Conferenza è prematura, perchè lavoro preparatorio esperti Londra non ha fatto sufficienti progressi. Tuttavia, di fronte insistenze personali Byrnes presso Molotov, non ha creduto poter rifiutarsi accettare principio riunione. Si può solo sperare che Comitato Londra riesca far avanzare più rapidamente suoi lavori durante questo periodo.


1 Manca l' indicazione dell ' ora di partenza. 2 Vedi D. 314.

A mia richiesta mi ha detto che riunione Parigi deve occuparsi questione trattato di pace. Da altra fonte mi viene detto che da parte francese si sta ancora cercando di insistere perchè anche questione Rhur e Renania sia posta ordine del giorno Conferenza . ·

340

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PERSONALE 5835/372. Parigi, 10 aprile 1946, ore 22,10 (per. ore 8,30 del/'11).

Le trasmetto telegramma che nota persona 1 mi prega di farle pervenire.

«Silurato da amici e nemici, non senza enormi difficoltà sono riuscito a riannodare rapporti fiduciosi e cordiali con Gouin. Egli è irritatissimo comunicazione Quai d'Orsay mio telegramma 23 marzo 2 , che considera atto sleale suo riguardo. Colloquio tra presidente e ambasciatore Parodi fu tempestoso, ambasciatore rimproverando presidente invio sua insaputa Roma noto ammiraglio. Atmosfera ormai rasserenata. Gouin di nuovo disposto accordarci suo totale appoggio. Fase preparatoria viaggio V. S. Parigi basi precedentemente concordate dovrà aver luogo ormai attraverso Quai d'Orsay, ove Gouin assicurato farmi introdurre domani Il , come seguito logico precedenti trattative .

Vogliate senza indugio telegrafare amico Bruxelles raggiungermi immediatamente Parigi e agire secondo mie indicazioni. Mi porto personalmente garante che nessuna imprudenza sarà commessa. Voglia al più presto prendere decisioni indispensabili , avendo personalmente massima urgenza far ritorno Roma» 3 .

341

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. 5846 /151. Mosca , 10 aprile 1946, ore 23,40 (per. ore 8,30 del/'11) .

Ministro esteri Ungheria, riferendosi sua conversazione con Coppini, mi ha detto avere ottenuto da ministro sovietico in principio autorizzazione invio funzio


1 SchifT Giorgini. 2 Vedi DD. 287 e 297. 3 Vedi D. 348.

nario ungherese a Roma ed itali ano Bud apest incaricati ufficialmente occuparsi questioni concernenti rimpatrio rispettivi sudditi dispersi Italia Ungheria. Egli ritiene che tale formula sia soddisfacente in quanto permetterebbe dare funzionario in questione status definito. Sarebbe inteso che, per quanto concerne due Governi , funzionari rispettivi sarebbero considerati a tutti gli effetti come incaricati d'affari, in attesa sia possibile regolare apertamente questione ripresa relazioni diplomatiche. Se noi accettiamo proposta, Governo di Budapest procederebbe subito definizione accordo con russi e designazione funzionario ungherese. Sarebbe sua intenzione che funzionario ungherese arrivasse Roma con istruzioni da Mosca per potere esaminare anche questioni scambi commerciali: desiderebbe funzionario italiano avesse stesse istruzioni . Egli si tratterrà qui fino 17 corrente 1•

342

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE D E L CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 5883 /508. Londra. 10 aprile 1946, ore 23,45 (per. ore 16 dell'Il ) .

Harvey mi ha oggi dichiarato che accettazione russa partecipare incontro Quattro è considerata buon auspicio, quantunque mancato accordo delegati supplenti su così vasta materia addossi a ministri esteri problemi di difficile e lunga soluzione. Era al corrente parere Molotov circa possibile apertura Conferenza Parigi l o maggio, ma ritiene tale ipotesi assurda a meno che Mosca receda da rifiuto sottoporre Conferenza trattato pace bulgaro, il che parrebbe da escludersi. Aggiungo che da altre fonti mi risulta che, qualora quattro ministri esteri si accordassero in massima , si prevede occorrano successivamente quattro settimane lavoro preparatorio prima aprire Conferenza plenaria. In complesso Harvey mi è parso molto incerto e scettico. Mi ha confermato che, qualora non si delinei rapidamente possibilità accordo su nostre questioni, Foreign Office è deciso trovare per parte nostra diversa so luzione in conformità noto punto di vista Bevin.

Queste dichiarazioni ufficiali vanno sviluppate e interpretate al lume delle contemporanee informazioni che ho avuto riservatamente da fonte autorevole e molto al corrente, di cui riferisco con telegramma successivo2 . Non pertanto la situazione mi pare giunta a un limite di tensione che deve inevitabilmente preludere o a una rapida positi va risoluzione o a una impostazione del tutto nuova.


1 Con T. 6325 /94 del 15 aprile Dc Gasperi rispose d 'essere << perfettamente d 'accord o». 2 Vedi D. 343.

343

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 5770 /509. Londra, IO aprile 1946, ore 23 ,45 (per. ore IO dell 'li).

Da fonte attendibile britannica apprendo quanto segue :

l) Ove, come probabile, Commissione d'inchiesta Venezia Giulia non possa raggiungere conclusione unanime , sembra che quattro esperti presenterebbero rapporto individuale rispettivi Governi. Delegato inglese rimasto sfavorevolmente impressionato violenza propaganda jugoslava. Ha fatto lavoro utile riportando molteplici dati specialmente economici. Visita territori Natisone avrebbe avuto infine, per quanto concerne delegato inglese, effetto favorevole per noi. Isole Quarnaro e Zara non sono state visitate perchè loro assegnazione Jugoslavia troppo evidente per ottenere consenso sovietico. D 'altra parte, problema equilibrio Adriatico è presente inglesi i quali cominciano temere seriamente confine italo-jugoslavo diventi futura barriera tra Oriente e Occidente e riconoscono relazione tra tale confine e assetto Adriatico con particolare riguardo Albania.

2) Venezia Giulia costituisce ormai maggiore difficoltà nostro trattato di pace per il fatto dell 'occupazione jugoslava di zone contestate: mentre «occupazione britannica colonie rende questione coloniale assai meno pericolosa».

3) Sembra ormai escluso che supplenti possano accordarsi su alcuni dei punti rimasti in sospeso (frontiere colonie riparazioni flotta). Sicchè, essendo fallito loro tentativo , trattato, nelle sue parti principali, dovrà essere discusso prossima riunione ministri esteri.

4) Ministri esteri dovranno occuparsi anche altri trattati di pace, della Germania e della Spagna, e forse anche altri problemi. Trattative si presentano difficili. Russia cercherà «mercanteggiare» quanto possibile e non rinunzierà sue pretese verso Italia se non contro sostanziali concessioni altrove. Si spera che Molotov abbia m~ggiore libertà d'azione di Gusev: comunque, ove un accordo con i russi fosse impossibile, ha dichiarato interlocutore, non sarebbe da escludersi eventualità di pace separata. Tale affermazione tuttavia ha interessato se non altro come indizio esasperazione ambienti britannici per ostinato ostruzionismo sovietico.

5) Sembra inevitabile che Conferenza pace debba essere rimandata . Decisioni dovranno essere prese da ministri esteri che provvederebbero fissare nuova data sua convocazione.

6) Intervento di una nostra delegazione, come è noto, richiesto soltanto per Conferenza pace. Finora peraltro sovietici non si sarebbero ancora esplicitamente espressi al riguardo .

7) Rivendicazioni francesi vengono ritenute da interlocutore come assm moderate. Esse sono state peraltro esaminate finora solo in linea generale.

344

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

L. SEGRETA 3/375 . Roma, IO aprile 1946.

Grazie della tua lettera n. 3252 del 7 aprile 1• Non dubito affatto del tuo leale appoggio, su cui contiamo. È questa una faccenda complicata , che ti illustrerò a voce alla prima occasione.

Sembra oggi chiaro che ciò che si è verificato nel nostro settore, si è esattamente riprodotto in quello anglo-francese. Ed è, mi pare, assurdo rimpicciolire la questione in termini diversi. l propositi del presidente De Gasperi di accordo diretto restano comunque immuta ti. Ed è questo un dato fondamentale .

Ogni tua segnalazione ed indicazione ci sarà di estrema utilità . .Attendiamo comunque il ritorno di Parodi, pare, nel corso della settimana.

Ho visto ripetutamente l'ambasciatore Saragat per il quale, come tu sai, ho viva e cordiale simpatia.

345

L'INCARICATO D 'AFFARI A WASHINGTON, D1 STEFANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s. N. D. 5908 /508. Washington , Il aprile 1946. ore 11.20 (per. ore 16 del 12).

Seguito telegramma 5042 e telegrammi di V. E. nn . 5808, 5809 e 5938 3 .

Al Dipartimento di Stato, a seguito anche recenti dichiarazioni fatte da Byrnes a giornalisti (e telegra fate costì da agenzie) , si conferma oggi proposito che pace con l'Italia, conformemente decisioni Potsdam, debba essere considerata per prima da convegno ministri esteri, per passare subito dopo ad esame trattati balcanici. A tale riguardo, a quanto mi è stato confidenzialmente detto in conversazione questi giorni con competenti dirigenti Dipartimento di Stato, politica americana sarebbe più che mai orientata verso prassi riconoscimenti «condizionati» Governi balcanici (vedi anche caso Jugoslavia) e si considera già grande concessione la presa in esame di un trattato di pace con Bulgaria .


1 Non pubblicata: in essa Benzoni si esprimeva in termini velatamente critici nei confronti dello Schiff Giorgini.


2 T. s.n.d. 5843 /504 del 9 aprile, con il qua le Di Stefano aveva comunicato che, dopo le risposte affermative so vietica e francese alla proposta di Byrnes. era ormai data per certa la convocazione della Conferenza dei mini stri deg li esteri a Pa rigi per il 25 a prile ed aveva anticipato gli orientamenti del Dipartimento di Stato circa lo svolgi mento dei lavori in quella sede.


3 Non pubblicati, ritrasmettevano rispettivamente i DD. 333. 329 e 324.

Stati Uniti d'America annettono particolare valore a salvaguardare proprie posizioni di principio e economiche anche nei Balcani: pur non potendo non tener conto preminenza di fatto ed interessi dell'U.R.S.S., America mira a non sancirla ufficialmente (richiamo precedenti dichiarazioni programmatiche contro le sfere di influenza) e, per quanto concerne campo economico commerciale e accesso comunicazioni fluviali, a conseguire piena parità di diritto. D'altra parte, proprio ai fini posizione americana di principio, non andrebbero svalutate -secondo il Dipartimento di Sta to -le limitate concessioni potute ottenere per partiti di opposizione in Europa orientale e balcanica e ciò in quanto si ritiene qui necessario dare precedenza più pressanti questioni in altri settori. Qui si confida infatti che un maggiore equilibrio di carattere interiore e internazionale in detti Paesi deriverà naturalmente da ritiro truppe russe.

U.R.S.S . ha già fatto intendere suoi propositi mantenere presidi in Stati balcanici col motivo assicurare comunicazioni con truppe di occupazione in Austria. Dipartimento di Stato ovviamente si prefigge invece accelerare evacuazione truppe russe ed ottenere, dopo precedente stabilito O.N .U. per Iran, che sia adottata scadenza fissa per detto ritiro , che interferisce logicamente anche su questione presenza anglo-americani in Italia e Grecia . Tale importantissimo problema, di cui si riconosce qui tutta la gravità , può portare all'esame dei ministri esteri anche questione austriaca mentre suoi riflessi su questione russo-turca sono evidenti. Come è stato rilevato anche dal Dipartimento di Stato, a differenza da convegno Mosca, Byrnes si recherà questa volta a Parigi con ben maggiore appoggio opinione pubblica americana (confermata da approvazione data ieri dalla Camera a disegno di legge per prolungamento coscrizione obbligatoria sino febbraio 1947). Tuttavia vi possono essere sempre delle incognite: tra l'altro quella inerente alla fretta di giungere a conclusione pra tica onde affrettare Conferenza generale delle Ventuno Potenze e pace.

346

L 'AMBASCIATORE A MOSCA , QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D . 5947 /161. Mosca. 11 aprile 1946 , ore 23,30 (per. ore 11 del 12 ) .

Generale Smith mi ha confermato che quattro ministri degli affari esteri si riuniranno 25 aprile Parigi esclusivamente per esaminare questione trattati di pace con priorità per quello italiano .

Impressione che egli ha riportato da suoi primi contatti con personalità sovietiche è che essi continuano insistere su politica dilatoria, finora seguita, contando in questa maniera indurre americani maggiori concessioni per arrivare comunque a conclusione pace. Per questo egli nutre scarsa fiducia che a prossima Conferenza si possa arrivare ad accordo su questioni che comitato esperti Londra non ha potuto ancora risolvere.

Quanto ad idea americana (di cui a telegramma di V. S. n . 5507) 1 procedere convocazione Conferenza generale l o maggio anche se quattro ministri non sono riusciti accordarsi per progetto comune trattato, mi ha confermato essere effettivamente questa intenzione desiderio Dipartimento di Stato. Egli non ha ancora creduto opportuno toccare qui questo argomento, ma, a meno che per ragioni tattiche di fronte opinione pubblica mondiale russi ritengano opportuno cambiare sistemi finora seguiti, ritiene molto dubbio che russi consentano. Per quanto mi concerne non posso che condividere sua opinione.

Dubito molto del resto che questo sia nostro interesse. Per questione nostre frontiere orientali, ad esempio, esiste ancora lieve speranza che, di fronte atteggiamento veramente deciso americano, russi possano accettare soluzione compromesso meno sfavorevole nostri interessi, poichè Governo russo, in quanto tale, ha solo preso posizione con nota dichiarazione Molotov, che, come è evidente, può essere variamente interpretata. Riunioni Conferenza generale per forza di cose non potranno essere segrete come riunioni a quattro, e una volta che posizione Governo sovietico sia divenuta di pubblica ragione ogni ritirata diventa molto più difficile, perchè essa significa in un certo senso perdita di prestigio Governo sovietico di fronte propria opinione pubblica. Se possibile, potrebbe essere utile far presente Washington anche questo aspetto questione. Mi rendo conto che questo diminuisce possibilità per noi arrivare sollecita conclusione pace: dobbiamo d'altra parte tener presente che pace sollecita e pace meno dura possono essere termini antitetici.

347

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHlNGTON, DI STEFANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S. N. D. 6043-6017 /526-527. Washington, 12 aprile 1946, ore 19,52 (per. ore 19 del 13).

Suoi telegrammi 57802 e 599P, miei telegrammi 487 e 5124 .

Al Dipartimento di Stato ho avuto oggi maggiori particolari su nota di risposta inglese circa progetto americano revisione regime armistizio. In succinto nota: l) esprime parere di massima favorevole, pur rilevando che revisione potrebbe effettuarsi in caso di ritardo pace; 2) espone avviso Londra che conviene mantenere


1 Non pubblicato: ritrasmetteva il T. s.n.d. per corriere 5311/019 del 29 marzo con il quale . Tarchiani aveva comunicato che il Governo a merica no riteneva che la Conferenza generale di Parigi dovesse, in ogni caso , riunirsi alla data fissata.


2 Non pubblicato: ritrasmetteva il T . 5587 /488 del 5 aprile da Londra con il quale Carandini aveva informato che Bevin «di fronte manifeste sempre più gra ndi difficoltà progresso lavori Conferen7~ pace», si era convinto della necessità del modus vivendi .


3 Non pubblicato: ritrasmetteva il D. 339.


4 Non pubblicati: anticipavano parzialmente le notizie qui riferite.

Commissione alleata; 3) suggerisce alcune modifiche, che mi sono state definite di carattere non sostanziale; 4) accenna, ma senza insistervi, ad eventualità che progetto, dopo approvazione Grandi Potenze, sia anche comunicato ad altri Stati già in guerra con Italia fascista.

Mi è stato confermato che ammiraglio Stone ha fatto presente opportunità mantenere Commissione alleata quale cuscinetto fra Governo italiano e Governi alleati. Stone ha fatto valere circostanza che Commissione avrebbe sempre preso le parti dell'Italia contro richieste dei militari e accennato che, particolarmente da parte italiana, non si sottovaluterebbero utili non dovendo trattare direttamente con Caserta. Ho tratto impressione che Dipartimento di Stato, dati argomenti adottati da Stone (il quale ha dimostrato vivi sentimenti simpatici per l'Italia), non sarebbe ora alieno rivedere relative clausole progetto, tanto più che, dando soddisfazione a inglesi su tale punto, americani potranno essere più fermi per altra richiesta britannica.

Via riservata al Dipartimento di Stato mi si è detto che non era ancora pervenuta risposta da Mosca e che si intendeva sollecitarla. Al riguardo mi è stata data confidenziale lettura di un dettagliato telegramma dell'ambasciatore S. U. a Mosca che riferiva informazioni fornitegli da Quaroni circa suo colloquio in argomento con Molotov e assicurazioni date infine da ministro affari esteri sovietico , in seguito argomentazione svolta da nostro ambasciatore 1•

Mi è stato poi nuovamente ripetuto che Dipartimento di Stato avrebbe continuato a fare tutto quanto gli era possibile per ottenere approvazione progetto americano, indipendentemente da trattative di pace, e sua entrata in vigore in quanto più sollecita. Ho per parte mia accennato ad opportunità che questione venisse portata avanti il più possibile in questi giorni per tramite diplomatico, onde lasciare aperta, in occasione convegno ministri affari esteri, eventualità di una rapida soluzione difficoltà che dovesse persistere.

348

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. 5977 /384. Parigi, 12 aprile 1946, ore 21,50 (per. ore 8,30 del 13).

Seguito mio 372 2 , trasmetto seguente telegramma:

«Contrariamente mio telegramma lO corrente, presidente Gouin mi consiglia evitare prendere contatti Quai d'Orsay. Comunicazioni che le saranno fatte da ambasciatore Parodi, dilatorie ed imprecise, riflettono punto di vista ministro e servizi Quai d'Orsay, che presidente Gouin non condivide. Egli conferma che


1 Vedi D. 308. 2 Vedi D. 340.

soluzione favorevole nostro problema avverrà prossimo avvenire , quando si produrranno i cambiamenti di cui la informerò a voce · arrivando Roma giovedì prossimo. Presidente dichiaratomi che rapporti polizia provenienza Roma informano che Saragat continuerebbe annunziare pubblicamente prossima favorevole soluzione problema franco-italiano. Riterrei opportuno consigliargli astenersi».

349

IL GOVERNATORE CERULLI AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI , ZOPPI

L. PERSONALE l. Londra, 12 aprile 1946 .

Ho avuto una lunga conversazione con mons . Mathew sulla questione delle colonie . Mathew mi ha domandato , anzi tutto, quali erano le impressioni che io potevo riferirgli aver riscontrate a Roma circa la nostra prima discussione sull ' argomento2 . Io ho allora riassunto nuovamente, per maggior precisione, quello che egli mi aveva detto; ed ho aggiunto che le impressioni romane erano, ovviamente, buone per quanto concerne la conservazione della Tripolitania e che anche l'idea di rimandare la questione della Cirenaica ad un negoziato diretto con l'Egitto era

. vista favorevolmente.

Per I' Africa Orientale, gli ho detto , se vi fosse necessità di scelta (ciò che costituirebbe per noi un grande sacrificio particolarmente in una situazione interna politicamente complessa), la mia impressione personale è che, tra un'Eritrea nei confini ridotti cui egli mi aveva accennato ed una Somalia conservata nei suoi confini integralmente, le preferenze potrebbero andare alla Somalia purchè fosse garantito all'Eritrea, come egli stesso mi aveva accennato, un regime amministrativo con partecipazione adeguata italiana e con garanzie per la popolazione italiana colà emigrata. Ho aggiunto che mi sembrava pratico fosse concordato che tale regime per l'Eritrea dovesse durare sperimentalmente per un periodo da determinare; dopo il qual periodo la situazione poteva essere riesaminata sulla base dell'esperienza fatta .

Mathew mi ha detto che questo gli pareva inadeguato. Un regime di amministrazione dell'Eritrea in joint trusteeship in quanto paresse comportare una partecipazione russa era qui ora considerato non desiderabile. Qui in alcuni ambienti si passava anzi ad esaminare la possibilità di un single trusteeship britannico per l'Eritrea. Egli doveva, al riguardo, sottolineare che la posizione britannica per quanto concerne i due territori dell 'Africa Orientale è sempre più decisa; e riteneva anzi che si fossero fatti qui alcuni passi indietro in confronto della nostra prima conversazione. Egli si rendeva conto della situazione italiana, ma riteneva suo dovere, nella sua posizione, di essere molto chiaro in materia. Qui si è più propensi


1 Lettera autografa. 2 Vedi D. 278.

ora a considerare la possibilità di migliorare in nostro favore l'atteggiamento britannico per la Cirenaica, anzi che a diventare più «elastici» per l'Africa Orientale. Anzi egli mi ha lasciato comprendere che ad un miglioramento in Cirenaica potrebbe corrispondere un peggioramento in Somalia. Mi ha infine nuovamente assicurato per T ripoli dicendomi testualmente: credetemi che per ora il punto fermo di tutta questa discussione resta la Tripolitania .

In ogni modo Mathew ha preso nota di quel che gli ho detto e, quando necessario, ci rivedremo appena egli avrà le eventuali impressioni dall'altra parte. Mathew mi ha detto che, nonostante le indubbie difficoltà, egli è ottimista e che in questo suo ottimismo lo conferma il fatto che Bevin personalmente, nonostante le serie difficoltà che incontra, è molto ben disposto in favore dell'Italia.

P. S. Quanto sopra, beninteso, è stato da me comunicato all'ambasciatore Carandini. Come vedi, qui in questa fase l' Eritrea è in primissimo piano 1 .

350

L' INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI STEFANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s. N. D. 6067/529. Washington, 13 aprile 1946, ore 22,14 ( per. ore 11 del 14).

Stamane al Dipartimento di Stato mi si è data comunicazione, in via confidenzialissima, di un telegramma testè pervenuto da Dunn relativamente impressione esperti americani ritornati da Venezia Giulia . Riassumo punti più importanti:

l) Delegazione americana ha tratto da sopralluogo conferma esattezza dati ed elementi di cui essa era precedentemente in possesso. In particolare è stato vieppiù rinvigorito convincimento americano che Trieste e Gorizia debbono rimaner all'Italia anche per evidenti ragioni di ordine economico .

2) Nella zona B esperti si so no trovati di fronte così detto risultato «censimento» eseguito da Tito nell'ottobre 1945. Delegazione americana ha su questo argomento raccolto validi elementi per confutarli anche da punto di vista scientifico.

3) Dopo sopralluogo, linea frontiera sostenuta da americani rimane in massima quella già esaminata da essi (miei telegrammi 29-30) 2 . Mi è stato nuovamente


1 Il 12 aprile Cerulli scriveva a ncora a Zoppi (lettera autografa): << Aggiungo a parte questa notizia all'altra mia lettera di oggi: Mathew mi ha chiesto quale imp'ressione, a mio parere, farebbe in Italia un'eventuale clausola che riservasse un territorio coloniale, sottratto all'Italia, come hom e per i polacchi di Anders. Gli ho detto subito che questo sa reb be un tremendo argomento di persuasiva propaganda in favore della tesi sovietica ; e sa rebbe assai facile mobilitare l'opinione pubblica italiana sul fatto che i sac rifici , che per decenni e decenni i nostri emigranti hanno fatto , andrebbero ora a beneficio dei polacchi di Anders, i quali nell ' Ita lia stessa non hanno già molte simpatie. Mathew mi ha detto che mi era assai grato per avergli risposto così chi aramente e che considerava per parte sua questa risposta come un importante elemento di gi udizio».


2 Vedi D. 60.

confermato che secondo progetto americano le miniere dell'Arsa rimarrebbero all'Italia. Per contro, esperti russi hanno dato pieno credito a statistiche jugoslave e censimento plebiscito Tito. Dichiarazioni « precedentemente» da essi fatte ponevano rilievo che tutta Venezia Giulia dovrebbe essere attribuita alla Jugoslavia.

Dipartimento di Stato ritiene che prossima seduta Consiglio Londra sarà in buona parte dedicata esame relazione degli esperti e contatti su questioni Venezia Giulia, in modo che ministri esteri quando si riuniranno possano trovare già compiuti almeno «lavori preliminari».

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IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERl

T. S. N. D. 6047 /527 . Londra, 13 aprile 1946, ore 23,35 (per. ore 9 del 14 ).

Ho conferito ieri con Harvey su questioni particolari, oggi a lungo con Dunn m un esame generale situazione.

È difficile prevedere se russi hanno aderito nuovo incontro ministri esteri unicamente per riparare cattiva impressione che il perdurare del loro atteggiamento negativo ha destato nell'opinione mondiale, oppure se sono animati vero proposito attivare pace. Dunn concorda con diagnosi di cui al telegramma di V. E. 5938 1 , ma ritiene in sostanza che Mosca adotti tattica dilatoria per portare all'esasperazione la sempre più palese esigenza anglo-americana di pace con l'Italia e fare più sensibilmente pagare in altro settore il suo finale consenso.

Data apertura Conferenza di Pa rigi sarà fissata dai ministri esteri al termine loro incontro che si prevede possa durare due o tre settimane.

Commissione Venezia Giulia sta elaborando due rapporti collettivi di cui uno riguardante constatazioni di fatto in materie etnica ed economica ed una contenente una concreta proposta soluzione. l supplenti si riuniranno lunedì pomeriggio per ricevere detto rapporto che è peraltro molto improbabile sia pronto.

Ad oggi non si è raggiunto a Lancaster House alcun accordo di carattere definitivo nemmeno sulla questione Alto Adige ove pareri sono di massima concordi . Punto di vista Dipartimento di Stato è che ad auspicato rispetto statu quo si debba giungere solo dopo aver dato modo Italia ed Austria sviluppare in sede Conferenza pace loro completi argomenti, tanto sulla questione principale quanto sulle eventuali minori rettifiche, sicchè opinione pubblica americana sappia che decisione è stata presa dai Quattro ed accolta parti con piena conoscenza di causa. Ciò dimostrerebbe che Dipartimento di Stato considera questione Alto Adige su un piano diverso delle altre questioni territoriali . Quando anche si giungesse ad un


1 Non pubblicato: ritrasmettcva alle ra ppresentan ze a Washington , Londra e Parigi il D. 324.

equo accordo per Venezia Giulia si prevede diluire in un certo tempo sua attuazione onde in più pacata atmosfera e sotto protezione alleata ci sia no evi ta ti pericoli resistenza o colpi di mano.

Per colonie, di fronte solite pretese ru sse, U .S.A ., pur riconoscendo inco nvenienti e difficoltà farci accettare pace incompleta, si vanno avvicinando punto di vista britannico circa opportunità rimand are ad altro tempo definitiva soluzione, previa nota rinunzia da parte nostra.

Circa riparazioni, ammesso in principio diritto russo . permane disaccordo su entità e qualità esazioni. Anglo-americani sostengono che non si debba fi ssare cifra a priori ma classificare in quantità c in qualità cosa l'I ta lia può consegn are senza pregiudicare ripresa economica, ed esigere qui questo quuntum indipendente mente dal valore monetario approssimativo rappresentato.

[n materia disarmo prevedesi difficoltà accordo per nostre forze arm a te terrestri; circa marina da guerra ingles i e americani son o in massim a d"accordo assicurarci ragionevole consistenza, mentre russi insistono per più a ttiva rid uzi one. A parte questo disaccordo criterio general e, nessuna specificazione o percentuale dì riduzione è stata proposta.

Circa frontiera occidentale, in prolungate disc uss ion i anglo-americani non sono riusciti far deflettere Francia da pretesa Tend a Briga che essi disapprova no

Anche su pace Romania-Bulgaria non si è registrato a lcun prog resso poichè a parte fatto del non avvenuto riconoscimento Governo bulgaro, russi resi stono a lle due condizioni pregiudiziali poste da anglo-americani: regime porta aperta commercio internazionale nei Balcani e libera nav1gaz10ne Danubio .

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IL CONSIGLIERE COPPINI A L PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ

T. P ER CORRIERE 6431 /38. Vienna , 13 aprile 1946 ( p er. iì 20 ) .

Al Ballhaus alcuni giorni or sono rappresentante della Volk spa rtei dell'A lto Adige ha fatto dichiarazioni, che trasmetto per corriere, a stampa austriaca ed estera, relativamente situazione in Alto Adige e alla immigrazione italiana in quella regione.

In questi giorni viene annunziato che per 25 aprile sarà tenuto ad Innsbruck un grande comizio in favore riunione Alto Adige a Tirolo setten trionale .

Quotidianamente dalla stampa austriaca , senza a lcuna eccezi o ne, vengono pubblicati articoli e notizie sulla situazione in Alto Adige per dimostrare che politica Governo italiano è diretta in modo deci so alla intensificazione della snazionalizzazione elemento allogeno. Vengono per il momento lasciati in disparte argomenti di prevalente carattere politico ed economico per mettere in maggi ore valore e risalto quelli di carattere etnico e sentimentale fra cui attentato monumento Andrea Hofer Bolzano attribuito a gruppi sciovinisti italiani e ritorno senatore Tolomei in Alto Adige. Questo Governo evidentemente intende procedere in grande


stile alla mobilitazione spirituale della opinione pubblica austriaca sopratutto nella imminenza della riunione a Londra dei ministri esteri, durante la quale si ritiene che sarà posta in ·discussioneJa questione relativa alla frontiera italiana settentrionale. Benché sia qui noto che a Roma esiste opinione che frontiera del Brennero non subirà modificazioni, si è tuttora convinti che la questione alto-atesina non sia affatto compromessa.

Agitazione sempre crescente nel Paese conferma la fiducia del Governo austriaco di poter influire sulla opinione pubblica alleata. Anche dichiarazioni ministro austriaco in Londra confermano tale fiducia.


353 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A VARSAVIA , REALE

T. 6309/94. Roma, 14 aprile 1946, ore 19.

È bene tu sappia che questo ambasciatore di Inghilterra ha vivamente protestato contro le affermazioni di cui alla tua intervista pubblicata' dall ' Unità del 20 marzo. 11 Governo di Varsavia non ha mai -a suo giudizio -potuto dimostrare la connivenza di Anders con l'armata clandestina. Ha aggiunto che il generale Morgan avrebbe in questi giorni deplorato che l'intervista rischi di aumentare il già difficile compito di Anders di mantenere fra le sue truppe -e in momenti particolarmente delicati -quella calma di spirito che è necessario favorire e incoraggiare.

Quanto precede per tua conoscenza e norma.

4 1 l
354

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER CORRIERE 6189-6190 /045-046. Londra, 14 aprile 1946 ( per. il 17).

Da fonte britannica bene informata apprendo quanto segue:

a) in linea di massima punto di vista britannico circa nuova frontiera italo-jugoslava rimane lo stesso di quello accennato a nostri esperti nel settembre scorso con qualche vantaggio a nostro favore in ]stria. Criterio prevalente rimane quello etnico mentre fattori economico e geografico verrebbero fatti valere soltanto per minori rettifiche linea etnica a nostro favore ;

b) immutata sembra anche tendenza escludere possibilità concessioni nostro favore in Istria e contemporaneamente nel goriziano;

c) dal punto di vista militare si riconosce che ogni arretramento confine ad ovest linea Wilson nel goriziano indebolisce sensibilmente possibilità difesa Trieste. Tuttavia linea etnica a nord di Gorizia, poggiando su spalla occidentale vallata lsonzo, è ritenuta offrire minimum accettabile possibilità difensive. Accertata ormai italianità slavi Natisone, detta linea costituisce, secondo inglesi, vera delimitazione fra territorio slavo e territorio italiano. Si ammette invece che linea etnica a sud di Gorizia non costituisce frontiera difendibile;

d) con evidente riferimento all'occupazione jugoslava in !stria si è accennato, per questo settore, a «linea teorica» e «linea reale» derivante dall'occupazione stessa ;

e) nessun dubbio esiste sul fatto che Trieste vuole essere e dovrebbe essere italiana; ciò implicherebbe la sovranità italiana anche sul porto.

Membro britannico Commissione Venezia Giulia ha fatto conoscere seguenti notizie che riferisco ogni buon fine, pur presumendo che, almeno in parte, esse siano già note codesto Ministero:

a) membri britannici Commissione hanno riportato da visita zona B netta impressione regime terrore. Trattamento inflitto italiani suscitato loro costernazione;

b) atti terrorismo ed intimidazione sono stati constatati anche zona A;

c) propaganda jugoslava durante permanenza Commissione ha avuto su membri britannici, americani e francesi effetto decisamente controproducente. Sua violenza, rumorosità, petulanza hanno creato per delegazioni atmosfera continuo fastidio, accentuata, durante visita zona B, da ignoranza e intransigenza militari jugoslavi;

d) atteggiamento italiani ha impressionato favorevolmente . Italiani hanno saggiamente e con successo cercato creare contrasto fra «civiltà» e «barbarie» fra «cristianesimo» e «paganesimo »;

e) Commissione ha eseguito ricerche ed ascoltato testimonianze collegialmente. Per questo motivo, oltre che per ristretto limite tempo , testimonianze ascoltate sono state poco numerose. A membri britannici Commissione era stato fatto divieto da loro Governo avvicinare isolatamente persone locali. D'altronde, testimonianze non prestate a Commissione riunita collegialmente non avrebbero avuto valore effetti su sue conclusioni . Specialmente per quanto concerne Istria si riconosce da parte britannica che si sarebbe dovuto fare di più. Tanto più preziosa appare testimonianza coraggiosa ed efficace vescovo Pola che ha forzato ingresso sala ove Commissione trovavasi riunita ed è riuscito farsi ascoltare. Interlocutore ha avuto colloquio privato con arcivescovo Trieste e si è ripetutamente incontrato con professor De Castro;

f) a Fiume si sono recati soltanto esperti economici;

g) commissari si sono pienamente convinti italianità slavi Natisone. Permanenza entro vecchi confini 1866 è stata per Commissione unico periodo tranquillità di spirito intera durata missione;

h) rapporto Commissione, contrariamente quanto previsto da fonte di cui a mio telegramma n. 509 del l O corr. 1 , sarà redatto collegialmente. Commissione ha


1 Vedi D. 343.

lavorato intensamente sua compilazione per tutta sco rsa settimana ed anche oggi . Malgrado urgenza fatta da supplenti sem bra diftìcile rapporto possa essere presentato domani lunedì ;

i) esperti americani risultati ottimamente informati specialmente in materia economica. Commissario capo americano Mosely, anche per sua padronanza lingue, è stata personalità preminente durante indagini ;

l) russi sono rimas ti spiacevolmente so rpresi per ripetuta evidenza malafede testimonanze slave.

355

RIUNIONE PREPARATORIA PER LA CONFERENZA D ELLA PACE

VERBALE 1 . Roma , 15 aprile 1946.

De Gasperi: Aprendo la seduta informa che l'attuale deve considerarsi la prima di una se rie di riunioni di carattere preparatorio per lo studio dei problemi che sa ra nn o oggetto di probabili discussioni nel corso dei negoziati per la conclusione del trattato di pace tra l'Italia e le Potenze alleate. Sebbene la forma e la mi sura della partecipazione it a lia na ai negoziati anzidetti non siano ancora note, occorre famigliarizzarsi con tali pro blemi per essere pronti a discuterli al momento opportuno. All a futura Conferenza della pace non si andrà impreparati : gli uffici competenti hanno elaborato già in una serie di memoriali ogni singola probabile parte del trattato. Sarà bene ora rivedere questa documentazione affinché i presenti ne siano a l corrente e coloro che sinora non hanno potuto farlo fo rniscano in merito il loro parere. Dopo aver brevemente riassunto le questio ni di carattere politico e principalmente quelle che si riferiscono alle nos tre frontiere, esprime l'opinione che debbano essere anzitutto esaminati e di scuss i i problemi economici e quelli militari. Invita pertanto l'ambasciatore di Soragna a dare lettura di un appunto che espone sommariamente il lavoro sinora compiuto dagli uffici per lo studio dei problemi economici connessi con il trattato di pace.

Soragna: Legge l'appunto seguente:

«Il Governo italiano annette grande importanza anche alle clausole economico-finanziarie del trattato di pace. Infatti dal tenore di esse dipende la possibilità che il nostro Paese, in un ragio nevole lasso di tempo , raggiunga l'equilibrio fra i suoi bisogni essenziali c i mezzi atti a soddisfarli, e pertanto risan i la sua economia e la inserisca come un fattore positivo nel quad ro dell'economia mond iale.

L'entità dei sacrifici economici-finanziari , che verranno imposti al nostro Paese, dipenderà dalla maggiore o minor durezza del trattato di pace, c questa, a sua volta , dai limiti entro cui sarà tenuto conto della nostra qualità di cobelligeranti con tutte le conseguenze


1 Alla riunione. presieduta da De Gas peri. erano presenti : «scn. Einaudi , on. Paratore, m.sc Visconti Venos ta, ambascia tore marchese di Soragna. gen. Trezzani, comm. Pilotti , ministro Prunas, ministro Zoppi, co mm . Di Nola. gcn. Aliberti, gen. Liuzzi, ammiraglio Accorretti, prof. Perassi».

politiche ed economiche, che ragionevolmente dovrebbero derivarne . Non è possibile prevedere, nell' attuale fase, quali saranno le clausole economiche c finanziarie che ci verranno imposte. Il Governo intende tuttavia adoprarsi nel modo più energico per evitare che il trattato contenga clausole tali da pregiudicare la ripresa dell'attività produttiva o da aggravare la sproporzione attualmente esistente tra le risorse economiche del Paese e le inderogabili necessità alimentari della popolazione civile, e dell 'approvvigionamento di materie prime per le nostre industrie.

Sotto questo punto di vista , il problema delle riparazioni è senza dubbio il più grave. Quantunque nessuna comunicazione ufficiale ci sia pervenuta in proposito abbiamo da tempo richiamato l'attenzione dei principali Governi alleati sulla materiale impossibilità in cui l'Italia si trova di sottrarre al normale ciclo economico una parte delle sue risorse, per destinarl a al pagamento delle riparazioni.

La tesi anglo-americana, pur con notevoli limitazioni e con qualche preoccupante deviazione, riconosce l'impossibilità dell'Italia di pagare riparazioni . Ma la nostra tesi è più vasta e poggia su questi due presupposti: l) l'Italia non deve pagare le riparazioni, sia per la sua qualità di cobelligerante, sia per l' imponente contributo economico dato allo sforzo bellico degli Alleati: 2) l'Italia non può pagare le riparazioni a causa delle enormi distruzioni e danni subiti, la maggior parte dei quali si verificarono durante il periodo della cobelligeranza. Inoltre l'Italia vanta ingentissimi crediti verso la Germania, che le darebbero il diritto di essere ammessa alla ripartizione delle rip arazioni da essa dovute; ha sostenuto ingentissime spese per la valorizzazione di Paesi (come l'Etiopia e l'Albania) che ora avanzano richieste di riparazioni , mentre invece tali spese dovrebbero essere calcolate a nostro credito, e finalmente ha fatto prestazioni ed assunto oneri di ogni genere a favore delle Potenze occupanti, la maggior parte dei quali dovrebbe dar luogo a contropartite in dollari e sterline a suo favore . Questi concetti sono stati esposti nel memorandum che l'ambasciatore Carandini ha consegnato qualche giorno fa al Comitato dei sostituti dei ministri degli esteri 1 e che è corredato da alcuni allegati contenenti molti dati, forniti dalle varie amministrazioni, ciascuna per la parte di sua competenza, i quali in parte sono il frutto di accurate indagini, in parte derivano da apprezzamenti c induzioni, allorquando, come spesso è accaduto, mancanza di tempo o di adeguata organizzazione ha impedito una accurata indagine.

In materia di riparazioni , occorre tener conto anche di altri due progetti , dei quali, indirettamente , ci è pervenuta notizia: l'uno prevederebbe l'incameramento dei beni italiani all 'estero e· l'altro la consegna di una parte della nostra attrezzatura industriale. Gravi ed insidiosi progetti l' uno e l'altro. Il primo, privando i nostri concittadini del frutto del loro lavoro all 'estero , e addossando all'erario italiano l'immenso fardello di corrispondere loro il controvalore in lire , costituirebbe un colpo gravissimo per le colonie italiane all 'estero, per la nostra economia, per il nostro delicatissimo equilibrio monetario. TI secondo, basato sulla difficile, e, spesso, arbitraria distinzione fra industrie di guerra e industrie di pace , ci metterebbe nella dolorosa condizione di rinunciare a una parte di quell'attrezzatura industriale che , volta a fini di pace, permetterebbe la nostra ripresa industriale, e, con essa, la risoluzione del difficile problema di dare lavoro alle nostre numerose maestran ze. Anche in merito a questi due progetti, abbiamo manifestato la nostra opposizione.

Dobbiamo inoltre prepararci a fronteggiare l'eventualità che venga proposta l'inclusione nel trattato di clausole limitative della nostra libertà economica: divieto di costruire naviglio superiore a un determinato tonnellaggio , limiti all'esercizio delle linee di navigazione marittime ed aeree. Su queste questioni non abbiamo finora intrattenuto i Governi alleati, trattandosi dì semplici indizi e non sembrando conveniente far precedere le nostre osservazioni alla eventuale conferma della loro fondatezza.

Un altro argomento di grande importanza economica c politica, che ha formato oggetto di attento studio , è quello della internazionalizzazione del porto di Trieste. Un progetto studiato in collaborazione con i vari competenti dicasteri e con i circoli triestini interessati , è stato già tras messo al R. ambasciatore a Londra, perché lo sottoponga al Comitato dei ministri degli esteri .


1 Vedi App. 4.

In sede di trattative di pace è nostra intenzione discutere anche le questioni concernenti la liquidazione dei rapporti di credito e debito sorti dall'armistizio. Infatti abbiamo fondati motivi per sostenere che l'armistizio è stato applicato in modo da addossarci oneri superiori a quelli previsti da una corretta interpretazione di esso e che, per di più, anche questi ultimi avrebbero dovuto essere alleviati in seguito alla lunga cobelligeranza e in armonia con le esplicite dichiarazioni fatte in proposito dalle più autorevoli personalità alleate. Ad esempio, il Governo italiano ha chiesto da tempo che gli venga accreditato il controvalore di tutte le am-lire emesse dagli Alleati nonché delle spese sostenute dal Governo italiano per requisizioni, forniture, ecc.

Questo, in succinto, è il quadro dei problemi in merito ai quali sono stati già svolti passi presso gli Alleati , nonché di altri problemi che potrebbero formare oggetto di trattati ve. La documentazione atta ad appoggiare le nostre argomentazioni è stata predisposta dai ministeri tecnici, ciascuno per la parte di sua competenza . È però da rilevare che essa, come detto sopra, è tuttora sommaria. Comunque le amministrazioni competenti continuano il loro lavoro di rilcvazione e di raccolta dei dati occorrenti a illustrare le tesi del Governo italiano ».

Paratore: Dichiara che qualora disgraziatamente le Potenze alleate accedessero all'idea di esigere dall ' Italia delle riparazioni sarebbe per noi preferibile ottenere di pagarle sotto forma di una somma globale diluita in un certo numero di anni anziché in natura o peggio ancora con la cessione di beni italiani all'estero. In proposito ricorda le gravi misure che in Francia si stanno in questo momento prendendo contro le proprietà di cittadini italiani .

Di No la : Non esita a dichiarare «gravissimo » il problema delle riparazioni che va esaminato anche sotto l'aspetto politico. Nei confronti di tale problema ci troviamo di fronte a tre atteggiamenti diversi : gli anglo-americani hanno sostenuto che l'Italia non è in condizione di pagare riparazioni. È lecito fare affidamento sull 'intenzione di Londra e di Washington di attenersi anche in futuro a tale punto di vista ma è doveroso rilevare come la fermezza sin qui dimostrata da quei Governi sia andata in questi ultimi tempi alquanto affievolendosi almeno nei confronti delle richieste di un gruppo di stati capeggiato dalla Russia sovietica. Il Governo russo chiede di ottenere dall'Italia la somma di 300 milioni di dollari a titolo di riparazioni. Cento milioni sarebbero destinati a risarcire l'U.R.S.S. che ripartirebbe i rimanenti 200 fra la Grecia , la Jugoslavia e l'Albania. Altri Stati infine (Jugoslavia e Grecia) esigono dall' halia riparazioni in base ad un calcolo di danni subiti , calcolo che porta a cifre semplicemente astronomiche. Questi Stati peraltro affermano di non accontentarsi della soluzione proposta dal Governo sovietico. L'atteggiamento più pericoloso fra i tre sopraccennati appare quello del Governo russo il quale di fronte all 'impossibilità dell'Italia di pagare una somma così ingente proporrebbe l'incameramento dei beni italiani all'estero. Tale incameramento sarebbe di assai facile esecuzione particolarmente nelle zone che attualmente si trovano sotto controllo sovietico. Come si è detto, è stato possibile fino a questo momento contare sull'appoggio anglo-americano per difendersi di fronte alle pretese avanzate dai russi, ma, come dianzi accennato, è lecito avanza re dubbi per l'avvenire. Se la tesi russa finisse col venire accolta, l' Italia potrebbe trovarsi costretta a pagare riparazioni non solo, ma non avendo essa accettato la proposta di liquidare la partita col versamento di una somma globale di 300 milioni di dollari, finirebbe col trovarsi esposta alle pretese ancor più gravose avanzate dai Paesi danneggiati dalle aggressioni fasciste.

Visconti Venosta: Osserva che il problema sollevato dal comm. Di Nola è tanto più grave in quanto in un progetto anglo-americano del giugno scorso, di cui l'Italia venne messa ufficiosamente al corrente, era già contenuta una proposta di liquidare le riparazioni dovute dall 'Italia attraverso i beni dei cittadini italiani all'estero . Tale proposta, naturalmente, è nota alla Russia ed ove questa volesse insistere in tale ordine di idee l' America e l'Inghilterra che già l'avevano patrocinata non potrebbero ora osteggiarla.

De Gasperi: Propone che si addivenga ad una valutazione dell'attivo italiano nei Paesi balcanici ed affaccia l'ipotesi di tacitare le eventuali richieste russe cedendo una parte di questi beni, sino al contro-valore dei 300 milioni di dollari richiesti. In tal modo il resto delle proprietà sarebbe salvo.

Zoppi: Ritiene che , a parte le difficoltà di ottenere l'accettazione di simile principio, sarà comunque difficile salvare anche soltanto una parte delle proprietà italiane nei Paesi attualmente sotto controllo sovietico, proprietà che sono ingenti sopratutto in Romania.

Prunas: Esprime l'opinione che la tesi che per noi appare la più forte è quella che sostiene la nostra impossibilità a pagare le riparazioni .

De Gasperi : Ritiene che tale tesi abbia valore più per l'interno che per l'estero . La questione delle riparazioni andrebbe ristudiata nel suo complesso ed agganciata ove possibile al problema generale tedesco, se non altro per guadagnare tempo. Questa linea di condotta potrebbe essere seguita facendo rilevare che l'Italia avanza nei confronti della Germania dei crediti e rivendica il risarcimento di danni subiti. Dato che non appare possibile risolvere subito la questione converrebbe demandarla all'esame di una commissione sottraendola pertanto alle decisioni del trattato di pace. Successivamente quando l'Italia farà parte deii'O.N. U. potrebbe riuscire più facile ottenere una più soddisfacente soluzione dell'intero problema.

Di Nola: Desidera precisare che allorché ha fatto riferimento alla posiZione assunta dal Governo sovietico non intendeva comunque affacciare l'idea che si dovesse eventualmente aderire al progetto stesso per evitare danni maggiori. La tesi italiana è forte soltanto se sostenuta per intero e cioè sostenendo l'impossibilità assoluta di far pagare riparazioni a chicchessia. L' Italia, partecipando attivamente alla guerra contro la Germania, ha subito gravi danni ed ha fornito un notevole contributo, di cui si sono avvantaggiati non soltanto inglesi ed americani, ma tutti gli alleati, russi compresi. Ritiene che le RR. ambasciate debbano essere invitate ad ottenere chiarimenti sull'atteggiamento che i Governi di Londra c di Washington intendono seguire, per conoscere cioè se si preparano ad appoggiare ancora in pieno il nostro punto di vista, ed in caso contrario a quale tesi si dimostreranno favorevoli. Da parte nostra sarà utile insistere sul carattere unitario del problema data l'unità dci vantaggi che tutti gli Alleati ad un tempo hanno tratto dai nostri sacrifici.

De Ga.1peri: Prega il sen . Einaudi c l'on. Paratore di prendere visione del promemoria sulle questioni economico-finanziarie connesse col trattato di pace

redatto dalla Direzione generale affa ri economici del Ministero degli affari esteri 1 , esa mina nd ol o nelle sue singo le pani e presentando a suo tempo le osservazioni che riterranno opportuno fare. Propone quindi che si passi a ll'esame delle questioni militari ed invita il ministro Zoppi a leggere un appunto. che espone sommariamente gli studi sinora compiut i in materia .

Z oppi: Dù lettura del seguente appunto:

((Per le questioni militari é Imminente la p resentazione a Londra di tre nostri mem orandum sulle questioni della Marina, Esercit o cd Aeronautica, accompagnati da una esposizione introdu tti va compilata d a llo Stato maggiore Generale. Questi memorandum tendono a chi ari re il punto di vis ta ita lian o c1rca la soluzione d a darsi all a questi o ne delle nostre forze armate in sede di trattato d i pace .

!l concetto ba se da noi sostenuto in tu lc a rgomento è che l'[talia, la q ua le dopo la conciusione dell a pace en trerà a far pa n e dell'O .N .U .. sia me ssa in grado di provvedere alla sua a uto-di fesa, co me ne è ricono sciuto il di rit to a tutte le Nazioni Unite, e che la limita zione delle sue fo rze am1atc sia a suo tempo d eterrninat<l ---con ovvi criteri di rel atività ----in seg uito alle discussioni per la riduzione degli a rm amenti che avranno luogo nell'apposito comitato d elle N azio ni Unite. Frattanto n o i ci im pegniamo a contenere i nostri armamenti entro i limiti delle strett e esige nze difen sive d el Paese.

Partendo d a tali pre.messc abb.iamo proposto per l'Esercito la costituzione di una forza di copertura composta di cinque d ivisioni ternarie, dotale di mezzi moderni, e di undici Brigate miste:! dest inate a nche a compit i d i carattere tcrritt'riaìc; e abbiamo a nch e prospettato co me la real izzazione di tale p rogramma non potrit comunque effettuarsi che progressivamente. in rapporto princi palmente alle disponibilìt<ì finanziarie del Paese attualmente ridotte, e pe r molte' tempo assorbite da urgenti compiti di ricostruzione. Per la Marina e per l' Ae rona uti ca le nostre pro poste. contenute nei rispettivi memorand um , si basano di massima sull a conservazione dclì'attualc stato d i fatto giù d i per sè ridotto rispetto alle effettive esigenze de lla difesa na zio nal e '' ·

Trez::.ani: Osserva che i problemi rel a tivi alle nostre forze armate debbono es sere presentati in maniera di versa per l'Esercito , l'Aeronautica e la Marina. Oggi l'Esercito ita li ano non esiste: no n si tratta quindi d i conservare una parte maggiore

o mino re d i esso, ma d i ricdificarlo . Per quanto concerne la .Marina e l'Aviazione c'è invece un problema di conservazione. f:: del parere che si debba chiedere agli Alleati di !ascia rc i ampio margine onde poter arrivare gradua lmente ad un progra mm a che eq uil ibri ad un tempo le lim itate possibilità del nostro bilancio e le esigenze sia dell a autodifesa che della fu tura partecipazione alla causa della sicurezza nazionale nel quad ro d 'azi one dell 'O.N .U. Non è possibile oggi determinare quali saranno in futuro le nostre possi bilità finanziarie , quindi non ci è possibile sottoporre aglì Alleati un qualsiasi progetto concreto. Ci si lasci conservare la massima libertà d'azione per metterei poco a poco in grado di costituire delle forze armate sufficienti a noi e convenienti alle stesse Nazioni Unite. Un altro motivo per cui non sembra possibile includere cla usole milita ri nel trattato di pace è il fatto che soltanto il trattato medesimo sta bi lirà quali saranno le nostre frontiere. Ora il problema militare è strettamente subordinato a quello delle frontiere e non è possibile riso lve rlo prima che il primo sia stato deciso.

Non pubb l ica!o.


Einaudi : Desidera conoscere se almeno in teoria è sta to calcolato lo sforzo finanziario che apparirebbe necessario per costituire un esercito.

Tre::.zani: Non è possibile fare un preventivo qualsiasi nemmeno fondandosi sulle cifre del 1938. Oltre al costo del mantenimento di ogni singolo soldato occorre infatti tener presente quello necessa rio per gli armamenti che sono molto aumentati dall 'a nteguerra e che ci verranno imposti come qualità e quantità da parte alleata.

Liuzzi: È anche lui d'opinione che si debbano evitare clausole limitative per il nostro avvenire nel senso che il trattato non contenga alcun limite minimo o massimo.

De Gasperi: Conclude affermando che non è possibile per noi stabilire un limite eccessivamente basso per le nostre forze armate e che occorra fare ogni sforzo per ottenere che ci venga lasciato un esercito sufficiente alle necessità. Per avanzare le richieste è tuttavia necessario che i dicasteri militari forniscano qualche dato che serva almeno di base per la discussione futura.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA , QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. 650/393. Mosca, 15 aprile 1946 (p er. il / 0 maggio).

Le comunicazioni contenute nei suoi dispacci n. 341 , 368 e 369, e 20/9698/c 1 mi inducono a sottoporre alla S.V. alcune considerazioni circa quello che si potrebbe ancora tentare, da parte nostra, per vedere di migliorare, in sede di negoziati per la pace, se tali si potranno chiamare, la nostra situazione.

Lascio fuori le questioni territoriali, nonché quella delle colonie, poiché si tratta di questioni in cui noi ed i nostri interessi, praticamente, non entriamo per nulla. Sugli altri punti inv ece, almeno tenuto conto della situazione quale essa appare da Mosca, forse, qualche cosa si potrebbe ancora tentare.

l) Quattro libertà. V.S. vorrà scusarmi se io torno con monotonia su questo argomento: ma è che io lo considero, di tutti i tranelli che ci prepara la pace, come di gran lunga il più pericoloso. Questa volta gli americani hanno cambiato argomento: continuano sì a dire che si tratta di cosa non importante. Ma dicono, adesso, che noi dobbiamo renderei conto del nostro passato fascista «di cui pure avevano sofferto interessi e persone inglesi ed americane». ln una precedente conversazione invece si trattava di creare un precedente per i trattati balcanici.


1 Non pubblica ti : ritrasmetteva no a Mosca resoconti da altre rapprese ntanze sugli argomenti qui tratta ti da Quaro ni .

Come che sia, nell'un caso come nell'altro, da una parte si dice che si tratta di una clausola a cui diamo un significato che non è nelle intenzioni americane, dall'altra ci si dimostra invece ... che noi ne abbiamo capito perfettamente il significato.

Le ripeto la mia opinione: le quattro libertà, se incluse nel trattato di pace, ossia se saranno intese come un obbligo che l'Italia assume nei riguardi delle Potenze vincitrici, significano il diritto di intervento nei nostri affari interni, da parte di qualunque dei firmatari del trattato di pace, sia che egli agisca di iniziativa sua, sia che egli serva gli interessi di qualcuno più grande. Se i vincitori fossero d'accordo, almeno, sul significato della parola «democrazia», sarebbe un male, ma si saprebbe cosa si vuole da noi: ma sappiamo per esperienza che per «democrazia» anglo-sassoni e russi intendono due cose perfettamente differenti: una volta che questa clausola sia stata introdotta nel trattato di pace, non solo la nostra indipendenza, ma la nostra pace interna, è finita. Cito un esempio: noi domani facciamo delle elezioni; non le prossime poiché esse saranno sotto controllo straniero, in un certo senso, ma le prime che faremo non in regime di occupazione: che esse significhino un trionfo delle destre: Russia, Jugoslavia o paesi affini possono cominciare a sollevare la questione che le elezioni non sono state libere : che esse significhino un trionfo delle sinistre e gli inglesi o gli americani possono fare altrettanto. Mi creda V.S., se la clausola passa, dato che noi siamo purtroppo al confine di due zone d'influenza, al punto di contatto di due mondi che non vanno d'accordo, e che tutti e due faranno del loro meglio per disputarsi l'influenza sull'Italia nel campo della politica interna, il Governo italiano, quale che esso sia, dovrà passare la sua miglior parte del suo tempo a correre alle Nazioni Unite per dimostrare che questa o quella legge non viola nessuna delle quattro libertà, o meglio l'interpretazione che questo o quel paese le dà, e dovremo continuamente supplicare i vari paesi, dal Paraguay all'Islanda perché votino in nostro favore. E anche se, per qualche tempo, essa non sarà applicata alla lettera, essa resterà sempre come una spada di Damocle sospesa sul nostro capo: è un emendamento Platt.

H trattato di pace ci metterà addosso molti e molti controlli, militare, finanziario e Dio sa che: ma, sull'esperienza del Trattato di Versailles, sappiamo, per lo meno , che questi controlli sono per la loro natura, temporanei: se non noi, almeno i nostri figli, potranno sperare di esserne liberati; ma questa invece è una parte integrante, perpetua del trattato di pace: non ce ne potremo liberare che mandando per aria tutto il trattato di pace.

Noi stiamo preparando un memorandum sull 'argomento: benissimo, dato però l'atteggiamento americano, e presumibilmente inglese, sappiamo già che nessuno ne terrà conto e che le quattro libertà figureranno nel progetto che ci sarà presentato. Secondo me dobbiamo cominciare con il rifiuto puro e semplice. È uno di quei punti su cui la delegazione italiana può prendere l'atteggiamento più reciso, motivato chiaramente sul fatto che l'inclusione delle quattro libertà nel trattato di pace significa sancire, in perpetuo, il diritto straniero di intervento nelle nostre cose interne. E ciò per due ragioni:

a) Non è una questione territoriale, in cui ci si può facilmente, se fa comodo, accusare di imperialismo o di tante altre belle cose: è una questione puramente morale: l'Italia ha ben diritto, dopo tutto, di dire che un impegno preso solennemente dalla Assemblea Costituente, liberamente eletta, deve essere preso sul serio . Inoltre, su di una questione di questo genere, messa bene in luce in tutta la sua crudezza, forse si potrebbe , attraverso i comitati per la pace giusta , creare anche una certa reazione, in nostro favore, dell 'opinione pubblica specie americana.

b) Con buona pace americana io ho tutti i miei dubbi che i russi abbiano data la loro adesione unconditional alla inserzione di queste clausole in tutti i trattati di pace. Che i russi la possano aver accettata per noi, lo ammetto, ma che l'abbiano accettata così com'è anche per i trattati che più li riguardano mi pare dubbio. Comunque, se noi mettiamo brutalmente la questione del significato di queste clausole essi debbono pure pronunciarsi: e non potrebbero farlo nel senso voluto dagli americani senza compromettere la situazione là dove essa li interessa.

Di fronte a questo nostro atteggiamento reciso, gli inglesi e gli americani dovranno finire per metter fuori il loro gioco : ossia debbono dire chiaro e tondo che l'intervento nelle cose italiane è precisamente quello che vanno cercando, ed allora, per lo meno, tutti gli italiani potranno vedere le cose come sono, senza continuare ad attendersi delle benevolenze americane, o inglesi, o russe; oppure debbono espressamente ridurne il significato: e la precisazione che non si tratta di diritto di intervento, invece di essere contenuta in dichiarazioni piuttosto vaghe ed indefinite del Dipartimento di Stato, che hanno all'incirca lo stesso valore delle interpretazioni di Radio Londra sulla cobelligeranza, dovrà prendere forma in una dichiarazione scritta , precisa , sia diretta a noi, sia messa a verbale della Conferenza, ossia una cosa che ha ben altro valore.

Se ci si dirà, come già ci si dice, che è una cosa a cui l' O.N.U. dedica particolare interesse, possiamo sempre rispondere che noi siamo pronti , prima di entrare a far parte dell'O.N.U., a sottoscrivere lo statuto degli «human rights»: e che all'O.N .U. resta il diritto di cacciarci fuori se non lo osserviamo.

Data la concezione differente del carattere di democrazia, o questo «bill ofhuman rights» sarà una tale insalata in cui nessuno si raccapezzerà, oppure la Russia, ed i suoi amici, non lo accetterà, oppure lo si accetterà, ma esso sarà applicato, come misura coercitiva, solo in quei rarissimi casi, come fino ad un certo punto è quello di Franco, che tutti sono d 'accordo nel proclamare un regime non democratico .

Se noi non facciamo bene attenzione la situazione sarà la seguente: il «bill of human rights» dell 'O.N.U. sarà una cosa a cui nessuno darà importanza e non costituirà, comunque, un diritto di intervento : le quattro libertà imposte per trattato agli altri resteranno pure lettera morta, perché il giorno in cui gli anglo-americani cercheranno di farne uso, verranno fuori i russi a dire che loro non la interpretano così, e questo sarà punto e basta. Per cui resteremo noi l'unico Stato nei cui affari interni tutti avranno il diritto di intervenire ad ogni momento .

Gli americani cercano, in ogni modo, di persuaderei, senza però metterlo per iscritto, che si tratta solo di una formalità senza importanza: mi sembra invece evidente che essi ci annettono molto valore, et pour cause. E sperano che noi , persuasi che la cosa non ha importanza, la lasceremo passare senza farci particolare attenzione: penso che essi desiderino evitare una discussione pubblica ed aperta sul significato di questo punto . Dobbiamo quindi far intendere loro, ben chiaro e fin da adesso, che non siamo disposti a mandarla giù senza protestare. Il peggio che ci può capitare è che ce la impongano come un Diktat: ma anche questo sarà sempre meglio che l'averla accettata di buona volontà: il Diktat, come è ben noto, dura fin che dura la forza che lo ha imposto.

Se poi, come invece è possibile, noi riusciamo a farla abolire del tutto, o, per lo meno, a !imitarne importanza e portata a mezzo di una dichiarazione chiara e scritta, a parte dall'esserci salvati da un formidabile nodo scorsoio, ne avremo guadagnato nell'impostazione generale della nostra posizione di fronte al sinedrio: avremo affermato cioè il nostro diritto a discutere. Sarà, evidentemente, il primo punto del trattato e, come tale, il primo a venire in discussione: il nostro atteggiamento potrà avere influenza su tutto il corso dei negoziati.

Comunque tengo a ripeter!o: si tratta di una cosa molto grave: in un certo senso più grave che tante questioni di frontiera : facciamo bene attenzione a non credere a parole melliflue che ne vogliono diminuire l'importanza, almeno fino al momento che queste parole non vengano scritte su di un bel pezzo di carta, munito di tutte le firme necessarie .

2) Riparazioni. Non c'è dubbio che Dekanozov, nel parlarne con me, abbia esagerato nel dire che il principio delle riparazioni russe era stato accettato anche dagli altri: sebbene al Dipartimento di Stato sia stato ammesso che non è stato contestato il diritto «teorico» della Russia e degli altri ad avere riparazioni: se questo è esatto è una porta socchiusa di cui i russi sapranno fare largamente uso.

Per un apprezzamento esatto della situazione nostra in materia di riparazioni bisognerebbe fra l'altro chiarire un punto che, fino ad ora, non mi è riuscito di appurare. Gli inglesi e gli americani hanno essi chiesto delle riparazioni alla Bulgaria, Romania, Ungheria e Finlandia per sè o per altri? I rappresentanti interessati mi hanno detto di aver sentito dire vagamente di sì, ma non erano riusciti ad avere notizie certe: i russi si erano rifiutati di dar loro chiarimenti.

Poiché se effettivamente gli anglo-americani ne hanno richieste, è probabile che la richiesta di riparazioni italiana da parte sovietica, sarà, da parte russa , oggetto di mercanteggiamento ossia essi molleranno per noi se gli altri molleranno per i loro. Se invece non è così io ho molti e molti dubbi che gli americani riusciranno a tenir le coup , di fronte ai russi, fino in fondo: teniamo ben presente che, fino a ora, in tutte le discussioni internazionali gli americani hanno sempre finito col cedere ai russi: quindi a queste dichiarazioni americane di resistenza ad oltranza ci crederei fino ad un certo punto.

Non so se fra noi e gli americani, in tema di riparazioni , siano intercorse delle conversazioni che io non conosco : se tutto quello che ci è stato, però, è quello che mi è stato comunicato, dovrei dire che è ben poca cosa : non abbiamo, in sostanza, che una assicurazione negativa, che cioè ci difenderanno contro le richieste russe. Si direbbe che ci sia, io non l' ho vista, una assicurazione americana che non ci saranno richieste da loro e dagli inglesi altre riparazioni: ma per tutto il resto mi sembra che stiamo assolutamente nel vago. Cosa ne sarà della nostra flotta mercantile, di quel poco che ci era rimasto al momento dell'armistizio, non solo, ma anche di quello che noi abbiamo rimesso a galla e di quello che abbiamo ricomperato dall'Argentina? A che punto è la questione dei nostri assets all'estero? Ho visto che noi stiamo facendo una campagna in favore dei beni degli italiani residenti all'estero, dei nostri emigrati: ma io credo che, in vista delle elezioni americane, difficilmente gli americani, parlando di nostri assets all'estero , intende

vano parlare di questi: io credo che essi intendono parlare delle proprietà di enti, sia privati che pubblici, o di persone fisiche residenti in Italia ed aventi assets all'estero. Per essere più chiari, intendono parlare dell'Italcable, della Banca Commerciale, dell ' Istituto delle Assicurazioni, ecc.

E ancora ci si dice: la Russia, la Jugoslavia ecc. dovranno contentarsi della loro quota sull'eccesso che sarà accertato dei macchinari della nostra industria bellica da smantellare. Della loro quota, il che significa, mi sembra, che anche gli americani, o qualcun altro, intendono prendersene una parte, forse anche la più grossa. E poi chi è che stabilisce questo eccesso; in pratica quanto ci è stato detto mi sembra significare che si intende costituire una commissione per le riparazioni per l'Italia, la quale dovrà stabilire quale dovrà essere il potenziale, qualitativo e quantitativo, dell'industria italiana, e portarsi via, a titolo di riparazioni o disarmo

o riorganizzazione, tutto il resto. E una volta creata questa commissione delle riparazioni, perché funzioni e perché decida, bisognerà che i suoi vari componenti si mettano d'accordo; poi abbiamo già l'esempio dell'armistizio: le clausole erano già gravose, ma in via di interpretazione esse sono venute aggravandosi ogni giorno di più. Al minimo essa significa, fra l'altro, che per un lungo periodo continueremo a non sapere se la industria x o y ci sarà lasciata o no.

Ripeto , in tutto questo affare delle riparazioni ci sono probabilmente molte cose che io ignoro : ma se non ci sono da parte americana -e non dimentichiamo gli inglesi che, per la bocca di Sargent, hanno detto il loro vero pensiero sulle loro intenzioni verso l'Italia-delle assicurazioni precise, scritte, io continuo a chiedermi se la proposta russa di 300 milioni di dollari, da pagarsi in produzione italiana, in un numero di anni da stabilirsi, e accompagnata da una rinuncia esplicita, da parte anglo-americana, ad ulteriori riparazioni, non sia da considerarsi più vantaggiosa per noi che tutta questa macchina vaga, complessa e minacciosa che sembrerebbe ci si voglia mettere addosso. Occorrerebbe almeno che noi facessimo attenzione per vedere che non si arrivi ad una soluzione di compromesso costituita dal mettere insieme e le pretese anglo-americane e le pretese russe.

Anche qui ci si dice, guardate, non è niente, è una cosa di cui non vi accorgerete nemmeno, che non vi darà nessun fastidio. È così che si fa normalmente quando si vuoi far mandare giù agli indigeni qualche cosa di grosso . Mi permetto di ricordare che lo stesso è accaduto in occasione della firma del nostro armistizio: a voce ci sono state fatte tante promese , date tante assicurazioni: ma .. . passata la festa, delle parole non si è ricordato nessuno e quello che è rimasto e che rimane fino ad oggi è la carta scritta dell'armistizio. Mi sembra, quindi, che prima di decidersi ad appoggiare la tesi americana, varrebbe la pena di studiare sul serio quale dei due sistemi proposti ci conviene realmente.

3) Disarmo. Questo è un punto su cui, temo, poco ci sarà da fare: ormai è evidente che inglesi ed americani sono ben decisi a ridurre al minimo indispensabile, dal loro punto di vista, le nostre forze armate, per poi poterei, con il pretesto che noi dobbiamo contare sul soccorso collettivo in caso di aggressione, imporre tutta una bella serie di basi navali ed aeree, di vie di comunicazione, di accordi militari e navali, per cucinarci , in una parola, nella migliore salsa egiziana. Per questo su tale argomento, mi sembra, ci converrebbe per lo meno tentare di stabilire il massimo di connessione con gli altri trattati.

Quali siano le intenzioni della Russia , per il momento, non è chiaro. Ammetto però che possa essere, per il momento, interesse della Russia di diminuire al minimo le forze armate italiane, almeno fino a quando l'Italia sia, per varie ragioni, nel campo avverso: rilevo solo che, se sono esatte le comunicazioni ricevute precedentemente, la Russia avrebbe avuto delle idee in materia ben differenti dalle idee inglesi, che sono poi quelle che sembrano prevalere, ammesso anche che ci sia stata vera divergenza di vedute al riguardo, fra inglesi ed americani.

Ma quello che in ogni modo mi rifiuto di ammettere è che la Russia abbia consentito a imporre, alla Bulgaria , per esempio, delle misure di disarmo in proporzione a quelle che si stanno preparando per noi: ciò sarebbe in contraddizione con tutta la politica che stanno facendo i russi nei Balcani e in contraddizione con i loro interessi. È anche evidente che il disarmo della Bulgaria sarebbe precisamente quello che gli anglo-americani vorrebbero, ma se i sigg. Bevin e Byrnes riusciranno a farlo accettare a Molotov avranno tutte le mie congratulazioni. E la Russia , per spregiudicata che sia, difficilmente potrebbe adoperare due pesi e due misure per la Romania e per la Bulgaria , per non andare più oltre.

Quello a cui dovremmo fare attenzione, dunque, ed in primo luogo è che, dato che il nostro trattato ha il dubbio privilegio di essere discusso per primo, non si applichi a noi un trattamento differente da quello che si applicherà agli ex satelliti balcanici . Gli anglo-americani vogliono spesso fare i furbi con i russi, fin qui però sono stati i russi a mostrarsi più furbi. lo non mi meraviglierei affatto che all'ultimo momento, noi vedessimo un brusco capovolgimento della politica russa. Dall'aver preteso che non si può mandare avanti il trattato italiano separatamente dai trattati orientali, vedere invece la Russia improvvisamente accettare di trattare il trattato italiano da solo: specialmente se ha qualche fondamento la notizia che ho inteso oggi alla radio che inglesi ed americani , nell 'eventualità che non si possa raggiungere l'accordo, hanno intenzione di procedere, da soli, alla conclusione della pace coll'Italia.

Non ci dimentichiamo che siamo alla vigilia delle nostre elezioni e che la Russia è interessata, per la politica italiana di domani, a che le nostre elezioni non vadano a destra e che, pur attraverso le sue difficoltà di capire la mentalità straniera, comincia a rendersi conto dell'influenza che può avere sul corso della politica interna italiana l'atteggiamento russo alla Conferenza della pace.

Accettando il principio che il trattato con l'Italia possa essere concluso prima ed indipendentemente dalla conclusione dei trattati con la Bulgaria e con la Romania, la Russia potrebbe, dal punto di vista della politica interna italiana, ritenere di poter conseguire alcuni vantaggi:

l) cessare di apparire di fronte all 'opinione pubblica italiana come lo Stato, che con il suo ostruzionismo, ritarda la conclusione della pace coll'Italia;

2) assumere nei riguardi del trattato di pace coll'Italia una posizione di relativo disinteresse, quasi a sostenere la tesi che sono le Potenze dominanti nell'armistizio, che debbono avere la parte preponderante anche nella preparazione della pace. Questa tesi le farebbe comodo per quanto concerne i trattati orientali, ma sopratutto, non più preoccupata dal possibile parallelismo fra trattato italiano e trattati orientali, essa potrebbe lasciare gli anglo-americani divertirsi quanto vogliono ad accumulare sull'Italia controlli su controlli: tanto il giorno in cui il trattato con l'Italia è fatto e firmato , come precedente, esso conta per i russi né più né meno che quel tanto che essi vogliono che conti . Ed i russi possono pensare, forse non a torto, che tutti questi controlli , e la maniera con cui essi saranno esercitati, possono alla lunga creare nel popolo italiano una reazione anti-inglese e anti-americana tanto forte da più che bilanciare la reazione anti-russa provocata dall'atteggiamento russo per Trieste e per la Tripolitania.

Se quindi si accetta il principio di occuparsi per primo e solo del trattato con l'Italia, la Russia potrebbe essere non più interessata ad opporsi a certi provvedimenti nei riguardi dell'Italia, come Io è adesso , non per amore per noi, ma per non creare precedenti nei riguardi dei trattati orientali. Ma siccome, ripeto, è certo che per quello che riguarda controlli di vario genere, diritto di interferenza, disarmo, la Russia non può accettare, per alcuni almeno dei Paesi della sua zona di influenza, disposizioni che non avrebbe nulla in contrario a vedere adottate per l' Italia, bisognerebbe che noi ci preoccupassimo di fare stabilire, a favore dell'Italia, una specie di clausola della Nazione più favorita, nel senso che non saremo in questo campo trattati peggio della Bulgaria, per esempio. Mi sembra che sia un punto di vista che noi potremmo sostenere ragionevolmente e che sarebbe difficile contrastarci. La Russia potrebbe sostenere la tesi, da lei già accennata, delle maggiori responsabilità dell'Italia, ma non sono del tutto sicuro che lo farebbe in vista della opinione pubblica italiana. E poi, se vogliono, gli anglo-americani e noi stessi potremmo riprenderei alla dichiarazione di Potsdam che anche se non la si vuole interpretare come una discriminazione in favore dell'Italia, non può certo essere interpretata come una discriminazione contro l'Italia. In altre parole la mia opinione è che una separazione del nostro trattato di pace dagli altri peggiora e non migliora la nostra situazione. L'atteggiamento russo per Trieste e le colonie non cambia, ma viene a cadere l'interesse che può avere la Russia a sostenere la tesi della non limitazione della sovranità italiana , in tutti i campi, dopo la conclusione della pace.

Tengo bene a chiarire il mio pensiero: io non parlo di benevolenza russa nei riguardi dell'Italia, benevolenza alla quale non credo, come non credo alla benevolenza inglese od americana. In politica estera, purtroppo, la benevolenza è una merce che non ha molto corso: parlo solo di interessi russi, incluso l'interesse che la Russia può avere di vedere l'opinione pubblica italiana orientarsi in un senso piuttosto che in un altro. Anche su questo c'è da far conto fino ad un certo punto. Data la mancanza di psicologia di cui i russi hanno dato prova in tutto il loro atteggiamento, non solo verso l'Italia ma verso tutta l'Europa Occidentale: ma quando esiste, almeno entro certa misura, una corrispondenza fra i nostri interessi e gli interessi russi nella loro zona d 'influenza allora, evidentemente, l'atteggiamento russo è una cosa su cui possiamo fare molto maggior conto: e questo è appunto il caso per due dei gruppi di problemi (l e 3) che ho preso in esame nel presente rapporto. E nella misura ristretta e modestissima in cui potremo manovrare alla Conferenza della pace di questa coincidenza di interessi dovremmo cercare di trarre vantaggio.

Gli inglesi e gli americani i quali, più di noi amano trarre vantaggio dall'esperienza del passato, stanno cercando, almeno questa è la mia impressione, di ripetere verso di noi il gioco che riuscì loro così bene a Versailles; i nostri negoziatori, ipnotizzati dalla questione dei nostri confini orientali, cessarono di interessarsi a qualsiasi altra questione, con le conseguenze che ci sono ben note. lo temo che essi sperino di averci ipnotizzato con le questioni dei nostri confini, questioni su cui sono stati, specie gli americani , larghi di assicurazioni e di collaborazione, contando che in questo modo avrebbero fatto passare in seconda linea per noi tutto quel gruppo di questioni che sono, per noi e per loro, di importanza non minore, poiché costituiscono tutto un insieme di strumenti destinati a trasformarci in un secondo Egitto.

In linea generale osservo che, a mio avviso, è un certo vantaggio per noi che le trattative per il trattato di pace, anche se dovessero avere inizio nel termine previsto, precedono di poco le elezioni all'Assemblea Costituente: meglio ancora sarebbe, questo almeno è il mio parere, se esse avessero inizio ad elezioni già avvenute.

Comunque, la vicinanza stessa delle elezioni permette al Governo italiano di assumere l'atteggiamento di chi non può decidere senza avere prima avuto i necessari contatti con l'Assemblea: di fronte alle cose più importanti, possiamo sempre rispondere che non sappiamo se questo o quello sarà mai accettato dal popolo italiano. Ho già fatto presente a V.S. in miei precedenti rapporti come, a mio avviso, l'unica vera arma di cui noi disponiamo in questi difficili negoziati è il gran rifiuto, e che questo gran rifiuto non potrebbe essere fatto dal Governo italiano quale esso è oggi , ma solo da un Governo italiano appoggiato alla Costituente. Dato come si presentano le cose è bene, ritengo, non solo che noi ci prepariamo a servircene, ma che si trovi un modo prudente ma fermo di far comprendere a quelli che debbono decidere che tale possibilità esiste.

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L'AMBASCIATORE A VARSAVIA , REALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGU ESTERI, DE GASPERI

R. 1326. Varsavia , 15 aprile 1946 (per. il 27).

Di ritorno a Varsavia dopo un 'assenza che si è prolungata per oltre un mese, ho trovato il fatto nuovo delle dichiarazioni del generale Grosz e del vice ministro Modzelewski (vedi telegramma di questa ambasciata in data 22 marzo) 1 a proposito della questione di Trieste.

Dirò subito che il mutato atteggiamento della Polonia non mi ha meravigliato eccessivamente e che quasi lo presentivo. La presa di posizione dei cechi di cui


1 Vedi D. 284.

avevo conoscenza durante il mio soggiorno a Praga e di cui avevo parlato col vice presidente del Consiglio Gottwald e col vice ministro degli esteri Clementis (così come ebbi l' onore di riferirle a voce nel secondo dei colloqui che ella ha avuto la bontà di concedermi durante il mio soggiorno a Roma): la campagna di una parte almeno dell a stampa polacca che non si era occupata della questione dei nostri confini orientali fino a due settimane prima della mia partenza e che improvvisamente aveva cominciato ad interessarsi della faccenda pronunziandosi esplicitamente per la tesi jugoslava : l'atteggiamento dei comunisti francesi e il tono esageratamente violento de l' Humanité (vedi la mia lettera personale, da Parigi, del 5 corrente)': tutto ciò, ed altri inidizi ancora sui quali non mi indugio per brevità , mi facevano prevedere che qualche cosa doveva cambiare anche nella politica polacca, che l'atteggiamento benevolo della Polonia nei nostri riguardi cominciava a diventare direi quasi anacronistico, che il momento di un révirement , forse non brusco ma certamente esplicito e definitivo , non si sarebbe fatto attendere molto. Questo me l'aspettavo e, per quanto la cosa potesse dispiacermi, la scontavo come conseguenza inevitabile della situazione politica generale, dell 'allineamento di tutte le nazioni slave su una questione di così grande importanza per una di esse, del differente atteggiamento in materia dell ' Unione Sovietica e dei suoi due alleati anglosas soni. Quello che non mi aspettavo e che non potevo aspettarmi è il tentativo di far apparire la nuova posizione della Polonia come quella di sempre, il tentativo grossolano e un tantinello ridicolo di spacciare il nuovo atteggiamento del Governo polacco nella questione come un atteggiamento assunto già nel settembre scorso e quindi ormai di pubblica ragione. Il trucco escogitato da Grosz per salvare la faccia non è davvero degno di un governo che si rispetti e il fatto stesso di dover ricorrere ad esso è la prova migliore dell 'imbarazzo, della confusione, della mauvaise posture in cui sono venuti a trovarsi, sia pure non di loro iniziativa, i dirigenti della politica estera polacca.

La verità, signor ministro , ella la conosce ed è quella che io ho avuto a riferirle in parecchie delle mie precedenti comunicazioni (vedi telespresso n. 427/163 del 9 novembre scorso anno e telegramma 6 del 6 gennaio u.s.) 2 . Mai, dico mai, neppure di sfuggita e lontanamente Rzymowski o Modzelewski mi hanno accennato a una presa di posizione del Governo polacco favorevole alla tesi jugoslava. Al contrario , in varie occasioni (Rzymowski una volta ancora a Praga negli ultimi giorni di febbraio , allorché sono andato a comunicargli il felice esito delle mie tra ttative per il transito del carbone attraverso il territorio ceco), sia il ministro che il vice ministro degli esteri mi hanno assicurato che la risposta polacca al memorandum dei cinque ministri degli esteri sulla questione della Venezia Giulia proponeva la soluzione più conforme al principio etnico , cioè l'attribuzione alla Jugoslavia dei territori popolati prevalentemente da sloveni e la conservazione all 'Italia dei territori popolati prevalentemente da italiani . Era quanto noi stessi chiedevamo e la più volte rinnovata assicurazione polacca non poteva non soddisfarei e non incontra re la nostra piena approvazione.


1 Vedi D . 328. 2 Non pubblicati.

Può immaginare, signor ministro, in quale disposizione d'animo sono stato a far visita martedì scorso a Modzelewski e come vibrata sia stata la mia protesta per la scarsa serietà, per l'improntitudine e per la cafoneria di cui ha dato prova il Ministero degli esteri polacco in questa disgraziata questione. Senza usare parole grosse ma con fermezza ho espresso a Modzelewski il mio disappunto e la mi a meraviglia per quanto era avvenuto aggiungendo che se potevo spiegarmi un mutato atteggiamento, non so quanto spontaneo, dei polacchi in questa per noi così importante questione, non riuscivo a darmi conto del mezzo veramente indegno dì cui sì erano serviti per nascondere il loro voltafaccia e cercar di far credere che la loro opinione in materia non aveva subito a lcun cambiamento. Se è più facile e comodo, anziché confessare dì aver dovuto mutare avviso, sostenere che si è stati sempre di una determinata opinione, bisogna fare i conti con quelli ai quali si è detto precisamente il contrario, con le persone a cui per mesi e mesi si è data a credere una cosa che non era vera o a cui qualche altra cosa è stata tenuta accuratamente nascosta.

Visibilmente confuso, Modzelewski ha tentato, sia pure per pochi minuti, di fare il finto tonto dichiarandosi meravigliat o della mia meraviglia. Egli ha cominciato col dire che non sapeva spiegarsi come avesse potuto nascere un simile equivoco, come si fosse potuto pensare che la Polonia sì rifiutasse di appoggiare la Jugoslavia nelle sue giuste richieste . Se la stampa non sì era pronunciata apertamente sulla faccenda di Trieste prima della visita di Tito era per il desiderio di non urtare l'Italia e non perché la posizione della Polonia sulla questione potesse essere dubbia. Il riconoscimento delle rivendicazioni jugoslave su Trieste era già contenuto, del resto , sia pure in embrione, nella risposta del Governo polacco al quesito posto dai ministri degli esteri delle Cinque Grandi Potenze nel se ttembre scorso.

Non ho creduto opportuno di far proseg uire Modzelewski su questa strada e l'ho interrotto domandandogli perché mai non lo avevano detto subito, perché avevano continuato a ripetermi per sei mesi che la loro risposta era stata che le terre slovene dovessero essere restituite alla Jugoslavi a e le terre italiane dovessero restare all' Italia.

Qui l'imbarazzo di Modzelewski si è manifestato con maggior evidenza. Dopo aver mormorato: «Mi pare di avervelo accennato qualche volta» ha finito coll'ammettere di non avermene mai parlato giustificando però questo suo strano riserbo in una maniera a ncora più strana. Secondo Modzelewski l'affe rmazione che le terre popolate da sloveni debbano essere assegnate alla Jugoslavia e le terre popolate da italiani all 'Italia non escluderebbe affatto l'assegnazione di Trieste agli jugoslavi : il principio etnico -secondo lu i -dovrebbe valere per tutti i territori ad eccezione di Trieste, la quale dovrebbe essere data alla Jugoslavia poi che questa non ha altri porti importanti mentre l'Italia ne ha molti. La maggioranza della popolazione di Trieste, inoltre, si sarebbe pronunziata -secondo lui -per l'annessione alla Jugoslavia e di questa volontà non sarebbe giusto non tener conto. Lo stesso sviluppo economico di Trieste, infine , sarebbe legato all'appartenenza della città alla Repubblica federale jugoslava poiché già l'esperienza dell'ultimo periodo avrebbe dimostrato che Trieste all'Italia significa la decadenza del porto e la miseria per la popolazione. Tutte queste considerazioni sarebbero così .. . intuitive da rendere superflua ogni discussione in proposito e da rendere persino inutile che gli elementi responsabili del Ministero polacco degli esteri mi parlassero della cosa nelle molte e svariate conversazioni che abbiamo avuto sull'argomento.

Inutile dire che ci siamo azzuffati a lungo, Modzelewski ed io, e che abbiamo discusso daccapo tutto il complesso della questione. A corto di altri argomenti, il vice ministro degli esteri se ne è uscito a un certo punto con questa frase: «Noi appoggiamo Tito poiché egli si è spinto così oltre e si è così compromesso agli occhi del suo popolo che se non avrà Trieste chi sa che cosa succederà mai in Jugoslavia». Era lo stesso argomento tirato fuori a Praga da Gottwald e da Clementis e non mi è stato difficile controbatteria domandando a Modzelewski se non si fosse mai chiesto che cosa avverrà in Italia qualora Trieste dovesse essere data agli jugoslavi. A un'altra affermazione di Modzelewski secondo la quale tra una Jugoslavia democratica progressiva e un'Italia che non è riuscita ancora a liberarsi completamente dal fascismo bisognerebbe preferire la prima, mi è stato facile controbattere che non è mettendo l'Italia con le spalle al muro e commettendo ai suoi danni la peggiore delle ingiustizie che la si aiuta a liquidare definitivamente gli ultimi residui del fascismo e ad incamminarsi anch'essa sulla via della democrazia. Una decisione che strappi all'Italia l'italianissima Trieste potrà provocare, anzi provocherà certamente, una ripresa nazionalistica e fascista che metterà in serio pericolo la non ancora forte e consolidata democrazia.

Nel corso della lunga discussione che abbiamo avuta sull'argomento, avendo io dichiarato a un certo momento che Tito ha con sè solo una parte della classe operaia, Modzelewski mi ha interrotto: «Ma è quella la cui opinione ha per noi maggior valore. Tra diecimila operai che vogliono andare con la Jugoslavia e cinquantamila borghesi che vogliono restare con l'Italia, voi che siete comunista non dovreste esitare e dare la preferenza ai primi». Gli ho risposto subito che i comunisti italiani sono prima di tutto democratici nel migliore e più vero senso della parola, che essi non possono quindi pretendere che il voto o la volontà di un operaio valgano due o tre volte il voto e la volontà di un contadino, o di un tecnico, o di un impiegato. Ora, poiché la maggioranza dei cittadini di Trieste, indipendentemente dalla classe o dalla categoria cui appartengono, sono per l'Italia, e non per la Jugoslavia, il Partito comunista italiano, pure desiderando e non solo a parole una cordiale amicizia col popolo jugoslavo , non può ignorare la volontà della popolazione e non può quindi non essere con tutti gli altri partiti, perché questa volontà sia rispettata e Trieste conservata all'Italia.

Alla fine della nostra conversazione sulla quale non mi intrattengo poiché da essa non è venuto fuori alcun elemento nuovo ed io mi sono limitato a prospettare al mio interlocutore i molti argomenti in favore della tesi italiana , Modzelewski così si è espresso: «Strano che per questa questione di Trieste noi finiremo col guastarci e con gli jugoslavi e con gli italiani, noi che in fondo non ci entriamo per niente e vogliamo essere amici di tutti e due. L'ambasciatore jugoslavo non fa che protestare per la freddezza della nostra stampa o per le notizie poco esatte che i giornali pubblicano sulla situazione nella città (telespresso di questa ambasciata 16 marzo u.s. n . 1052/400, pag. 3) 1• Tito è andato via su tutte le furie poiché voleva una dichiarazione clamorosa del nostro appoggio alle rivendicazioni jugo-

J Non pubblicato.

slave fino alle ultime conseguenze, dichiarazione che non abbiamo voluto fargli. Il trattato difensivo che abbiamo firmato non lo ha soddisfatto poiché esso è diretto contro la Germania e i suoi eventuali alleati e egli voleva qualche cosa che fosse diretta esplicitamente contro di voi . Vi assicuro che non avete alcun motivo di lagnarvi di noi, quello che abbiamo fatto è proprio il minimo che potessimo fare».

Modzelewski ha terminato le sue dichiarazioni sull ' argomento assicurandomi che l'atteggiamento della Polonia verso l'Italia resta immutato, che la Polonia cercherà di venirci incontro come potrà in tutti i campi, che egli si augura che di questo disaccordo circa la soluzione da dare alla questione di Trieste non resti nessuna traccia nei rapporti tra i due Paesi . Tutte belle parole e belle assicurazioni dirette a nascondere l'imbarazzo del Ministero degli esteri per l'improvviso voltafaccia , per l'avvenuto allineamento della Polonia, sia pure con un certo ritardo e con molte esitazioni, sul fronte dei Paesi slavi e non slavi che si sono pronunciati per la tesi jugoslava.

Dal colloquio con Modzelewski, per quanti accenni e per quanti sondaggi abbia io tentato di fare , non sono riuscito a cavar fuori quella che per me sarebbe stata l'indicazione più importante: il motivo , cioè, del mutato atteggiamento polacco che si è manifestato in occasione della visita del Maresciallo ma che sarebbe venuto fuori comunque anche senza di essa. In altre parole, e per essere più precisi, a quali pressioni la Polonia sia stata sottoposta perché si decidesse a pronunziarsi esplicitamente su una questione sulla quale aveva tenuto finora a dichiararsi estranea .

Premesso che la questione di Trieste sarà risolta esclusivamente dai Tre Grandi e che non sarà l'atteggiamento della Polonia come non è stato quello della Cecoslovacchia a far pendere la bilancia dalla parte jugoslava, la presa di posizione polacca è comunque interessante in quanto ci conferma che le nazioni del blocco slavo (che esiste solo in potenza come solo in potenza esiste il blocco anglosassone: sia l'uno che l' altro, però, come si è potuto vedere anche all'O.N.U. , agiscono e votano e si agitano come se il mondo fosse già diviso nei due blocchi contrastanti), che le nazioni del blocco slavo dicevo , sono state mobilitate in favore della tesi jugoslava. La cosa non sorprende affatto , anzi è delle più naturali: ma che la sola nazione che finora era assente a questa mobilitazione generale abbia dovuto finire con l'allinearsi anch'essa accanto alle altre sia pure a malincuore e con scarso entusiasmo, è un indizio che non va sottovalutato in quanto ci conferma che la lotta per il destino di Trieste sarà quanto mai aspra e senza esclusione di colpi. Nessuna pedina, sia pure la più modesta, potrà essere assente nel giuoco: e l' esito della partita è quanto mai dubbio , i due contendenti (che non siamo, no davvero, noi e gli jugoslavi: ma l'Unione Sovietica da una parte e gli anglo-americani dall'altra) essendo entrambi molto forti e padroni del gioco.

Come ho avuto occasione di scriverle nella lettera personale che ebbi l'onore di indirizzarle al mio ritorno da Mosca nel gennaio scorso 1 , io non credo che l'Unione Sovietica vorrà compromettere la riuscita del suo grande gioco politico e rischiare un serio urto con i suoi alleati per la questione di Trieste. L' Unione Sovietica vede Tito e il suo regime con non dissimulata simpatia e senza dubbio di


1 Non rinvenuta.

tutte le nazioni balcaniche è proprio la Jugoslavia quella in cui l'influenza sovietica è più forte e più stabilmente consolidata. Non solo, ma l'appartenenza di Trieste alla Jugoslavia e quindi al blocco delle nazioni slave sarebbe certo molto gradita, da ogni punto di vista e per molte ragioni di carattere politico, economico e militare, all'Unione Sovietica. Di qui a rompere con gli Alleati per la questione di Trieste o, per lo meno, a dover cedere su altre questioni importanti per guadagnare agli jugoslavi la partita per Trieste, ci corre un bel po'. Molto più che a Trieste l'Unione Sovietica è interessata all'Iran, alla Cina, alla questione degli Stretti, alla stessa Polonia. Su una di queste questioni, per essa di importanza capitale, l' Unione Sovietica potrà anche rompere, o rischiare la rottura, con gli Alleati. Potrò sbagliarmi ma non credo che sia disposta a farlo per Trieste e per la Jugoslavia .

Concludendo, se la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d'America manterranno fino all'ultimo il loro atteggiamento favorevole all'Italia e se si mostreranno decisi a far valere fino all'ultimo il loro punto di vista, sono sicuro che l'Unione Sovietica non si ostinerà affatto ad appoggiare la Jugoslavia e cercherà altrove un compenso a questa sua rinunzia. Cedere, sia pure all'ultimo momento, sulla questione di Trieste, potrà significare per I'Unionie Sovietica una vittoria in un campo per essa più importante, una soluzione ad essa favorevole di uno dei grossi problemi internazionali che più le stanno a cuore.

La terrò informata, signor ministro, degli ulteriori sviluppi della situazione e di quanto riuscirò ad assodare sulle pressioni che sono state o che potranno ancora essere esercitate sulla Polonia per indurla ad un atteggiamento più energico e deciso in favore della tesi jugoslava. Le scriverò inoltre le mie impressioni sul trattato di amicizia e di mutua assistenza firmato a Varsavia dalla Polonia e dalla Jugoslavia e sull'interpretazione che secondo me bisogna dare a questo trattato 1•

358

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO QUARTO, DE SANTO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

APPl:NTO RISERVATO. Roma, 16 aprile 1946.

Nel corso della conversazione avuta con me quest'oggi , l'ambasciatore Exindaris, mi ha detto di aver scritto, oggi stesso, una lettera personale al nuovo ministro degli affari esteri greco , sig. Costantino Tsaldaris, riassumendo il suo


1 Con successivo T. s.n.d. 6875 / 133 del 26 aprile Reale aggiungeva: «Vice ministro Modzelewski, in nuovo lungo cordiale colloquio, tornato spontaneamente questione Trieste, sforzandosi di mostrare che atteggiamento polacco trova sua unica spiegazione solidarietà popoli slavi e che esso non dovrà menomamente turbare rapporti italo-polacchi che si augura restino cordialissimi. Modzelewski promessomi inoltre studiare attentamente questione Alto Adige e colonie augurandosi che delegazione polacca Conferenza pace, che sa rà da lui presieduta , poss a appoggiare punto di vista italiano». Per la risposta di De Gasperi vedi D. 263.

punto di vista circa l'opportunità di un a sollecita ripresa dei rapporti italo-greci e pregàndolo di prendere in esame, nel suo complesso, tale questione onde fargli pervenire le istruzioni del caso. Questa lettera è stata consegnata all'addetto navale greco, sig. Constas, che parte domani mattina in aereo per Atene.

Il sig. Exindaris mi ha detto inoltre che, dopo le feste di Pasqua, conta recarsi anche lui in Atene per conferire col nuovo Governo. Egli ha così proseguito: «Ho fatto fin ad oggi tutto il possibile per sollecitare la ripresa dei rapporti italo-greci perché ero e sono convinto che così facendo servo gli interessi del mio Paese. Purtroppo, tale mia azione è stata ostacolata sia dall 'instabilità dei vari Governi greci , sia dall'attesa delle elezioni politiche. Comunque io proseguirò in tale ordine di idee fino a che non vedrò l'inutilità di farlo per insormontabili difficoltà da una parte o dall 'altra».

Il sig. Exindaris ha poi accennato di avere avuto conoscenza di una proposta americana secondo la quale, mentre non si vuole obbligare l' Italia a pagare delle riparazioni, si insinua l'idea della confisca dei beni degli italiani in America (Brasile) per costringere così il Governo italiano a risarcire esso stesso i suoi sudditi. Egli ha soggiunto: << Trovo una simile proposta non solo ingiusta ma del tutto immorale. Se una riparazione dovesse essere pagata dall'Italia, dovrebbe essere l'insieme della collettività a versarla e non i singoli cittadini. Ho molto vivo il ricordo delle ingiustizie che hanno avuto luogo in occasione dello scambio delle popolazioni greco-turche, e del come sono state allora indennizzate, da una parte e dall 'altra, le proprietà private. Proprietà di un valore di 40-50 mila lire turche sono state risarcite con 2-3 mil a lire, e non in contanti, bensì con buoni, svalutati il giorno successivo dalla loro emissione. Non bisogna perdere di vista che le proprietà dei singoli cittadini all 'estero , sopratutto in America, costituiscono una fonte di ricchezza che, col tempo, può influire sul risanamento delle finanze dello Stato. Ho esposto chiaramente tale pen sie ro al mio Governo e ho insistito perché la Grecia non si renda , eventualmente, complice di una simile ingiustizia e immoralità».

359

L'AMBASCIATORE A WASHJNGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 6331-6455-6388 /548-550-551. Washington, 17 aprile 1946, ore 22,30 (per. ore 18 del 18 ) 1

Ho avuto oggi colloquio col segretario di Stato cui espresso apprezzamento

V.E. e Governo italiano per suo costante interessamento a favore nostro Paese. Gli ho presentato memorandum su nostra questione territoriale con ultime infor


1 I numeri 550 e 55 1 furono trasmessi il 18 aprile alle 20 e pervennero il \9 a lle 12.

mazioni Paesi alleati su atteggiamento vari Governi rilevando importanza decisiva della posizione che egli avrebbe assunto per conto U.S.A. e fiduciose aspettative riposte dal popolo italiano nell'azione dell'America.

Riassumo punti più importanti del colloquio:

l) Byrnes mi ha detto avere ben presenti grandi linee nostro problema territoriale ed economico (sulle quali ad ogni modo per parte mia ho nuovamente insistito) . Suoi consiglieri ed esperti hanno poi attentamente studiato dettagli. Egli, per parte sua, desiderava assicurarmi che farà tutto quanto sta in lui per difendere noti punti di vista americani pel trattato di pace col massimo spirito amicizia per l'Italia.

2) Segretario di Stato mi ha detto, in risposta a mie domande, che si reca a Parigi con la convinzione che idee sostenute finora dall'America non debbano incontrare insuperabile opposizione. Egli desidera e confida che sia la riunione dei quattro ministri esteri che la successiva Conferenza delle Ventuno Potenze, alla quale sarà presente, rispondano al loro grande compito dar la pace all'Europa. Preferirebbe non fare per ora previsioni premature pel caso di un fallimento . A tale riguardo segnalo peraltro che informazioni riportate da stampa americana circa possibili iniziative isolate in materia di trattato di pace (e di cui telespresso 4287 /1 094) 1 risultano ispirate dallo stesso Byrnes.

3) Abbiamo parlato diffusamente delle relazioni italo-francesi e delle rivendicazioni richieste Parigi al nostro confine occidentale. Egli ha ripetutamente rilevato importanza di una generale chiarificazione tra i due Paesi e di una conseguente intesa che è di interesse generale e cui Stati Uniti da parte loro tengono moltissimo. Gli ho illustrato nostro desiderio di giungere a questa intesa con Parigi e gli ho dato prova nostra reale buona volontà, accennando tuttavia ad ostacoli dell'altra parte che noi desideravamo vivamente rimuovere . Gli ho accenato al riguardo a possibilità buoni uffici americani per aiutarci a risolvere il problema e Byrnes non l' ha escluso, assicurandomi che per parte sua desidera fare del suo meglio. Ho particolarmente insistito su nostra posizione per Briga e Tenda spiegandone tutti i motivi. Invio dettagliato resoconto con prossimo corriere 2 .

Byrnes ha dato al colloquio (che è stato stenografato) carattere marcatamente cordiale con replicate espressioni di simpatia ed interessamento per l'Italia, pur mantenendosi volutamente generico su questioni concrete e riferendosi a note poSIZJOlll amencane .

Nel colloquio con Segretario di Stato ho attirato particolarmente la di lui attenzione su necessità che , conformemente precedenti assicurazioni americane e nota da lui inviata alla Francia, una nostra delegazione fosse consultata da ministri esteri prima trattato di pace fosse definitivamente redatto: il Governo italiano legittimamente si attendeva che le sue buone ragioni fossero udite, e d'altronde era già acquisito il precedente della nostra dichiarazione alla Conferenza di Londra sul problema della Venezia Giulia. Byrnes mi ha risposto che avrebbe tenuto


1 Non pubblicato. 2 Vedi D. 360.

conto desiderio espressogli. Peraltro non poteva assicurare esito fino a nuovo ordine, dato che nulla era stato ancora deciso circa procedura da seguirsi in discussione Convegno Parigi e che incognite gravavano su di esso.

Byrnes partirà aereo da Washington 23 corrente insieme senatore democratico Connally, presidente della Commissione affari esteri e influente senatore repubblicano Vandenberg, nominato consigliere speciale segretario di Stato per trattato di pace.

Ho fatto presente al segretario di Stato importa nza psicologica e materiale per popolo italiano di una sollecita messa in vigore progetto americano per revisione regime armistizio, accennando a possibilità ottenere sollecita approvazione di essa o da altre parti interessate in occa sione riunione di Parigi. Byrnes mi ha detto conoscere perfettamente difficoltà in cui ci dibattiamo , specie finanziariamente, e di cui tiene massimo conto: egli desidera che questione sia favorevolmente risolta. Aggiungo che, secondo informazioni avute al Dipartimento di Stato , si starebbe ora studiando di affidare ad un ufficio della Commissione alleata (ossia ad ammiraglio Stone) incarico collegamento tra Governo italiano e Comando Caserta per questioni carattere militare ecc., confermandosi peraltro cessazione attuali incarichi in altri campi.

360

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

Washington, 17 aprile 19462 .

Nel colloquio odierno 3 ho diffusamente intrattenuto il segretario di Stato sulle relazioni italo-francesi , così importanti per le due nazioni e per l'assestamento europeo e mondiale. Ho rilevato come il Governo italiano avesse già per conto suo prevenuto il desiderio del Dipartimento di Stato per trattative dirette, stabilendo i noti contatti ufficiosi e proponendo un incontro a Parigi per il 2 aprile sulla base di un memorandum italiano molto amichevole e conciliante rimesso al presidente dei ministri di Francia4 . Gli ho spiegato opportunamente le circostanze per cui l'iniziativa non aveva potuto poi avere seguito, accennando anche a quanto dettomi dall'ambasciatore Parodi circa un probabile rinvio delle discussioni sulle questioni del confine italo-francese a dopo le elezioni nei due Paesi . Ho anche


1 Questo tel egramma non fu protocollato in arrivo.


2 Questo document o fu tra smesso in allegato alla seguente lettera del 17 april e (n. 4432 /1135) di Tarchiani a Prunas: «Con riferime nto alle con versa zio ni avute con il presidente del Consiglio e con lei in rel azione alle nos tre questioni con la Francia , le tras metto qui accluso un telegramma per corriere s ulla co nversazi one avuta oggi in argomento co l segreta rio di Stato».


3 Vedi D. 359.


4 Vedi DD. 287 e 316.

fatto notare l'ostilità dei comunisti francesi, i quali interferivano efficacemente sulla politica estera di Bidault, ed i suoi motivi.

Byrnes mi ha dichiarato essere molto lieto e soddisfatto di aver appreso di questa nostra presa di contatto, anche se per ora non riuscita, affermando che l'intesa franco-italiana è di interesse generale e che egli, per parte sua, vi teneva moltissimo. Byrnes -come del resto il Dipartimento -non era a conoscenza che da parte nostra si fosse addivenuti agli approcci qui desiderati .

Ho ribadito che il memorandum italiano è estremamente conciliativo per ogni punto in discussione, meno che per Tenda e Briga, non nominate, che non possono affatto essere considerate «minor rectifications». Il Governo italiano non è in grado (udito il parere degli esperti meglio orientati in senso amichevole per la Francia) di abbandonare le posizioni difensive di Tenda e Briga, aprendo le porte ad una invasione del Piemonte e della Valle del Po, quando per giunta anche la nostra frontiera orientale potrà essere malsicura. Byrnes, pur non essendo molto sensibile alle considerazioni di carattere strategico, ha mostrato rendersi conto delle nostre buone ragioni che gli ho esposto nel modo più dettagliato.

Gli ho poi accennato alla possibilità di buoni uffici americani per aiutarci a risolvere il problema, poiché la questione verrà certo in discussione a Parigi, in privato od in pubblico. Mi ha risposto che farà del suo meglio, ribadendo ancora quanto egli tenga ad una intesa tra le due nazioni latine, bisognose di reciproco appoggio per tenersi in piedi e ricostruirsi.

Una piena chiarificazione dei rapporti italo-francesi è vivamente auspicata dagli Stati Uniti: ogni nostro tentativo per giungere a un accordo con Parigi è visto con vivo compiacimento. A tale scopo egli era lieto di sapere che avrei visto nuovamente Blum prima della sua partenza per la Francia 1•

361

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, T ARCHIANl, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. S.N.D. 6478 /c . Roma, 18 aprile 1946, ore 19.

Da recen ti comunicazioni e particolarmente da telegramma 527 della R. ambasciata Londra2 si deduce che anglo-americani hanno ormai ammesso in linea di principio il diritto russo a esigere riparazioni dall'Italia. Tale ammissione, unitamente al noto progetto americano che prevederebbe pagamento riparazioni


1 Vedi D. 37 1. 1 Vedi D. 351.

mediante incameramento beni italiani all 'estero, desta naturalmente nel Governo italiano le più vive apprensioni .

Pregasi richiamare nuovamente attenzione codesto Governo sul punto di vista più volte espresso da questo Mini ste ro e sopratutto sul fatto che problema riparazioni deve essere esaminato nel suo complesso, in relazione alla materiale impossibilità per l'Italia di sottrarre parte delle sue risorse al normale ciclo economico; ai danni di guerra sofferti; al contributo fornito allo sforzo bellico alleato; ai crediti vantati verso la Germania ecc. 1 .

362

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERL DE GASPERI

T. PER CORRIERE 6965/08. Mo sca, 18 aprile 1946 ( per. il 30).

Sulla base della lettera n. 8968 / 114 in data del 18 marzo sco rso del direttore generale affari politici 2 , ho profi ttato della presenza a Mosca del ministro degli esteri finlandese per parlargli dello scambio di rappresentanti diplomatici fra i due paesi. Il ministro ha riconferma to vivo desiderio suo Governo entrare in diretti e normali rapporti diplomatici con l'Itali a. ma nel tempo stesso mi ha fatto capire che se ne avrebbe dovuto intra ttenere Governo sov iet ico , e che avendo già tanti problemi da risolvere, preferiva, per il momento, non aggiungere anche tale questione.

Lo stesso ministro ha detto però che, in considerazione speciali interessi economici fra nostri due Paesi, egli riteneva che si potesse incominciare col nominare dei «rappresentanti commerciali» i quali in realtà sarebbero due veri e propri rappresentanti diplomatici. Egli si è tuttavia riservato di parl arne col suo presidente del consiglio ieri giunto anche a Mosca, e di farmi poi sapere il definitivo pen siero del suo Governo al riguardo3 .


1 T a rchiani c Benzoni risposero rispettivamente con T. 70621591 del 30 aprile c T. 6824 /430 del 27 aprile, non pubblicati. Per la risposta di Quaroni vedi D. 364. mentre non risulta che Carandini abbia risposto.


2 Non pubblicata , in essa Zoppi scriveva: «tu potresti prospettare a codesto mini stro di Finl a ndia la possibilità di inviare a Roma un incaricato d ' affari col grado di primo segre tario, accredit a to presso il Governo itali an o. Naturalmente per noi non avrebbe alcuna importanza se il primo segretario a Roma dipendesse poi di fatto dal ministro Holma. Da parte nos tra potremmo inviare ad Hel sinki indifferentemente un ministro o un incaricat o d'affari. ma converrebbe essere sic uri in preceden za che da parte sovietica non verrebbero frapposte diftìcollà>>.


3 Con T. 7 199 /105 del 4 maggio De Gasperi ris pondeva : <<Col 30 giugno p.v. cesserà protezione Svi zze ra nostri interessi all'estero . Anche per tale ragione ci interesserebbe poter essere in qualche modo presenti a Helsinki. Attendiamo pertanto con interesse comunicazione che le farà presidente Consiglio finl andese che prego eventualmente sollecitare al ri guardo>>.


363 .

L' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELES PR . 664/402. Mosca, 18 aprile 1946 (per. il 1° maggio ).


11 generale Smith mi ha detto che sarebbe inutile voler negare che i rapporti fra la Russia e gli Stati Uniti sono giunti ad un punto assai difficile. Gli Stati Uniti non dimenticano tutto quello che la Russia ha fatto e sofferto per la causa comune e sono disposti a prendere in amichevole considerazione tutte le giuste aspirazioni della Russia: ma i russi debbono anche tenere conto che non è più possibile andare avanti con questo sistema di tirar sempre fuori nuove pretese, di voler sempre insistere sulla loro interpretazione di qualsiasi accordo o conversazione. Quando la Russia vuole qualche cosa deve dirlo chiaramente, deve spiegare le ragioni per cui lo vuole, deve ascoltare anche il punto di vista degli altri, e deve essere pronta al compromesso. 11 sistema durato fino adesso, misto di fatti compiuti, di reazioni isteriche ogni volta che si incontra la minima opposizione, ha finito per ingenerare negli americani il sospetto che la Russia sia in mala fede : questo, gli Stati Uniti non sono disposti a sopportarlo. Da parte americana, fin qui, si è creduto necessario di dover tener conto del risentimento russo per tutta la politica che è stata seguita, nei riguardi della Russ ia sovietica, specialmente nei primi anni della sua esistenza, si è ritenuto che la politica russa era influenzata dalla vecchia atmosfera di diffidenza: per questo sono stat« fatte alla Russia molte

.concessioni: il risultato è stato del tutto negativo e bisogna cambiare politica. Egli, personalmente, ritiene che sia perfettamente inutile tentare di acquistarsi il good will della Russia: i russi hanno l'abitudine di fare il loro ba/ance sheet ogni giorno, quello che hanno avuto é stato avuto, e non c'è posto per riconoscenza o buon volere. È venuto il momento di trattare i russi come essi trattano gli altri e far loro intendere chiaramente che ci sono dei limiti al di là dei quali gli Stati Uniti non sono disposti ad andare. Il caso persiano è stato il primo caso del nuovo sistema: se i russi hanno capito, e sembra che abbiano capito, tanto ·meglio: se no, avranno tutto il tempo di capire.

Egli ritiene che i russi non abbiano nessuna intenzione di provocare la guerra: le vittorie riportate contro i tedeschi che egli attribuisce principalmente a due ragioni: l'incapacità tedesca di risolvere i problemi logistici del fronte russo e il nessun conto in cui i russi tengono la vita umana, avevano creata nei russi una impressione esagerata della loro potenza militare: i contatti con gli americani in Germania hanno contribuito a mettere le cose a posto. Egli qa, personalmente, in Germania, seguita la tattica contraria dei russi: invece di circondare l'esercito americano di mistero , ha facilitato ai russi il libero accesso alla zona americana ed ha fatto vedere loro tutto quello che volevano vedere : voleva che si persuadessero della immensa superiorità dell 'esercito americano, ed è riuscito al suo scopo. Nella conversazione che Stalin ha avuto con Einscnhower, dopo che questi gli aveva spiegato in dettaglio tutto il corso delle operazioni sul fronte occidentale, Stalin gli ha riconosciuto francamente che l'esercito rosso non sarebbe stato capace di condurre simili operazioni. Non nega che la Russia, col tempo , possa essere in grado di sviluppare la sua produzione in modo da avv icin a rla a quella americana: comunque ci vorrà molto tempo e quando questo sarà avvenuto si vedrà: per il momento l'America è di gran lunga la più fort e : essa non ha nessuna intenzione di fare uso di questa forza nè per minacciare l'indipendenza della Russia nè per impedirle di raggiungere le sue giuste aspirazioni: ma non ha nemmeno l'intenzione di lasciarsi pestare i piedi.

Egli è d 'avviso che i peggiori nemici della pace sono gli appeasers, come essi lo sono stati nei riguardi di Hitler. Se per dar retta agli appeasers non si fosse lasciata la Germania andare tanto avanti, la guerra sarebbe stata evitata: la stessa situazione si verifica oggi nei riguardi dell'U.R.S.S.: è convinto che parlando ai russi fermo e chiaro. cd agendo in conseguenza , si serve la vera causa della pace.

Parlando della questione dei trattati di pace mi ha detto che a suo avviso è chiaro che i russi fanno il possibile per rita rdare la conclusione della pace. Per l'Italia, perché essi pensano che, ritardando la pace, si continua l'attuale stato di incertezza e di disordine che essi ritengono favorevole allo sviluppo del comunismo in Italia: nei Balcani, perché con la pace essi sarebbero obbligati di ritirare le loro truppe di occupazione, mentre tengon o a mantenercele poiché esse facilitano il loro compito politico in tutta la zona russa . A mia richiesta perch é allora gli americani non mettono fine al giuoco russo dichiarando che andranno avanti da soli nella conclusione dei trattati di pace, mi ha rispost o che, probabilmente, se non si riesce a raggiungere un accordo a Parigi, adesso sarà questa l'unica soluzione che resta .

Parlandomi dell ' Italia mi ha detto che le circostanze della guerra Io hanno messo in contatto con tutte le principali nazio ni d' Europa : non ce n'è nessuna che stia così alta nella sua _stim a come l'Italia. Passando al disopra di alcuni tènomeni incresciosi, ma inevitabili, come conseguenza della guerra e dell'occupazione, egli è ammirato della serietà e della ca paci tà di lavoro degli ita liani: il regime fascista, egli ha detto, ha avuto moltissimi lati negativi , ma non si potrebbero negargli anche molti lati positivi ed egli è convinto che appena sarà superato il periodo attuale, saranno i soli lati positivi a tornar fu ori. Mi ha aggiunto che l'unico pericolo serio che minaccia attualmente la vita e lo sv iiuppo politico italiano è il comunismo: personalmente egli ritiene che il suo sviluppo sia un fenomeno temporaneo destinato a diminuire a mano a mano che la vita ritorni norm ale: «del re sto , mi ha aggiunto, noi non permetteremo mai che l'Italia diventi nè fascista nè comunista».

Il generale Smith da l'impressione di essere un rappresentante abbastanza tipico dell a nuova classe di generali che, come conseguenza della guerra , è venuta fuori in America, e sulla cui intluenza possibile sul futuro corso della politica estera americana si fanno , specialmente qui. ta nte specula zioni. Molto aperto è simpatico nel tratto : parla volentieri, costituendo, in questo, un aperto contrasto con il suo predecessore .

Da quello che ho potuto comprendere . quanto ha detto a me nei riguardi della Russia e della politica a mericana nei riguardi della Russia , è più o meno quello che egli ha detto a tutti i suoi colleghi: Non è quindi da escludere che egli Io abbia fatto un pò anche con l'inten zione che tutt e queste dichiarazioni andassero a finire alle orecchie dei russi. L'impressione generale che ne ho riportata è però che queste sono realmente le sue idee : resta a vedere se, e fin o a che punto, sono anche le idee del Dipartimento di Sta to , come egli vorrebbe fare intendere: più dubbio ancora è poi se e fino a che punto il segretario di Stato sarà capace di seguire questa politica, senza lasciarsi prendere la mano dai nervi.

Il generale Smith ha ragione quando dice che oggi i russi sono perfettamente consci di non essere in grado di affrontare una guerra moderna contro l'America, non solo a causa della bomba atomica, ma a causa delle manchevolezze, quantitative e qualitative, della loro produzione : basterebbe del resto uno sguardo, anche sommario. a tutto il piano quinquennale ed ai discorsi che lo hanno preceduto e seguito. per persuadersi che i russi se ne rendono conto, che si stanno mettendo disperatamente sulla strada del diminuire le distanze, e che si rendono anche perfettamente conto che si tratta di un compito non breve e non facile. A queste considerazioni. per le quali si possono produrre prove documentarie, ne aggiungerei un'altra, più difficile a provare: il popolo russo, che sotto tutti i punti di vista ha sofferto della guerra più di tutti gli altri vincitori, è stanco, mortalmente stanco. Che qui non ci siano persone o giornali che lo dicono chùÌramente, come accade nei paesi anglo-sassoni, non toglie che il fatto esiste, e che i governanti sovietici ne debbono tener conto. Oggi naturalmente si dice, sempre più, che la guerra contro la Germania è stata vinta dal genio militare di Stalin, dall'organizzazione del partito, dai piani quinquennali e da tante altre cose del genere. Io non voglio togliere a nessuno di questi elementi l'importanza che gli compete: ma non si potrebbe negare che la guerra è stata vinta dallo sforzo tenace .e costante, dallo spirito di sacrificio , di tutta la popolazione. Nello stato attuale dell'opinione pubblica, molto più voca/ in questo senso, di quanto si desidererebbe, se Stalin domani volesse dichiarare la guerra, non c'è oggi in Russia nessuno che sia in grado di impedirgli di farlo, ma sarei molto sorpreso se il popolo russo mettesse in questa nuova guerra anche una piccola frazione dell'entusiasmo già mostrato. Ed ho buone ragioni di ritenere che, in altissimo loco, di questo si rendono perfettamente conto. Queste due ragioni da sole basterebbero perfettamente per far ritenere che se l'America si decidesse, un giorno, a dire alla Russia, basta, la Russia si fermerebbe: ma fino a che l'America continuerà questa sua politica nervosa, di discorsi bellicosi oggi, c di capitolazioni domani, questo misto di aggressività e di paura, i russi continueranno avanti, tranquilli, per la loro strada.

Partendo quindi, esclusivamente, dal punto di vista americano dovrei dire che il generale Smith ha ragione: e se questa è realmente la politica che intendono seguire gli americani, se ne potranno vedere i frutti, anche a scadenza non tanto lontana. Devo dire. però, che due anni di esperienza di politica americana, vista da Mosca, mi rendono piuttosto scettico.

Secondo quanto mi è stato riferito Smith avrebbe detto a qualcuno dei suoi collaboratori che egli ha accettato il posto di Mosca a condizione che la sua politica sia appoggiata e sostenuta da Washington: se non lo sarà , egli intende ripetere il gesto del generale Hurlcy. dare le sue dimissioni e dire ben chiaro al popolo americano quello che egli pensa.

Come che sia, gli inizi della missione Smith non saranno facili: se a Washington lo hanno nominato ritenendo che Stalin ha simpatia per i generali, si sbagliano di grosso : Stalin non avrà mai simpa tia personale per un ambasciatore estero, se non in quanto questo ambasciatore farà quello che Stalin desidera, e per tutto il tempo in cui lo farà: non penso quindi che le idee del generale Smith sono di natura da acquistargli la simpatia di Stalin. La prima cosa che faranno i russi sarà di mobilitare, più o meno apertamente, secondo i casi, tutti quei settori dell'opinione pubblica americana su cui possono avere una certa influenza, contro «l'uomo che sabota le buone relazioni russo-americane»; sarà soltanto il giorno in cui i

russi si saranno persuasi che questa politica non attacca che cominceranno a

prenderlo sul serio.

364

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 6452 /184. Mosca. 19 aprile 1946, ore 22 (per. ore 9,15 del 20).

Suo telegramma 6478 /c 1• Mi permetto ricordare a V.E. che fin dal 13 novembre u.s. con mio rapporto 4822 e seguito avevo avvertito:

l) che alla fine avremmo dovuto pagare riparazioni;

2) che americani avrebbero finito con accedere richieste russe ;

3) che qualora non avessimo precise assicurazioni da parte americana (che evidentemente non c'erano), piano russo, ossia pagamento 300 milioni di dollari contro rinuncia da parte anglo-americana a ulteriori riparazioni , era per noi più favorevole che piano americano;

4) che atteggiamento da noi assunto di fronte richieste russe poteva portare a soluzione compromesso, per cui avremmo dovuto accettare piano russo e piano amencano insieme. Ossia esattamente quello che sta accadendo.

Posso fare passo che V.S. mi prescrive. ma posso senz'altro dirle che, nei termini in cui esso è posto per quanto concerne Russia e pare probabilmente anche anglo-americani, esso costituisce buco nell'acqua.

Probabilmente nostro memorandum riparazioni diretto comitato esperti, di cui non mi è stata data comunicazione, insiste su nota tesi che noi non dobbiamo nè possiamo pagare riparazioni . Ora è tempo che ci persuadiamo che questa tesi è soltanto nostra e che non (ripeto non) esiste alcuna speranza che essa sia accettata da nessuno. Se vogliamo fare qualche cosa utile in materia, bisogna che ci mettiamo sul terreno reale che dobbiamo pagare riparazioni ecercare di pagarle in maniera che ci rechino meno danno possibile. Noi dovremmo:

l) accettare principio che dobbiamo riparazioni Russia, Jugoslavia, Albania, Grecia, per somma complessiva 300 milioni di dollari , da pagare ratealmente mediante lavoro italiano, salvo a detrarre, in un secondo tempo in sede trattative concrete con Russia, valori nostri assets in tutta questa zona influenza russa;


1 Vedi D. 361. 2 Vedi serie decima, vol. II, D. 682.

2) sostenere francamente tesi che 400 miliardi di lire (o a quanto essi ammontino in realtà) che già ci hanno portato via anglo-americani sono riparazioni: tanto speranza loro restituzione , sia pure parziale, da parte inglesi o americani è completamente illusoria;

3) cominciare col sostenere di fronte anglo-americani tesi che, dal momento che essi dicono che noi non possiamo pagare ulteriori riparazioni , sono essi che da somma già presa a noi debbono soddisfare russi e compagni . Tesi che naturalmente non sarà accettata ma da cui noi potremo ripiegare su semplice difesa nostri assets all'estero e nostri impianti industriali;

4) chiedere appoggio russo per difesa nostro punto di vista. Questa impostazione questione riparazioni, se accettata da codesto ministero quando io l'ho proposta , sarebbe stata certamente accolta e sostenuta da russi ed oggi nostra posizione sarebbe meno difficile . Adesso probabilmente troppo tardi , perché russi, avendo già avuto soddisfazione loro richieste, non sono più tanto interessati contrastare tesi americana . Comunque è solo su questa base che si potrebbe fare passo presso russi con qualche possibilità successo . Occorre anche farlo qui prima del 24, data partenza delegazione per Parigi , altrimenti è troppo tardi. Pregherei quindi V.S. farmi pervenire sue istruzioni con necessaria urgenza 1•

365

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINiSTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D . 6436/561. Washington, 19 aprile 1946, ore 22,40 (per. ore 12,45 del 20).

Ho avuto oggi una lunga conversazione riepilogativa con direttore generale affari politici europei Matthews, il quale parte lunedì prossimo per Parigi insieme con altri funzionari Dipartimento di Stato. Riassumo quanto mi ha detto circa varie questioni:

l) Venezia Giulia. Tre capi delegazione esperti , americano inglese e francese, sono d'accordo per includere in rapporto sul sopralluogo tanto dati dì fatto raccolti quanto conclusioni che ne derivano. Esperti russi non sono d 'accordo neppure sui dati di fatto che ritengono favorevoli all'Italia.

2) Alto Adige. Situazione invariata. Gli americani sarebbero fermi sull'ammettere solo «minori rettifiche».

3) Africa. Assoluta decisione anglo-americana di opporsi alla richiesta russa sulla Tripolitania , che ha definito uno dei problemi fondamentali su cui non si può cedere. Non ha notizie di progetti o precisi intendimenti inglesi assesto territori


1 Non sono state rinvenute ulteriori istruzioni, ma vedi D. 367.

coloniali. In caso si dovesse giungere allo stralcio della questione dal trattato di pace, Matthews, pur rendendosi conto ovvie difficoltà, ha detto che riteneva che soluzione più confacente sarebbe puro e semplice prolungare attuale stato di fatto senza clausole che implichino definitive rinunzie italiane.

4) Consulta::. ione Italia da parte ministri esTeri. È da parte sua pienamente favorevole, conformemente precedenti assicurazioni americane e nota Byrnes alla Francia. È peraltro profondamente pessimista sulle prospettive della riunione dei ministri esteri, che dubita possa arrivare ad uno stadio inoltrato. Si augura di errare e che V.S., in cui opera lui ripone profonda fiducia, possa quindi esporre di persona punto di vista italiano.

5) Revisione regime armisti::.io. Da oramai circa un mese Dipartimento di Stato attende risposta sovietica. È convinto della necessità urgente pilotare progetto americano.

6) Ha infine assicurato che l'America tàrà il possibile per far noti punti di vista italiani e mi ha detto che se a Parigi sorgeranno difficoltà insormontabili Stati Uniti esporranno pubblicamente propri intendimenti a favore dell ' Italia, mettendo in luce le altrui responsabilità per la mancata pace.

366

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON. TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI; DE GASPERI

T. s.N.D. 6511 /565. Washington. 20 aprì/e 1940. ore 8.30 (per. ore 9,20 del 22 ) .

Mio telegramma 550 1•

Ho stamane fatto visita a senatore Connally, presidente Commissione affari esteri del Senato, che accompagna segretario di Stato quale «consigliere speciale per trattato di pace». Gli ho rimesso nostra più recente documentazione su questione pace , che egli ha accolto con cordiale interesse.

Mi ha ripetuto più volte sua convinzione che Italia democratica debba avere una pace giusta. Circa nostre singole questioni. mi ha confermato fermo proposito che Trieste rimanga italiana mentre per porto caldeggia principio internazionalizzazione. Per le altre nostre questioni metropolitane sostiene pure i noti punti di vista americani. Gli ho diffusamente parlato della questione africana nei suoi vari aspetti ponendo in luce diritti acquisiti da lavoro e gravissima ingiustizia che si commetterebbe privando Italia anche amministrazione colonie. Connally si è mostrato persuaso buon fondamento nostra posizione.

Egli mi ha confermato sua viva simpatia per l'Italia e sincero desiderio aiutarla. Qualora lavori Parigi gli diano breve respiro , egli conterebbe recarsi a Roma per


1 Vedi D. 359.

due tre giorni onde intrattenersi con nostre personalità politiche. Naturalmente l'ho vivamente incoraggiato a realizzare tale proposito e riterrei opportuno che nostra ambasciata a Parigi procuri porsi contatto onde offrirgli ogni facilitazione. Ho anche fatto pervenire a senatore repubblicano Vandenberg analoga nostra documentazione. Spero poter!o rivedere qui se in tempo prima sua

367

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI. AL PRESIDENTE DEL CONSJGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI. DE GASPERI

T. S.N.D. 6473/186. Afosca. 20 aprile l 946. ore !2, l 7 ore 17

Mio telegramma 1841 .

Ho parlato a Dekanozov in linea generale nostre preoccupaz1om per p1cga che andava prendendo, secondo nostre informazioni, questione riparazioni Se nostre infonnazioni erano esatte, si intendeva che noi dovessimo pagare alla Russia, che dei 400 miliardi lire che avevamo già pagato (su questo gli ho rimesso alcuni giorni addietro promemoria dettagliato) non si voleva tener conto, che sì intendeva portarci via misura non precisata !lotta mercantile. cantieri, fabbriche, che non si voleva tener conto nostri diritti riparazioni dalla Germania. Governo italiano era costretto domandarsi se quello che si voleva era rovina completa Italia nel campo economico.

Dekanozov mi ha chiesto se avevo proposte concrete da avanzare a nome deì Governo italiano. Ho risposto negativamente. Mi ha allora detto che questione riparazioni era ancora in discussione Comitato esperti e avrebbe dovuto di nuovo essere esaminata da ministri esteri: non era quindi autorizzato farmi nessuna comunicazione in proposito. Doveva solo ripctermi che Governo sovietico, qual che fosse suo desiderio avere buone relazioni in Italia e nonostante suoi interessi per avvenire Italia, non poteva recedere sua richiesta riparazioni. richiesta che riteneva più che modesta. tanto più che, nei riguardi dell'Italia. era chiaro che in materia di riparazioni sì intendeva essere generosi solo a spese lJ n ione Sovietica, Jugoslavia ecc. Premettendo poi che parlava a titolo strettamente personale e avvertendo che in nessun caso avrei potuto riferirmi sue parole come ad un impegno Governo sovietico, mi ha detto che a sua impressione tattica Governo italiano Conferenza pace, cd in particolare probiema riparazioni, era stata mabìle. Italia aveva assunto atteggiamento negare suo dovere possibilità pagare questo atteggiamento aveva finito per irritare tutti. Sarebbe stato molto meglio per Italia riconoscere suo dovere pagare, attirare attenzione su sua situazione. mostrando al tempo stesso però buona volontà pagare quanto era in suo poteie. In particolare, Italia poteva benissimo insistere le fosse conservata sua

ì Vedi D. 364.

flotta mercantile, sua industria, suoi asse ls all 'estero ecc. Di fronte simile dimostrazione buona volontà e serietà atteggiamento, sarebbe stato differente peso che si sarebbe dato a proposti argomenti italiani. Per esempio, mi ha detto che Italia dice di non avere mezzi per pagare riparazioni alla stessa U.R.S.S. e si oppone riduzione sua flotta: allora vuoi dire che non è poi così mal ridotta finanziariamente. Noi sappiamo benissimo più o meno che cosa ci si domandava in sede di trattato di pace. Non c'era stato un solo punto su cui Italia avesse detto: ho torto, si tratta di una ingiustizia che devo riparare. Questo atteggiamento aveva finito per irritare tutti ; non sapeva se altri ce lo avessero detto; egli riteneva di essere un buon amico dell ' Italia appunto nel parlarmi così francamente . Che noi ne tenessimo conto, che cambiassimo il nostro atteggiamento, per esempio sulla questione delle riparazioni, e avremmo visto che si sarebbe sempre trovato chi era pronto a sostenere amichevolmente nostro punto di vista.

368

IL GOVERNATORE CERULLI AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI , ZOPPI

L. PERSONALE l . Londra. 22 aprile 1946.

Ho avuto stamane una nuova riumone con mons. Mathew2 nella quale abbiamo esaminato nuovamente la questione africana nell'imminenza della Conferenza dei Quattro Grandi a Parigi.

Mathew mi ha detto che da tale Conferenza possono derivare varie soluzioni, una delle quali potrebbe essere lo stralcio della questione dei territori italiani d'Africa per una decisione avvenire . Gli ho detto che tale straleio mi pareva da evitare, perché facilmente l'opinione pubblica italiana avrebbe potuto essere fuorviata dal fatto che sarebbe rimasta cosi insoluta proprio la questione concernente i territori che sono nelle mani della Gran Bretagna e la cui sorte quindi è ritenuta dipendere per la massima parte dal buon volere del Governo di Londra.

Mathew mi ha detto di non credere che qui si favorisca tale soluzione , ma che essa, soltanto, non è da escludere date le reali difficoltà di trovare un'intesa in altre direzioni nel momento attuale. Ho replicato che la principale difficoltà che mi pare risulti dalle nostre conversazioni è questa: dobbiamo cercare una soluzione entro il quadro dell'O.N.U. (e questo pone ipsofacto il problema della Russia, che noi non possiamo ignorare) oppure la soluzione va ricercata nel quadro delle relazioni italo-britanniche? Mathew mi ha detto che è meglio che noi esaminiamo praticamente le due eventualità per esplorare compiutamente il terreno , considerando «ottima» la soluzione che abbia l'adesione generale ma per ovvia opportunità di metodo non escludendo lo studio dell'altra .


1 Lettera autografa . 2 Vedi D. 349.

Abbiamo a questo punto ripreso l'esame delle questioni territoriali. Mathew mi ha detto che egli non si stancherà mai di ripetermi che il cardine della pace africana con l'Italia resta per l'Inghilterra il principio che l' Italia non debba più trovarsi in Africa Orientale nella stessa situazione del 1935. Il Governo britannico ha abbastanza fastidi nel Sudan, in Egitto ed in altre zone finitime per desiderare menomamente un ingrandimento in Etiopia; ma deve tener conto del fatto che è probabile in epoca prossima una disintegration dello Stato etiopico. In tale eventualità, e dato il fatto che non ci si sente più vincolati qui dal Trattato tripartito del 1906 sulle sfere di influenza in Etiopia, il punto di vista fermo del Governo britannico è che in quel momento della crisi etiopica l'Italia non deve essere in condizioni da rischiare un altro giuoco in quei territori. Questo egli me lo diceva fermamente , quanto confidenzialmente; perché la posizione qui per quel che concerne l'Etiopia è così decisa che né io né altro rappresentante italiano avremmo mai in avvenire sentito alcun delegato britannico parlare di altro con noi che di «Stato etiopico indipendente», esclusa la possibilità che con noi ufficialmente si consideri l'Etiopia in altra maniera.

Perciò la soluzione della questione dell'Eritrea e della Somalia, mi ha chiarito Mathew, va nuovamente ricercata sul piano internazionale. Tenendo conto di quanto io gli avevo detto al mio ritorno da Roma circa l'Eritrea, egli (Mathew) vedeva quindi una soluzione di questo tipo : mettere l'Eritrea e la Somalia non sotto joint trusteeship di un gruppo determinato di Potenze, come si era detto in settembre e come noi avevamo rifiutato, ma invece sotto il joint trusteeship di tutte le Nazioni Unite. Tale joint trusteeship funzionerebbe così: un'amministrazione locale italiana in Eritrea ed in Somalia con governatori , vice governatori ecc. italiani, assistiti però da un Consiglio di Controllo internazionale. Di tale Consiglio di Controllo farebbero parte un gran numero di delegati delle Nazioni Unite. Questo Consiglio, con i suoi voti, approverebbe o porrebbe il veto a qualsiasi atto di governo in Eritrea od in Somalia. I governatori dell'Eritrea e della Somalia non dipenderebbero da alcun organo centrale del Governo di Roma, ma sarebbero responsabili verso l'O.N.U.

Avendogli io chiesto se questa organizzazione non gli pareva macchinosa, data l'esperienza analoga fatta con I'AIIied Commission nella Penisola , Mathew mi ha risposto che era d'accordo con me in questo; che la soluzione veramente pratica per tutti è quella di avere territori da amministrare senza vincoli né controlli (e si è riferito esplicitamente all'esperienza già fatta coi mandati ginevrini). «Dichiarate che voi non avete più nulla a che fare con l'Eritrea , e qui vi diranno che sono disposti a darvi totalmente la Somalia in piena sovranità», mi ha testualmente detto Mathew, richiamandosi alle sue prime dichiarazioni . La soluzione di un regime di controllo internazionale deriva dal fatto che la risposta da me datagli nella nostra seconda riunione 1 mantiene l'ingerenza dell'Italia in Eritrea.

Gli ho detto che francamente ritenevo , circa queste sue osservazioni, che nessun Governo italiano poteva dichiarare al Paese di aver rinunziato totalmente all'Eritrea di sua libera volontà. Mathew mi ha detto che restava ben chiaro che egli non si aspettava questo, per Io meno in questo stadio dei nostri contatti; ma che il negoziato attuale differisce da quelli soliti in quanto che non si tratta qui


1 Vedi D. 349.

tanto di trovare una soluzi one concordata di un problema, ma piuttosto di conoscere, da parte di un gruppo di Potenze dopo una lunga guerra, quali condizioni il Governo di Roma sarebbe disposto ad accettare nel trattato di pace ed a quali , invece, rifiuterebbe di sottoscrivere: eventualità, quest'ultima, assai deprecabile.

Ho ripreso la discussione da un altro lato, chiedendogli se, fermo restando il concetto della piena sovranità italiana in Somalia, non si possa alleviare la situazione dell ' Eritrea in un altro modo: e cioè con garanzie particolari che, anche al di fuori delle condizioni di pace, rltalia potrebbe dare al Governo britannico, assumendo così speciali obblighi diretti. Mathew mi ha subito detto che questa gli pareva una via pratica da esplorare. A titolo puramente indicativo e lasciando da parte la questione militare, abbiamo intanto parlato della situazione degli italiani in Eritrea; e Mathcw mi ha detto, a titolo egualmente personale ed indicativo, che intanto un primo impegno partico lare potrebbe essere quello di non aumentare la popolazione italiana dell'Eritrea al di là del numero attuale.

Mathew mi ha poi ripetuto che comunque l'Eritrea , qualunque possa essere la sua sorte futura. va sempre considerata diminuita dei territori da cedere all ' Etiopia e cioè la zona di Assab e la rettifica di confine presso Senafè, di cui mi aveva parlato nella nostra prima conversazione 1•

Per l'Africa mediterranea. Mathew mi ha confermato che la nostra situazione qui va migliorando. La tesi della piena sovranità sulla Tripolit<~na è sempre favorita in confronto del single trusteeship. La situazione italiana verso la Cirenaica è considerata con maggiore equità. La mia proposta circa la Cirenaica è ritenuta pratica (quella del negoziato diretto con l'Egitto). Gli ho qui, incidentalmente, accennato al problema degli agricoltori italiani . che sono profughi in Italia mentre le loro terre in Libia restano incolte: ciò che poco quadra con le incitazioni di tutti a produrre di più nel campo agricolo per uscire dalla crisi mondiale. Egli mi ha detto che. per quanto concerne la Tripolitana. gli pareva che il problema potesse essere esaminato con qualche speranza; ma che nel complesso circa il problema fondamentale della sorte futura della Libia egli mi conferma va che la situazione italiana diventava buona qui a Londra.

369

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI. DE GASPERI

T. S.N.D. 6533-6652-66131190-191-192-193. Mosca. 23 aprile 1946 , ori:' 0,53 (per. ore 9,30 cM 25 ) .

Dekanozov per incarico di Molotov mi ha letto proposta americana modificazione armistizio e risposta sovietica consegnata questa ambasciata americana 20 corrente.


1 Vedi D . 27 S.

America ha proposto abolire lungo armistizio e sostituire con nuova convenzione che prevede:

l) abolizione Commissione alleata;

2) costituzione presso Comando Superiore Mediterraneo sezione speciale per controllo esercito, aviazione e marina sia guerra che mercantile italiana; 3) nuova convenzione deve essere negoziata con Governo italiano da parte Inghilterra ed America per stabilire contributo italiano spese occupazione, riduzione truppe di occupazione, per linee comunicazioni; 4) liberazione rimpatrio tutti prigionieri compatibilmente con possibilità trasporti; 5) impegno Governo italiano collaborare per ricerche e consegna criminali di guerra sia italiani che altre nazionalità e per ricerca proprietà asportate reparti paracadutisti tedeschi trovantisi in Italia; 6) dichiarazione che nuovo armistizio non pregiudica per nulla clausole territoriali economiche limitative sovranità italiane che saranno contenute trattato pace; 7) Governo italiano rinnova impegno formale rispettare volontà espressa da maggioranza popolo italiano in libere elezioni; 8) nuovo strumento sarà firmato da Governo italiano e Comando superiore Mediterraneo. Governo sovietico ha dato sua adesione progetto americano specificando che lo fa per aderire espresso desiderio manifestato da Governo italiano e per suo desiderio migliorare situazione italiana. Esso accetta progetto americano proponendo seguenti modificazioni: l) Commissione di controllo deve essere abolita, oltre che per l'Italia, anche per tutti i paesi che siano stati alleati Germania; 2) mentre Governo sovietico è d'accordo su opportunità mantenere, fino a che duri stato armistizio, controllo su forze armate italiane terra mare aria, ritiene

che a Governo italiano dovrebbe essere ridata piena libertà disporre sua flotta mercantile e sua aviazione civile senza restrizione alcuna. Governo sovietico ritiene che immediata completa restituzione sua flotta mercantile è specialmente importante

per migliorare situazione economica Italia. Governo sovietico aderisce anche a consultazione Francia per revisione armistizio. Ho espresso Dekanozov ringraziamenti Governo italiano per decisione sovietica. Dekanozov mi ha fatto rilevare in forma molto discreta: l) Governo sovietico ha aderito proposta americana soprattutto 111 base richiesta Governo italiano; 2) progetto americano, come mi era stato detto qui, non contiene proposte precise concernenti oneri economici; 3) Governo sovietico ha voluto sua iniziativa proporre ulteriori modificazioni noi favorevoli.

Lettura documenti, e soprattutto precisazioni datemi, fa ritenere che Governo sovietico si prepara eventualmente a rispondere ufficialmente in caso polemiche circa responsabilità ritardo revisione.

Mi è sta to fatto ril eva re particolarmente come proposte concrete americane sono state presentate solo due mesi dopo che russi avevano aderito in principi o revisione. Queste e argomento di cui mi sono servito con Mol otov 1 mi fann o ritenere che, in questo momento, russi non so no indifferenti rea zioni opinione pubblica it aliana. Dato che ques to, può entro certi limiti, influenzare anche atteggiamento russo tra tt ato pace. riterrei necessari o che sta mpa italian a , specialmente quella non di sinistra, mostrasse rispondere con dovuto calore ri sposta sovietica. Da parte Governo italiano suggerirei pubblicazione comunicato all'incirca seguente teno re: «Govern o sovietico ha informa to ambasciatore ita liano avere accettato progetto american o revi sione armistizio. Si ha ragione di ritenere che da parte sovietica sono state anche suggerite ulteriori importanti modifiche in senso favorevole Italia »2 .

È molto importa nte evitare che si ripeta qui impressione, già avuta altre volte, che qualsiasi gesto amichevole governo sovietico viene, da parte considerevole nostra opini one pubblica, accolta grande fredd ezza. (Smith, che mi ha pure dato visio ne risposta sovietica. mi ha detto che sola proposta sovietica che può incontrare difficoltà da parte americana è abolizi o ne Commissione controllo altri satelliti , in cui egli è portato vedere desiderio Governo sovietico elimina re anche quella scarsissima influenza di cui godono a merica ni nel corso affari tutti questi Stati).

Parlandomi Conferenza quattro mini stri Dekanozov si è mostrato piuttosto ottimista. dicendomi avere ragi one ritenere che punto di vista sovietico a vrebbe finito per essere accettato. Mi ha aggiunto che questo era anche interesse Italia, prima di tutto perché avrebbe permesso rapida conclusione pace, e poi perché dovevamo essere sicuri che Russia voleva solo pace giusta durevole. Nei suoi rapporti con Paesi vicini Russia aveva dimostrato considerare cattiva politica vendetta; essa avrebbe po tuto chiedere molto di più, e si è astenuta dal farlo perché essa vuole non vant aggi immediati ma gettare basi relazio ni amichevoli durature ; possiamo essere sicuri che simile sarà atteggiamento russo verso Italia . Quando tutto quell o che è accaduto in questo periodo sa rà più chiaro, noi vedremo che Russia ci è stata più realmente amica di altri paesi che ci hanno colmato assi curazioni verbali. Russia desidera Italia democratica, libera, fo rte ed amica, con cui sviluppare rapporti in tutti i campi. Russia segue per questo con grande interesse rel azioni italiane; sono soddisfat ti elezioni municipali in quanto esse sembrano da re garanzia che elezioni politiche non saranno ripetizione fars a greca .

Passa ndo in rivista rapidam ente ques tioni . mi ha detto che, per Alto Adige, Russia aveva sostenuto, riteneva con successo , nostro punto di vista che considerava giusto. Fron tiere orientali è questione complessa, ma in ogni modo si tratta di ques tione tra noi e Jugoslavia. che si tratta risolvere con giustizia, e non di pretese russe dirette o indirette. Per colonie, mi ha ripetuto che iniziativa porta re via colo nie Italia non è stata iniziativa russa , e che sua azione non è diretta contro Itali a , ma in difesa interessi getierali. Ho risposto con noti argomenti.


1 Vedi D . 333.


2 Il 28 aprile, con T. 6942 / 101 P.R .. De Gasperi rispose: «È stato diramato oggi alla stampa comunicato conce pit o nei termini suggeri t i dall'E.V. Ringrazi a nome R . Govern o e mio persona le per amich evoli propositi che hanno dettato accettazione sov ietica modus vivcndi , c, soprattutto, per ulteriori modificazioni proposte >>.

Ha continuato dicendo che questioni dirette con Italia son solo due: una connessa con trattato di pace, le riparazioni , e l'altra villa Abamelek.

Quanto alla prima, riteneva nel complesso proposta russa era il minimo che Russia poteva chiedere. Se noi avessimo accettato principio che riparazioni erano dovute, esempio Paesi limitrofi era sufficiente per dimostrarci che, per quanto concerne modalità tempo pagamento, Russia sarebbe stata pronta tenere in considerazione necessità e difficoltà nostra economia. Ho risposto che punto di vista ufficiale italiano circa riparazioni non mi era stato comunicato: mi sembrava però di potergli ripetere che da parte nostra non si negava principio riparazioni, si domandava soltanto si tenesse conto di tutti gli elementi principali, fra i quali quello che noi avevamo pagato i danni sofferti per causa della Germania. Dekanoc zov mi ha risposto che, se noi avessimo accettato punto di vista sovietico, per tutto il resto si sarebbe potuto intenderei facilmente. Gli ho osservato che era prima volta che da parte Russia mi veniva avanzata proposta conversazioni dirette su questo argomento. Ha ribattuto che dichiarazione «Tass», specie nelle circostanze in cui era stata fatta, costituiva già di per se stessa una avance. Risposta nostra era stata campagna violentissima stampa italiana contro Russia: dopo di questa iniziativa avrebbe dovuto essere nostra.

Circa villa Abamelek mi ha detto che Governo italiano mostra preoccuparsi più fare piacere ad una vecchia signora che di dare soddisfazione Governo sovietico e quest'ultimo ne deve quindi trarre sue conseguenze 1•

370

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 6698 /349. Roma, 23 aprile 1946 , ore IO.

Suo per corriere 1242 .

Ci adoperiamo da tempo, con ogni buona volontà, per giungere ad una ripresa dei rapporti italo-greci, soprattutto per tramite questo rappresentante ellenico Exindaris della cui attività in questo senso non abbiamo che da lodarci.

Abbiamo dunque pubblicamente e solennemente ripudiato politica fascista nei confronti Atene; adottato provvidenze di favore nei riguardi cittadini e beni greci in Italia; inspirato articoli cordiali sulla stampa; mantenuto atteggiamento amichevole di fronte a recenti, dolorose espulsioni nostri cittadini dal territorio ellenico , ecc.


1 Vedi D. 439.


2 Con T. per corriere 6414/0124 del l O aprile Di Stefano aveva riferito: «Dato l'interesse che qui si dimostra per il ristabilimento di nostri normali rapporti con Atene. sarei grato a V.E. se, qualora vi fosse attualmente in corso qualche nostro approccio , volesse cortesemente informarne questa ambasciatà al fine di eventualmente provocare un nuovo intervento di questo Governo presso quello greco».

Aggiungo che è qui a Roma in questi giorni una picco la miss10ne commerciale greca per una prima eo.;plorazionc delle reciproche possibilità di scambio, mi ssione che cercheremo di agevola re al meglio .

Exindaris ci assicura che opinione pubblica ellenica sì evolve lentamente. ma che spera ciò nonostante di giunge re sollecita mente alla auspicata ripresa. Certo, se iniziativa deve a ve re un q ualc he se nso. essa dovrebbe essere a ttuata prima della co nclusi o ne della pace. quando cioè di venterebbe automatica e dunque senza ril ievo . Ogni ul teriore a1.io ne di codesto Governo in questa direzione sarebbe pertanto molto utile c ne sa remmo grati. Nuovi dirigenti ellenici dovrebbero non esservi in principio contrari.

Ella intende che. per noi. si tratta in sostanza d i smussare e ridurre ostilità greca nell e prossime di scussi oni per ht pace. giungendo. prima delle discussioni stesse, a una distensione e a un chiarimento fra i due Paesi.

È superfluo inllne in sistere su nostro atteggiamento per Dodecanneso. di cui ella è al corrent e.


371 .

L ' AM11ASC IATORE A WASHINGTON. TARCHlANI, i\L PRESIDE NTE DEL CONSIG LIO E MINISTRO DECLl ESTE RI. DE GASPERI

T . s.". n. 664 9 /:'i 69 . IVasl! ington. ::3 uprile 1()40 , ore IJ .40 fpr!r. ore 9,30 del 15 ).

Seguito teleg ramma n. 498 . 548 (punto tre)' c 563 2

Ho avuto oggi un nuovo co :Joquio sulle q uestio ni italo -ìrancesi con ex presidente Blum . L' ho opportunamente informat o della conversazione che ebbi costù con ambasciatore Parodi c lho dettagliatamente intrattenuto sulla nostra nota pOSIZl011C.

Blum ha osservat o che i'<tttuale atteggiamento di Bidault pe r Briga e Tenda è evi dentemente influenzato da motivi di politica interna, co me le passa te direttive del mini st ro esteri fra ncese, c he d avano poca importanza a quel problema e ponevano in prima linea la ricostruzione di una soìida a mici zia con l'Italia. Egli mi ha dett o essere informato posizione assunta dal dipartimento di Stato nella q uestione ed ha conwnuto con me sull'opportunità che Bidault e Gouin ne siano al co rrente a nche per suo tramite. A riguardo mi ha promesso che avrebbe telegrafato a Bidault per prcgarlo tenere in massi mo conto che «dalle recenti conversazio ni avute con dirigenti politici americani e dalle esplicite dichiarazioni qui fa ttcgli uve va tr:1 tto fe rma co nvinzione che U. S.A. annetteva no massimo inte resse ad una ~ol uzi one rapida. diretta cd amichevole delle contro

' Vedi D D. 1J6 e 359.

: Non rubblicato : con esso Tarclml!l i aveva rifer ii<>sull'attc:ggiamento della Francia alle NaZJOÌli Uni l ':

versie per il confine franco-italiano ed alla ripresa di una stretta collaborazione con l' Italia» . Contemporaneamente avrebbe telegrafato a Gouin per porlo al corrente di quanto precede e incoraggiarlo nella sua linea politica verso Italia.

372

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D 'AFFARI A CHUNG KING, ANZILOTTI

T. 6704 /38. Roma. 23 aprile 1946, ore 18.

Ambasciata d'Italia Washington ha telegrafato il 17 c.m. quanto segue:

«Conto fra qualche giorno vedere a Washington o a New York ambasciatore cinese a Roma Yu Chun Chin che trovasi in viaggio da San Francisco. Già da qualche tempo ho preso contatto al riguardo con mio collega cinese.

Segnalo d'altra parte che, a quanto si è appreso testé al Dipartimento di Stato, Governo cinese ha fatto pervenire qui e probabilmente anche a Londra e Mosca, suo promemoria circa nostra pace col quale chiede che nel trattato di pace sia contenuta clausola che specifichi nostra rinunzia ogni diritto di extraterritorialità in Cina.

Da parte nostra si è opposto subito che Governo italiano aveva già comunicato a Chung King 1 suo proposito rinunziare spontaneamente tali diritti in accordo con Governo cinese, così come già fatto Governo americano e che quindi inserimento nel trattato pace apposita clausola era non solo superfluo ma anche poco giovevole armonia e sviluppo politico di sincera amicizia e cooperazione che voleva stabilire con la Cina.

Dipartimento Stato ha risposto che un nostro accordo diretto in materia con Chung King sarebbe stato visto con favore da Stati Uniti. Ha rilevato peraltro che Cina, dato suo acuto desiderio di prestigio e di riconoscimenti internazionali, sembrava tenere moltissimo ad essere menzionata in qualche clausola del trattato di pace».

Tanto comunico a V.S. per sua opportuna conoscenza e norma richiamando precedente corrispondenza sulla questione . Tenga presente che, nelle more conclusione trattato di pace, non siamo alieni risolvere direttamente questione con codesto Governo, come fatto con Francia circa Tunisia, confermando nostro accordo per decadenza privilegi extraterritoriali e per stipulazione trattato stabilimento2 .


1 Vedi DD. l 17 e 163.


2 Con T. 10016n5 del 19 giugno Anzilotti rispose: « In riferimento a telegra mma ministeriale n. 38 prego telegrafarmi il testo della nota che per rinunzia alla extra-territorialità intenderemmo eventualmente presentare ». Vedi D. 610.


373 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE D E L CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.N .D . 6650 /571. Washington , 23 apr ile 1946 , ore 19,11 (per. ore 9,30 del 25) .

Ammiraglio Stone ripartirà in aereo domani notte da New York e dovrebbe essere costà venerdì.

In adesione anche a mia richiesta, egli ha intrattenuto presidente Truman su varie necessità dell' Italia, da pace equa a prestito e fabbisogno grano e materie prime. In conformità desiderio espressogli dal presidente, gli ha fatto poi pervenire un dettagliato memorandum su predetti nostri problemi. Stone mi ha confermato di aver trovato Truman molto bene informato della nostra situazione quanto dei problemi della nostra pace e dei nostri desiderata, e animato da sincera intenzione di aiutare nostro Paese.

Stone, in relazione promesse fatte, mi ha assicurato di aver anche parlato con varie personalità competenti circa nostro prestito, raccomandando concessione cifra sostanziale e adeguata impellenti necessità ricostruzione. Così pure, sulla scorta nostro memorandum ufficiale a l Consiglio supplenti Londra, Stone ha esposto al capo dello Stato maggiore della marina ed a vari ammiragli posizione italiana in questione limitazione flotta nel trattato di pace. Stone riferirà personalmente dettagliatamente a V.E.

374

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'JNCARICATO D 'AFFARI A PRAGA, GUIDOTTI

T. 6761 /60. Roma, 24 aprile 1946, ore 16,15.

Suo rapporto n. 362 del 4 aprile 1•

Faccia sapere per iscritto a Masaryk che ho preso atto delle sue formali assicurazioni che patto fra Cecoslovacchia e Jugoslavia non può intendersi né interpretarsi in alcun modo come diretto contro l'Italia. Gli confermi che atteggiamento che suo Governo ha creduto dover adottare nei confronti Venezia Giulia e conseguente campagna stampa cecoslovacca, hanno suscitato in me e nell'opinione pubblica italiana senso tanto più doloroso quanto maggiore era ed è nostro convincimento che non esistano fra nostri due Paesi che ragioni di intesa.

Gli dica che vivamente mi auguro che interessi permanenti italiani e cecoslovacchi riescano sollecitamente a prevalere su ragioni contingenti che hanno dettato atteggiamento attuale e che gli sono comunque grato sua opera personale in questo senso 2 .


1 Non pubblicato, ma vedi D. 318. 2 Per la risposta vedi D. 418.

375

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 6716-6706/419-420. Parigi, 25 aprile 1946, ore 22,30 (per. ore 10,45 del 26).

Questo pomeriggio ore 17 ha inizio Palazzo Lussemburgo Conferenza Quattro Ministri. Stamane avuto luogo riunione per preparare temi discussione quattro delegati supplenti, cioè Couve de Murville per Francia, James Dunn per U.S.A. Gladwin Jebb per Gran Bretagna e Fiodor Gusev per U.R.S.S. Tale procedura sembra sarà seguita anche giorni successivi.

Bidault avuto ieri e stamane colloqui con Byrnes e Molotov. Ritienesi questi ambienti politici giornalistici che tra argomenti trattati colloqui siavi anche quello relativo inclusione lavori Conferenza problema germanico, che è sola questione concreta alla quale Bidault ha accennato in allocuzione pronunciata ieri dopo colazione offertagli da stampa anglo-americana. Problema austriaco sarebbe invece portato dinanzi Conferenza da Gran Bretagna e U.S.A. per quanto non prevedesi firma trattato con questo Stato, il quale non è considerato Stato ex-nemico. Oltre questioni primitive ordine giorno Conferenza prevedesi altresì possibile discussione questione Stretti nel quadro questione mediterranea sollevata da trattato pace Italia.

Circa trattato pace con Italia problema che ha già fatto oggetto contatti preliminari sembra essere quello Venezia Giulia. Starebbe attivamente cercandosi soluzione mediante ravvicinamento punti vista anglosassone e sovietico su base dati concreti inchiesta Commissione esperti Venezia Giulia: secondo accenni fatti Quai d'Orsay, azione conciliatrice sarebbe praticamente svolta da esperto francese Wolfrom che fu, come noto, membro Commissione inchiesta Venezia Giulia. Circa Trieste alcuni giornali sera considerano soluzione già virtualmente trovata a seguito riunione di stamane delegati supplenti sulla base di attribuire Trieste a Italia e retroterra a Jugoslavia. Tale ultima notizia non ha sinora ricevuto alcuna conferma ambienti ufficiali o ufficiosi e va quindi accolta con ogni riserva.

376

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D' AFFARI A BUENOS AIRES, FORNARI

T. 68121167. Roma, 26 aprile 1946 1 .

Telegramma di questo mm1stero 1142 . Ambasciata Londra, cui era stato comunicato contenuto suoi 111-1123 , segnala utilità e importanza che avrebbe nell'attuale momento iniziativa latino-americana


1 Spedito il 27 alle 18,30. 2 Vedi D. 270. 3 Vedi D. 270, nota 3 p. 332.

diretta promuovere nuova manifestazione collettiva Paesi sudamericani a nostro favore nelle capitali anglosassoni e francese.

Pregola interessare in tal senso codesto Governo rappresentando opportunità, anche per tener conto suscettibilità Governo brasiliano e sue qualifiche membro Consiglio sicurezza e Conferenza pace, che iniziativa di cui trattasi venga possibilmente promossa da Argentina e Brasile congiuntamente 1• Rio informato2 .

377

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI , ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL ' INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. 6820/c. Roma, 26 aprile 1946 , ore 13.

Continuano a svolgersi in Austria manifestazioni per annessione Alto Adige con un crescendo che mira evidentemente ad influenzare imminente riunione ministri esteri e che probabilmente riflette preoccupazioni per recenti notizie relative decisione favorevole Italia. Non certo a caso è stato indetto per 25 corrente grande comizio annessionista ad Innsbruck.

Poiché da quanto segnalato anche da codesta ambasciata questione nostra frontiera settentrionale può considerarsi ormai virtualmente risolta nel senso mantenimento Alto Adige nella compagine nazionale italiana, appare interesse generale evitare rinnovarsi da parte austriaca simili manifestazioni. Esse provocano inutile tensione animi, non fanno che ritardare normale ripresa relazioni fra Italia ed Austria da noi vivamente auspicata, intralciano appliqzione disposizioni progettate dal Governo italiano a favore elemento allogeno alto atesino, renderanno più profonda reazione austriaca contro Alleati, si ritorceranno infine contro stessi partiti austriaci che di esse vanno facendo speculazione politica.

Veda se è il caso di intrattenere codesto Governo sull'argomento prospettandogli opportunità amichevole passo a Vienna per scoraggiare manifestazioni di cui si tratta3 .


1 Per la ri sposta vedi D. 448.


2 Con T. 6813 / 130 del 28 april e De Gaspcri ragg uagli ava Martini dell'iniziativa arge ntina e gli trasmetteva queste istruzioni con l' invito a <<svolgere analoga azione costà>>. Per la ri sposta vedi

D. 403. 3 Tarchiani rispose con il D . 395. Non ris ulta che Carandini c Benzoni abbiano risposto.

378

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 6755 /425. Parigi, 26 aprile 1946, ore 18 (per. ore 14 del 27).

In conversazione avuta stamane Quai d 'Orsay con direttore affari Europa, signor Coulet, mi è stato detto che rapporto unico Commissione inchiesta Venezia Giulia non è stato redatto. Prevedesi ancora minimo due giorni per conciliare rilievi divergenti dei vari esperti in testo comune. Raccomandazioni in base rapporto per soluzione questione faranno seguito. Funzionario mi ha detto che conservazione Trieste all'Italia con un minimo di hinterland compresa striscia lstria occidentale è quanto -in fase attuale -può prevedersi come soluzione più favorevole per noi. Avendogli chiesto, in base intervista odierna Gouin su Daily Mai! in cui presidente dichiara che Francia eserciterà azione mediatrice, se ciò andasse interpretato nel senso che Francia intenderebbe adottare su questione Venezia Giulia atteggiamento a noi meno favorevole di quanto fosse lecito aspettarsi , egli mi ha risposto che mediazione andava intesa nel senso più lato e generico: non mi ha nascosto peraltro corso conversazione che pressioni partito comunista francese in senso noto sono forti e insistenti.

Conferenza si è aperta, a dire mio interlocutore, in un'atmosfera di distensione, ma ogni ottimismo al riguardo essere assolutamente prematuro. Ordine del giorno lavori Conferenza sarà stabilito seduta questo pomeriggio. Si ha ragione di ritenere questione italiana sarà iscritta per prima.

379

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. S.N.D. 6826 /c . Roma, 26 aprile 1946, ore 19.

(Per tutti salvo Mosca) R. ambasciata in Mosca telegrafa in data 23 corrente quanto segue:

«Mi è stato detto da questo ambasciatore del Messico che Governo messicano ha chiesto essere ammesso fra Stati che partecipano Conferenza generale per pace con l' Italia. Messico giustifica sua richiesta con contributo uomini, materie prime dato alla vittoria e altre questioni da risolvere direttamente con nostro Paese a causa guerra: mi ha accennato trattarsi soprattutto navi affondate durante guerra da Asse».

Ho risposto in data odierna quanto segue:

(Solo per Mosca) Suo 196.

(Per tutti) Per tutta una serie di considerazioni fra le quali l'atteggiamento sempre amichevole manifestatoci dal Messico, non potremmo che compiacerci della sua eventuale partecipazione alla Conferenza pace. Ma crediamo poterei attendere che richiesta in questo senso, se effettivamente inoltrata , sia motivata appunto dal desiderio di contribuire ad una pace giusta e non col proposito di avanzare ai nostri danni ulteriori domande di risarcimento e di indennizzo. Questioni tra noi e il Messico potranno molto più agevolmente essere regolate direttamente. In questo senso ed in questo spirito il Governo italiano ha approvato in massima proposta elevare ad ambasciate le rispettive legazioni. Si pregano gli ambasciatori a Londra, Washington, Mosca e Parigi di esprimersi in questo senso coi rispettivi rappresentanti messicani .

380

IL GOVERNATORE CERULLI AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. PERSONALE l. Londra, 26 aprile 1946.

Ieri ho avuto un ' altra conversazione con mons. Mathew2 . Abbiamo ripreso l'esame delle soluzioni possibili per l'Eritrea e la Somalia. La soluzione del joint trusteeship è stata da noi nuovamente analizzata; ed io gli ho detto che elemento essenziale di essa era ovviamente il fatto che per joint trusteeship si intendeva, come egli stesso mi aveva spiegato, un' amministrazione italiana controllata da un Consiglio internazionale. In questi termini, gli ho detto , la soluzione potrebbe essere accettata da noi come «pis allen>. Mathew mi ha detto che era d'accordo, per conto suo, nel ritenere davvero «pis aller» una tale soluzione che nel complesso sarebbe assai poco pratica. Conveniva con me nel ritenere essenziali quelle caratteristiche di cui avevamo detto; ma appunto per questo riteneva sottolineare come, per ragioni di metodo, il presentare una soluzione simile in una Conferenza non era scevro di pericoli potendo sempre presumersi che il rappresentante di un altro Stato proponga un emendamento che sopprima proprio quella clausola che per noi è la base di tutta la soluzione.


1 Lettera autografa.


2 Vedi D. 368. Con lettera autografa del 24 aprile Cerulli aveva precisato: «Mathew è stato nominato , dalla Santa Sede, delegato apostolico per l'Africa britannica. Egli avrà giurisdizione sul Sudan, le colonie britanniche dell ' Africa orientale ed occidentale (compresi i mandati). Non mi ha chiarito la sua posizione nei confronti delle colonie italiane ora occupate dai britannici >>.

Abbiamo poi esaminato l'altra soluzione e cioè quella di garanzie specifiche per l'Eritrea che noi daremmo per venire incontro alle note preoccupazioni britanniche. Oltre quella della limitazione dell'immigrazione italiana, abbiamo considerato la questione di garanzie concernenti le vie di comunicazione. Ho detto a Mathew su questo punto che, ponendosi la questione, io non vedevo difficoltà, ad esempio, a che la gestione del porto di Massaua e della ferrovia eritrea fosse assunta anzi che dallo Stato, da una Compagnia italo-britannica.

Circa l'Africa settentrionale, Mathew mi ha ripetuto quanto mi aveva detto circa la Tripolitania. Ha insistito invece sul punto che per la Cirenaica la situazione qui «va migliorando» e verosimilmente migliorerà ancora, ma che non poteva dirmi al riguardo nulla di più definito , territorialmente.

In conclusione, egli mi ha detto che questa nostra «esplorazione » particolare della questione è stata utile; ma che ora bisogna attendere quelle che potranno essere su tale questione le ripercussioni della situazione generale, quale si presenterà alla Conferenza di Parigi. La situazione generale dipenderà essenzialmente, come è ovvio, dall' atteggiamento che concretamente Byrnes terrà nei confronti della Russia: questione grave per tutti, ma particolarmente per Londra che è tenuta a considerare i rapporti anglo-americani come uno degli elementi determinanti della politica estera britannica. Mi ha aggiunto che evidentemente discussioni anglo-italiane, in quanto basate su interessi concreti e specifici, si

.. presenterebbero così, nel campo africano, come non difficili; ma che invece il difficile sta nel dare alla soluzione della questione africana una veste internazionale e particolarmente nell'inquadrare in tale più vasto ambiente le ragionevoli preoccupazioni britanniche per la questione etiopica.

381

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 6826 /431. Parigi, 27 aprile 1946, ore 19,45 (per. ore 9 del 28 ).

È arrivato a Parigi Bebler, vice ministro esteri Jugoslavia e già delegato jugoslavo a conferenza riparazioni, Ba rtos, incaricato presentare a Conferenza Quattro ministri memoriale circa riparazioni reclamate da Jugoslavia. Complesso danni subiti, comprese perdite vite umane, in conseguenza guerra ed occupazione Asse sarebbero calcolate a nove (dico nove) miliardi di dollari.

In seguito conversazione avuta da predetto vice ministro con persona che mi prega non far suo nome, si desume impressione che mossa sia da connettersi a intenzione Jugoslavia, nell' ovvia previsione nostra incapacità pagare, di reclamare Trieste titolo indennizzo, ove criterio etnico orientasse decisione senso contrario.


382 .

L' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 6827 /432-433-434 . Parigi, 27 aprile 1946. ore 22 ,31 (per. ore 9 del 28 ) .

Nessun comunicato è apparso su seduta Conferenza Quattro ieri venerdì durante la quale si sarebbero incontrate gravi difficoltà per compilazione ordine del giorno circa quale non raggiuntosi alcun accordo. Come previsto anche testo comune esperti Commissione inchiesta Venezia Giulia non sarebbe stato sino ad ora redatto. Tuttavia in seduta ieri sarebbesi ugualmente iniziato esame progetto trattato con l'Italia. Preambolo trattato stesso, che stabilirebbe responsabilità Italia per dichiarazione guerra fascista , avrebbe sollevato subito questione riparazioni: delegazione sovietica richiederebbe tale titolo ingente somma -300 milioni di dollari -anche per conto Grecia , Jugoslavia, Albania : Gran Bretagna Stati Uniti d'America si opporrebbero richiesta con argomenti carattere economico, mentre Francia cercherebbe conciliare due punti di vista . Ritienesi alcuni ambienti Conferenza che sovietici potrebbero abbinare richiesta riparazioni con problema Trieste. Tale sarebbe anche nuova tattica jugoslava, come riferito con odierno telegramma a parte 1 .

Data complessività problemi e impreparazione diverse delegazioni al riguardo, verrà nominato per studio questione riparazioni apposito comitato esperti incaricato esaminare capacità pagamento Italia. Non è escluso d'altra parte che problema Trieste possa da U.R.S.S. anche venire abbinato a questione Tripolitania: secondo frase formulata funzionario Quai d'Orsay, sta qui più grave pericolo per soluzione a noi favorevole, dato grande interesse inglese nonché francese e statunitense impedire U.R.S.S . installarsi Nord Africa.

Difficoltà incontrate per compilazione ordine del giorno ritengonsi soprattutto dovute insistenze francesi per inclusione problema germanico e americane per quello austriaco. Circa problema germanico questione sembra essersi complicata per richiesta britannica presenza tali discussioni rappresentanti belgi, olandesi e lussemburghesi, ciò che avrebbe sollevato nuove obiezioni sovietici, i quali, secondo quanto riferisce Quai d'Orsay, stavano divenendo più arrendevoli in relazione primitiva richiesta francese. In colloquio avvenuto ieri tra Bevin e Bidault, quest' ultimo avrebbe cercato senza molto successo aver pieno ed effettivo appoggio britannico per inclusione lavori Conferenza Ruhr-Renania.

Circa problema austriaco tesi americana, secondo cui Austria sarebbe Paese liberato e non ex-satellite né parte Germania e dovrebbe essere quindi sgombrato truppe occupazione, incontrerebbe decisa opposizione sovietica.

Una certa sensazione ha fatto ambienti Conferenza presentazione memorandum bulgaro per restituzione Tracia occidentale da parte della Grecia: nello stesso memorandum si sosterrebbe che riparazioni chieste da Grecia a Bulgaria non


1 Vedi D. 381.

avrebbero ragione di essere perché compensate da investimenti capitali e miglioramenti effettuati in territorio greco da Bulgaria durante occupazione. Già annunciata richiesta Cecoslovacchia per rettifiche di frontiera in Germania non sarebbe per ora presentata per timore Governo Praga che suo intervento possa apparire come in favore tesi francese nei confronti U.R.S.S. Atteggiamento Cecoslovacchia avrebbe provocato vivo disappunto Quai d'Orsay che già contava poter utilizzare tale passo Governo Praga.

383

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 6823/435. Parigi, 27 aprile 1946, ore 22, IO (per. ore 9 del 28).

Seduta supplenti ministri esteri iniziatasi stamane sabato ore Il sarebbesi continuato esame problema Venezia Giulia. Nonostante informazioni diverse stampa, sembra che Commissione esperti non abbia ancora potuto redigere testo comune per tale questione. È quindi incerto se relativa discussione preannunciata per seduta questo pomeriggio Conferenza ministri esteri possa aver luogo: potrebbero invece essere trattate questioni ritenute minore difficoltà relative Italia quali quella frontiera franco-italiana.

Come annunciato stampa, Bevin partirà stasera o domattina per Londra onde consultarsi rappresentanti Domini per varie questioni discussione Conferenza particolarmente circa eventuale inclusione lavori stessi problema germanico. Ritorno Bevin Parigi preannunciato per lunedì in maniera egli possa partecipare seduta Conferenza pomeriggio giorno stesso.

384

L'A MBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 6799/580-581. Washington , 27 aprile 1946, ore 23,56 (per. ore 7,15 del 28) .

Suo telegramma 6787 1 e mio telegramma per corriere 0107 del 26 marzo u.s. . Adesione Governo russo a progetto americano revisione regime armistizio è pervenuta solo ieri al Dipartimento di Stato. A quanto mi si è detto oggi,


1 Non pubblicato: ritrasmetteva il D. 369. 2 Non pubblicato.

da parte americana non vi sarebbero particolari difficoltà, sia per abolizione Commissione di controllo anche altri Paesi balcanici e Finlandia, sia per ridare Italia piena libertà disporre flotta mercantile. È stato poi rilevato che, com'è noto, progetto americano non prevedeva mantenimento controllo per aviazione civile.

È contemporaneamente pervenuta al Dipartimento di Stato la risposta francese. Questa esprime adesione di Parigi e propone nel contempo le seguenti modifiche:

1) eliminazione dal testo dei riferimenti alla cooperazione ed ai materiali contributi dati dall'Italia alla finale vittoria contro il comune nemico, ritenendosi che accenno alla nostra belligeranza sia sufficiente;

2) partecipazione della Francia, mediante proprio rappresentante, al controllo sulle forze armate italiane da esercitarsi dalla costituenda sezione speciale presso Comando Superiore Mediterraneo;

3) alcune modifiche nella dizione di altri articoli, definiti dal Dipartimento di Stato di scarsa importanza sostanziale.

La risposta francese, analogamente a quella russa , propone inoltre che Italia abbia piena disponibilità propria marina mercantile e accetta abolizione Commissione alleata.

Dipartimento di Stato è, per parte sua, disposto accogliere buona parte delle modifiche proposte dal Governo francese, tranne quelle relative alla partecipazione al controllo delle nostre forze armate, cui qui, almeno oggi, americani si dichiarano nettamente contrari.

Dipartimento di Stato mi ha poi informato confidenzialmente di aver posto questa ambasciata d ' Inghilterra al corrente delle risposte francese e sovietica (quest'ultima d'altronde risultava essere stata già direttamente comunicata dal Governo russo a quelli britannico e francese). Predetta ambasciata inglese è stata contemporaneamente pregata dal Dipartimento di Stato di voler chiedere al Governo di Londra espliciti chiarimenti al riguardo, sia parere espresso nella nota britannica che revisione armistizio potrebbe effettuarsi in caso ritardo pace, sia alcune delle modifiche proposte (telegramma di questa ambasciata 526)1 .

È impressione del Dipartimento di Stato che Governo britannico, data posizione americani ed adesioni date dall'U.R.S.S. e dalla Francia, non vorrà insistere in precedente suo punto di vista, formulato del resto piuttosto vagamente; non essendo oltre tutto interesse dell'Inghilterra prendere un atteggiamento che sarebbe giudicato poco amichevole verso l'Italia .

Dipartimento di Stato ha espresso oggi propria fiducia che le trattative potrebbero essere ultimate entro poche settimane, in modo iniziativa americana possa essere concretamente attuata prima nostre elezioni politiche, indipendentemente da negoziati pace.


1 Vedi D. 347.

385

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL GOVERNATORE CERULLI, A PARIGI

L. 549 SEGR. POL. R oma, 27 aprile 1946.

Ricevo la tua lettera del 21 1 e avevo giorni fa ricevuto quella precedente, relativa alla tua ripresa di contatto con mons . Mathew 2 . Entrambe sono state lette da Prunas.

Nulla da osservare per le questioni relative all'Africa settentrionale per le quali conviene naturalmente favorire le disposizioni che appaiono migliorate nei nostri confronti. Da un telegramma di Quaroni 3 , che ho del resto rifischiato anche a Parigi , risulta che, secondo quanto dettogli da Catroux , anche la Russia, ove trovasse resistenze insormontabili ad ottenere per sé la Tripolitania, favorirebbe il nostro ritorno. Meno promettente sembra invece l'evoluzione subita dalla questione Africa Orientale! Gli inglesi esagerano un poco le nostre possibilità e ci prestano delle velleità che francamente non abbiamo né avremo! Riteniamo che hai bene impostato Ja· questione: puntando cioè sulla Somalia e cercando una soluzione equa per l' Eritrea. Come linea direttiva siamo d 'accordo che convenga cercare preferibilmente una soluzione nel quadro delle relazioni italo-britanniche o per lo meno una soluzione che non pregiudichi, ma anzi lasci aperta la via, alla possibilità di ulteriori e successive evoluzioni nel quadro di tali relazioni. Ciò perché non dobbiamo escludere che in avvenire, quando molti spiacevoli ricordi nei nostri riguardi saranno dimenticati e molte diffidenze cadute, non si possa riprendere anche in quel settore, e anche nel caso di disintegration , una fiduciosa collaborazione fra i due Paesi.

386

L'INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 6865/438. Parigi, 28 aprile 1946, ore 16,30 (per. ore 8,45 del 29).

Conferenza affrontato ieri questione nostra flotta . Notizie relative vengono comunicate con telegramma stampa. Fine seduta Bidault presentato richieste francesi frontiera franco-italiana . Secondo versione Figaro, non apparsa su altri giornali, esse comprenderebbero: a) Alta Valle Roja con Briga e Tenda; b) Territorio caccia; c) Moncenisio e Piccolo San Bernardo con relativo ospizio; d) territorio Oulx e


1 Vedi D. 368. 2 Vedi D. 349. >T. s.n.d. 681 21195 del 13 aprile, non pubblicato .

Bardonecchia; e) garanzie internazionali per rispetto diritti minoranza lingua francese in Valle d 'Aosta e zone valdesi. Punti d) ed e) costituirebbero richiesta di cui questo ministro degli affari esteri mai fece parola a Saragat e in netto contrasto con precisazioni a cui condusse recente nota fase conversazioni franco-italiane. Ho visto stamane Couve il quale mi ha formalmente smentito aver Francia presentato richieste di cui alle lettere d) ed e) 1 .


387 .

L'INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 6888/440. Parigi, 29 aprile 1946, ore 14,20 (per. ore 18).

Ieri domenica Conferenza non ha tenuto seduta. Couve mi ha detto che redattore rapporto comune su risultati inchiesta Venezia Giulia, cui esperti lavorano dodici ore al giorno, incontra serie difficoltà . Probabilmente non sarà pronto per seduta Conferenza. A mia domanda mi ha detto che rilievi esperti francesi si avvicinano sostanzialmente a quelli esperti anglo-sassoni. La battaglia per Trieste, aggiunto Couve, «si presenta dura per noi ».

Avendogli chiesto se riteneva che pericoli al riguardo potessero venire da domanda fattane sovieti, loro richiesta tutela Tripolitania, mi ha risposto che due questioni sono distinte e verranno discusse successivamente Conferenza. A vendo gli obiettato che tale ovvio ordine procedurale non escludeva «marchandages» ai margini Conferenza stessa, Couve risposto potere, secondo sua personale opinione, escludere tale eventualità. Couve sembra tomi impressionato forza posizione U. R. S.S, che, riconoscendo carattere etnico italiano città Trieste, propone sua attribuzione Jugoslavia come stato federato di lingua e cultura italiana, nella Repubblica jugoslava.

388

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, AI MINISTRI DEGLI ESTERI DI FRANCIA, BIDAULT, DI GRAN BRETAGNA, BEVIN, DEGLI STATI UNITI, BYRNES, E DELL'U.R.S.S., MOLOTOV, A PARIGI

T. 6980 /c. 2 . Roma, 29 aprile 1946, ore 20.

Notizie stampa che pervengono da Parigi , particolarmente quelle relative alle riparazioni e alla flotta, suscitano profonda inquietudine in tutta l' opinione pubblica italiana.


1 Per il seguito del colloquio vedi D. 387. 2 Minuta dattiloscritta con numerose correzioni autografe.

Privo di notizie dirette sul corso dei lavori della riunione dei quattro ministri degli esteri, il Governo italiano esita a credere a tali informazioni e continua ad aver fede nella pace con giustizia e nella chiaroveggenza degli uomini di stato che la preparano a Parigi .

Tuttavia, in seguito alla decisa costituzione di due Comitati, finanziario e navale, chiamati il primo ad esaminare la capacità italiana di pagare riparazioni ed il secondo la situazione attuale della nostra flotta , il Governo italiano domanda che esperti finanziari e navali italiani siano sentiti dai Comitati stessi , in modo che anche la voce della principale interessata, l'Italia, possa essere udita, e le sue ragioni valutate, sia pure in un quadro strettamente tecnico ed a titolo informativo, prima che qualunque deliberazione sia avv iata a conclusione.

Il Governo italiano si attende inoltre che, dopo la consultazione degli esperti e prima di ogni decisione definitiva, esso possa avere modo di manifestare il suo punto di vista su questioni che sono di fondamentale importanza per tutto il suo popolo. Mi rivolgo perciò a lei perché voglia rendersi interprete di questo nostro profondo desiderio, inspirato a quei metodi democratici di consultazione che soli potranno assicurare la rinascita europea e che corrispondono del resto alle amichevoli e formali assicurazioni dateci nel corso di questi ultimi mesi. Due anni di guerra combattuta, con estrema lealtà, fianco a fianco con le Nazioni Unite, legittimano e giustificano la nostra attesa 1 .

389

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 6902/589. Londra , 29 aprile 1946, ore 21,30 (per. ore 9,20 del 30).

l) Riferendosi ad un breve commento «British United Press» da Roma sul comunicato di cui al telegramma 6948 /c 2 , Hoyer Millar mi ha detto che adesione Russia alle proposte americane per revisione armistizio non (dico non) autorizzava arguire ritardo trattative di pace. Piega presa dalle conversazioni di Parigi, per quanto non fossero stati finora abbordati problemi principali pace, lasciava sperare possibilità risultati conclusivi, e, d'altra parte, erano ancora in piedi rumori iniziativa americana per pace separata. Non sembrava quindi essere questo momento più opportuno per concentrare attenzione su revisione armistizio, alla quale si continuava preferire a Londra conclusione della pace.

2) Poco di preciso si sapeva stamane al Foreign Office sulle conversazioni di Parigi , ma si considera molto bene informata la stampa, inattesamente loquace.


1 Il presidente di turn o del Consiglio dei ministri degli esteri , Molotov , in data 1° maggio rispose: « Ho ricevuto il suo telegramma del 30 aprile e ne ho comunicato il contenuto a tutti i ministri degli affari esteri che fanno parte del Consiglio >> .


2 Non pubblicato: vedi D. 369, nota 2.

Mi si è anzi fatta qualche riserva a l riguardo, che evidentemente non ci concerne, particolarmente sulla opportunità che notizie come quella concernente la flotta fossero portate senz'a ltro a conoscenza del pubblico . Millar, pur non sapendo con esattezza quali condizioni ci sarebbero fatte , mi h a detto che il Governo britannico intendeva fosse assegnata all'Itali a flotta qui ritenuta adeguata alle sue future necessità e da considerarsi forte nei confronti degli altri Paesi mediterranei. Egli mi ha lasciato capire che il Governo greco è tra quelli che ci creano maggiori ostacoli in materia. Mi so no limitato osservare che comunque il Governo italiano non sarebbe stato in grado mantenere una importante marina da guerra , sul quale punto Millar si è mostrato d'accordo, aggiungendo peraltro che stessa nostra marina dell'anteguerra era al di sopra dei nostri mezzi.

3) Millar ha poi accennato alle voci france si, che riteneva abbastanza fondate, secondo le quali nostri equipaggi avrebbero inteso affondare loro navi piuttosto che consegnarle alla Russia . Mi ha detto Charles era stato invitato far presente a V.S . che ciò si sarebbe risolto nostro maggior danno, giacché navi eventualmente affondate avrebbero dovuto essere rimpiazzate con altre da sottrarre da quelle che ci sarebbero state mantenute. Si rendeva conto motivi che avrebbero ispirato gesto siffatto, ma non riteneva Governo sovietico disposto rinunzia su questo argomento. Era chiara intenzione Millar sottolineare serietà della cosa. Mi sono limitato rispondere che, nella mia veste, potevo apprezzare debitamente valore awertimento, ma capivo atteggiamento ufficiale italiano, il quale, anziché consegnare proprie navi, si fosse comportato secondo piano attribuito nostri equipaggi. Affondamento nostre navi sarebbe stato comunque risultato azione individuale non facilmente controllabile.

4) Millar non attribuiva fondamento accenno Manchester Guardian (telegramma stampa 59) per trusteeship singolo all'Italia per colonie. A quanto gli risultava, questione non aveva fatto alcun passo avanti ed egli conveniva che non rappresentava ormai che un aspetto di quella più ampia del Mediterraneo. Non gli risultava fosse già stata affrontata dai Quattro e non poteva fare previsioni se si sarebbe mostrato o meno opportuno rinvio non previa rinunzia sovranità italiana a favore O.N.U. Avendo anche in mente note recenti conversazioni Cerulli 1 , ho detto a Millar se, nell'ipotesi di un rinvio, non sarebbe anche nel maggiore interesse britannico tendere mantenimento dello statu quo senza rinunzie preventive, che, se anche non avessero dovuto mirare compromettere questione sin da inizio a nostro danno, avrebbero certamente disastrose ripercussioni sull 'opinione pubblica italiana. Millar mi ha risposto, e mostrava francamente dubitarne, se eravamo convinti di poter tornare in Tripolitania senza dover ricorrere all'esercito. Alla mia risposta che non avevamo mai avuto disturbi in quella zona -ed egli ne ha convenuto con me -ha replicato che situazione Africa settentrionale dava motivo apprensioni.

5) Millar ha confermato (mio telegramma 582) 2 che qualche intesa era probabilmente intercorsa tra Francia e Russia, che spiegava tendenza francese a fungere da intermediaria tra russi e anglo-americani. Ciò non sembrava doverci esautorare, ma non vedeva comunque la Francia aderire all' idea, nella peggiore ipotesi , trusteeship singolo alla Russia. Quanto a l gioco rus so di cercare influenzare in siffatta guisa elezioni in Francia, ciò gli sembrava scontato dal fatto che la cosa era troppo risaputa ed evidente. Credeva invece -ma non è stato più esplicito

' Vedi da ultimo i DD. 368 e 380. 2 Con T. 6757/582 de l 26 a prile Migone ave va riferito commenti sulla Conferenza di Parigi.

potesse influire favorevolmente per noi atteggiamento Dominions, che avevano mostrato estremo interesse sorte nostre colonie, in relazione alla quale erano in corso consultazioni da parte di Bevin.

6) Giornali accennavano ieri che, anche a quanto era stato accennato nei giornali, Bevin, tornando a Londra, avrebbe deciso tra l'altro atteggiamento nella questione riparazioni e scelta delegati inglesi . Funzionario del Treasury verrà effettivamente designato per sotto commissione esperti creata a Parigi.

7) Nulla è stato ancora deciso sull 'epoca nostra consultazione, che Millar sembrava ritenere avrebbe luogo nell 'intervallo fine Conferenza ministri esteri e inizio Conferenza pace.

In questo scambio di idee ho potuto constatare minore incertezza che nel passato.

390

L'INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 6929 /446 . Parigi, 29 aprile 1946, ore 21 ,30 (per. ore 10,30 del 30) .

Segretario Consiglio dei ministri affari esteri mi ha ufficialmente comunicato che Consiglio deciso corso sua seduta 27 aprile corrente inviare Commissione d' inchiesta per esaminare questione rettifiche frontiera franco-italiana Valle superiore Roja. Detta Commissione si compone dieci membri cui nomi vengono comunicati con telegramma a parte e deve lasciare Parigi 30 aprile. Essa si presenterà alla frontiera italiana il lo maggio prossimo da Breil.

Segretario chiede Governo italiano accordi Commissione ogni facilitazione ingresso e investigazioni regione considerata. Dietro richiesta stessa segretario rilascerà membri Commissione lasciapassare collettivo.

391

L'INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D. 6930/449. Parigi, 29 aprile 1946, ore 21,30 (per. ore 10,30 del 30 ) .

Destinazione colonie italiane sembra dover essere esaminata odierna seduta Quattro.

Persona molto bene introdotta presso circoli anglo-americani Conferenza ritiene che progetto americano su «trusteeship» collettivo e temporaneo -in attesa autonomia -per Tripolitania e Cirenaica ed Eritrea presentasi come unico possibile punto incontro divergenti tesi e rivendicazioni, e che finirà per essere adottato come base accordo.

Circa Venezia Giulia egli ritiene impossibile redazione testo comune esperti. Quattro ministri ne farebbero a meno nell'affrontare questione. È sua opinione che generiche impressioni desunte da altre fonti confermerebbero che Potenze anglosassoni sono fermamente decise battersi a fondo per conservazione Trieste ad Italia, manovrando e cedendo a tesi sovietiche su altri scacchieri sud-orientale europei, ma che non (dico non) sono disposti, una volta conseguito tale punto, a protrarre arduo negoziato per salvaguardare italianità altre zone Venezia Giulia, !stria occidentale compresa.


392 .

IL CAPO DI GABINETTO, BALDONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNTO. Roma , 30 aprile 1946, ore 9,30.

Il console Ducci telefona da Parigi: il segretario della Conferenza ha testé fatto pervenire all'ambasciata la seguente comunicazione:

«Il Consiglio dei ministri degli affari esteri ha deciso di invitare i Governi italiano e jugoslavo ad essere ascoltati (à se faire entendre) sul contenuto del rapporto della Commissione degli esperti per la Venezia Giulia.

Nella mia qualità di presidente a turno del Consiglio dei ministri degli affari esteri sono incaricato di invitare il vostro Governo ad inviare un rappresentante per esporre il suo punto di vista su tale rapporto.

Il Consiglio desidera che questa esposizione sia fatta alla seduta di venerdì 3 maggio alle ore 1I. F.to Bidault».

Benzoni aggiunge, per sua parte, che tale rapporto è stato inviato all'ambasciata. Da un sommario esame appare piuttosto statistico e non conclusivo; non permette di comprendere, cioè, quali siano le conclusioni alle quali tende. Comunque ce ne comunicheranno domani un estratto accurato.

393

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N. D. PER TELEFONO 6952/452-453. Parigi, 30 aprile 1946, ore 14,30 .

Ducci ha visto Reber che gli ha detto: I) Delegazione americana tiene fermo principio che Governo italiano deve in qualche momento essere consultato. Momento non è stato deciso, ma potrebbe essere

anche in presente fase Conferenza Quattro. Delegazione americana si rende conto opportunità tenere osservatori italiani per quanto possibile informati circa andamento lavori e Reber non vede nessuna difficoltà a che Soragna possa incontrare Dunn ed altri.

2) Non è da escludersi che Consiglio dei ministri prenda in esame nostra richiesta invio esperti navali e riparazioni. Reber ha promesso mettere in rilievo presso Byrnes forte reazione opinione pubblica italiana a spartizione flotta. I due sottocomitati si riuniscono anche oggi.

3) Consiglio dei ministri prenderà oggi in esame rapporto Commissione esperti su Venezia Giulia che contiene soltanto dati di fatto, non essendosi esperti accordati su raccomandazioni.

4) Annunciata Commissione 1 farà brevissima visita zona Briga e Tenda per raccogliere elementi su situazione etnica ed economica. Ciò non esclude che rivendicazioni francesi riguardino anche altri punti frontiera (costa conca Moncenisio) sui quali Consiglio dei ministri ritiene superfluo fare indagini sul posto. A Tenda dovrebbero essere interrogati anche nostri esponenti industria elettrica. Avviso Reber è che presentazione immediata nostro memorandum frontiera occidentale2 sarebbe utile.

5) Continuazione discussione problema coloniale abbordato ieri è stata rinviata. Atteggiamento Reber come sempre cortese e comprensivo.

394

L ' INCARICATO D ' AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 7013/597. Lnndra, 30 aprile 1946, ore 23,10 (per. ore 9,45 del ]0 nUlggio).

Proposte britanniche circa nostre colonie hanno provocato una certa sorpresa anche in ambienti molto vicini al Foreign Office. Niente di preciso era trapelato in questi giorni. Persona di solito molto bene informata mi ass1 cura che questa ambasciata Stati Uniti era stata soltanto ieri pomeriggio informata proposta stessa, cui contenuto telegrafato Parigi ma troppo tardi per discuterne a due, prima portare Conferenza. Si ritiene atteggiamento Bevin3 sia conseguenza consultazioni questi giorni con Dominions, i quali considerano problemi non in quadro politica europea ma in funzioni di strategia imperiale. Ciò spiega come anche proposta Bevin si presenta contraria ai nostri interessi, maggiormente quelli francesi in Africa settentrionale e a Gibuti. Ne consegue inoltre che punto sul quale vi sarebbe unanimità coi Domini è quello di escludere la Russia da ogni ingerenza africana; e ciò al di sopra dei motivi strettamente britannici e mediterranei per questa esclusione. Si è quindi anche contrari ad ogni forma di trusteeship collettivo che, nell'opinione del


1 Vedi D. 390 . l Vedi App. 5a. J Per il discorso di Bevin vedi For eign Relarions o{ th e Uni/ed States, 1946, vol. Il , pp. 157-159.

Foreign Office, rappresenterebbe un pericoloso esperime nto. Se poi proposta Bevin sia miglior via per raggiungere questo obiettivo, resta materia di discussione. Diplomatico americano osservava infatti oggi che Gran Bretagna avrebbe possibilità rivalersi , per popolarità che certamente perde ora in Italia, mostrandosi altrettanto decisa, questa volta a nostro vantaggio, nelle questioni avvenire. Certo che Bevin si è in ogni modo assicurato a Parigi vantaggio tattico in vista di un compromesso che non si può escludere a priori.

395

L'AMBASCIATORE A WASHTNGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 7061 /592. Waslzington . /"maggio 1946, ore 13,45 ( p er. ore 8,50 del 2) .

Telegramma di V. E . 6820 1•

Non ho mancato intrattenere Dipartimento Stato su manifestazioni Austria per annessione Alto Adige e loro nociva ripercussione, attirando attenzione su opportunità di una azione a Vienna che persuada quel Governo dell'inopportunità di iniziative del genere. Dipartimento di Stato, essendosi riparlato stasera 2 della questione, ha assicurato che avrebbe esaminato tale possibilità rilevando d'altra parte che secondo prime sommarie notizie giunte testè Parigi, dove oggi è stata discussa questione Alto Adige, i ministri esteri , come già precedentemente loro delegati (mio telegramma 370)3, avevano nettamente respinto richiesta Austria per incorporazione dell'Alto Adige sino Salorno. Nel corso della conversazione, Dipartimento di Stato ha confidenzialmente informato che alla chiusura lavori dei supplenti a Londra vi era unanimità per l'appartenenza all'Italia di tutto il diagramma a Sud di una linea presso a poco retta tra il passo Resia e la conca di San Candido, ossia del territorio avente impot1anza industriale e che comprende gruppi centrali elettriche. Delegati inglese e trancese si erano andati avvicinando al noto punto dì vista americano che le rettifiche di tì~ontiera dovessero essere solo «minori» ed il delegato russo lasciava intravedere disposizioni sfavorevoli all'Austria. Peraltro da parte inglese non si erano ancora precisate le proprie vedute (a tale riguardo, mi viene riferito, che, secondo telegramma pervenuto adesso al New York Times, Bevin nella seduta di ieri avrebbe invocato una relazione di esperti) sulle rettifiche di frontiera da consentire agli austriaci. Sempre secondo tali telegrammi stampa, si tratterebbe di esperto inglese, giacchè esso non sarebbe stato noto altri tre ministri esteri. Al Dipartimento di Stato si mostrava ritenere che Austria avrebbe ora chiesto di essere consultata (miei telegrammi 24 e 129)4 . In proposito, Dipartimento di Stato ha accennato a intensa propaganda austriaca per ottenere la località di San Leonardo in Passiria , paese natio di Andrea Hofer.


1 Vedi D. 377. 2 Il 30 aprile. 3 Vedi D. 261. 4 Vedi DD. 60 e 139.

A quanto pare anche da ammissione del Dipartimento di Stato alcuni membri delegazione americana Parigi sarebbero per statu quo puro e semplice. I più importanti, con Byrnes, si atterrebbero al progetto americano per le minori rettifiche.

396

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, REALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 7239 /136. Varsavia, 1° maggio 1946, ore 17,19 (per. ore 14 del 4).

Presidente del Consiglio Osobka-Morawski assicuratomi ieri, in lungo e cordiale colloquio, che Polonia appoggerà posizione italiana sulla questione Alto Adige e considererà benevolmente punto vista italiano questione colonie. Presidente lagnatosi attacchi stampa italiana contro Polonia democratica che non contribuiscono miglioramento relazioni tra due Paesi e chiestomi esplicitamente se non esista legge italiana che impedisca giornali reazionari attaccare Governi amici.

Ho assicurato presidente che avrei trasmesso sua protesta con mio suggerimento richiamare attenzione direttori giornali sull'inopportunità pubblicazione articoli diffamatori nuova Polonia. Presidente confermatomi imminente partenza per Roma delegazione commerciale 1•

397

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.~.o. 7042 /465-466. Parigi, 1° maggio 1946 , ore 20,10 (per. ore 8 ,30 del 2).

In seduta stamane Consiglio Quattro, date informazioni attendibili e concordanti, è stato respinto ad unanimità presa in esame memorandum Austria per Alto Adige. A pari unanimità deciso non invitarla Conferenza e comunicarle semplicemente che eventualità minori rettifiche frontiera italo-austriaca potrà fare oggetto future deliberazioni. Byrnes suggerito che sgombero militare da parte Stati occupanti in Austria avesse inizio immediato così da lasciare quindicimila uomini per ogni zona occupazione in attesa trattato pace con Austria. Dopo trattato di pace,


1 Per la risposta vedi D. 440 .

che dovrebbe coincidere con quello con Italia, sgombero militare in Austria e in Italia sarebbe condotto termine. Molotov si sarebbe opposto a suggerimento americano adducendo, tra altro, non vedere motivo abbinare questione italiana ed austriaca.

In fine seduta è stata presentata proposta anglo-americana che prevede, per durata tempo che non mi è stata precisata, controllo alleato in Italia, considerando esecuzione clausole militari futuro trattato di pace italiano fondata su economia italiana in vista pagamento riparazioni e su perseguimenti contro «criminali di guerra ». Proposta stessa giustifica ta anche come «va ntaggiosa protezione» del Governo italiano . Essa si è scontrata con violenta opposizione Molotov donde rimproveri vivaci scambiati tra tre delegazioni . Esame questione sarà rinviato a domani seduta già fissata questo pomeriggio.


398 .

L' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N . D. 7064-7063 /216-217. M osca, 2 magg io 1946, ore 1 (per. ore 8,50 ) .

Stampa pubblica sotto forma corrispondenza ottimismo sovietico sistemazione colonie italiane: trusteeship collettivo di una delle principali Potenze e Italia per durata non più di dieci anni . Potenze alleate nominate amministratori e Italia vice amministratrice : in questo Italia avrebbe in tutte sue antiche colonie suo rappresentante in qualità vice amministratore. Ad essa sarebbe aggiunto consiglio consultivo di cinque membri, di cui tre rappresentanti altre grandi Potenze e due rappresentanti popolazioni locali. Corrispondenza attacca violentemente progetto inglese sia per Tripolitania che per Somalia, osservando che colonie italiane non possano sussistere senza aiuto dal di fuori : per cui progetto britannico in realtà è gesto demagogico ripetizione dichiarazione indipendenza Transgiordania e mira costituzione nuove basi imperiali britanniche. Viene sottolineato che per costituzione nuova Somalia si domanda anche Etiopia rinunziare parte suo territorio.

Sebbene non lo si dica chiaramente, articolo farebbe intendere che tra colonie italiane va compresa anche Dodecanneso. Intenzione generale corrispondenza fa anche intendere trattarsi di proposta non definitiva ma che può servire utile base di discussione : si accenna a nche che proposta sovietica si avvicina tesi francese, tiene conto opportunità non escludere Italia da attività coloniale.

Senza volersi dare eccessivo ottimismo nuovo progetto sovietico potrebbe significare che, in considerazione impossibilità ottenere mandato esclusivo per sè, pur di non vedere nostre colonie passare inglesi, russi potrebbero realmente finire per accostarsi sempre più tesi francese. Dato che progetto russo tiene conto fino ad un certo punto nostre pressioni e richieste e mira evidentemente creare certa impressione opinione pubblica italiana, sarebbe molto opportuno che stampa italiana, specialmente quella non di sinistra, evitasse di prendere posizione polemica contraria e ne rilevasse piuttosto aspetti a noi favorevoli. Per poco che sia, trattasi comunque di una certa evoluzione russa in nostro favore; ammesso che atteggiamento russo possa ancora evolvere in senso a noi anche più favorevole, bisognerebbe non compromettersi con eccessi stampa, a cui qui, come è noto, si è molto sensibili.

Tenendo conto che Russia, per evidenti ragioni principio, non può prendere atteggiamento colonialista, ritengo sarebbe utile dichiarazione Governo italiano, in forma quanto più ufficiale possibile, nel senso che quando Italia reclama sue colonie non intende con questo continuare politica coloniale vecchio stile, ma desidera soprattutto reclamare per se stessa onore condurre al più presto sue antiche colonie verso completa indipendenza. Nostra presa di posizione in tal senso potrebbe a mio avviso molto facilitare eventuali ulteriori evoluzioni progetto sovietico. Gradirei in ogni modo conoscere al più presto, per mia eventuale norma di linguaggio, nostro atteggiamento di fronte nuova proposta russa 1•

399

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, NEGARVILLE, ALLA RAPPRESENTANZA A PARIGI

T. 7123 /321. Roma, 3 maggio 1946, ore 13,30.

Pregasi comunicare a presidente De Gasperi seguente telegramma a firma vice presidente Consiglio Nenni : «Il Consiglio dei ministri ti esprime solidarietà dei membri del Governo nella certezza del successo della tua opera volta ad assicurare all'Italia quella pace giusta che il popolo italiano ha meritato con i sacrifici sopportati nella lotta di liberazione».

400

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI

DISCORSO. Parigi, 3 maggio 1946, pomeriggio.

Au nom du Gouvernement démocratique Italien, j'ai l'honneur de vous remercier pour votre aimable invitation.

Malgré l'importance des travaux qui se déroulent à l'heure actuelle en Italie pour y instaurer le nouvel État démocratique, j'ai tenu à répondre personnellement à votre invitation afin de vous confirmer quel intéret notre peuple attache à la question adriatique, question dont tous les esprits attendent en ce moment la solution avec angoisse et qui, demain, sera débattue par l'Assemblée Constituante italienne.


1 Per la risposta vedi D. 443.

Je m'en tiendrai rigoureusement aux recommandations du Président et ne me laisserai pas entraìner dans une polémique. Toutefois, ayant été mis personnellement en cause, je dois préciser que déjà depuis l'origine des discussions sur l'établissement d'une nouvelle frontière italo-yougoslave, non avons renoncé à la ligne stratégique des Alpes qui a vai t été librement établie avec les Y ougoslaves après la Grande Guerre, en acceptant le principe de la ligne Wilson. Du reste, les lignes que l'on nous propose actuellement n'ont aucune valeur stratégique. Je dois encore souligner que l'ltalie elle-méme a proposé la démilitarisation de l'Adriatique. On a parlé de précédentes agressions. Nous avons pour notre part formellement condamné l'agression fasciste . Par ailleurs, il est vrai qu'en 1915, còte à còte avec les Alliés, nous avons attaqué sur le Carso et dans la Vallée de d' lsonzo, mais nous l'avons fait pour libérer des territoires qui , s'ils sont aujourd' hui revendiqués par les Yougoslaves, étaient alors autrichiens. Notre victoire a été à ce moment-là la victoire commune et nous sommes tiers d'avoir par cela contribué à la création de l'État serbo-croato-slovène.

Mais il ne s'agit pas augourd'hui de rega rder en arrière. Nous repoussons les représailles de l' histoire et regardons en avant, vers un avenir que nous voulons fondé sur l'amitié féconde des deux peuples.

J'ai lu avec le plus vif intéret le rapport présenté par les experts et je reconnais le soin et l'effort d 'objectivité qui l'ont inspiré. Je pense que les résultats acqui s peuvent se résumer a insi:

l) Les Membres de la Commission sont d'accord pour déclarer que le district de Tarvisio est actuellement habité par une majorité italienne et se trouve étre un élément essentiel pour l'économie italienne, soit comme noeud de communications, soit par ses gisements miniers.

2) Dans !es districts que les experts ont visités à l'ouest de l'lsonzo (districts qui, dès 1866 font partie de l'état italien et dont personne n'avait jusqu'à présent mis en doute le caractère italien), les populations ont ouvertement et sans équivoque témoigné à la Commission de leur volonté de rcster rattachées à la famille italienne.

3) Le rapport déclare que la ville de Gorizia compte une forte majorité italienne et que, comme d'ailleurs tout son district, elle est, elle aussi , étroi tement liée par son économie aux régions italiennes limitrophes.

Le rapport reconnait en outre l'italianité absolue des centres de Monfalcone, Ronchi et, en général, de la vallée du bas-lsonzo.

4) Soit sur la base des recensements, soit sur la base des enquetes qu'elle a pu effectuer, la Commission estime avec raison qu'il est impossible de nier le caractère italien de la ville de Trieste. Au sujet du port, la Commission constate que son trafic, méme avant 1914, était principa lement alimenté par les territoires qui forment actuellement l'A utriche, la Tchécoslovaquie et, dans une moindre mesure, la Hongrie ; qu'après l'annexion, le trafic strictement italien n 'a cessé de marquer un accroissement constant; que, parmi les territoires faisant partie de la Yougoslavie, seule la Carniole y a contribué quelque peu. En outre, le rapport constate que si le trafic du port de Trieste a diminué depuis 1918, cela est du aux conditions économiques de I'Europe en général , à l'émiettement politique de l'hinterland et à la concurrence des ports de la mer Baltique et de la mer du Nord, et non, en d'autres termes, par suite de son annexion à l'ltalie. Au

contraire, remarque-t-on dans le rapport, en 1937 ce trafic était remonté à son niveau de 191 O et, penda n t ces derniers 25 ans, l'économie de Trieste a connu un très grand développement gnice aux industries nouvelles créés par le capitai et le travail italiens.

5) De plus, la Commission a pris acte que-dans l'Istrie occidentale et méridionale , !es recensements ont toujours enregistré une majorité italienne, qui n'a été contestée que par le soi-disant «recensement privé» effectué en 1945 par l'Institut adriatique de Sussak , et sur l'exactitude duquel l'avis de trois Commissaires sur quatre a été nettement négatif. Quoiqu'il en soit, l'enquéte effectuée sur les lieux par la Commission (bien qu'elle ait négligé, pour des motifs qu'il m'est difficile de comprendre, certaines villes còtières italiennes) a prouvé que la population italienne représente «la majorité et parfois la presque totalité» des villes de l'lstrie occidentale et méridionale dont, par ailleurs, l'économie est strictement liée à l'économie italienne, surtout en ce qui concerne les mine s de charbon et de bauxite .

En conclusion, la Commission des experts a reconnu dans son rapport que tout le territoire sur lequel a porté son enquète -et plus particulièrement la ville et le port de Trieste --présente un caractère essentiellement italien ou bien se trouve étroitement lié à l' économie italienne. Son rapport, en somme, confirme dans ses grandes lignes la thèse que j'ai eu l'honneur de défendre devant vous à Londres, en Septembre dernier, ainsi que l'e xactitude et l'objectivité des chiffres et des données fournis par la documentation qui vous a été soumise à plusieurs reprises par le Gouvernement italien.

Il faut cependant admettre que ce tableau de la situation n'est pas complet. C'est en vain que le Gouvernement que j'ai l' honneur de présider a insistè pour que l'enquète s'étendìt à toute la zone contestée et, en particulier, aux territoires qui sont peuplés surtout d'Italiens, à savoir : Fiume (dont la situation a été examinée du seui point de vue économique), Zara, les ìles de Cherso et de Lussino. Ce qui me parait plus grave par certains còtés, c'est que ces territoires ne sont méme pas pris en considération dans le rapport des experts. J'ignore quelles raisons ont pu imposer cette exclusion, mais il est clair qu 'avant de juger de l'équité d ' une solution, quelle qu 'elle soit, il est indispensable d'évaluer aussi !es sacrifices que l'une et l'autre partie doivent consentir. Or, la perte de Fiume et de Zara représente pour l'Italie un sacrifice particulièrement douloureux, mème si, comme nous l'avons demandé, on veut bien reconnaìtre pour la ville de Fiume la situation particulière fixée par le Traité de Rapallo, et accorder à Zara un statut linguistique spécial ainsi que l'autonomie administrative.

En ce qui concerne !es iles de Cherso et Lussino, je tiens à souligner qu'elles représentent un important groupement ethnique italien dont on ne saurait absolument faire abstraction.

Cette réserve explicite mise à part, relativement à son caractère incomplet, il faut reconnaìtre que, dans ses lignes directrices et dans ses résultats concrets, le rapport contribue efficacement à la recherche de cette «honnète ligne de démarcation entre les deux pays», telle que je la suggérai à Londres et qui est essentiellement orientée sur celle proposée en 1919 par le Président Wilson .

Jusqu' à présent , je m'en suis tenu au rapport adopté à l' unanimité par Ics experts. Ce n 'est qu'hier soir que j 'ai eu communication d'une carte jointe au rapport, reproduisant !es différents tracés des lignes de délimitatio n de la frontière proposés séparément par !es quatre Délégation s.

Je ne pense pas dépasser !es limites de votre invitation en vous soumettant mes observations au sujet de ces quatre lignes . Je constate avant tout que la Commission n'a pas réalisé un acco rd sur l'application logique des résultats de son enquète. En particulier, j'o bserve que:

-La ligne proposée pa r la Délégatio n soviétique fait co mplètemcnt abstraction de l'equilibrium ethnique et par conséquent, du critérium mème qui avait été adopté à Londres comme devant se rvir de base à une solution équitable ;

-la ligne du Délégué français, sur la ba se de principes qui m'échappent, 6te à I'ltalie l' Istrie sud-occidentale en attribuant à la Yougos lavie des villes reconnues italiennes par le rapport mème des experts , telles que Pa renzo, Rovigno et Pola;

-la ligne du Délégué britannique no us eclut d u bassi n de l' Arsa; -la ligne proposée par le Délégué américain est sans doutc celle qui s'écarle le moins du tracé de la ligne Wil son. surtout dans l' l strie rnéridiona le.

En comparant ces quatre lignes avec les résultats de l'enquète, je ne puis m'empècher de rem arquer tout de suite que. selon la propositi o n soviétique, la nouvelle frontière ne laisserait plus de rnin orités slaves à l'intérieur du territoire italien , mais, par contre, livrera it ù la Yougoslavie 600.000 italiens environ, d 'aprés !es évaluations actuelles,et en tout cas 48 7.000 si l'on s'en tient aux statistiques de 1910. Mème la so lution française comporterai! un partage en vertu duquel 89.000 slaves se trouveraient en-deçà de la frontière. contre 190.000 italiens au-delà.

Indépendamment de ces notions ethniques, il est évident que ces tracés devront ètre soumis à nouvel examen, à la lumière des traits caractélistiques, éconorniques et géographiques, des territoires qu'ils traversent. Les comrnunicati ons routières et fèrroviaires, l'importance et l'interdèpcndance des marchés, les centralcs hydroélectriques et les aqueducs sont de élérnents intégrants de la ligne ethnìque. C'est pourquoi il est absolwnent indispensable de les exarniner avec soin, dans l'intérét mème des populations en cause, qu'elles soient italiennes ou slaves. Ces éléments de fait sont illustrés dans un mémorandum que je soumettrai bientot à l'attention des experts 1•

Une dernìère observation: il est bien entendu , comme je !"ai déjà dit à Londres, que l' impossibilité d'éliminer totalernent les minorités ethniques engage ]es deux peuples à consentir les plus larges et plus sù res garanti es d'autonomi e administrative, linguistique et scolaire , de mème quc la fixation d ' une frontière, quelle qu'elle soit, exige la bonne volonté et la coopération de deux parties. si l'on veut qu'elle soit positivement effective.

Pour notre part, nous entendons nous inspi re r de cet idéal de concili ation qui pourra seui aboutir à une féconde coopération des dcux peuples, dans le cadre bien entendu d'un réel équilibre adriatique2 .


1 Vedi App. l b.


2 Per il resocon to della sed uta vedi D . 406 . Per i co lloqui av ut i Ja Dc Gaspcri a Parigi vedi DD. 41 7, 41 9, 420 e 475.

401

L' INCARICATO D'AFFARI A MONTEVIDEO, MOSCATO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 7252 /15. Mòntevideo , 3 maggio 1946, ore 21,37 ( per. ore 8,30 del 5).

Ministro degli affari esteri ha inviato istruzioni telegrafiche suo ambasci atore fin da ora perchè appoggi efficacemente, nel quadro carta Nazioni Unite, tesi che il trusteeship sulle nostre colonie venga affidato esclusivamente all'Italia e perchè soste nga in generale nostro punto di vista su altri problemi relativi pace 1 . Ha rinnovato espress io ni simpatia nostro Paese alla cui ripresa U ruguay è interessato.

Sono state spedite in questi giorni alla Conferenza Parigi reclamando giusta pace per Ital ia altri telegrammi da vari enti italo-uruguayani nonchè da personali tà local i quali vice presidente Repubblica Guani, ex presidente Repubblica Serra to, presidente Senato e Camera deputati , arcivescovo, rettore Università ed altri nomi emi nenti.

402

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, A L PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERl

PROMEMORIA. Roma , 3 maggio 1946.


1 ) L'ambasciatore Exindari s mi dice che spera molto di essere in grado la settimana prossima di concreta re la ripresa dei rapporti dipl omatici, sul tipo brita nnico, fra It alia e Grecia . Ci presenterà un progetto di lettera sua e presenteremo a lui un progetto di rispos ta nostra. Egli vorrebbe fosse fatto accenno al Dodecanneso senza tuttavia far menzio ne che la cessione possa valere a titolo di indennit à e di riparazioni c con l'abituale menzione di ripudio della politica presen te, ecc. Vedremo, a momento opportuno.

2) Mi ha preatmunciato l'espulsione di 700 italiani dalla Grecia. Il loro ulteriore soggiorno colà sarebbe, a suo dire, sconsigliabile in ragione del loro passato e continua tonte di incidenti c contrasti che è bene invece stroncare alla radic-e. Gli ho naturalmente ancora una volta manifestato il nostro vivissimo disappunto per codesta politica di espulsioni , mol to spesso arbitraria, sempre crudele. Mi ha assicurato che trasporto in


1 Con T. 8308/18 del 20 ma ggio M oscato riferi va ancora: « H o inviat o per corriere foglio l3 con. questo Ministero a ffa ri esteri il quale com uni ca che punto di vista Uruguay circa de sig nazione It alia come unico Stato al quale deve esse re affidato fìdccornmi sso colonie prefasciste è stato notifica to o ltre che rappresentante Uruguay Nazioni Unite ai Governi U.S.A. Francia ed Inghilte rra perchè ne tenga no co nte• nei problemi relativi alla nostra pace». Per la risposta vedi D . 487 .

ltalla avverrà con dieci giorni di preavviso su navi elleniche. Gli ho chiesto che sia almeno consentito il trasferimento di tutti i loro beni e che sia detìnitivamente e impegnativamente dichiarato dal Governo ellenico che il capitolo delle espulsioni è con ciò conchiuso. Mi ha dato form ale assicurazione.

3) Avvicinandosi la possibilità della ripresa , diventa meno importante la questione del fun zionario italiano da in via rsi ad Atene per i visti. Domanda che le nostre autorità diano rapido corso a lle richieste in proposito direttegli da questa rappresentanza greca (Alessandrini è al corrente).

4) Mi ha lasciato l'accluso articolo del giornale Kathimerini del 28 aprile 1 . A proposito di riparazioni mi ha dichiarato che la Grecia non presenterà conti e con seguenti richieste che sa bene non saranno mai integralmente soddisfatte. rl suo Governo preferisce accordi prelimina ri.

403

L' AMBASCIATORE A RIO D E JANEIRO, MARTINL AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEG LI ESTERI , DE GASPERI

T. 7296 /200. Rio de l a11eiro. 4 maggio 1946 , ore 12 (per. ore IO del 5 ) .

Ministro Neves in nostro colloquio stamane mi ha dichiarato che, secondo l'opinione sua e del Governo, nuova iniziativa 2 , oltre incontrare note difficoltà per la suscettibilità altri Paesi sud americani, non aggiungerebbe niente a quei passi fatti e ripetuti in nostro favore da questo Governo. anche se Argentina fosse disposta fiancheggiare azione Brasile. Ministro esteri ha accennato suo punto di vista circa interferenze eventuali Argentina in argomento condizioni pace, non essendo stato, quello, Paese belligerante ed essendo inoltre sua posizione politica interna ed intern azionale molto discussa da stessi Alleati. Secondo ministro esteri , unico rapporto efficace è quello tra Brasile e Stati Uniti , presso cui Neves ha confermato aver nettamente espos to punto di vista favorevole interessi italiani.

Nello stesso colloquio ministro Neves mi ha espresso sua convinzione che la Conferenza Parigi non riuscirà ad accordo in riferimento sistemazione pace con l'Italia e che dalla Conferenza non potrà uscire tra ttato pace, che invece, anche se non sarà possibile tra Italia e U.R.S.S., uscirà da successivi trattati separati cogli altri Paesi alleati.

Colloquio confermami impressione avuta che la politica estera Brasile continua allinearsi in definitiva su politica degli Stati Uniti. Come nel 1940, quando anche ogni resisten za e tendenza diverse finì quasi generalmente in Stati Uniti sudamericani per cedere alla direzione nordamerican a, così pure oggi sta avvenendo stesso fenomeno nonosta nte velleità Sud America , mentre invece politica internazionale

U.S.A. attenua sue velleità intervento in politica interna Brasile e Sud America.


1 Non pubblica to. 2 Ri sponde al telegramma di cui al D . 376, nota 2 p. 454.

Inoltre segnalo all'attenzione dell'E. V. che il ministro Neves, avendo accennato cessione flotta italiana, non ha fatto veruna resistenza a tale vessatoria richiesta , anzi ha mostrato ritenerla fatalità.

Alcuni componenti delegazione militare Conferenza di Parigi, con cui pure ho avuto ed ho contatti, ostentano invece opinione molto favorevole nostro assunto. Proseguo, senza avere però molta illusione, contatti e colloqui di cui terrò informato. Attendo notizie ed istruzioni di V. E.

404

L'AMBASCIATORE A WASHlNGTON, TARCHIANl, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 7282/603-604. Washington, 4 maggio 1946, ore 12,33 (per. ore 10 del 5).

Al Dipartimento di Stato si ha sempre più impressione che delegazione americana a Parigi si vada confermando in note precedenti previsioni pessimistiche circa possibilità raggiungimento franca intesa tra Grandi per pacificazione europea: esito insoddisfacente sia di tutte ultime sedute convegno, sia di attuali conversazioni tuttora ufficiose, avrebbe fatto ormai dileguare senso distensione per concessioni procedurali e atteggiamento conciliante di Molotov agli inizi convegno.

Discussioni sino ad ora svoltesi hanno confermato che questioni più difficilmente risolvibili, per quanto concerne nostra pace, sono quelle delle colonie e Venezia Giulia. Non si dispera ancora che possa trovarsi una soluzione, sia pure, ove inevitabile, sotto forma stralcio, prima di esse. Circa Venezia Giulia, Dipartimento di Stato ha rilevato che nostra opinione pubblica sa rà ormai consapevole che linea proposta da esperti americani è quella più favorevole Italia (mio telegramma n. 529) 1• Delegazione americana farebbe del suo meglio per attenervisi; peraltro, se si accertasse possibilità raggiungere finalmente una intesa, questa purtroppo potrebbe anche rendere indispensabile qualche compromesso in punti ritenuti meno vitali per Italia. Risulta qui sempre chiaro che sia Molotov sia Byrnes cercano assicurarsi appoggio di Bidault, cui segretario di Stato ha dato assicurazione molto pubblicizzata per cospicuo aiuto.

Intanto si continua a questo ufficio esprimere serio timore possibile fallimento convegno su questione paci balcaniche, che fecero già saltare Conferenza di Londra. Come già preveduto con telegrammi questa ambasciata 504 e 5082 , questione più ardua, e che torna continuamente sul tappeto a Parigi ad opera di Bymes, è quella fondamentale del ritiro delle truppe russe dei Paesi occupati, che hanno già dato luogo ovvi seri incidenti. A tale ritiro mirano essenzialmente vari tentativi americani riproporre, anche straforo, questione austriaca. Allo scopo è dovuta pure, in parte, presentazione progetto


1 Vedi D. 350. 2 Vedi D. 345.

Bymes patto a quattro per controllo disarmo tedesco. Ad analogo fine tendevano altre proposte Bymes per Commissione alleata militare anche per controllo esecuzione trattato con l'Italia e Balcani, avendo prestabilito durata al massimo diciotto mesi (telegramma per corriere O148) 1 , per estendere principio revisione regime annistizio italiano ad armistizi balcanici ecc. Sono da prevedere nuovi persistenti tentativi americani con le stesse finalità. Senso pessimistico Dipartimento di Stato sembra prevalentemente dovuto a sensazione estrema difficoltà , se non risolvere , almeno avviare a soluzione tale questione, qui ritenuta essenziale mediante riduzione esercito ru sso di occupazione e fissazione date certe e non lontane per loro ritiro totale. Si ritiene poi , almeno sino ad ora, che in varie altre importanti questioni concernenti pace con noi, non si possano fare ulteriori concessioni all'U.R.S .S. Ciò, di conseguenza, riduce molto sensibilmente margine per eventuale compromesso.

405

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALLE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE IN AMERICA LATINA

T. 7197 /c. 2 . Roma, 4 maggio 1946, ore 18.

Con telegramma a parte da Washington le viene spedito testo messaggio protesta pubblicato dal Consiglio lavoro itala-americano in relazione alle condizioni pace prospettate in questi giorni Conferenza Parigi . È ora necessario incoraggiare e promuovere ogni inizi a tiva secondo istruzioni già impartitele affinchè anche Paesi latino-americani e comunità italo-sudame ricane appoggino con ogni energia azione che viene svo lta in Norda merica a nostro favore.

406

L' INCARICATO D'AFFA RI A PARIGI, BENZONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

T. 7260 /484. Parigi, 4 maggio 1946, ore 21,20 (per. ore 8 del 5 ).

Ieri riunione Quattro dedicata problema Venezia Giulia. Nella mattinata esperti esaminato questione inerente porto di Trieste. Da ore 15,30 alle 20 Quattro inteso esposti rappresentante jugoslavo Kardelj e italiano De Gasperi. Ciascun rappresentante era accompagnato sala riunione da altri sette membri delegazione .


1 No n pubblicato, ma vedi D. 345.


2 Era in particolare destinato alle amba scia te a Lima, Rio de Janeiro, Santi ago e alle legazioni ad Assunzione, Bogotà. Caracas, L'Avana, La Pa z, Quito, Buenos Aires e Montevideo.

Due delegazioni ammesse sala contemporaneamente, fatto nuovo rispetto Londra. A tale ammissione aveva fatto primo tempo obiezione delegato aggiunto russo Vyshinsky che tuttavia erasi poi confermato atteggiamento favorevole altri membri Consiglio per intervento personale Molotov. Kardelj ha parlato tre ore. Invio per corriere ampio riassunto discorso cui punti salienti sono seguenti:

l) critica decisione alleata per invio Commissione d'inchiesta su territorio che faceva già «parte integrale territorio nazionale jugoslavo»; 2) rapporto contiene seri errori, contenendo omissioni, particolarmente circa traffico ferroviario Trieste, cerca compromesso a pregiudizio verità; 3) tuttavia anche rapporto ammette dichiarazioni slave per Trieste in quanto dimostra sudditi centro Trieste essere isolotto italiano in mezzo sobborghi retroterra slavi;

4) tutte linee proposte sono inammissibili;

5) quella sovietica, per quanto più favorevole, toglie Jugoslavia territori necessari sua sicurezza; 6) tutte linee, salvo sovietica, lasciano più jugoslavi in Italia che italiani in Jugoslavia; 7) tutte linee tagliano territorio in maniera assurda punto di vista geografico ed economico; 8) non sono comprensibili concessioni aggressore Italia a scapito alleata Jugoslavia;

9) lasciansi parti disuguali territori donde sono partite aggressioni verso Jugoslavia tra le quali comprendesi guerra 1915 (e cioè «fascismo che dovrà essere sradicato Italia»);

IO) Stati economicamente interessati Trieste, Cecoslovacchia Polonia, pronunciatisi favorevoli assegnazione Trieste Jugoslavia. De Gasperi iniziata quindi sua esposizione cui riassunti sono stati trasmessi stampa; testo verrà inviato prossimo corriere 1 . Termine discorso Byrnes, che era presidente di turno Consiglio, ringraziato rappresentante italiano anche per aver fatto che «suo discorso durato un'ora».

407

L' INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

T. S.N .D . 7237/485. Parigi, 4 maggio 1946, ore 23 (per. ore 8 del 5 ).

In riunione stamane Quattro avrebbero esaminato questione Venezia Giulia in relazione esposizione jugoslava ed italiana ieri. Recisa opposizione Molotov essere apportate rettifiche a linea tracciata esperto sovietico avrebbe fatto svanire residue speranze possibilità una via di mezzo.


1 Vedi D. 400.

408

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

T. S.N.D. 7323/486-488-489. Parigi, 4 maggio 1946. 1

Harvey in colloquio odierno ha detto a Carandini quanto segue:

«Dichiarazione presidente De Gasperi ha fatto ottima impressione delegazione britannica che è rimasta invece " disgusted ., dal tenore delle dichiarazioni jugoslave.

Circa " bill of rights" da includersi nostro trattato pace nulla ancora è stato deciso. Byrnes rimane tuttavia fermo quantunque poco propenso nostro riconoscimento Quattro Libertà. Tutte le notizie ripartizione nostra flotta assolutamente infondate, anglo-americani decisi voler lasciare Italia flotta organica e "well baJanced" sufficiente a darle sicurezza Mediterraneo, qualche riduzione è necessaria ma soluzione sarà tale da soddisfarei. Suo autoaffondamento, cui accennano notizie provenienti Italia, sarebbe considerato come atto diretto contro anglo-sassoni e potrebbe provocare sostituzione unità affondate con altre che oggi si intenderebbe !asciarci. Su questo punto desidera vivamente sia edotto ministro marina Roma.

Per Venezia Giulia, ieri Molotov insistette per linea russa. Bevin, riaffermando principio linea etnica stabilita Londra, dichiaratosi disposto cercare transazione tra linea anglo-americana e quella francese. Improvvisamente Byrnes, senza essersi consultato con inglesi e con loro disappunto, ha presentato noto progetto plebiscito. Molotov ha subito colto occasione per dichiararsi favorevole a plebiscito, a condizione però sia esteso tutta Venezia Giulia che deve essere considerata unità inscindibile. Le cose sono rimaste a questo punto e discussione sarà ripresa seduta pomeridiana odierna. Inglesi contrari a plebiscito sia per difficoltà specifiche sia per ripercussioni su questione Alto Adige.

Circa frontiera franco-italiana, contrariamente notizie divulgate, nulla è stato deciso.

Progetto Bevin 2 circa colonie prevede costituzione governo locale autonomo probabilmente senussita per intera Libia , la quale sarebbe posta sotto condizioni mandato A; governo sarebbe assistito da" Advisory Council" nominato da Nazioni Unite e del quale farebbe parte anche Italia. Tale progetto risponde sia ad energica pressione Smuts sia preoccupazioni limitare interferenze Russia Mediterraneo.

Per riparazioni russi insistono loro richiesta, cui anglo-americani non si oppongono linea diritto, ma di cui negano possibilità applicazione.

Per Alto Adige è stato unanime parere che rivendicazioni Austria vanno al di la delle " minor rectifications " ammesse Conferenza Londra. Queste ultime non sono state specificate fino ad ora da nessuna parte: si pensa che esse nelle intenzioni Austria potrebbero consistere nella Valle Pusteria ».


1 Spedito il 5 maggio alle ore 17,05 c pervenuto il 6 alle ore 9. 2 Vedi D. 394.

409

L ' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

T. S.N.D. 7261 /487. Parigi, 4 maggio 1946 , ore 24 ( per. ore 8 del 5 ).

Secondo notizie ottima fonte in seduta pomeriggio odierno dedicata Venezia Giulia Molotov dichiarato che qualora Trieste fosse concessa a Jugoslavia U.R.S.S. sarebbe disposta favorire proposta restituzione colonie all ' Italia e revisione suo obbligo riparazioni. Bevin oppostosi dichiarando essere inammissibile simile baratto fra vita di un popolo e beni di altro ordine.

A questo punto Byrnes, premesso sembrare acquisito che ad ovest della linea russa non vi sono slavi e ad est della linea americana «sostanzialmente» elementi «non slavi», ha proposto che sia tenuto un plebiscito nell a zona compresa fra le due linee.

Tale pl ebiscito dovrebbe essere fatto sotto il controllo delle quattro Potenze e previo ritiro tutte forze armate Paesi interessati. Bevin e Bidault oppostisi prospettando difficoltà organizzare tale plebi scito ; il primo accenna anche alle condizioni anormali in cui , causa pressioni comuniste, si trova attualmente gran parte popolazione zona. Anche Molotov dichiaratosi contrario; tgnoro tuttora motivi addotti.

410

IL CONSIGLIERE COPPINI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 761 /306. Vienna , 4 maggio 1946 1 .

La notizia, diramata da Radio Londra, secondo la quale il Consiglio dei ministri degli es teri avrebbe respinto le rivendicazioni austriache sui territori alto-atesini è giunta in Austria quasi inaspettata. Gli ultimi giorni avevano visto infatti ripetersi con sempre crescente intensità delle ma nifestazioni irredentistiche svo ltesi con l'appoggio e la partecipazione del Governo federa le e col consenso, quando non con l' approvazione, degli organi locali di alcune Potenze occupanti. Era logico che qui si pensasse, specialmente in considerazione dell 'atteggiamento di certi elementi alleati in Austri a, che se anche le richieste austriache non sarebbero state integralmente accolte, pure, in merito alla questione alto-atesina, non si


1 Ma nca l'indicazione della data di arrivo.


481 sarebbe fatto a meno di dare a Yicnna una qualche sostanziale soddisfazione. Il Governo federale inoltre aveva appoggiato, e tuttora appoggia, nei suoi memorandum , più ancora che su specifiche richieste territoriali (sebbene la stretta di Salorno sia richiamata in tutti i documenti austriaci) , sulla richiesta di un plebiscito ; e quasi impossibile sembrava a questa opinione pubblica, che, vigendo i principi della Carta Atlantica , una simile procedura non potesse essere adottata.

L'effetto del comunicato di Radio Londra è stato tanto più profondo, quanto più il comunicato stesso era inatteso. In generale, qui a Vienna, esso ha prodotto, specialmente negli ambienti governativi, un vivo senso di depressione. È difficile prevedere quali conseguenze avrà la decisione di Parigi , ove essa sia definitiva, sulla situazione interna austriaca. Ma già se ne possono intravvedere i riflessi attraverso alle preoccupazioni ed agli atteggiamenti che vanno assumendo al riguardo gli organi dei principali partiti. Data poi l'azione svolta, specialmente in questi tempi , dal governo del «Land Tirol», non è escluso che gli avvenimenti di oggi possano avere un riflesso anche in campo costituzionale, per quanto concerne i rapporti fra il governo federale ed i governi regionali . Si può forse dire fin d'ora, che l'insuccesso internazionale del Governo austriaco costituisce un grave colpo per I'O.V .P. e che certo esso metterà , prim a o poi, in difficoltà, come era prevedibile, un governo che aveva pratica mente imperniata tutta la sua azione unicamente sulla richiesta di una rettifica del confine meridionale austriaco .

Riassumendo le immediate reazioni di questi circoli politici alla notizia cui ho fatto cenno più sopra. si può affermare quanto segue:

l) Dopo un primo momento di sorpresa e di smarrimento, si nota un tentativo , da parte austri aca, di far rilevare che la ques tione alto-atesina non è stata decisa e che, di conseguenza , l'Austria ha ancora delle possibilità di azione ; anzi , che all'Austria deve essere concesso di far sentire la sua voce anche a Parigi. Occorrerà notare, inoltre. che. mentre i giornali delle province riportavano il 2 corrente la notizia diramata da Radio Londra, a Vienn a in tale giorno vi faceva cenno , senza metterla in rili evo, la sola Arbeiter Zeitung.

2) Come protesta contro la decisi one di Parigi, ma anche come ten tativo di ricatto contro le Potenze occupanti, si sono svolte il 2 corrente le cosidette manifestazioni spontanee di Jnnsbruck, le quali, come capitava per altre manifestazioni spontanee di altre epoche, sono state organizzate dagli organi governativi tirolesi. Una vivace e realistica descrizione degli avvenimenti di Innsbruck pu ò trovarsi, più ancora che nei comunicati ufficiali , nell'articolo della Volksstìmme del 3 corrente. Sintomatico, quale dimostrazione dello spirito che animava i dimostranti, può essere il fatto che , secondo la testimonianza della Volksstimme , sarebbero stati portati in giro cartelli con la scritta «Dateci delle armi e noi riprenderemo il Tirolo meridionale» e si sarebbe gridato in coro, fra l'altro «De Gasperi a Mauthausen! ». (Occorre appena ricordare che Mauthausen fu il più noto campo di concentramento nazista dell'Austria e che pertanto appare strano che gli austriaci antifascisti dei tempi nostri vogliano continuare a servirsene).

3) La deci sione di Parigi, vera o presunta che sia, ha dato origine a manifestazioni antialleate che sono state represse. Ad lnnsbruck è stata proibita da quel Comando Militare una manifestazione indetta da quel governo provinciale per il pomeriggio del 2 ed è stato ristabilito il coprifuoco. La polizia francese ha dovuto intervenire contro i dimostranti . Sono, queste manifestazioni antialleate e più ancora i sentimenti di sfiducia, che da ogni parte sono stati manifestati in Austria , in questa occasione, verso le Potenze occidentali, la conseguenza facilmente prevedibile della politica fin qui seguita da alcune Potenze occupanti, che hanno lasciato prosperare e talvolta hanno incoraggiate le ampie speranze di questi ambienti politici. Per quanto ci riguarda, non si può far a meno di notare che conseguenza indiretta dello svolgimento di questa fase della questione alto-atesina, è altresì un inasprimento dei sentimenti delle popolazioni austriache verso l'Italia, la quale è fatta argomento di tutte le più volgari accuse e viene indicata come il tradizionale nemico di questo Paese (non è dato vedere con quale vantaggio della ricostruzione europea, qualora essa veramente prema a qualcuno) .

4) Il Governo a ustriaco, per bocca del cancelliere Figi e di altre personalità responsabili , come, dal canto suo, il governo provinciale del Tirolo attraverso al suo proclama del 2 maggio, hanno esplicitamente dichiarato che essi non potranno ritenere chiusa la questione alto-atesina fino alla «restituzione» dell'Alto Adige all'Austria. Già il 30 aprile, il dr. Gru ber aveva comunicato alla stampa il contenuto del memorandum austriaco alle Nazioni Unite sulla questione alto-atesina. Ed è certo che questo Governo si riserva, ove la Conferenza di Parigi non venga incontro ai suoi desideri, di risollevare la questione in ogni istanza possibile, ed in particolare dinanzi all 'assemblea dell'O .N.U.

È evidente che, se non è intenzione delle Potenze occidentali di mantenere una perenne fonte di contrasti fra l'Italia e l'Austria e se non è loro interesse di rendere più gravi le ripercussioni che la campagna per la retrocessione dell'Alto Adige sta avendo in questo Paese, occorre non solo che le Potenze alleate intervengano a Vienna in senso moderatore, ma che sia reso chiaro a questi ambienti ufficiali che la decisione presa ha carattere definitivo. Qualsiasi ulteriore discussione su rettifiche di carattere locale dovrebbe essere eventualmente limitata nel tempo e qualsiasi decisione in merito dovrebbe essere presa con la massima rapidità se si vuoi evitare che tali problemi servano per rinnovare manifestazioni irredentistiche, il cui carattere antiitaliano ed antialleato non può che essere deplorato.

Sistemate definitivamente le questioni di frontiera con l'Austria, potrà essere il caso di esaminare, da parte italiana, quale gesto possa essere compiuto a favore delle minoranze di lingua tedesca rimaste nel territorio del Regno, come premessa per una sostanziale Entspannung di quelle relazioni fra l'Austria e l'Italia che la campagna attuale circa l'Alto Adige, per l'improvvido contegno di alcune fra le autorità di occupazione alleate e per l'atteggiamento di questo Governo, minaccia di rendere piuttosto tese .

Unisco, in ritaglio, i principali articoli comparsi sull'argomento sulla stampa austriaca1 .


1 Non pubblicati.

411

IL GOVERNATORE CERULLI AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. PERSONALE l. Parigi, 4 maggio 1946.

Il discorso Bevin 2 , come hai visto, è spiegato unanimamente a Londra come una improvvisazione dell'ultimo momento dovuta alla Conferenza imperiale, e particolarmente poi alla debolezza di Attlee nei confronti di Smuts. Il Foreign Office (carriera) ed il Colonia! Office avevano progetti del tutto diversi e, comunque, da presentare in termini più cauti . Invece Bevin ha riesumato improvvisamente un vecchio progetto preparato al Cairo l'anno scorso a cura di quella ambasciata britannica, progetto che aveva avuto già pubblicità nei due articoli del Times dell ' agosto 1945. Ora quel progetto è ancor più fuori della situazione presente di quanto lo fosse l'anno scorso; e perciò il Foreign Office avrà non poco lavoro di adattamento da fare se vorrà difenderlo in tutto.

Queste sono le spiegazioni di Londra. Vedremo ora il seguito. lo, per mio conto, mi sono limitato a scrivere a Mathew che mi auguravo che l'esplorazione della questione fatta nelle nostre conversazionj3 sia di qualche utilità. Egli verrà a Roma, mi ha detto, ai primi di giugno per conferire con la Segreteria di Stato. Avvertirà l'ambasciata di Londra dell a data della sua partenza.

Intanto mi pare sia importante una cosa: la reazione dell'opinione pubblica (stampa, partiti, profughi ecc.) deve essere forte . Altrimenti torniamo al concetto che solo l'Adriatico ci interessa ed appassiona e non già il Mediterraneo . Questa fu precisamente la manovra che ci fece perdere la pace nel 1919.

Ti segnalo, infine, nell'eventualità (che pare, per altro, molto ipotetica ancora) di una effettiva revisione degli armistizi di preparare alcune clausole «coloniali», sulla base di una nostra partecipazione all'amministrazione locale e del ritorno dei profughi. Tacere sarebbe anche per questa parte assai dannoso.

412

RIUNIONE DELLA DELEGAZIONE ITALIANA A PARIGI

Parigi ( Ambasciata d 'Italia), 5 maggio 1946, ore l l.

Il presidente De Gasperi dichiara che lo scopo della riunione è un attento esame della proposta di plebiscito per la Venezia Giulia ventilata ieri alla Conferenza dei quattro ministri degli esteri e attira subito l'attenzione sulla possibilità


1 Lettera autografa.


2 Vedi D. 394, nota 3.


3 Vedi da ultimo D. 385.


4 Il verbale precisa che so no presenti «l'ambasciatore di Soragna, il marchese Benzoni , il comm. Casardi, i consoli Lanza, Giusti, Colonna e Ducci nonché l'on . .De Berti , i proff. Vardabasso, De Castro, Battara, l'avv. Culot , l'ing. Ribi, il dott. Gratton, don Marzari e il capitano Antonio Consulich. Funge da segretario il console Giusti».

che un'accettazione di tale plebiscito ne implichi uno anche per l'Alto Adige con conseguenze a noi presumibilmente sfavorevoli.

Il cap. Cosulich dichiara di essere, contro l'opinione degli altri esperti giuliani, favorevole ad accettare un plebiscito nella zona compresa fra la linea russa e quella Wilson perché si dichiara certo che gli slavi, per reazione al terrore instaurato dal regime di Tito, voterebbero a favore dell'Italia.

Su richiesta degli altri esperti giuliani, che si erano in precedenza riuniti all'Hotel Brighton, il console Giusti riassume il loro punto di vista che è sostanzialmente favorevole a un plebiscito nella zona compresa fra la linea russa e quella americana, opportunamente corretta, e contrario all'estensione del plebiscito a tutta la Venezia Giulia, perché quasi sicuramente a noi sfavorevole, o anche soltanto alla zona compresa tra la linea russa e quella Wilson, perché di assai dubbio risultato.

Il prof. Battara espone le seguenti cifre circa il numero degli italiani e degli slavi che resterebbero compresi nella zona del plebiscito secondo che essa venisse estesa a una o all'altra delle linee in discussione, riferendosi per i dati al censimento del 1910. Prendendo a occidente come linea di riferimento la frontiera italo-austriaca del 1866 e a oriente le linee sottoindicate, le situazioni sono quelle che risultano qui appresso:

in Italia in Jugoslavia italiani slavi italiani

Linea americana: 340.000 + 30.000 180.000 50.000 Linea britannica: 326.000 + 30.000 152.000 64.000 Linea francese: 264.000 + 30.000 113.000 125.000 Linea Wilson: 347 .000 + 30.000 354.000 42.000 Linea di Rapallo: 390.000 + 30.000 489.000

La cifra fissa di 30.000 si riferisce alla popolazione inclusa nella linea russa a occidente della frontiera del 1866.

Mentre l'ing. Ribi afferma che molti slavi voterebbero a favore dell'Italia, il presidente De Gasperi esprime il parere che al momento del voto essi si deciderebbero in favore della Jugoslavia, perché entrerebbero in gioco, imponderabili, il carattere tradizionale e razziale. Egli pertanto ritiene che sia da escludere la linea di Rapallo, e anche quella Wilson, come limite orientale della zona dove dovrebbe svolgersi il plebiscito.

Il prof. Ballara ritiene che bisogna contentarsi come limite orientale della linea americana e di questo parere è anche sostanzialmente l'on. De Berti.

A questo punto il marchese Benzoni spiega che -secondo notizie avute in via ufficiosa --la linea francese è stata tracciata attenendosi il più possibile al concetto di lasciare un numero pressoché uguale di italiani in Jugoslavia e di jugoslavi in Italia.

Il dott. Gratton ritiene che sia d'uopo studiare successivamente linee di ripiegamento; egli propende per l'idea di correre il rischio di accettare il plebiscito dalla linea russa a quella Wilson purché venga decisa un 'azione particolarmente «attivistica» da parte nostra nella regione in questione e si ottenga che il plebiscito venga procrastinato il più possibile e attuato con opportuni accorgimenti tecnici.

Il presidente De Gasperi ritiene che -dopo i pareri espressi e i dati presentati -siano da escludere senz'altro come limiti orientali per la zona del plebiscito le linee di Rapallo, Wilson e francese, che la britannica potrebbe essere accettata in via subordinata e che la migliore sarebbe l'americana con qualche non grossa modifica a nord del Monte Nero (escluso Tolmino), alle spalle di Gorizia e di Trieste e che eventualmente -per ottenere tali modifiche -si potrebbe cedere nell' Arsa. L'on. De Berti si oppone a tale idea perché noi per ottenere sia pure dei notevoli vantaggi di carattere materiale rinunceremmo a centri italiani di antica tradizione quali per esempio Albona. Il presidente De Ga::,peri assicura che l'abbandono di Pola da parte nostra è fuori discussione .

Il maggiore Tessitore osserva che, da quanto precede, risulta l'abbandono da parte nostra della linea Wilson , indicata anche dal presidente De Gasperi come quella rappresentante il nostro massimo sacrificio.

Il presidente De Gasperi afferma che prima di accettare o meno la proposta di plebiscito è d' uopo rifletterei su ancora tenendo anche conto delle possibili conseguenze per l'Alto Adige e intanto invita gli esperti giuliani a studiare sulla carta due linee basate su quella americana , una indicante le richieste assolutamente indispensabili e l'altra concepita con maggiore larghezza.

Alle 12,25 entra nella sala della riunione l'ambasciatore Carandini il quale dice di avere appreso che la proposta di plebiscito formulata da Byrnes è giunta di sorpresa anche per gli stessi brita nnici e che Molotov ne ha subito approfittato sostenendo l'indivisibilità economica della Venezia Giulia -per chiedere il plebiscito per tutta la regione, cosa questa che è avversata decisamente da parte inglese.

Il presidente De Gasperi mette, a questo punto, al corrente l'ambasciatore Carandini della discussione di cui sopra. La riunione ha termine alle ore 13, lO rinnovando l'invito agli esperti di preparare subito due progetti di linee e un memorandum.

413

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A VARSAVJA , REALE

T. S.N.D. 7261 /108. Roma, 5 maggio 1946, ore 18.

La ringrazio del suo rapporto n. 13261 ed approvo il suo linguaggio. È bene ella sappia che presso a poco negli stessi giorni in cui le si assicurava costì che il


1 Vedi D. 357.


486 Governo polacco intendeva mantenere atteggiamento neutralità nei confronti nostra frontiera orientale, Varsavia comunicava ufficialmente alla Conferenza dei Quattro ministri degli esteri , con memorandum del 5 ottobre, il suo avviso che Trieste dovesse essere posta sotto la sovranità jugoslava.

Vorrei aggiungere, e mi riferisco al suo successivo colloquio di cui al telegramma n. 133 1 , che la solidarietà slava si affermerebbe, io credo, tanto meglio se tentasse di smussare, invece che eccitare, gli irragionevoli est remismi di una delle sue parti .

Dica comunque a Modzelewski che anche io mi auguro che rapporti italo-polacchi restino cordiali, che gli interessi permanenti dei nostri due Paesi riescano cioè a prevalere su atteggiamenti politici contingenti che con quegli interessi indubbiamente contrastano.


414 .

L' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

T. S.N.D. 7324 /490. Parigi, 5 maggio 1946, ore 21,10 (per. ore 9 del 6 ).

Couve de Murville mi ha detto stamane che atteggiamento francese nei riguardi proposta Byrnes 2 plebiscito secondo le zone tra linea americana e quella russa in Venezia Giulia non è di opposizione di principio bensì di meditata cautela circa preparazione organizzazione e modalità plebiscito stesso . Atteggiamento britannico ispirato per il momento a sostanziale opposizione a proposta. Quanto a linea esperti francesi mi ha detto essere stata tracciata seguendo criterio lasciare eguale numero jugoslavi in Italia e italiani in Jugoslavia, in base censimento 191 O.

415

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

T. s.N.D. 7370 /493-494-495. Parig i, 6 maggio 1946. ore 17.10 ( per. ore 8 del 7) .

Trasmetto seguente telegramma a firma presidente del Consiglio da diramare RR. Ambasciate Washington, Londra e Mosca : «<n colloquio avuto da Di Nola con Reinstein, funzionario americano incaricato trattare problemi riparazioni italiane, Di Nola , riferendosi critiche nostro


1 Vedi D . 357, nota l p. 431. 2 Vedi D. 408.

memorandum, ha insistito sopra carattere assolutamente obiettivo detto documento che ha unico scopo mettere in evidenza gravissimi danni di guerra subiti da nostro Paese e suo ingente contributo economico-finanziario alla vittoria alleata . Dopo lunga durata occupazione e imponenza operazioni belliche condotte su suolo italiano era inevitabile che oneri imposti da armistizio raggiungessero cifre elevatissime, come è inevitabile che tali cifre diventino sempre più elevate quanto più dura attuale situazione.

Memorandum esponendo dettagli<~tamente danni e oneri subiti permette confrontare situazione economico-finanziaria che ne è risultata con quella che era esistente prima della guerra. Governo americano, che proponesi dimostrare impossibilità italiana pagare riparazioni, dovrebbe trovare utile avere sua disposizione cifre relative sforzo economico-finanziario fornito da Italia e danni da essa sofferti. Circa richiesta italiana che siaci riconosciuta almeno parzialmente contropartita prestazioni fornite onde compensarla "civilian supplies" essa risulta da documenti diplomatici ben noti a Y.E. cui memorandum fa semplicemente accenno.

Reinstein, che conosceva conversélzioni avute Roma da Di Nola con Livengood e Tasca ambedue dimostratisi comprensivi" nostre ragioni , non ha insistito su critiche di dettaglio sollevate in primo tempo ma ha ripetuto che, a suo giudizio, memorandum potrebbe interpretarsi come diretto piuttosto affermare nostre pretese indennizzo da parte dell'America Inghilterra anziché dimostrare nostra impossibilità di pagare, e si è trincerato dietro suo obbligo riservatezza per respingere nostra richiesta collaborare con lui fornire dettagli tecnici in questi giorni specie relativi impianti industriali che potrebbero esserci richiesti come riparazioni.

In miei contatti personali con ministri esteri qui riuniti 1 ho chiesto nostri esperti possano fin da ora entrare sia pure non ufficialmente in contatto con comitatò riparazioni già nominato. Tanto comunicasi Y.E. per norma linguaggio e per eventuali passi credesse utile compiere presso codesto Governo. DE GASPERI».


416 .

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, A PARIGI

T. S.N .D. 7330 /335. Roma, 6 maggio 1946, ore 18,45.

Se Conferenza dei Quattro dovesse orientarsi verso adozione modus vivendi, mi permetto attirare sua attenzione non tanto su documento principale che le è noto (salvo rettifiche apportatevi da inglesi e russi) mél sugli accordi aggiuntivi che conterrebbero disposizioni da esaminarsi da parte nostra con ogni cautela.

Converrebbe altresì che documenti, invece che essere sottoposti alla nostra firma, ci fossero possibilmente «octroyés» da parte alleata in conformità alla


1 Vedi DD. 4!9 e 420.


488 procedura seguita per le modifiche di cui al noto memoriale Macmillan 1 ad evitare che, a distanza di quasi tre anni dall'armistizio e dopo cobelligeranza, il Governo italiano debba sottoscrivere impegni e addossarsi respondabilità analoghe a quelle che opinione italiana attribuisce e rimprovera a Badoglio.

417

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

T. S.N.D. 7368/500. Parigi, 6 maggio 1946, ore 21,15 (per. ore 8 del 7).

Da colloqui presidente De Gasperi con Quattro ministri, di cui sarà ampiamente riferito con prossimo telegramma per corriere 2 , emersa fermezza di Bevin e Bidault e, per quanto meno impegnativo , di Byrnes circa Trieste. Bevin assicurato che progetto plebiscito può considerarsi sepolto.

Quattro ministri prospettano più o meno esplicitamente possibilità rinvio trattato di pace ed entrata in vigore modus vivendi.

418

IL MINISTRO A PRAGA, TA COLI ,'

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . 7374 /123. Praga, 6 maggio 1946, ore 21,30 (per. ore 8 del 7).

Masaryk al quale ho fatto oggi prima visita, ricevutomi manifesta cordialità . Essendosi in parte accennato questione Trieste e messaggio V.E . di cui al telegramma 603 , ho confermato dichiarazioni e sentimenti espressi messaggio stesso . Masaryk ha formalmente rinnovato assicurazioni che patto Cecoslovacchia-Jugoslavia non è diretto contro l'Italia ma unicamente contro Germania e che appoggio promesso dal suo Governo riguarda unicamente Trieste.

A mia richiesta ha decisamente dichiarato che, nonostante sollecitazioni Tito, ogni altro appoggio era stato negato assicurandomi che Cecoslovacchia non prenderà atteggiamento polemico tesi italiana né su questione riparazioni , né su questione colonie né Alto Adige. Riferisco anche per corriere 4 .


1 Vedi serie decima , vol. Il , D . 68. 2 Vedi DD. 419 e 420. 3 Vedi D. 374. 4 È il rapporto 907 /475 del 9 maggio , non pubblicato. Per la rispost a vedi D . 434.

419

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

T . SEGRETO PER CORRIERE 049 1• Parigi, 6 maggio 1946.

Riassumo qui di seguito punti fondamentali colloqui avuti oggi lunedì 6 maggio presidente Consiglio De Gasperi rispettivamente con Byrnes, Bevin e Molotov 2 .

l. CoLLOQUIO DE GASPERI-BYRNES (ore IO).

Venezia Giulia. Avendo De Gasperi chiesto se idea plebiscito avrà sviluppi concreti, Byrnes risposto che sua proposta rimarrebbe in piedi essendo inteso che plebiscito sarebbe limitato zona compresa tra due linee americana e russa; confermando d'altronde come sovietici non la accettino in tali termini. De Gasperi sviluppato argomentazioni contro estensione territorio plebiscito e d'altra parte, avendo Byrnes chiesto se ritenesse possibile spostamento verso linea francese, De Gasperi affermato essere questo impossibile data esclusione completa con tale linea di città italiane come Pola , Parenzo, Rovigno. Richiesto da Byrnes, De Gasperi fatto presente impossibilità abbinare questione Trieste-colonie e come interesse russo per Trieste sia dovuto particolarmente valore industrie navali e come sotto tale aspetto questione diventi problema interesse americano. Byrnes citato esempio Molotov su analogia problema Leopoli con quello Trieste (<<Si tratta di effettuare operazione, e poi non ci si pensa più»). De Gasperi ricordato come nessun Governo democratico possa accettare rinuncia Trieste. Colloquio vertito a lungo su Trieste e Byrnes dato impressione che insisterà favore nostra tesi.

Modus vivendi . Avendo chiesto Byrnes: «E se non si facesse la pace?», De Gasperi risposto che piuttosto che pace dura sarebbe meglio differire per attendere momento più propizio. Byrnes avuto l'aria di consentire.

Tutto colloquio Byrnes dimostrata molta cortesia.

Il. COLLOQUIO DE GASPERI-BEVIN (ore 15).

Venezia Giulia. Bevin affermato che la proposta del plebiscito è da considerarsi morta («dead»). Accennato quindi suo criterio sarebbe ricerca compromesso tra linea francese e americana. Avendo De Gasperi affermato impossibilità rinuncia fascia costiera istriana, Bevin prospettato idea di stretta fascia costiera compren


1 Questo telegramma ed il seg uente furono inviati a Prun as con la seg uente lettera d 'accompagnamento di Benzoni (n. 04231/1081 dell'8 maggio): «Per quanto superati dal ritorno a Roma del presidente del Consiglio, ti tras metto qui uniti. ad ogni bu on fin e, i telegrammi per corri ere preannunciati, nei riguardi dei colloqui avuti dallo stesso presidente con i quattro ministri degli affari esteri . Il presidente -sui cui appunti e comunicazion i verbali i telegrammi stessi sono stati redatti -non ha potuto rivederli e completarli prim a dell a sua partenza (ciò che appariva utile particolarmente per quanto riguarda le sue conversazioni con Bidault sulle quali non vi erano appunti)>>.


2 Vedi anche D. 475.

dente città italiane. Bevin escluso che Pola possa divenire base O .N.U . Per Trieste ha affermato: «WC shall never give up Trieste» , aggiungendo voler rifiutare nettamente il baratto proposto dai sovietici di Trieste con le colonie .

Libia. Bevin ha fatto presente impegni precedenti Churchill Eden coi Senussi. Soluzione migliore, secondo Bevin, sarebbe creare governo locale sotto mandato a cui controllo potrebbe partecipare Italia quando faccia parte deii'O .N. U. De Gasperi sviluppato circa Senussi note argomentazioni contenute memorandum 1 . Bevin quindi prospettato in via estrema riservatezza possibilità che in un secondo tempo sia costituita zona intorno Tripoli so tto sovranità italiana nella quale possano libera mente svilupparsi 50 mila italiani e 30 mila ebrei della colonia. Escluso che tutta regione possa essere posta sotto sovranità diretta italiani non potendo essere ciò accettato da arabi.

Africa orientale italiana . Circa Eritrea Bevin ricordato che Negus sarà sentito nelle relative discussioni. Quindi esposto suo piano unione due Somalie e Ogaden. De ·Gasperi svolto argomentazioni memorandum, che gli ha consegnato 2 , affermando come sia impossibile a Italia rinunciare amministrazione entrambe colonie che le appartengono da cinquanta anni. Bevin prospettato quindi possibilità rimettere Africa orientale italiana O .N.U . facendo presente che in ogni caso se si effettuasse riunione due Somalie Gran Bretagna ne rivendicherebbe trusteeship, dimostrandosi tuttavia successivamente disposto considerare questione in maniera un p o· «elastica ».

Flotta. Bevin dichiarato che nonostante recenti meriti devono essere scontati precedenti demeriti . Riconfermato che sarà concessa Italia una flotta sufficiente a sue necessità mentre unità eccedenti sarebbero divise fra diverse Potenze vincitrici. De Gasperi fatto presente come, pur potendosi prospettare riduzione flotta, devonsi evitare errori nel modo presentare cosa.

Sviluppi Conferenza e modus vivendi. Bevin, dopo aver detto essere difficile affermare ora quali possono essere le prospettive della Conferenza , dichiarato che, ove Conferenza fallisse, egli sarebbe favorevole modus vivendi. De Gasperi confermato che preferirebbe rinvio firma trattato pace a pace dura.

Durata colloquio circa mezz'ora. Tono particolarmente schietto e cordiale .

III. CoLLOQUIO DE GASPERI-MOLOTOv (ore 16).

Colloquio iniziatosi con dichiarazioni reciproche circa volontà sviluppo democratico Italia e desiderio russo aiutare popolazione italiana.

Trieste. De Gasperi fatto presente difficoltà che sarebbe costituita da nuova zona irredenta di 400 mila italiani che non potranno essere domati e asserviti. Molotov dimostratosi comprensivo questo argomento e affermato necessità ar riv are soluzione che tenga conto esigenze due popoli italiano e jugoslavo.

Modus vivendi. Molotov chiesto se sia noto emendamento sovietico proposta americana modus vivendi (restituzione flotta mercantile popolo italiano) . Da do-


1 Vedi App. 2a e 2b. 2 Vedi D. 421.


491 manda Molotov risulta vivo interessamento sovietico per modus vivendi:. De Gasperi dichiarato avere . già diramato comunicato stampa per confermare buone intenzioni russe.

Colonie. Molotov chiesto se Governo italiano considera colonie questione grande importanza o peso morto, con evidente intenzione provocare accentuazione De Gasperi in senso positivo o negativo a fine eventuali contrattazioni . De Gasperi risposto che colonie rappresentano ad un tempo problema e peso finanziario, ma d'altra parte sbocco lavoro italiano e reddito di capitali già investiti. Italia considera quindi colonie come esigenza vitale .

Relazioni italo-jugoslave. Circa relazioni italo-jugoslave De Gasperi osservato ogni frontiera essere inutile se non integrata volontà cooperazione popoli confinanti. Chiesto quindi intervento Governo sovietico per facilitare amichevoli contatti con Jugoslavia. Molotov assicurato che lo farà.

Riparazioni. De Gasperi domandato interessamento di Molotov affinché agli effetti lavori commissione riparazioni possano stabilirsi contatti diretti con essa dei nostri tecnici al fine di fornire informazioni che faciliterebbero lavori commissione stessa.

Tono colloquio assai cordiale. Al termine, Molotov insistito perché De Gasperi intervenga ricevimento ambasciata sovietica domani sera.

420

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

T. SEGRETO PER CORRIERE 050 1 . Parigi, 6 maggio 1946.

La richiesta di un colloquio con ministro Bidault da parte del presidente De Gasperi , in occasione della sua venuta a Parigi, si è incrociata con un invito ad un pranzo , per la sera del 5 maggio corrente , fatto dallo stesso ministro Bidault al ministro De Gasperi. Al pranzo sono stati anche invitati la signora De Gasperi, il conte e la contessa Carandini, il marchese di Soragna, l'ambasciatore Parodi e il sottoscritto con la consorte. Faceva gli onori di casa la signora Bidault.

La serata, che si è svolta in un 'atmosfera di semplice e intima cordialità, non ha dato luogo ad un vero e proprio colloquio politico tra i due ministri degli esteri.

Il signor Bidault ha comunque tenuto a riaffermare che egli mantiene e manterrà la promessa fatta all'ambasciatore Saragat di non firmare un trattato di pace in cui Trieste fosse tolta all'Italia. Sul tracciato dell'esperto francese ha confermato che esso risponde a criteri quanto più possibile precisi di applicazione della divisione in parti uguali delle minoranze etniche in Venezia Giulia.

Circa la proposta di plebi~cito, fatta da parte di Byrnes, ha confermato che essa è stata una completa sorpresa per le altre delegazioni e ha rivelato che nel


1 Vedi D. 419, nota l.

pensiero dello stesso Byrnes· il plebiscito avrebbe dovuto svolgersi sul seguente quesito: «Preferite la linea americana o la linea russa?». Nell'accennare alla cosa che, per fortuna, ha detto Bidault, non era giunta a conoscenza della delegazione sovietica , il ministro ha avuto qualche discreto, ma non equivoco accenno all'ingenuità ed improvvisazione della diplomazia americana,

Il ministro Bidault, messo di buon umore dalle prime notizie parziali sull'esito del referendum francese che gli facevano sicuramente presagire una vittoria dei «no», si è espresso nel senso che la caduta del progetto costituzionale gli avrebbe data maggior latitudine d 'azione all'interno anche in vista dei rapporti franco-italiani, e gli avrebbe permesso di parlare con aumentato prestigio in seno alla Conferenza ove sino allora i suoi interventi erano stati ponderati ma limitati . «Vi parlo il meno possibile», ha precisato.

In un breve «aparté» il ministro De Gasperi e il ministro Bidault si sono intrattenuti in merito alle passate note conversazioni ufficiose sui problemi franco-italiani 1•

421

IL GOVERNATORE CERULLI AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARl POLITICI, ZOPPI

L. PERSONALE 2 . Parigi, 6 maggio 1946.

Oggi è stato consegnato brevi nianu a Bevin , durante la conversazione col presidente e con l'ambasciatore Carandini, l'unito «indice» di alcune idee personali sulla questione africana. Lo stesso indice è stato inviato con un biglietto personale di Carandini a Byrnes ed a Bidault. Mi auguro che io riesca domani a farlo mandare anche a Molotov o, per lo meno, a Gusev.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI GRAN BRETAGNA , BEVIN

PROMEMORIA. Parigi, 6 maggio /946.

l. L'Italia consid era con uguale intenso interesse i suoi quattro territori africani (Tripolitania, Cirenaica, Eritrea e Somalia).

2. Tripolitania . Le condizioni di fatto sono:

a) i Senussi non sono una tribù od una popolazione araba, ma sono una confraternita religiosa musulmana. Attribuire loro la direzione di uno Stato sarebbe come tornare al sistema della colonizzazione dei gesuiti nel Paraguay nel XVII secolo;


1 Vedi DD. 297 e 302. 2 Lettera autografa.

b) la confraternita religiosa dei Senussi, comunque, ha i suoi stabilimenti in Cirenaica, ma non è affatto diffusa in Tripolitania. Perciò, in ogni modo, la situazione è del tutto diversa, anche per questa parte, in Tripolitania;

c) la Tripolitania ha una popolazione di origini assai diverse. Sul totale di 500 mila abitanti vi sono circa 50 mila italiani (un decimo della popolazione per numero , a parte il loro valore decisivo per l'economia del paese); più di 30 mila ebrei, la cui situazione in uno Stato senusso è facile prevedere; vi sono ancora circa 40 mila berberi e forti gruppi di cologhli (turchi immigrati). Le premesse di fatto perché la Tripolitania sia incorporata in uno Stato senussita, unita alla Cirenaica , mancano quindi del tutto.

3. Somalia . La Somalia italiana non ha nulla di comune col British Somaliland. a) Il British Somaliland è abitato da tribù nomadi di pastori ; la Somalia italiana è abitata da agricoltori.

b) Il British Somaliland è abitato da tribù di pura origine somala, con qualche immigrazione araba dallo Yemen. La Somalia italiana è abitata da tribù della più varia origine (somali mescolati con negri bantu ecc.).

c) Le tribù del British Somaliland differiscono anche linguisticamente da quelle della Somalia italiana, dove, del resto, accanto al somalo meridionale, sono parlate anche lingue bantu (il bravano, il baguini ccc.) e dialetti di altra origine.

d) La questione dei diritti di pascolo di alcune tribù di frontiera del British Somaliland, cui è stato alluso , è una questione di dettaglio concernente i normali rapporti di buon vicinato sui confini e fu sistemata già da accordi italo-britannici.

La Somalia italiana, dove ancora adesso vivono circa 20 mila italiani , deve tutta la sua vita economica al lavoro dell ' Italia, che costruendo le dighe e gli impianti sui fiumi ne ha fatto un Paese di notevole produzione agricola.

4. Una soluzione giusta della questione dei territori africani dovrebbe essere, almeno. nelle circostanze di oggi, basata su questi punti : a) accettazione da parte italiana dei principi dell 'autogoverno secondo la Carta di San

Francisco come base essenziale della sua amministrazione in Africa;

b) restituzione integrale all'Italia della Tripolitania e della Somalia ;

c) rimandare una decisione sulla sorte della Cirenaica ad un possibile accordo diretto tra l'Italia e gli interessati (Egitto ed, eventualmente, Confraternita senussita) in modo da risolvere insieme la questione dell'autonomia locale e dell'immigrazione italiana;

d) ristabilire in Eritrea, anche per un periodo di tempo da determinare e salva ulteriore decisione definitiva, l'amministrazione italiana controllata da una Commissione internazionale.

422

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI FRANCIA, BIDAULT

L. Parigi, 7 maggio 1946.

A vant mon départ, je tiens à vous exprimer toute n otre reconnaissance pour la cordialité avec laquelle vous nous avez reçus et pour la confiance que vous m'avez témoignée.

J'ai l'impression, pour ma· part, que cette Conférence sera sans doute l'avant-dernière; mais, en me référant à notre dernier entretien et au mémorandum que nous avons présenté, ne serait-il pas utile que nous tout-au-moins mettions à profit cet intervalle pour étudier à fond tous !es éléments concrets pouvant nous permettre d'aboutir à la consolidation de la ligne de frontière des Alpes?

Dans ce but, ne pourriez-vous , par exemple, désigner un expert ayant votre entière confiance et qui puisse, à titre pas mème officieux, sans engager aucunement notre responsabilité politique, examiner en collaboration avec un expert nommé par moi toutes solutions concrètes qu'ils nous soumettraient en temps voulu?

Dans l'affirmative, ayez la bonté d'en informer confidentiellement le marquis de Soragna, auprès de notre Ambassade à Paris, que j'ai déjà autorisé à vous présenter l'un de nos experts connaissant parfaìtement n otre frontière occidentale 1•

Veuillez, je vous prie, présenter à madame Bidault mes hommages très dévoués, et lui dire combien Madame De Gasperi a été charmée de faire sa connaissance.

423

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, FRANSONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 7525 /140-141. Bruxelles, 8 maggio 1946, ore 15,48 (per. ore 9 del 9).

In conformità istruzioni a suo tempo impartite a questa ambasciata , ho presentato oggi a questo ministro degli affari esteri Spaak sette promemoria con relative documentazioni concernenti differenti questioni connesse trattative di pace con l'Italia. Ho contemporaneamente fornito ampie spiegazioni, esponendo a voce nostro punto di vista su questioni stesse.

Spaak nel lungo colloquio ha mostrato suo interessamento ascoltando e chiedendo precisazioni su vari punti e aspetti di maggiore interesse di alcuni problemi. Principalmente ha poi rilevato :

l) Frontiera con Jugoslavia: ritiene debba prevalere soluzione più o meno aderente proposta anglo-americana. Essa, di fronte all'altra proposta in contrasto, si rivelerebbe tra l'altro di maggiore interesse per Europa occidentale. Mi ha chiesto su possibilità di un plebiscito (proposta Bymes in risposta a quella di Molotov di sabato). Gli ho risposto che la situazione etnica e sentimenti italiani Istria non sono discutibili e che nostro punto di vista risponde ad equità e buona volontà d'accordo con Jugoslavia.

2) Colonie: ha detto che grande maggioranza Stati rappresentati Conferenza internazionale della pace è in linea di massima decisamente contraria ai principi che hanno finora prevalso per il mantenimento ed amministrazione colonie. E pertanto, a parte ogni altra considerazione, pensa che l'Italia potrà ritenersi soddisfatta se otterrà trusteeship per le sue vecchie colonie.

3) Riparazioni: ha ascoltato lungamente esposizione su situazione nostro Paese e le considerazioni di carattere economico e politiche che devono escludere, anche nell'interesse della più vasta economia generale, richieste riparazioni all'Italia.


1 Vedi D. 428.

4) Parlandomi della Francia ha accennato a non sfavorevoli predisposizioni di Bidault nei confronti nostri.

Spaak ha concluso affermando che nostra migliore difesa sta nel dimostrare che l'Italia si è veramente avviata e vuole sinceramente e decisamente mantenersi sulla via dell 'ordine e della democrazia. Ha voluto assicurarmi infine che, nei limiti sue possibilità, seguirà queste nostre questioni con migliori e più favorevoli disposizioni.

424

L'INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 7582 /511. Parigi, 9 maggio 1946 , ore 13,36 (per. ore 20).

Nella riunione ieri Quattro ministri avrebbero esaminato rapporto commissione riparazioni italiane. Accordo raggiunto su punti seguenti:

l) Italia responsabile danni di guerra qwsati Alleati ; 2) riconoscimento fatto che Italia stata prima Potenza Asse che ha rotto con Germania ; di tale fatto dovrebbe essere tenuto conto per calcolo riparazioni.

Nessun accordo invece sarebbesi potuto raggiungere su fonti pagamento. Relatore commissione, esperto francese Alphand, avrebbe proposto le seguenti: l) mezzi produzione bellica; 2) beni italiani estero (da alcune informazioni non controllate sembra limitatamente a quelli degli italiani residenti in Italia) ; 3) oro di cui Italia è in possesso ; 4) beni criminali di guerra; 5) beni italiani situati in territori già italiani; 6) parte produzione corrente italiana senza tuttavia incidere gravemente su economia Italia ; 7) versamenti lire per effettuare Italia regolamenti diversi da acquisto merci. Pagamenti sarebbero effettuati periodo otto anni con moratoria di due anni.

Relazione Alphand avrebbe precisato che Grecia, Albania, Jugoslavia potrebbero trovare loro parte riparazioni nei beni italiani loro stesso territorio o territori che saranno annessi. Delegato sovietico, linea di massima favorevole proposte Alphand, pros petta di ottenere pagamento parte sovietica riparazioni a mezzo costruzioni navali (applicazione punto sesto). Inglesi americani si sarebbero opposti particolarmente adozione punto sesto.

425

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 7587/514 . Parigi, IO maggio 1946, ore 0,45 (per. ore 9).

Trasmetto seguente telegramma a firma Soragna:

«Ministri esteri sembrano aver constatato ieri che per ora non potevano conseguire altri risultati in materia pace oltre quelli raggiunti. Byrnes ha quindi proposto che sostituti approntino testi definitivi riguardanti questioni italiane e balcaniche che sono già risolte nonché esposizione quelle rimaste insolute e venga convocata per 15 giugno Conferenza plenaria pace cui sarebbero presentati i documenti preparati dai sostituti. Ricordo che questioni italiane risolte sarebbero Alto Adige e ripartizione isolette Adriatico oltre linee generali preambolo e principio obbligo italiano riparazioni.

Molotov avrebbe opposto a tale procedura deliberazioni di Mosca secondo cui Conferenza plenaria deve essere investita solo di decisioni concrete e definitive. Bevin ha osservato che detti testi possono essere interpretati in senso più lato e quindi non esclude procedura proposta da Byrnes. Molotov si è riservato chiedere istruzioni.

Impressione generale è che Byrnes e Bevin da un lato cercano una formula per potersene andare mantenendo ancora in vita il programma dei lavori per la pace cominciati 25 aprile a Parigi . D'altra parte, essi pongono Molotov davanti spiacevole dilemma o di dover insistere nel declinare convocazione Conferenza plenaria, assumendo responsabilità di una crisi, o accettarla, passando così trattative ad una assemblea in cui Russia trovasi minoranza e possibilità manovre anglo-americane sono assai più vaste. Si attende una decisione dalla seduta pomeridiana».

426

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 7652/517-518. Parigi, 10 maggio 1946, ore 15,45 (per. ore 8 dell'Il).

Ambasciatore Carandini comunica quanto segue:

«Ho avuto un lungo colloquio con Dunn il quale, pur non escludendo eventualità accordo in extremis, si è mostrato personalmente pessimista sugli sviluppi Conferenza e non ha escluso che Byrnes possa partire anche lunedì . Ha detto che sostituti hanno ultimato rapporti nei quali sono elencati punti sui quali è stato

raggiunto accordo e questioni tuttora in dibattito. Per quanto concerne i pnm1

verrà preso atto soltanto degli accordi di massima non intendendo inglesi ed

americani dare definitiva approvazione finché non sarà stato raggiunto un accordo

generale su tutte le materie del trattato di pace. Ad esempio, Comitato navale ha

sospeso anche designazione navi italiane costituenti nostra flotta, non volendosi,

anche su questo punto, assumere impegni prima accordo generale.

Si starebbe intanto lavorando attivamente al modus vivendi che Byrnes (d'accordo in massima con Bevin) intenderebbe fino da ora assicurarci. Dunn ha confermato opinione, che ha detto condivisa dagli inglesi, per cui, nelle attuali condizioni, appare conveniente guadagnare tempo. È mia opinione che tattica anglo-americani sia oggi quella di cercare di dimostrare all'opinione pubblica responsabilità russe. A questo scopo mira appunto proposta Byrnes dèferire tutta la materia dei trattati alla Conferenza generale di fronte alla quale emerge isolata ·e palese opposizione sovietica. Vedrò domani nuovamente Dunn che mi confennerà

decisioni finali.

Anche questione Alto Adige non è ancora considerata formalmente chiusa,

avendo Governo austriaco nuovamente chiesto di venire ascoltato. Secondo Dunn,

risposta dei Quattro sarà in proposito negativa . Atmosfera Conferenza sarebbe

attualmente contraria anche minori rettifiche nostra frontiera settentrionale delle

quali non scorgerebbesi pratica utilità.

Per quanto concerne ulteriore svolgimento lavori Dunn prevede imminente chiusura attuale sessione, incarico ai sostituti di preparare rapporto "in modo da restringere il campo del disaccordo alle questioni fondamentali " . Rapporto dovrebbe esser pronto 5 giugno, data alla quale i Quattro si riunirebbero nuovamente per decidere circa convocazione generale 15 giugno. Resta ferma posizione Bevin e Byrnes per convocare ogni modo detta Conferenza e opposizione Molotov che la condiziona al raggiungimento accordo preventivo».

427

IL RAPPRESENTANTE AD OTTAWA, FECIA DI COSSATO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 7675 /59. Ottawa , 10 maggio 1946, ore 16,27 (per. ore 8,30 dell'l l ).

Sono stato ricevuto ieri da Mackenzie King che mi ha trattenuto per circa mezz'ora. Gli ho illustrato nostra situazione ed esposto argomenti che convalidano nostre richieste per una pace giusta .

Pur mantenendosi riservato Mackenzie King mi è sembrato personalmente ben disposto. Nel corso della conversazione, improntata grande cordialità, egli ha più volte fatto accenno alla sua simpatia per l'Italia. Mi ha espresso timore che, per quanto riguarda la pace con l'Italia, Canadà sia posto di fronte a decisioni prese a Parigi dai Qua ttro ministri degli esteri, ma mi ha detto che vuole esprimere propria opinione su trattato pace e per questo egli si reca a Londra ed a Parigi. Mackenzie King mi ha lasciato comprendere che il punto di vista canadese potrebbe anche non essere identico a quello inglese. Riterrei che Mackenzie King assumerà un atteggiamento tra quello americano e quello inglese e che suo desiderio personale di aiutarci potrà eventualmente essere anche limitato da motivi di politica interna dovendo egli tenere conto degli elementi franco-canadesi , sui quali ha appoggiato le sue recenti elezioni e che possono chiedere che Canadà sostenga rivendicazioni francesi. Mackenzie King mi ha detto che avrebbe portato con sè, durante viaggio in Europa, per poterli studiare attentamente, tutti i memorandum e pubblicazioni da me a varie riprese presentati a questo Ministero degli affari esteri su questioni confini colonie e riparazioni. Egli mi ha poi ringraziato in termini molto calorosi del desiderio del Governo italiano di averlo ospite nell'eventualità di un suo viaggio in Italia.

Mackenzie King partirà sabato prossimo su «Queen Mary» accompagnato probabilmente sottosegretario di Stato affari esteri Robertson. Permettomi suggerire che egli venga avvicinato sia a Londra che a Parigi e che, ove V.E. lo ritenga opportuno, gli sia fatta pervenire una lettera dell'E.V. nel senso da me prospettato con il mio rapporto n . 356/22 del 15 marzo u.s. 1 .

Pregasi informare Londra.

428

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 7656 /522-523. Parigi, IO maggio 1946. ore 20 ,50 (per. ore 8 dell'JJ ) .

Trasmetto seguente telegramma a firma Carandini:

«Couve de Murville mi ha detto:

l) Pur essendo convinti impossibilità appianare controversie essenziali, ministri esteri anglo-franco-russo sono disposti prolungare lavori di qualche giorno e non condividono fretta Byrnes (infatti a rettifica quanto dettomi stamane da Dunn2 , Reber mi ha dichiarato oggi che è probabile Byrnes rinunzi partire lunedì).

2) Francia insiste perché questione Germania sia ampiamente trattata prima chiusura Conferenza (Dunn invece è del parere che questione debba essere solo abbordata nelle linee generali).

3) Questione Trieste è giudicata irresolvibile. Inflessibile atteggiamento russo ha costituito per tutti una sorpresa. Kardelj avrebbe dichiarato che Governo jugoslavo non firmerà pace che non assegni Trieste alla Jugoslavia.


1 Non pubblicato. 2 Vedi D . 426.

4) È incerto ancora se ulteriori la v ori supplenti prosegUira nno a Parigi perché Gouin vorrebbe si riprendesse ro Londra .

5) Pur non manifestando molta fiducia nella possibilità di una transazione per Tenda e Briga, Couve si è dimostrato favorevole ad una presa di contatto ed ha designato il signor Coulet, direttore Affari Europa, a conferire con nostri esperti» 1•

429

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. PER CORRIERE 7732 /052 . Parigi. IO maggio 1946 (per. il 12).

Circa progetto delegazione americana per intern azionalizzazione porto Trieste s1 è potuto apprendere quanto segue:

a) Americani tendono ad assicurare a Trieste la massima efficienza possibile per fare fronte al massimo volume possibile di traffico. b) Secondo loro, noto progetto britannico è molto, troppo complicato e macchinoso, e non offre serie garanzie per reali zzazione scopo pratico so praindicato.

c) Americani vorrebbero che competenza Commissione internazionale venisse limitata a formulazione di direttive e a sindacato circa loro applicazione, mentre amministrazione parte internazionale verrebbe eserci tata da Azienda magazzini generali.

d) Seguendo tesi opposta a quella degli esperti britannici, secondo i quali , com'è noto, ove si addivenisse a criterio intermedio, rappresen tan ti della amministrazione Stato italiano in seno Consiglio amministrazione Azienda magazzini generali andrebbero comunque eliminati, americani sono del parere che Azienda debba diventare in tutto e per tutto un organo dello Stato italiano.

e) Secondo gli americani infatti dovrebbe essere lo Stato italiano (ammettendo che la città di Trieste venga assegnata all'Italia, ipotesi che essi sembrano considerare come acquisita) ad avere la diretta responsabilità dell'adempimento, nella gestione del porto, delle norme e delle direttive relative agli interessi internazionali serviti dal porto stesso. Solo uno Stato -essi osservano -può essere convocato in caso di contestazione di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia.

f) D 'altro lato, secondo gli americani, è senza dubbio lo Stato territorialmente sovrano ad avere il maggior interesse al massimo possibile sviluppo del traffico del porto, ed è quello dal quale meno sono da attendersi atti discriminatori nella gestione del porto.


1 Vedi D. 438.

g) Inoltre, è solo uno Stato, e non un ente locale autonomo, ad avere la possibilità, che gli americani sembrano considerare, di ricevere prestiti dalla Banca Tnternazionale.

h) Circa il traffico ferroviario con il retroterra gli americani come gli inglesi non mostrano eccessivo ottimismo sulla possibilità di evitare del tutto il pericolo di discriminazione. Essi sono comunque dell'avviso che la stessa Commissione internazionale, che verrà istituita per il porto di Trieste, dovrà essere competente a vigilare sull 'applicazione delle norme internazionali relative al traffico ferroviario fra Trieste ed il retroterra.

i) Gli esperti americani infine intendono che il porto di Trieste venga considerato agli effetti del traffico marittimo fra Trieste ed i porti della costa italiana come porto estero, e ciò allo scopo di garantire a tutte le navi facenti uso del porto stesso il trattamento della bandiera più favorita.

430

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

TELESPR. 04327/1129. Parigi, 10 maggio 1946 1

In conformità alle istruzioni del presidente del Consiglio, è stato rimesso in data odierna al presidente di turno del Consiglio dei ministri degli esteri il memorandum sulle linee di confine in Venezia Giulia, di cui si trasmette qui accluso il testo.

ALLEGATO

MEMORANDUM SULLA VENEZIA GIULIA

Nella seduta del 19 settembre 1945 il Consiglio dei ministri degli esteri a Londra decise che la nuova frontiera tra l'Italia e la Jugoslavia dovesse essere una linea etnica, cioè tale da lasciare il minor numero possibile di allogeni entro il territorio dell ' uno e dell'altro Stato.

Nelle istruzioni date alla Commissione degli esperti incaricata di recarsi sul posto per determinare i.l tracciato di tale linea venne precisato che, fermo restando il. prevalente criterio etnico, essa dovesse anche tener conto delle «caratteristiche economiche e geografiche del territorio di esame» .

In occasione della predetta riunione dei ministri degli affari esteri il rappresenta nte italiano dichiarò che, ad avviso del suo Governo, la frontiera meglio corrispondente ai suddetti criteri appariva essere quella basata sul tracciato della linea proposta nel 1919 dal presidente Wilson.


1 Manca l'indicazione della data di arrivo.

Secondo le istruzioni ricevute la Commissione degli esperti ha compiuto la sua inchiesta m Venezia Giulia, esponendo in un rapporto unanimamente adottato i risultati delle sue investigazioni dal punto di vista etnico e da quello economico. I quattro commissari hanno successivamente tracciato quattro distinte linee di frontiera.

Riguardo a tali linee , è da osservare che , mentre una di esse abbandona completamente il criterio etnico, le altre tre trascurano alcune particolari situazioni economiche e geografiche che pure il rapporto aveva chiaramente indicate.

Il Governo italiano, nell 'intento di offrire il proprio contributo alla determinazione di una linea di frontiera che , accettabile dal punto di vista etnico alle due parti , non frapponga ostacoli allo sviluppo del benessere delle popolazioni interessate, ha l'onore di richiamare l'attenzione degli esperti delle quattro Potenze su tali situazioni particolari .

1) Gravitazione e interdipendenza dei mercati. Senza soffermarsi a prendere in esame la diversa costituzione economica della parte orientale della Venezia Giulia, a carattere prevalentemente agricolo-forestale, e della parte occidentale, a carattere industriale-commerciale, si illustrano qui di seguito alcune situazioni locali che vanno tenute presenti per non arrecare alle popolazioni interessate inconvenienti facilmente evitabili:

a) le popolazioni del bacino dell 'Alto Isonzo a nord di Tolmino, che sono separate dalla Valle dell a Sava e dai mercati jugoslavi da una impervia catena di alte montagne prive di comunicazioni, traggono da secoli me zzi di vita e di lavoro dalla Vallata del Natisone e dai mercati dell 'Udinese e di Gorizia (paragrafi 45 e 46 del rapporto) che si trovano anche a minor di stanza di quelli jugoslavi, come risulta dallo specchio allegato (ali. l) 1;

b) la popolazione degli altopiani che circondano la Conca di Gorizia , di sca rsa entità numerica, gravita, per necessità di lavoro e di scambi, su detta città e sull'Agro friulano (paragrafo 46 del rapporto) ;

c) ai paragrafi 80 ed 81 del rapporto, la Commissione riconosce il grande incremento dato dall'Italia alle miniere di carbone e bauxite dell ' Istria , in quanto esse rappresentano una insostituibile fonte di detti minerali per l'industria italiana. È da temersi che, sottratte alla sovranità italiana , queste miniere siano de stinate a sicura decadenza in quanto la Jugoslavia possiede analoghe numerose miniere di più redditizio sfruttamento, con serie conseguenze economiche per le popolazioni istriane .

2) Centrali idroelettriche. Il rapporto della Commissione riconosce ai paragrafi 49 e 62 come l'energia elettrica indispensabile ai bisogni industriali ferroviari e civili dell a regione giulia proviene in parte dalle centrali di Doblari e Plava (Medio Isonzo) , in parte da quelle del Cellina nel Veneto. Il consumo medio annuo di energia della Venezia Giulia si aggira sui trecento milioni di kwh, dei quali 100 milioni circa vengono assorbiti dalle ferrovie elettrificate e 150 milioni circa dall ' industria di Trieste, Gorizia e Monfalcone . Dei predetti 300 milioni di kwh, 130 milioni all'incirca (il 43";(, ), vengono prodotti dalle centrali di Plava e Doblari, il rimanente viene fornito dalle centrali venete del Cellina. Le centrali di Plava e Doblari forniscono in compenso, durante i periodi di morbida, circa 100 milioni di kwh alla rete di distribuzione del Veneto. I due sistemi so no quindi tecnicamente ed economicamente interdipendenti.

3) Comunicazioni ferroviarie e stradali. Dalle considerazioni contenute ai paragrafi 63, 64, 65 e 67 del rapporto circa l' importanza preminente che , sul sistema dei traffici triestini, hanno le comunicazioni ferroviarie e stradali fra Trieste ed il suo retroterra austro-cecoslovacco , e da quelle contenute al paragrafo 48 che sottolinea la diminuita attività della linea di Piedicolle, appare evidente l'utilità di facilitare la pratica e rapida esecuzione in territorio completamente italiano del noto progetto della ferrovia del Predil, che accorcerebbe di 45 chilometri la distanza tra Trieste e Tarvisio.


1 No n pubblicato.

4) Acquedotti. Come è riconosciuto dal paragrafo 82 del rapporto, l'alimentazione idrica deii'Istria occidentale è basata esclusivamente sulle sorgenti di Santa Maria del Risano, di San Giovanni presso Pinguente, e su quelle della zona dell'Arsa, le quali -data la particolare struttura morfologica della regione -sono le uniche fonti a gettito sicuro di approvvigionamento idrico.

5) Considerazioni geografiche. È ovvio che una linea di frontiera, anche solo per consentire regolari operazioni doganali e di polizia confinaria, deve seguire per quanto possibile linee naturali ben definite. È evidente infine che in sede dell'effettivo tracciamento sul terreno dovrà tenersi conto degli elementi topografici locali. Tali considerazioni valgono in particolar modo per il Goriziano e per la zona di Trieste.

431

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . 7750/238. Mosca, 1J maggio 1946, ore 21,23 (per. ore 10 del 12).

Telegramma di V.S. 7423 1•

Punto di vista Russia su questione riparazioni è ormai sufficientemente noto. In vista probabile fallimento Conferenza Parigi, abbiamo adesso tutto il tempo per parlare su di questo argomento con i russi, ma una conversazione con loro non può portare a risultati concreti se non sulla base proposte di cui al mio telegramma n. 184 del 19 aprile2 .

Non so se oggi, dopo informazioni che noi abbiamo potute avere durante Conferenza Parigi, piano anglo-americano circa nostre riparazioni sia completamente noto , e quale possa essere sua portata su vita economica italiana, sia immediata che a più lunga scadenza. Far accettare piano nostro in materia riparazioni, ossia non pagare affatto, mi sembra ormai fuori di discussione. Tocca quindi a noi di scegliere cosa ci conviene di più: se accettare piano americano con tutte le sue implicazioni presenti e future o piano russo con tutte le sue implicazioni nei riguardi anglo-americani, che ho esposto nel mio telegramma n. 184; ma non è possibile domandare ai russi appoggiarci nei riguardi piano americano, in quanto questo è troppo gravoso per noi, e, allo stesso tempo, rifiutare accettare punto di vista russo.

Prego inoltre tenere presente invito esplicito Dekanozov prendere per base accettazione richiesta russa riparazioni per ulteriori intese relative trattato pace . Se noi continuiamo tenere posizione incerta fra i due piani, rischiamo fortemente che, alla fine dei conti, in via di compromesso ci vengano imposti tutti e due. Perché io possa parlare qui di questi argomenti con qualche utilità per noi mi è indispensabile conoscere al più presto pensiero Governo italiano 3 .


1 Non pubblicato , ritrasmetteva il D. 415. 2 Vedi D. 364. 1 Per la risposta vedi D. 446.

432

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 7730-7729-7713 /528-529-530-531. Parigi, l l maggio 1946, ore 22 (per. ore 9 del 12 ) .

Reber ha detto stamane a Carandini che , mentre ieri mattina tutti erano persuasi Conferenza fosse giunta definitivamente punto morto, improvvisa adesione Molotov nota proposta francese circa colonie italiane ha aperto spiraglio, di cui anglo-americani mostransi disposti profittare, per cui è da ritenersi Conferenza si prolungherà ancora alcuni giorni. Secondo Reber, situazione non va considerata per altro con eccessivo ottimismo, dato che proposte Molotov non possono venire ipotecate astraendo dal quadro generale discussioni nelle quali fondamentale rimane sempre Trieste.

Proposta russa riguarda tutte le colonie italiane. Richiesta Bevin trusteeship britannico sulla Cirenaica è stata avanzata per motivi strategici connessi ritiro truppe britanniche dall ' Egitto. Stati Uniti approvano ed appoggiano richiesta inglese ma non possono sostenerla apertamente ed intendono mantenere sulla questione atteggiamento neutralità. Byrnes ha fatto presente Bevin opportunità non intervento motivi strategici, poiché, portando questione sul piano sicurezza mediterranea, russi rivendicherebbero quasi certamente basi Dodecanneso ed a tale richiesta America è decisamente contraria. Circa Somalia ed Eritrea Bevin avrebbe dichiarato che deve studiare questione tenendo conto suo progetto unione due Somalie ed Ogaden nonché richieste etiopiche in Eritrea e particolarmente sul porto Assab.

Russi non hanno fatto cenno connessione loro proposte per colonie con eventuale cessione Trieste alla Jugoslavia. Ciò non toglie tuttavia, ha aggiunto Reber, che connessione medesima non fosse nei loro intendimenti. Reber ha ripetuto che S.U. considerano fondamentale questione Trieste, oltre tutto per esistenza cantieri navali, e sono decisi non cedere in proposito. Essi contemplano eventualmente una soluzione destinata a prolungare attuale stato di cose in attesa momento più favorevole per risolvere problema.

Parlando questione Alto Adige, Reber ha detto che questione è chiusa dal punto di vista sistemazione complessiva, mentre rimane aperto problema rettifiche secondarie. Governo austriaco ha chiesto precisare tali rettifiche ed i Quattro hanno accettato di esaminarle, ma da Vienna nulla ancora è giunto sino ad ora.

Circa modus vivendi, ha continuato Reber, si considera sussista un generale accordo per il caso non si addivenga alla conclusione trattato di pace. I sostituti stanno lavorando alla redazione suo testo.

Stamane si è anche discussa seguente proposta Byrnes circa criminali di guerra : entro non oltre novanta giorni, singoli Stati dovrebbero denunziare criminali di guerra da loro richiesti alle commissioni alleate per mettere questione su «basi alleate» e risolverla secondo una certa equità.

Prima della seduta pomeridiana odierna in cui può darsi che questione colonie venga ripresa, Carandini ha fatto presente Harvey necessità che, ove insistesse richiesta « trusteeship » Cirenaica, lnghilterra si impegni pregi udizialmente al rispetto interessi italiani sopra tutto in materia colonizzazione permettendo ritorno nostri emigrati in una regione da concordarsi. Nel corso stesso colloquio Reber ha detto che da rapporto commissione d'inchiesta Briga e Tenda

non (dico non) risulterebbero giustificate rivendicazioni francesi quella zona per i seguenti motivi: l) da punto di vista linguistico popolazione parla parte francese parte ita liano ed in generale dialetto misto; 2) aspirazioni popolazione appaiono divise e tendenze filo-francesi non sembrano preponderanti;

3) gli impianti idroelettrici creati da italiani sono attualmente connessi con vicine industrie liguri. Francesi per utilizzarli dovrebbero connetterli lontani centri industriali per mezzo costosi impianti.

Come unica pratica indicazione commissione ha suggerito raggiungimento acco rdo italo-francese per equa ripartizione energia elettrica Roja attualmente disponibile e di futuro sviluppo.

Accennando questione smilitarizzazione frontiera occidentale, sulla quale si insis te da parte francese , Reber ha dichiarato anglo-americani rendonsi conto trattarsi manovra russa per ottenere analogo provvedimento frontiera orientale e pertanto hanno fortemente insistito perché i francesi rinunzino. Bevin ha inoltre fatto presente che ove smilitari?.zazione venga decisa debba avere carattere bilaterale.

433

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. S.N.D. 7668 /352. Roma, 12 maggio 1946, ore 24.

Suoi 522 e 523 1• Aderendo anche desiderio manifestato da Stato Maggiore giungerà costà al più presto esperto da esso designato per fiancheggiare azione codesta delegazione .

Trovi intanto modo di valorizzare presso delegazioni britannica ed americana nostro memorandum su frontiera italo-francese, mettendo soprattutto in luce contributo positivo verso equo compromesso rappresentato da proposte italiane. Sacrifici che Italia si dichiara volontariamente disposta a fare, proposte concrete per risolvere questioni di comune interesse italo-francese (progetti per ulteriore utilizzazione lago Moncenisio e bacino montano Valle Roja , protezione interessi proprietari francesi , facilitazioni per transito frontiera), ed infine positivo intendimento eliminare ogni carattere offensivo nostra frontiera, sono altrettanti elementi che vanno apprezzati in tutto il loro giusto valore. Essi vanno contrapposti a quelle pretese francesi che 2 non trovano equo fondamento.

In altre parole Italia ha dato prova concreta sua buona volontà giungendo al massimo delle concessioni ragionevoli. Si fa appello allo spirito equità degli Alleati affinché, esaminando attentamente ed obiettivamente questioni , vogliano usare loro autorità presso francesi onde indurii recedere loro intransigente 3 atteggiamento e comunque affinché non si adattino a sanzionare una palese quanto inutile ingiustizia ai nostri danni.


1 Vedi D. 428 .


2 Qui Dc Gasperi ha modificato il seg uit o della fr ase che nel da ttilo scritto diceva: « particolarmente nella zona di Tend a e Briga, non tro vano alcun fond a mento ».


3 Qui Dc Gasperi ha cancellato le parole «cd irragionevole».

434

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL MINISTRO A PRAGA, T A COLI

Roma, 12 maggio 1946, ore 24.

Suo 123 2 .

Sottolineo opportunità insistere da parte sua ad ogni propizia occasione su nostro vivo disappunto per atteggiamento che codesto Governo ha creduto dover adottare nei confronti Venezia Giulia. E ciò sia perchè tale disappunto è effettivamente esistente (nonostante certezza che atteggiamento cecoslovacco conterà poco o nulla su decisioni definitive), sia perchè questa partita passiva potrà porci in migliori condizioni per ottenere almeno che Praga adotti, per raddrizzare la bilancia, più amichevoli direttive per altre questioni che riguardano la nostra pace.

Ciò diventerebbe tanto più importante se finisse col prevalere tesi anglo-americana, tuttora peraltro contrastata dai russi , che alla Conferenza dei Ventuno, che dovrà seguire riunione di Pa ri'gi, sia data una qualche libertà di discussione e di decisione in materia di elaborazione definitiva del nostro trattato di pace.

La prego di agire ed esprimersi in conformità.


435 .

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. PERSONALE3 . Parigi. 12 maggio 1946.

Ieri l'altro la Conferenza pareva irrimediabilmente condannata. Improvvisamente la proposta francese, che non è escluso sia stata concertata coi russi, ha riaperto uno spiraglio. I lavori sono stati ripresi in una atmosfera di rinnovata volontà determinata da una estrema riluttanza a separarsi senza gettare almeno un ponte verso l'avvenire. Secondo le tue istruzioni, che concordano col mio onesto convincimento sulla necessità della mia presenza, ho deciso di trattenermi qui fino all'esaurimento di questa ultima fase.


1 Questo telegramma fu inviato anche alla legazione a Yarsavia (n . 11 7) con l'in vito a «conformarsi alle stesse istruzioni ».


2 Vedi D . 418.


3 Lettera autografa .

Cerco di riassumerti affrettatamente lo stato dei fatti : sono in permanente contatto con tutte le delegazioni e ottengo, se non altro, una informazione completa e confrontata fra le varie fonti. Per organizzare praticamente il nostro lavoro ho avuto ieri una intesa chiarificatrice con Soragna e Benzoni , stabilendo che il lavoro di sintesi e di informazione del ministero sia fatto da Soragna. lo mi limito a mantenere, secondo il mio metodo, i contatti personali con le delegazioni ed a fornire le informazioni che raccolgo , prendendo le iniziative che di volta in volta mi paiono opportune.

I telegrammi di ieri 1 ti hanno data una completa informazione sugli argomenti essenziali e sono il primo esito di questa procedura. A complemento di quanto comunicatoti per filo , aggiungo che Reber mi ha autorizzato ad informarti in via riservatissima che Byrnes, di fronte alla patente inconciliabilità delle tesi anglo-americane e russe sulla questione di Trieste, tiene in serbo una proposta in extremis la quale contempla lo stralcio della questione e la perm a nenza per cinque anni di una guarnigione americana, in attesa di tempi più quieti e di più pacata considerazione. Evidentemente si conta su futuri, a noi più favorevoli, sviluppi della situazione interna jugoslava. Resta a vedere se i russi saranno disposti a ripiegare verso una dilazione che avrebbe tutto il senso di una rinuncia. Ma, comunque, in mancanza di accordo , la logica soluzione sarà il mantenimento degli attuali presidi nelle zone A e B. Uniformandomi, convintamente, al tuo criterio che non vi sia dubbio sulla convenienza di preferire un rinvio nel tempo ad una sfavorevole soluzione nella sostanza, ho concordato , a titolo personale, sulla opportunità di un simile rimedio. Ti prego di telegrafarmi 2 , in massima, se e quali obiezioni ritieni di fare, quantunque si tratti di una soluzione a cui vi è poco da opporre perchè dettata da una insuperabile necessità e risultante dall'attuale stato di fatto . Gli americani sono impressionati dalla eccitazione jugoslava e vedono nella loro prolungata permanenza sul luogo la sola possibilità di nostra (e loro) difesa contro una violenta mossa di Tito. Data la delicatezza dell'argomento telegrafami in termini generici e cauti.

Ho avuto comunicazione del sostanziale contenuto del rapporto della Commissione per Tenda e Briga (vedi telegramma di ieri). Dunn considera che, dati i termini del rapporto , sia difficile per la Conferenza giungere ad una soluzione che non offenda Francia o Italia , sicchè auspica un possibile acco rdo diretto franco-italiano. Li ho allora messi al corrente della tua iniziativa e dei conseguenti contatti fra esperti italiani e francesi che avranno inizio domani 3 in seguito al colloquio che ho avuto ieri l'altro con Couve de Murville al Quai d'Orsay 4 , ed ho promesso di tenerli al corrente del progresso dei lavori onde l'appoggio americano possa verificarsi con conoscenza di causa. Lo stesso farò con gli inglesi. Couve non mi è parso molto convinto, ma comunque ha subito disposto perchè Coulet, direttore degli alTari europei , si tenesse a nostra disposizione . Ieri ho potuto brevemente vedere Harvey prima della seduta pomeridiana dei Quattro. Vista la

t Vedi D. 432 . 2 Vedi D. 447. l Vedi D. 438. 4 Vedi D. 428 .

proposta Bevin per una trusteeship inglese sulla Cirenaica (proposta che gli americani caldeggiano segretamente per ovvie ragioni di sicurezza mediterranea connesse col prossimo ritiro delle truppe inglesi dall 'Egitto ma che non possono spalleggiare apertamente per tema che i ru ssi reclamino, per la stessa ragione , basi militari nel Dodecanneso), mi sono precipitato da Harvey per fargli presente prima della conferenza pomeridiana:

l) che i russi avevano , dichiarandosi favorevoli alla tesi francese per le nostre colonie, rovesciato la manovra anglo-americana tendente a metterli al muro come responsabili di una intransigenza che annullava ogni possibilità di accordo ed avevano obbligato l' Inghilterra a palesare le sue pretese strategiche sulla Cirenaica ;

2) che, pur riconoscendo le esigenze di sicurezza mediterranea che giustificavano entro certi limiti la richiesta inglese, era evidente l'effetto psicologico negativo che tale richiesta avrebbe esercitato sulla opinione it a liana;

3) che, quindi , era indispensabile che l'Inghilterra , qualora intendesse insistere in tale richiesta, accompagnasse questa dichiarazione con un contemporaneo impegno al rispetto degli interessi italiani in Cirenaica soprattutto in materia di colonizza zione, favorendo il ritorno degli italiani emigrati secondo un regime da concordare . Avanzavo questo avvertimento a titolo personale, nello stesso interesse inglese, e Io pregavo di prospettare immediatamente questo problema a Bevin. Mi sono riservato di fargli subito avere un memoriale sugli interessi italiani in Cirenaica che ho incaricato Cerulli di preparare . Harvey mi ha promesso di informare subito Bevin. Lo stesso memoriale farò avere a Byrnes.

Circa le colonie dell'Africa orientale Bevin si è riservato di studiare la questione in rapporto al suo piano di unione dei due Somaliland e deii'Ogaden (progetto che peraltro pare naufragato per l'opposizione abissina a cedere I'Ogaden) ed in vista delle pretese etiopiche sull ' Eritrea e specificamente sul porto di Assab. Sarebbe sommamente utile poter avere un contatto con la delegazione etiopica che è attesa a Parigi e vedrò cosa si potrà tentare .

Circa la smilitarizzazione della nostra frontiera occidentale ed il divieto di manovre militari entro il raggio di trenta chilometri , è evidente si tratta di una mossa combin a ta franco-russa. l francesi hanno rifatta viva questa vecchia pretesa che pareva decaduta ed i russi non hanno fatto mistero (mi ha assicurato Reber) della loro intenzione di appoggiare una simile misura per la frontiera orientale. Non mi sono occorsi molti argomenti per persuadere americani ed inglesi dell'immenso pericolo che una simile misura rappresenterebbe all 'est. Byrnes ha premuto francesi perchè desistano. Bevin ha avuto una trovata imbarazzante per francesi e jugoslavi dichiarandosi d 'accordo ma a condizione che la misura abbia carattere bilaterale . Nulla è stato deciso.

Circa le riparazioni Byrnes ha fa tto una grossa e grave concessione ammettendo che i russi possano soddisfarsi sulle attività italiane nei paesi satelliti ed eventualmente su risorse italiane all 'estero diversamente localizzate. Ho fatto presente quale sia l'entità della nostra attività essenzialmente in Romania (petroli, cotonifici , fore ste) , quale colpo all 'economia italiana tale decisione comporterebbe e quale posizione assicurerebbe alla invadente economia russa. Temo che Byrnes si sia ormai compromesso con quella arrendevolezza su questioni secondarie che è frutto di stanchezza di fronte alle questioni essenziali .

Reber mi ha detto che la venuta a Parigi di Menichella potrebbe essere utile nel caso che la questione delle riparazioni venisse deferita all'ulteriore studio dei delegati supplenti. Ma io ritengo che convenga farlo venire qui subito. Anche se la cosa dovesse essere decisa in massima dai ministri degli esteri, i dettagli esecutivi dovranno essere definiti dai delegati supplenti ed un contatto dei loro esperti con Menichella mi pare indispensabile ed urgente.

Circa l'Alto Adige, Reber mi ha detto che è difficile dire fino a qual punto la questione possa considerarsi sistemata. Le richieste globali austriache sono state definitivamente respinte perchè esulano dal limitato criterio delle minori rettifiche adottato di massima a Londra. Il Governo austriaco ha chiesto allora di presentare richieste per minori rettifiche ed i Quattro lo hanno invitato a sottomettere queste complete richieste le quali fino a ieri sera non erano peraltro qui pervenute. Sarò subito informato del loro contenuto. Ho visto il testo della deliberazione qui presa a questo riguardo. Esso dice sostanzialmente: «La richiesta austriaca per la rivendicazione globale del Sudtirol è respinta, salvo restando l'impegno ad esaminare le richieste austriache per minori rettifiche» . Ho ribadito le ragioni che ci vieterebbero di accettare una eventuale rivendicazione della Val Pusteria, il che ci priverebbe del Brennero, moltiplicherebbe le vie di invasione e non migliorerebbe per nulla le comunicazioni austriache fra Innsbruck e Lienz dato che la linea dei Tauri assicura un percorso di quasi identica lunghezza. Si parla a dei convinti, ma temo vi sarà battaglia perchè le correnti di opinione pubblica inclini a dare all'Austria una qualche soddisfazione sono vaste ed attive.

Circa il modus vivendi, o cancellazione dell'armistizio lungo, Reber mi ha confermato l'informazione di Harvey. E cioè: i supplenti ci stanno in questi giorni attivamente lavorando, ed allo stato attuale delle cose vi è accordo generale di principio sulla improrogabile necessità di una simile misura .

Circa i criminali di guerra Byrnes ha proposto un termine tassativo di novanta giorni per la denuncia da parte dei singoli Stati alle commissioni alleate, le quali dovranno vagliare caso per caso e disporre la consegna di quanti risultassero fondatamente incriminabili. Ha voluto così spostare il problema sul piano interalleato sottraendolo alle arbitrarie pretese o imposizioni dei singoli Stati. Nulla è stato però deciso.

In definitiva:

per il problema coloniale l'America tiene un atteggiamento neutrale (testuali parole di Reber) pur caldeggiando la trusteeship individuale britannica sulla Cirenaica;

per il Dodecanneso l'America è risolutamente contraria a concedere basi alla Russia;

per il problema della Venezia Giulia I' America è pronta a transigere in Istria, ma risoluta a salvarci a qualunque costo Trieste e quindi a mantenervi guarnigioni militari fino a che non si determinino condizioni adatte alla soluzione auspicata;

per il Sudtirol si è impegnata a prendere in considerazione minori rettifiche;

per la smilitarizzazione della nostra frontiera occidentale, si oppone alla richiesta francese sovratutto per i riflessi sulla nostra frontiera orientale;

per Tenda e Briga , visto che il rapporto della commissione non conclude, né dal lato linguistico né dal lato delle aspirazioni della popolazione, per la fondatezza delle pretese territoriali francesi e riconosce nel contempo la preminenza delle

ragioni economiche italiane, l'America non vede altra soluzione che una transazione direttamente negoziata tra Francia e Italia; per le ripara z ioni la situazione è ormai compromessa dalla ammissione americana del diritto russo a rivalersi sui beni italiani nei paesi satelliti ed anche altrove;

per la flotta nulla è stato deciso circa lo scottante problema dell'assegnazione del sovrappiù . Le pressioni russe per l'assegnazione di una grande corazzata sono forti e difficilmente eludibili. In questa materia americani ed inglesi non hanno finora superato lo stato di perplessità. La sola cosa che posso fare e faccio è di premere perchè si differisca al possibile una soluzione che potrebbe avere le più, gravi conseguenze.

Nei giorni prossimi rivedrò tutti questi problemi a fondo con gli inglesi e riferirò. In complesso regna qui da ieri un moderato ottimismo. Si riconosce che una frattura è avvenuta nel muro compatto delle impossibilità. Ma il gioco è vasto, complesso e concatenato. Il fatto essenziale da appurare, e che tiene allerta inglesi ed americani, è di sapere se le improvvise concessioni russe in materia coloniale restano o no condizionate alla cessione di Trieste alla Jugoslavia. Il che si vedrà nei giorni prossimi. Può anche darsi si tratti di una mossa ai fini elettorali italiani. Mossa da cui sarà facile per i russi recedere quanto avessero in definitiva a condizionarla ad un inaccettabile baratto. Sulla reale portata della mossa russa inglesi ed americani ne sanno quanto noi e quindi riservano, come noi dobbiamo riservare, ogni giudizio. Voglio assicurarti che seguo da vicino ed in dettaglio ogni sviluppo.

Ti ripeto che da ogni parte continuano a giungermi echi della ottima impressione che il tuo intervento qui ha provocato. In questo confuso e deludente ribasso dei valori reali che dovrebbero presiedere al riordinamento del mondo, le nostre azioni si sono indubbiamente rialzate. Fra tanti pericoli e ansietà, la tua coscienza è tranquilla . Si è fatto quanto umanamente era possibile. E di questa verità ti sarò perenne testimonio.

Ti sono grato per la comprensione e la affettuosità con cui hai accolto la mia modesta collaborazione, una collaborazione che mi è caro e facile darti nei limiti delle mie forze . Scusa questo affrettato orrendo scrivere.

436

L'AMBASCIATORE SORAGNA AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. PERSONALE 1 . Parigi, 12 maggio 1946.

Oggi, domenica, non è una giornata rosea. Byrnes pare abbia fatto un primo mollamento sulle riparazioni , a favore della Russia -e Jugoslavia e Grecia -; ma può essere una brutta breccia per noi attraverso cui anche altri potrebbero


1 Lettera autografa.

tentare di passare. Essendo domenica, non è possibile controllare la notizia, perchè i congressisti sono irreperibili, in braccio agli svaghi festivi.

Altro fioretto: l'arrivo del Negus; ed oggi si dice che sarà sentito dai Quattro. Pare che gli inglesi l'abbiano, non tanto lasciato, quanto fatto venire, come pedina per il loro giuoco nelle colonie Africa orientale.

Del resto, avrai ricevuto il telegramma di stasera 1• Senti anche Colonna, che ti riferirà su alcuni punti speciali. Carandini ha spedito una lettera a De GasperF, ma non ne conosco il contenuto.

Qui la situazione interna non lascia di essere un po' complicata; l'ambasciata, che vuoi pure far qualcosa, Carandini, che fa moltissimo ed io, che, di ragione, faccio poco. Questo corso a tre ruote, questo triciclo, cammina, forse però con qualche squilibrio, e credo che, se invece di tre alti papaveri, ce ne fosse uno solo, forse finireste coll'essere meglio serviti. Ma de hoc satis. Speriamo si chiariscano le cose e gli orizzonti; oggi piove, e il pessimismo si insinua negli animi.

Le mie impressioni sull'ambiente francese (condivise dai più): afono ad ogni senso di utile intesa con noi. Nulla è sostanzialmente mutato nei sentimenti, nei propositi, nelle vedute politiche. A queste inclinazioni delle destre e del centro si alleano ora (per altri motivi) le avversioni dei partiti d'estrema. Tutti, così poi credo, d'accordo nello stimarci quantité négligeable. Se il futuro ambasciatore a Parigi si illude di costruire un edificio d'intesa italo-francese, profondo e fecondo, s'inganna forte: i suoi sogni faranno la fine di quelli di Saragat. Chiacchiere e parole cortesi ne avrà, non moltissime nemmen di queste, ma ne avrà. Fatti... Avviso agli aspiranti politici!

437

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 7828/636-637. Washington, 13 maggio 1946, ore 22,14 (per. ore 12 del 14).

Suoi telegrammi 7435 e 7433 3 .

A quanto replicatamente affermato da Dipartimento di Stato negli scorsi giorni e confermato notizie stamane, tutti i telegrammi pervenuti qui sino ad ora da delegazione americana a Parigi ribadirebbero intransigente posizione Byrnes per appartenenza Trieste all'Italia con porto internazionalizzato.

Proposta segretario di Stato per eventuale plebiscito in territorio compreso tra frontiera Venezia Giulia tracciata da russi e quella proposta da americani, era dovuta sia a sicura convinzione che esito ne sarebbe stato favorevole all'Italia,


1 Si riferisce ad un telegramma-stampa non pubblicato. 2 Vedi D. 435. 3 Non pubblicati, ritrasmettevano rispettivamente i DD. 408 e 417.

date anche constatazioni membri americani Commissione esperti e sia a propositi di assicurarsi appoggio questa opinione pubblica e far ricadere su Russia responsabilità rifiuto soluzione ritenuta ragionevole. Molotov, secondo Dipartimento di Stato, si era subito reso conto che proposta mirava favorire Italia e vi ha contrapposto assurdo progetto tenere plebiscito in tutta Venezia Giulia. Byrnes aveva avuto buon gioco nel rilevare che, per territori ad oriente linea americana, non vi erano ormai contestazioni, ma egli per primo non escludeva che autorità Dipartimento di Stato avrebbero quindi respinto progetto russo. Dipartimento di Stato ha aggiunto che, proprio allo scopo impedire che Molotov si avvalesse concessioni fatte per colonie e minori questioni in contropartita problema Trieste, Byrnes aveva a sua volta acceduto subito a nota richiesta russa per quota riparazioni di cento milioni di dollari: sicché segretario di Stato, quando Molotov avanzò nuovamente attesa richiesta di concessioni in Venezia Giulia, potè rispondergli che anche Stati Uniti avevano già fatto all'U.R.S.S. una importante concessione.

A giudicare da su riassunte informazioni Dipartimento, riterrei che minore impegno di Byrnes, constatato da V.E., possa essere dovuto a sua estrema cautela di espressioni, che ho già avuto occasione di segnalare riferendo miei colloqui con lui. Va poi rilevato che questa stampa ha da tempo dato alla questione Trieste valore di «testing point» e di una presa di posizione decisiva da parte U.S.A. e Inghilterra. Un cedimento da parte di Byrnes propriamente su Trieste, dopo prova fermezza data sia in questione Iran che al convegno Parigi, non mancherebbe quindi di esporre sua politica a più severa critica che egli ha tutto interesse personale evitare.

In conclusione, Dipartimento è d'opinione che non si dovrebbe per ora temere particolare sorpresa. Si riconosce difficoltà raggiungere accordo dei Quattro per Venezia Giulia: tuttavia si mostra qualche speranza che il contrasto su Trieste possa non bloccare proseguimento lavori pace.

Per mia norma d'azione sarei grato a V.E. telegrafarmi comunque ogni ulteriore notizia da Parigi concernente atteggiamento delegazione americana per Trieste.

438

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGL BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 7802/536-537-538-539. Parigi. 13 maggio 1946, ore 23,50 (per. ore 8,30 del 14).

Mio telegramma n. 527 1•

Stamane ha avuto luogo riunione preparatoria a contatti fra esperti francesi ed italiani 2 . Presenziavano direttore Affari Europa, Coulet, capo e vice-capo Ufficio Italia, Lanza e sottoscritto.


1 Con T. 7711 /527 dell'l l maggio Soragna aveva informato che era stata indetta la riunione su cui qui si riferisce.


2 Richiesta da parte italiana. vedi D. 422.

Esperti francesi, riservandosi fornire quanto prima carta, hanno precisato come segue rivendicazioni avanzate dal loro Governo:

l) zona Piccolo San Bernardo;

2) zona del Moncenisio: la linea andrebbe da monte Lamette, passo Finestre, monte Giusalette comprendendo quindi, oltre la conca, anche la centrale elettrica di Ferrera;

3) zona Bardonecchia: un tratto della conca compresa nella linea Gran Bagna, ovest Melezet, Guglia Mezzodì, «onde permettere popolazione Delfinato creare diretta comunicazione con la Savoia» ;

4) zona dello Chamberton: il monte ed una striscia terreno di pascolo disabitato;

5) Terre di Caccia;

6) zona Briga e Tenda: oltre alla regione nota: a nord cima meridionale monte Margonareis; a sud zona compresa fra saliente Saorgio e displuviale con valle Roja, fino monte Fournier Granmondo.

Soffermandosi in particolare quest'ultimo punto Coulet ha fatto presente che rapporto commissione esperti dà ampiamente ragione questa tesi francese. In caso di difficoltà, egli ha fatto osservare. non sarebbe da escludersi eventualità addivenire ad un plebiscito . Ove questo fosse ammesso , sarebbe difficile non estenderlo anche bassa valle Roja, dove popolazioni si agitano ed esponenti locali hanno anche inutilmente cercato avvicinare commissione inchiesta.

Non ho mancato , insieme con Lanza , attirare seria attenzione francese su aspetto grave talune rivendicazioni specie per quanto riguarda conca Moncenisio e zona Tenda, per quest' ultima con argomentazioni che questa ambasciata aveva in passato replicatamente esposto a personalità responsabili ed alti funzionari Quai d'Orsay . Signor Coulet fatto presente doverci essere noto che il ministro Bid a ult era riuscito ridurre rivendicazioni francesi le quali in un primo tempo , in base richieste Stato Maggiore nonchè delle regioni francesi limitrofe ed appello da parte stessa popolazione italiana interessata, erano state concretate su scala più vasta.

Quelle attuali sono «minime» e se nel piano economico sono passibili di larghe ed utili intese, non possono sul piano territoriale considerarsi «elastiche». Governo francese, che ha dato Italia appoggio senza riserve su questioni coloniali, Alto Adige, Trieste non crede formulare nostri riguardi, in seguito nostra aggressione, pretese esorbitanti. Risposto non ignoravo opera ministro Bidault ed atteggiamento francese Conferenza; non disperavo che analogo spirito di comprensione e fiducia potesse animarle tuttora nei riguardi frontiera franco-italiana . Avrei comunque trasmesso Roma carta con tracciato rivendicazioni francesi non appena qui pervenuta ed avrei fatto conoscere quando nostri esperti avrebbero potuto mettersi in contatto con quelli francesi.

Dichiarazioni Coulet non sembrami dare adito possibilità sostanziali modifiche atteggiamento suo Governo. È comunque mio dovere esprimere opinione che mentre sue informazioni non impegnative potrebbero, peggiore ipotesi , lasciare immutate rivendicazioni territoriali, richiesto appoggio ad Alleati, che si risolverebbe loro solito invito a questo Governo mettersi d' accordo direttamente con noi, non potrebbe che nuocere attuale fase Conferenza ad altre opinioni generali francesi 1•


1 Per la risposta vedi D . 445.

439

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. 7715 /113. Roma , 14 maggio 1946 , ore 14,30.

Presidente De Gasperi ha comunicato personalmente a Molotov, durante suo soggiorno a Parigi, che questione Villa Abamelek è stata risolta.

È in corso ulteriore provvedimento (atto di donazione o nuova misura legislativa) per assicurare trasferimento proprietà al Governo sovietico con solo gravame, in conformità volontà testatore, di un vitalizio in favore principessa corrispondente suoi diritti usufrutto.

Molotov, evidentemente preso da ben altre preoccupazioni, non ha dato alla notizia speciale rilievo. Lo faccia lei costì. Confermi che nostra iniziativa ha carattere e· portata esclusivamente politici e come tale deve essere interpretata. Cioè come preciso gesto di buona volontà da parte nostra e come prova del nostro proposito di porre i rapporti italo-russi su un piano di leale cordialità ed amicizia 1 .

440

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A VARSAVIA. REALE

T. 7726 /119. Roma , 14 maggio 1946, ore 19,45.

Suo 1362 .

A proposito rimostranze mossele da presidente Consiglio giova ricordare che stampa non può non riflettere in questi giorni agitazione spiriti, ma che si tratta in sostanza di polemiche che hanno fini e scopi esclusivamente elettoralistici .

Deploriamo naturalmente eccessi verbali da qualunque parte essi provengano e più quando diretti contro Stati esteri e, come la Polonia, amici.

Non mi pare possa tuttavia parlarsi di campagna diffamatoria contro Varsavia bensì di qualche malvolenza sporadica. Assicuri comunque che questo ministero interverrà nei limiti consentitigli dalla libertà di stampa, oggi meno che mai contrastabile, per evitare eccessi che, ripeto, deploriamo.


1 Per la risposta vedi D. 477. 2 Vedi D. 396.

441

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 7860-7861-7862/544-545-546-547. Parigi, 14 maggio 1946, ore 23,55 (per. ore 8,30 del 15).

Mio telegramma 529 1•

Comunico seguente telegramma Soragna:

«1) Carandini ha saputo in linea confidenziale da Dunn che tre Potenze occidentali hanno raggiunto accordo preciso su modus vivendi e che si attende ora assenso dei russi .

2) Inoltre, Dunn gli ha anche confidato, in via riservatissima , che americani si adatterebbero oggi a considerare la linea Morgan come accettabile ma non da difendersi ad oltranza.

3) Ieri questione confine italo-francese è stata portata davanti Consiglio ministri. Richieste francesi sono ad ogni modo quelle prospettate a Benzoni. Secondo informazioni americane a Carandini, Consiglio non avrebbe mosso obiezioni a tesi francese ma neppure sembra si sia positivamente compromesso. Bevin si sarebbe espresso favore di un plebiscito ristretto regione Tenda Briga, e salvaguardia degli interessi economici specie idro-elettrici italiani. Nonostante attitudine francese, prospettata nel mio telegramma 536 2 , Lanza proseguirà come meglio può contatti e sondaggi valendosi presenza nostri esperti economici le cui conversazioni tecniche coi francesi appaiono in ogni modo opportune.

4) Commentando completo insuccesso ultime sedute Dunn ha detto a Carandini che Conferenza è esaurita in un completo deadlok. Nessun accordo è stato possibile su colonie. Problema flotta è stato accantonato perchè anglo-americani si rifiutano trattarlo fuori quadro tutte altre questioni . Per quando fosse ripreso hanno promesso sentire nostri esperti. In materia riparazioni Molotov ha respinto proposta Byrnes per utilizzazione nostri beni nei paesi satelliti in conto riparazioni. Discussione su Venezia Giulia, pure interrotta senza risultati , si è però chiusa con inutile ripiegamento Byrnes, seguito da Bevin sulla linea francese, mentre Molotov è rimasto irremovibile su sua tesi integrale. Per Alto Adige sono giunte, ma non ancora esaminate, proposte austriache circa minori rettifiche. Americani di massima non sarebbero alieni cessione Pusteria in base a criterio completa svalutazione valore strategico del Brennero, ed ai fini soluzione che pacifichi definitivamente rapporti italo-austriaci.

5) È tuttavia da ricordare che tali ultimi particolari poco a noi favorevoli hanno semplice valore ipotetico perchè, di fronte impossibilità raggiungere ragionevoli intese sui singoli problemi, si è convinti, specie da parte americana, convenienza rim andare a migliore tempo intero problema nostra pace. Sebbene Harvey ostenti ancora credere in qualche possibilità favorevole, allo stato attuale delle cose, sembra improbabile che si ritorni ancora sulle questioni italiane, salvo a

t Vedi D . 432. 1 Vedi D . 438.

mettere a punto modus vivendi. Si prevede quindi che Conferenza si scioglierà lasciando supplenti a costituire passerella con altra prossima conferenza di cui è incerto se sì oserà fissare ora la data. Naturalmente un colpo di scena è possibile fino all'ultimo momento» 1 .

442

L' INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 7951 /549 . Parigi, 15 magg io 1946, ore 21,16 (per. ore 8 del 16 ) .

Comunicasi seguente telegramma dì Meli Lupi di Soragna:

«Dopo sommario esame questione , attuale sessione Consiglio dei ministri può considerarsi chiusa. Modalità aggiornamento e data prossima riunione saranno deliberate oggi , mentre tutte indistintamente questioni discusse finora vengono rinviate ai supplenti per studio ulteriore .

Se i russi danno attesa risposta favorevole , modus vivendi potrebbe essere siglato stasera dai Quattro. Si conferma che comprende sgravio oneri occupazione, abolizione Commissione controllo, mantenimento ristretto organo controllo militare.

È stato deciso che delegati o esperti italiani siano sentiti dai supplenti sulla questione di Tenda e Briga nonchè su quella dell'Alto Adige in relazione a nota richiesta austriaca collegamento ferroviario Lienz-Innsbruck attraverso Val Pusteria Brennero».


443 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. S.N.D. 7771 /117. Roma, 16 maggio /946, ore /1.

Suo 217 2 .

Evoluzione atteggiamento sovietico in materia coloniale prevista da V.S. SI e precisata, anche in relazione chiarimenti da me dati Molotov3 nel corso Conferenza Parigi (vedi telegramma 7681 del 13)4 . Ci rendiamo conto che tale atteggiamento risponde in primo luogo a interesse sovietico, tuttavia constatiamo che in tale


1 I punti 4 e 5 di questo telegramma furon o trasmessi alle rappresentanze a Londra , a Was hington e a Mosca con T. 7815 /C. del 16 maggio.


2 Vedi D. 398.


3 Vedi D. 419.


4 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 432.

materia interesse russo di non vedere alterato a vantaggio di terzi attuale equilibrio Mediterraneo e Mar Rosso coincide con interesse nostro, e non possiamo che compiacercene. Lo dica costì ed esprima nostra riconoscenza. Chiediamo poter continuare in tutti territori africani opera civilta intrapresa sino a condurli noi stessi all'autogoverno secondo i principi dell'O.N.U. ai quali, come ogni altro Paese, anche noi sottoscriviamo.

444

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 7772 /406. Roma, 16 maggio 1946, ore 11.

Secondo notizie Parigi, difficoltà per accettazione nostra tesi in materia coloniale sono ora dovute ad atteggiamento britannico mentre U.R.S.S., rinunciando proprie pretese, ha aderito proposta francese perchè colonie ci siano restituite in amministrazione fiduciaria. Atteggiamento Byrnes non appare chiaro e sembra piuttosto rivolto a risuscitare macchinoso piano amministrazione collettiva, mentre proposta franco-russa non è se non un ritorno al primitivo progetto presentato da delegazione Stati Uniti nel settembre e che Byrnes aveva abbandonato solo in seguito pretese russe su Tripolitania e Cirenaica ripiegando su formula collettiva. Cadute tali pretese non vediamo perchè non debba ritornare primitivo progetto americano conforme attuale proposta franco-russa, ciò che suscita in Italia impressione che equa soluzione da noi proposta viene ostacolata da nostri amici anglo-sassoni mentre anche U.R .S.S. vi si è ora dichiarata favorevole. Ne intrattenga Dipartimento di Stato perchè possibilmente siano fatte pervenire Parigi istruzioni conformi nostre richieste 1•

445

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T . S.N. O . 7785 /362. Roma, 16 maggio 1946, ore 11.

Suoi 536 e seguenti 2 .

Approvo linguaggio tenuto da V.E. durante riunione preparatoria.

Mi sorprende tuttavia che mia proposta a Bidault di designare un esperto «à titre pas mème officieux et sans engager aucunement nòtre responsabilité politi


1 Per la risposta vedi D. 450. 2 Vedi D. 438 .


517 que» 1 abbia potuto sfociare nella designazione di un direttore generale al quale comprendo era forse necessario contrapporre incaricato d' affari.

Veda tuttavia se non sia più opportuno -ed io sono di questo avviso rimettere iniziativa sui suoi binari di partenza, !asciandola cioè da ambo le parti esclusivamente in mano agli esperti ed ai tecnici. Impostazione diversa da parte nostra rischierebbe impegnarci troppo e prima del necessario.

Se, come pare, il problema della nostra pace è destinato subire nuovo rinvio, non è certo in questa fase che conviene da parte nostra affrettare eccessivamente i tempi.

Mi affido a Soragna ed a lei perchè contatti già stabiliti siano mantenuti, ma entro questi limiti di amichevole chiarimento e di esplorazione.


446 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. S.N.D. 7811/118. Roma, 16 maggio 1946, ore 15.

Suo 238 e precedenti 2 .

Se problema riparazioni avesse potuto essere considerato per sè stante ed avulso da tutto il resto, non è improbabile che, prendendo in considerazione sua proposta, avremmo cercato di metterei direttamente d'accordo con Governo sovietico . Tale atteggiamento avrebbe peraltro avuto inevitabili e sfavorevoli ripercussioni sulle nostre relazioni sia con l'Inghilterra che con gli Stati Uniti, e quindi, in definitiva, su tutte le altre questioni che saranno toccate dal trattato di pace. Ella sa che, oggi anche più di ieri, nostra dipendenza da anglo-americani, specie per quanto concerne alimentazione Paese e materie prime, è strettissima. Ogni nostro scarto avrebbe potuto esporci dunque a pericoli che non esito a qualificare gravissimi. Tenga presente altresì che impotenza da parte nostra a pagare riparazioni non è una tesi più o meno abile, ma una semplice constatazione di fatto. Non una manovra, ma un dato, che gli Stati Uniti hanno senz'altro riconosciuto come perfettamente valido anche se essi non sono in grado di imporre a tutti loro punto di vista. E sarebbe stato certamente strano se proprio da parte nostra avessimo cercato invalidarlo.

Accettazione domanda sovietica avrebbe d'altra parte implicato rinunzia nostra argomentazione non dover noi riparazioni, non soltanto per nostra impotenza a pagarle, ma anche in ragione nostra cobelligeranza, con inevitabili conseguenze che altri Paesi, comprese Inghilterra ed America, avrebbero reclamato ed imposto stesso trattamento.


1 Vedi D. 422. 2 Vedi DD. 431, 367 e 364.

Circa ingenti prestazioni da noi fatte a Potenze occupanti, prestazioni che trovano loro base giuridica in quell'armistizio che ci è stato imposto a nome di tutte le Nazioni Unite, tenga presente che nostra tesi che cobelligeranza ci autorizza a chiedere contropartita è stata sia pure parzialmente accettata dagli Stati Uniti mediante accreditamento troop 's pay, ed in parte compensata in linea di fatto da civilian supplies, da crediti U.N.R .R.A. e altra sovvenzione che speriamo ottenere quale parziale accoglimento domanda prestito presentata Import Export Bank.

Da notizie oggi pervenute da Parigi sembra che tesi russa abbia possibilità prevalere. Malgrado ciò sembra sia da dubitare se anche in questa fase estrema ci convenga mutare nostro atteggiamento cercando valorizzarlo presso codesto Governo e ciò perchè ammissione principio nostra responsabilità potrebbe essere invocata da altri Stati come ad esempio Francia e altri Paesi anche sudamericani cui atteggiamento è ancora da chiarire.

Ciò tanto più che quandò dovremo compiere inevitabile sforzo per attenuare nella loro portata pratica ·te clausole concernenti riparazioni , sarà certamente utile potersi richiamare tesi da noi affermata sin dall'inizio 1 .


447 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI CARANDINI E SORAGNA, A PARIGI

T. S.N .D. 7841 /c. 2 . Roma, 16 maggio 1946, ore 19.

Se questione Venezia Giulia dovesse, come pare, restare insoluta, dovrebbe essere esplicitamente inteso che essa resta aperta alle discussioni future nella sua integrità. Sottolineo particolarmente questo punto. Tutti i successivi ripiegamenti anglo-americani non dovrebbero cioè essère comunque sanzionati e considerati come vantaggi ormai acquisiti dalla parte avversa.

È evidente che se future discussioni dovessero partire, ad esempio, dalla linea francese, ne risulterebbe definitivamente pregiudicata quella libertà di decisione e autonomia di movimenti che è assolutamente necellsario che Londra e Washington mantengano il più possibile intatta e definitivamente compromessa ogni possibilità di soluzione accettabile da parte nostra.

Trovate modo di 'attirare subito attenzione di Bevine di Byrnes sulla necessità di una esplicita dichiarazione del genere, senza la quale i risultati negativi della riunione dei Quattro prevarrebbero decisamente su tutto il resto 3 .


1 Per la risposta vedi D. 472.


2 Questo telegramma fu inviato anche alle rappresentanze a Washington e Londra, per le quali si aggiungeva: «È bene che nello stesso senso siano interessati anche il Foreign Office e il Dipartimento di Stato».


3 Con T. 8261/567 del 20 maggio Soragna rispose : «Carandini prima di partire per Londra si era già espresso energicamente con Dunn nel senso desiderato . lo mi esprimerò analogamente coi supplenti americano e britannico appena torneranno a Parigi)).

448

L' INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, FORNART, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 8031 /222 . Buenos Aires. 16 maggio 1946. ore 19,20 ( per. ore 9 del 17) .

A seguito mio telegramma 197 1 attiro attenzione su odierna dichiarazione questo ministro esteri riassunta in mio telegramma in chiaro 221 2 . Parlandone stamane con direttore Affari Politici, che ho pregato rendersi interprete presso suo ministro miei vivi ringraziamenti per sue espressioni , gli ho chiesto se fosse già in corso contatto in proposito con altre Repubbliche latino-americane e specialmente con Brasile. Mi ha risposto negativamente aggiungendo che formava tuttora oggetto di studi maniera in cui iniziativa avrebbe potuto concretarsi.

Dal colloquio e da altri elementi ho impressione che dichiarazioni costituiscano di per se stesse un indiretto sondaggio e che si attenda qui di conoscere reazioni per determinarne seguito .

Vedrà codesto Ministero se non convenga attirare attenzione RR. rappresentanze diplomatiche su dichiarazioni stesse, affinché possano, dal canto loro, adoperarsi perché questo sondaggio argentino trovi eco favorevole.

449

IL MINISTRO A PRAGA, T A COLI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. 8027 /143. Praga, 16 maggio 1946, ore 21,45 (per. ore 9 del 17).

Da Vienna: «N. 55. Effettuatosi oggi Vienna comizio per retrocessione Alto Adige in cui hanno parlato ministro istruzione democristiano e rappresentanti partiti socialista e comunista. Al comizio, svoltosi ordinatamente e senza accenni


1 Con T. 70751197 del 1° maggio Fornari, in esecuzione alle istruzioni di cui al D. 376, aveva riferito sulla disponibilità dell'Argentina a prendere iniziative a favore della pace italiana.


2 Il ministro Cooke aveva dichiarato in una conferenza stampa «che Governo argentino st udia mezzo prom uovere iniziativa presso repubbliche latino-americane tendente richiedere pace giusta ed equa favore Italia . Odierno a tteggiamento Argentina è armonia con passi extrauffici ali fatti Londra da sottosegretario Moreno Quintana durante prim a assemblea Nazioni Unite, a favore popolo italiano che "non voleva guerra ma vi fu trascinato da azione governo dispotico che si mise contro suoi sentimenti più cari " . Ministro Cooke dichiarato inoltre che essendo gi unto momento co ncertare trattato pace con Italia -trattato che provoca in circoli governativi italiani grave e spiegabile preoccupazione -non sarebbe giusto sottomettere popolo italiano a dure conseguenze di un atto cui fu essenzialmente alieno. E pertanto, sicuro interpretare più genuini sentimenti popolo argentino, ministro esteri argentino formula voti affi nché potenze vincitrici concedano condizioni pace giusta ed equa e tali da permettere Italia entrare con onore e dignità comunità internazionale Nazioni Unite».

offensivi Italia, è intervenuto specialmente elemento studentesco cui era stata concessa speciale vacanza nonché duecento alto-atesini in costume. Ho impressione che tono dimesso comizio, nonostante suo preannunzio da varie settimane ed appoggio questo Governo, che solo può disporre mezzi trasporto , sia dovuto azione moderatrice Alleati . Mentre Governo austriaco non ha ancora reso noto che deci sione alleata Parigi è definitiva, risultami che generale Béthouart ha recentemente esortato cancelliere Figi desistere da agitazioni irredentiste nel Tirolo, invitandolo far recedere quel capit ano provinciale da dimissioni che intende dare in segno di protesta. Autorità francesi Innsbruck hanno poi proceduto perquisizioni presso gruppo alto-atesini per evitare supposti colpi di mano armati contro Alto Adige. Come prevedibile, scacco riportato per Alto Adige ha indebolito posizione questo ministro esteri, tanto che parlasi prossimo suo ritiro . Movimentata politica estera, espressione sua giovanile esperienza , anziché ottenere concreti succe ssi, ha suscitato opposizione in Governo e partiti coalizione, mentre incombono numerosi insoluti problemi interni in campo economico ed alimentare che hanno causato dimissioni altri membri Governo. Sostituzione ministro esteri Gruber appare tuttavia difficile per mancanza elementi adatti. COPPINI».

450 .

L' AMBASCIATORE A WASHTNGTON , TARCHIANJ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ

T. S.N.D. 8045-8062 /648-649. Washington , 16 maggio 1946, ore 21,50 ( per. ore 10,30 del 17) .

Telegramma di V.E. 406 1•

Negli scorsi giorni avevo già ripetutamente intrattenuto Dipartimento Stato circa nostra questione africana. Benché, come è noto, maggiori personalità diplomatiche si trovino a Parigi con segretario di Stato e Dipartimento di Stato sia tenuto al corrente delle deliberazioni ministri esteri con parecchio ritardo ed in modo sommario, dalle notizie avute, discussioni svoltesi potrebbero così ricostruirsi almeno nelle grandi linee : dopo gradevole sorpresa della formale rinunzia di Molotov a suo ultimo progetto in materia coloniale e sua adesione, senza apparente connessione con Venezia Giulia , al piano francese , Byrnes, a sua volta, avrebbe subito dato a quest' ultimo adesione « di massima» americana, richiedendo peraltro fissazione termine finale trusteeship e successiva indipendenza Libia ed Eritrea, come d'altronde specificato in noto piano americano tutele multiple. Bevin , rimasto isolato, scontentissimo reazione favorevole Byrnes , avrebbe subito opposto generali se pure vaghe riserve britanniche , facendo valere sopratutto noti precedenti impegni questione coloniale specialmente coi Senussi ma anche con l' Etiopia od accennando


1 Vedi D. 444.

a richiesta trusteeship singolo britannico per la Cirenaica. Mentre Bevin si recava a Londra a conferire sul problema africano, sembra che Byrnes si disponesse accettare che fissazione durata trusteeship venisse a suo tempo decisa da Consiglio tutela O.N.U. Inoltre delegazione americana iniziava elaborazione progetto contemplante speciale autonomia per Senussi Cirenaica con particolari garanzie

O.N.U., allo scopo rimuovere ostacoli inglesi . Ripresi lavori dopo rientro Bevin, questi avrebbe accentuate sue riserve e mantenuto richieste inglesi su Cirenaica, insistendo su «solenni impegni » di Londra coi Senussi. Ministro esteri britannico si sarebbe servito di numerosi appelli di capi arabi ebrei, Senussi, Lega araba ecc., per far rilevare che ritorno Italia in Libia era profondamente avversato da indigeni e avrebbe provocato insurrezione. Di fronte opposizione manifestata da altri tre ministri a trusteeship inglese, Bevin , molto irritato. dichiarato formalmente che Inghilterra non avrebbe firmato trattato di pace che riammettesse Italia in Cirenaica. Minaccia rottura dell'intesa anglo-americana, ritenuta essenziale per fronteggiare U .R.S.S. , ha preoccupato Byrnes, sensibile anche argomento «impegni onore» fatti valere da inglesi per Senussi e reazione mondo arabo. D'altra parte, Stati Uniti sono contrari -a quanto confermato ancora ieri da Dipartimento di Stato -a concessione trusteeship singolo all'Inghilterra sia in Cirenaica che eventualmente in altre nostre colonie e si oppongono a che Gran Bretagna ricavi da vittoria ingrandimento territoriale in Africa. Quanto sopra mi è stato categoricamene ripetuto, malgrado contrastanti informazioni riferitemi con suo 7681 1• (Una indiretta conferma del malcontento di Bevin per posizione presa da Byrnes a Parigi risulta anche da informazioni pervenute da Parigi ai locali ambienti britannici). Byrnes quindi, per fronteggiare situazione prodottasi, avrebbe fatto ricorso improvvisamente ad un suo progetto non ancora noto al Dipartimento di Stato, secondo il quale colonie italiane resterebbero temporaneamente affidate Consiglio ministri esteri in attesa che entro un anno O.N .U. prenda decisione definitiva . A tale proposito si sarebbe inoltre affacciata questione nota clausola rinunzia dell'Italia a suoi titoli e diritti, circa la quale richiamo miei telegrammi 151 e successivi 2 . In conclusione problema africano sarebbe stato rinviato allo studio dei supplenti.

Come ho a suo tempo riferito (mio telegramma 525 del 25 settembre 1945 3 e successivo carteggio), primitivo progetto americano trusteeship singolo italiano, che fu poi riassunto dalla Francia e cui U.R.S.S. ha dato ora sua adesione, fu abbandonato da Byrnes alla Conferenza di Londra settembre u .s. per nuovo piano americano, onde non trovarsi in netto contrasto con inglesi , i quali insistevano su precedenti posizioni britanniche per Cirenaica, Eritrea, Somalia; situazione che purtroppo si è nuovamente presentata a Parigi in modo ancora più netto. Nel colloquio avuto con Byrnes nel febbraio u.s. (miei telegrammi 169 punto terzo e 174)4 segretario di Stato mi espose chiaramente difficoltà opposte dall ' Inghilterra per amministrazione italiana colonie pre-fasciste nonché di lui predilezione, anche adducendo nostre condizioni finanziarie, per amministrazione multipla. Ciò nono


1 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 432. 2 Vedi D. 143. 3 Vedi serie decima, vol. Il , D. 575. 4 Vedi D. 160.

stante non ho mancato battere continuamente su nostre posizioni sia con presidente Truman che con altre personalità delegazione americana.

In un colloquio avuto questo pomeriggio con sottosegretario di Stato che regge Dipartimento gli ho nuovamente parlato in termini molto vibrati della desolante impressione avuta in Italia, in seguito insensatezze e incertezze in atteggiamenti delegazione americana a Parigi nelle discussioni su questione africana. Acheson mi ha risposto che Dipartimento di Stato e delegazione desideravano sinceramente favorire Italia a nche in detto problema, ma che d'altra parte non potevano creare conflitto con inglesi, che avrebbe potuto avere gravi conseguenze su complesso paci. Ho a mia volta replicato che anche Italia non domandava di meglio che intendersi con Inghilterra per migliore salvaguardia suoi interessi imperiali, ma che U.S.A. non potevano sacrificare a questi più legittimi interessi italiani, che essi avevano invece, per tanti motivi, ragione di sostenere. Acheson mi ha promesso che avrebbe subito riferito nostra conversazione a Byrnes.

Mentre ho già da vari giorni sollecitato intervento per questione africana Comitato giusta pace, varie personalità, ed ambienti cattolici, ho chiesto udienza presidente Truman che mi è stata fissata per giovedì prossimo 1 . Presidente parte domani per Missouri dove si trattiene : al riguardo ho già impartito istruzioni al console Soro affinché anche colà Truman possa essere opportunamente avvicinato ed interessato 2 .

451

L'AMBASCIATORE SORAGNA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

R . 04495/1191. Parigi, 16 maggio 19463 .

Sulla questione dei confini italo-francesi, che è stata devoluta ai supplenti, il Consiglio dei quattro ministri, nello sciogliere questa sua sessione, ha stabilito che siano dai supplenti stessi ascoltati, secondo occorre, delegati od esperti italiani.

Concomitantemente, come V.S. sa, nostri esperti hanno preso contatto diretto con esperti del Quai d 'Orsay, i quali hanno esposto le richieste francesi e ci hanno consegnato una carta geografica, su cui sono riportate le linee che traducono sul terreno il contenuto di tali richieste. Nel ciò fare, i francesi hanno tenuto ad imprimere sui nostri il senso di un prendere o lasciare, e ad escludere qualsiasi speranza di accomodamenti di una qualsiasi apprezzabile portata.

Lanza e Tessitore, nel portare a Roma questa mia lettera, recheranno seco anche la carta e possono dare ogni altra richiesta delucidazione; nel tornare, mi porteranno le istruzioni della S.V. , sia per il seguito delle conversazioni coi francesi


1 Il 23 maggio: vedi D . 473 2 Per la risposta vedi D. 461. 3 Manca l'indicazione della data di arrivo.

(che opino siano probabilmente da perseguire, con l'utile intervento dei penti industriali Muller e Valerio, e, possibilmente, col rappresentante degli interessi SIP per il Moncenisio); sia per la linea di condotta da tenere davanti ai supplenti.

Premesso che il confine di cresta rappresenta il lento risultato dei convergenti sforzi francesi ed italo-sabaudi attraverso i secoli, e che tutto quanto riallontana da tal meta raggiunta, va guardato con poco favore; ed è al contrario, da caldeggiare ciò che tende a render] o perfetto, noi potremmo :

a) per il passo del Piccolo San Bernardo, mostrare senz'altro la nostra inclinazione ad accettare le richieste francesi in grazia del suesposto criterio, ben inteso salvaguardando quanto concerne i diritti dell 'Ospizio ;

b) per il bacino del Moncenisio, negativa assoluta, mostrando che manca da parte francese ogni confessabile ragione di pretesa, illustrando quale breccia si creerebbe nella nostra linea strategica ed il carattere offensivo di tale breccia, ecc. ecc., dichiarare però che appoggeremo qualsiasi possibile ed utile intesa fra Società Idroelettriche dei due Paesi, e che faremo ai proprietari francesi dei pascoli, nel bacino, ogni possibile agevolazione. V.S. mi faccia sapere se possiamo giungere a prospettare possibili ripercussioni di politica interna , o ve ci dessero torto;

c) per la Valle Stretta, difenderci mostrando il danno che viene a noi dalla retrocessione del confine, specie dal punto di vista strategico ecc.; nella conclusione però, lasciar vedere che comprendiamo l'interesse delle popolazioni alla diretta comunicazione Briançon-Modane;

d) per lo Chaberton, ammettere che ci troviamo davanti ad uno di quei casi in cui la cima più alta e strategicamente più importante della catena, non si trova sullo spartiacque. Far però notare che con le proposte francesi il lieve svantaggio attuale francese, non viene semplicemente annullato, ma si viene a creare uno svantaggio ben più grave per l'Italia. Prospettare quindi la necessità di favorire la richiesta francese di maggiore sicurezza, senza far periclitare la posizione italiana. In ultima analisi sostenere che alla peggio, il confine passi sullo Chaberton e non sotto ad est. Nel primo caso nessuno dei due ne trarrà vantaggio, nel secondo si crea una formidabile nuova posizione offensiva.

In sostanza: acquiescenza, per il Piccolo San Bernardo; possibilità di intesa per Valle Stretta e Chaberton; negativa per il Moncenisio. Per ciò che riguarda Briga e Tenda, astrazione fatta per le «Terre di caccia», trovare una soluzione possibile di compromesso, sul terreno, è sembrato, da tutte le discussioni avute con gli esperti economici e militari, compito oltremodo difficile. Proposte che trovino consenzienti i detti periti e che abbiano viceversa quel tanto di parvenza di serietà necessaria per essere presentabili non sono spuntate nel corso dei nostri esami. Naturalmente si può sempre proporre delle piccole correzioni all'odierno confine, ma sono sicuro che sarebbero considerate dai supplenti una larvata forma di «fin de non recevoin> e quindi potrebbero essere controproducenti.

Abbiamo perciò prospettato, fra noi, come linea di condotta: mostrare anzitutto di ribadire il ben fondato della nostra attuale posizione e l'iniquità di modifiche sostanziali; accennare (sul che V.S . giudicherà) alle note conseguenze eventuali di politica interna; in ultima analisi avanzare (senza troppo approfondirla in principio) l'idea di creare nella Val Roja una zona franca o internazionale; se nemmeno questo apparisse accettabile proporre di soprassedere, e rimettere frattanto la zona sotto regime internazionale, facendo al più presto (fra uno o due anni, od a pace conclusa) un plebiscito che potrebbe contemplare le tre alternative, Francia, Italia o Zona Franca.

Tale la linea di condotta di fronte ai supplenti. Analoga dovrebbe essere la linea nostra nel corso dei contatti fra esperti italiani e francesi, se proseguiranno; naturalmente con quelle modifiche nel metodo e nelle graduazioni che sono richieste dalla natura speciale di tali conversazioni. Spingerei, in tal sede, specialmente la parte che riguarda i periti e le imprese industriali .

Mi permetto inoltre richiamarmi alla delibera dei Quattro Grandi, di sentire, in sede dei supplenti , l'Italia anche per quanto concerne l'Alto Adige. Si può facilmente supporre che i supplenti debbano pronunciarsi sulle «minori rettifiche» che eventualmente potrebbero venir concesse all'Austria. È chiaro che in tal caso il punto più grave sarà la richiesta austriaca della Val Pusteria, colla ferrovia Lienz-Innsbruck attraverso la Pusteria e il Brennero.

Salvo l'immancabile nostra resistenza in base alla breccia, che da tal cessione deriverebbe a quella parte della nostra linea strategica del Nord; alla connessione economica della Pusteria col sud Tirolo; e alla inutilità pratica della detta strada ferrata per gli interessi ferroviari dell 'Austria (ben sapendosi come l'altra e più lunga linea Lienz-Innsbruck, tutta su territorio austriaco, è più lunga chilometricamente ma virtualmente assai più breve); salvo, dico, queste resistenze, V.S. voglia prescrivermi o indicarmi fino a qual punto creda che convenga mantenersi irreducibilmente negativi, o , per tante altre considerazioni che a lei competono , sia preferibile accennare o addivenire a soluzioni di conciliazione parziale o totale.

452

L 'AMBASCIATORE CARANDINI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. PERSONALE 1 . Parigi, 16 maggio 1946.

La seduta pomeridiana di ieri dei Quattro ha deciso, come era previsto ed avevo comunicato, la revisione del nostro armistizio. Mi sono trattenuto fino a tarda notte con Reber, Harvey e Jebb, reduci dall'ultimo faticoso incontro, e ti ho telefonato stamane le informazioni da loro avute. Stamane i Quattro hanno apportato ancora al documento qualche rettifica di forma ed oggi ho avuto riservatamente (perché le sigle verranno apposte solo nella seduta di stasera) il testo definitivo che ti accludo2 . Come vedi non c'è nulla di peggio di quanto ti ho comunicato e potevamo aspettarci.


1 Lettera autografa. 2 Non pubblicato. È identico all'allegato del D. 505.

Avevo fatto osservare che sarebbe stata necessaria una clausola che ammettesse il nostro intervento nella tutela dei nostri interessi coloniali, ma , come vedi, il punto JVo esclude le questioni coloniali . Mi è stato oggi detto che queste questioni possono essere meglio trattate direttamente fra noi e gli inglesi quali effettivi occupanti delle nostre colonie. Il che mi riprometto di fare, secondo le istruzioni che mi darai , al mio rientro a Londra che avverrà domani. Per quanto riguarda la clausola che riguarda la garanzia di democratica scelta della forma di governo , Reber mi ha fatto osservare che la cosa non può dispiacerci , né tornarci nuova. La clausola è stata da tempo inserita nel progetto americano e cesserà di aver valore dopo il 2 giugno. Gli oneri finanziari risultano implicitamente aboliti. In complesso si tratta di un concreto passo avanti che corona modestamente una lunga odissea . Anche il preambolo è moralmente soddisfacente per noi.

Con la consegna di questo documento il mio compito qui è esaurito. Non mi sono dato pace in questi giorni. Se la informazione del Ministero non è stata sufficientemente intensa ciò dipende da un difetto di meccanismo di cui ti parlo in altra parte di questa mia . In sostanza posso assicurarti che la situazione è stata seguita ora per ora con ogni possibile intervento.

Ho rivisto poco fa Reber il quale mi ha dato le seguenti ulteriori informazioni. Byrnes riparte domattina per l'America. Anche Dunn e Reber partono ma saranno qui di ritorno fra cinque giorni. I delegati supplenti inizieranno a Parigi i loro lavori lunedì 27.

È previsto che noi saremo sentiti per Tenda , Briga (e frontiera occidentale in genere) nonché per le minori rettifiche dell'Alto Adige: immediatamente all'inizio dei lavori. La procedura definitiva dei supplenti verrà fissata solo stasera. Sono rimasto inteso che domattina saremo informati del giorno preciso in cui saremo chiamati ad esporre le nostre ragioni.

Mi sono consultato tanto con Jebb che con Reber circa la faccenda di Tenda -Briga ed ambedue sono del parere che, di fronte alle concrete richieste francesi, l'Italia faccia presenti le sue proposte e cioè le concessioni che è disposta a fare in via conciliativa. Ciò avvantaggerebbe il lavoro dei supplenti e ci metterebbe in una posizione attiva dalla quale sarà più facile esercitare la nostra difesa. Di tutto ciò ti informerà Lanza che parte domattina con Tessitore portando la carta delle rivendicazioni francesi che sono naturalmente più ampie di quanto ci attendessimo . In questa materia i delegati supplenti non sanno che pesci pigliare e quindi credo che dalle nostre ragionevoli proposte suffragate da un vigoroso memorandum riassuntivo delle nostre ragioni potranno avere un effetto singolarmente efficace.

Stamane ho avuto un lungo colloquio con Gusev sul quale ti riferirò da Londra perché stasera me ne manca il tempo materiale. Abbiamo riveduto insieme tutta la situazione. Ti dico solo che per la questione di Trieste, sulla quale mi sono battuto con tutti gli argomenti a cui i russi possono essere più sensibili, egli al fine mi ha chiesto su quali basi noi vediamo possibile un contatto diretto cogli jugoslavi. Gli ho risposto che la mia opinione personale era che non vi fosse alcuna lontana possibilità di intesa se non veniva assicurata all 'Italia la linea dell'alto Isonzo, Gorizia, Trieste e la parte italiana deli'Istria comprendente tutte le città costiere Pola inclusa. Ottenuto questo, ritenevo possibili ed auspicabili le più larghe intese con la Jugoslavia sul terreno doganale, economico, di garanzie etniche ecc. Mi è parso colpito sovratutto dalla mia assicurazione spassionata che una diversa soluzione avrebbe compromesso irrimediabilmente le nostre relazioni con la Jugoslavia ed avrebbe avuto un deleterio effetto sulla opinione italiana nei riguardi della Russia. Il colloquio ha avuto particolare schiettezza e Gusev mi è parso molto interessato su queste ed altre questioni di cui ti scriverò. Per quanto riguarda il ritorno dei nostri prigionieri di guerra in Russia mi ha assicurato che ne avrebbe subito interessato Molotov . Gli ho detto che a questo riguardo mi avevi telegrafato personalmente.

Ritornando alla Conferenza ho detto a Reber che il Governo italiano considerava dal canto suo come vergini tutte le questioni trattate e non riconosceva quindi alcuna delle concessioni fatte da parte americana. Reber ha convenuto con me che la nostra posizione è pienamente indipendente di fronte alla riapertura dei lavori. Analoga dichiarazione farò a Londra.

Per quanto riguarda il meccanismo del lavoro che si può qui compiere in futuro ti dico, secondo l'esperienza fatta in questi giorni , che le cose non possono proseguire così.

È indispensabile creare qui un organo indipendente e provvisto dei necessari mezzi il quale si occupi esclusivamente delle questioni della Conferenza dei delegati supplenti e poi dei ministri degli esteri . Tale organo deve avere la necessaria autorità. Occorre, secondo me, che Soragna sia chiaramente investito di queste competenze e che alle sue dipendenze stiano permanentemente Lanza e Ducci che fanno molto bene. Questi due ultimi elementi non possono funzionare così campati in aria come sono ora. Occorrerebbe che facessero parte di questa ambasciata per la durata dei lavori (che potrà essere lunga) in qualità l'uno di primo e l'altro di secondo segretario, in modo che possano utilizzare i mezzi dell ' ambasciata stessa (cifrari, ecc.) ed avere una certa autorità. Se no si incontrano difficoltà ed interferenze difficili da superare e che rendono comunque il lavoro pesante e poco efficiente.

Se Prunas interpellerà in proposito Lanza potrà farsi meglio spiegare questa necessità. L'ambiente qui non è molto dinamico ed occore provvedere a rafforzarlo. Scusa se entro in questa faccenda ma nel momento in cui lascio Parigi, lo considero da parte mia doveroso. Sono sicuro della opportunità, necessità, di quanto mi permetto di suggerire.

Ritorno ora da un colloquio che Schiff Giorgini ha voluto avere con me. Dice che Gouin è pronto a passare sopra a quanto è avvenuto se tu, previo avviso a Bidault, gli scrivi un lettera dicendogli che, di fronte al fallimento di questa fase della Conferenza e nella imminenza della discussione delle frontiere con la Francia di fronte ai delegati supplenti, ti augureresti di poter avere un incontro con lui per riprendere le trattative interrotte. Su questo nuovo tuo passo dovresti intenderti preventivamente con Bidault. Gouin ha fatto ieri assicurare a Schiff che considera il momento opportuno e che risponderebbe favorevolmente a questa tua «avance» 1• Tanto ti riferisco per debito di cronaca e senza voler invadere un terreno che non è mio.

Sono proprio destinato a scriverti sempre di gran furia. Scusami, ma non è colpa mia.


1 Vedi D. 476.


453 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N . O. 8110-8085-8122 /652-653-654 . Washington. 17 maggio 1946, ore 12,08 (per. ore 9 del 18).

Seguito telegramma 603 e 636-37 1 .

In conversazione scorsi giorni al Dipartimento di Stato si è appreso che Molotov aveva continuato ad insistere nel modo più reciso per linea di confine proposta da russi e particolarmente per cessione Trieste alla Jugoslavia, facendo valere concessioni fatte da sovietici rinunziando pretese su Tripolitania e accedendo soluzioni proposte per alcune questioni minori. Tentativo Bymes per dargli una contropartita riguardo quota riparazioni chieste da Russia non avrebbe approdato alcun risultato, date asserite pretese sovietiche . Per superare nuovo insuperabile punto morto Conferenza, Bevin, già molto irritato da discussione questione africana, ha allora dichiarato di accettare linea francese. Secondo il Dipartimento di Stato, solo successivamente Bymes avrebbe a sua volta accennato di non essere alieno dal considerare linea francese, qualora si potesse finalmente conseguire accordo fra i Quattro nella questione (richiamo al riguardo mio telegramma 603). Molotov aveva per altro mantenuto tutte le sue richieste. Segnalo poi che, secondo informazioni da Parigi a questa stampa, peraltro non confermate da Dipartimento di Stato (il quale molto probabilmente non aveva ricevuto telegramma circa seduta del 14 corrente), in successive discussioni , francesi , e si afferma in parte anche inglesi, avrebbero lasciato intravvedere possibilità accettare soluzione di Trieste città libera italiana. A quanto Dipartimento di Stato si è limitato ribadire, Byrnes si sarebbe dichiarato irremovibile su appartenenza Trieste allo Stato italiano contro ferma insistenza Molotov a favore Jugoslavia. In conclusione, questione Trieste è rimasta irresolubile e considerata, insieme quella ritiro truppe russe da Stati danubiani dopo trattato di pace, come causa principale rinvio a 15 giugno Conferenza rimasta senza esito positivo.

In colloquio avuto questo pomeriggio 2 con sottosegretario di Stato3 ho protestato nella maniera più vigorosa contro ogni abbandono linea americana in Venezia Giulia. Sto provvedendo per mobilitare a favore Istria italiana ogni possibile concorso. Mi sono al riguardo rivolto anche questo delegato apostolico per quanto concerne personalità cattoliche. Conto intrattenere presidente in udienza giovedì 23 corrente4 . Pur rendendomi conto tutta gravità questione , che potrebbe essere ormai compromessa, stimerei peraltro molto utile che, ove ritenuto opportuno, esponenti Pota, possibilmente con manifestazioni pubbliche, e quelli altre città litorali provvedano rivolgere loro più viva protesta contro grave pericolo, indirizzando d'urgenza diffuso telegramma al presidente Truman, al segretario di Stato, a Senato e Camera rappresentanti, a senatori Mead , Thomas (dell'Utah), Connally, Vandenberg, a presidente Comitato affari esteri Camera Solbloom, al Comitato giusta pace New York, a La Guardia, ai direttori giornali Progresso itala-americano


1 Vedi DD. 404 e 437. 2 Il 16 maggio. 3 Vedi D. 450. 4 Vedi O. 473.

di New York e L'Italia di San Francisco, nonché direttori New York Times, New York Herald e quotidiani Saint Louis e Kansas City del Missouri. Sarebbe anche molto opportuno telegramma di viva protesta dei vescovi lstria ai quattro cardinali americani in particolare cardinale Stritch di Chicago. Sarei grato cortese cenno di riscontro al riguardo. In previsione mia udienza 23 corrente presso presidente Truman, riterrei potrà essere utile che io gli rimetta messaggio personale di V.E. che gli esprima caldamente fiducia popolo italiano. Riterrei opportuni degli espressi riferimenti nostra frontiera orientale e questione amministrazione italiana colonie, circa la quale richiamo ultima parte mio telegramma 650 1•

Qualora V.E. concordi con opportunità su esposta, sarei grato inviarmi testo messaggio per telegrafo. Così pure gradirei eventuali specifiche istruzioni2.

454

L'INCARICATO D'AFFARI A NANCHINO, ANZILOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 8092/59. Nanchino, 17 maggio 1946, ore 12,15 (per. ore 9 del 18).

Direttore affari europei accennatomi possibilità di risolvere direttamente questioni pendenti fra Cina e Italia, mi ha chiesto se da parte nostra fosse stato finora proposto ad alcuna delle nazioni vincitrici liquidare separatamente questione riparazioni: egli ritiene che tale questione debba essere risolta in blocco nel trattato di pace. Mi ha chiesto poi se altre Nazioni oltre l'U.R.S.S. ci avessero richiesta somma a titolo indennità di guerra e non riparazione danni effettivamente causati. Ha chiesto infine conoscere attuale regime proprietà privata in Gran Bretagna.

Prego telegrafarmi risposta suddette questioni dato che questo Governo sta studiando opportunità cominciare discutere fin da ora questioni pendenti con noi 3 .

455

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. RISERVATISSIMO 8223/663. Washington, 17 maggio 1946, ore 22,05 (per. ore 9 del 19).

Mio telespresso n. 5204/1283 in data lo maggio4 .

Secondo quanto appreso da Dipartimento di Stato in via per ora del tutto confidenziale, decisione per prestito dovrebbe venire adottata entro prossima


1 Non pubblicato: in esso Tarchiani riproponeva quanto esposto nel punto 5 del D. 71. 2 Per la risposta vedi D. 467. 3 Per la risposta vedi D. 506. 4 Non pubblicato.


529 settimana dopo nuova richiesta N.A.C. che fisserà anche ammontare, almeno per quota che sarebbe subito concessa. Dipartimento di Stato ha intenzione proporre in tale riunione che non si tenga più conto questione riparazioni dato prolungamento discussioni trattato di pace. Concessione quota in lire «suspense account», già approvato dal presidente Truman e da amministrazione, ha invece inaspettatamente incontrato difficoltà di comitato parlamentare presso cui, come segnalato con mio telegramma per corriere n. 098 del 30 marzo 1 , questione doveva essere portata per approvazione finale. Proposta è stata presentata ieri personalmente da segretario Tesoro Vinson e da sottosegretario di Stato Clayton. Obiezioni membri Congresso del tutto impreviste da stesso Dipartimento di Stato che riteneva trattarsi mera formalità vengono giudicate superabili in breve tempo. Ho subito intrattenuto in merito Acheson e Clayton i quali mi hanno assicurato che era loro intenzione sottoporre nuovamente al Congresso proposta dopo aver opportunamente preparato membri del Comitato.

Poiché però ciò richiederebbe qualche settimana ambedue mi hanno confermato intenzione far tutto il possibile per definire con N .A.C. concessione prestito prossimi giorni. Riferirò 2 .

Prego comunicare quanto precede a nome delegazione tecnica anche a Ministero commercio estero. Permettomi far presente opportunità che data delicatezza attuale fase questione notizia surriferita venga tenuta strettamente riservata.

456

L'AMBASCIATORE SORAGNA AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. PERSONALE3 . Parigi, 17 maggio 1946.

Per tua norma e conoscenza del presidente, lo Schiff-Giorgini è ritornato con me sul tema ben noto 4 . Egli vorrebbe ch'io persuadessi il presidente a riaccendere la pratica col Gouin, in una maniera tortuosissima: Bidault, dice lo Schiff (allegandomi non so quali confidenze fattegli dal presidente in sul partire da Parigi per Roma), sarebbe maturo per ricevere una lettera dal presidente stesso, in cui gli si darebbe i/ via perché comunichi a Gouin di non aver nulla in contrario alla ripresa di contatto confidenziale circa le questioni italo-francesi, non più solo fra Gouin e il presidente, ma fra Gouin, Bidault e il presidente nostro; non un binomio, un trinomio. Le linee accettabili sarebbero quelle già espresse dallo Schiff, a suo tempo, come portavoce del Gouin, cioè a grande favor nostro.

Lo Schiff mostra ignorare quei contatti fra esperti che sono (a conoscenza mia, almeno) l'unico risultato delle conversazioni De Gasperi-Bidault 5 .


1 Non pubblicato.


2 Tarchiani riferì ulteriormente con R. 641811666 del 6 giugno, non pubblicato. Per la risposta vedi D. 619.

J Lettera autografa.


4 Vedi da ultimo D. 348.


5 Vedi D. 438.

Ho l'impressione che molto, quasi tutto quanto forma la sostanza delle aperture dello Schiff, provenga non dal Gouin, dal suo capo di Gabinetto, un italo-tunisino, prefetto di carriera, il quale probabilmente persegue fini propri.

Ho ascoltato lo Schiff, gli ho dato risposte vaghe, non gli ho raccontato nulla di nulla, e ci siamo separati cordialmente. Non mi sembra che un passo del genere sarà rinnovato, se non c'è iniziativa da parte nostra. Eccoti informato, per la cronaca 1 .

457

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 8191 /560. Parig i, 18 maggio 1946, ore 15,05 (p er. ore 18,30 ).

Segretariato Consiglio quattro ministri ha trasmesso questa ambasciata invito Consiglio al Governo italiano mandare suo rappresentante al Consiglio supplenti per giorno 30• corrente ore Il per esporre suo punto di vista sulla questione della frontiera i taio-austriaca 2• Anche Governo austriaco invitato mandare proprio delegato che verrà sentito congiuntamente al nostro.

All'invito è allegata copia di lettera del rappresentante austriaco a Parigi signor Bischoff diretta al Segretariato: con tale lettera il Governo austriaco dichiara rispondere invito ricevuto in data 14 settembre 1945 da Consiglio Quattro esporre proprie proposte per minori rettifiche alla frontiera italo-austriaca. Propone quindi rettifica che equivale cessione Val Pusteria e Alta Valle Isarco con frontiera che ha seguente andamento partendo da Ovest: da Croda Nera Mala Valle segue displuviate Adige e lsarco per passo Giove e gruppo Sarentino, attraversa Valle Isarco senza fissare tracciato ma richiede inclusione città Bressanone, e per Cresta Alpi Dolomitiche si riallaccia attuale frontiera presso passo Monte Croce Comelico. Motivazione richiesta Austria, che è succinta e redatta in termini sobri e priva ogni retorica, si fonda unicamente su noto argomento necessità comunicazioni fra Tirolo settentrionale e orientale. Attraverso memorandum pure annesso tratta questione impianti idroelettrici esistenti interessati dallo spostamento dei confini e propone accordi che soddisfino completamente requisiti italiani in materia. Invio primo corriere testo comunicazioni austriache e carta ufficiale annessa.

Mi è stato preannunziato analogo invito esporre punto di vista italiano dinanzi supplenti per frontiera italo-francese giorno 27 corrente3 .


1 Per la risposta di De Gaspcri vedi D. 476. 2 Vedi D. 500. 3 Vedi D. 490.

458

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8241/670. Washington. 18 magg io 1946, ore 22,15 (per. ore 12 del 19).

Suoi telegrammi nn. 7815 e 7841 1•

Circa ultima discussione Conferenza ministri esteri per Venezia Giulia e Trieste richiamo ad ogni buon fine informazioni avute Dipartimento di Stato di cui. al telegramma n. 652 2 nonché notizie di cui al telegramma stampa

n. 1003 .

Non ho mancato intrattenere nuovamente ieri sera Dipartimento di Stato su gravissimo pregiudizio per popolazione italiana Istria ed ai fini soluzione definitiva, qualora fosse confermato abbandono linea americana per linea francese: mi sono al riguardo servito considerazioni suo telegramma n. 7841. Mi è stato risposto che, secondo notizie fino ad ora avute da Parigi , Byrnes, dopo che Bevin aveva dichiarato accettare linea francese , aveva detto che qualora si fosse raggiunto «subito» accordo generale per Venezia Giulia , avrebbe anche potuto prendere in considerazione tale linea. Pertanto, secondo Dipartimento di Stato, dato deciso rifiuto di Molotov accettare anche linea francese , accenni Byrnes potrebbero perdere valore. Tuttavia, Dipartimento di Stato non era in grado esprimere una opinione definitiva prima di avere avute precise informazioni da segretario di Stato che ritorna oggi a Washington.

Ritelegraferò appena possibile, mentre continuo adoperarmi per quanto è possibile ; mi rendo conto peraltro dell'estrema difficoltà che si possa efficacemente ritornare su linea americana e inglese, a men o che ripresa Conferenza 15 giugno non segni completo fallimento negozi a ti pace. Va poi tenuto presente che, secondo informazioni stampa che Dipartimento di Stato non era ancora in grado di confermare, dovrebbero nell'intervallo continuare trattative in via diplomatica tra. Washington Londra e Mosca per arrivare a soluzione alcune principali questioni controverse tra cui Venezia Giulia: dubito che tali trattative, se confermate, possano costituire un elemento favorevole. Riterrei pertanto indispensabile agire massima urgenza secondo linea accennata in telegramma 653, in modo parare per quanto possibile, anche in vista elezioni politiche 2 giugno, pericolo concessioni e compromessi in trattative diplomatiche. Dobbiamo infatti tener presente anche possibilità che risultato elezioni influisca su atteggiamento ministri esteri.


1 Il primo è la ritrasm issio ne del D. 441 ; per il secondo ved i D . 447 . 2 Vedi D. 453. 3 Non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

R . 871 /518 . Mosca, 18 maggio 1946 1•

Ho già più volte segnalato alla S. V. che i russi si rendono chiaramente conto che il problema chiave della sistemazione post-bellica dell'Europa è il problem a tedesco: tutti gli altri, di fronte a questo, sono secondari .

Teoricamente l'impostazione russa del problema tedesco post-bellico è chiara: disarmo, riduzione del potenziale bellico-industriale, denazificazione , democratizzazione , ma non distruzione del popolo tedesco , mantenimento della su a unità economica e nazionale : il programma di Potsdam . Ma dare a tutte queste belle frasi un contenuto concreto è un'altra cosa. In sé, il problema tedesco non sarebbe così grave, per i russi almeno, se i tre Alleati fossero fra di loro sostanzialmente d'accordo : non so se i russi, o l' altra parte, si siano mai realmente fatte delle illusioni sulla possibilità di accordo, una volta raggiunto lo scopo della guerra, la distruzione della Germania nazista. Oggi l'accordo non esiste : da parte americana o inglese, forse, esistono ancora delle persone che ritengono quest'accordo possibile: i russi, la filosofia che ispira il loro ragionamento , sono troppo realisti per non rendersi conto che sono possibili dei compromessi su questioni specifiche, è possibile arrivare ad un equilibrio più o meno stabile di forze, ma ad un accordo completo e fiducioso, che escluda quindi la lotta di ogni giorno per spostare a proprio profitto l'equilibrio esistente, a questo non è possibile arrivare. Dall'altra parte si dice, continuamente, che il maggiore ostacolo a questo accordo è la politica dei russi. Nessuno si aspetterà, spero, che i russi siano loro a riconoscere che questo è esatto: anzi , è naturale che essi ritorcano l'accusa. Nel sostenere la sostanza pacifica della loro politica, che essi lavorano , non per il bene della Russia ma dell'umanità , probabilmente. i russi sono altrettanto in buona ed in mala fede quanto l'altra parte quando sostiene la stessa cosa: ma, quello che va tenuto presente perché assai importante, i russi sono ideologicamente convinti che in conseguenza dei contrasti interni insiti nel sistema capitalistico, nel suo stadio attuale, le cose non possono andare altrimenti.

Il ragionamento dei russi , molto sommariamente, si può riassumere così: l' America di fronte alla impossibilità di risolvere le sue contraddizioni interne di classe, nel quadro del suo attuale sistema capitalista, è fatalmente portata a cercare di risolverle per la via dell ' espansione imperialista: per questa via essa spera di evitare l' inevitabile, il passaggio alle forme socialiste della economia. A questo scopo essa è, per forza di cose, portata a cercare di stabilire il suo predominio economico-finanziario sul maggior numero possibile di Stati , aiutata in questo , specialmente in Europa , dai gruppi conservatori, all'interno dei singoli Stati , nei quali il processo di dissoluzione del regime capitalista avendo raggiunto uno stadio più avanzato, questi gruppi non sarebbero più in grado di mantenere le proprie


1 Manca l' indicazione della d a ta di arri vo.

posizioni di fronte alla pressione dei loro diseredati interni, senza un aiuto esterno. Questa inevitabile tendenza americana verso l'espansione imperialista può forse condurre anche a dei conflitti interni nel mondo capitalista, ma essa è essenzialmente diretta contro l'Unione Sovietica sia perché essa é in grado di aiutare, ed effettivamente aiuta, certi Stati a sottrarsi allo sfruttamento capitalistico americano, sia perché l'Unione Sovietica, colla sua stessa presenza, col rafforzarsi della sua economia, collo sviluppo della sua società nuova, sta là, permanentemente, a rappresentare l'altra alternativa, la sola vera, che può risolvere le contraddizioni interne della società americana.

Voglio sottolineare che, partendo, come fanno qui, dalla premesse del materialismo dialettico, questa analisi della politica estera americana è assiomatica, dogmatica direi: un marxista convinto. e Stalin e Molotov sono dei marxisti convinti, la può mettere in dubbio altrettanto quanto il Papa può mettere in dubbio la divinità di Gesù Cristo. Partendo da questo assioma, è evidente che lo stabilirsi di un'atmosfera di vera fiducia fra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti è impossibile, per lo meno se questo deve significare che l'U.R.S.S. si fidi realmente degli Stati Uniti, fino a che, almeno essi continueranno ad essere uno Stato capitalista. Il più lontano che i russi possono arrivare è a credere che, personalmente, Roosevelt , Truman e Byrnes possono essere in buona fede quando dichiarano di non voler la guerra: ma i russi sanno che, presto o tardi, la forza delle circostanze, lo sviluppo degli antagonismi di classe negli Stati Uniti, li porteranno a giudicare e ad agire altrimenti, o ad essere. sostituiti da persone che agiranno altrimenti. Ora gli americani potranno dire quello che vorranno, potranno mandare a Mosca chi vogliono ma non riusciranno mai a persuadere i ru ssi che questa loro analisi della situazione mondiale è sbagliata. Qui, secondo i russi , è la differen za sostanziale fra la politica sovietica e la politica degli altri. La politica sovietica, in questa analisi, nelle sue grandi linee, della evoluzione della politica dei singoli Stati, basata come è sul materialismo dialettico è scientifica: quella degli altri è empirica. Partendo da queste premesse, ne segue, logicamente, che ambedue le parti debbano preoccuparsi delle loro possibilità di coalizione. Che questo si vada effettivamente facendo lo si può vedere anche se non si accettano i postulati del materialismo dialettico . Ma in questa ricerca di alleati , evidentemente, una certa importanza deve avere l'estimazione che si fa del valore militare di un determinato alleato.

Ora su questo punto, è bene non farsi illusioni. All'infuori della Germania il prestigio militare di tutti gli altri Paesi continentali europei è andato a spasso. per ragioni di propaganda, sia interna che estera, si possono oggi glorificare le gesta militari delle forze, nate dalla resistenza , polacche, jugoslave, francesi, magari italiane. Ma i militari ed i politici con loro, siano essi americani, inglesi o russi, si ricordano perfettamente di quello che hanno fatto gli eserciti regolari di Francia, di Polonia, di Jugoslavia e d'Italia . Ben altro è il rispetto che tutti hanno per l'esercito tedesco , e per le qualità militari del popolo tedesco . Per i russi , quindi, in questa atmosfera di -mi si permetta la espressione -concorrenza politica con gli Stati Uniti , la Germania è la chiave di volta della futura coalizione. Essi ritengono cioè che se potessero avere nella loro coalizione, in modo sicuro, la Germania, non esisterebbe per gli americani la possibilità di creare in Europa una coalizione che permetta loro di turbare, anche menomamente, i sonni dei russi . Se viceversa, di converso, gli americani riescono a far entrare la Germania, in modo sicuro , nella loro coalizione, la collusione della produzione americana colle qualità militari dei tedeschi è una cosa che può di nuovo mettere in serio pericolo la tranquillità, se non l'esistenza stessa della Russia , almeno nella sua forma attuale. La situazione, per i russi, è tanto più seria in quanto gli americani sono riusciti a mettere saldamente la mano sull'altro solo popolo le cui qualità militari sono quì prese sul serio, i giapponesi. In Giappone pensano -e dicono -i russi, gli americani stanno mantenendo in piedi i quadri della antica organizzazione militare e imperialistica, per servirsene, un giorno, contro la Russia. Se dovesse riuscire all' America di fare lo stesso scherzo con la Germania, ecco la Russia presa fra due morse, senza avere più l'America alle spalle per distrarre in parte le forze tedesche e giapponesi, ma anzi là, per aiutarli , se non con una assistenza militare diretta almeno con tutto il peso della loro produzione.

Ripeto, io non ho, da Mosca, mezzo di giudicare se e fino a che punto ci siano realmente in America dei piani di questo genere. Ma poiché parlo della politica russa, nel valutarne sia la strategia che la tattica, bisogna tener presente che a Mosca che questo piano ci sia è una cosa che non ammette discussioni: ed è questa convinzione che è alla base di tutta la politica russa.

Ho ritenuto necessario questo excursus per chiarire l'impostazione del problema: se quanto ho detto è sufficientemente chiaro e persuasivo non si dovrebbe avere difficoltà ad ammettere che, per la Russia, in Europa, il problema chiave è il problema tedesco, e che non ci sono per i russi che due soluzioni: le dichiarazioni di Potsdam sono parole: il problema per i russi si presenta in questa forma: come fare perché una Germania ricostituita sia orientata verso la Russia e non verso l'America. Dato che il problema è posto a russi -marxisti -la risposta non poteva essere dubbia: eliminare quelle classi sociali che per mantenere la loro posizione all'interno erano, per istinto di classe, orientate verso l'America, campione della società capitalistica. E quindi riforma agraria radicale, nazionalizzazione delle industrie chiave, anche se in un primo tempo questa nazionalizzazione ha preso la forma sui generis del trasporto in Russia : poi rigenerazione della vita politica tedesca sulle basi già note dopo l'esempio della Polonia, Romania, ecc., fronte patriottico, il partito unico socialista-comunista non è che il primo passo verso il fronte patriottico, forse anche la forma di fronte patriottico che, nelle circostanze della Germania, era la più adatta. Questo fronte patriottico, sia per giustificare la sua qualifica, sia per rimuovere le masse, sia per assicurarsene l'appoggio , deve assumere la sola linea patriottica che in questo momento sia possibile, per dei tedeschi: la difesa dell'unità territoriale, economica e politica della Germania.

Ma questa politica russa ha due limitazioni, o, se si vuole, due incognite:

t) La Russia non è la sola ad occupare la Germania; se essa può foggiare, come vuole, la rinascita democratica della Germania, nella sua zona, altrettanto possono fare gli altri nella loro. La Russia cerca di dar toro fastidio : tutto questo gridare che essa fa contro le malefatte delta politica inglese ed americana in Germania, questo continuo richiamarli alle interpretazioni russe delle decisioni di Potsdam, non ha che uno scopo: obbligare gli anglo-americani, agendo sulla loro opinione pubblica, a dare alla rinascente vita politica tedesca una impronta, quanto possibile, analoga a quella che te danno i russi nella loro. Quanto successo abbia, o sia destinata ad avere, questa manovra. russa di propaganda, è per me difficile dirlo.

2) L'ordinamento politico è una cosa, l'opinione pubblica è un'altra. Resta quindi a vedere -ed i russi son ben lontani dal vederci chiaro -fino a che punto la Germania democratizzata alla russa sarà poi realmente filo-russa. Ossia, fino a che punto i tagli generosi nel territorio germanico ad oriente, l'eradicazione in massa, fatta più che con il consenso, dietro l'istigazione russa, di tanti milioni di tedeschi dalla loro terra natale, la generosa spoliazione della Germania, che non è stata limitata alle industrie di guerra, ma si è spinta, abbondantemente, fino alle proprietà private e personali dei tedeschi, e non solo dei tedeschi abbienti, abbia scavato fra Russia e Germania un abisso impossibile a colmare. Di queste difficoltà, a mia impressione almeno, i russi si rendono conto e cercano un pò di rimediare. Al saccheggio individuale si sta mettendo fine, con mezzi anche violenti; il saccheggio governativo è in via di conclusione. D'altra parte si cerca di far lavorare attivamente l'industria tedesca di beni di consumo, utilizzandone l'attività verso il mercato russo con l'evidente speranza di legarle solidamente ad esso. È impressione generale che la situazione alimentare nella zona russa è infinitamente migliore che nella zona degli Alleati occidentali: mi risulta confermata qui la notizia relativa alla riduzione, sostanziale, delle truppe russe di occupazione. Questi possono essere degli elementi ·positivi allo scopo di un riavvicinamento tra i due popoli. Contro a questo sta il fatto che la situazione della zona russa è tutt'altro che tranquilla: nella ristretta cerchia delle mie conoscenze, nel giro di un paio di settimane, due famiglie hanno avuto la notizia che un loro congiunto, di guarnigione in Germania, è caduto vittima di «atti terroristici». Può essere semplice coincidenza, ma non è certo coincidenza che l'entusiasmo dei sudditi sovietici per essere inviati in Germania va diminuendo di giorno in giorno: si sa che il posto è pericoloso. Dati i metodi russi, si può essere sicuri che la reazione non manca, ma tutto questo non contribuisce alla pacificazione. Siamo, quindi, ancora alla fase dell'esperimento. Ma ammettiamo anche che alla Russia riesca di foggiare, politicamente, tutta la Germania a modo suo: per dare un contenuto spirituale a questo governo filo-russo, bisogna, ripeto, pur trovare uri movente patriottico: non si può vivere ad aeternum sul criterio della necessaria espiazione. Questo movente patriottico non può essere altro, per un primo tempo almeno, che la difesa della unità territoriale, economica c politica di quello che rimane della Germania, e perché questo movente giochi a favore della Russia bisogna che sia proprio la Russia a difendere questa unità contro gli attacchi stranieri. La Russia però esita a decidersi, perché non è sicura di quello che sta venendo fuori in Germania. Intanto i paesi slavi, Polonia e Cecoslovacchia in testa, che hanno una paura birbona della Germania e che della Germania non si fidano, anche se essa dovesse essere comunista, o quasi, e orientata in senso filo-russo, stanno facendo un lavorio attivissimo per evitare che la Russia si orienti verso una nuova Germania. Per la stessa via si sono messi i francesi, partito comunista in testa. La Russia domina la sua zona, è vero; i Paesi della sua zona mostrano all'O.N.U. o altrove una edificante unanimità nel risonare la musica russa: ma si tratta, in molti casi almeno, di questioni che, per essi, hanno scarsa importanza. Ma quale sarà l'attitudine di tutti questi Paesi se la Russia si mettesse a fare una politica di risollevamento della Germania? Quale sarebbe l'atteggiamento degli stessi partiti comunisti? Ammettiamo anche che sia vera, fra i dirigenti, la teoria generalmente ammessa, che essr non sono che degli strumenti di Mosca -V. S. sa che questa non è la mia

opm1one -ma cosa faranno le masse? Prendiamo per esempio la Polonia. Quando l'attuale Governo polacco sostiene di aver fatto un ottimo affare scambiando le sue terre all'est per le nuove terre all'ovest ed assicurandosi l'assistenza russa contro possibili velleità di rivincita tedesca , sostiene una tesi contro cui un polacco di buon senso poco può trovare da obiettare: ma il giorno che la Russia si mettesse a proteggere la Germania, tutto l'edificio cade: e con esso rischia di cadere tutto il nuovo edificio panslavista messo su con tante pene. Si può anche ammettere -io ci credo fino ad un certo punto -che per dei marxisti convinti , come sono i capi, il panslavismo sia solo un mezzo tattico. Ma così non la intende l'opinione pubblica russa, in cui questa politica panslavista fa vibrare corde sentite e profonde: e non so se e fino a che punto sarebbe facile oggi, anche al Governo russo, fare macchina indietro.

Sfiducia nella Germania, salutare rispetto delle qualità militari tedesche, pressioni slave e forse anche francesi -molte queste ultime in relazione agli sviluppi della politica interna francese -mi inducono a credere che dopo molte esitazioni, dopo molti cambiamenti di fronte, la Russia finirà per scegliere l'altra alternativa, delenda est Germania. L'accoglimento più che freddo fatto alle proposte Byrnes di esaminare alla fine dell'anno il trattato di pace con la Germania, mi sembra, in questo senso, una prima avvisaglia. La prima conseguenza di questo orientamento della politica russa potrebbe essere quello di un atteggiamento più deciso in favore della tesi francese: ma anche qui la Russia non può che sostenere una tesi: sul Reno e nella Ruhr ci sono gli altri e non la Russia: non si può quindi avere un fatto compiuto come nel caso polacco. Ma i russi sono fino all'Elba; e più il tempo passa, più mi vado convincendo che, alla fine dei conti, i russi cercheranno di fare il possibile per rendere definitiva l'attuale separazione della Germania nelle due zone di occupazione, la russa e l'occidentale. Con che successo e con che conseguenze questo resta a vedere: ma io sono propenso a credere che faranno il possibile per arrivarci.

Come nazione europea, siamo, credo, anche noi interessati a sapere quello che accadrà della Germania. È evidente che la politica russa in Germaniasarà, in larga misura, influenzata da quella che fanno e faranno inglesi ed americani e viceversa. Per quanto si può giudicare da Mosca si direbbe che anche gli inglesi e gli americani si rendono conto dell'importanza del problema tedesco: ma hanno essi una politica: e quale? Secondo i russi, gli inglesi si ; gli americani non ancora del tutto. In particolare i russi accusano gli inglesi: l) di mantenere in piedi, con vari pretesti, una organizzazione militare tedesca con comandi, stato maggiore e tutto ; 2) di avere un piano deciso diretto a mantenere in piena efficienza l'industria pesante bellica ed in particolare tutto il bacino industriale della Ruhr; 3) di voler riorganizzare politicamente la Germania su basi conservatrici, reazionarie, imperialiste. Agli americani si muove l'accusa più generica di non opporsi alle mene di certi circoli di affari negli Stati Uniti, che vogliono mantenere in piedi i grandi trusts tedeschi a cui sono da tempo affiliati. Il punto 3 del punto di vista russo si presta a molte differenti interpretazioni, ma per quanto concerne i punti l e 2, le accuse russe sono così circonstanziate e così precise da far nascere legittimo il dubbio che, anche facendo la debita parte alla propaganda, qualche cosa di vero ci debba essere. Credo che varrebbe la pena di cercare di appurare cosa c'è in realtà, poiché questa è la parte sostanziale. L'organizzazione dei partiti, della vita politica non è che l'aspetto formale e. come tale, ha pochissima importanza. Le nostre fonti dirette di informazione in Germania so no , a quanto vedo, non esistenti

o quasi: ma anche servendosi solo di fonti periferiche qualche cosa si dovrebbe pure arrivare a sapere. Perché se questo fosse vero anche solo in parte e se questo risponde a direttive di determinati settori inglesi, esso costituirebbe un elemento assai importante di valutazione reale della situazione generale.

460

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI. BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8283/568. Parigi. 20 maggio /946, ore 14,10 (per. ore 8,30 del 21).

Trasmetto seguente telegramma Soragna:

«Stamane è pervenuto invito Governo italiano mandare delegato giorno 27 ore 16 davanti Consiglio supplenti per esprimersi sul rapporto Commissione d'inchiesta territori Briga e Tenda. V. S. rileverà che non si parla delle altre questioni rettifiche di frontiera occidentale. Mi riservo riferire su tale argomento 1• In telegramma a parte trasmetto sunto rapporto commissione che spedirò poi primo mezzo possibile . Primo sommario esame rapporto dà impressione fornisca buono spunto nostra difesa».

461

1 L PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON. TARCHIANI

T. 8095 /426. Roma, 20 maggio 1946, ore / 9,30.

Suoi 648-650 2 .

Per sua conoscenza e norma di linguaggio la informo che, nel corso Conferenza Parigi, e dopo note proposte britanniche circa questione coloniale, ho rimesso a Bevin e fatto pervenire a Molotov, Byrnes e Bidault seguenti nostri suggerimenti: l) accettazione da parte italiana principì autogoverno secondo la Carta Nazioni Unite come base amministrazione in Africa; 2) restituzione all'Italia della Tripolitania e Somalia ; 3) rinvio decisione circa Cirenaica ad un possibile accordo diretto fra Italia ed altri interessati (Egitto, Senussi) in modo da risolvere di comune

' Vedi D. 462. 2 Vedi rispettivamente DD. 450 e 453, nota l p. 529.

accordo questione autonomia locale e immigrazione italiana ; 4) ristabilimento Eritrea, anche per un periodo di tempo da precisare , amministrazione italiana controllata da Commissione Internazionale.

Petizioni ambienti arabi cui accenna V. S. sono conseguenza continuata opera antitaliana attuale amministrazione militare Tripoli. Quivi è anche venuto costituendosi, attorno nostre maggiori imprese commerciali, cui dirigenti viene vietato rientrare colonia, complesso interessi gruppi organizzati da amministratori anglo-maltesi ed ebraici i quali sono in conseguenza contrari nostro ritorno e si agitano per promuovere manifestazioni ostili all ' Italia. Maggiori informazioni al riguardo vengono inviate per telespresso 1•

462

L'INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T . S.N .D . 8347 /575. Parigi, 21 maggio 1946, ore 19,43 (per. ore 8,30 del 22).

Mio 568 2 .

Trasmetto seguente telegramma Soragna:

«Couve mi ha detto che dichiarazione delegato italiano davanti supplenti giorno 27 deve limitarsi strettamente a commento rapporto Commissione d'inchiesta Tenda Briga . La cosa ha carattere di un semplice supplemento d'inchiesta affinché supplenti possano completare istruzione rispetto tale particolare problema che sottoporranno ai Quattro Ministri. Italia sarà poi a suo tempo chiamata ad esprimersi su questione complessiva frontiera occidentale davanti ai Quattro Grandi».

463

L' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERl

T. S. N .D . 8382-8383-8431/257-258-259. Mosca , 22 maggio 1946, ore 1,40 (per. ore 9) .

Ho trovato anche Smith piuttosto pessimista circa prospettive prossima Conferenza Parigi.

A suo avviso, questione riparazioni, una volta deciso, come secondo lui è stato fatto , che in principio Italia deve pagare riparazioni richieste da Russia, si


1 Non pubblicato. 2 Vedi D. 460.

tratta soltanto di stabilire su che fondi e con che mezzo Italia deve pagare: in questi termini è da escludersi che supplenti, o se del caso quattro ministri non possano trovare formula d'accordo.

Per colonie, ùna volta deciso che Italia le deve perdere come tali ma avere partecipazione più o meno larga trusteeship delle medesime, formula accordo non è irraggiungibile. Secondo lui margine effettivo differenza quattro delegazioni è già ridotto in proporzioni minime.

Ammette che questione Trieste è di soluzione molto difficile, data posizione assunta da Russia. Americani sono, secondo lui, disposti accettare, pur di arrivare ad una soluzione, linea francese e forse anche ulteriori sue riduzioni in favore Jugoslavia, ma non sono, sotto nessun pretesto, disposti accettare mettere città, indiscutibilmente italiana, sotto dominazione straniera. Anche punto di vista inglese è assolutamente dèciso su questo punto. Sebbene Smith sia stato molto riservato con me su questo punto, impressione che ho tratto da sue conversazioni è che americani sono fortemente orientati verso internazionalizzazione Trieste e territorio compreso all'incirca fra nostro confine 1914 e linea francese come soluzione compromesso che possa permettere uscire da impasse in cui Conferenza si trova, e che essi sono disposti ancora a molti passi avanti per ottenere consenso russo firmare trattato di pace con noi pur di finirla una volta per tutte. Mi ha naturalmente accennato a possibilità, in caso fallimento Conferenza a Parigi, a pace separata fra noi e U.S.A., ma come ultima ratio che Washington desidererebbe ad ogni costo evitare.

A mia richiesta mi ha detto che mentre trattato con Bulgaria è praticamente pronto, questione riconoscimento Governo bulgaro e possibilità firmare pace con lui non è stata sollevata Conferenza: Governo americano da parte sua è fermamente deciso non riconoscere e non firmare pace con attuale Governo bulgaro.

Quanto mi ha fatto intendere Smith , mi conferma impressione, che ho non da oggi, che internazionalizzazione Trieste sotto amministrazione O.N.U. sta facendo largo progresso presso francesi , inglesi ed americani come unica possibile soluzione compromesso. Non credo (ripeto non) che a questo momento russi siano disposti accettare questa soluzione. Anche posizione Jugoslavia si è dichiarata in senso nettamente contrario internaziona lizzazione. M i rendo conto perfettamente che soluzione di questo genere non è tale da soddisfarei. Per ragioni tattiche però, data atmosfera prevalente in questo momento fra alleati occidentali volersi sbaraz7 zare ad ogni costo nostro trattato di pace, credo ci convenga, come azione di governo, far finta di ignorare che una simile proposta stia per venire sul tappeto. Nostra azione in senso contrario, presso americani sopratutto, non riuscirebbe smuoverli da questo intento e avrebbe solo risultato seccarli. Credo quindi ci convenga stare tranquilli e confidare che siano russi o jugoslavi a non accettare, attirandosi così essi risentimento americano per quello che esso vale.

Se prossima riunione di Parigi condurrà risultati positivi, internazionalizzazione Trieste è soluzione migliore che noi possiamo sperare. Unica nostra speranza migliorare situazione Venezia Giulia è che ad accordo non si venga: possibilità qualche revisione atteggiamento russo al riguardo non sono da escludere, ma potrebbero realizzarsi solo dopo molti mesi. Ma è egualmente importante per noi, per futuri sviluppi situazione, che fallimento Conferenza, che nonostante affermazioni ottimistiche sembra ancora probabile, vada attribuito a colpa di altri e non nostra.

In successiva parte conversazione Smith mi ha detto che , oltre alla proposta compensazione Trieste contro colonie riparazioni, delegazione sovietica ha fatto cenno abbastanza chiaro opportunità procedere ad esame generale questioni in

contestazione per vedere possibilità esistenti compromesso più larga portata. Proposta russa è stata sul momento lasciata cadere ma egli è attualmente incaricato sondare terreno per vedere quali possibilità esistono d 'esame generale tutte questioni. Mi ha detto che nelle conversazioni avute con Stalin, avendogli osservato che America si preoccupava di sapere fin dove Russia intendeva arrivare, Stalin gli ha risposto che non intendeva andare molto più lontano. Governo americano voleva vedere di appurare che cosa russi intendessero per non molto più lontano. Egli ritiene che irrigidimento opinione pubblica americana abbia avuto suo salutare effetto su russi e che sia probabilmente venuto momento per generale spiegazione.

In particolare mi ha detto di essere stato incaricato sondare terreno per vedere come russi reagirebbero a proposta per intemazionalizzazione Trieste. Mi ha chiesto anche quale sarebbe reazione Governo italiano. Gli ho risposto che se trattato pace, buone parole a parte, ci fosse stato presentato come Diktat era evidente che Governo italiano poco avrebbe potuto dire, ma che nessun Governo e nessun Parlamento italiano avrebbe potuto di sua volontà accettare per Trieste altra soluzione che suo mantenimento incondizionato ad Italia salvo disposizioni per porto. Quanto ad opinione pubblica italiana, Diktat o non Diktat, non avrebbe mai accettato distacco Trieste sotto qualsiasi forma. A vendo egli detto con sua ben nota franchezza che Stati Uniti non avrebbero mai ammesso in Italia prevalere di movimenti politici tendenti portare Italia fuori ideologia Potenze occidentali , ho detto sviluppo situazione politica italiana dipendeva essenzialmente da due fattori: termini pace e rapida rimessa in moto nostra vita politica. Non avevamo ragione di dubitare generiche buone disposizioni americane nei nostri riguardi . Se però Governo americano si interessava realmente vedere stabilirsi in Italia regime democratico solido e sano, era necessario che, nella redazione trattato di pace, cominciasse a tener conto non solo necessità conciliare opposti interessi Italia. Altrimenti a lungo andare vita politica italiana avrebbe finito per sbocciare in estremismi di sinistra o di destra ma non certo in democrazia. Aggiungo ad ogni buon fine che Smith mi ha particolarmente raccomandata discrezione da parte nostra su informazioni che egli mi dà .

464

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 8196 /c . 1 . Roma, 22 maggio 1946, ore 21.

Come è noto a V. S. lunedì 27 corrente supplenti esamineranno a Parigi questione frontiera occidentale . Malgrado · che rapporto Commissione esperti su Briga e Tenda possa considerarsi in sostanza favorevole nostro punto di vista, Governo francese mantiene atteggiamento estrema rigidità esigendo cessione quella


1 Questo telegramma era diretto per conoscenza anche a Soragna a Parigi.

ed altre zone alpine di fond a mentale importanza vuo1 per Sicurezza vuOI per economia Alta Ita lia, fra cui bacino Moncenisio.

È urgente che la S. V. intrattenga sull'argomento codesto Governo mettendo in luce positivo contributo rappresentato da proposte equo compromesso contenute memorandum italiano 1 consegnato 5 corrente alle delegazioni Parigi (cessione Piccolo San Bernardo e Terre di caccia ; smilitarizzazione zona Charbeton e Valle Roja ; accordi per forniture energia elettrica e creazione nuovi impianti ; facilitazioni popolazioni frontiera) . Sacrifici che Italia si dichiara volontariamente disposta a fare , concrete proposte per ris olvere questioni di comune interesse italo-francese, ed infine intendimento positivo eliminare nostra frontiera ogni carattere offensivo, sono altrettanti elementi che vanno apprezzati in tutto il loro giusto valore e contrapposti a quelle pretese francesi che non trovano equo fondamento.

L'Italia ha dato concrete prove della sua buona volontà giungendo a ragionevoli concessioni. Potrebbe prendere in esame possibilità accedere ancora a talune richieste francesi , ora che esse ci sono state notificate, sempre che Governo Parigi rinunci però alle inammissibili pretese Valle Roja e bacino Moncenisio sulla quale ultima non è in alcun modo p ossi bile trovare, dal punto di vista territoriale, una qualsiasi soluzione di compromesso.

Nell'esporre a codesto Governo considerazioni sopra indicate voglia fare appello suo spirito equità affinché, esaminando obiettivamente le questioni , incarichi supplenti compiere presso Governo francese passo tempestivo per indurlo a recedere dall'atteggiamento d'intransigenza e comunque affinché non si adatti a sanzionare ai nostri danni una palese ingiustizia.

A titolo confidenziale la informo che ho autorizzato nostri esperti a Parigi prendere contatto con sostituti per invitarli prendere iniziativa proposta di soluzione problema frontiera occidentale su basi da noi indicate come accettabili 2 .

465

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERl, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 8197 /c. 3. Roma, 22 maggio 1946 , ore 21.

Seguito telegramma n . 8196/c. 4 .

Soragna informa da Parigi che Governo ita liano è invitato presentare 27 corrente al Consiglio supplenti osservazioni sul rapporto Commissione inchiesta Tenda e Briga .


1 Vedi App. Sa. 2 Per le risposte vedi DD. 483 e 478. 3 Questo teleg ram ma era diretto pe r conoscenza anche a Soragna a Parigi. 4 Vedi D. 464.

Non è da escludere che limitazione argomento discussione possa nascondere manovra francese diretta evitare dibattito problema frontiera occidentale nel suo insieme ottenendo, al di fuori di ogni discussione, una decisione favorevole su altri punti rivendicati dalla Francia sopratutto zona Moncenisio.

Voglia rappresentare queste considerazioni a codesto Governo insistendo perché vengano sollecitamente date istruzioni supplenti affinché problema generale frontiera italo-francese venga discusso nella seduta 27 corrente od in altra successiva 1•

466

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 8226/c. 2 . Roma, 22 maggio 1946, ore 21.

Risulta in maniera certa che in questi ultimissimi tempi si è avuta una ripresa azione propagandistica francese nella Val d'Aosta dove sono giunti noti agenti Deuxième Bureau (Tenente Maureaux, Tenente Terry, dottor Serrane) i quali incitano elementi filo-francesi a manifestare in occasione prossime elezioni loro tendenze separatiste. Essi lasciano comprendere che mentre Governo francese ha rinunciato includere Val d'Aosta nelle sue rivendicazioni ufficiali, una dimostrazione spontanea delle popolazioni potrebbe permettergli riaprire questione Conferenza Parigi. Sembra altresì (ma in questo caso mancano prove concrete) che analoga azione verrebbe svolta in Alto Adige da elementi colà giunti attraverso Ventimiglia.

Notizia trova riscontro in esplicite dichiarazioni fatte nei giorni scorsi a Parigi da funzionario competente Quai d'Orsay a nostri esperti, cui ha lumeggiato non velata minaccia che ove Italia non accedesse di buon grado integrale accettazione richieste francesi frontiera occidentale avrebbe potuto trovarsi di fronte ad una proposta del Consiglio ministri esteri per un plebiscito anche nella Valle d'Aosta e nella bassa Val Roja.

Manovra è così evidente che non abbisogna commenti. Ne intrattenga confidenzialmente codesto Governo, facendo rilevare necessità di un decisivo intervento presso Governo francese affinché questione frontiera italo-francese venga affrontata e risolta con quella obiettività e lealtà che sole possono condurre ad una giusta soluzione1 .


1 Per le risposte vedi DD. 483 e 478. 2 Questo telegramma era diretto per conoscenza anche alla rappresentanza a Parigi.

467

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 8242/435. Roma, 22 maggio 1946, ore 20.

Suo 654 1 .

La autorizzo rimettere presidente Truman mio messaggio personale, che lascio a lei elaborare. Dovrebbe essere succinto e lealmente esplicito. Premetta ch'io mi rendo perfettamente conto ostacoli e difficoltà pace e importanza interessi in contrasto . È peraltro impressione diffusa in tutta opinione pubblica italiana che, sia a Londra prima che a Parigi dopo, Italia sia stata soltanto considerata come semplice posta nel gioco altrui. È mancato cioè chi abbia posto il problema italiano nella sua integrità e come tale abbia cercato risolverlo: cioè in termini europei.

La tattica dei mercanteggiamenti ha condotto, alla frontiera orientale, a successivi arretramenti dalla linea Wilson sino alla Morgan; alla frontiera occidentale, alla intransigenza francese per Briga, Tenda e Moncenisio ; in materia di riparazioni, all'ammissione del principio che dobbiamo pagarle ; in materia coloniale, attraverso formule diverse , al tentativo di escludere dall'Africa il solo popolo che abbia capacità di esercitarvi un a concreta attività di lavoro.

Tutto ciò significa esattamente quella pace punitiva che ci è stato assicurato di voler escludere.

Ribatta dunque sulle nostre tesi . Ribadisca i concetti su cui ho ieri insistito in un 'intervista aii'«United Press» che credo le sarà nota. In essa ho suggerito fra l'altro il deferimento della questione giuliana, in caso di contrasto insanabile, ad un'assise più vasta e in definitiva all'O.N.U.

Ringrazi per il modus vivendi , di cui peraltro ignoriamo tuttora i testi. Chiuda esprimendo la nostra inalterabile, profonda fiducia negli Stati Uniti e nel suo presidente. Dia al messaggio il tono e la forma più amichevolmente caldi 2 .

468

IL RAPPRESE~TANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8441-8462-8464 /671-672-673. Londra. 22 maggio 1946 , ore 21 ,50 ( per. ore 18 del 23 ) .

Colloquio odierno ho presentato ad Harvey punto di vista Governo italiano circa Venezia Giulia come da telegramma circolare 7841 3 .


1 Vedi D. 453. 2 L' ultima frase è stata aggiunta a mano da De Gasperi. l Vedi D. 447.

Mi ha dichiarato che rapporti fra Quattro la questione rimane in princ1p10 impregiudicata ma nel fatto compromessa dalla ritirata di Byrnes sulla linea francese «saltando di piè pari linea inglese che il Foreign Office considerava la più equa». Comunque ha preso nota che il Governo italiano resta fermo nella posizione assunta ed attende una decisione alla Conferenza di Londra e Parigi. Ha pure preso nota con interesse del nostro suggerimento che alla prima occasione Governo inglese dichiari che la soluzione rivierasca è impregiudicata .

Harvey mi ha oggi autorizzato smentire ufficialmente informazione stampa americana secondo cui modifica armistizio italiano sarebbe accompagnata da da usole segrete.·

Non esiste altra pattuizione al di fuori del contenuto del documento firmato dai Quattro e che V. S. riservatamente conosce. Solo punto in sospeso è fissato nell 'art. 5 il quale prevede negoziati diretti e paralleli fra Governo italiano e Governi inglese ed americano per gli accordi necessari alla permanenza delle truppe alleate in Venezia Giulia e loro vie comunicazione.

Combined Chiefs of Staff a Washington ha avuto comunicazione contenuto redazione armistizio ed il generale Morgan è incaricato darne conoscenza ufficiale a V. S. ed ottenerne la accettazione e la firma. ·

Ho rinnovato vive insistenze a Harvey perché prolungandosi attuale stato di eccezionale occupazione inglese in Libia sia consentito ad una missione italiana insediarsi sul luogo, in rappresentanza e tutela degli interessi italiani che sono esposti nelle attuali condizioni ad irreparabili pregiudizi . Gli ho fatto presente quale risentimento stia destando nell'opinione italiana questa ingiustificabile separazione fra colonia e madrepatria . Harvey ha compreso fondatezza di questa nostra esigenza e mi ha promesso tutto il suo interessamento.


469 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL' AMBASCIATORE SORAGNA, A PARIGI

T. S.N.D. 8255 /391. Roma, 22 maggio 1946, sera 1 .

Come ho telegrafato stamane 2 ho affidato a lei la questione della frontiera occidentale, a Carandini quella dell'Alto Adige.

Agite d 'accordo , dividendovi i compiti e non soltanto per materia, ma anche, se occorre, a seconda delle possibilità che a mano a mano si presenteranno a ciascuno di voi.

Riterrei necessaria un'azione preventiva presso inglesi e americani per sventare tentativo francese di far passare Tenda e Briga come la sola questione in contro-


1 Spedito il 23 maggio alle ore 13,30. 2 T. 8232/389 del 22 maggio, ore 15,30, non pubblica to.

versia. Lei sa che quella del Moncenisio è altrettanto grave. E per informarE dei molti sacrifici già da noi fatti per la Francia, che è la sola che abbia già incassato vantaggi concreti, che è dunque giusto siano posti sulla bilancia.

La sua esposizione dovrà essere pacata, obiettiva c non polemica. Insista sulla necessità europea di una pacificazione italo-francese che solo potrà raggiungersi senza umiliare e sopraffare la rinascente democrazia italiana.

Conto molto sulla sua opera 1 .

470

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 8264/429. Roma, 22 maggio 1946, sera2

Come ho telegrafato stamane 3 ho affidato a te la questione dell'Alto Adige, a Soragna quella della frontiera occidentale. Sarei partito io stesso per Parigi, se questa ormai ultima vigilia elettorale me lo avesse consentito. Ho ritenuto mio maggiore dovere restare. So che la nostra difesa è in buone mani e confido in voi.

Per l'Alto Adige occorre riportare il problema nei suoi termini esatti, cioè alle rettifiche minori. Vienna ne esorbita in modo evidente chiedendo, e per ragioni speciose, un terzo dell'Alto Adige. Casardi che sarà in tempo utile a Parigi ti fornirà gli elementi di difesa.

Per la frontiera occidentale mi pare in corso un tentativo francese per limitare la discussione a Tenda e Briga, dando per pacifico e incontroverso tutto il resto. Tu sai che la rivendicazione sul Moncenisio è altrettanto grave di quella dell'alta Roja. Occorre dunque mettere subito esplicitamente in chiaro come le cose effettivamente stanno.

Io credo convenga informare preventivamente inglesi e americani del nostro punto di vista e dei gravi sacrifici già da noi fatti per venire incontro alla Francia, che non sono noti. E cioè Tunisia; occupazione del Fezzan; accordo sulle navi; accordo commerciale; accordo per i minatori. E procedere poi a un'esposizione pacata e non polemica del nostro punto di vista in materia di frontiera.

Agite d'accordo con Soragna, dividendovi i compiti, non soltanto per materia, ma, se occorre, anche a seconda delle possibilità di ciascuno di voi.

È bene che Soragna insista sulla necessità di una leale intesa italo-francese, non dunque basata su umiliazioni e sopraffazioni e tu su quella di eventuali vasti accordi con l'Austria, una volta chiusa la questione territoriale. Bada che quest'ultimo argomento potrebbe forse infastidire i russi. Occorrerebbe dunque toccarlo con cautela prudente.

Confido dunque in voi e seguirò la vostra attività con ansia.


1 Per la risposta vedi D. 480. 2 Spedito il 23 maggio alle ore 19,45. 3 T. 8232/427 del 22 maggio, non pubblicato.

471

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DÉ GASPERI

T. s .N .D. 8459-8470/69-70. Vienna, 23 maggio 1946, ore 13 (per. ore 8,30 del 24).

Ministro Gruber mi ha ripetuto vivo interesse austriaco per decisione confini orientali italiani nel senso che Trieste venga assegnata all'Italia. Egli mi ha espresso fra l'altro meraviglia che Governo italiano non abbia chiesto decisione problema Venezia Giulia a mezzo plebiscito che, secondo informazioni precise assunte localmente, sarebbe completamente favorevole Italia. 80% sloveni, influenzato da clero cattolico, voterebbe senz'altro per mantenimento sovranità italiana.

Tenendo presente correlazione fra problemi Venezia Giulia e Alto Adige mi sono limitato rispondere che situazione attuale Venezia Giulia non offre garanzie per normale consultazione popolare in zona B.

Ministro Gruber, che ho visto stamane, mi ha confermato sua partenza sabato sera per Parigi dove conta trattenersi circa una settimana. Egli presenterà proposte concernente diverse linee frontiera con Italia ma non mi ha nascosto sua intenzione sollevare intera questione retrocessione Alto Adige . Gruber ha nuovamente insistito su noto argomento, aggiungendomi stavolta in forma più decisa che questione Alto Adige, se non risolta a favore Austria, sarà fonte di continui dissensi con Italia.

Alle mie osservazioni che questione suddetta erasi acutizzata negli utimi tempi anche per influenza del Governo austriaco, Gruber ha risposto che opinione pubblica austriaca unanime richiede anzi in questo campo più decisa attività sua e del Governo e mi ha ripetuto che Governo austriaco desidererebbe iniziare politica reale collaborazione ed amicizia con Italia, ma questione Alto Adige ostacola qualsiasi tentativo; Governo che volesse non tener conto tale controversia non avrebbe appoggio nel Paese. Egli ha esposto rivendicazioni austriache con la formula che essenziale per Austria è partecipazione alto-atesini vita politica austriaca. Egli ha perciò aggiunto che decisione ministri degli esteri a Parigi su Alto Adige non può considerarsi definitiva, tanto più che opinione mondo anglo-sassone è favorevole a retrocessione della regione.

È evidente che invito a delegato austriaco esporre richieste su rettifiche confini segna notevole vantaggio per questo ministro degli affari esteri che avrà modo riaprire discussione circa retrocessione Alto Adige anche in base al nuovo memorandum consegnato a Parigi da quel ministro austriaco ed a petizione alto-atesini recentemente inoltrata da questo Consiglio Alleato 1•


1 Il 24 maggio Coppini telegrafava ancora (T. 8535nl): «Fra minori rettifiche di frontiera che il ministro Gruber proporrà Parigi, stampa locale mette in particolare rilievo quella concernente Conca Tarvisio, cui popolazione, affermasi, tuttora costituita maggioranza lingua tedesca. Si sottolinea pari tempo che Austria, indipendentemente decisioni Parigi, si riserva riproporre in ogni caso Conferenza pace rivendicazione sull'intero territorio Alto Adige».

A questa nuova fase non deve essere stata estranea situazione politica questo Governo, prodottasi dopo notizie decisione Parigi 30 aprile, che deve avere indotto locali autorità alleate consigliare soluzione che offra possibilità riesame intero problema.

Nonostante Gruber abbia voluto smentire che agitazione per Alto Adige possa considerarsi manovra Governo austriaco affermando spontaneità manifestazioni popolari, è certo che questo Governo, favorendo agitazioni irredentistiche, cerca sfruttare correlazione di questa politica interna con politica estera. Infatti, scacco sul piano internazionale influirebbe su attuali posizioni prevalenti partito popolare a vantaggio partiti di sinistra, ciò che a sua volta significherebbe probabile diminuzione influenza Alleati occidentali in Austria 1•

472

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8490/260. Mosca, 23 maggio 1946. ore 19,15 (per. ore 8,30 del 24).

Suo 7811/118 2 .

Osservazione che tutte questioni pace sono connesse in sé giustissima potrebbe anche essere rovesciata favore mia tesi . Per molte questioni come rispetto nostra sovranità dopo pace, controlli militari economici, colonie e, secondo me, riparazioni, tesi Governo sovietico sembrano più favorevoli nostri interessi che tesi anglo-americane. Dall'altra parte stanno aiuti U.N.R.R.A., appoggio nostro punto di vista (fino a che punto?) per frontiere orientali e non so se speranze nostre o promesse americane ulteriori aiuti nel campo economico. Mentre russi possono comprendere che noi ci battiamo per Trieste non comprendono nostro atteggiamento in materia riparazioni. Mia proposta, come risulta da numerosi miei rapporti in proposito, non aveva in vista problema riparazioni in sé stante, ma doveva essere inizio conversazioni sondaggio con questo Governo che, partendo riconoscimento piano sovietico riparazioni più favorevole a noi , arrivassero vedere fino a che punto avremmo potuto assicurarci maggiore fermezza sovietica nel sostenere suoi punti di vista a noi più favorevoli nelle altre questioni. Come risultato questi colloqui (è evidentemente chiaro che questione colonie cui suo telegramma 117 3 sarebbe difficile trattarsi a sè stante) avremmo potuto vedere nel complesso e


1 Ritrasmettendo (con T. 8429 /c. del 25 maggio) questo telegramma alle rappresentanze a Londra, Washington , Parigi e Mosca, De Gasperi aggiungeva: <<Preavverta codesto Governo intenzioni austriache che sono in evidente contrasto con decisioni già adottate dai Quattro all'unanimità e che debbono quindi considerarsi acquisite. Molto gioverebbe se ministro Gruber fosse esplicitamente preavvertito che sua esposizione deve esclusivamente limitarsi alle rettifiche minori . scoraggiando in partenza ogni tentativo contrario ». Per le risposte di Carandini , Tarchiani. Benzoni e Quaroni vedi rispettivamente DD. 492, 488 , 496 e 491. Per la risposta a Coppini vedi D . 481.


2 Vedi D. 446.


3 Vedi D. 443.

nell'insieme verso quali tesi ci conveniva dirigerci. Contemporaneamente si sarebbe potuto dire agli americani, con tutta cortesia, che con trattato di pace quale stava venendo fuori da tutti successivi compromessi diventava difficile dire se proposte americani, animati benevolenza verso di noi, erano nel complesso più sfavorevoli a noi proposte russi, che non ci sono benevoli, dato che alla fine dei conti era da temere che opinione pubblica italiana venisse per tirarne sue conseguenze. Vera obiezione da fare a mio 238 1 è che , nel breve periodo che intercorre fra due Conferenze Parigi e data atmosfera generale, qualsiasi cosa noi possiamo fare in un senso od in un altro non è suscettibile mutare nostra situazione e che questione riparazioni, come tutte le altre, sarà risolta in base ai criteri in cui nostre possibilità pagare e nostri interessi non avranno a che vedere. Questione può ripresentarsi solo in caso fallimento Conferenza 15 giugno che, insieme a nuova situazione italiana creata da elezioni, potrebbe permetterei qualche migliore possibilità di manovra. Mi riservo del resto di riferire a V.S. su questo argomento con maggior dettaglio.

473

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8653-8674 /688-692. Washington, 23 maggio 1946 2•

Mio telegramma 654 3 .

Presidente Truman mi ha ricevuto oggi a mezzogiorno con viva cordialità, interrompendo per circa venti minuti riunione alla Casa Bianca per gravi scioperi . Mi ha dichiarato essere lieto poter discutere con me questioni italiane «che gli sono state molto a cuore». Gli ho preannunziato che avrei inviato poche ore dopo un messaggio di V.E. 4, di cui ero stato informato telegraficamente mentre stavo recandomi da lui. Mi ha assicurato che l'avrebbe ricevuto col maggiore interesse.

L'ho poi ringraziato per il modus vivendi parafato a Parigi: non ne conoscevamo ancora il testo, ma confidavamo nello spirito di amicizia cui si era ispirata la tenace iniziativa americana alla quale lo dovevamo. Il presidente mi ha risposto: «Sono anche io molto contento che si sia finalmente riusciti a fare concretamente accettare la nostra proposta. Popolo italiano avrà così subito migliorate possibilità di riprendersi, ottenendo a tale riguardo piena libertà ed il Governo avendo i poteri necessari per assicurare il bene pubblico» .


1 Vedi D. 431.


2 Il resoconto del colloquio con Truman fu riferito in vari telegrammi che partirono e pervennero nei giorni e nelle ore appresso indicati: T. 8653 /688-689-690 del 23 maggio, ore 24, pervenuto alle ore 9,30 del 26 ; T. 8673 /691 del 25 maggio, ore 22,13 , pervenuto alle ore 9 del 27; T. 8674/692 del 26 maggio , ore 10,29, pervenuto alle ore 3 del 27.


3 Vedi D. 453.


4 Vedi D. 486, Allegato.

Ha poi affermato , con molto riso lutezza che l' Italia dovrà presto avere la pace. Egli non deflette dal continuare l'opera iniziata a Potsdam e che, nonostante tante difficoltà e resistenze , ha marcato dei progressi. Ha ribadito suo profondo interesse forze militari Italia in piedi ed al lavoro. Ho da parte mia rilevato penosa impressione provocata in nostra opinione pubblica da notizie sui mercanteggiamenti Conferenza Parigi a danno integrità territoriale ed economia italiana. Gli ho fatto poi specialmente notare gravi conseguenze , per pacificazione europea, discussioni e relativo ondeggiamento su questioni Venezia Giulia e colonie.

A proposito Venezia Giulia gli ho ricordato sue affermazioni in nostra ultima conversazione del 29 marzo circa italianità di Trieste 1• Il presidente mi ha risposto con molto calore: «Ripeto integralmente quanto le dissi. Trieste è una città italiana e tale rimarrà. Non cederemo di un pollice su tale questione come non abbiamo ceduto finora . Ovviamente, il porto deve essere internazionalizzato per consentire il libero traffico di tutto il suo hinterland costituito da varie nazioni. Ma la città sarà italiana, aperta a tutti come le altre città itali ane, così accoglierà componenti ed ospiti» . Ho allora osservato che le discussioni di Parigi e gli accenni dello stesso Byrnes ad una accettazione persino della linea francese in Venezia Giulia , come base di un compromesso , avrebbe lasciato almeno 200 mila italiani alla mercè di Tito , i cui sistemi di governo gli erano ben noti . A Zara , a Fiume e alle isole, già sacrificate alla Jugoslavia, si rischiava ora di aggiungere le altre città italianissime della costa istriana, compresa Pola così importante per ragioni etniche e strategiche. Truman è rimasto molto colpito da questi argomenti e mi ha ripetutamente assicurato che avrebbe esaminato a fondo il problema con il segretario di Stato, allo scopo di evitare che si commettessero ingiustizie. Per parte sua egli vivamente desidera dopo ciò che fossero evitati all'Italia sacrifici tanto dolorosi.

Per quanto concerne le colonie ho ribadito nostra posizione che aveva mostrato di condividere nella precedente udienza, insistendo sulla necessità che nella forma della tutela la nostra amministrazione possa liberamente continuare la sua indispensabile opera di progresso civile. Secondo suo telegramma 2 , ho parlato della questione dei Senussi nei suoi veri termini. Truman ha mostrato intendere pienamente nostro punto di vista. Mi ha accennato però alle considerazioni sulle quali ambienti giornalistici inglesi si impuntano: pretesi vitali interessi, la loro necessità di assicurare la lifeline se ne è il caso. Gli ho subito risposto che si poteva agevolmente trovare modo di conciliare la posizione italiana con ragionevole esigenza britannica e che l'Italia democratica avrebbe per parte sua volentieri contribuito ad una soluzione che tenesse conto di ogni legittima necessità secondo principi accolti nella carta O.N.U. In conclusione il presidente ha nuovamente assicurato che avrebbe discusso tale questione col segretario di Stato nello spirito della maggiore simpatia per l'Italia .

Ho anche brevemente intrattenuto Truman su nostra questione con Francia e su necessità che frontiera del Brennero resti immutata. Il presidente mi ha risposto che farà il possibile affinché legittimi interessi italiani vengano salvaguardati. Mi ha assicurato che parlerà con segretario di Stato anche di tali questioni.


1 Vedi D. 304. 2 Vedi D. 461.

Come già accennato, ho poi fatto pervenire a Truman messaggio di V.E. redatto secondo istruzioni ricevute con suo telegramma n. 435 1 . Pure essendomi sforzato di usare forma quanto più stringata possibile ho ribadito esplicitamente nota nostra posizione riguardo singole questioni riparazioni, tre frontiere metropolitane e colonie, insistendo particolarmente su Trieste, linea confine Venezia Giulia e nostri territori africani. Ne rimetterò testo inglese col prossimo corriere.

Nell'udienza presso il presidente gli ho anche riparlato della questione del prestito e della necessità di dare subito giusto motivo di speranza di concludere ripresa industriale italiana e al popolo tutto. Truman mi ha promesso che ne avrebbe intrattenuto con la maggiore sollecitudine Ministero competente affinché si prendano, al più presto possibile, in tale campo, sostanziali provvedimenti per l'Italia.

Gli ho parlato delle nostre necessità alimentari, rilevando che invio immediato all'Italia di poche navi cariche di grano ci consentirebbe di non ridurre razione di pane nel periodo elettorale. Gli ho detto le difficoltà che incontra Fiorello La Guardia facilmente accusato di voler specialmente favorire il nostro Paese e che un suo intervento consentirebbe più larghe possibilità di azione senza dover temere ingiusti attacchi . Il presidente mi ha risposto che avrebbe telefonato a Fiorello La Guardia per incitarlo a fare il massimo sforzo a favore del popolo italiano.

Nel congedarmi Truman mi ha ripetuto che avrebbe continuato nella sua azione per agevolare e spingere rinascita dell'Italia «come Paese strettamente amico degli Stati Uniti».


474 .

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. 911/529. Mosca, 23 maggio 1946 (per. il 12 giugno).

Il 17 corrente è rientrato a Mosca il ministro degli affari esteri , Molotov, con tutto il suo numeroso seguito. La stampa si è limitata a pubblicare un breve comunicato in prima pagina e da quel giorno anche i giornali sovietici non hanno più nulla riportato sulla Conferenza di Parigi dei quattro ministri degli affari esteri.

Ho avuto occasione intanto di avere in questi giorni alcuni colloqui, sia con colleghi stranieri, sia con qualche alto funzionario del Ministero degli esteri dell'U .R.S .S. , e quindi ritengo utile dare un primo sguardo d'insieme sullo stato dei vari problemi che più direttamente ci interessano, quale risulta dalla stampa sovietica e dai miei predetti colloqui.

1) Questione di Trieste e della Venezia Giulia . Nel mio rapporto n. 652 /395 del 15 aprile2 avevo segnalato a V.E. quale era l'atteggiamento tenuto fino ad allora


1 Vedi D. 467. 2 Non pubblicato.

dall'U.R.S.S . nei riguardi di tale questi one, così vital e ed importante per noi. Cioè i sovietici sembravano evidentemente di seguire con simpatia le aspirazioni jugoslave, ma si erano fino a quel momento guardati dall 'assumere ufficialmente una netta posizione circa tale problema. Invece non appena è incominciata la Conferenza, la stampa di qui ha preso subito un netto atteggiamento filo-jugoslavo (come del resto io ho subito segnalato con i miei telegrammi 218, 222, ecc.) 1 , atteggiamento che si è andato sempre più rafforzando . Del resto contemporaneamente a tale attitudine della stampa sovietica, Molotov a Parigi presentava il progetto russo di confine fra Italia e Jugoslavia, che altro non era che la linea di frontiera voluta da Tito . I commenti che la stampa sovietica faceva su tale problema, nel quotidiano resoconto che dava della Conferenza di Parigi, mostravano poi chiaramente che la delegazione russa non risparmiava sforzo per far accettare la sua proposta, e che si deve alla resistenza anglo-americana se tale progetto non è stato accettato, almeno nella predetta fase della Conferenza. Su questo problem a però, è mia impressione che i russi sono irremovibili . Ben difficilmente cederanno. Lo stesso ambasciatore degli Stati Uniti nella conversazione che ho avuto con lui al suo ritorno da Parigi, e sulla quale ho già telegraficamente riferito (miei telegrammi n. 257, 258 e 259) 2 , mi ha confermato tale mia impressione, aggiungendo che si starebbe cercando di ripiegare, in caso di resistenza russa, verso un progetto di compromesso, sia pure temporaneo: l'internazionalizzazione della zona contestata (Trieste e dintorni). Come ho telegrafato a V.E., Tito non l'accetterà mai, e quindi, per ragioni tattiche e sopratutto per non irritare gli anglo-americani, ci conviene lasciare che l'opposizione venga dagli jugoslavi, o dai russi : non da noi . Sempre su tale problema ritengo utile riportare un colloquio che ho avuto oggi con Koziryev, cioè col direttore della prima sezione degli Affari Politici, e che è stato a Parigi al seguito di Molotov .

Io: «Ditemi un po ', caro Koziryev, perché a Parigi avete preso la difesa degli interessi jugoslavi contro di noi? »

Koziryev : «Contro di voi? Neppur per sogno' Noi sosteniamo la tesi che Trieste deve andare alla Jugoslavia , unicamente nell'interesse della pace generale e dell'avvenire, sia dell'Italia che della Jugoslavia» .

Io: «Della pace e dell 'avvenire?» gli ho subito replicato in tono dubitativo. Koziryev: «Certamente. Noi vogliamo che fra Italia e Jugoslavia ci siano degli ottimi rapporti e quindi l' unica cosa è di assegnare Trieste a Belgrado . Del resto la Venezia Giulia è slava, e Trieste, anche se nella città vi è una piccola maggioranza italiana, non si può avellere da tutta la provincia». Io : «Contesto che la Venezia Giulia sia slava : ne a bbiamo tante volte parlato , e vi ho presentato numerosi documenti che dimostrano proprio il contrario. Quanto a Trieste non è possibile immaginare un'Italia senza tale città».

Koziryev: «E perché»?

Io: « La storia diplomatica politica italiana da l 1870 al 1915 si è polarizzata

su una sola questione : Trento e Trieste. Dando quest ' ultima città agli jugoslavi,


1 Non pubblicati. 2 Vedi D. 463.

voi non creerete affatto le basi per una grande amicizia fra noi e i nostri VICini, anzi, al contrario, creerete un diaframma insormontabile».

Koziryev: «Non sono del vostro parere : Trieste fa parte integrante della Venezia Giulia . Gli jugoslavi hanno bisogno di un porto, e quindi si deve dare loro Trieste».

Io : « Hanno Fiume : è più che sufficiente ». Koziryev: «No, Trieste è un'altra cosa. E poi vi dirò in confidenza che non vogliamo darvi Trieste anche per ragioni di sicurezza per l'avvenire, perché, per voi, tale città è un porto militare».

Io: «Ma Koziryev, spiegatevi, dite, cosa volete intendere con queste parole?».

Koziryev: «Ve lo dico francamente . Evitare un attacco italiano contro gli jugoslavi!». Io : « Ma come vi può venire in mente un'idea simile! L' Italia vuole la pace, il nostro popolo non anela che alla pace. Alla firma del tra ttato di pace non avremo, anche volendo, di come fare non dico una guerra, ma neppure una campagna di quindici giorni! No, Koziryev quest'argomento non va ... non si regge in piedi ... voi stesso conoscete benissimo la nostra situazione, gli intendimenti del nostro popolo ... e poi ... anche ammesso, per pura ipotesi , che un giorno, perdendo la testa e avendo i mezzi per fare un attacco, si decidesse una guerra contro la Jugoslavia, siate pur sicuro che non partirebbe da Trieste: abbiamo ottimi porti in Adriatico da Venezia a Brindisi, e Trieste lassù non ci servirebbe a nulla . Cambiate argomento, Koziryev! E poi lo sapete bene che l' Italia vuole la pace con tutti e in modo speciale con la Jugoslavia» . Koziryev: «Sarà, ma noi restiamo sul nostro punto di vista, e riteniamo che così facendo si serve la causa della pace!».

La verità è che Mosca vuole assicurarsi un nuovo porto in Adriatico e un'ottima attrezzatura di cantieri navali per sviluppare l'industria delle costruzioni navali che è quella che finora ha avuto minore impulso in U.R.S.S ., anche perché è di quelle industrie in cui non basta costruire un'enorme fabbrica e installarvi delle grandiose macchine ultra-moderne, perché la produzione vada , ma è indispensabile avere anche a di sposizi one una maestranza specializzata, che non s'improvvisa con un articolo inserito in un ... piano quinquennale o decennale! Del resto anche il senatore americano Pepper, che i giornali sovietici citano come l'amico dei sovieti, in un discorso tenuto recentemente a New York ha detto: «L'U.R.S.S. ha per lo meno il diritto di guardare su Trieste attraverso le finestre di un amico!» Mi son ben guardato naturalmente dall' accennare a Koziryev l'attuale proposta dell' internazionalizzazione di Trieste per conoscere l'avviso del suo Governo , ma , come già detto , tale progetto non incontrerà l'approvazione dei russi. E poi, un progetto simile, ove realizzato, costituirebbe sempre un pericolo di serie complicazioni internazionali, perché una volta stabiliti i confini del nuovo «stato», le truppe anglo-americane si ritirerebbero , e la repubblichetta di Trieste sarebbe, in un primo momento esposta al rischio di un colpo di mano di Tito, e poi non è escluso che anche in Italia si trovi, tra qualche tempo, un gruppo di giovani pronti a ripetere, per Trieste, quanto d ' Annunzio ed i suoi legionari fecero per Fiume! Comunque, ripeto, la mia convinzione, in seguito a tutto l'insieme di dati qui raccolti ed esposti con ogni chiarezza a V.E. , è che i sov1ebc1 non consentiranno mai che Trieste venga data all ' Italia. Potranno forse , ma molto a malincuore e dopo aver esaurito tutti i loro argomenti , e le loro pressioni, accettare il compromesso di creare una specie di stato internazionale per Trieste, ma ciò , ripeto, sarebbe una soluzione temporanea e pericolosa, perché Tito, volente o nolente Mosca, alla prima occasione non mancherebbe di fare un colpo di mano. E dietro Tito , ricordiamolo, ed io l' ho anche già scritto esplicitamente a V.E., c'è l'U.R.S.S. con tutto il suo peso non indifferente! Mentre, se il colpo di mano lo facciamo noi, jugoslavi , russi , inglesi e americani , tutti d 'accordo , sarebbero lieti di dare un 'altra legnata a «questi itali ani che ci rompono ~empre le scatole»! Quanto sopra però , da mio avvi so , vale fino al 15 giugno prossimo, cioè , per essere più precisi, se e in quanto la Conferenza si riaprirà alla data stabilita e si metteranno realmente «in cantiere» i vari trattati di pace. Ove invece o la Conferenza non si dovesse riunire, oppure i lavori terminassero con un insuccesso , allora ogni mia previsione può cambiare . Entrerebbero infatti in gioco altri fattori , altri elementi, e sopratutto quell ' «idea della compensazione generale» di cui si è fatta promotrice a Parigi la delegazione sovietica , per cui non è escluso che l' U.R .S.S . possa anche rivedere il suo atteggiamento attuale nei riguardi di Trieste. Come ho già telegrafato, in tale questione, il tempo lavora a nostro vantaggio.

2) Riparazioni. Su tale problema l'atteggiamento della delegazione sovietica è stato molto esplicito: l'Italia deve pagare perché ha dichiarato la guerra, perché i suoi eserciti hanno causato dei danni all'U .R .S.S., e perché infine è principio morale che il reo sconti in qualche modo la sua colpa . Inoltre vi è l'esempio di altri Stati , legati all'U.R .S.S. con vincoli molto più forti dei nostri, che si sono obbligati a pagare le riparazioni. Trecento milioni di dollari devono versare gli ex satelliti tedeschi (Romania, Ungheria, Bulgaria, Finlandia) nonostante che essi siano oggi nella «zona d 'influenza» russa. Tale atteggiamento della delegazione sovietica non ha dovuto meravigliare V.E., perché io da oltre un anno non faccio che scrivere e telegrafare che l'U.R.S.S. non rinunzierà mai a pretendere da noi il pagamento delle riparazioni. Si potrà discutere l'ammontare, si potrà mercanteggiare sulle modalità, sul periodo di tempo in cui si dovranno pagare, si potranno ottenere tutte le possibili ed augurabili facilitazioni, ma noi finiremo col pagare ai sovieti una somma X come riparazione! Inoltre è bene che V.E. tenga presente un altro lato del problema. Nella conversazione che ho avuto oggi con il predetto Koziryev, il discorso è anche caduto sulle riparazioni , e questi alla mia tesi di non pagare, ha replicato : «A quanto mi risulta nessun soldato italiano ha mai me sso piede in Inghilterra o in America, e non ha danneggiato nulla di tali Paesi, ma in U.R.S.S. le cose vanno differentemente. I soldati italiani hanno invaso l' U.R.S.S., hanno distrutto case, villaggi, hanno ucciso, ecc. voi ci dovete delle riparazioni. E poi ... gli anglo-americani hanno già preso dall'Italia, secon~o cifre che voi stessi avete pubblicato e presentato a Parigi, oltre mille miliardi di lire fra armi e prestazioni di servigi, e cioè oltre dieci miliardi di dollari. Noi ve ne chiediamo solo trecento milioni! di cui solo cento per noi! È una piccola cosa di fronte a quanto hanno già percepito gli altri. E gli anglo-americani non hanno avuto alcun danno da parte degli italiani, mentre i sovietici ...!» Non ripeto qui il modo come ho controbattuto punto per punto la «tirata» del mio interlocutore, per non tediare V .E. che conosce meglio di me i nostri argomenti e la nostra tesi. Quello che voglio sottolineare a V.E. è questo: è indubbio che i sovietici ragionano, pensano così, e niente al mondo li farà decampare da tale pos1z1one. Perciò noi potremmo presentare tutte le documentazioni possibili e immaginabili, dimostrare, come uno più uno fa due, che noi siamo cobelligeranti, che le somme prese dagli anglo-americani sono in conto dello «sforzo comune della guerra», ecc. ma i sovietici diranno sempre: «gli altri vi hanno preso dieci miliardi di dollari, il motivo non ci interessa... noi ci contentiamo di meno ... dateci cento milioni di dollari!» E poiché sono arcisicuro che gli anglo-americani finiranno per accettare la richiesta sovietica, tanto più poi che siamo noi a pagare, e ciò non incide su quanto in un modo o in un altro già hanno portato via da noi, io ritengo che ci converrebbe di fare buon viso a cattivo gioco e venire incontro ai sovieti! Ci guadagneremmo, per lo meno , nell'avere condizioni migliori . Lo stesso ambasciatore d'America , testè ritornato da Parigi , mi ha detto, come ho telegrafato a V.E ., che la Conferenza si era orientata verso l'accettazione della richiesta sovietica! E, il rapporto alla Nazione, che Byrnes ha fatto recentemente sulla Conferenza di Parigi, lo conferma in modo ancora più esplicito.

3) Colonie italiane. Su questo problema abbiamo, per nostra fortuna, l'appoggio dei soviet. A tale riguardo è bene che io dica, sebbene ciò sia senz'altro noto a V.E., che i russi non sostengono la «povera» Italia per puro amore francescano! L'idea di affidare il « trusteeship)> all'l tali a ha un semplice scopo : allontanare gli inglesi dalla Tripolitana e dare a noi un «contentino» per Trieste! Infatti parlando pochi giorni fa con un alto funzionario del Ministero esteri sovietico, questi si è diffuso a lodare il modo come noi abbiamo amministrato le nostre colonie, la civiltà che vi abbiamo portato, e tante altre belle cose che mai finora avevo sentito dire, nonostante i numerosi «memorandum» illustrativi sulla no stra opera di civilizzazione e di colonizzazione in Africa che codesto Ministero mi aveva inviato e che io puntualmente mi ero sempre dato pena di illustrare e consegnare ai competenti uffici sovietici. «Segno dei tempi», mi diceva ridendo uno dei miei collaboratori a cui raccontavo tale colloquio . Comunque, poiché il «danaro non ha odore», affrettiamoci a prendere di buon grado il regalo che i soviet ci fanno. Al Ministero degli esteri mi hanno detto che V.E. ha già espresso a Molotov la gratitudine del Governo italiano: io, in seguito alle istruzioni ricevute 1 , ho già fatto altrettanto. Ora non ci resta che attendere che fra i Grandi si addivenga finalmente all'accordo sulle nostre colonie e che noi, anche se sotto la forma del «trusteeship», ritorniamo ad amministrarle.

4) Rettifica confini francesi. Secondo quanto ho appreso, in via confidenziale a questo Ministero degli affari esteri sovietico, la questione dei cosidetti Territori di Caccia sarebbe già compromessa: assegnazione alla Francia. Per Tenda e Briga invece l'accordo non sarebbe ancora raggiunto , e forse vi sarebbe la possibilità di evitare che passi sotto sovranità francese. Si potrebbe quindi, ove dalla nostra ambasciata a Parigi tale notizia fosse confermata, cercare di entrare subito in negoziati diretti con la Francia e proporre una servitù militare sul tipo di quella di Chablais e F aucigny, come già ebbi a suggerire nella mia lettera del lo aprile n. 512 diretta al segretario generale 2 .


1 Vedi D. 443. 2 Non pubblicata.

5) Alto Adige . A questo Ministero degli affari esteri mi è stato assicurato che la questione dell'Alto Adige non ci deve preoccupare. L'Austria si sta, è vero, agitando, ma a Parigi si è deciso di far restare le frontiere come sono, e che gli austriaci si devono contentare di semplici rettifiche di confine. Mi risulta poi anche che questo rappresentante politico d'Austria è un pò annoiato del nessun appoggio che sta ricevendo dai sovietici nelle varie questioni pendenti, fra cui anche quella dell'Alto Adige. Devo però aggiungere , per sempre più precisare a V.E. l'esatta situazione, che l'atteggiamento dei soviet sul problema del «Sud Tirol» non è dovuto a speciale simpatia verso di noi, ma perché non vogliono incoraggiare gli austriaci nelle loro rivendicazioni territoriali nel confine meridionale, per tema che aumentino poi le pretese verso la Jugoslavia . Tito, teniamolo presente, è un pò per i soviet, al tempo stesso, «enfant gaté» e il «ricattatore», e comunque non gli si vogliono dare «dolori».

6) Le Quattro Libertà. Mi è stato anche detto a questo Ministero esteri che le famose «Quattro Libertà» saranno inserite in un articolo del nostro trattato di pace e che all'O.N.U.» poi sarà demandato l'incarico di farne osservare l'applicazione. Naturalmente eguale clausola sarà contenuta nei trattati di pace da stipulare con le altre nazioni. I sovietici però, mi è stato lasciato capire, non sono molto favorevoli a tale intervento dell ' O.N.U. Ufficialmente perché ciò è contrario alla sovranità degli Stati. In realtà perché temono che gli inglesi e gli americani possano, a mezzo dell'O.N .U., controllare e sindacare come si svolge la situazione interna dei Paesi che I' U .R.S.S . vuole tenere sotto di sè come suoi satelliti. È quindi probabile che il tutto si riduca ad una enunciazione vaga di principi, senza stabilire alcuna sanzione. Il che praticamente significa in realtà meno che nulla.

7) Danubio e fiumi internazionali. In un colloquio che ho avuto con l'ambasciatore degli Stati Uniti, questi mi ha confermato quanto avevo appreso qui a Mosca, e cioè che una delle più grandi difficoltà per stipulazione dei trattati di pace con Bulgaria, Romania e Ungheria, e del «trattato » da stipulare con l'Austria sarà dato dal regime del Danubio e degli altri fiumi a carattere internazionale. L'U.R.S .S. sostiene che si tratta di questione che interessa i soli Stati rivieraschi. Invece Inghilterra e America sostengono che si tratta di vie d ' acqua a carattere internazionale, che anche essi sono interessati e quindi che si deve regolare il loro regime nei trattati di pace. La delegazione sovietica ha preso al riguardo atteggiamento molto preciso. Lo stesso Novoe Vremia, la nota rivista quindicinale che rispecchia molto fedelmente il pensiero di questo Ministero esteri, scrive: «Un semplice sguardo sulla carta geografica mostra che questa questione concerne anche la Cecoslovacchia e la Jugoslavia, cioè Paesi alleati, e quindi l'unico modo di regolarla è quello di negoziati con tutti i Paesi interessati». Cioè anche in tale problema si appalesa il dissidio tra russi e anglo-americani. I primi vogliono far fuori i secondi dal regime del Danubio e poi degli altri fiumi, e gli anglo-americani vogliono invece stabilire nel trattato di pace quale sarà il regime di tali fiumi , per non trovarsi poi di fronte a sorprese o a situazioni di privilegio a favore di altri Paesi, e loro esserne esclusi.

8) Criminali di guerra. Anche qui non vi è accordo fra sov1et1c1 e anglo-americani. Questi desiderano che sia demandato ad una commissione interalleata lo stabilire per ogni singolo Stato la lista dei criminali di guerra rifugiati nel loro territorio da dover consegnare a questo od a quello Stato. L' U .R.S.S. invece si oppone, dicendo che ciò lede la sovranità dello Stato in cui si trovano i criminali di guerra da consegnare ai vari Stati , e quindi insiste perché tale problema sia lasciato alla libera negoziazione dello stato richiedente con quello sul cui territorio si sono rifugiati i criminali di guerra. La stampa sovietica ha già preso netta posizione su tale problema ed io ho già segnalato a V.E . tale atteggiamento (vedi mio n. 853 /512 del 16 corr.) 1 . Come ho già scritto l'atteggiamento sovietico è unicamente dettato dall'interesse di non aver «controlli» anglo-americani di nessun genere in Bulgaria, Romania e Ungheria.

9) Sbocco al mare della Bulgaria . A quanto mi viene detto il problema dello sbocco nel Mar Egeo della Bulgaria non sarebbe stato ancora discusso ufficialmente a Parigi. I sovietici, per conto loro, l'hanno già «piazzato» nella loro stampa, sottolineando e evidenziando le dichiarazioni del Governo bulgaro , nonché quelle del ministro di Bulgaria a Parigi , relative ai vari «desiderata» di Sofia ed in modo speciale allo «sbocco al mare» (vedi miei telegrammi n. 212-213 del 30 aprile; n. 218 del 2 maggio; n. 240 del 13 maggio) 2•

Questo è quanto finora mi è stato possibile conoscere sulla riunione della Conferenza di Parigi testè chiusasi. Fra giorni vedrò Dekanozov, anche lui di ritorno dalla Francia, e potrò ancora meglio forse illustrare a V.E . il pensiero dei soviet sui problemi della pace in generale e dell ' Italia in particolare 3 .

475

IL CAPO DELLA SEGRETERIA PARTICOLARE DEL MINISTRO, CANALI, ALL' AMBASCIATORE SORAGNA, A PARIGI

L. PERSONALE. Roma, 23 maggio 1946.

Per incarico del presidente le trasmetto, secondo la nostra intesa, i verbali sui noti colloqui 4 .

Il presidente desidera ricordarle , oltre al carattere riservato dei verbali, la segretezza del colloquio n. 2. Occorrerebbe farsi restituire le veline (in mano Solari) della prima bozza dei colloqui , che devono intendersi annullate e sostituite dagli uniti testi definitivi .


1 Non pubblicato. 2 Non pubblicati. 3 Vedi D. 477. 4 Vedi DD. 419 e 420.

ALLEGATO I

COLLOQUIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI , CON IL SEGRETARIO DI STATO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, BYRNES

VERBALE. Parigi, 6 maggio /946 , ore IO.

De Gasperi : Chiede se l' idea del plebiscito sarà portata a fondo . Byrnes: Dice che la proposta rimane in piedi per essere però limitata alla zona compresa tra le due linee: americana e russa; ma conferma che i russi non accettano l'idea. De Gasperi: Sviluppa argomentazioni contro estensione territoriale del plebiscito; essenziale per l'Italia è la regione di Trieste.

Byrnes: Interroga sulla possibilità di spostamenti verso la linea francese.

De Gasperi: Questo è impossibile, data l'esclusione di città italiane come Pola, Parenzo, Rovigno. Byrnes: Come considerate l'abbinamento delle questioni di Trieste e delle colonie? De Gasperi: Non sono due cose comparabili. I russi puntano su Trieste non tanto per

motivi etnici quanto per il valore dell'industria navale. Sotto questo aspetto la questione diventa anche problema di interesse americano. Byrnes dà !'.impressione che insisterà sulla nostra tesi per Trieste. Colloquio verte a lungo su Trieste con chiarimenti e dettagli.

Byrnes: Cita l'esemplificazione di Molotov sulla analogia del problema di Leopoli (nucleo polacco con fascia completamente ucraina) con quello di Trieste: «Una volta superate le difficoltà non ci si pensa più».

De Gasperi: Ricorda che la situazione è ben diversa e afferma che nessun Governo democratico potrà accettare una simile rinuncia ; aggiunge considerazioni di politica interna italiana.

Byrnes: E se non si facesse la pace? De Gasperi: Piuttosto che una pace dura, sarebbe meglio rinviare per attendere un momento più propizio . Byrnes ha l' aria di consentire. In tutto il colloquio Byrnes dimostra molta cortesia e conclude affermando che la nostra questione è stata posta e trattata «very nicely». Durato mezz'ora .

ALLEGATO II

COLLOQUIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, CON IL MINISTRO DEGLI ESTER! DI GRAN BRETAGNA, BEVIN

VERBALE. Parigi, 6 maggio /946 , ore 15.

De Gasperi: Il plebiscito? Bevin: «Dead». Dichiara che il suo criterio sarebbe la ricerca di un compromesso tra

la linea francese e quella americana. De Gasperi: Porta argomentazioni su città italiane e proposta Pola come base O.N.U. Bevin: No. De Gasperi: In ogni caso l'Italia non potrà accettare .linea che escluda Ie città italiane. Bevìn: Propone una stretta fascia che comprenda queste città. De Gasperi: Sviluppa argomentazioni effetto su opinione pubblica questione Trieste . Bevin: «Wc shall never give up Trieste». Continua dichiarando che i russi hanno proposto

un baratto di Trieste con le colonie. «Ma io mi rifiuto ad accettare questo baratto».

Carandini: Argomentazioni su cantieri. B e vin: A proposito delle colonie, ricorda che Churchill e Eden hanno preso con i Senussi impegni ai quali la Gran Bretagna deve fare onore; la soluzione migliore è quella di instaurare un governo locale sotto mandato A, in modo che l'Italia, non appena entri nell ' O.N.U., acquisterebbe «partnership» nel controllo. De Gasperi: Fa osservare caratteristiche Senussi (vedi argomentazioni memorandum sulle colonie). Bevin : Per quanto riguarda minoranze italiana e ebrea, intenderebbe in un secondo tempo riservare alla sovranità italiana zona dove queste forze potrebbero sviluppare loro

attività ; vi dovrebbe essere quindi nel trattato una dichiarazione italiana di rinuncia alla sovranità. Tale comunicazione, Bevin sottolinea, è da considerarsi estremamente confidenziale. De Gasperi: Precisa che non vi può essere rinuncia di sovranità da parte dell'Italia, ma

dovrebbe trattarsi di una rimessa all'O.N.U. Be v in: Questa soluzione (sulla quale Bevin concorda) farebbe sì che la decisione per le colonie, anziché venire presa nell'ambito dei Quattro con esclusione dell'Italia , verrebbe presa nell'ambito dell 'O .N.U. dopo la firma della pace. Nel frattempo le colonie rimarrebbero sotto amministrazione provvisoria inglese. D e Gasperi: In vista dei notevoli interessi italiani, sarebbe bene avere un rappresentante italiano. Bevin : In via di estrema riservatezza prospetta la possibilità di riservare eventualmente una zona intorno a Tripoli sotto la sovranità italiana nella quale i 50 mila italiani e i 30 mila ebrei potrebbero svolgere loro attività. Se tutta la zona fosse posta sotto la sovranità diretta italiana, gli arabi non accetterebbero. In tal caso gli inglesi sarebbero quindi responsabili della situazione e dovrebbero fare una nuova guerra per ridarei le colonie! Parlando dell'Eritrea, ricorda che il Negus ha domandato di partecipare alle discussioni, e che egli dovrà essere quindi sentito. De Gasperi: Argomentazioni sull'Eritrea; difficoltà di ottenere sottomissione ascari al

Negus. Be v in: Espone suo piano unione delle due Somalie e deii'Ogaden. D e Gasperi: Argomentazioni memorandum che gli consegna 1 . «In ogni caso, dichiara,

è impossibile per l'Italia rinunciare all'amministrazione di entrambe le colonie. L' opinione pubblica italiana non tollererebbe dover rinunciare a terre che appartengono all'Italia da cinquanta anni» .

Bevin : Possibilità di rimettere l' Africa italiana all'O.N.U. In ogni caso, se si effettuasse la riunione delle due Somalie, la Gran Bretagna rivendicherebbe il trusteeship. In ogni caso Bevin si dimostra disposto a considerare la questione in maniera un pò elastica. Parlando della flotta, dichiara che malgrado i meriti da essa acquisiti, bisogna scontare. Riconferma che avremo flotta, mentre le unità superflue verrebbero divise .

De Gasperi: «L'errore sta nel modo di presentare la cosa; noi siamo d'accordo per la riduzione a 100 mila tonnellate, ma le navi , anziché essere ripartite, devono andare nel " pool " dell'O.N.U .» (richiamo alle due corazzate moderne ed alle tre corazzate vecchie tipo Doria). Ricorda l'esempio della flotta francese che si è auto-a ffondata, i meriti della marina, ecc. ecc. Chiede quali siano le prospettive della Conferenza.

B evin: Gli è difficile rispondere prima che siano passati altri due o tre giorni ; se però la Conferenza fallisse , egli sarebbe favorevole al modus-vivendi.

De Gasperi: Conferma che, ad una pace dura, preferiremmo un rinvio .

Espone alcune considerazioni di politica interna alle quali Bevin presta ascolto.

Il colloquio si è svolto su un tono particol armente schietto e cordiale ed è durato mezz'o ra.


1 Vedi D. 421.

ALLEGATO III

COLLOQUIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI DELL'U.R.S.S., MOLOTOV

VERBALE. Parigi, 6 maggio 1946, ore 16.

Il colloquio si mlZla con dichiarazioni sulle reciproche volontà democratiche e sul desiderio russo di aiutare la popolazione italiana.

De Gasperi: Ringrazia, ma richiama l'argomento fondamentale di Trieste, la quale -se anche obiettivamente considerato potrebbe valutarsi diversamente -per le note ragioni deve essere attribuita all'Italia. «Se voi creerete una nuova zona irredenta di 400 mila italiani, non la potrete nè domare nè assorbire».

Molotov: Si mostra comprensivo di questo argomento e afferma che bisognerà arrivare ad una soluzione che tenga conto delle esigenze dei due popoli. «Conoscete la proposta americana del modus vivendi e il nostro emendamento (restituzione flotta mercantile al popolo italiano il quale ha il diritto di navigare sui suoi mari)?».

De Gasperi: Precisa che se non possiamo avere la pace avremo assoluto bisogno del modus vivendi sopratutto per alleggerirci delle spese di occupazione.

Dalla domanda di Molotov risulta il vivo interessamento sovietico per il modus vivendi, e De Gasperi dichiara d'aver fatto dichiarazioni alla stampa in cui conferma le buone intenzioni sovietiche a questo riguardo.

Molotov: Domanda se il Governo italiano considera che le colonie costituiscano una questione di molta importanza o siano un peso morto, con evidente intenzione di provocare accentuazione di De Gasperi in senso positivo o negativo ai fini di una eventuale contrattazione con Trieste o di una rinuncia alle colonie stesse.

De Gasperi: Risponde con calcolata misura che effettivamente le colonie rappresentano un problema ed un peso finanziario; ma che rappresentano anche: l) uno sbocco per il lavoro italiano; 2) una missione di civiltà, di cui oramai il popolo italiano ha coscienza.

Relativamente all'Africa orientale De Gasperi accentua la diversità di carattere fra, ad esempio, la Somalia inglese, che è amministrata in vista di ottcncrnc materie prime, c le nostre colonie che sono sbocchi per il nostro lavoro e per lo sviluppo industriale. L'Italia considera quindi le colonie una esigenza vitale. Venendo a parlare delle relazioni italo-jugoslave, De Gasperi osserva che qualsiasi frontiera è inutile se non è integrata da una volontà di cooperazione dei popoli confinanti. Ha quindi invocato l'aiuto del Governo sovietico per facilitare amichevoli contatti con la Jugoslavia. Molotov risponde affermativamente.

De Gasperi: Chiede, agli effetti dei lavori della commissione per le riparazioni, non un nostro intervento ufficiale, ma la possibilità dei contatti diretti di nostri tecnici a fini puramente informativi e per facilitare il lavoro.

Molotov: «Avete interpellato gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia a questo proposito?» De Gasperi: Si, abbiamo fatto passi; ma si tratta di una questione generale da decidere dai Quattro, e chiediamo il vostro interessamento. Molotov: Conclude insistendo perché De Gasperi intervenga al ricevimento all'ambasciata sovietica per domani sera.

De Gasperi: Risponde che dovrebbe ritornare in Patria; ma che comunicherà con Roma per sapere se gli affari di governo possano permettergli di rimanere per questa occasiOne.

Durata quaranta minuti, interprete russo-francese; colloquio cordiale.

476

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE SORAGNA, A PARIGI

T. S.N.D. 8414 /398 1 . Roma, 24 maggio 1946, ore 21.

Prego dire Schiff2 che iniziatasi procedura ufficiale e assunte informazioni presso chi egli stesso consigliava reputo intempestivo riprendere negoziato parallelo. Lo ringrazi.

477

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8571-8640 /266-271. Mosca, 24 maggio 1946 3 .

Dekanozov mi ha detto che punti rimasti in sospeso dopo Conferenza Parigi sono seguenti:

l) Frontiera jugoslava: in breve particolarmente Trieste : mi ha esposto tesi sovietica a cui ho controbattuto nostra tesi.

2) Frontiera itala-austriaca: Quattro ministri hanno riconfermato decisione Londra che frontiera deve restare quella anteguerra salvo piccole modificazioni: è stato riconosciuto che richieste austriache hanno altro carattere e Governo austriaco è stato invitato far presente suoi desiderata entro limiti decisioni Londra : sarà anche sentita pa rte italiana .

3) Frontiera itala-francese: risultato Commissione esperti ha convinto ministri esteri che questione non è così semplice come l'avevano presentata francesi: nessuna delle delegazioni ha finora precisa to suo punto di vista .

4) Colonie: improvviso voltafaccia americano ha impedito che si raggiungesse accordo: mi ha assicurato che Governo sovietico intende mantenere fermo suo punto di vista ritenendolo non solo giusto ma necessaria soddisfazione Italia.

5) Riparazioni: dato come accettato principio richiesta riparazioni, americani hanno proposto: quota parte oro italiano ; quota parte beni italiani all'estero e non limitatamente Paesi trovantisi zona sovietica; beni italiani nei territori ceduti


1 Minuta autografa.


2 Si riferisce al D . 456.



561 ad altri alleati; non accettano invece quota parte in commissioni industria italiana per le quali Governo sovietico sarebbe anche disposto fornire lui materie prime; russi a loro volta non accettano computare flotta.

6) Disarmo: Russia si oppone di massima a piano inglese appoggiato da americani comprendente drastiche limitazioni non solo quantitative ma anche qualitative nostre forze armate: sopratutto si oppone creazione ispettorato con molti vasti poteri come pure creazione commissione per esecuzione trattato di pace, cui poteri significano forte limitazione sovranità italiana; anche qui trattasi questione di principio su cui Russia intende non recedere sua posizione.

7) Criminali guerra: Russia si oppone recisamente creazione commissione alleata. 8) Mancata precisazione da parte anglo-americana che loro truppe saranno interamente ritirate da Italia dopo conclusione pace.

9) A mia richiesta mi ha detto che questione Dodecanneso non è connessa con questione nostre colonie; Russia in principio e sotto certe condizioni non si oppone sua cessione a Grecia ma prima debbono essere risolte alcune questioni territoriali connesse con trattati di pace balcanici.

Chiesto allora su che cosa era stato raggiunto accordo circa trattato di pace con Italia: mi ha risposto «su preambolo ... non interamente perché ci sono alcuni punti su cui ci siamo riservati chiedere chiarimenti». Mi ha detto che nulla è stato deciso circa momento in cui trattato di pace sarà sottoposto a Italia per suo esame discussione. Nel complesso, e sia pure in forma scherzosa, si è mostrato piuttosto dubbioso circa possibilità che nuova riunione 15 giugno possa condurre risultati risolutivi. Riferisco per corriere in dettaglio 1 .

Nel corso conversazone, a titolo del tutto personale, ho espresso Dekanozov mie preoccupazioni circa significato effettivo inserimento trattato pace Quattro Libertà. Mi ha risposto che non poteva negare che ci potesse essere del vero in mie considerazioni e che nel fine delegazione sovietica l'avevano considerate sotto questo punto di vista. Mi ha detto che avrebbe esaminato testo relativo, peraltro non ancora definito, per vedere fino a che punto esse potevano essere giustificate. Ho messo bene in chiaro che non, ripeto non, parlavo per incarico mio Governo.

In tema riparazioni, ho esposto a Dekanozov, nella forma adatta circostanze locali, considerazioni di cui al telegramma di V.S. 1182 . Dopo avermi mezzo riconosciuto che nostre osservazioni non mancavano di qualche fondamento, mi ha detto che, a suo avviso, noi avevamo impiantato male questione riparazioni. Dovremmo cambiare finché siamo ancora in tempo. Secondo lui noi dovremmo:

l) riconoscere che in principio noi dobbiamo riparare e vogliamo farlo nei limiti nostre forze;

2) chiedere che venga precisato chi vuole riparazioni da noi, per che ragioni e in che misura. Fino ad ora, secondo quanto mi ha detto, eccetto Russia e Paesi a nome di cui parla, nessuno, nemmeno Francia, ha detto apertamente che vuole riparazioni e che vi rinuncia ma tutti cercano di prenderne;


1 Lo fece con il rapporto n. 972/561 del 27 maggio, che non si pubblica. 2 Vedi D. 446.

3) chiedere apertamente che quanto abbiamo già dato agli anglo-americani ci venga riconosciuto come contributo alla guerra comune, e come tale creante almeno in parte credito, o come pagamento a titolo riparazioni e allora come tale incluso fra le fonti da cui debbano essere pagate riparazioni che ci vengono chieste. Dovevo capire che se anche Governo sovietico trovava giuste nostre considerazioni non poteva prendere lui iniziativa impostare questione in questi termini. Eravamo noi che dovevamo farlo e Governo sovietico eventualmente avrebbe potuto appoggiare.

In sostanza suggerimento Dekanozov ritorna nota proposta Longo di cui al mio rapporto 482 del 13 novembre 1945 1 ossia:

l) stabilire somma globale riparazioni che si chiedono all'Italia;

2) stabilire quale somma Italia può pagare;

3) stabilire su quali fonti riparazioni possono essere pagate e quale è forma meno gravosa per economia Italia;

4) chiarire quale è carattere somme da noi pagate (somma essendo salita secondo stampa italiana da due a quattro e poi dieci miliardi dollari gradirei conoscere per mia norma quale è cifra reale). In questo caso, se anglo-americani riconoscono trattarsi contribuzione guerra comune, cade tutto edificio riparazioni; se invece riconoscono trattarsi riparazioni almeno in parte si tratta grossissimo fondo che va a finire nel pool riparazioni.

Tengo a precisare, per non creare illusioni, che più di vaga promessa prenderla in esame dai russi non avremo. È solo in sede Conferenza che sapremo se i russi sono realmente disposti appoggiarla e fino a che punto: e questo può dipendere da molte circostanze imprevedibili. Però, a quanto posso giudicare da qui, mi sembra che consiglio Dekanozov non sia privo di senso. V.S., che ha in mano molti elementi di giudizio che a me mancano, può decidere se ci convenga o meno di seguirlo. Pregherei comunque di farmi conoscere cosa ne pensa per eventualità che abbia occasione tornare sull'argomento con lui o con altri.

Dekanozov mi ha detto che Governo sovietico è molto soddisfatto per comunicazione da presidente consiglio a Molotov circa Villa Abamelek 2 e ripetuta da codesto Ministero ad ambasciata sovietica. Quando però gli ho accennato a gravame mi ha detto che ci doveva essere equivoco nella comunicazione fatta a me. Ambasciatore sovietico a Roma aveva dichiarato che Governo sovietico non accettava altra soluzione che trasferimento in piena proprietà senza che ambasciata sovietica avesse più nulla a che fare con persona cui attitudine suoi riguardi era fin troppo nota. Non doveva nemmeno pensare che presidente Consiglio avesse dato Molotov assicurazione sapendo che essa era accompagnata dalla clausola inaccettabile per Governo sovietico. Se soluzione comunicatami non era stata previamente concordata ed approvata da codesta ambasciata sovietica, ci troveremmo adesso ad avere compromesso personalmente presidente del Consiglio di fronte Molotov e bisogna ad ogni costo evitare che si possa avere qui dubbi circa valore parola presidente del Consiglio. Non vedo altra soluzione utile che quella di effettuare al più presto trasmissione proprietà piena completa Governo russo e che io dica qui che ho capito male comunicazione ministeriale, che suo significato era che si incaricava me di prospettare Governo sovietico come soluzione implicare


1 Vedi serie decima, vol. Il, D. 682. 2 Vedi D. 439.

R. Governo italiano necessità risarcire vedova per diritti derivatile da te stamento e cercare con Governo sovietico modo migliore per rimborsare Governo italiano. Ci si può arrivare con un pò di tempo sotto forma compensazione per cui mi riservo sottoporre codesto Ministero varie alternative che sto studiando. A questo scopo prego inviarmi per corriere copia testamento e ammontare vitalizio. E urgente ad ogni modo evitare che arrivi codesta ambasciata russa comunicazione scritta con riserva gravame ed è parimenti urgente risolvere questione. Fatto subito, entro pochi giorni, passaggio proprietà villa può servire a qualche cosa di più importante che non trovare sede per ambasciata. Prego telegrafarmi urgenza in proposito.


478 .

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8561-8607/684-686. Londra, 24 maggio 1946, ore 22.30 (per. ore 9,30 del 26).

Suoi telegrammi circolari 8196, 8197 e 8226 1•

Ho avuto oggi colloqui con Harvey al quale ho ampiamente illustrato questioni. Egli mi ha assicurato che avrebbe interessato Jebb col quale d'altronde farò viaggio domenica per Parigi.

Nel colloquio con Harvey ho ampiamente illustrato numerosi sacrifici già fatti dall'Italia per spianare intesa con Francia come per Tunisia ed altri accordi di cui al telegramma di V.E. n. 429 2 . Ho avuto però impressione che Harvey, pur dimostrando vivo interesse, non ne fosse troppo al corrente. Infatti successivamente ho saputo dall'ufficio Italia che Foreign Office, pur conoscendo acco rdi italo-francesi nelle loro grandi linee, manca notizie precise specie su quello per Tunisia. Ove non ostino speciali ragioni, prego inviarmi testo lettera per l'inoltro Foreign Officc unitamente ad ogni altra notizia utile a dare rilievo a nostro sforzo per venire incontro francesi.

3 11 resoconto del colloquio con Dekanozov fu riferito in vari telegrammi che partirono e pervennero nei giOrni e nelle ore appresso indicati: T. s.n.d. 8571!266 del 24 maggio, ore 21,30, pervenuto alle ore 9,45 del 25; T. 8638!268 del 25 maggio , ore IO, pervenuto alle ore 9,30 del 26; T. s.n.d. 8639!270 del 25 maggio, ore 18, pervenuto il 26; T. 8640!271 del 25 maggio, ore 21,35, pervenuto alle ore 9,30 del 26.
479

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 969/364. Vienna , 24 maggio 1946 (per. il 7 giugno).

Durante la mia visita ufficiale quale rappresentante politico italiano, il presidente della Repubblica ha espresso prima di tutto la sua viva soddisfazione per l'avvenuto scambio di rappresentanti politici fra l'Italia e l'Austria, ciò che semplifica la ripresa dei rapporti ufficiali fra i due Paesi. Il presidente ha voluto anzi


1 Vedi DD. 464, 465 c 466. 2 Vedi D. 470 .

sottolineare la grande necessità che i due Paesi vicini riannodino i vecchi tradizionali legami di amicizia e di scambi commerciali, indispensabili al benessere reciproco ed alla pacificazione europea.

Il presidente Renner si è anzi riferito a questo argomento per dirmi come il Governo austriaco fosse dolente di non avere e di non potere avere nessuna influenza in merito alle future decisioni su Trieste. Per l'Austria è necessità assoluta che Trieste resti italiana per la ripresa degli scambi e per lo sblocco dei traffici austriaci . 11 Mare del Nord ed il transito attraverso la Germania, ha proseguito il presidente, non potranno per lungo periodo di tempo essere presi in considerazione; d'altra parte lo sbocco naturale del bacino danubiano resterà sempre Trieste. È quindi con vero rincrescimento che in questa occasione ed in questo momento non possiamo mostrare all'Italia il nostro desiderio di venirle in aiuto .

Sulla questione alto-atesina il presidente Renner non ha portato nuovi argomenti oltre quelli già esposti nella mia conversazione del febbraio scorso (vedi mio telespresso n. 53 /46 del 7 febbraio 1946) 1• Egli ha nuovamente elencati i motivi economici e politici che consiglierebbero di retrocedere l'Alto Adige all'Austria e si è detto convinto che mentre una decisione sfavorevole all'Austria non sarebbe che fonte di malintesi e significherebbe la continuazione di uno stato di disagio, prodotto anche dal fatto che l'Austria mai potrà rinunziare a quella regione, la retrocessione dell'Alto Adige significherebbe l'inizio di una vera politica d'amicizia fra i due Paesi . Il presidente Renner mi ha riferito che il Governo austriaco è pronto a dare tutte le concessioni ed assicurazioni perché gli interessi italiani, particolarmente economici, siano salvaguardati. Ed a questo proposito ha accennato alla concessione all'Italia della zona franca sul Danubio.

Poiché il presidente Renner ha iniziato il suo dire sull'Alto Adige ammettendo che non era il caso che la questione venisse discussa tra noi, dato che essa era stata porta ta in altra sede, mi sono limitato ad ascoltare le sue parole ed a rilevare, in ultimo, che alcuni Stati avevano , per quanto riguardava la navigazione sul Danubio , una concezione diversa da quella del Governo austriaco . Il presidente Renner ha riconosciuto che la situazione austriaca era infatti molto difficile e molto particolare, ma che il Governo austriaco manteneva però sempre le sue ferme idee di una sistemazione internazionale della navigazione sul Danubio.

480

L'INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINI;;;TRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8608 /588. Parigi, 25 maggio 1946, ore 12,50 (p er. ore 19,30).

Trasmetto seguente telegramma a firma Soragna:

«Telegramma V.E. n. 39!2. Assicuro V.S. che mi atterrò istruzioni impartitemi con ogni possibile zelo e devozione . Supplenti sono tutt' ora assenti da Parigi c


1 Vedi D. 170. 2 Vedi D . 469.


565 non ho di conseguenza potuto compiere presso di essi passi prescritti. Mi sono posto in contatto Carandini il quale giungerà a Parigi domani domenica e vedrà Jebb prima di partire. Ritengo comunque che azione presso supplenti inglese ed americano per questione frontiera occidentale potrà essere utilmente svolta anche dopo riunione lunedì».

481

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A VIE NNA, COPPINI

T. S.N.D. URGENTISSIMO 8428/12. Roma, 25 maggio 1946, ore 13,20.

Suo 69 1 .

Ringrazi Gruber per opinioni espresse su Trieste.

Com'ella ha bene osservato, plebiscito che dovesse svolgersi nella zona B non offrirebbe, nelle condizioni attuali, garanzia alcuna e provocherebbe d'altra parte nuova ondata terrore. Lo preavverta che elezioni imminenti non mi consentono recarmi Parigi per esposizione punto di vista italiano sull'Alto Adige, che ho affidato a Carandini.

Consideriamo con calma suo proposito riaprire intera questione Alto Adige che è votato all'insuccesso più certo. Suo compito è di esporre il punto di vista austriaco su rettifiche minori ed a quello egli dovrebbe rigorosamente attenersi.

Gli dica comunque che nostro punto di vista che gli è noto sarà, entro questi limiti, espresso in termini obbiettivi e pacati e con particolare insistenza sull'avvenire dei rapporti italo-austriaci che vogliamo stretti e cordiali. Non dall'Alto Adige, ma da un'Italia sicuramente amica, potrà, a nostro avviso, dipendere buona parte delle sorti dell'Austria 2•

482

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE SORAGNA, A PARIGI

T. S.N.D. 8450/401. Roma, 25 maggio 1946, ore 19.

Suo 575 3 .

Se quanto le ha detto Couve trova piena conferma presso altri supplenti, è opportuno che nel preparare dichiarazioni per riunione 27 corrente tenga presenti seguenti punti:

l) necessità sottolineare concetto che questione Briga e Tenda non può essere decisa isolatamente, ma deve esser esaminata e risolta nel quadro generale


1 Vedi D. 471. 2 Per la risposta vedi D. 497. 3 Vedi D. 462.


566 revisiOne frontiera e dei sacrifici che siamo volontariamente disposti fare o c1 verranno richiesti altrove;

2) necessità sua esplicita precisazione nel senso che, se ella è costretta ora limitarsi alla sola questione Briga e Tenda, resta peraltro ferma assicurazione avuta che ci sarà data occasione far conoscere nostro punto di vista anche su altri settori frontiera, specie Moncenisio 1•

483

L'AMBASCIATORE A W ASHINGTON, T ARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8670-8676/697-698. Washington, 25 maggio 1946, ore 20,06 (per. ore 9 del 27 ).

Telegramma di V.E. 8196, 8197 e 82262 .

Ho rimesso 23 corrente al Dipartimento di Stato nota scritta per chiedere in base anche affermazioni contenute in nota 13 gennaio del segretario di Stato al Governo francese circa procedura pace -che delegazione italiana a Parigi avesse piena facoltà di discutere di fronte Consiglio supplenti problema generale frontiera occidentale e non soltanto Briga e Tenda. Mi è stato risposto che Dunn era già munito dei poteri più estesi per tutto quanto concerneva questioni in discussione predetto Consiglio, e che quindi non occorreva gli fossero inviate da qui istruzioni speciali, essendo sufficiente che nostra delegazione gli rivolgesse direttamente domanda nel senso suindicato. D'altra parte, mi è stato ripetuto che sia Dunn che Dipartimento di Stato avevano sempre tenacemente sostenuto, contro l'opposizione altrui, principio che l'Italia dovesse essere consultata su tutte le questioni trattative di pace. Di fronte mie rinnovate insistenze mi è stato assicurato oggi che Dipartimento di Stato provvedeva telegrafare Dunn nostra comunicazione e che lo invitava assecondare, per quanto è possibile, nostre richieste.

In breve conversazione con Reber, poco prima sua partenza per tornare Parigi, l'bo messo al corrente richiesta italiàna pregandolo raccomandarla a Dunn. Reber mi ha assicurato da parte sua che Dunn avrebbe certamente al riguardo fatto del suo meglio. Egli si augurava che non intervenissero insuperabili ostacoli altre delegazioni specialmente di quella francese.

In anteriore conversazione con Reber (circa la quale ho riferito telegramma per corriere Ol67 del 21 corrente )3 questi aveva informato che nessuna decisione verrebbe presa circa Tenda e Briga prima che si conoscano fondati risultati elezioni in Francia e in Italia. U.S.A. manterrebbero ancora qualche speranza che dopo elezioni questione possa essere risolta mediante accordo diretto itala-francese. Americani sono perplessi su utilità soluzione plebiscito.


1 Le due ultime parole sono state aggiunte a mano da De Gasperi. 2 Vedi DD. 464, 465 e 466. 3 Non rinvenuto.

In conversazioni ieri ed oggi si è confidenzialmente informato Dipartimento di Stato notizie comunicate con suo 8226 e, secondo anche istruzioni suo 8196, si è scritto e verbalmente fatto rilevare necessità decisivo intervento presso Governo francese. Dipartimento di Stato ha assicurato avrebbe informato di tutto Dunn. È peraltro mia impressione che purtroppo, forse già fino da ultima riunione supplenti a Londra, Francia possa avere avuto causa vinta per rettifiche minori, probabilmente compreso Moncenisio: richiamo al riguardo vaghi accenni fatti dal Dipartimento di Stato a questa ambasciata e di cui ai telegrammi 480 e 497 1• Non escluderei perfino che Consiglio ministri esteri, in seduta in cui sono state discusse richieste francesi, abbia addirittura adottato decisione di massima per loro accoglimento, tranne per Briga e Tenda.

Continuo comunque a fare del mio meglio specie per quanto concerne Moncenisio, ma non mi faccio molte illusioni su risultato concreto mia azione.

484

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8677/699. Washington, 26 maggio 1946, ore 14,21 (per. ore 16,15 del 27).

Miei telegrammi 652 e 670 2 e telegramma stampa l 00 3 .

Da fonte sicura e molto ben disposta per l'Italia mi è stato confidato oggi che, nelle ultime sedute Conferenza Parigi, sarebbe effettivamente discussa, a quanto pare ad iniziati~a francese forse a suggerimento Mosca, possibilità compromettere questione Trieste facendone «città libera» tipo Danzica. Interlocutore legato ad obbligo segreto, pur essendo piuttosto reticente, ha lasciato comprendere che inglesi non avrebbero reagito contro tale possibilità, come invece avrebbe fatto segretario di Stato. Come riferii con mio telegramma 689 4 mi sono sforzato impegnare al massimo presidente degli Stati Uniti, a favore appartenenza Trieste all'Italia anche per rafforzare posizione in tal senso segretario di Stato, da quest'ultimo riaffermata con una certa fermezza nel suo discorso del 20 corrente. Peraltro, da contatti fin ad ora avuti maggioranza membri delegazione americana Conferenza Parigi, ho tratto impressione che essi sostanzialmente nutrano fiducia in esito positivo ripresa Conferenza di Parigi, ciò che purtroppo potrebbe implicare nuova possibilità di compromesso. Come precedenti circostanze hanno sfortunatamente confermato, americani, quando si sono trovati soli a sostenere proprie posizioni di fronte altri tre, hanno per lo più finito per cedere. Non mi


1 Vedi DD. 325 e 336. 2 Vedi DD. 453 e 458. 3 Non pubblicato. 4 Vedi D. 473.

nascondo quindi gravi pericoli che potrebbero provenire da eventuale consolidamento tendenze francese e inglese per Trieste «città libera» ove anche ~ussi accettassero tale soluzione. Opinione pubblica americana, che vuole sopratutto conclusione pace, potrebbe anche non continuare appoggiare atteggiamento Byrnes che si impuntasse da solo pe r Trieste italiana. Analoghe preoccupazioni si delineano per linea Morgan: se inglesi minacciassero preannunziato ritiro, potrebbero dirigenti americani decidere di tenerla da soli, dato orientamento questa opinione pubblica verso problema pace? Sfortunatamente atteggiamento francese e in una certa misura inglese possono subire influenza altrequestioni insolute cui sono interessa ti ed in cui non possiamo cedere. Vi è poi sempre incognita elezioni in Francia e in Italia . In tale situazione sembra opportuno tentare rafforzare intanto attuale posizione presidente Stati Uniti e segretario di Stato per Trieste (specie ove V.E. avesse conferma notizie surriferite).

Mentre mobilito al massimo enti, organizzazioni e persone favorevoli, le sottopongo opportunità che io consegni al segretario di Stato al più presto nota confidenziale per ribadire nel modo più esplicito che Governo italiano non ammetterà mai soluzione di Trieste città libera e non firmerà trattato di pace contemplante qualsiasi soluzione che non sia piena sovranità italiana e inclusione nei confini continui dello Stato italiano. Tale nota potrebbe infatti rafforzare posizione segretario Stato, offrendogli altro motivo per opporsi ad eventuale coalizione tre ministri esteri e per giustificare suo atteggiamento di fronte opinione pubblica americana. Riterrei che per il momento convegna inviare nota del genere soltanto agli U.S.A., anche a evitare contromanovre. Resto in attesa istruzioni di V.E. circa quanto precede per intrattenerne segretario di Stato 1• Naturalmente mi riprometto battermi strenuamente per equa linea etnica in Jstria e di rilevare che nota mira soltanto fornire a Byrnes arma per respingere specificamente eventuali insistenze per Trieste città libera.

Sarei altresì grato ogni possibile notizia su discussioni Parigi in argomento.

485

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI SORAGNA E CARANDINI, A PARIGI

T. S.N.D . 8514 /405 . Roma, 26 maggio 1946, ore 17,30.

Accordo diretto italo-francese per questione frontiera occidentale potrebbe forse essere facilitato dall 'esito delle imminenti elezioni sia in Italia che in Francia. Sia in Italia che in Francia avremo comunque tra qualche giorno Governi certamente più rappresentativi della volontà popolare e cioè più atti ad affrontare questioni, come queste, di particolare gravità ed assumere gli impegni conseguenti.


1 Vedi D. 509.

Quanto precede potrebbe forse consigliare che deci sio ni relative alla frontiera occidentale siano adottate dopo e non prima consultazione elettorale, ciò che permetterebbe alle due parti di utilizzare quel margine di possibilità di accordo diretto che il loro risultato potrebbe offrire, sollevando quindi gli Alleati dalla responsabilità di adottarle essi stessi.

Esamini con cura l'utilità di agire in questo senso presso inglesi , americani e russi , sopratutto nel caso in cui le sembrasse che rivendicazioni francesi rischino, in sede di riunione di supplenti, di prevalere.


486 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. SEGRETO 5930/1542. Washington, 26 maggio 1946 (per. il 17 giugno).

Con i miei telegrammi numeri 688-692 dei giorni scorsi 1 ho già dettagliatamente riferito a V.S. sull'udienza avuta il 23 corrente presso il presidente Truman e su quanto egli ebbe a dirmi nei riguardi dei problemi della nostra pace.

Parmi comunque di qualche utilità riprodurre qui appresso le varie dichiarazioni a favore dell'Italia fatte dal presidente con tono particolarmente caloroso, aggiungendo alcuni commenti e tralasciando le considerazioni da me svolte, che ovviamente ribadivano, con la massima fermezza, le note nostre tesi sulle questioni territoriali italiane discusse dai quattro ministri degli affari esteri a Parigi .

l) Problema generale della pace. Truman , alla pari del segretario di Stato, di questi circoli politici dirigenti e della opinione pubblica americana, è ansioso di vedere conclusi i lavori dell a pace con la massima possibile celerità.

Per parte mia ho cercato, con opportuno tatto, di porre in guardia il presidente contro l'evidente pericolo che per ottenere una pace immediata si debba giungere a compromessi affrettati che danneggerebbero gravemente i vitali interessi italiani. Egli, però , mi ha dichiarato con molta risolutezza : <do sono profondamente interessato a vedere l'Italia in piedi ed al lavoro. È quindi necessario che essa abbia la pace, una pace giusta, e presto. Farò tutto quanto è in mio potere per ottenere questo scopo nel più breve termine possibi le. A Potsdam cominciai quest'opera, che non abbandono e voglio vedere finita. Superando molte difficoltà e resistenze si è ottenuto qualche risultato, qualche rottura delle barriere che ci dividevano dalla pace per l'Italia. Continueremo ad insistere sui nostri punti fondamentali e dovremo riuscire» .

Debbo rilevare che questa fretta , i cui insiti pericoli sono avvii, non è condivisa da tutto il Dipartimento di Stato e specie da coloro che, conoscendo nei dettagli le


1 Vedi D. 473.

questioni italiane ed avendo fede in un rapido riassetto del nostro Paese, pensano, alla pari di noi, che l'elemento tempo lavori a nostro favore e possa condurre a migliori e più eque soluzioni dei nostri problemi. Purtroppo questi elementi per cosi dire tecnici del Dipartimento sono solo una intelligente minoranza ed in definitiva non possono esercitare una influenza determinante sulle decisioni del loro ministro e dei due senatori Vandenberg e Connally che dirigono la delegazione americana a Parigi. Si tratta, infatti, di decisioni alle volte prese, lì per lì, nelle sedute dei Quattro, senza previe discussioni in seno alla delegazione, e non è neanche raro il caso di iniziative unilaterali senza previì contatti con inglesi e francesi. È questa la circostan~a che spiega alcune improvvise prese di posizione di Byrnes e, talvolta, i non meno repentini ripiegamenti. Ne sarebbe derivato un certo malcontento di Bevin (e sembra anche di Bidault a proposito delle questioni concernenti la Germania).

Comunque è questa una circostanza di fatto di cui dobbiamo tenere il debito conto per le conseguenze spiacevoli che possono derivarne. Si tratta di una caratteristica, direi costituzionale, degli americani, che li porta a molti errori sia in politica interna che in quella estera. Mi rendo naturalmente conto che nella nostra situazione non molto possiamo fare per frenare i pericolosi scivolamenti e le cedevolezze che possono derivarne per le decisioni prese in nostra assenza. Anche in questa fase della redazione dei trattati di pace, qualche tentativo si può fare, insistendo vigorosamente per essere uditi dalla Conferenza dei ministri degli esteri, prima che siano prese decisioni, in base alle affermazioni contenute nella nota di Byrnes inviata, a nome anche di Bevin e Molotov, alla Francia il 13 gennaio scorso. Poiché su varie importanti questioni vi è discordanza di vedute tra i Quattro, manovrando opportunamente, le nostre richieste di essere consultati potrebbero forse, secondo i vari casi, ottenere l'appoggio di questo o quell'altro ministro degli affari esteri. Gli americani, da parte loro, sia per il loro modo di pensare sia per le ripetute assicurazioni dateci, non sono contrari a queste consultazioni. Anche senza eccessive illusioni sull'effetto che ne può derivare per le effettive deliberazioni dei Quattro, esse servono tuttavia ad impostare pubblicamente fin da ora le nostre posizioni di fronte al trattato di pace.

2) Problema di Trieste. Come ho riferito, il presidente mi ha detto, con molto calore e con aria di assoluta sincerità: «Le ripeto integralmente quanto le dissi nella nostra recente conversazione 1• Trieste è una città italiana e tale rimarrà. Non cederemo di un pollice su tale questione come non abbiamo ceduto finora. Naturalmente il porto deve essere internazionalizzato per permettere il libero traffico con tutto l'hinterland, composto di varie nazioni. Ma la città sarà italiana e aperta a tutti soltanto come le altre città italiane, così accoglienti ed ospitali».

Per quanto riguarda la linea francese in Venezia Giulia, Truman mi ha accennato che riteneva essa fosse stata influenzata dai russi e che essa aveva costituito un grave «handicap» per la linea americana.

Alle mie lagnanze circa l'abbandono delle popolazioni italiane dell'Istria, della città di Pola, così importante per ragioni etniche e strategiche, in balia del regime


1 Vedi D. 304.

di Tito, che egli più volte ha disapprovato, come oppressivo e spietato, Truman ha parecchie volte reagito, affermando: «Questo non sarà fatto . Questo non sarà fatto. Esaminerò subito a fondo la questione con il segretario di Stato, affinché non si commettano ingiustizie».

Da parte sua egli vivamente desiderava che l'Italia non subisse sacrifici dolorosi.

Purtroppo le parole del presidente, rimasto vivamente colpito dalle mie considerazioni e le sue generose reazioni , non hanno il peso che comporterebbero se fossero state pronunciate dal suo predecessore alla Casa Bianca, il quale effettivamente dirigeva la politica estera del suo Paese. Byrnes (che oggi sarebbe al posto di Truman se non fosse intervenuto, alla Convenzione del Partito democratico del 1942, il veto del C.I.O. appoggiato dagli esponenti cattolici) ha una spiccata personalità propria, consolidata nel Paese dagli eventi di questi ultimi mesi . Per i suoi precedenti di avvocato e di parlamentare il segretario di Stato è incline ai compromessi che salvino i principi e quindi non pregiudichino l'avvenire anche se a detrimento della migliore soluzione più difficile a raggiungere nel presente. Ritengo che Byrnes sia assolutamente contrario a cedere Trieste alla Jugoslavia. Temo invece che una soluzione di Trieste internazionalizzata ed eretta a Città Libera, del tipo Danzica, come dagli ultimi accenni fattimi e che ho telegrafato a

V.S., possa riscuotere la sua approvazione come quella dell'opinione pubblica americana, alla quale una costruzione del genere non dispiacerebbe anche quale affermazione dell 'autorità dell'O.N.U. Il segretario di Stato tende, infatti , a trasferire il conflitto potenziale con l' U.R.S.S . dal terreno immediato dei rapporti tra i due Stati a quello deii'O.N. U ., dove è sicuro di poter contare su di una notevole quantità di apporti e di voti favorevoli. Nulla più incoraggia gli americani, in questa prima fase della loro nuova politica di grande potenza mondiale, del vedersi sostenuti ed appoggiati da una considerevole schiera di seguaci; nulla più li scoraggia e li dispone a sconfortanti compromessi del trovarsi isolati ad una Conferenza di ministri degli esteri . Non sono ancora preparati a sostenere da soli, con risoluta fermezza , le posizioni in cui si sono anche più esposti : le loro convinzioni democratiche li portano a cedere di fronte alle maggioranze che si costituiscono nei convegni internazionali. Byrnes è un tipico esponente di questa mentalità, che oggi è prevalente e che forse i prossimi anni di esercizio del «leadership» del mondo democratico correggeranno.

Ho comunque dato subito copia testuale delle dichiarazioni fattemi dal presidente al Dipartimento di Stato. Ho, poi, provveduto a sollecitare vari autorevoli interventi presso Truman, al fine di rafforzarlo nei sentimenti espressimi.

Le risposte del presidente concordano nel senso che si eviterebbero cedimenti. Mentre in proposito non posso che riferirmi alle considerazioni suesposte, riterrei che delle frasi dettemi dal Presidente possa farsi opportuno uso a Parigi in eventuali conversazioni di V.S. con Byrnes o di Soragna e Carandini con Dunn.

3) Per quanto riguarda le colonie e le nostre frontiere con la Francia e con l'Austria, il Presidente ha mostrato di seguire con simpatia gli argomenti da me esposti. Mi è sembrato colpito dalle notizie da me dategli circa i Senussi. In sostanza, pur senza particolarmente impegnarsi , mi ha detto che egli è stato ed è del parere che gli interessi italiani devono essere salvaguardati e che avrebbe parlato

delle varie questioni con il segretario dì Stato . Nel richiamare ai miei telegrammi in argomento, mi riservo di riferire per telegrafo quanto potrò apprendere circa le intenzioni della delegazione americana per la ripresa della Conferenza dei Quattro.

Allego il testo del messaggio di V.S., redatto in base alle istruzioni inviate con il telegramma 435 pervenutomi la mattina del 23 corrente, e che ho fatto pervenire al presidente dopo l'udienza . Copie del messaggio sono state rimesse l'indomani al Dipartimento, affinché il segretario di Stato potesse averne subito conoscenza.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, TRUMAN 1

MESSAGG IO. Roma , 23 maggio 1946.

The harsh realities with which my country is faced, prompt me to appeal to you, with the utmost frankness, trusting that the sincere friendship which has for so long linked our two countries, permits me to solicit your attention.

T wish first of ali to express the wann feeling s of gratitude of the Government and the people of ltaly for the new evidence of understanding and concern shown us by the United States through the «modus vivendi», the text of which (though stili unknown to us), thanks to the initiative of America and to the untlinching action of the Secretary of State, has been initialed in Paris.

This is a source of hope for the Italian people, sorely tried by the developments of the London and Paris negotiations, which bave revealed unreasonable aspirations and demands. both territorial and economie, and conjure up anew tbe threat of that punitive peace which, we were formally assured, was out of tbe question.

I cannot refrain from stressing bere tbat Italian public opinion is now under tbe painful impression that the discussions on Italy 's problems in London and Paris bave revealed a play of power politics, in whicb tbe Ttalian questions bave been the object of bargaining instead of being considered witbin the higher aims of ensuring a rea! and fina! European pacification.

The Italian people are grievously feeling tbat, consequently the demands against them at the Paris Conference are constantly increasing and stiffening:

-On the eastern frontier, the natura! ethnical border is threatened by continuai retrocessions, from the Wilson Line toward the Morgan Line wbich expose severa! hundred thousand Italians whose ancestors bave always inhabited those regions , to the most tragic and uncertain future under alien rule.

-As for tbe colonia! question, the threat is evident to exclude from Africa, through different formulae, the only nation wbich, owing to its over-population, can effectively contribute with its labor to elevate rapidly tbe pre-Fascist territories to ever higher standards of civilization.

-On tbe western frontier French intransigence is stiffening not only on tbe question of minor claims, but also on the major demands on Briga , Tenda and Moncenisio .

I know and deeply appreciate the efforts made by the Honorable Secreta ry of State and by the American Delegation to oppose severa! .of the abovementioned demands and ambitions.


1 Ed. ìn Foreign Relations of the Unired States, 1946, vol. II, cìt. , pp. 442-445.

I fully realize the many obstacles and difficulties involvcd in thc Italian peace and the full weight of the conflicting interests. But it is for this very reason that I earnestly appeal to you now, Mr. President, so that the United States which have put no claims on ltaly and which can see impartially tbe requirements for a lasting peace in Europe, do not perrnit unjust solutions to prcvail.

I wisb, thcrcforc, to submit once more to your attcntion thosc solutions whicb, inspired by a sincere and impartial spirit of good will, tbough demanding from ltaly painful sacrifices, may alone represent an equitablc adjustmcnt and promote in Europe rcconciliation and harmony among ali nations:

-The opposition to thc rcparations' principle is not bascd only on thc contribution of blood, sacrificcs and economie cfforts brougbt by ltaly to tbe cause of tbc United Nations in two ycars of co-bclligcrcncy against tbe common foe, but also on the admitted materia! impossibility of tbe exbausted ftalian economy to bear further burdens.

-Witb regard to the western frontier ltaly, while ready lo consider French requests for minor claims, cannot admit Frcnch demands for major rectifications (in particular tbc Briga, Tenda and Moncenisio demands) whicb, apart from thc economie consequences of considerable weigbt, would have enduring repcrcussions on future relations with France .

-The prescnt border line with Austria corresponds to the geograpbic and natura! frontier between the ltalian and the German people. Democratic ltaly has already decided to grant the minority living on ber territory the most equitable treatment and the most reasonable autonomy. Why should Italy alone be obliged to makc there territorial sacrifice when ali othcr nations concerncd are taking the most severe precautions against the rebirth of a German threat?

And allow me now , Mr. President. to invite your special attention to the two other grave questions of the colonies and Venezia Giulia. With regard to the pre-Fascist territories in Africa (Tripolitania , Cirenaica, Eritrea and Somaliland) ltaly is ready to accept the principle of self-government according lo the Charter of the United Nations, but she feels entitled to be cbarged with their administration in tbe framework of that principle. In fact, Italy bas investcd tberein huge capitals which have basically transformed tbose regions; sbe has acquired a valuable administrative experiencc, while the Italian population of two hundred thousands, permanently settled thcre, is carrying out an indispensable social and economie function. The Italian pre-Fascist territories are bound to the hearts of tbe Italian people by indissoluble ties. The different tcndencies revcaled at Paris imply that if the United States will give ali thcir support to the thcsis of an Italian administration, such a solution, vita! to Italy, can finally prevail.

I tberefore warrnly appeal to you, Mr. President, in ordcr that also in tbc African question the United States, having already givcn so many evidences of friendsbip and comprehension in ali the other questions, will take a stand in favor of an ltalian administration in the framework of the United Nations Charter, to whicb tbe entire people of Italy is looking forward.

-As for the ali important problem of Venezia Giulia, ltaly's stand in favor of thc etbnical principlc of the Wilson Linc is too wcll known and apprcciated to insist on it here. I already had occasion to state tbat neither my Government nor any other popularly elected Italian Government in the future could sign a pcace treaty that gave Trieste and the prcdominantly Italian part of Venezia Giulia to Yugoslavia. l only want to stress berein tbat, sbould thc Four fai! to rcacb an agrcement on such a basis, Jtaly is willing to see the qucstion deferrcd to tbe Confercnce of the 21 Powcrs or , if tbat fails, to a larger asscmbly as the U.N.

These are the outlincs, Mr. President, that Italy, in a wide vision of European problems not confined to sclfish interests but based on severe sacrificcs, trusts they may prevail tbrough the action of the United States for thc sakc of ltaly and peace of Europe.

And allow mc to closc by cxpressing thc dccp and unaltcrable confidcncc tbat the peoplc of ltaly piace in you and in your country.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MONTEVIDEO, MOSCATO

T. 8529/10. Roma, 27 maggio 1946, ore 18.

Suo 18 1 .

Esprima a codesto Governo nostra viva gratitudine. Sarebbe molto utile e particolarmente da noi apprezzato passo codesto Governo presso altri Governi sudamericani inteso promuovere identica presa di posizione da parte loro e conseguente comunicazione all'O.N.U.; ciò per l'eventualità che questione abbia ad essere deferita all'O.N.U. 2 .

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8761-8778/706-707. Washington, 27 maggio 1946, ore 19,41 (per. ore 9,30 del 28).

Telegramma di V.E. 8429 e miei telegrammi 592 e 662 3 .

Ho stamane consegnato al Dipartimento di Stato confidenziale promemoria su intenzioni ministro Gruber di riaprire nella sua esposizione di fronte Consiglio supplenti intera questione Alto Adige, malgrado recente unanime decisione dei Quattro. Ho posto specialmente in rilievo necessità di scoraggiare immediatamente ogni tentativo austriaco in tal senso, facendo presente che, qualora fosse consentito a Gruber realizzare proprio proposito, nostra opinione pubblica ne trarrebbe conferma che effettivamente anglo-americani sono disposti sacrificare fondamentali interessi italiani a quelli austriaci, predetto ministro avendo esplicitamente dichiarato di contare su appoggio anglosassone. Al Dipartimento di Stato mi è stato subito risposto non esservi dubbio che supplenti provvederanno a trattenere rappresentanti austriaci dallo sconfinare dai limiti segnati dalla decisione della Conferenza ministri esteri. In adesione a mia richiesta mi è stato assicurato che si sarebbe informato subito Dunn della comunicazione di questa ambasciata.

Col mio telegramma per corriere 0167 del 21 corrente4 ho riferito informazioni e previsioni di Reber circa questione Alto Adige. In sostanza i due argomenti


1 Vedi D. 401, nota l.


2 Per la risposta vedi D. 519.


3 Vedi D. 471 , nota l p. 548 e D. 395. Il T. 8153/662 dell7 maggio non è pubblicato: con esso Tarchiani aveva riferito la decisione dei Quattro di rinviare le richieste austriache all'esame dei sostituti.


4 Non rinvenuto, ma vedi D. 483.

austriaci qui attualmente considerati di maggiore peso sono quello di una maggiore importanza delle zone alto-atesine rivendicate (ferrovia, prodotti Pusteria) per l'economia austriaca che per quella italiana, nonché dell'opportunità di eliminare una permanente causa di frizione fra Italia e Austria, pericolosa per la pacificazione europea. Sono pertanto questi argomenti cui conviene dedicare particolare attenzione per opportunamente controbatterE.

Si mostra qui ritenere che decisioni per ultime richieste austriache di rettifiche, note a codesto Ministero, potranno difficilmente essere adottate dai supplenti e comunque non prima che si conosca esito elezioni italiane. Non si esclude possibilità che da parte americana si finisca per accettare mantenimento sostanzialmente statu quo, specie ove russi non cambino loro atteggiamento contrario alle rivendicazioni Governo Vienna.

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L'AMBASCIATORE PRESSO'LA SANTA SEDE, DIANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 1682/855. Roma. 27 maggio 1946 (per. il 28).

Nella questione istituzionale le simpatie del Vaticano vanno senza dubbio alla soluzione monarchica, e ciò per tradizione, per i legami e gli interessi ora esistenti, per la comprensibile diffidenza verso mutamenti radicali, e per la legittima preoccupazione che desta quella forma di governo che ha avuto i suoi primi e più accaniti sostenitori in taluni partiti che la Chiesa guarda con diffidenza o con ostilità. Ma con la sua tradizionale prudenza il Vaticano ha evitato di manifestare apertamente le sue simpatie o di prendere posizione per l'una o l'altra delle due parti in causa. E la dottrina costantemente ripetuta è stata che la Chiesa non ha preferenze ed accetta tutte le forme di Stato purché diano garanzia di rispetto delle libertà cristiane. Le previsioni sono per un successo della tendenza repubblicana, specie dopo il voto del congresso della Democrazia Cristiana. Ho raccolto negli ambienti vaticani l'eco del rammarico destato da quella decisione, ma il tentativo di tirare in giuoco l'Azione Cattolica, e di presentar la come filo-monarchica e la sola fedele interprete, anche nel campo politico, del pensiero vaticano, è stato subito sventato. Dichiarazioni autorevoli hanno ricordato a più riprese come l'Azione Cattolica svolga soltanto attività di carattere religioso e si mantenga al di fuori della politica militante. L'abdicazione di Vittorio Emanuele è stata in genere considerata come il primo episodio della prossima liquidazione, un riconoscimento della causa perduta ed un gesto di prudenza e di semplificazione. Le ambascerie che sono state inviate in Vaticano per comunicare in forma solenne l'abdicazione del Re e l'avvento del nuovo Sovrano dovevano certo servire nell'intenzione dei partiti monarchici a scopo di propaganda elettorale, valorizzando presso i più semplici degli elettori cattolici il gesto di deferente omaggio e la benedizione accordata dal Santo Padre. Ma appare evidente a tutti che si è trattato di una formalità protocollare alla quale non si potrebbe onestamente dare un significato politico. Né d'altra parte il Vaticano poteva rifiutare di ricevere le ambascerie e rinunziare a quello che -quali che fossero le intenzioni dei promotori e le ripercussioni che essi se ne attendevano -ha rappresentato dopo tutto un omaggio alla Santa Sede ed il riconoscimento ancora una volta della sua alta posizione morale. Ma nemmeno in questa occasione è venuto dal Vaticano un gesto od una parola che potesse essere presentata come di simpatia o d ' incoraggiamento. Ed un informatore è venuto anzi a riferire come approcci esperiti per un 'eventuale visita di Re Umberto in Vaticano siano stati subito nettamente respinti, come manifestazione inopportuna e che avrebbe potuto dar luogo ad interpretazioni inesatte. Ignoro se degli approcci in tal senso siano stati veramente tentati , e per quale tramite; ritengo probabile che non vi sia nulla di vero e che l'informazione sia stata fatta trapelare di proposito perché essa servisse di preventivo e chiaro avvertimento a qualche malaccorto che approcci del genere avesse voluto per davvero tentare. E ritengo egualmente molto probabile che qualora il presidente della nuova Repubblica volesse proporsi fra i suoi primi pensieri l'invio di un deferente saluto e un gesto d'omaggio verso la Santa Sede, essi verrebbero accolti con ogni sollecitudine e benevolenza .

Non risponderebbe alla fine sensibilità politica ed al consueto senso di realismo dei prelati politici della Segreteria di Stato l'attardarsi e compromettersi per una causa considerata oramai perduta ed è molto probabile che lo Stato del Vaticano sarà uno dei primissimi a riconoscere il nuovo statuto repubblicano. Quali che abbiano potuto essere le simpatie monarchiche di alcuni ambienti del Vaticano appare evidente l'interesse dell a Chiesa di accettare senza esitazioni e rimpianti il fatto compiuto e facilitare con una sincera e sollecita determinazione la pacificazione degli animi, premessa indispensabile per la ricostruzione politico-economica del Paese e nello stesso tempo fattore necessario per la migliore salvaguardia delle libertà cristiane.

Circa l'atteggiamento del clero riferisco le informazioni che ho potuto raccogliere, e che ritengo rispecchino con sufficiente esattezza la situazione. L'alto clero sembra sia nella sua maggioranza di sentimenti monarchici , per ragioni d 'indole tradizionale e conservatrice e diffidenza verso le novità , e non bisogna del resto dimenticare che esso ha prestato giuramento di fedeltà al Re. Ma a parte i sentimenti personali dei Vescovi e qualche discreta azione svolta in forma prudente e riservata, sta di fatto che in nessun atto ufficiale del loro ministerio , in nessuna pastorale, è mai apparsa una parola di manifestazi one e di appoggio per la causa monarchica. l parroci , che specie in questi ultimi mesi sarebbero stati oggetto di vive pressioni da parte dei partiti monarchici, avrebbero assunto un atteggiamento diverso nelle varie regioni a seconda della prevalenza locale della frazione monarchica o di quella repubblicana, e ciò sia perché essi subiscono l'influenza dell 'ambiente, sia per ragioni di opportunità e di tattica; e pur non avendo informazioni precise a riguardo sono portato a ritenere che in più di una diocesi istruzioni di massima siano state diramate ai parroci perché nel superiore interesse della religione man tenessero un atteggiamento riservato e seguissero la corrente. I Gesuiti a quanto mi è stato raccontato sarebbero filo-monarchici; gli altri ordini religiosi di atteggiamento vario, come i parroci e per le stesse ragioni di ambiente e di opportunità locale; la tendenza monarchica sarebbe prevalente fra le suore.

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L'AMBASCIATORE SORAGNA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 04832/1268. Parigi, 27 maggio 1946 (per. il 29).

Oggi alle 16 ha avuto luogo la prevista riunione dei supplenti nel corso della quale ho esposto il punto di vista del Governo italiano in merito al rapporto presentato al Consiglio dei ministri degli affari esteri dai commissari di inchiesta per la zona di Briga e T e n da.

Erano presenti: il supplente francese Couve dc Murvillc, presidente di turno, ed i supplenti americano Dunn, britannico Jebb, sovietico Gusev. La seduta è durata circa due ore.

Trasmetto qui unito copia del testo delle comunicazioni da me svolte sull'argomento.

Nel complesso, mi pare che l'effetto sia stato buono, e che l'attenzione dei supplenti sia stata debitamente svegliata dalle parti che, esulando dallo stretto compito assegnatoci, tendevano a porre il problema di Tenda e Briga nel quadro generale delle questioni e dei rapporti itala-francesi .

Alla fine il supplente inglese, signor Jebb, mi ha posto un paio di domande, che ho ragione di ritenere siano state dettate dal desiderio di farmi porre in miglior luce due punti a favor nostro , effetto che mi lusingo sia stato raggiunto.

Dopo la seduta, ho ricevuto giornalisti italiani, francesi ed inglesi a cui ho dato le delucidazioni del caso, sempre ispirandomi ai concetti che, in questo momento, stanno a cuore a V.S .: l'unicità del problema della frontiera, il nostro desiderio di intesa, la nostra disposizione agli accomodamenti, che siano compatibili con certi requisiti essenziali dell 'economia e dell'onore della nuova democrazia italiana 1 .

ALLEGATO

L' AMBASCIATORE SORAGNA AI SOSTITUTI DEI MINISTRI DEGLI ESTERI

DISCORSO. Parigi, 27 maggio 1946.

Par sa lettre du 18 mai courant, le Secrétaire Général du Conseil des Ministres des Affaires Etrangères a invité mon Gouvcrnement à se faire cntendre au sujet du rapport présenté par la Commission d'enquete sur la rectification de la frontière franco-italienne dans la Vallée supérieure de la Roja , incluse dans le « projet de rectification n. 4» soumis par la France au conseil des Ministres des Affaires Etrangéres par son mémorandum du 4 février 1946.


1 Una annotazione a margine del documento dice: «Presidente informato. 28 maggio».

Nous croyons p.ouvoir interpréter cette invitation comrne une prcuve de la diligence et de l'esprit d'équité que Ics Quatre Ministres veulent soient apportés à l'instruction de la question qui leur sera soumise lors des prochaines réunions. Ce n'est donc pas tant en qualité de défendeurs qu'en qualité de collaborateurs sincères à l'oeuvre d'éclairci ssement qui vous a été confiée, que nous nous présentons devant vous.

Je compte naturellement m'en tenir aux arguments contenus dans le rapport, et je me bornerai à quelques brèves allusions à ceux qui n'y ont pas trouvé piace. Il va sans dire que nous avons bien compris que Ics questions concernant les rectifications demandées par la France sur d'autres points de la frontière italo-française ne sont pas à l'ordre du jour de cette séance, mais que nous pouvons compter etre appelés, le moment venu, à exposer sur ces problèmes, également, nos points de vue soit sur le détail que sur l'ensemble.

Tout d'abord, je crois devoir remarquer que le projet de rectification n. 4 comprend, outre la haute Vallée de la Roja, la région nommée «Terrains de chasse», ainsi qu'une partie de la basse Vallée de la Roja , à savoir: un ensemble d'environ 600 km2 de terrain et 5000 habitants, dont seulement 280 km 2 et 3800 habitants à peu près ressortent de la partie haute de la vallée . Il nous parait regrettable que les Commissaires n'aient pas étendu leur enquete à ces régions aussi, et surtout à la commune d 'Olivetta San Michele, don t l es Il 00 habitants sont incontestablement italiens de sentiments, de langue et de traditions .

J'observe finalement que ce n'est pas le rapport Jui-meme, mais, à proprement parler, Ics conclusions de ce rapport qui ont été soumises à notre étude. Ceci ne va pas sans quelque inconvénient, parce que la possibilité nous fait ainsi défaut de vérifier, et , éventueiJement, de rectifier et de compléter Ics méthodes et Ics sources d'information dont la Commission s'est servie . Cependant nous acceptons tout de meme de partir, directement et franchement, de ces conclusions en tenant pour acquis le choix et le triage des sources, d'autant plus que ces conclusions ont été adoptées à l'unanimité par les Commissaires, dont quelques uns appartiennent à la nation meme à l'avantage de laquelle Ics rectifications territoriales dans la zone en question ont été envisagées . Ainsi nous entendons répondre, par cet acte de confiance, à l'honneur qui nous a été fait de nous inviter à exposer librement nos raisons et nos impressions sur !es conclusions de leur travail.

Ceci dit, j'en viens à constater que les Cornmissaires ont touché trois points différents, tous d'une importance indiscutable pour les décisions à prendre. Nous allons examiner si !es résultats auxquels ils ont abouti comportent des arguménts favorables ou non au projet de rectification de la frontière franco -italienne tel qu 'il présenté par le Gouvernement français .

Premier point : sentiments des habitants de la haute Vallée dc la Roja.

La Commission se bome à signaler que, dans leur majorité, les personnes demeurant dans les centres habités de Tende et de San Dalmazzo (2000 environ) qui ont été interrogées, semblent acquisés à l'Italie; par contre, les personnes interrogées parmi les habitants du centre de Brigue (700 àmes environ) semblent favorables à la France. Sur ce dernier point je me permettrai d'ajouter que ceux qui connaissent Jes anciennes traditions italiennes de Brigue pourraient se demander si les personnes choisies pour étre interrogées dans cette zone représentent effectivement, ainsi que nous eussions pu le souhaiter, !es sentiments de la population.

Il y lieu d'observer que, meme si on ne tenait pas compte du rapport numérique existant entre la population de Tende et de San Dalmazzo d'une part, et celle de Brigue de l'autre, les conclusions de la Commission n'offrent, par elles-memes, aucun argument en faveur d 'un changement dans le statut national de la région. Si , par contre , l'on tient dfunent compte du fait que la population de Tende et de San Dalmazzo, où domine la tendance italienne, est trois fois plus nombreuse que celle de Brigue, il rassort nettement que les partisans du maintien de la souveraneité italienne sont en nette majorité dans l'ensemble des centres pris en considérations.

Mais ce qui, à nos yeux, et, nous l'espérons , aux yeux de ceux qui seront appelés à décider du sort de ces population , dépasse en importance Ics remarques ci-dessus , c'est le fait que la plus grande partie des habitants de la région , au jugé de la Commission , a montré beaucoup d'intéret pour les affaires et Ics questions locales et aucun intéret pour un changemcnt de nationalité: en d'autres termes, la majorité des habitants n'a pas montré le désir de changer et estime pouvoir sauvegarder ses intérets tout en restant attachée à I' Italie.

C'est vraiment à un cas pareil que s' applique la viciIle et celèbre formule juridique: « Ubi voluit, dixit, ubi noluit, tacuit» (Où il voulait, il a parlé; où il ne voula it pas, il s'est tu»).

Il ne faut pas négliger d 'autre part que l'esprit de ces montagnards pourrait etre aujourd'hui -provisoirement, il est vrai, mais assez profondément, -impressionné par la grande différence existant entre une Italie surpeuplée et menacée par le chomage dans ses frontières restreintes, et une France désireuse d 'absorber de la main d'oeuvre et siégeant aujourd'hui parmi les vainqueurs. Or, malgré cela, ces gens ne montrent nullement la volonté d'abandonner leur nationalité en vue d'avantages d'ordre matérial: illeur suffit de continuer à vivre sous le drapeau de leurs pères, en se bornant à demander des facilitations de circulation et de commerce qui existai~t déjà dans de conventions de 1861 et qu'il est dans l'intéret de la France aussi bien quc de l' ltalie de leur accorder.

Passons au deuxième point: la langue. Le rapport constate que l'italien , langue officielle, est aussi la langue universellement parlée. Comme il s'agit d'une région italiennc , et de langue italienne depuis toujours, cette constatation est aussi naturelle que définitive. En outre, dit-i! le français est parlé et compris par una grande partie de la population. Ce n'est pas étrange: beaucoup de monde y a des affaires avec !es Français; at, de plus, Tende possède une école secondaire d'Etat, où la langue française est enseignée, commc d'ailleurs dans toutcs les écoles secondaires d'Italie. Il faut ensuite tenir le plus grand compte du patois, ce langue qui représente la transformation spontanée du latin en parler vulgaire: car il ne s'apprend pas aux écoles, mais tout naturellement dans !es jeux de l'enfance et de la bouche meme des parents et des amis. A ce sujet la Commission a constaté que le patois de la haute Vallée de la Roja est «probablement identique à celui que l' on parle dans les parties inférieures de la meme vallée» , c'est-à-dire dans la région de Vintimille , où J'on s'exprime en ligurien. En réalité, Ics habitants de la haute vallée de la Roja parlent un patois qui représente une forme intermédiaire entre le dialecte italien de la Ligurie occidentale (celui que l'on parle dans la partie basse de la vallée jusqu'à la frontiére et dans la région meme de Nice) et Ics dialectes piémontais. Ces nuances du patois qui se remarquent dans la haute vallée témoignent des liens ayant existé de tout temps entre la région dc Brigue et de Tende et le Piémont. Si vous me permettez d'évoquer un petit souvenir historique, j'ajouterai que le dialecte purement ligurien de la vallé basse marque l'influence persistante de Genes, tandis que Ics nuances piémontaises dans le parler des habitants de la vallée supérieure reflètent Ics liens qui s'étaient établis avec le Piémont, dés avant la réunion du Comté de Tende au domaine de la maison de Savoie au cours du xyéme siècle. Je pense que messieurs Ics Suppléants sont suffi sament éclairés sur ce point pour qu'il ne me soit pas nécessaire de m'y arrèter plus longuement. J'en viens donc au troisième .

Troisième point: l'énergie hydro-électriquc. L' analyse de cette dernière partie du rapport nous a persuadés que, s' il était facile d'ajouter d'autres arguments et d'autres donnécs à ceux de la Commission, nous pouvions tout de méme dans l'ensemble nous rallier à ses observations. E n somme , les Commissaires se sont posés la questi o n suivante: existe-t-ìl dans le domaine de l'exploitation hydro-électrique de la contrée une situation telle qu 'elle puisse tant soit peu justifier ou appuyer un projet de transfert de ces territoires italien à la France? Leur réponse implicite a été: non. En effet, le rapport débute sur ce point par l'affirmation que «I'Italie peut à l'heure actuelle employer (et, nous ajoutons, elle emploie effectivement) de la façon la plus utile l'énergie électrique produite dans ses usines de la région de Tende et de Brigue». Au contraire elle ne sert pas à la France, car, dès que les centrales électrique françaises de Fontan et de Breil -détruites par !es Allemands-seront remises en exploitation (ce qui est prévu pour la fin février 1947) , Ics Français cesseront d'absorber meme la modeste quantité d 'énergie qu'ils tirent actuellement de la centrale de San Dalmazzo. Permettez-moi d 'ajouter qu'à l' avenir également, l'énergie de la haute Vallée de la Roja , dont la production moyenne actuelle est de 141 millions de Kwh, sera toujours indispensable à l'économie italienne, tandis qu'elle ne représenterait pour la France qu'une disponibilité supplementaire, dont elle n'a aucunement besoin en rapport à ses autres disponibilités d'énergie.

A l'appui de notre affinnation citons quelques faits prects: l) En France , la production d 'énergie électrique pour chaque habitant est d 'environ 40% supérieure à la production pour chaque habitant en ltalie. 2) Une partie de l'énergie électrique de la haute Vallée de la Roja produite à la

fréquence spéciale de 16,7 cycles, absolument irremplaçable, contribue à actionner le reseau ferroviaire électrifié des provinces de la Ligurie at du Piémont (à savoir plus de 1850 Kms. de rail). Le reste, par ses caractéristiques d'énergie d'intégration, est indispensable pour l'actionnement dans les provinces de Gènes, Savona et Impéria d'ensembles industriels d'une importance fondamentale pour l'économie italienne et qui donnent de l'emploi à plus de

300 .000 travailleurs en assurant l'existence d 'autant de familles. 3) Alors que la production d 'énergie de la Vallée de la Roja est très défavorablement située par rapport aux centres français de consommation, sa situation se trouve ètre la plus favorable par rapport aux centres industriels ci-dessus nommés.

En continuant, la Commission souligne l'impossibilité pour l'économie italienne de renoncer à l'énergie de la Haute Vallée de la Roja avant d'avoir pu développer des sources équivalentes de remplacement. On doit se demander à ce propos où I'Italie pourrait trouver

ces nouvelles sources vu la mauvaise condition hydrologique des monts liguriens , dont la Roj a est la seule rivière à cours d'eau permanent sur le territoire italien à l'ouest de La Spezia.

Que messieurs )es Suppléants veuillent bien se représenter la situation extrèmement difficile dans laquelle se trouve l'industrie italienne en matière d'énergie. Compte tenu des difficultés toujours croissantes de se procurer à l'étranger le houille noire qui lui fait défaut, le développement des sources de houille bianche est le seui moyen qui lui reste pour faire face aux besoins !es plus élémentaires de sa reprise.

Mais on ne peut admettre que ces nouvelles installations, toujours plus en plus coiìteuses, et de plus en plus éloignées des centres de consommation, puisse ètre destinées à remplacer d'autres installations déjà existantes dont nous serions privés. Elles doivent etre utilisées avant tout pour combler le grand déficit d'énergie causé par l'arrèt des constructions au cours des dernières années.

On peut donc déduire de l'affinnation des Commissaires que l'énergie produite actuellement dans la Vallée de la Roja ne peut ètre raisonnablement enlevée à l' Italie. En conclusion, la situation de l'énergie hydro-electrique, loin de justifier une rectification de la ligne de frontière , constitue un argument sérieux pour le maintien de cette dernière.

On pourrait, il est vrai, prendre en considération l'eventualité de futurs accroissements, de la production dont il serait possible à la France de bénéficier. Disons tout de suite que, de l'avis des experts, ces nouvelles sources d'energie ne peuvent ètre trouvées dans la Vallée de la Roja, mais seulement dans la région avoisinante des hautes vallées de la Tinée et de la Vésubie, les «Terrains de chasse, où il est possible de produire une moyenne annuelle d'environ 190 millions de Kwh. quantité supérieure à la production actuelle de la haute Vallée de la Roja.

A l'egard de cette région , riche en eaux, et dont !es foréts et !es piìturages recouvrent le 75% de la surface, mon Gouvernement s'est déjà déclaré à accéder au désir de la France. Avant de quitter ce sujet il me faut souligner encore une fois que le rapport de la

Commission d'enquète ne vise que la haute Vallée de la Roja.

A plus forte raison ces conclusions auraient été favorables au maintien de la frontière actuelle, si la Commission avait également pris en considération la région située au sud-est de Sospel , dans le territoire d'Olivetta-San Michele, sur le cours moyen de la Roja, qui fait aussi partie du projet de rectification n. 4. En effet, dans cette région le déplacement de la frontière entraverait l'exploitation hydro-electrique de la Roja en coupant de sa centrale les oeuvres de prise de l'usine hydro-électrique d'Airole qui produit en moyenne 50 rnillions de Kwh. par an.

Avec cette partie du rapport dont nous venons de nous occuper, le document qui nous a été soumis prend fin.

Nous devons croire que la Commission, étant donné le but de ses travaux, n'aurait omis aucun renseignement ou aucune argumentation découlant de la situation locale, qui lui pariìt de nature à entrer en ligne de compte dans les décisions à prendre par les Ministres. Le silence de la Commission signifie donc qu'aucun autre fait , à son avis, a une portée susceptible d'influencer ces décisions , ni d'ètre considéré favorable à la modification de l'état actuel des choses.

Nous pourrions donc déclarer que no us acceptons ce point de vue et que nous renonçons à toucher les arguments non envisagés dans le rapport, si certains d'entre eux n' avaient pas été évoqués, particulièrcment dan s la presse, à l'appui de la thèse française: la question du plébiscite de 1860 par exemple. Je mc limiterai à dire qu' il fGt , dans l'ordre international un événement des plus singuliers où les Gouvernements français et italien ~ ce dernier pour des graves nécessité s d'ordre intérieur --ont agi d'accord pour assurer un résultat favorable à la France; dont l'un et l'autre avaient besoin ; et au cours duquel Ics efforts des deux administrations n'ont pas reussi, dan s la haute Vallée de la Roja à pousser aux urnes la majorité de la population récalcitrante.

Quant au facteur géorgraphique, je crois que la Commission doit avoir pensé qu'il s' agit d 'un argument en dehors de toute discussion, car il est universellement acquis que la Vallée de la Roja appartient à la région géographique italienne. Sur ce point il y a accord entrc tous !es géographes, !es historicns et les hommes de lettres anciens et modernes, soit ceux ~et ils sont !es plus nombreux et !es plus importants ~qui affirment que le Var est la limite naturelle entrc la région italienne et la française , soit ceux qui placent celte limite sur le contrefort qui desce nd du Mont Clapier à la Turbie.

En outre, la Commissio n a dù remarquer que la frontière actuelle, qui est indépendante de toute donnée géographique ou lingui stique, représente, par son caractére artificiel, la solutione habile d'un double problème st ra tégique qui intéressait au meme degré la défense soit de la France quc de I'Italie, problème crée à la suite de la cession du Comté de Nice à la France. C'est en raison du principe de la sécurité que l' ltalie a conservé la possession des «Terrain s de chasse», et la France celle du saillant de Saorge.

Le problème que la sagesse et le bon vouloir des hommes d 'État français et italiens de cette époque ont su resoudre, ne saurait etre remis en discussion , permettez-moi de le dire , sans un renouveau de ces craintes que l'on avait alors si heureusement écartés.

Il va finalment sans dire , que le problème particuli er dont nous nous occupons aujourd'hui, ~la rectification n. 4 --ne peut ètre résolu séparément de toutes Ics autres demandes de rectification de la frontière franco-it alienne dont, je puis vous le dire dès maintenant, quelques un es, comme par exemple celle concernant le plateau du Mont-Cenis , présentent pour I'Italie un caractère tout particulier de gravité . La ques tion de Tende et de Brigue est foncièrement solidaire de cet ensemble, et sa solution ne pourrait que dépendre des solutions auxquelles on parviendra pour d'autres points, ainsi que dcs sacrifices que nous pourrions consentir ailleurs. Dans ce sens jc rcpète une fois de plus que mon Gouvernement compte sur l'assurance d'ètre interpellé à temps.

Messie urs, avant de me retirer, permettez-moi de dépasser pour un instant les limites que je me suis imposé jusqu'ici, et que ma pensée aille vers les grandes déci sions politiques auxquelles la séance de ce soir apportera aussi des éléments, et non de la moindre importance.

Comment pourrais-je laisscr passer cette première occasion qui nous est offerte de nous exprimer sur une des demandcs territoriales de la France sans faire au moins une allusion aux rapports futurs entre les deu x Pays, qui dépendent, dans une certaine mesure, de vos conclusions présentes?

Car, messieurs, il s'agit vraiment des rapports futurs entre deux Nations que tout appelle à l'entente. Sur tout l'ensemble des problèmes franco-italiens, mon Gouvernement s'est decl aré pret à venir à l'encontre du Gouvernement Français , et il entend continuer dans cette attitude. Il en a donné un premier gage ~et quel gage! --quand il a accepté de reconnaltre la déchéance des Conventions de 1896 qui règlaient le statut des ressortissants italiens en Tunisie. Il n'entend pas s'en dédire aujourd'hui, comme il vous en a donné la preuve par le mémorandum soumis au Conseil le 5 mai courant. Mais, messieurs, qu'on ne lui demande pas des sacrifices auxquels il ne pourrait consentir sans que la démocratie italienne renaissante en soit humiliée et blessée . Dieu merci, messieurs, je n'a i pas à vous parler de questions stratégiques, parce que le rapport ne s'en occupe pas. Chacun à le droit de pourvoi r à sa propre sécurité, Ics nations qui ont subi une agression avant toutes les autres. Seulement, il nous semble que la grande Nation militaire qui possède la crete des Alpes et 150 kms de montagnes à l'arrière, et qui a si aisément contenu l'attaque de 1940 dans un moment si difficile pour elle dans d 'autres parties du théatre de la guerre, n'a pas besoin de se pencher au dernier balcon sur la plaine du Po pour se garentir contre tout danger. Il est superflu que je m'etende ici sur l'impossibilité dans laquelle se trouve I'Italie, pour des raisons matérielles, à conduire un e guerre moderne. Chaque expert militaire pourra vous en parler avec bien plus d'ampleur et de competance. Mais , en déhors de cet obstacle technique qui est, à lui seui, bien décisif, c'est sur l'orientation de l'àme du peuple italien , rendu à la liberté de ses décisions, que j'insiste ici devant vous. L'horreur qu'il éprouve d ' un récent passé, le désir profond de paix et de bienveillance, sa foi dans la collaboration internationale, la volonté de s'entendre une fois pour toujours avec ]es Français , le libre jeu des institutions démocratiques, voilà les forces spirituelles qui garantissent et garantiront bien plus que des gages stratégiques son attitude pacifique.

Je souhaite que vous aidiez par vos travaux ceux qui pensent qu'il serait une injustice et une erreur de la decevoir et que vous collaboriez ainsi à cette pacification franco-italienne, spontanée, objective, loyale, qui est inserite dans la destinée des deux peuples et représente une des necessités plus urgentes de l'apaisement e uropéen.

491

L' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N . D . 8779 /275. Mosca, 28 maggio 1946, ore 11 ,17 ( per. ore 17,30).

Suo 8429 1•

Dekanozov mi ha assicurato maniera più formale:

1) che esiste già decisione Londra confermata Parigi ad abundantiam su cui Quattro ministri sono d'accordo, in base alla quale frontiera italo-austriaca deve restare quale era prima guerra salvo possibilità prendere in esame piccole modificazioni su richiesta governo austriaco;

2) che promemoria presentato da Governo austriaco Parigi è stato respinto appunto perché chiedeva Alto Adige fino a Salorno: è stato ricordato Governo austriaco che possono essere prese in considerazione altro che «piccole modificazioni attuale linea di frontiera» :

3) che ferma intenzione Governo sovietico mantenere ferme decisioni Londra e non ammettere che vengano prese in considerazione altro che «piccole modificazioni tracciato frontiera» e anche queste solo qualora si mostrino realmente giustificate e dopo intesa parte italiana. Dekanozov mi ha aggiunto che ci è stato debole tentativo Parigi da parte inglese riaprire questione, che non può escludere cento per cento che non si ripeta tentativo in occasione riunione supplenti, ma che delegato sovietico ha istruzioni opporsi tassativamente qualsiasi tentativo del genere.

Ho creduto interpretare Suo pensiero esprimendo a Dekanozov ringraziamento Governo italiano per atteggiamento amichevole fermo Governo sovietico su questa questione.

Ritengo poter assicurare V.S. che su questo punto possiamo contare su pienissimo appoggio Governo sovietico. Non solo esso si opporrà a che limiti discussione vengano allargati, ma anche suo atteggiamento verso piccole richieste austriache sarà molto critico. Agli effetti generali ritengo sarebbe molto utile se nostra stampa e specialmente stampa democratico-cristiana potesse dare ampia pubblicità questo atteggiamento Governo sovietico.


1 Vedi D. 471, nota l p. 548.

492

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8787-8788/595-596. Parigi, 28 maggio 1946, ore 14,15 (per. ore 19,50).

Trasmetto seguente telegramma a firma Soragna:

«Telegramma V.S. n. 8429 /C. 1 .

Jebb , che avrà oggi primo incontro con Gruber, ha dichiarato categoricamente a Carandini che Italia ed Austria sono chiamate ad esprimersi limitamente alla questione della valle Pusteria. Se Gruber sconfinerà dall'argomento sarà richiamato all'ordine. Le richieste ufficiali Austria sono limitate alla valle Pusteria, ma non è escluso che di ripiego venga avanzata una richiesta per Conca Tarvisio. A tale eventuale rivendicazione Governo britannico è assolutamente contrario.

Jebb ha dichiarato a Carandini che esposizione punto di vista italiano su questione Tenda Briga è apparsa bene fondata ed equilibrata lasciando nei supplenti la migliore impressione. Ha assicurato inoltre tutte le altre richieste francesi restano impregiudicate ed aperte a future discussioni . Esse saranno trattate nella prossima Conferenza dei Quattro in seno ad apposito comitato di fronte al quale Italia sarà chiamata far presente sue ragioni .

Bevin ci fa dire riservatamente che è deciso battersi a fondo per noi nelle questioni Trieste ed Alto Adige, ma come contropartita ci consiglia di spingere al massimo possibile le nostre concessioni alla Francia.

Jebb è stato messo riservatamente al corrente dei sacrifici massimi che siamo disposti fare su frontiera occidentale e si è vivamente interessato ad un appunto che gli è stato consegnato circa le concessioni già fatte Francia segretamente riguardi questioni tunisina

Debbo ora vedere Dunn»2.


493 .

RIUNIONE INTERMINISTERIALE PER LE RIPARAZIONI

Roma, 28 maggio 1946.

La seduta è aperta alle ore 19.

De Gasperi: Espone lo scopo della riunione. Osserva che le recenti dichiarazioni di Molotov hanno contribuito a chiarire l'atteggiamento dell'U.R.S .S. Questa, a quanto sembra, sta abbandonando l'idea di ottenere riparazioni sotto forma di


1 Vedi D. 471 , nota l p. 548.


2 Vedi D. 504.


3 Il verbale precisa che sono presenti :« il presidente del Consiglio De Gasperi , i ministri Corbino e De Courten , i sottosegretari Storoni e Lombardo , il ministro plenipotenziario Prunas, il comm. Di Nola, il dott. Luciolli, il dott. Basile (Esteri) , il colonnello Sormanti (Guerra), gli ammiragli Rubartelli e Manzoni e il generale Matteini (Marina), il generale Aimone Cat (Aeronautica), il comm. Antonucci e il comm. Marcolini (Tesoro), l'on. Paratore, il comm. Malvezzi e l'ing. Casini (I.R.I.), il comm. Menichella (Banca d'Italia), l'ing. Segrè (Confindustria), l'ing. Sinigaglia (Insider)».

cessione d'impianti industriali e si orienta piuttosto verso le forniture di prodotti fabbricati con lavoro italiano . L'atteggiamento sovietico ha anche un aspetto polemico , in quanto l' U.R.S.S . sostiene che l' Italia ha già pagato somme ingenti agli anglo-americani. Da parte nostra questa tesi sovietica potrebbe forse essere presa in considerazione se non avessimo fondato motivo di temere che gli Stati Uniti presenterebbero il conto di quanto ci hanno fornito, a fronte del contributo da noi dato alla causa delle Nazioni Unite. In proposito, le uitime dichiarazioni di Byrnes sono esplicite: egli afferma che gli Stati Uniti hanno fatto forniture per 900 milioni di dollari, escluse quelle deii'U.N .R.R.A. Afferma che è necessario predisporre una linea di condotta per tutte le eventualità. Invita il comm. Di Nola ad esporre la situazione quale si presenta attualmente nei riguardi dei diversi Paesi.

Di Nola: Legge il pro-memoria, allegato al presente verbale (ali. A) 1• Casini: Legge il verbale (Ali . B) 1 di una seduta che ha avuto luogo il 22 maggio u.s., nella quale è stato discusso in che forma sarebbe non dannoso pagare le riparazioni , qualora queste ci fossero imposte. De Gasperi: Suggerisce di concentrare per ora la discussione sul problema «come si può pagare», anziché sul quesito «se» si debba pagare. Corbino : Osserva che fra le questioni da chiarire, a proposito dell'eventuale pagamento di l00 milioni di dollari, vi è quella se si tratti di dollari-oro o di dollari-carta. Sembra piuttosto doversi trattare di dollari-carta. Segrè: Esprime l'avviso che i due problemi più importanti consistano nello stabilire in quanto tempo di debba pagare le riparazioni e se queste debbono essere pagate sotto forma di cessione d'impianti ovvero sotto forma di cessione di lavoro. Circa il primo punto, è evidente la necessità di dilazionare i pagamenti quanto più è possibile. Circa il secondo punto, sarebbe per noi molto importante ottenere che le due forme di pagamento potessero essere fungibili: che cioè in qualunque momento potessimo cedere impianti anziché fornire prodotti e viceversa, a seconda dell'opportunità del momento . Mette in guardia contro la tendenza a cedere impianti che oggi possano apparire superflui, ma la cui alienazione avrebbe gravi ripercussioni nel campo sociale. Rileva che comunque non si dovrebbe fare sacrifici nelle industrie che lavorano per l'esportazione. Infatti le esportazioni saranno per noi indispensabili per pagare le importazioni. Ma/vezzi : Concorda circa la necessità di conoscere la cifra totale delle riparazioni che ci saranno chieste e circa l'opportunità di ottenere le maggiori possibili dilazioni nel pagamento. Osserva che la situazione si presenta sotto aspetti diversi rispetto ai vari Paesi. Per quanto concerne la Russia, mancando colà beni italiani che potrebbero essere incamerati a titolo di riparazioni, le sole forme possibili di pagamento consisterebbero nella cessione di impianti italiani e nella fornitura di prodotti fabbricati in Italia. La prima forma verrebbe probabilmente esclusa, per il fatto che fra i nostri impianti soltanto pochi interessano la Russia e quei pochi sono per noi indispensabili. Per quanto concerne i Paesi balcanici occorre tener presente che la maggior parte dei nostri impianti colà esistenti assolveva una funzione essenziale nel quadro del nostro commercio estero. Infatti, per potere importare dai Balcani alcuni prodotti essenziali (grano, legname, bestiame, petrolio,


1 Non pubblicato.

ecc.) che non avremmo potuto comprare altrove se non pagandoli in divisa pregiata, dovevamo esportare colà forti quantitativi di prodotti finiti e semi-finiti e, al fine di agevolare siffatta corrente di esportazione, avevamo creato nell ' oriente europeo numerose aziende per la tessitura, per il montaggio degli autoveicoli ecc. Ciononostante la nostra bilancia dei pagamenti verso quel settore sarebbe rimasta passiva se non la avessimo equilibrata mediante l'attività assicurativa e i noli marittimi . Insomma, la perdita dei nostri impianti nei Balcani danneggerebbe irrimediabilmente il nostro commercio di esportazione e ci costringerebbe a comprare su altri mercati, e con pagamento in divisa pregiata, numerose materie prime. Soltanto alcune delle nostre aziende nei Balcani (ad esempio le foreste e «Crabova») avevano carattere capitalistico e speculativo e pertanto potrebbero essere cedute senza troppo danno. Diversa è la situazione nei riguardi della Jugoslavia. Poiché alla Jugoslavia dovremo probabilmente cedere una parte della Venezia Giulia si dovrebbe conteggiare a nostro favore il valore dei lavori che vi abbiamo eseguito e degli oneri che vi abbiamo sostenuto dopo l'annessione. Gli impianti industriali di Fiume valgono da soli oltre 25 milioni di dollari. Il resto della Venezia Giulia, senza contare Trieste e Gorizia e senza contare i beni privati e le miniere dell'Arsa, può valere oltre 600 milioni di dollari. Qualcosa di simile può dirsi a proposito dell 'A lbania dove abbiamo fatto degli investimenti per oltre 300 milioni di dollari . Per la Grecia la situazione sarebbe difficile se non avessimo la posta del Dodecanneso , dove abbiamo fatto investimenti per circa 75 milioni di dollari. Osserva che per quanto concerne l'attività assicurativa nei Balcani, è escluso che l'eventuale incameramento delle nostre Società da parte della Russia potrebbe giovare a questa , dato che la nostra attività assicurativa era specializzata nel lavoro commerciale in funzione degli scambi con l'Italia.

Corbino: Osserva che non sappiamo se sarà attributo un valore compensativo ai beni italiani che si trovano nei territori eventualmente trasferiti ad altri Paesi. Conviene quindi prepararci al peggio . È evidente la necessità di dilazionare per quanto possibile il pagamento eventuale di riparazioni e l'opportunità di limitare le cessioni di impianti industriali agli impianti non strettamente indispensabili, pagando il resto sotto forma di lavoro. Calcolando un pagamento dilazionato che importi un onere di 20 milioni di dollari all'anno, ciò significherebbe dover pagare circa 5 miliardi di lire, il che non costituirebbe un peso insopportabile. Occorre però tener presente che potrebbe crearsi un problema valutario qualora gli Stati Uniti sottraessero dai crediti che ci faranno una somma corrispondente a quella che dovre,mmo pagare a titolo di riparazioni. Occorre quindi sapere innanzitutto quale sarà l'atteggiamento americano nei riguardi degli oneri che fossimo costretti ad accettare a titolo di riparazione. Osserva che nel 1939 avevamo un'attrezzatura industriale valutata a 39 miliardi di lire e che quindi non dovrebbe essere impossibile trovare un due per cento da sacrificare. Inoltre dovremmo esportare della mano d 'opera specializzata oltre alla mano d 'opera comune.

Segrè: Osserva che in Italia vi è scarsità di mano d'opera specializzata.

Corbino: Conclude che occorre: l) fare un elenco di impianti che potremmo cedere senza troppo danno ; 2) ottenere il massimo dilazionamento possibile dei pagamenti ; 3) pagare il resto con il lavoro.

Di Nola: Osserva che la cifra di 300 milioni di dollari della quale il Governo russo ha parlato, non rappresenta il massimo che dovremmo pagare, infatti se ammettessimo il principio di dover pagare riparazioni , ci troveremmo immediatamente di fronte ad una serie di richieste avanzate da tutti i Paesi singolarmente da raggiungere un totale di gran lunga superiore alle nostre capacità di pagamento. Occorre quindi insistere per quanto è possibile sulla tesi che non possiamo e non dobbiamo pagare riparazioni. Spetterà poi ai vincitori accertare la nostra capacità di pagamento e fissare una cifra globale .

Sinigaglia : Si associa a quanto sostenuto dal comm. Di Nola circa la necessità di insistere sulla nostra impossibilità di pagare. Richiama l'attenzione sul valore dei nostri impianti esportati in Germania, che costituiscono quanto di meglio l' industria italiana possedeva in alcuni settori e la cui perdita definitiva comprometterebbe pertanto in modo insuperabile la nostra industria siderurgica e metallurgica. Conferma che la maggior parte dei nostri impianti non interessa i russi e tanto meno li interesserà fra qualche anno. Pertanto ritiene che non sarà possibile ottenere la fungibilità fra i due sistemi di pagamento, quale ha accennato l'ing. Segrè. Conclude che soluzione migliore consisterebbe nel pagare coi prodotti lavorati in Italia con materie prime fornite dall'estero. Eventualmente potremo adoperare ma terie prime fornite dall 'America per fabbricare prodotti destinati alla Russia, stabilendo che in compenso la Russia fornisca altre materie prime.

Storoni : Osserva che la rapida soluzione del problema delle riparazioni è indispensabile per portare a conclusione le concessioni di prestiti da parte dell 'America.

Paratore : Si dichiara d 'accordo su quanto sostenuto dalle persone che hanno parlato precedentemente circa la necessità di fissare innanzi tutto una cifra globale delle riparazioni e di ottenere il massimo dilazionamento nel pagamento. Questo potrebbe avvenire in parte con la cessione di impianti industriali ed in parte con la fornitura di prodotti.

Casini: Osserva che è estremamente difficile dare una valutazione economica degli impianti eventualmente ceduti. Infatti è diverso il valore dell'impianto sul posto e quello dell 'impianto eventualmente ceduto e trasportato .

De Courten: Constata con piacere che dalla esposizione fatta dal signor Casini risulta che la cessione di navi è collocata nell 'ultimo posto nell'ordine dei beni da trasferire eventualmente a titolo di riparazione.

M enichella: Osserva che, a quanto risulta finora, sembra che i vincitori, valendosi dell'esperienza fatta dopo l'altra guerra, intendano limitare l'onere delle riparazioni a cifre ragionevoli. Indubbiamente sarebbe difficile sostenere che siamo nella materiale impossibilità di pagare 300 milioni di dollari. Quindi occorre sopratutto fissare l'attenzione sulla maniera meno dannosa di pagare e cioè sulla gradazione da seguire nell'eventuale cessione di impianti. Vi sono ad esempio taluni impianti per la lavorazione e trasformazione dell'alluminio, che hanno assunto uno sviluppo anormale per la produzione di aeroplani militari . Abbiamo anche un ' attrezzatura di macchine esuberante e molte macchine utensili che potremmo cedere senza troppo danno. Osserva che sarebbe certamente interessante ottenere dilazioni nei pagamenti. Senonché per lo stesso motivo per il quale noi li chiediamo, i vincitori probabilmente li negheranno. Pertanto occorre stabilire quale atteggiamento dobbiamo tenere in relazione ad un 'eventuale richiesta di pagamento immediato.

Prunas: Osserva che la Russia ha concesso dilazioni ai Paesi che si trovano

nella sua zona d'influenza. Essa a quanto sembra ammette che anche l'Italia non è

in grado di pagare riparazioni subito.

Di Nola: Conferma che, anche sulla base del rapporto dell'esperto francese Alphand, i vincitori sarebbero disposti ad ammettere che l'Italia non possa pagare prima di due anni.

De Gasperi: Riassume la discussione e ripete che occorre prepararsi per le varie eventualità, predisponendo un piano di studio da concludersi urgentemente in modo da essere preparati alle discussioni imminenti e contemporaneamente un altro piano di studio, di più ampio respiro.

La seduta è tolta alle ore 20,45.

494

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 8842/278. Mosca, 28 maggio 1946, ore 21,05 (per. ore 11 del 29).

Circa dichiarazioni Molotov stampa sovietica rileva tono vivace polemico specie confronti America molto in contrasto dichiarazioni Byrnes che avevano invece voluto dare impressione maggiore accordo raggiunto. Rilevo anche per quanto riguarda Italia, altra parte preminente in tutta economia dichiarazione, evidente cura Molotov mostrare nostra opinione pubblica come Russia abbia avuto a cuore difesa interessi italiani in ogni campo eccetto Trieste. Se si tiene conto che non siamo certo stati viziati da parte russa si può dire che Molotov abbia cercato fare del suo meglio. A mio avviso questo conferma impressione, che sto avendo da qualche tempo, crescente interesse sovietico per ripercussioni opinione pubblica italiana atteggiamento Russia nostro riguardo: interesse che contrasta con sovrana indifferenza che prevaleva fino qualche tempo addietro. Trattasi di elemento non scarsa importanza a nostro favore. Pur rendendomi conto gravi difficoltà derivanti oltre che da contingenza politica italiana da atteggiamento Russia su questione Trieste, riterrei opportuno, in quanto possibile, che reazioni nostra stampa, specie quella del centro e destra, tendessero dare impressione che tutto questo non cade su terreno assolutamente sterile. È questa unica maniera efficace noi possiamo influire perché questo atteggiamento sovietico continui o magari si accentui.

495

IL COMMISSARIO ESECUTIVO DELL'A.C., LUSH, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. SEGRETA 310 EC. Roma, 28 maggio 1946 (per. il 29).

On instructions from the Combined Chiefs of Staff the Supreme Allied Commander has directed me to inform you that, in view of the issue by the ltalian

Government of the decree laws regarding the constituent assembly and the refe

rendum (No. DLL 74 of 10 March 1946 and No. DLL 219 of 23 Aprii 1946

respectively) and in view of the imminence of the elections and the referendum ,

the Allied Governments consider the undertaking given by successive Italian

governments to the Supreme Allied Commander in regard to the institutional

truce to be no longer binding.

The Allied Governments have decided to take the initiative in this matter, and to relieve the ltalian Government of their pledge, in order to remove ali justification for possible accusations that the Allies. bave, by failing to terminate the truce, hampered the activities of the Italian politica) parties and thereby prejudiced the results of the referendum 1•


496 .

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 8861/602. Parigi, 29 maggio 1946, ore 13,36 (per. ore 18).

Telegramma circolare 8429 di codesto ministero 2•

Intrattenuto ieri Quai d'Orsay secondo le istruzioni. Con riserva esaminare convenienza avvisare preventivamente Gruber attenersi strettamente memorandum , mi è stato risposto che ogni eventuale rivendicazione supplementare non potrebbe che danneggiare già debole tesi austriaca esposta memorandum stesso.

497

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N .D . 8880 /80. Vienna , 29 maggio 1946, ore 15,10 (per. ore 8,30 del 30 ) .

Telegramma 123 pervenutomi 26 corrente quando Gruber aveva già lasciato Vienna. Ne ho comunicato contenuto segretario generale del Ballhaus, che mi ha assicurato ne avrebbe informato Gruber attualmente Parigi. Ministro Wildner ha aggiunto che circa futura azione austriaca non poteva esprimere che opinione personale poiché non gli erano note attuali intenzioni Gruber dopo suoi contatti parigini. Egli riteneva tuttavia che, dati sentimenti popolazione di cui ha affermato


1 Con L. 3/587 del 29 maggio al generale Lush De Gasperi accusava ricevuta della presente lettera e preannunciava un comunicato stampa in proposito.


2 Vedi D. 471, nota l p. 548.


3 Vedi D. 481.

intensità e spontaneità, Austria non potrebbe recedere in alcun modo da rivendicare intero territorio Alto Adige. Perfino Governo Schuschnigg, che tanto appoggiavasi ad Italia , egli ha aggiunto, non potè ignorare questione Tirolo meridionale. Soltanto confine a Salorno potrebbe garantire soluzione definitiva problema che altrimenti, a suo parere, non potrebbe non rimanere permanentemente aperto.

498

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. 987/563. Mosca, 29 maggio 1946 (p er. il 17 giugno ).

Mio telegramma n. 274 del 27 corrente 1•

Col telegramma surriferito ho subito segnalato a V.E . i punti essenziali delle ampie dichiarazioni che sui risultati della Conferenza di Parigi Molotov ha fatto alla stampa sovietica e che tutti i quotidiani hanno pubblicato integralmente il 27 corrente.

L'intera seconda pagina dei giornali sovietici era dedicata completamente alla riproduzione di tali dichiarazioni, di cui per documentazione di codesto Ministero , invio la traduzione in inglese.

Poiché il pensiero del Governo dell'U.R.S.S. è esposto non solo molto chiaramente, ma anche molto esplicitamente su tutte le questioni che sono state prese in esame a Parigi, e poiché le future direttive della politica estera russa saranno, per i problemi di cui è cenno nelle predette dichiarazioni, ricalcate sulle parole di Molotov, ritengo utile commentarle sia pur brevemente.

I problemi toccati da Molotov si possono dividere, per quanto più direttamente ci interessano, in tre gruppi: questioni relative all'Italia, questioni di ordine generale e questioni relative alla Germania.

A. Italia .

1) Riparazioni. Il ministro degli esteri sovietico incomincia di nuovo coll'esprimere chiaramente il pensiero in materia di riparazioni. L'Italia deve pagare, in primo luogo perché la somma chiesta (trecento milioni di dollari di cui solo cento a favore dell'U.R.S.S.) è talmente esigua che ha mero valore simbolico. Poi perché devesi così sottolineare che nessuna aggressione e invasione di territori stranieri debba rimanere impunita. In terzo luogo , perché Paesi più piccoli e meno ricchi dell'Italia, come Ungheria, Romania e Finlandia, pagano le riparazioni, e quindi

. anche l'Italia le deve pagare. Accenna all'appoggio fatto da parte della Francia alla richiesta sovietica, e all'opposizione anglo-americana, e poi alla nota questione delle navi da guerra italiane, che gli anglo-americani ritengono dover valutare e mettere in conto riparazioni. Secondo Molotov ciò contrario alle decisioni di


1 Non pubblicato.

Potsdam e al criterio adottato per la marina germanica, cioè considerarli «trofei di guerra». Il ministro sovietico nota che gli anglo-americani hanno prelevato e prelevano somme enormi dall'Italia, e che sarebbe sufficiente restringere soltanto un poco tali prelevamenti per dare modo all'Italia di soddisfare facilmente alla domanda russa. Inoltre l'U.R.S.S. con la sua richiesta verrebbe incontro all'industria italiana, perché darebbe ad essa del lavoro, e quindi aiuterebbe anche a ridurre il problema della disoccupazione. Termina sottolineando che se non vi fossero interferenze, la questione sarebbe già stata regolata fra URSS e Italia senza speciali difficoltà.

2) Colonie. Anche su tale problema, viene espresso chiaramente il pensiero del Governo, e cioè che, insieme con la Francia, si ritiene consigliabile affidare all 'Italia il «trusteeship» su tutte le sue ex colonie. Si evidenzia che la delegazione americana, in un primo momento ha appoggiato la proposta russa, ma poi ha sostenuto la tesi inglese, secondo cui quasi tutte le colonie italiane passerebbero sotto controllo britannico. Si parla poi della proposta di costituire una «Grande Somalia», affidata egualmente al «trusteeship» inglese che si costituirebbe anche a spese dell'Etiopia, membro dell 'O.N.U. Molotov aggiunge che la questione delle colonie è rimasta in sospeso, ma che intanto le forze inglesi ne restano padrone.

3) Trieste. Su tale problema, che ci sta tanto a cuore , le dichiarazioni di Molotov non fanno che confermare quanto ormai ci risulta bene chiaro: nonostante che la maggioranza degli abitanti della città sia italiana, Trieste deve andare agli jugoslavi, perché è la capitale, il centro, il fulcro della vita economica della Venezia Giulia e non può essere avulsa da resto della regione. Inoltre il ministro sovietico sottolinea di non poter non prendere in giusta considerazione i desideri di uno Stato amico, in rapporto all'Italia che è stata nel campo nemico nei primi anni della guerra.

4) Questioni economiche. Molotov osserva che sui progetti di trattati di pace, e primo di ogni altro in quello con l' Italia, si è manifestata una tendenza che è molto pericolosa per i Paesi indeboliti dalla guerra: cioè il capitale inglese ed americano cerca di trovare stabili investimenti nei Paesi vinti, il che non può non avere pericolose ripercussioni sia sullo sviluppo e la ricostruzione economica di detti Paesi, che sul loro avvenire di nazioni democratiche ed indipendenti . E parlando di noi dice : «L'Italia non può essere considerata come una colonia dove lo Stato occupante può governare come vuole senza tener conto degli interessi di tale nazione.

5) Commissione per l'esecuzione del trattato di pace. Molotov rileva che le delegazioni britannica, americana e francese hanno dato molta attenzione alla costituzione in Italia di tale commissione, che dovrebbe restare in carica per diciotto mesi dopo la conclusione della pace, ed essere incaricata di tutte le questioni relative ai problemi militari, riparazioni, restituzioni, criminali di guerra, ecc. Il ministro sottolinea che, dando alla predetta commissione tutta la competenza di cui è cenno, si finirebbe per creare in Italia qualche cosa di molto simile ad un «regime capitolare», comunque incompatibile con la sovranità di uno stato democratico , e in ogni modo in netta contraddizione con la proposta di mitigare le condizioni di armistizio come è stato firmato a Parigi. E così il progetto della costituzione della «commissione» è rimasto in sospeso, non essendosi potuto raggiungere l'accordo necessario .

B. Questioni di carattere generale.

l) Necessità di prepare un unico progetto di Trattato di pace. Molotov ha notato anzitutto che mentre la delegazione sovietica era pronta ad eseguire gli obblighi assunti nella Conferenza di Mosca, eguale atteggiamento non è stato osservato dalle altre delegazioni. Anzitutto mentre i Soviet hanno insistito fino all'ultimo perché fosse stabilito che la Conferenza della pace non si potesse riunire finché non fosse pronto un testo unico di trattato di pace, gli anglo-americani sembrano invece orientarsi verso l'idea che, nel caso che a Parigi non ci si metta d'accordo, si possano presentare anche due progetti. l Soviet hanno fatto rilevare che ciò significava avere non una, ma due conferenze della pace, e comunque indebolire enormemente l'idea di una pace generale e durevole.

2) Data della convocazione della Conferenza della pace. Egualmente la delegazione sovietica non è stata d 'accordo nella proposta di fissare fin da maggio la data della convocazione della Conferenza della pace, perché è d'avviso che è inutile procedere a tale convocazione, ove i Tre Grandi non siano d'accordo sui progetti di trattati.

3) Questioni varie. Molotov mette in evidenza che comunque la recente sessione della Conferenza dei ministri degli esteri ha servito per lo meno a raggiungere l'accordo su molte questioni. Sottolinea con non celata soddisfazione, che i Trattati con la Romania, Bulgaria, Finlandia e Ungheria, cioè di quei Paesi di cui l'U.R.S.S. ha più diretta responsabilità (per avere redatto un armistizio così preciso e così moderato e la cui applicazione non dà luogo ad alcuna difficoltà) , hanno dato luogo a minori discussioni che non il trattato con l'Italia, di cui i maggiori responsabili sono invece gli anglo-americani. Molotov si dilunga poi sulla questione del Danubio, insistendo per dimostrare essere una questione che riguarda i soli Stati rivieraschi, fra cui Cecoslovacchia e Jugoslavi a, e quindi da non discutere e decidere senza potersi tener conto degli interessi di tali Stati e farli partecipare alle trattative .

C. Germania.

Per quanto concerne la Germania Molotov dichiara che su richiesta della Francia la questione è stata messa all'ordine del giorno della riunione di Parigi. La Francia ha chiesto che la Ruhr, la Saar e il Reno fossero separati dalla Germania, per impedire in avvenire una nuova agg ressione: ma tale richiesta non ha fatto alcun progresso . Byrnes da canto suo ha presentato una proposta di accordo a quattro per il disarmo e smilitarizzazione della Germania per venticinque anni, dicendo che a Mosca nello scorso dicembre Stalin vi avrebbe dato il suo consenso. Molotov a tal riguardo dice: « Il signor Byrnes è un pò superficiale nelle sue dichiarazioni, perché nello scorso dicembre non vi era alcun progetto di tale trattato e quindi Stalin non poteva dare il suo consenso ad un accordo che non esisteva. Vi è stato invece un semplice scambio di vedute sull'idea di un trattato di mutua assistenza nel caso di una nuova aggressione tedesca o giapponese. Il progetto del signor Byrnes non tratta di tale importante questione e si occupa solo della smilitarizzazione, e di questa anche in modo tale da essere contro le ben note importanti decisioni di Teheran, Yalta e Berlino relative all'avvenire della Germania. Il ministro degli esteri dell'U.R.S.S. sottolinea poi che non si può parlare di trattato di pace con la Germania anche perché manca ancora un «Governo tedesco» con cui tale accordo può essere concluso. E aggiunge che è dovuto all'attitudine sovietica se è stato deciso anzitutto di demandare ad una commissione interalleata l'esaminare come il disarmo delle forze armate tedesche è stato finora eseguito nelle varie zone della Germania. Molotov poi ha detto che, alla fine della riunione, Byrnes ha proposto di riunire per la fine del prossimo novembre una conferenza per il trattato di pace con la Germania, proposta che non è stata accolta dall'U.R.S .S. per i sopradetti motivi , e principalmente per l'assenza di una qualsiasi specie di Governo tedesco.

D. Quali sono i risultati della Conferenza di Parigi?

A questa domanda che si pone da sè stesso, Molotov risponde: ha mostrato anzitutto che i progetti di trattati di pace di cui la maggiore responsabilità ricadeva sull'U .R.S.S. (Bulgaria, Romania, Ungheria e Finlandia) sono molto più avanzati che quello la cui responsabilità maggiore risale agli anglo-americani (Italia); che si è manifestata tendenza degli anglo-americani di fare un blocco ben saldo in tutte le questioni che a loro più interessano per imporsi alla Unione Sovietica; che è ormai difficile discernere quello che uno Stato domanda per ragioni di sicurezza e quello che invece è chiesto per desiderio di espansione (vedi ad esempio la richiesta di basi aeree e navali degli Stati Uniti in Islanda e nei punti più importanti delle comunicazioni aeree e marittime di tutto il mondo; che il desiderio di alcuni Stati di imporre la loro volontà ad altri Stati esiste ancora oggi, come in passato, e come esisterà in futuro , ma che nei confronti dell'U.R.S.S. tale attitudine è destinata a completo fallimento; che fino alla Conferenza di Mosca del 1945 vi è sempre stata una stretta cooperazione fra gli Alleati. Questo metodo ha dato risultati soddisfacenti: ora sostituire la cooperazione con la «intimidazione», le «pressioni» nei riguardi dell'U.R.S .S. o col progetto di rinviare all'O.N.U. le questioni insolute, cioè all 'alchimia di voti fra clientele di Stati, sono entrambi «metodi» destinati al più sicuro insuccesso.

Le «dichiarazioni» di Molotov alla stampa sovietica hanno speciale importanza per noi , e non mi sembra azzardato il dire che forse sono più dirette a Roma, che a Londra o a Washington. Infatti, il ministro degli esteri dell'U.R.S .S. si è reso conto che la questione di Trieste è uno di quei «rospi» che, così come è formulato dai sovietici, difficilmente sarà «ingoiato» da noi. Ma essi , per le ragioni da me ampiamente sviluppate in precedenti rapporti, non vogliono e non possono decampare da tale attitudine. Ed allora ecco che si sforzano di venirci incontro in tutti gli altri problemi : colonie; totale indipendenza, cioè esclusione di ogni controllo della «commissione alleata» anche limitato a diciotto mesi ; nel voler impedire l'asservimento della nostra economia al capitale straniero, e in fondo in fondo, nella stessa questione delle riparazioni. Infatti, se compariamo quello che chiede l' U.R.S.S. per sè sola (cento milioni di dollari) con quanto hanno preso e ci prenderanno gli anglo-americani, e se teniamo conto che questi ultimi vogliono incamerare i beni italiani all'estero (il che rappresenta una grossa cifra), mentre i russi desiderano farsi pagare i cento milioni di dollari sotto forma di ordinazioni alla nostra industria, si vede che l'atteggiamento sovietico, anche nella questione delle riparazioni, non ci è sfavorevole!

Sta a noi di saper destreggiarci fra i due gruppi dei nostri «vincitori», e tirar profitto dalle esistenti rivalità! E sopratutto è bene ricordarci di una buona regola di qualsiasi gioco: mai puntare su di una sola carta .


499 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 8675/c. 1 . Roma , 30 maggio 1946, ore 12.

Nella imminenza nuova fase lavori mm1stri esteri sarebbe necessario V. E. intrattenesse nuovamente State Department circa problema riparazioni . Deliberazione di massima adottata in favore Russia costituisce precedente pericolosissimo che non mancherà essere sfruttato da altre Potenze reclamanti riparazioni e potrebbe persino mutare atteggiamento quei Paesi che finora si erano astenuti dal formulare precise domande. Se ai cento milioni di dollari concessi Russia si aggiungessero somme che dovrebbero essere riconosciute altri Paesi, alcuni dei quali potrebbero in teoria aver ben maggiori titoli per danni effettivamente ricevuti, si giungerebbe a tale ammontare da schiacciare economia italiana e battere in breccia tesi incapacità pagamento finora sostenuta da codesto Governo. Sarebbe indispensabile problema fosse considerato nel suo complesso, evitando dunque comprometterlo con concessioni individuali che inevitabilmente suscitano necessità altre analoghe concessioni. Se Governo americano per necessità negoziato non può resistere domanda russa, occorre almeno insista con fermezza perché navi guerra che verranno eventualmente cedute Russia siano assunte in conto riparazioni . Questa forma pagamento cui vorrebbe subordinata concessione potrebbe permettere resistere meglio domanda altri Paesi cui non saranno attribuite navi guerra italiane. Se riparazioni italiane fossero stabilite mediante prestazioni merci o servizi scaglionate nel tempo, incapacità trasferimento si renderebbe prima o poi evidente, come avvenne per Germania dopo prima guerra mondiale, facendo cessare effetti deleteri riparazioni . Se invece riparazioni si prelevano su beni attualmente esistenti Italia o estero, disastrosi effetti che ne deriverebbero si renderebbero evidenti dopo avvenuto pagamento senza possibilità rimedio. Se saremo privati poche buone navi linea rimasteci, marina mercantile non potrà risollevarsi per lungo periodo. Se saremo privati nostre imprese industriali esistenti estero, sarà per sempre estinta una fonte attività per nostro personale tecnico e dirigenti nonché un apporto bilancia pagamenti. Se dovremo cedere impianti industriali convertibili, diminuiranno possibilità lavoro nostra esuberante mano d 'opera. Occorre evitare l' irreparabile valutando preventiva-

I Diretto per conoscenza anche a Londra e Parigi .

mente il danno che ne deriverebbe. Governo italiano, grato codesto Governo per appoggio datogli nel problema riparazioni, invoca efficacia difesa stremata economia italiana nell'interesse ripresa economica mondiale ed in nome giustizia che impone riconoscimento immenso contributo anche economico dato causa alleata. Memorandum italiano potrà essere più o meno accettabile in alcune parti, ad esempio circa contributo economico prigionieri italiani, ma resta una onesta raccolta cifre tutte documentabili e di imponente ammontare. Prego riferire esito suoi passi 1•

500 .

L'AMBASCIATORE CARANDINI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER TELEFONO 6918 /605. Parigi, 30 maggio 1946, ore 15.

Stamane ha avuto luogo riunione Consiglio ministri esteri supplenti per ascoltare esposto rappresentanti italiano ed austriaco . Rappresentante austriaco è stato invitato a parlare per primo data sua qualità di proponente caso in discussione. Gruber ha dichiarato inizialmente che poiché il Consiglio dei Quattro si è solo dichiarato disposto esaminare questione minori rettifiche, Governo austriaco intende tenere aperta possibilità portare intera questione Sud Tirolo di fronte più vasto consesso internazionale per una soluzione in base plebiscito. Hanno seguito le note argomentazioni di carattere ferroviario, economico ed etnico, con offerta di regolare con speciale statuto garanzie necessarie interessi italiani per le forniture idroelettriche. Ha svalutato importanza frontiera Brennero di fronte nuovi sistemi di guerra e in considerazione del risalto orografico della linea arretrata risultante dalla loro richiesta di rettifica. Ha affermato che Brennero non ha rappresentato per l'Italia barriera difensiva ma il punto attraverso il quale Hitler e Mussolini si sono dati la mano ai danni dell'Austria, aprendo alla Germania l'accesso al M ed i terran e o .

Nostra dichiarazione quale era stata predisposta e salvo poche rettifiche apportate sul momento ha valso ampiamente, senza entrare in polemica diretta, a ribattere tutti i punti sollevati dal rappresentante austriaco. Segue per aereo testo nostre dichiarazioni . A conclusione delle dichiarazioni del rappresentante italiano, presidente ha dichiarato che Consiglio sarà lieto esaminare ulteriore documentazione di cui era stata annunciata consegna. Su proposta del delegato britannico è stato altresì deciso che se esame odierna dichiarazione e ulteriore documentazione lo renderanno opportuno, Consiglio si riserva invitare nuovamente i rappresentanti austriaci ed italiani a chiarire punti particolari .


1 Vedi D. 545.

ALLEGATO

L'AMBASCIATORE CARANDINI AI SOSTITUTI DEI MINISTRI DEGLI ESTERI

DISCORSO. Parigi, 30 maggio 1946.

Je bornerai strictement mes déclarations à l'argument précis sur !eque! le Gouvernement italien a été invité a se prononcer, à savoir sur !es révendications territoriales dans le Haut-Adige, que le Gouvernement autrichien a proposées par sa lettre du IO mai 1946 adressée au Consci! des Mini stres des Affaires E trangères.

Permettez-moi tout d 'abord quelqucs considérations d 'o rdre général.

De l'a vis unanime du Gouverncment et du peuple italien:

lo -La frontière fixée par le Trai té de Saint-Germain ne représente pas seulement une ligne geographiquement parfaite, mais au ssi le couronncment du processus de formation historique de la nation italienne à l' issue de la guerre victo rieu sement combattue de 1915 /1918 aux cotés des grandes démocraties;

2° -L'existence, à l'intérieur de ces frontiéres , d'une petite minorité ethnique de langue allemande ne saurait constituer un motif suffisant pour altérer le tracé logique de cette frontière naturelle et pour bouleverser l'équilibre économique d'un peuple de 45 millions d'àmes ;

3° -Si l'Italie est prete à endosser Ics responsabilités que l'héritage d 'un triste passé lui impose cn dépit des épreuves endurécs en tant que co-belligérantc, elle ne pcnse cependant pas qu'une question dc frontière avec l'Autriche puisse équitablement figurer au nombre de celles qui, aujourd'hui, se posent par suitc de ces responsa bilités. Sur cette base logique et morale, l'ltalie s'est toujours attcndue à étrc conviéc à discuter Ics révendications avancées par !es nations victimes de l'agression fasciste , mai s elle ne saurait reconnaìtre des obligations étrangères à cette méme nécessité.

Je ne pense pas excéder l'argumentation qui m·a été consenti de développer, ni manquer aux égard qu'il est de mon devoir d 'observer, en affirmant que nous, italiens, nous avons considéré et considérons avcc un profond étonnement Ics revendications formulées par un pays dont nous accueillons aujourd' hui avec profonde sympa thie la renaissancc , ma qui a lui-méme participé à cette agression jusqu'au dernier moment du conflit, et que , depuis le 8 Septembre 1943 nous avons malheureusement dù combat tre pour notre propre libération. J'ose espérer que le peuple autrichien se rendra compte que tout sentiment de rancune est étranger à celte argumentation préjudicielle, uniqucmen t dictée par cct esprit d'équité auquel, seui, nous pouvons confier la défense de nos droits élémentaircs, menacés comme nous sommes de tant de còtés. Nous voulons bien oublicr Ics raisons , pour ainsi dire fatales , qui ont amené le peuple autrichien , dont nous recherchons et pour toujours l'a mitié, à contribuer pour une si grand part au cours de notre réccnte resurrection aux souffrance de notre pays, mais nous ne pouvon s pas acccpter qu'à l'ìssuc d'une lutte de libération menée essentiellcment contre de forces austro-allemandes, l'Autriche nous réclame aujourd ' hui un réglement dc comptes pa r !eque! notre intégrité territoriale sera it gravement lesée .

Il va de soi que par celte déclaration préalable, le Gouvernement italìen n'entend nullement se soustraire à la discussìon qui lui a été proposée à cc sujet.

Se rendant à l'invitation du Conseil des Ministres dcs Affaires Etrangèrcs, mon Gouvernement a examiné avcc la plus grand e attention, sous tous leurs aspects et dans toutcs leurs conséquences, !es dernières requétes so umises par le Gouvernement autrichien au Conscillui-méme. Ces remarques et ces conclusions sont exposécs en détail da ns le Mémoire que je me reserve de soumettre à votre examen. D a ns cette Mémoire vous trouverez une réponse aux différentes questio ns particuliéres soulevées par les representants du Gouvernement autrichien. Par souci de briévcté, jc me borne à résumcr ici les prìncipaux poìnts.

En premìer lieu je dois remarquer que Ics requètes autrichiennes ne peuvent absolument pas étre considé rées comme des «rectifications mineures». Elles embrassent en effet presquc !es deux cinquièmes de t o ut le territoire du Hau t-Adige, avec une population de 74 .000

habitants environ (dont 21.000, soit le 30'Yo de l'ensemble de la population, entre italiens et ladins). La cession de cet important territoire signifierait non seulement la naissance d'un nouveau problème de minorités italiennes en Autriche, mais encore la perte pour l'Italie d ' immenses ressources hydro-électriques, forestières, agricoles, touristiques et industrielles qui représentent l'un des éléments essentiels de l'économie du Haut-Adige ainsi qu'un complément indispensable de l'économie italienne.

Si l'on ne veut que tenir compte du facteur hydro-électrique, il convient de considérer ce qui suit: la production totale d'énergie électrique a atteint, en ltalie, !es 20 milliards de Kwh environ par an, dont 600 millions de Kwh sont actuellement produits dans la zone en question. D'après !es statistiques de 1938, la production annuelle d'énergie par habitant a été de 363 Kwh en Italie contre 440 en Autriche. Trois milliards et demi de Kwh seraient nécessaires pour porter la consomrnation individuelle italienne au niveau autrichien: or, les régions que I'Autriche revendique aujour'hui pourraient fournir à elle seule un milliard 640 millions de K w h par l'exploitation de 24 usines déjà en pro jet et don t la construction est pour nous d'une nécessité absolue et urgente. Par contre, ce potentiel d'énergie électrique représenterait pour I'Autriche , pays qui déjà en exporte, un accroissement de plus du 50% de sa production totale.

Il est vrai que le Gouvernement autrichien, prévoyant sans doute ces objections et chercheant à y faire front en partie au moins, offre de laisser à l'entière disposition de l'Italie les centrales actuellement existantes. Toutefois, ainsi que je viens de le dire, il ne s'agit pas seulement des usines déjà en exploitation , mais encore des réserves d'énergie électrique pouvant ètre par la suite techniquement et ·économiquement utilisées et sur lesquelles I'Italie doit nécessairement compter pour des raisons vitales.

En deuxième lieu, il est évident que la solution envisagée à cet égard par le Gouvernement autrichien serait toujours exposée à toutes sortes d 'interférences législatives, techniques, fiscales et de devise, ainsi qu 'à d 'imprévisibles situations de politique intérieure et internationale qui donneraient aux garanties offertes aujourd'hui par I'Autriche, un caractère extrèmement aléatoire. Vu que l'ensemble des garanties que l'Italie devrait en fait réclamer pour parer à tous ces dangers et à ces inconvénients , devrait pratiquement correspondre à l'exercice d ' une véritable souveraineité -comme il ressort de notre Aide-mémoire -il est évident qu'une solution ainsi envisagée pourrait s'avérer avec le temps un élément de perturbation plutòt que de collaboration entre !es deux pays.

Au point de vue de la défense des frontières , argument' qui ne saurait ètre négligé, mème dans le cadre d'une souhaitable sécurité collective, et qui, sous cet aspect justément, est invoqué à notre détriment en d 'autres secteurs de notre frontière, la rectification ainsi demandée signifierait pour l'Italie la perte de son bastion nature] et, par suite, l' imposition d 'une condition d 'infériorité que notre Aide-mémoire met largement en lumière et dont il serait superflu de souligner ici l'évidence.

Quant à l'argument principal, en l'occurence l' unique argument avancé du còté autrichien à l'appui de ses propositions , à savoir la question des communications entre le Nord-Tyrol et le dénommé Ost-Tyrol, il est aussi amplement examiné dans notrc Aide-mémoire. Si cet argumcnt pcut paraltrc au premier abord frappant, il n'est pas cependant difficile de démontrer qu' il supporte mal une critique objective des chiffres et des faits . D'ailleurs, le problème n'est pas de nature à justifier la solution radicale demandée: d'une part , parce que le sacrifice exigé de I'Italie ne serait pas mème de loin comparable aux bénéfices limités que l'Autriche, au moins sous ce rapport, pourrait en tirer; d'autre part, et surtout, parce que le problème lui-mème compone de s solutions extrèmement plus simples.

Je me bornerai à en illustrer ici les points suivants:

a) La ligne naturelle des communications entre Innsbruck et Klagenfurt n'est pas celle qui passe par le territoire italien et que l'Autriche réclame aujourd'hui, mais elle est de tout temps celle, beaucoup plus efficiente et plus économique, qui passe entièrement en territoirc autrichien.

b) L' argumcnt de la moindre distance kilométrique de la voie ferrée Brenner-Chiusa-Dobbiaco n'est valable que pour les communications entre ces petites zones situées au nord du Brenner et à l'est de Dobbiaco, qui donnent directement sur la frontière italo-autrichienne actuelle: l'une et l'autre so n t peu peuplées (35.000 habitant environs pour tout le Tyrol orientai). d'une importance économique lirnitée et ne dépendent pas l' une de l'autre.

c) Ce qui précède est prouvè de manièrc convaincante par le fait que le trafic entre le Nord-Tyrol et le Ost-Tyrol , acheminé par la ligne ìtalienne Brenner-Chiusa-Dobbiaco a toujours été très faible malgrè les accords ferroviaires et douaniers conclus autrefois entre I'Italie et I'Autriche, qui auraient dù en faciliter le développement. La preuve en est que cc furent justement Ics Autrichiens à laisse r tomber, après 1932, Ics accords en question en déclarant que, par suite de l'électrification de la ligne de Tauri, l'acheminement sur le tracé italien n'offrait plus aucun avantage.

E n conclusion , on ne saurait certainement pas considércr com me une « rectification mineure » ni justifier pas Ics arguments avancés par le Gouvernement autrichien, une cession de territoire italien qui , non seulement entamerait profondément l'unité organique de Haut-Adige, mais encore porterai! une grave atteinte à l'organisation actuelle et au développement nécessaire de l'économie italienne et qui , surtout , signifierait l'a bandon de cette majestueuse chaine des Alpes quc la nature a donné commc limite et comme protection à la vie pacifique et laborieuse que la nou velle démocratie italienne est en train de forger avec tant d'effort.

Suivant des instructions précises de mon Gouvernement, je dois conclure en affirmant encore une fois de la manière la plus sincère et plus solennelle qu'il ne faut voir dans l'ensemble de notre argumcntation a ucune trace d'inimitìé ou dc ressentiment envers le peuple autrichien.

Sorii meurtri d ' une guerre contraire à sa nature et à sa volonté, s'étant affranchi de l'oppression d'un e dictature qui l'a éloign é de ses traditìons dc démocratic et de liberté, le peuple italien porte de s regards de vive sympathie vers ces larges couches de la laborieuse population de I'Autriche renouvelée -si dignement représentée à cette réunion par Monsieur le Ministre Griiber -qui , après avoir connu des vicissitudes analogues, s'attelle aux meme tàches de reconstruction matérielle et spirituelle.

L'Italie considère la renaissance de l'A utriche avec un intéret profond et désire sincèrement et fermément établir avec elle d'intimes et durables rapports de collaboration. C'est pourquoi elle a salué avec une satisfaction toute particulière la récente reprise de relations diplomatiques normales entre Rome et Vienne. C'est d ans la voie de rapports directs q ue I'Italie envisage la possibili tè d'aborder et résoudre bien de problèmes concernant les deux pays .

Le Gouvernement italien souhaite ardemment qu'un jour arrive où les frontières douanières perdant leur caractère hermétique actuel, et les mesures policières qui, pendant trente ans, ont fractionné I'Europe devenant superflues, les frontières entre I'Italie et l' Autriche puissent , elles aussi, n'ètre plus qu' unc sim pie ligne de démarcation politique. Ce jour là, la plupart des problèmes qui compliquent nos rapports réciproques trouveraient, eux aussi, une solution facile. Dès à présent, en tout cas, puisque le Gouvernement autrichien attache tant d'importance à ces communica tions intérieures en tre le Tyrol septentrional et le Tyrol orientai , le Gouvernement italien se déclare disposé à étùdier un système aussi vaste que possible de facilitations po ur le trafìc soi t ferroviaire, soit routier, ainsi que pour le transit de frontière , de manière à aplanir au maximum ces diffìcultés. A cct effet, le Gouvernement italien sera heureux d 'étudier tous Ics moyens susceptibles de favoriser dans tous Ics domaines cette intense coopération entre deux économics nationales en grande partie complémentaires, qui pourrait, plu s que n'importe quoi, ass urer à I'Autriche des bases économiques solides.

Je dois ajouter une dernière décl aration. Le Gouvernement italien est fermément décidé à ce que le Haut-Adige offre le meilleur exemple de la façon dont on peut réaliser une collaboration pacifìque et fructueuse entre deux groupes ethniques distincs. Au cours de ces cinq mois qui ont suivi la restitution à l'administration italienne des provinces du Nord, Ics autorités italiennes locales ont eu comme tache principale celle de mettre à effet Ics engagement s solennellement pris par mon Gouvernement, et que je dé sire réaffirmer en cette occasion, engagements qui apportent une solution équitable et généreuse à toute une série de problèmes découlant du passé et garantissent aux populations de langue allemande la sauvegarde de leurs traditions et de leurs intérets particuliers. Sur ce point égalernent je mc réserve de remettre aux Suppléants des Ministres des Affaires Etrangères une note illustra nt Ics mesures déjà prises aussi bien que celles en cours d 'application. Je puis vous dire qu'on a déjà réalisé: la réglementation scolaire bilingue, l' usage des deux langues dans !es bureaux et !es actes publics , dans la dénomination des localités, dans les plaques indicatrices et dans l'affichage; la restitution de la forme allemande aux noms récemment italianisés; la nomination de maires ou de conseillers municipaux de langue allemande, dans l'attente des élections administratives, dans toutes Ics communes à majorité allemande; l'admission d'employés locaux de langue allemande dans les fonctions publiques. A ce dernier effet, ont été instaurés des cours spéciaux pour la préparation des employés de langue allemande.

En ce qui concerne !es options pour l'Allemagne, il est notoire que le Gouvernement italien . dans la présomption légitime du maintien du statu quo territorial , s'est déjà déclaré disposé à accepter le principe de la révision . Le texte législatif, approuvé en son temps par le Gouvernement, est actuellement soumis à une dernière révision à Iaquelle participent des éléments appartenant au groupe de langue allemande, dans le but de faciliter la réintégration de la nationalité italienne dans un esprit des plus tolérants.

Toujours en consultation avec des éléments locaux , les travaux en vue de l' instauration de l'autonomie envisagée sont également en bonne voie. lls seraient méme plus avancés à l'heure actuelle s' ils n'avaient rencontré, dans un premier temps surtout, un obstructionnisme manifeste de la part d'une fraction de ce mème groupe de langue allemande, encouragé par une intense propagande, à laquelle le Gouvernement italien a d'ailleurs opposé une attitude de mesure et de calme.

Puisque le Délégué de I'Autriche à manifesté dans son exposé l'intention de son Gouvernement de tenir ouverte la question du Haut-Adige, je vous prie de considérer que cette action conciliante du Gouvernement italien se trouvera facilitée et accélérée dans la mesure où il lui sera permis d'éliminer au plus vite dans le Haut-Adige cct état d 'incertitude qui inquiète Ics populations en favorisant une opposition artificielle entre des groupes ethnique naturellement appelés à une collaboration fraternelle, seule capable d 'assurer leur prospérité commune.

501

IL RAPPRESENTANTE A VI ENNA, COPPINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR . l026 /387. Vienna, [30J maggio 1946 (p er. 1'8 giugno ).

La notizia che i rappresentanti austriaci saranno ammessi a far valere il punto di vista di ·questo Governo sulla questione alto-atesina presso la Conferenza dei ministri degli affari esteri a Parigi ha dato inizio ad una nuova fase nella campagna per la rivendicazione dei territori del cosidetto Tirolo Meridionale . Innanzi tutto si può constatare ormai una notevole distensione nella agitazione di stampa e nelle manifestazioni irredentistiche che , dal 2 maggio in poi, si sono andate organizzando qua e là , con maggiore o minore successo, ma con orchestrazione non inabile (prova che gli insegnamenti della tecnica di propaganda nazista non sono andati completamente perduti). In secondo luogo i rapporti cogli Alleati e sopratutto con la Francia, che , dopo gli incidenti di Innsbruck del 2 maggio avevano subito una certa crisi , sono andati ristabilendosi su una base di cordialità e ciò non soltanto dopo le cerimonie del1'8 maggio e dopo le visite che le più influenti personalità francesi in Austria hanno fatto nei giorni scorsi nel Tirolo, ma sopratutto dopo le parole dello stesso generale Béthouart, di cui trasmetto un sunto con mio telespresso n. 986 /371 del 27 maggio '46 1 e che costituiscono una velata ma chiara promessa di un appoggio francese alle richieste austriache. Da ultimo, da un punto di vista interno, la notizia sopra accennata ha rafforzato le posizioni del Partito Popolare austriaco, che sembravano assai scosse ed ha per lo meno rinviato quella crisi del Governo che sembrava ormai imminente e che avrebbe dovuto aprirsi con le dimissioni di alcuni membri democristiani, determinate non soltanto dalle decisioni di Parigi sull'Alto Adige, ma anche dalla difficile ed incerta situazione economica ed alimentare.

In complesso, quindi, l'invito dei rappresentanti austriaci a Parigi ha portato ad un senso di generale distensione, provando così come il «ricatto austriaco» sia, almeno per il momento , riuscito nei suoi intenti. Se si astrae tuttavia dalla situazione locale e sopratutto da quanto in essa è espressione artificiale di una manovra tattica di questo Governo, se ci si pone di fronte al problema del futuro dei rapporti italo-austriaci , di cui la soluzione della questione alto-atesina non è che un aspetto, si può forse dire che questo revirement della politica alleata, se è stato dettato dal timore di vedere cadere un Governo di netto orientamento occidentale

o dal desiderio di evitare risentimenti anti-AIIeati (che è poi il senso del ricatto austriaco) non manca di esser grave di incognite ed anzi di preparare alla stessa politica alleata in Austria nuovi e più gravi problemi per il futuro .

Innanzi tutto è da notare che, come risulta dalle stesse dichiarazioni fattemi dal ministro Gruber e come d'altra parte è comprensibile, gli austriaci non intendono limitarsi alla rivendicazione di alcuni territori di frontiera , ma si riservano di sollevare nuovamente, nella sua integrità, a Parigi od altrove, secondo le circostanze , tutto il problema dell'Alto Adige. Non è escluso, anzi è probabile, che in occasione delle discussioni di Parigi , una nuova e più ampia campagna di dimostrazioni pubbliche e di stampa tenda poi a provare il carattere irresistibile e naturale delle aspirazioni austriache sull'Alto Adige. In. fondo a tali manifestazioni sta non soltanto l'attività instancabile degli optanti a ttualmente residenti in Austria , che temono, non senza ragione, di poter essere espulsi in Germania , qualora le rivendicazioni austriache non vengano accolte, ma sopratutto la necessità, per il Partito Popolare, di difendere quella posizione preminente che esso aveva raggiunto nelle elezioni del novembre scorso e che le difficoltà dei mesi trascorsi, la scarsa compattezza interna del partito e gli attacchi degli altri gruppi politici hanno messo sempre più in forse. È infatti evidente , come ho già avuto occasione di far rilevare, che la questione Alto Adige ha dei profondi riflessi nella politica interna austriaca. Se è certo che tutti i partiti, indistintamente, hanno appoggiato apertamente le rivendicazioni austriache sull ' Alto Adige e se è certo che nessuno di essi potrà iscrivere nel suo programma la rinuncia a tali aspirazioni , non è meno chiaro che il pwblema del Tirolo Meridionale è visto differentemente dai vari settori politici, sia per quanto concerne le motivazioni delle rivendicazioni stesse, sia per quanto ha tratto alle conseguenze che una annessione dell'Alto Adige avrebbe sulla politica interna austriaca. E già si deve notare che i motivi storici ed etnici, che da parte austriaca sono posti a base delle rivendicazioni del Governo di Vienna, si inquadrano meglio nelle dottrine di un partito tendenzialmente conser-


1 Non pubblicato.

vatore, come è la Volkspartei, che non in quelle dei partiti di sinistra. Ma sopratutto, facendo astrazione degli interessi nazionali austriaci, è chiaro che l'annessione dell'Alto Adige tornerebbe, in politica interna, ad esclusivo vantaggio del Partito

Popolare, non solo per il prestigio che gliene deriverebbe qualora le rivendicazioni, da esso principalmente propugnate, venissero accolte, ma sopratutto perché l'annessione dell ' Alto Adige porterebbe, dal punto di vista elettorale, all'aumento dei seguaci del Partito Popolare, assicurandogli in tal modo nell'intero Paese il mantenimento di quella maggioranza che le elezioni di novembre avevano sancito, ma che, in questo momento, è per lo meno dubbia. Perciò, ripeto, dal punto di vista della loro politica di partito, i socialisti austriaci, che certamente saluterebbero con gioia, sotto l'aspetto nazionale, la retrocessione dell'Alto Adige , non sono meno preccupati di quelle che potrebbero essere le conseguenze interne della annessione. Personaggi influenti del Partito Socialista hanno anzi dichiarato confidenziàlmente che, per quanto non sia loro possibile di non associarsi all'azione che viene svolta da altri settori dell'opinione pubblica, essi si limiterebbero, nella questione del Tirolo Meridionale, a mettersi a rimorchio degli altri partiti. Essi scontano anzi le probabili delusioni dell'opinione pubblica dinanzi ad una decisione non favorevole alla tesi austriaca , e sperano che in tale ipotesi l'insuccesso degli uomini politici del Partito Popolare possa tornare ad esclusivo vantaggio dei leaders socialisti. Impostando, pertanto, il loro programma di politica estera, essi hanno messo in primo piano, in tutte le dichiarazioni ufficiali più recenti , il problema della reale indipendenza austriaca, dell'abolizione dei controlli alleati e del ritiro delle truppe di occupazione ; e su questo programma, che essi ritengono possa raggiunger la sua realizzazione al più presto e che ha trovato espressioni nei recenti discorsi dei capi del partito ed in particolare in quelli di Migsch , essi intendono far perno. Può darsi che esso sia agli Alleati meno gradito di quello dei democristiani; ciò non toglie che i socialisti lo ritengano il più fruttuoso dal punto di vista interno, sia perché corrisponde ad un bisogno realmente sentito di dignità e di libertà nazionale, sia perché è senza dubbio quello che potrebbe portare ad un vero miglioramento della situazione del Paese. I leaders socialisti pensano inoltre, a torto od a ragione, che gli Alleati abbiano essi stessi interesse ad accordarsi ormai, per venire incontro a tali desideri austriaci. Che, ad ogni modo, tali divergenze di vedute fra i vari partiti locali siano operanti e reali e corrispondano a preoccupazioni profonde, (venute in luce dopo che le notizie sulla decisione di Parigi del 30 aprile hanno fatto balenare, dopo l'euforica fiducia delle settimane precedenti, la possibilità di un totale insuccesso dell'Austria nelle sue pretese sul cosidetto Tirolo Meridionale), risulta anche dal discorso pronunciato il 26 corrente dal cancelliere Figi, di cui ho trasmesso un sunto con mio telegramma n. 83 del 28 maggio 19461 . In esso il cancelliere, dopo aver accettato come punto cardinale della politica estera austriaca quello della definizione, mediante un accordo internazionale, dei rapporti fra questo Paese e gli Alleati, si è scagliato contro i partiti che si lasciavano guidare ben più da preoccupazioni elettorali che da preoccupazioni nazionali, al punto, ha aggiunto Figi, da sollevare delle rivendicazioni verso la Baviera che dovrebbero controbilanciare il vantaggio che deriverebbe alla Volkspartei da un'annessione dell'Alto Adige, o da definire la questione alto-atesina come una pura questione marginale.


1 Non pubblica to.

È evidente che, dinanzi al profilarsi di un insuccesso , i vari partiti stanno preparandosi per approfittare, in campo interno, di questo draw-back di carattere internazionale. E potrebbe sembrare, al riguardo, piuttosto strano l'atteggiamento del Partito Comunista austriaco, che proprio negli ultimi tempi è andato facendosi sostenitore accanito delle rivendicazioni alto-atesine, se non si riflettesse che gli sarebbe forse difficile farsi portavoce di una campagna per il ritiro dall'Austria delle truppe di occupazione e per l'abolizione di ogni ingerenza straniera; mentre invece l'appoggio alla campagna nazionalistica per l'Alto Adige gli può dare popolarità fra le masse austriache, tende a far ricadere sugli alleati occidentali il mancato accoglimento delle pretese di Vienna, contribuisce ad esercitare una pressione verso l'Italia, i cui ambienti politici avrebbero dimostrato di non sapersi intendere con la democrazia jugoslava, e lascia trasparire la speranza che il problema alto-atesino possa essere risolto in senso austriaco con altre amicizie che quelle di cui l'attuale Governo si è ritenuto di servire .

Ritornando all'appoggio che gli Alleati occidentali stanno dando, in politica interna, al Partito Popolare austriaco, attraverso agli spiragli che vengono aperti per eventuali sviluppi della questione alto-atesina, si può dire che esso è probabilmente un errore, perché non basterà ad impedire quello che è il progresso dell'opinione pubblica dinanzi ai maggiori problemi del Paese. Può darsi che, agli Alleati occidentali, il programma di nazionalizzazione e di riforme che il Partito Socialista sta avanzando, possa essere ingrato. Ciò non toglie che esso abbia un seguito nel Paese ed anche in certi settori della Volkspartei. Se tuttavia la politica degli Alleati occidentali deve avere un avvenire in Austria , essa deve cercarlo certo più nella coincidenza permanente di certi grandi interessi vitali , che nella permanenza al potere dei dirigenti di un partito.

Per quanto concerne le considerazioni di politica estera che possono stare alla base dell'ondeggiante atteggiamento alleato nella questione Alto Adige, esse si possono forse riassumere, come ho avuto occasione di esporre, nel desiderio di dare all'Austria una maggiore vitalità, di aumentare il peso della sua parte occidentale e conservatrice e di favorirne il senso di indipendenza , in modo da impedire il risorgere di quelle nostalgie che facilitarono grandissimamente, a suo tempo , l' Anschluss . Ora , a queste considerazioni, che so no state ripetute recentemente da Gruber e che presuppongono che uno Stato possa considerarsi come qualcosa di avulso dal sistema degli Stati vicini, come una entità, cioè, che diventi necessariamente più autonoma, più indipendente e più forte man mano che essa ingrandisce fisicamente, si può contrapporre la concezione più reale per la quale uno Stato è costituito non tanto da quanto esso è in sè, quanto dal complesso delle sue relazioni con le altre Potenze. Da questo punto di vista si può forse affermare che, più ancora che un orientamento occidentale, un equilibrio ed una vera indipendenza dell'attuale Austria non potrà essere ottenuta se non con l'appoggio e con l'amicizia italiana. Certo non i pochi chilometri quadrati o la frutta del Tirolo Meridionale potranno dar vitalità a questo Stato o impedire che , in determinate circostanze, si rinnovino quelle aspirazioni ad un più stretto legame allo spazio germanico, che, non senza abilità, il leader comunista austriaco Fischer dichiara naturale conseguenza di una «westliche Orientierung» di questo Paese. Solo l'amicizia italiana può garantire all ' Austria un appoggio ed un respiro, e può, sopra tutto nelle circostanze attuali, costituire il necessario legame fra l'Austria ed il mondo occidentale. Ora a tal fine gli Alleati possono intervenire, per moderare l'atteggiamento del Governo austriaco, atteggiamento che certo, senza incoraggiamenti estranei , non sarebbe certo stato così deciso e così fermo. Mentre, di fronte alle pretese iugoslave, l'Austria confida in una soluzione amichevole, mentre l'Ungheria, con l'espulsione di tutta la popolazione tedesca di confine, dichiara chiusa, dinanzi alla quasi completa indifferenza austriaca, la questione di Olemburgo, solo sul problema del confine meridionale con l'Italia il Governo austriaco si dichiara irremovibile. Vi è forse, in tutto questo, un sentimento di carattere storico. Ma vi sono stati anche, certo, degli appoggi, delle promesse, delle speranze. Occorre, più ancora per la politica austriaca che per quella italiana degli Alleati , raggiungere una decisione senza appello, di carattere totale e definitivo. È naturale che il Governo austriaco cerchi di riproporre, in ogni possibile occasione, una favorevole soluzione di questo problema. Lo spingono a ciò dei motivi di politica interna; lo spingono anche le speranze e le ansie degli alto-atesini residenti in Austria che, in caso negativo, vedono dinanzi a loro la deportazione in Germania; lo stesso destino cioè degli ex austriaci deii'U ngheria e della Boemia, sulla cui sorte non sono state qui versate molte lacrime. Soltanto attraverso ad una definitiva chiarificazione della questione, si potranno porre le basi dei rapporti i taio-austriaci; e gli stessi Alleati potranno d'altronde affrontare con minor preoccupazioni la situazione austriaca, che sarebbe stata certamente loro molto più favorevole e che parrebbe meno piena di incognite se la questione alto-atesina fosse stata decisa nell'inverno scorso , prima che l'attuale Governo ne facesse il centro della sua politica estera, fino a rischiare di legare la sua esistenza alle sorti delle rivendicazioni austriache su tale regione.

502 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, FORNARI, E ALLE ALTRE RAPPRESENTANZE IN AMERICA LATINA

T. 8683 ic. l . Roma, 31 maggio 1946, ore 12.

(Per Buenos Aires ) Telegramma codesta ambasciata n . 237 2•

Alle nostre rappresentanze nell'America latina ho telegrafato quanto segue :

(Per tutti) Governo argentino ha interessato rappresentanze Paesi America latina accreditate Buenos Aires al fine di promuovere nuova manifestazione collettiva latino-americana a Londra, Washington e Parigi in favore di una giusta pace con l'Italia.


1 Era in pa rticolare destinato alle a mbasciate a Lima e Santiago e alle legazioni ad Assun zione, Bogotà. Caracas, L'Avana, La Paz, Quito e Montevideo.


2 Non pubblicato: il suo contenuto è indicato appresso nel testo.

Pregola appoggiare mlZlatJva Argentina svolgendo presso codesto Governo opportuna azione tenendo presente quanto segue:

l) Presso opinione pubblica italiana è diffusa impressione che finora nostro Paese è stato considerato soltanto come posta nel gioco altrui e che legittime esigenze italiane ricevano ben scarsa considerazione. Tattica di mercanteggiamenti finora praticata ha infatti portato questioni di nostro interesse a soluzioni che, qualora veniss~ro attuate in via definitiva, rappresenterebbero appunto pace punitiva che si era dichiarato voler escludere.

2) Nell'attuale situazione sembra pertanto opportuno precisare che non (dico non) sarebbe «pace giusta)) quella che costringesse Italia abbandonare alla frontiera occidentale cresta alpina cedendo Briga e Tenda e alla frontiera settentrionale il confine del Brennero; e che per quanto riguarda la frontiera orientale sacrificasse città senza dubbio italiane come quelle ad occidente della linea Wilson ; che per quanto riguarda le colonie intendesse escluderci dall 'Africa e per le riparazioni infine ammettesse il principio del pagamento da parte nostra.

503

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. 8744 /c . Roma , 31 maggio 1946, ore 20.

In merito alla eventuale assegnazione dell'isola di Pelagosa alla Jugoslavia, ho consegnato oggi a questa ambasciata britannica, nordamericana e francese un breve promemoria nel quale illustro le ragioni per le quali un 'iniziativa siffatta sembra ingiustificata e prego che il nostro punto di vista al riguardo sia portato a conoscenza dei rispettivi governi.

Ne trasmetterò copia per corriere. Si regoli fin da ora in conseguenza.

504

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. PER CO RRIER E 9083/068 . Parigi, 31 maggio 1946 (per. il 3 giugno ) .

Trasmettesi seguente telegramma a firma Soragna:

«Quando fummo informati che la delegazione italiana sarebbe stata sentita il 27 corrente dai supplenti, limitatamente al rapporto della Commissione d'inchie~ta su Tenda e Briga 1 , la S.V. giustamente si preoccupò del significato e della portata di tale limitazione, e diede istruzioni, così a Washington che a Londra e alla delegazione qui a Parigi 2 , di assumere informazioni in merito, e di non mancare di agire nei migliori modi possibili acciocché ci fosse riservato il diritto di farci sentire anche in merito alle altre richieste di rettifica della frontiera, chieste dalla Francia. Mi fu anche prescritto di introdurre nel nostro esposto opportuni rilievi in proposito e precise dichiarazioni 3 ; il che fu fatto, come dall'esposto che fu inviato al ministero con foglio n. 483211268 del 27 corrente4 .

D'altra parte, in mancanza degli altri supplenti , che avevano preso le loro vacanze fra il 17 ed il 26 maggio, andai a parlare con Couve de Murville, il quale mi diede assicurazioni di cui al mio telegramma n. 575 del 21 corrente5 . Carandini, a Londra, fece analoghi passi, ricevendo analoghe assicurazioni di cui al mio telegramma n . 596 del 28 corrente6 e Tarchiani intervenne a Washington come da telegramma 41 O rifischiatomi dal ministero in data 28 maggio 7 .

Il 27 ebbe luogo l'esposto. Ebbi l'impressione, sin da allora, che l'impressione fosse buona ed americani ed inglesi fossero soddisfatti di trovare che le ragioni , semplici e chiare, stavano tutte dalla parte nostra. Dunn, che andai a visitare il giorno 30, mi disse confidenzialmente che ormai il Governo americano non sapeva vedere alcuna base alle richieste francesi concernenti l'Alta Valle Roja.

Questa impressione non si è modificata dopo. Ieri, siamo venuti a sapere che i supplenti hanno deciso la nomina di un 'altra commissione di tecnici , che debbono ristudiare il problema idroelettrico della Valle Roja; e, recatomi da Jebb ieri sera , questi mi confermò la cosa, anzi mi disse che il tecnico inglese, ing. Wilkinson, era già arrivato. Lo studio si sarebbe svolto a Parigi ; improbabile un sopraluogo. Pregai che, occorrendo , fosse chiamato un nostro tecnico a delucidare il nostro punto di vista. Jebb mi assicurò che, ove qualcosa risultasse dubbiosa a sfavore nostro, me ne avrebbe informato. Aggiungo al proposito che l'ing . Muller della C.I.E.L.I. ha già conferito con Wilkinson, dandogli opportuni indirizzi.

Tutto ciò per quel che riguarda la Valle Roja. Ma, per quanto riguarda le altre rettifiche lungo la displuviale alpina, iersera cavai da Jebb notizie molto meno confortanti. Per la prima volta, ho ragione di credere, Jebb ha confessato che i tre ministri (in materia non si conta il francese come parte interessata) avrebbero di massima deciso che le rettifiche alpine San Bernardo, Moncenisio, Val\e Stretta e Chaberton) vengano concesse alla Francia. Sulla Valle Roja nulla sarebbe deciso, nemmeno in linea di massima; però , dal complesso, sono portato a credere che sia nelle intenzioni di Bevin e Byrnes non accettare le richieste francesi, e conservarci la regione (tranne , forse, le Terre di Caccia, se rimanesse in piedi la nostra offerta di cessione al\a Francia).


1 Vedi D. 460. 2 Vedi D. 465. 3 Vedi D . 482. 4 Vedi D. 490 . 5 Vedi D . 462. 6 Vedi D. 492. 7 Vedi D . 483.

Con Jebb mi espressi m tono piuttosto corrucciato . Gli dissi che avremmo potuto cedere Chaberton e Valle Stretta (oltre il San Bernardo) ma non mai il Moncenisio. l ministri non sapevano, non avevano capito il significato strategico e morale di un simile avanzamento della frontiera verso la vallata. Io credevo che nessun presidente del Consiglio, tra quelli dei partiti che conoscevo, avrebbe firmato una simile rinuncia. Gli spiegai come, per la parte idroelettrica, se il plateau fosse rimasto all'Italia, si potevano attendere le più feconde intese tra gruppi francesi e italiani (col che alludevo a conversazioni molto promettenti, istradate a Parigi proprio in questi giorni fra l'ing. Selmo della Sip e gruppi francesi). Mi pare che Jebb abbia capito la serietà delle mie parole. Mi disse subito che nulla era perduto; che la decisione dei ministri non era irrevocabile e che, in ogni modo, noi saremmo stati sentiti senza fallo a proposito di tale decisione, se venisse confermata. Poi mi aggiunse che , a suo tempo le Ventuno Nazioni unite, raccolte alla Conferenza della pace, avrebbero nominato un certo numero di commissioni per studiare le proposte dei Quattro Grandi, argomento per argomento. Là avremmo trovato un altro foro a cui avremmo avuto libero accesso. Si parlò poi d'altro (era sopraggiunto Lord Hood), ma, nell'accompagnarmi alla porta, Jebb riprese in estremis l'argomento Moncenisio, aggiungendo altre promesse di studiare che cosa si sarebbe potuto fare.

Quello che mi pare sia interessante in tutto questo, secondo me, non è tanto il fatto di essere o meno sentiti dal Consiglio dei ministri; perché prima della fine lo saremo certamente, e poi non bisogna credere che l'esposizione solenne del nostro punto di vista, in un campo come questo , abbia una importanza decisiva per il si o il no. È interessante l'aver saputo che i Quattro Grandi (qui direi i Tre Grandi) sono caduti d'accordo, sino a nuovo ordine, per concedere alla Francia le sue richieste nella zona alpina , e invece hanno riservato la zona di Tenda e di Briga , con probabilità forse non piccola di assegnarla a noi , per bilanciare i sacrifici che ci vorrebbero imporre più a settentrione.

Ciò premesso, io ritengo che convenga non attardarci più che tanto a parlare del problema o dei singoli problemi della frontiera itala-francese, ma puntare rigorosamente sul Moncenisio. La questione di Tenda e Briga non pare male avviata: basterà seguir la da vicino, tcnerla calda fino a che si delinea qualche svolta che richieda un nuovo intervento .

Pel Moncenisio, mi pare che la migliore carta nostra sia la prospettiva di accordi fra le società idroelettriche delle due nazioni . A parte trasmetto notizie sui pour-parlers avviati fino a oggi . Prego V.S., se concorda, di spingere la Sip a continuare ad agire, e rapidamente per quanto possibile, ad informarmi con diligenza di quanto fa , e delle reazioni da parte degli industriali francesi. Se è vero che questi, pur di concludere con gli italiani (della cui collaborazione non potrebbero fare senza) per quattro o cinque anni almeno sarebbero disposti ad agire sul Quai d'Orsay per il mantenimento della nostra sovranità sull' altipiano del Moncenisio, la pratica si presenta di un interesse fondamentale. Al tempo stesso, Lanza tornerà al Quai d 'Orsay ad incontrarsi con l'esperto francese . Non che mi riprometta un risultato, ma sono contatti che daranno modo dare al Quai d ' Orsay, senza troppe compromissioni, la sensazione del pericolo di un nostro irrigidimento , e, al tempo stesso, di parlare della soluzione a base «industriale» . È da notare infine che, nel richiedere l'altopiano del Cenisio, Francia, a quanto par certo, ha dato al Consiglio dei ministri qualche assicurazione per la continuità dell'utilizzazione del bacino imbrifero e delle installazioni dell'altipiano da parte della Sip (così mi ha assicurato Jebb). Ciò comporterebbe convenzioni di tal natura che, visto l'esclusivo interesse idroelettrico della local ità, esaurirebbero il valore di quella stretta conca: di modo che non si vede su che ragioni potrebbe la Francia insistere per giustificare l'annessione (se non la strategica).

Noi potremmo quindi riprendere , con nota speciale, davanti ai due Governi di Londra e Washington , e qui a Parigi (quando vi siano riuniti i Quattro Grandi) l'argomento del solo Moncenisio :

l) mostrando l'inutilità delle richieste francesi, se ci lasciano gli impianti idrici e annessi;

2) la gravità eccezionale del danno, se intendono prendercele;

3) toccando discretamente la . questione della insopportabile minaccia strategica;

4) conchiudendo riferendoci alle possibilità di feconde intese tra le industrie dei due Paesi, in base alle notizie del promemoria trasmesso a parte (telespresso 04973 /1314 in data odierna) 1 .

Chiudo informando che Jebb mi ha confermato che la Francia ha presentato al Consiglio anche la richiesta di smilitarizzazione della frontiera, dal lato italiano, per una fascia profondità di trenta chilometri »2 .

2

Rela tions between the Unitcd States. United Kingdom, Sovict and French Governments, acting in the interest of tbc United Nations, and Italy, shall be governed by the Armistice of September 3, 1943, as modified by the prescnt agreement.

3.

The Allied Commission is hcreby abolished. a) A speeial section of Allied Force Hcadquarters undcr the orders of the Supreme Allied Commander who will act as Chairman, shall be established to assume the contro! funetions of supervision and direction of the ltalian armed forces heretofore exercised by the Land, Navy and Air Force Subcommissions in the Allicd Commission . This section shall contro! the size and charactes of alt ltalia n armed forces and shall contro! the production of armaments. h) The employment and disposition of the Italian Navy shall remain as at present under the command and contro! of the Supreme Allied Commander. c) Pending the coming into force of a Treaty of Peacc, Allied Military Government

shall be continued under the Supreme Commandcr. Mediterranean, in Venezia Giulia and in the Province of Udine.

4

The provisions of the prcsent instrument shall not apply in or affect the administration of any Italian colony or dependency.

5

Simultaneously with the coming into force of the present agreement, further agreements shall be concluded between the United States and Italy, and between tbe United Kingdom and Italy, providing for the maintenance in Italy of Allied forces under redeployment, and for tbe retention of tbe Allied forces required for the Allied lines of communication to Austria.

6

ltalian prisoners of war now held under tbe jurisdiction of the United States, United Kingdom, tbc Soviet Union and France shall be rcpatriated as soon as possiblc.

7

The Government and people of Italy will abstain from ali acts dctrimental to the interests of the United Nations or of their nationals.

8

Tbc Italian Government will cooperate in the apprehension and surrender for trial of, or in making available as witnesses, Italian subjects or nationals of States at war with the United Nations designated by the United Nations' War Crimes Commission or the lnternational Military Tribuna! established by the agreement signcd at London on August 8, 1945.

9

The Italian Government will previde, at its own expense, ali necessary facilities for , and will cooperate with the United Nations in the search for and restitution of property wrongfully removed from the tcrritories of the United Nations and located in Italian territory.


1 Ed. in Foreign Relations of the Unired Srates, 1946, vol. V, cit., pp. 843-845.

IO . Tbc Italian Govcrnment, in full recognition of the absolute and untrammeled right of the people of ltaly to choose by constitutional means the form of democratic government they desirc, hereby renews its pledge to submit to thc will of the people. To this end , the Italian Government undertakes to previde through free elections for an expression of the popular will on the democratic forms of government to be chosen by the people, it being understood that the choice shall be decided by the majority of the popular vote, which shall be binding upon the present government and upon the bodies constituted through such elections.

Il. The present agreement shall be without prcjudice to any claims of any of the United Nations against Italy arising out of hostilities conducted in or by Italy and shall in no way affect the fina! disposal of Italian territory or property, nor shall it impair any limitations or restrictions which may be imposed upon Italy in the Treaty of Peace.

12. The present agreemcnt shall enter into force upon signature thereof by the President of the Council of Ministers of Italy, and by the Supreme Allied Commander in Italy , duly authorized thereto by the Governments of the United States, United Kingdom , Union of Soviet Socialist Republics and France, and shall remain in force unti! superseded by other arrangements or unti! the coming into force of the Peace Treaty with Italy.

506

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A NANCHINO, ANZILOTTI

T. 8784 /53. Roma, 2 giugno 1946, ore 8,30.

Suo 59 1•

Da parte italiana nessuna proposta è stata fatta singole Potenze vincitrici per liquidazione separata riparazioni, in quanto Italia non ammette dover pagare riparazioni, data sua lunga cobelligeranza e ingente contributo economico fornito alla causa delle Nazioni Unite, nonchè sua attuale situazione economica che non consentirebbe altri oneri . Nessuna Potenza oltre alla Russia ha finora avanzato ufficialmente al nostro Governo richieste di indennità di guerra. Circa il regime delle proprietà private italiane, la Gran Bretagna ha finora mantenuto il regime di guerra.

t Vedi D. 454.

507

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N.D. 9069 /99. Vienna, 2 giugno 1946. ore 21,30 (per. ore 8,30 del 3).

Decisioni Parigi minori rettifich e fronti era Alto Adige sono qui tuttora considerate, come mi fece comprendere Gruber, non come base sistemazione definiti va ma come so luzione provvisoria , in attesa poter risollevare fa vo revolmente intera questione Tirolo meridionale, probabilmente già in occasione riunione 15 giugno. Tono stampa a ustriaca non lascia dubbi su qu esta interpretazione. Decisione quindi che consentisse modifiche territoriali favore Austria sopratutto nell a ampiezza da essa richie sta offrirebbe certamente strada a rinnovate rivendicazi o ni austriache. Decisione negativa chiuderebbe invece presen te fase problema, pur essendone prevedibili ripercussioni su posizione attu a le Governo Vienna.

Pertanto per arrivare ad effettivo chiarimento rapporti itala-austri aci occorrerebbe che Alleati tenessero presenti conseguenze controproducenti di qualsiasi concessione territoriale che venisse accordata questo Governo e necessità dichiarare ufficialmente carattere definitivo fronti~ra ita lo-austriaca per tagliar corto ad ulteriori speculazio ni politiche da parte questo Governo . Occorrerebbe inoltre mostrare deci sa nostra intenzione venire inco ntro con misure immediate a de sideri minoranza alloglotta e a interessi economici autriaci, almeno nel senso accennato da mio odierno telegramma 98 1•

508

IL GOVERNATORE CERULLI AL PRESIDENTE DEL CONSTGUO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNTO SEGRETO. Roma , 2 giugno 1946.

Ho visto mons. Mathew. Egli mi ha detto che voleva mettermi al corrente degli ultimi svi luppi della situazione a Londra, per quanto concerne il problema delle colonie italiane. Tale situazione è ora dominata dal fatto che l'Inghilterra si è impegna ta allo sgo mbero dell'Egitto. A ca usa di ciò l'importanza dell'Africa orientale nel piano generale della difesa imperiale britannica è assai aumentata ; ed il Kenia può ora dirsi una dell e basi essenziali per l'Impero . Questo renderà maggiori le resistenze, da parte del Governo britannico, ad una soluzione del problema dell ' Eritrea e dell a Somalia nelle linee della proposta fr ancese. Anzi non


1 Con T . 9068 /98 in pari data Coppini proponeva, su suggerimento delle au torità britanniche d'occupazione, che l'Italia si dichiarasse subito disponibile a negoziare con l'Austri a facilitazioni per il traffico tra Tirol o settentrionale cd orientale attraverso la Val Pusteria.

è escluso che tale atteggiamento nuovo, che non è causato da nulla che si riferisca all'Italia ma da ragioni imperiali, possa eventualmente concretarsi in una nuova proposta britannica alla Conferenza di Parigi.

Tale proposta, nelle impressioni di mons. Mathew, potrebbe consistere praticamente in un miglioramento della questione della Cirenaica in favore dell'Italia, cui corrisponderebbe un peggioramento per quanto concerne l'Africa orientale in genere e la Somalia in particolare.

Tutto ciò, ha aggiunto ancora mons. Mathew, non vuoi dire che una soluzione non possa essere trovata anche per l' Africa orientale. Egli voleva soltanto sottolineare la sua impressione che la questione dell'Africa orientale aveva subìto negli ultimi giorni una seria complicazione; e che noi ne dovevamo tenere conto , non considerandola risolta già sulla base delle proposte francesi .

A questo, ha detto ancora Mathew, contribuisce l'atteggiamento russo nella questione etiopica, atteggiamento che è di netta protezione dell' indipendenza dell' Etiopia . Dato il valore dell ' Etiopia nell 'attuale situazione dell'Impero britannico, il Governo di Londra è spinto dalla necessità di bloccare l'influenza russa a provare praticamente la sua amicizia all ' Etiopia sia nella questione delle colonie italiane e sia rinunciando eventualmente all'occupazione deii'Ogaden : ciò che concorre a rendere più grave l'atteggiamento di Londra nei nostri confronti.

Beninteso, a tutto ciò ho convenientemente replicato giungendo a suggerire di valutare comparativamente il valore del Kenia nell 'Oceano indiano ed il valore dell'Italia nel Mediterraneo ed ancora l'importanza dei rapporti russo-etiopici e quella dei rapporti russo-italiani. Mons . Mathew mi ha infine risposto che egli personalmente, come amico dell'Italia, avrebbe anche potuto concordare su di una parte almeno delle mie considerazioni , ma che credeva suo dovere dirmi con chiarezza quali erano gli umori prevalenti a Londra in questi giorni.

509

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, QUA.RONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'INCARICATO D' AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. S.N.D. 8806 /c. Roma, 3 giugno 1946, ore 12.

Ci risulta che soluzione internazionalizzazione Trieste e creazione Stato libero tipo Danzica con garanzie internazionali è attualmente in corso discussione fra Londra, Washington, Mosca e Parigi.

Soluzione sarebbe effimera e sboccherebbe indubbiamente a brevissima scadenza in assorbimento violento o progressivo da parte jugoslava.

Nè avremo noi la forza di opporci , nè gli anglo-americani la decisione necessaria, nè l'O .N.U. la volontà. Sarebbe assurdo farsi alcuna illusione al riguardo.

Non so che cosa Russia e Jugoslavi a pensino di una soluzione siffatta. So perfettamente che il popolo italiano non l'accetterebbe.

Questo cedimento progressivo che dalla linea Wilson è giunto ieri sino alla Morgan e oggi all'idea dell'internazionalizzazione, non può d'altra parte che confermare russi e jugoslavi nella saggezza di mantenere immutata la tattica dell'intransigenza che ha portato infatti sin qui con successo all'arretramento progressivo delle tesi avversarie .

Tattica che, a mio giudizio , potrebbe essere modificata soltanto dalla decisione energica e costante di resistervi.

Io intendo appieno le ragioni che postulano da parte anglo-americana in favore di una pace rapida . Ma rapidità non è sinonimo di pacificazione . Nè interna italiana, nè esterna europea.

Città libera -è chiaro -significa oggi lasciare che gli slavi, attraverso una politica di nazionalizzazioni e socializzazioni o espropriazioni, finiscano in pochi mesi col ridurre gli italiani all'impotenza e all 'es odo e basterebbe poi una iniziativa di autodecisione per san zionare un pacifico trasferimento alla Republica federata jugoslava, contro la quale le democrazie sarebbero forse liete di sentirsi disarmate.

Ho parlato oggi nettamente con quest'ambasciatore d'Inghilterra in questo senso ed ho chiesto che ne informasse il suo Governo. Si pregano gli ambasciatori a Washington, Londra e Parigi (cui il presente è diretto insieme a Mosca) di far altrettanto negli stessi termini .

Meglio varrebbe, se una soluzione territoriale ragionevole non fosse in nessun modo raggiungibile, una occupazione alleata prolungata. Essa varrebbe a scongiurare una gravissima ingiustizia o.ggi e conseguenze dirette e indirette altrettanto gravi , domani 1•

510

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI , AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, T ARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T . S. N.D. 8824 /c. Roma, 3 giugno 1946, ore 18.

lo giugno ho firmato accordo italo-francese a termini del quale Governo italiano si impegna ricuperare , porre in condizioni navigabilità e consegnare alla Francia alcune navi mercantili francesi affondate in acque italiane.

Accordo odierno segue accordi per la Tunisia che ha comportato per noi rinunzie gravi ; accordo commerciale concepito su base notevole larghezza; accordo per minatori che consente Francia avvalersi opera nostri lavoratori per sua ricostruzione.


1 Per le risposte vedi DD. 516, 541, 524 e 534.

È bene tener presente sacrifici che abbiamo affrontato per giungere questi risultati e circostanza che Francia ha già dunque cominciato incassare da noi attivo non indifferente ancor prima conclusione pace.

Tutto ciò dovrebbe essere posto sulla bilancia nel decidere se e quali delle rivendicazioni territoriali presentate dalla Francia debbono essere consentite, e, nella specie, se l'accettazione le più gravi fra esse, non minacci d'ingrossare quell'attivo oltre misura, e in modo ingiusto, come è mia convinzione. Si aggiunga a quanto precede l'occupazione francese del Fezzan in atto da tempo quantunque si mostri ignorarla.

Equità vorrebbe che la partita Italia-Francia sia dunque chiusa, per quanto concerne questioni territoriali, in termini moderazione. Tenga presente quanto precede nei suoi colloqui in materia con codesto Governo.

511

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. S. N.O. 8845/130. Roma, 3 giugno 1946, ore 21.

Suo 278 1 .

Ho letto a suo tempo le dichiarazioni di Molotov alla stampa. Ne ho parlato nel mio discorso di Milano e ne ho fatto più ampio cenno in una intervista all'Ansa. I giornali di destra e di sinistra hanno riprodotto discorso e intervista.

Ho detto in sostanza che le parole di Molotov rivelano un atteggiamento generale più amichevole verso l'Italia, ciò che vivamente apprezziamo. Anche ho sottolineato quali siano i settori di interesse comune che Molotov ha posto in luce: Alto Adige, colonie, fine dei controlli alleati. Ho anche parlato delle riparazioni, che è questione estremamente complessa e della Venezia Giulia, che è il maggiore e molto grave punto di contrasto fra i due Paesi.

Io non so quale possa essere esito elezioni che, al momento in cui le telegrafo, sono tuttora in corso, ma che certamente avranno incidenza seria anche sulla nostra situazione internazionale.

Ma ella faccia rilevare costì subito che, pur nella asprezza della vigilia elettorale, io non ho esitato a dire pubblicamente il mio pensiero nei confronti dei russi che, com'ella sa, non è affatto di preordinata diffidenza, ma di desiderio di leale intesa e di riconoscimento altrettanto leale delle posizioni acquisite dalla Russia in Europa e nel mondo.

Naturalmente se la Russia accedesse in concreto per la Venezia Giulia a quel criterio «prevalentemente etnico» che fu del resto caldeggiato dallo stesso Molotov a Londra, cadrebbe anche la ragione di maggior contrasto fra noi.


1 Vedi D. 494.

512

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 8849 /c. 1. Roma, 4 giugno 1946, ore 18.

Si ha l'impressione, non so quanto fondata, che, in materia di Alto Adige, la delegazione nord-americana sia tuttora fluttuante ed incerta. Abbiamo da parte nostra dimostrato, credo esaurientemente, che le minori rettifiche richieste dall' Austria non sono tali . La questione ritorna comunque alla discussione dei supplenti il 6 giugno. Sarà in quell 'occasione deciso se procedere ad una seconda consultazione nostra ed austriaca. È superfluo io le dica come sarebbe utile arrivare a una decisione rapida entro i termini delle minori rettifiche fissati dai Quattro. Il prolungarsi di una situazione di incertezza su tutte le nostre frontiere provoca irrequietudine grave e crescente in tutta opinione italiana in generale e rende ancora meno agevole quell 'onesta pacificazione della regione che ci proponiamo di lealmente raggiungere. Lasciare aperta la questione significa d' altra parte !asciarla aperta anche ai mercanteggiamenti sempre pericolosi. Conviene dunque chiuderla. Che almeno una delle porte di casa nostra sia rimessa sui cardini. Lo dica costì con amichevole ma energica franchezza 2 .

513

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S.N. D. 9172/723. Londra, 4 giugno 1946, [sera} (per. ore 9,30 del 5).

Avuto oggi lungo colloquio con Schmid. Gruber, che ripartirà domani Parigi, è stato invitato recarsi Belgrado in seguito noto incontro con rappresentante jugoslavo . Schmid non ha negato Gruber siasi espresso favorevolmente assegnazione Trieste Jugoslavia limitandosi affermare solo interesse Austria a libera utilizzazione porto.

Per questione Alto Adige con stata trattarsi nodo insolubile data validità reciproche ragioni e impossibilità due Governi demordere . Non avendo questione rettifiche di dettaglio alcun interesse per Austria qualsiasi soluzione non potrà che ferire gravemente una delle parti compromettendo relazioni fra i due popoli. Austria non potrà fare a meno mantenere aperta questione di fronte qualsiasi decisione


1 Questo telegramma era diretto per conoscenza anche a Londra, Pari gi e Mosca. 2 Per la risposta vedi D. 542.

contraria. In tale stato di cose egli si chiede , a titolo personale , se una soluzione conveniente non potrebbe essere quella del rispetto immediato dello statu quo con debita nostra garanzia per minoranze rimandando a miglior tempo soluzione che strada facendo i due popoli potrebbero accettare. Gli ho fatto presente come il tenere aperta questione non avrebbe altro risultato che inasprire rapporti fra i due gruppi etnici giustificando il protrarsi di una propaganda tedesca che troppo male ha già fatto . Comunque gli ho dichiarato che mi tenevo a disposizione per qualsiasi diretto suggerimento suo Governo ritenesse utile ufficiosamente avanzare.

514

L'AMBASCIATORE SORAGNA AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. 05083 /1351. Parigi, 4 giugno 1946 1•

In questi ultimi giorni, dopo seduta del 30 maggio (questione italo-austriaca) 2 fino a tutt' oggi che ti scrivo, nessun avvenimento, nessuna notizia mi è parsa qui d'importanza o portata tale da doverne scrivere o telegrafare al ministero. Naturalmente , noi teniamo dietro alle cose; facciamo visite ai supplenti che rimangono a Parigi; vediamo degli esperti: ma per nessuna delle faccende sul tappeto si disegnano , qui a Parigi, nuovi sviluppi nè, probabilmente, novità ci saranno fino alla ripresa del Consiglio dei Quattro ministri.

Con Casardi abbiamo parlato a Jebb, per interessarlo al nostro punto di vista sulla Pusteria, lasciandogli la documentazione nuova; ieri sera ho intrattenuto Gusev sullo stesso argomento. Non credo utile riferire su tale conversazione, perchè le dichiarazioni di Dekanozov a Quaroni 3 vanno molto al di là di quanto abbia osato dirmi il Gusev.

I supplenti hanno toccato quasi tutte le questioni che ci interessano. Ma non conseguirono , su alcuna, un risultato che permettesse loro di ripresentarla ai ministri in una forma , diciamo, che riavvicinasse meglio i punti di vista o indicasse la via al riavvicinamento. Riassumo i principali argomenti.

l) Flotta. Riaffermato il principio della ripartizione del surplus. Nessun accordo colla Russia sulla qualità e quantità del surplus, nè sul carattere da attribuirgli (bottino o riparazioni).

2) Riparaz ioni. Riaffermato il diritto Russia. Nessun progresso sulle modalità, qualità, valore attribuibile ai cespiti di riparazione.

3) Criminali di guerra. Permangono tre punti di vista diversi . Americano: istituzione di una commissione interalleata, in base a protocollo aggiuntivo al trattato di pace, la quale dovrebbe chiedere e giudicare essa stessa i criminali di


1 Manca l'indicazione della data di arrivo . 2 Vedi D. 500. 3 Vedi D. 477.

guerra . Inglese : istituzione di una comm1sswne che provvede rebbe all'arresto e consegna dei medesimi alle nazioni richiedenti. Rus so: negativa assoluta per l'istituzione e la facoltà di tale commissione; i criminali dovrebbero, pare, venir richiesti ed estradati.

4) Validità dei trattati d'avanti guerra. Si trovan o in contrasto le tesi dell a validità, salvo i casi speciali (Russia) e quell o della sopraggi unta invalidità generica, dovuta al fatto della guerra (pare sostenuta specie dalla Francia). Gli americani propongono la creazione di una commissione provvisoria che esamini i singoli trattati , e decida caso per caso. I russi si oppongono fermamente a tale commisSIOne.

5) Pust eria . Casardi è stato chiamato da Toynbee per parlare di problemi idro-elettrici. Immagino sia per la Pusteria. Ma debbo chiudere la presente prima del suo ritorno .

6) Frontiera itala-francese . È in corso un'altra peri zia sulla questione idro-elettrica della Valle Roja. Aspetto notizie. Le altre richieste di rettifica non ricompariranno sul tappeto almeno fino alla riunione dei ministri. Ti richiamo l'attenzione sulla proposta di un o speciale memorandum per il Cenisio.

7) Vene zia Giulia. Qui, null a di interessante. Il giuoco grosso si fa fra Londra, Washington e Mosca .

Circa il problema dei criminali di guerra , voglio chiederti: svilupperemo, per nostro conto, le vedute di inizi ativa nostra prospettate d ai consulenti giuridico-militari del Ministero della guerra? Funziona la commissione Cas ati? Ci sono direttive per noi altri della delegazione?

Ho certamente dimenticato , nella fretta, altri argomenti trattati dai supplenti. Vuoi dire che non presentano sviluppi di qualche interesse.

Ho visto il telegramma 1 che prescrive all'ambasciata il passo presso questo Governo contro il progetto d 'i nternazion alizzazione di Trieste. Interpreto che dev 'essere eseguito dall 'incaricato d'affari, sebbene materia propria alla Conferenza della pace.

Si stanno consegnando alla Segreteria della Conferenza due memoranda, ad illustrazione del discorso di Carandini: uno sui lati tecnici del problema della Pusteria, l'altro sui provvedimenti legislativi italiani a favore degli allogeni 2 . Benchè concepiti a Roma, sono stati partoriti qui , non senza gran doglie, ma mi pare vadano bene, grazie specialmente a Casardi che, partito Carandini, è stato , per così dire, madre e levatrice dei due gemelli.

Tanto ti scrivo, anche per assicurarti che, se poco scriviamo e telegrafiamo, però non dormiamo.

P.S. Casardi, rientrato in questo momento dal suo colloquio con Toynbee, conferma che l'a rgomento trattato è stato quello degli impianti idro-elettrici nell a zona richiesta dall'Austria. Erano presenti altresì un tecnico inglese ed uno americano. Ambedue hanno posto una serrata serie di domande, diretta evidentemente a controllare l'esattezza delle cifre da noi fornite circa gli impianti esistenti e


1 Vedi D. 509. 2 Non pubblicati.

soprattutto quelli relativi alle possibilità di sfruttamento futuro. Gli austriaci , infatti, avrebbero sostenuto che il territorio da loro rivendicato ha scarsissime possibilità di ulteriore sfruttamento. Casardi ha impressione che le cifre e gli argomenti da noi portati per sostenere il nostro assunto abbiamo convinto gli interpellanti, nettamente orientati tuttavia verso un benevolo accoglimento delle richieste austriache . La questione che gli hanno po sto come finale è stata infatti la seguente: «Se si facesse astrazione dalle possibilità di sfruttamento futuro , non ritenete voi che le proposte avanzate da parte austriaca nel senso di concedere una specie di extraterritorialità per gli impianti esistenti potrebbe essere sufficiente a garantire gli interessi italiani nella regione?» . Casardi ha risposto , secondo le linee delle dichiarazioni di Carandini e del nostro memorandum, che : a) non era possibile prescindere dalle possibilità di sfruttamento futuro; b) che tale sfruttamento era impensabile senza l'esercizio di una vera e propria sovranità; c) che qualsiasi assicurazione data oggi dall'Austria non poteva che essere estremamente aleatoria.

Domattina Casardi deve vedere nuovamente Toynbee per discutere la questione delle ferrovie e quella dell'autonomia locale etc. etc.: sempre in tema Alto Adige, naturalmente .

515

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI , ALL ' INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES , FORNARI

T. 8850 /217. Roma, 5 giugno 1946, ore 20.

Suo 246 1 .

Ringrazi codesto Governo per inizi ativa che ci tocca profondamente. Sono convinto che passo collettivo proposto produrrebbe effetti benefici. Ella sa, d 'altra parte, che Brasile fa parte della Conferenza dei Ventuno . lo non so se e quale latitudine di decisione possa esser lasciata alla Conferenza stessa. Governo brasiliano dovrebbe comunque in quella occasione essere autorizzato a parlare anche a nome di tutte le Repubbliche latino-americane: a farsi cioè interprete di quella esigenza che la proposta argentina così amichevolmente prospetta .

Questione potrebbe cioè, a mio avviso, avere due fasi, ambedue importanti: passo collettivo p resso grandi Alleati prima, accordo per azione collegiale brasiliana dopo.

Nell'esprimere la nostra riconoscenza prospetti, la prego, la questione in questi termini sottolineandone l' urgenza. E ne informi subito anche ambasciatore Martini all'arrivo costì 2 perchè agisca nello stesso senso a Rio3 .


1 Co n T . 8994/246 del 31 maggio Forna ri aveva trasmesso il testo dell a nota argentina alle Repubbliche latino-americane redatto sulle linee di quanto comunicato con il D. 448.


2 Martin i si recava a Buenos Aires per rapprese ntare l'Italia alla cerimonia d' insediamento del nuovo presidente dell ' Argentina.


3 Per la rispos ta vedi D. 566.

516

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 9220/289. Mosca, 5 giugno 1946, ore 21,02 (per. ore 9,30 del 6).

Telegramma di V.S. n. 8806 1•

Come ho avvertito con mio telegramma 259 2 , trattasi appunto mlZ!ativa americana per la quale questo ambasciatore di America è stato incaricato sondare terreno qui. Per mio conto ho già esposto Smith pericoli inerenti simile soluzione in sè, nonchè pericolo, dal punto di vista americano, che qualsiasi inizio cedimento, a questo stadio trattative, presenta non solo per questione Trieste ma anche per tutto insieme trattative russo-americane. Tesi Smith, non so se e fino a che punto condivisa da Governo americano, è che tanto non sarà mai possibile ottenere retrocessioni Jugoslavia al di là linea Morgan e che nelle attuali circostanze internazionalizzazione, qualora firmata anche da russi, sarebbe unica soluzione che allontana eterna possibilità colpo di mano con relative complicazioni che americani vogliono ad ogni costo evitare. Gli ho fatto osservare che abbiamo sottomano moltissimi precedenti per dimostrare che anche firma russa garantirebbe nulla in questo campo, poichè ci si può sempre coprire dietro elementi presunti irresponsabili. Tutti questi argomenti, benchè ripetuti varie volte, non hanno però avuto nessun effetto. Ad impressione che si può avere qui, inglesi sono di massima contrari se non ad internazionalizzazione per sé stessa a qualsiasi gesto che possa in questo momento dare russi impressione cessione; piuttosto favorevoli mi sembrano francesi. Fino ad oggi, a quanto mi risulta, nessun elemento esiste che possa far presumere che russi siano disposti accettare simile soluzione. Ritengo che loro accettazione o meno di questo piano dipenda in massima parte da disposizione da parte anglo-americana fare loro importanti, ripeto importanti, concessioni in altri campi sia connessi con trattato pace con Italia sia non connessi con esso. Impressione generale fino ad oggi è che russi mantengano linea assoluta intransigenza su loro proposte già avanzate Parigi.

Ha perfettamente ragione nel deplorare continue flessioni americani. Non c'è però da farsi nessuna illusione al riguardo; americani continueranno su questa via senza lasciarsi impressionare da argomentazioni sia nostre che altrui: da contare soltanto sul fatto che condiscendenza americana contribuirà ad aumentare irrigidimento russo. Solo se prossima Conferenza Parigi si chiuderà senza risultato e senza che americani si siano definitivamente compromessi per internazionalizzazione, sarà forse possibile ottenere col tempo qualche modifica a noi favorevole atteggiamento russo.


1 Vedi D. 509. 2 Vedi D. 463.

517

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 9258-9226/730-731. Londra, 5 giugno 1946, ore 21 ,53 (p er. ore 9,30 del 6 ) .

Seguito mio colloquio ieri con Schmid 1 ministro Gruber ha chiesto oggi vedermi . Colloquio molto semplice e aperto. Gruber riconosce nostre ragioni , si rende conto impossibilità per il Governo italiano accettare sostanziale sacrificio territoriale, apprezza nostra intenzione avvenire per intimo riavvicinamento due Paesi, ma al caso italiano sente doveroso opporre un caso austriaco altrettando valido , se pure fondato su diverse ragioni , e rispondente aspirazioni nazionali altrettanto imperative. Questa opposizione irriducibile lo preoccupa quanto noi per effetto su future relazioni italo-austriache.

Onde facilitargli uscita da questa generica conclusione gli ho osservato che proposta accennatami ieri da Schmid per un rinvio della soluzione a tempo migliore presentava il peggiore degli inconvenienti, quello di perpetuare dissidi fra gruppi etnici e vederli aggravarsi in seguito alla intensa propaganda che Vienna esercita e continuerà a esercitare . Gruber mi ha opposto che Vienna ha cercato sempre di contenere nei limiti ordinata manifestazione i propositi violenti di elementi tedeschi più accesi in Alto Adige. Gli ho detto che per conto mio non vedevo alcuna possibile uscita di compromesso ma che se lui aveva da prospettare qualche idea tenevo per certo che V.S. sarebbe stata lieta di aver diretti contatti attraverso nostro rappresentante Vienna, non fosse che per aver in coscienza esperito ogni possibilità di amichevole soluzione .

A questo punto Gruber ha risposto che poteva essere questione di procedura , alludendo evidentemente alla possibilità di un futuro plebiscito. Gruber ha concluso che chi avanza delle proposte si mette sempre in una posizione di inferiorità , ma che aveva qualche idea e ci avrebbe ripensato sopra riservandosi eventualmente di prendere con noi contatto. Ci siamo lasciati con la sensazione che questo franco contatto aveva ben poca possibilità di sviluppo. È parso tanto al ministro che a me che valesse la pena lasciare la porta socchiusa ad un possibile diretto scambio di vedute al quale d 'altra parte Bevin pare incoraggiarci nel suo discorso Camera dei comuni .

Pur trattandosi questione che esula mia stretta competenza ho ritenuto doveroso informare V.S. di quanto sopra.

Per quanto concerne Venezia Giulia Gruber mi ha detto aver chiesto Bevin perchè non favoriva plebiscito il quale secondo lui darebbe certamente risultati favorevoli Italia perchè anche popolazioni slave danno segni manifesti preferire democrazia italiana alla dittatura di Tito .

Bevin avrebbe risposto essere contrario al plebiscito per evidente impossibilità ottenere onesta e pacifica votaziÒne.


1 Vedi D . 513.

518

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 8955/C. Roma, 5 giugno 1946, ore 22,30.

Notizie ultime porterebbero ritenere che rivendicazioni francesi su Tenda e Briga hanno probabilità essere in tutto o in buona parte respinte. Risulterebbe invece che una decisione di massima, ma tuttora fluida, sarebbe stata già adottata dai Quattro per quanto concerne le altre rivendicazioni, compreso dunque Moncenisio.

Evidentemente i Quattro non sanno o non hanno inteso reale portata strategica e morale di una siffatta avanzata verso la valle. È stato già detto nettamente da Soragna a supplente britannico ritenersi che nessun presidente del Consiglio italiano possa indursi firmare una rinunzia simile1 . Lo ripeta costì con la stessa energia. Jebb ha mostrato rendersi conto ragioni che militano a nostro vantaggio. Ha assicurato che niente era ancora perduto; che decisione ministri non era irrevocabile; che saremmo consultati senza fallo; se tale decisione dovesse essere confermata.

Conviene comunque ella punti ora decisamente sulla questione del Moncenisio, non sembrando la questione di Tenda e Briga male avviata e !imitandoci da parte nostra a tenerla calda sino a quando si delinei una qualche svolta che richieda un nuovo intervento.

Tenga presente che, per Moncenisio, spingeremo innanzi esplorazione di possibili concreti accordi fra società idroelettriche italiane e francesi, ciò che potrebbe indurre industriali interessati d 'oltre Alpe ad agire sul Quai d'Orsay per mantenimento nostra sovranità sull'altipiano.

Dia precisa sensazione nostro irrigidimento e, parallelamente, nostro proposito discutere soluzione a base industriale, in modo da svuotare, dato esclusivo interesse idroelettrico delle località, portata della richiesta francese !asciandone scoperte ragioni unicamente strategiche che la motivano.

Le ho detto in un mio precedente telegramma 2 quali concrete prove di buona volontà abbiamo già dato alla Francia e quali precise assicurazioni di ragionevole moderazione ed anzi di rinunzia a ulteriori pretese ci siano state date in passato. Inquadri argomento in questa cornice e vi insista con energia.

Telegrafato a Londra, Washington e Mosca.


1 Vedi D. 504. 2 Vedi D. 510.

519

L'INCARICATO D'AFFARI A MONTEVIDEO, MOSCATO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 9368-9331/25-26. Montevideo, 6 giugno 1946, ore 9,45 (per. ore 19,30 del 7).

Mi riferisco al telegramma di V.E. lO1•

Sembra che Governo uruguayano ha reso noto alle sue ambasciate e legazioni nei Paesi latino-americani istruzioni impartite a suo rappresentante presso O.N.U., nonchè comunicato stampa di cui al telegramma 21 2 . Le ha informate inoltre che alla nota argentina circa giusta pace per l'Italia risponderà favorevolmente e che sarà trasmesso loro in seguito testo di detta risposta con precisazione punto di vista Uruguay il quale più di coincidere con l'iniziativa Argentina «si somma» con essa. Predette rappresentanze sono state invitate a fare conoscere attitudine uruguaiana ai Governi presso i quali sono accreditate raccogliendo impressioni dei medesimi, e esprimere ad essi il desiderio che queste siano propizie.

Invierò appena mi sarà consegnata risposta di questo Ministero degli affari esteri a nostro passo. Intanto faccio presente ad ogni buon fine desiderio uruguaiano che iniziativa questo Governo circa colonie, la quale del resto rimonta inizio mese passato, e susseguenti favorevoli atteggiamenti verso il risorgimento Italia democratica vengano considerati decisioni originali e non semplice adesione proposta Argentina.

520

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 9266/618. Parigi, 6 giugno 1946, ore 19,52 (per. ore 9 del 7).

Trasmetto seguente telegramma a firma Soragna:

«A richiesta Toynbee, Casardi ha lungamente conferito con lui su questione Pusteria, Bressanone, Brennero, fornendo ogni utile particolare in materia idroelettrica e ferrovia, per provvedimenti in favore allogeni.

Impressione Casardi è che ufficio ricerche britannico riflette atteggiamento favorevole richieste austriache ma però cerca anche da noi elementi atti a giustificare abbandono parziale o totale tale tesi ove ciò si rendesse necessario nel corso successivo delle trattative. È apparso inoltre chiaramente il desiderio e speranza di soluzione che non ostacoli auspicata collaborazione Italia ed Austria».


1 Vedi D. 487.


2 Con T. 8650/21 del 25 maggio Moscato aveva trasmesso un comunicato ufficiale del ministro degli esteri uruguayano che informava circa l'atteggiamento assunto sul problema delle colonie italiane.

521

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 9311-9371/729-730. Washington, 6 giugno 1946, ore 21,05 (per. ore 13 del 7).

Suoi telegrammi 8620, 8824 e 8955 1 , mio telegramma n. 6982•

Conversazioni questa settimana presso Dipartimento di Stato mi hanno purtroppo confermato che i Quattro sostituti hanno adottato a Parigi decisione accogliere rivendicazioni francesi, compreso Moncenisio ed escluse, per il momento, Tenda e Briga. Circa quest'ultima zona, secondo informazioni avute a titolo segreto, francesi avrebbero avuto confidenziali assicurazioni da inglesi per soluzione a loro favore. Circoli diplomatici prevedono che anche russi possono accedere tesi francese, ciò che ci lascerebbe poco da sperare. Tuttavia non ho mancato e non mancherò per parte mia insistere con energia presso Dipartimento di Stato, sia verbalmente che per iscritto, sulla questione del Moncenisio. Ma non sono in grado nutrire illusioni sul risultato nostre azioni.

Da opportuno controllo notizie predette, V.E. potrà trarre precisi elementi per valutare attuale stato questione frontiera occidentale. Se informazioni suddette, come sono indotto ritenere, risultassero confermate, mi sembra molto difficile che americani, i quali finora non si sarebbero compromessi, possano da soli irrigidirsi per ovvie ragioni politiche contingenti. Unico serio tentativo per consolidare resistenza americana in predette questioni potrebbe essere nostra fermissima presa di posizione, confermata in nota ufficiale al segretario di Stato, per avvertirlo che Italia non firmerebbe trattato di pace implicante cessione Moncenisio, Tenda e Briga alla Francia. Sono d'opinione che in attuale situazione semplice affermazione verbale, come accennato in suo 8955, non potrebbe avere qui effetto desiderato. È peraltro ovvio che sarebbe poi escluso poter qui prendere efficacemente analoga posizione in tutte le questioni nostre altre frontiere e colonie contemporaneamente sul tappeto, mentre mi mancano elementi per pesare ripercussione francese in nostre questioni vitali (Trieste, colonie) di fronte tale nostra presa di posizione.

522

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 9306/733. Londra, 6 giugno 1946, ore 22,07 (per. ore 9 del 7).

Vedrò domani Bevin sia circa ventilati piani internazionalizzazione Trieste (telegramma circolare ministeriale 8806) 3 sia per questione Sud Tirolo che sta


1 Il primo non è pubblicato, ritrasmetteva il D. 492; per gli altri due vedi DD. 510 e 518. 2 Vedi D. 483. 3 Vedi D. 509.

innegabilmente riacutizzandosi. Stanno a nostro sfavore pressioni opinione pubblica inglese e incerto orientamento americano proclive a transigere sulla valle Pusteria salvando a noi Bressanone. Il fatto stesso che Russia osteggi, per ragioni sue, rivendicazioni Austria porta due democrazie occidentali schierarsi a fianco Austria. Gruber, trattando qui problema pace, occupazione militare, alimentazione e confini, ha posto molto semplicemente problema sopravvivenza dell'attuale regime moderato austriaco ed ha trovato naturalmente molte orecchie aperte.

523

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s .N .D. 9434n33. Washington, 7 giugno 1946, ore 12,30 (per. ore 9,30 del 9 ).

Mio telegramma 699 1•

Dai miei contatti al Dipartimento di Stato ho tratto conferma che qui si nutre ormai fiducia che ministri esteri raggiungeranno con tutta probabilità accordo per trattative di pace in prossima riunione Parigi. Non ho potuto accertare sino ad ora se tale fiducia sia dovuta a risultati conversazioni varie capitali ed in particolare a concreti sviluppi con Mosca in relazione noti accenni Molotov a Parigi circa possibilità «compromesso più largo».

Comunque siamo in presenza di nuova impazienza per proposte immediate, cui conseguenze potrebbero essere molto gravi per tutte nostre questioni, qualora prevalesse a Parigi atmosfera generale compromesso che presuppone unità di vedute per accettazione da parte russa della internazionalizzazione di Trieste. Segnalo a

V.E. che a tale proposito mi è stato detto che Bidault si accinge presentare Conferenza ministri esteri nuova proposta tendente internazionalizzazione Trieste. Dipartimento di Stato mostra prevedere che, dopo precisazione posizione francese su questo punto, inglesi darebbero loro adesione. In quanto concerne atteggiamento americano (qualora Molotov finisse aderire anch'egli) e per nostra eventuale azione richiamo speciale attenzione ad ogni buon fine miei telegrammi 699 e 730 2 .

524

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D . 9360-9390n45-746-747 . Londra, 7 giugno 1946, ore 22,19 (p er. ore 19,55 dell'B).

In lungo colloquio odierno Bevin mi ha pregato esprimere a V.S. la sua soddisfazione per il modo perfetto in cui si sono svolte elezioni e per fatto che la


1 Vedi D. 484. 2 Vedi D. 521.

questione istituzionale sia stata risolta facendo diretto appello volontà popolare. Governo inglese sarà lieto riconoscere nuovo regime repubblicano non appena gliene giungerà comunicazione ufficiale.

Circa problemi pace Bevin mi è sembrato fosse stato preoccupato per l'ostacolo che atteggiamento anti-inglese Russia frappone ad ogni possibile soluzione. Ometto mie argomentazioni ]imitandomi riferire sue dichiarazioni.

In lstria ripiegamento anglo-americano su linea francese è stato compiuto nella vana speranza ottenere una controconcessione Russia. Bevin è risolutamente deciso a non cedere Trieste alla Jugoslavia e si sente in questo sostenuto dall'opinione inglese. Non altrettanto sostenuto si sentirebbe nel respingere una proposta di intemazionalizzazione. A mia precisa domanda mi ha dichiarato che nessun provvedimento preliminare è intervenuto fra i Quattro a questo proposito. Posizione inglese è tuttora per assegnazione Trieste all'Italia. Di fronte però ad eventuale insuperabile opposizione ha soggiunto testualmente «popolo inglese si batterebbe per evitare che Trieste diventi jugoslava, non per evitare che sia internazionalizzata».

Circa Alto Adige è evidente in lui etTetto crescente pressione opinione pubblica inglese e preoccupazione rafforzare baluardo austriaco con soluzione che nel contempo soddisfi morale Austria e la inclini gravitare in futuro verso Italia e Mediterraneo anziché verso Europa Centrale. Avendogli obiettato errore commesso includendo trattato di pace italiano rivendicazioni Austria che gli sono assolutamente estranee mi ha dichiarato essersi impegnato a minori rettifiche e di essere favorevole a soddisfare nell'eventualità Austria entro questi limiti. Egli sa che Russia è favorevole rispetto statu quo ma personalmente considererebbe atto lungimirante saviezza politica nostra accettazione compromesso che dovrebbe evidentemente concretarsi nella concessione Pusteria. Circa atteggiamento americano gli risulta favorevole a simile soluzione. A parte complessa motivazione suo atteggiamento e pur rendendosi conto nostre ragioni, ha concluso affermando che praticamente gli riesce difficile fondare su criteri etnici nostra difesa Trieste e prescinderne rovesciando argomentazione in Alto Adige. Segnalo alla E.V. gravità di questa propaganda che va consolidandosi e che ogni valido argomento sembra impari a controbattere. Mi adopero in sede politica per suscitare ogni possibile influenza nostro favore . In questa compromessa situazione fattore americano potrebbe assumere valore decisivo quando passasse nei nostri riguardi dalla flessione sistematica su formula conciliativa ad una ferma presa di posizione.

Circa colonie mi ha dichiarato che era pronto accettare primitive proposte americane ma che di fronte controproposte france si ha dovuto tutelare rispetto impegni coi Senussi. Questo motivo è meno artificiale di quanto possa apparire perché, seppure abbinato ad evidenti ragioni strategiche, è collegato con tutta attuale politica inglese verso mondo arabo. A titolo personale gli ho fatto osservare che tale motivo non giustificava pretesa trusteeship su tutta Cirenaica oscillante su ben più limitato comprensorio a oriente di Tobruk rispettando zona intensa colonizzazione italiana. Bevin non è parso insensibile a simile osservazione manifestando solo dubbi sulla nostra possibilità venire ad una intesa con locale popolazione araba senza intervento forze inglesi. Alla mia replica che certamente potevamo ristabilire nostra amministrazione pacificamente, ha concluso che il Governo britannico non poteva fare simile proposta ma che potrebbe considerarla se avanzata da una terza parte.

Valendomi sue stesse argomentazioni etniche ed economiche gli ho illustrato nuovamente assurdità pretese francesi su Tenda Briga e Moncenisio. Nonostante delicatezza attuali rappor.ti anglo-francesi, che lo rendono perplesso , Bevin ha mostrato comprendere logica nostri motivi.

È stata mia netta impressione che egli non sia in condizione, malgrado sè, di esprimersi in forma impegnativa su alcuna questione, preso com'è fra desiderio assicurarci equo trattamento e necessità fronteggiare minacce e incognite competizioni internazionali sempre più serrate . Gli ho osservato che se democrazia italiana ha dato in questi giorni effettiva prova di sé, essa si appresta attraversare la più pericolosa crisi consolidamento. È tempo che una costruttiva politica sia adottata nei suoi riguardi, senza complesse menomazioni che essa pare debba subire in tutti i settori onde acquistare una pace, ciò che fa seriamente dubitare che possa superare la prova. Bevin mi ha assicurato che intende aiutarci, nei limiti del possibile, ripetendomi che tutto potrebbe fra noi facilmente risolversi se .la situazione politica russa non aggravasse di nuovi elementi ogni questione e non creasse uno stato di perenne impossibilità. Egli si è tuttavia dimostrato fiducioso aumentare gradualmente rafforzarsi politica americana e nel conseguente ristabilirsi di un propizio equilibrio.

Prego V.E. telegrafarmi se ritiene opportuna mia breve venuta a Roma per conferire su queste inquietanti prospettive e concretare qui suoi personali passi di estremo avvertimento al Governo inglese che potrebbero non essere vani prima della pubblicazione lavori Parigi 1•

525

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.KD. 93911620-621. Parigi, 8 giugno 1946, ore 15,15 ( per. ore 19,55 ).

Comunico seguente telegramma a firma Soragna:

«Jebb tornato da Londra ha proposto stamane Consiglio supplenti decidere se richiesta Austria possa definirsi rettifica minore e, in caso negativo, se può definirsi tale senza Bressanone. Gusev si è rifiutato esaminare problema allegando mancanza istruzioni e proposta è caduta . Jebb ha poi proposto nomina commissione tecnica per studiare condizioni e possibilità assicurare Italia usufruire attuali impianti idroelettrici Isarco, se la regione fosse assegnata Austria, nonché possibilità e modalità costruzione ed esercizio nuovi impianti progettati in Pusteria in analogo caso . Proposta è stata approvata e commissione comincerà subito lavori . Jebb mi ha assicurato che tecnici italiani saranno chiamati inizio settimana entrante per spiegazioni su nostro punto di vista. Trattengo perciò Bartolomei e ingegner Rota e richiamo ingegnere Vale rio della "Edison " . ·


1 Con T. urgente 9334 del 13 giugno De Gasperi rispose: «La autorizzo venire a Roma per 24 ore per conferire sulla situazione internazionale in vista imminente riunione dei quattro ministri degli esteri».

Evidentemente queste proposte tendono favorire soluzione cessione Pusteria e Brennero all'Austria senza Bressanone con salvaguardia interessi idroelettrici italiani e vanno messe diretto rapporto con recenti discorsi Churchill e Bevin al cui ultimo Jebb mi ha detto di aver collaborato».


526 .

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 94361735. Washington, 8 giugno 1946 , ore 19,59 (per. ore 9,30 del 9).

Mio telegramma per corriere 099 del 27 marzo 1•

In relazione richiesta da me fattagli pervenire subito dopo chiusura prima fase Conferenza Parigi, personalità indicata prima parte mio telegramma surriferito mi ha fatto assicurare avere scritto al presidente ribadendo argomenti svolti in colloquio marzo scorso. Dato peraltro pericoli che si profilano ripresa Conferenza ministri esteri e che minaccerebbe compromettere questione vitale nostra pace, mi parrebbe molto utile cercare di ottenere che anzidetta personalità ricevesse indicazioni dalla più alta autorità eseguendo pressante intervento possibilmente presso segretario di Stato o più importante membro delegazione americana: ciò in particolare per nostre questioni territoriali e specialmente Trieste Venezia Giulia. Predetta personalità è anche in ottimi rapporti di amicizia con nuovo sottosegretario Marina. Se invio indicazioni fosse possibile, occorrerebbe fosse eseguito massima urgenza. Partenza delegati americani per Parigi è stabilita 13 corr. 2 .


527 .

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. 94491736-737. Washington, 8 giugno 1946, ore 19,30 (per. ore 9,15 del 9).

Stessa fonte di cui al mio telegramma 699 3 , nell'esprimere nuovamente in via confidenzialissima preoccupazioni per possibile sfavorevole soluzione varie questioni territoriali italiane a Parigi in spirito generale compromesso, ha espresso avviso


1 Vedi D. 300 .


2 De Gasperi rispose il 13 giugno con T. 9281 /484: « È stato subito sollecitato intervento da lei richiesto sia costì presso interessato che a Roma presso Taylor. Ci è stata data assicurazione di immediata azione».


3 Vedi D. 484.

che miglior modo per rafforzare posizione americana prossima Conferenza Parigi sarebbe un nostro passo ufficiale, possibilmente nelle quattro capitali, ma eventualmente anche solo a Washington , che dichiari nettamente che Governo italiano non potrebbe assolutamente firm a re trattato con determinate soluzioni di assoluto sacrificio. Detto passo, accompagnato da consegna documenti recentissimi , onde avere efficacia su americani, dovrebbe eseguirsi subito, partenza Byrnes e delegazione americana stabilita 13 corrente.

Mi rendo conto di tutte le ovvie difficoltà e ingiustizie forse gravi di una decisione definitiva che ci impegnerebbe a lungo: sono per soluzioni ragionevoli di una o due questioni, ponendo necessariamente in secondo piano le altre, senza avere sicure garanzie di esito favorevole. D'altra parte, trattandosi di fonte Dipartimento di Stato, nostra amica, qualora decisioni Parigi ci fossero sfavorevoli e non avessimo fatto ricorso ad iniziative del genere, a nostra protesta potrebbe opporsi qui osservazione che americani non potevano difendere, oltre determinati limiti , posizioni che noi non avevamo dichiarato irriducibili con estrema fermezza.

È ovvio che sino quando, richiamando Conferenza generale pace, non saremo di fronte a trattato già concluso, potremo sempre rifiutarlo se assolutamente inaccettabile. Tuttavi a se decisione definitiva dei Quattro fosse già stata presa sarebbe infinitamente più arduo mutarla salvo eventi imprevedibili. Mentre poi opinione pubblica americana, se può comprendere un gesto di tutela dignità nazionale espresso mediante rifiuto firma del trattato per questione vitale e giusta, disapproverebbe sicuramente espediente tardivo come rifiuto ratifica trattato già firmato .

Per quanto concerne in specie fondamentale questione Trieste e almeno linea tenuta da anglo-americani, pur ben valutando contributo tendenza verso compromessi, riterrei che una nostra energica definitiva presa di posizione non mancherebbe di influire su americani in nostro favore.

528

L' INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 9401/626-627. Parigi, 8 giugno 1946, ore 21,45 (p er. ore 8,30 del 9 ) .

Comunico seguente telegramma a firma Soragna:

«Suo telegramma n. 435 1• Ci viene sottoposto progetto nota per note questioni frontiera itala-francese. In relazione anche smilitarizzazione frontiere di cui ai miei telegrammi odierni 624-6252 mi permetto prospettare opportunità che, prima occupazione territoriale passi altre Potenze o Consiglio ministri esteri, si addivenga


1 Vedi D. 504, no ta 2 p. 607. 2 No n pubblicati .

ampio colloquio con Bidault. Colloquio riprendere esame complesse questioni italo-francesi al punto lasciato dalla E.V. a Parigi e prospettare Bidault urgente soluzione per quanto riguardi cercare intesa particolare invece lasciare nostre questioni trascinarsi ed alterarsi nella confusione di tante altre che sono loro estranee. Così sarebbe per smilitarizzazione frontiera od altre misure sicurezza desiderate dalla Francia su cui si potrebbe intendersi a due in maniera concedere ogni pratica soddisfazione senza intaccare questione così come avviene ora con tanto generale pericolo per estensione stesso principio alla frontiera orientale .

Su questione frontiera alpina conserveremo posizione di cui al mio progetto noto proponendo immediata larga collaborazione Società italiane e francesi per sfruttamento zona Moncenisio, con che Governo francese potrebbe giustificare davanti pubblica opinione abbandono sue domande su tale punto. Altro tema giuoco sarebbero richieste per nostra flotta. Esperienze precedenti e perdurare in Francia situazione politica non favorevole e lungimirante non permettono naturalmente nutrire grandi speranze poter davvero mettere in moto negoziati. Tuttavia ritengo di buona scuola una previa conversazione in argomento con Bidault ora che è uscito rafforzato dalle elezioni» 1•

529

L ' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHJANI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI , PRUNAS

L. 6593 /1685. Washington , 8 giugno 1946 2•

Per opportuna conoscenza le rimetto copia di una lettera personale da me diretta al segretario di Stato Byrnes il 5 corrente, appena conosciuto l'esito delle elezioni . Ho ritenuto di non lasciare passare l'occasione senza tornare a ribattere sui riflessi che la questione di Trieste e della Venezia Giulia ha e continuerà ad avere sulla nostra situazione intern a.

A L LEGATO

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHTANI, AL SEGRETARIO DI STATO DEGLI STATI UNITI, BYRNES 3

L. PERSONALE . Washing ton, 5 giugn o 1946.

The results of the ltalian elections, though not yet fina! in their details, induce me to request briefly your kind personal attention.

The elections, notwithstanding the momentous decisions on the institutional form, took piace in complete freedom and in the most orderly manner. In spite of the terrible economie


1 Per la risposta vedi D. 532. 2 Manca l'indicazione della data di arrivo. 3 Ed. in Foreign Relations of the United Srates, 1946, vol. V, cit., pp. 888-889.

situation and huge destructions of the country, Italy has given the clearest evidence of its sense of equilibrium and moderation. From the polls of our devastated cities and ravaged country areas, the Italian population has unequivocally expressed its faith in the democratic liberties of Western civilization.

The Christian Democratic Party emerged by far the strongest (about 35% of the votes). The Communist Party received about 20% of the votes and is third in the run behind the Socialist Party. This latter has thus proved its strength and its capacity for independence, internai as well as international. The other minor parties of the Center or Right of the Center, have polled about 20% of the total vote.

The formation of a Coalition Government including the three major parties and headed by De Gasperi seerns most likely. De Gasperi told me in Rome -last Aprii -that he deemed a solution of the kind the best to frame a new Democratic constitution. You personally know Signor De Gasperi , so that I do not need to stress the significance of his retaining the Premiership, especially in the predominant position given him by the electoral success.

The results of this first election, more encouraging than any other result of the most recent elections in Europe, make me firmly convinced that the new Italian State will develop its democratic institutions in freedom, order and independence.

Naturally, the active friendship of the United States and, above ali, the firm stand that you have taken at the Paris Conference in favor of the retention by Italy of the Italian city of Trieste have played a very considerable role in these promising results. And I want to emphasize here that a solution of the Venezia Giulia problem along the ethnic line is vita! to democratic developments of the new Italian state.

Italy has given proof of ber renewed and full democratic capacity, and bas earned tbe right to be considered a solid factor of Western civilization.

She now looks confidently to the United States of America and to you personally, my dear Mr. Byrnes, for a sound and lasting solution of ber problems at the new Paris Conference and for assistance in tbe difficult task of reconstruction and stabilization .

530

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIA TORI A MOSCA, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. s.N.D. 9109/c. Roma, 9 giugno 1946, ore 10.

Secondo notizie stampa da Parigi Governo britannico avrebbe proposto invio commissione quadripartita in Libia per raccogliere elementi che facilitino soluzione questione futuro destino quelle nostre province . Commissari non potranno che constatare opere da noi compiute colà già illustrate nei nostri memorandum e documenti annessi, e sotto questo aspetto nulla abbiamo da obiettare né temere.

· È però bene si sappia che è a nostra conoscenza che locale amministrazione militare britannica in questi anni occupazione ha svolto e continua tuttora svolgere intensa propaganda anti-italiana su popolazione indigena prospettandole nostro ritorno come impossibile e incitandola chiedere protezione inglese o altre soluzioni.

Nessuna azione è stato possibile svolgere da parte nostra per controbattere tale propaganda dato isolamento in cui viene tuttora mantenuta Libia rispetto Italia essendo ancora impedito tra due regioni anche minimo traffico merci e persone , tanto che migliaia profughi i quali attendono ritornare colà sono tuttora in Italia in misere condizioni.

Eventuali manifestazioni arabe singole o collettive in senso anti-italiano non potrebbero essere quindi considerate come espressione genuini e duraturi sentimenti popolazioni, ma come artificiosa messa in scena. Sulla loro attendibilità sono da formularsi, e noi formuliamo sino da ora, più ampie riserve.

V.S. ne intrattenga subito codesto Governo sottolineando importanza questione ai fini esatta valutazione situazione locale e chiedendo che commissari siano accompagnati da un rappresentante italiano che ci riserviamo designa re.

Soragna ne intrattenga anche sostituti nonché commissari eventualmente designati ai quali in ogni caso dovrà essere consegnata tutta nostra documentazione 1•

531

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. 9169 /136. Roma, 9 giugno 1946, ore 20,45.

Fra il 27 maggio (data del suo rapporto 972 /561) 2 , ed oggi , credo ella abbia ricevuto una nostra nota3 diretta ai quattro governi interessati in materia di «human rights», che risponde alle mie e sue preoccupazioni al rigua rdo.

Sapevo già che tali clausole stavano molto a cuore al Governo americano , ma mi è stato detto , dopo l'invio della nota stessa e da buona fonte, che la formulazione di esse, nonostante fosse stata in massima già approvata a Londra, era stata dopo molto addolcita a Parigi, grazie agli sforzi nordamericani, nei confronti della formulazione molto più estesa proposta dai sovietici e dai francesi. l primi in particolare avrebbero voluto che essa ricalcasse i principi stabiliti nella nota dichiar·azione di Mosca del 1943 e cioè impegno relativo alla totale eliminazione di tutti gli ex fascisti da ogni aspetto della vita politica italiana ecc.

Tali clausole, particolarmente dure , sarebbero state già approvate per i trattati coi Paesi balcanici e particolarmente con la Romania.


1 Per la risposta di Tarchiani vedi D. 542. Con T. s.n.d. 97301311 del 14 giugno Quaroni assicurò di aver eseguito le presenti istruzioni mentre Carandini comunicò, con T. s.n.d . 9534n52 dell'Il giugn o, che la proposta dell ' invio della commissione in Libia era stata accantonata per l' opposizione russa. Analoga informazione venne trasmessa da Benzoni co n T. s.n.d . 9521 1632 dell ' Il giugn o.


2 Non pubblicato, ma vedi D. 477.


3 Non pubblicata.

La fonte americana che mi fornisce queste notizie esprimeva apprensione èhe nostra nota al riguardo possa costituire una mossa falsa in quanto rischierebbe riportare a galla tutta la questione anche nei riguardi dell'Italia, frustrando così i molti sforzi americani che erano riusciti a contenerla in limiti accettabili.

Nostra nota avrebbe d 'altra parte potuto anche essere interpretata come indice e conferma di uno stato d 'animo e di riserve mentali che giustificherebbero più precise garanzie proprio nel senso che vogliamo evitare.

Ora Dekanozov, pur sottolineando con lei obbiezioni sovietiche a clausole lesive per l'onore dell'Italia, le ha peraltro accennato ai vt:nti anni di regime fascista e alla conseguente opportunità di impegni da parte nostra, ciò che potrebbe avvalorare notizie in alto riassunte e pericoli conseguenti .

Ho creduto opportuno metterla al corrente di quanto precede perché ella possa, nei limiti del possibile, parare tali pericoli che non potrebbero, a giudizio americano, che provenire da parte sovietica, ed illustrare nostra nota con gli argomenti migliori che sono in sostanza questi: l'Italia non è un Paese balcanico; ha una tradizione giuridica indiscussa; è impegnata in una ricostruzione democratica di estrema sincerità; i diritti umani , che saranno indubbiamente sanciti nella sua futura Costituzione rendono inutili i conseguenti impegni inscritti nel trattato , che si prestano , d'altra parte, come ella sa, a quegli interventi e menomazioni che la Russia -e gliene siamo grati -giustamente contrasta 1•

532

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE SORAGNA, A PARIGI

T. S.N.D. 9216 /452. Roma, 11 giugno 1946, ore 13.

Suo 626-627 2 .

Ducci mi ha consegnato progetto nota che in massima approvo. Illustri e sviluppi più ampiamente, come ella del resto si propone, nostri propositi concreti larga collaborazione società italiane e francesi per sfruttamento zona Moncenisio.

Rafforzi più energicamente entità nostri sacrifici, sopra tutto là dove i francesi chiedono abbandono principio linea di cresta. Sottolinei più nettamente impossibilità aderire cessione Moncenisio.

Approvo suo proposito chiedere subito ampio colloquio con Bidault, cui ho inviato nei giorni scorsi, in occasione sua vittoria elettorale, telegramma di calda fiducia nell 'avvenire delle relazioni franco-italiane e che mi ha risposto in termini particolarmente cordiali.


1 Per la risposta vedi D. 533. 2 Vedi D . 528.

Imposti, in quel colloquio, problema fra i nostri due Paesi sul piano e ad un livello più alto. Gli dica, a mio nome personale, ch'io non (dico non) credo in tutta coscienza possibile avviare quella intesa che è così necessaria, sulle basi e con gli orientamenti sin qui seguiti da parte francese: cioè sulle mutilazioni territoriali; smilitarizzazioni unilaterali; partecipazione della Francia ad eventuali controlli militareschi, ecc.

I rapporti fra Italia e Francia resterebbero di sospetto e di diffidenza reciproca e quindi sterili e i due popoli divisi e contrastanti in conseguenza. A vantaggio di chi e di che cosa? Faccia, la prego, appello, a mio nome di presidente del Consiglio e personale di capo di un partito, che ha così vasta affinità col suo, alla più larga, più generosa, più lungimirante visione politica che è certamente quella di Bidault e che sola può consentire quella profonda e solida intesa fra noi che ben altri vantaggi può dare che quelli che possono derivare da imposizioni 1•

533

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. 9530/297. Mosca, Il giugno 1946 , ore 16,30 ( per. ore 9, 15 del 12).

Ringrazio V.S. per interessanti informazioni di cui al suo telegramma 136 2 .

Si tratta evidentemente punto cui per differenti ragioni sono interessati sia russi che americani e informazioni che ci giungono da una parte e dall'altra sono spesso incomplete e tendenziose. In ogni modo , affinché nostro passo presso Governo sovietico non possa causare inconvenienti che sembrano temere americani, mi asterrò dal presentare anche io nota e mi limiterò trattare questione in conversazione che mi riservo avere con Dekanozov possibilmente prima sua partenza per Parigi . Intenderei fargli rilevare:

J) risultati referendum provano evoluzione opinione pubblica italiana: risultati elezioni sono chiara garanzia che Costituzione italiana sarà veramente sinceramente democratica .

2) Dopo firmata la pace, Italia dovrà entrare O.N.U.: entrando O.N.U. essa si obbliga automaticamente accettare human rights. Mettere nostro trattato clausola speciale relativa sarebbe grave menomazione onore popolo italiano: alla fine si verrà a sapere chi è che ha insistito per mantenimento clausola e opinione pubblica italiana si rivolterà contw Paese che lo avrà fatto.


1 Per la rispost a vedi D. 551. 2 Vedi D. 531.

3) Rappresentanze diplomatiche, e, se del caso, organi O.N.U. , rappresentano garanzia mezzi sufficienti per impedire ritorno fascismo in Italia.

Per intanto credo sia già bene che sia russi che americani si rendano conto che abbiamo rilevato possibile trappola contenuta detta clausola e che non siamo disposti accettarla senza discussione. Nella ipotesi del resto molto probabile che prossima Conferenza Parigi non porti risultati definitivi, nostra posizione è molto rafforzata da fatto che abbiamo oggi organo rappresentativo regolarmente eletto. Se sarà possibile, come spero, far procedere con sufficiente rapidità lavori preparazione, nostra delegazione Conferenza pace avrà in mano ottimo argomento per sostenere che quanto ci si chiedeva è stato già fatto e che siamo in diritto richiedere che si tenga debito conto decisione rappresentanza popolo italiano.

534

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 9539/633. Parigi, 11 giugno 1946, ore 21,12 (per. ore 11 del 12) .

Telegramma di V.E . n. 8806 /c. 1•

Ministro Bidault cui, in udienza concessami sabato scorso2 , ho esposto opinione nostro Governo circa eventuale progetto internazionalizzazione Trieste, mi ha detto ignorarla completamente salvo per echi stampa romana segnalati codesta ambasciata Francia. Aggiunto peraltro con amichevole franchezza che data attività ordine interno cui era stato costretto passati giorni non essere difficile escludere che eventuali elementi più concreti sulla faccenda gli fossero sfuggiti; avrei potuto parlarne con Couve de Murville . Ho visto quest'ultimo oggi; mi ha detto che nulla assolutamente tale progetto risulta al Quai d 'Orsay e tanto meno Consiglio supplenti e che nostra conversazione su argomento non poteva aver pertanto che carattere accademico . Gli ho comunque chiarito nostro punto di vista circa iniquità e fragilità soluzione, insistendo particolarmente in seguito accenno mio interlocutore alla grande maggioranza italiana città Trieste, su multiformi mezzi pressione cui Jugoslavia sostenuta U.R.S.S. non avrebbe mancato servirsi per rovesciare, in atmosfera internazionale stanchezza, situazione locale a proprio vantaggio .

Corso conversazione Couve espresso opinione che Jugoslavia non accetterebbe progetto in questione britannico.


1 Vedi D. 509. 2 L' 8 giugno .

535

L ' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANL AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. PER CORRIERE 9833/0185. Washington, li giugno 1946 (per. il 17 ).

Come già precedentemente segnalato 1 , avevo fatto pregare il cardinale Stritch di Chicago (la cui preminente situazione nell'Episcopato americano, cardinali compresi , è già nota a V.S.) di volere, in questo periodo forse decisivo, intervenire nuovamente presso il presidente ed i dirigenti politici americani affinché fosse rafforzata la posizione della delegazi one americana a favore dell'Italia nella prossima ripresa della Conferenza di Parigi.

Quasi contemporaneamente alla mi a richiesta era pervenuto al cardinale Stritch, come anche alle altre personalità indicate nel mio telegramma per corriere

n. 099 del 27 marzo 2 , attraverso il delegato apostolico l'elogio e l'incoraggiamento del Pontefice e della Segreteria di Stato, di cui alla comunicazione della nostra ambasciata presso la Santa Sede, recentemente qui pervenuta.

Questo delegato apostolico mi ha oggi confidenzialmente dato lettura di una copia di lettera diretta dal cardinale a Hannegan (Postmaster Generai e presidente del Comitato esecutivo del Partito democratico; cattolico) per sottolineare il carattere italiano di Trieste e combattere l'idea di farne una «città libera» o «Stato libero» <:ome atto a fornire una facile preda all'espansionismo di Tito. Stritch pregava infine Hannegan di attirare sulla vitale questione la più a ttenta considerazione del presidente.

Il predetto cardinale aveva inoltre interessato Leo Crowley, già presidente della Federai Economie Administration e fervente cattolico, di parlarne al segretario di Stato. Byrnes aveva assicurato Crowley che Trieste città italiana non sarebbe stata ceduta in nessun modo alla Jugoslavia e che gli interessi italiani gli stavano sommamente a cuore. Egli contava che Bidault (dopo le recenti elezioni), e gli inglesi, lo avrebbero questa volta meglio sostenuto nella difesa della questione. Stritch, nel riferire quanto sopra, esprimeva peraltro l'opinione che non si potessero prendere queste dichiarazioni ed assicurazioni in senso assoluto, data la «weakness>> di Byrnes. Il cardinale mi ha fatto inoltre assicurare che avrebbe procurato di muovere altre personalità. Ritengo pertanto che nuove pressanti indicazioni ed incoraggiamenti che gli giungessero dal Vaticano, anche per le altre nostre più importanti questioni, non mancherebbero di trovare presso di lui ottimo terreno. Stante le molte incognite ed i pericoli della ripresa della Conferenza dei Quattro, tempestivi interventi di Stritch, dato anche il peso dei cattolici americani nelle elezioni del novembre prossimo, potrebbero essere quanto mai utili.

A quanto mi riferisce il nostro console a Saint Louis, anche monsignor Cody, cancelliere di quella Curia Episcopale, ha avuto colà dei colloqui sulle questioni


1 Vedi D. 526. 2 Vedi D. 300.

italiane con Hannegan e con uno dei suoi assistents alla presidenza del Comitato esecutivo del Partito democratico; entrambi originari del Missouri e colà di passaggio. Monsignor Cody è stato particolarmente fermo ed ha fatto comprendere le possibili conseguenze della scontentezza dei cattolici del Missouri qualora la delegazione americana a Parigi non si impegnasse a fondo per una pace giusta che tenesse conto dei vitali interessi italiani . Egli ha fatto avere al riguardo a Hannegan , come cosa sua, un dettagliato memorandum sulle nostre necessità. Hannegan gli ha in risposta assicurato di aver sottoposto il memorandum al presidente Truman ed al segretario di Stato e di potergli comunicare che «non vi saranno a Parigi cedimenti americani a danno dell ' Italia ».

Monsignor Cody conta di venire personalmente a Washington nell'ultima decade del mese e di aver nuovi colloqui con Hannegan nonché con il presidente .

536

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. Il 04 /631. Mosca , 11 giugno 1946 (per. il 26).

Telespresso ministeriale n . 15 /15435 /c. del 19 maggio u.s. 1•

A quanto dice l'ambasciatore Reale sulle dichiara zioni fattegli in precedenza sulla questione di Trieste posso aggiungere che, nei contatti da me avuti con varie personalità polacche (Bierut, Osobka-Morawski, Rzymowski , Modzelewski ed a ltri) prima della nomina di un nostro ambasciatore a Varsavi a, tutta questa brava gente, pur senza evidentemente prendere nessun impegno, mi aveva dimostrata la massima simpatia per la questione di Trieste.

Checché ne dica adesso Modzelewski (mi ha detto una volta testualmente aveva un poco bevuto -capisco la sua insistenza per Trieste perché come polacco sento la questione di Lwow e auguro al Governo italiano maggiore successo), c'è stata un'evoluzione nell'atteggiamento polacco; si tratta ora di sapere se si tratta di evoluzione o se si tratta di «consiglio » venuto dal di fuori. Ricordo che i polacchi mi hanno sempre chiesto «cosa pensa la Russia?» .

Non voglio con questo giustificare nè i polacchi -nè i cechi la cui evoluzione è stata analoga -, ma la mia impressione è, molto definitivamente, che ci sia stato un «consiglio», per parlarci chiaro, russo , consiglio a cui nè a Varsavia nè a Praga era possibile dire di no , per ragioni che sono troppo evidenti per essere spiegate.

Quello che, confesso, non mi è chiaro e forse non lo sarà mai, è: chi è il principale responsabile di questa evoluzione, Tito o Mosca? Si intende che il consiglio è venuto da Mosca: il quesito che io mi pongo -e che non è soltanto di


1 Non pubblicato , ritrasmetteva il D. 357.

lana caprina -in questo affare è Tito che ha trascinato Mosca o è Tito che ha agito o agisce, prevalentemente almeno, per indicazione di Mosca?

Si tratta di questioni complesse in cui è assai difficile trovare la verità e che probabilmente sono anche assai più nuancées di quanto non lo sia il mio quesito. Tuttavia io sarei piuttosto propenso, entro certi limiti, a pendere per la prima ipotesi. Da quando, nel febbraio scorso, ebbi la possibilità di corrispondere con codesto ministero credo di non aver mai fatto mistero di quella che, a mio avviso, era la posizione russa nella questione di Trieste; e ne ho anche spiegato le ragioni, sia generali che particolari. Tuttavia, fino alla Conferenza di Parigi, i russi si sono tenuti riservati: e non era una finta: da fonte che per ovvie ragioni non posso precisare, ma che ho tutte le ragioni di ritenere ottima, mi risulta che Tito nel suo precedente viaggio a Mosca non aveva avute assicurazioni precise dai rl!ssi su Trieste : mi risulta anche che pochi giorni prima della Conferenza di Parigi questo ambasciatore jugoslavo sperava, ma non era del tutto sicuro dell'appoggio russo. Oltre poi alle informazioni riservate, la dichiarazione di Molotov a Londra, pur essendo equivoca, come feci rilevare, era la dichiarazione dell 'uomo che si vuole lasciare aperta la porta: le dichiarazioni di Vishynsky a Carandini, anche se noi possiamo aver data loro una interpretazione troppo ottimista, erano ben differenti dalla presa di posizione di Parigi.

Mosca, Io ripeto, era già incline al punto di vista jugoslavo : ma c'è stato qualche cosa, negli ultimi due mesi, che ha fatto precisare la posizione di Mosca: e, secondo me, questo qualche cosa è stato Tito.

La fonte di cui sopra, mi ha sempre precisata quella che era la linea di condotta di Tito: la situazione interna jugoslava non si può ancora considerare stabilizzata: se la Jugoslavia non ottiene Trieste e sopratutto se non ha in questo tutto l'appoggio della Russia , la posizione personale di Tito ne risulta indebolita e non si sa quello che può accadere. Ossia esattamente il rovescio di quello che ho sempre detto qui , ad ogni occasione, direttamente ed indirettamente, che cioè la democrazia italiana, e non solo la democrazia intesa in senso sovietico, viene messa a grave rischio se la questione di Trieste è risolta contro l'Italia e se la posizione della Russia è troppo. decisamente contro di noi. E non sono stato solo io a sostenere questa tesi: voci autorevoli sono venute dall'Italia in questo senso. Non credo che in questo Tito sia stato più eloquente di noi: può essere, tanto per parlarci chiaro, che qui si sia pensato che anche i comunisti italiani esageravano le ripercussioni italiane della perdita di Trieste: certamente qui non hanno mai voluto

o potuto capire l'immenso valore sentimentale e storico che ha Trieste per l'Italia: comunque, quello che è più importante e decisivo , i russi, messi alla scelta, fra l'Italia e la Jugoslavia, hanno preferito di mettere in pericolo la democrazia italiana piuttosto che mettere in pericolo la democrazia jugoslava, nella situazione generale come essa si sta delineando .

Resta adesso a vedere se, in questa presa di posizione della Russia, è la presa di posizione che conta o la sostanza della questione. Entro certi limiti, naturalmente , io non mi sento di escludere la prima ipotesi . In altre parole, io condivido il parere di Reale che se gli inglesi e gli americani terranno realmente duro sulla questione di Trieste, la Russia ci metterà del tempo, e del tempo considerevole, ma finirà per mollare. Aggiungo subito, però, che io a questo tener duro degli inglesi e degli americani, fino in fondo , ci credo solo fino ad un certo punto: Dio voglia che mi sbagli. Se gli anglo-americani mollano il 15 giugno, è finita: non è certo in queste poche settimane quando i russi credono anche meno di me -il che è tutto dire -alla vera volontà di resistenza degli anglo-americani, che si può fare niente di utile per fare cambiare l'atteggiamento russo. Del resto Tito, che le sue bestie le conosce, prolunga il suo soggiorno a Mosca per evitare, probabilmente, che qualche cosa cambi appunto in questi giorni critici. Ma se la Conferenza del 15 giugno finisce in un fallimento , la situazione resta grave, sì, ma non disperata.

Mi riservo di trattare in disteso l'argomento, dopo che si saranno definiti i risultati di Parigi, se essi saranno quali io me li aspetto, o.ssia un fallimento. Basti intanto dire che se la Russia cederà sulla questione di Trieste , essa non cederà agli anglo-americani, ma solamente all 'Italia (un pò come ha fatto per la modifica dell'armistizio): e che, data l'impostazione del problema fatta dai russi, una loro evoluzione non è per loro giustificabile che partendo da questa premessa: in questo periodo di tempo l' Italia ha dato prova di essere diventata così veramente democratica che bisogna rivedere l'atteggiamento finora assunto nei suoi riguardi . Bisogna quindi che noi, da parte nostra, aiutiamo in questa possibilità i russi a fare questa evoluzione (le elezioni sono già un punto importante su questa strada), non dimenticando che la vera democrazia non si misura tanto al metro della politica interna quanto al metro dell 'atteggiamento generale della politica estera di un determinato Paese nei riguardi dell'U .R.S.S . (vedi il caso Peron) .

Una soluzione non contraria a noi della questione di Trieste (una volta deciso per Trieste la ripartizione dell'Istria può non creare una difficoltà insormontabile) dipende dunque e dalla resistenza anglo-americana e da un mutamento della posizione russa, mutamento che a sua volta è strettamente connesso col nostro orientamento generale in politica estera: come lo è pure probabilmente la resistenza anglo-americana. È un po' la quadratura del circolo: tuttavia, se riusciamo a superare lo scoglio del 15 giugno senza una mollata completa anglo-americana, sia sulla questione di Trieste, sia sul trattato di pace in generale, comincio a diventare un pechino meno pessimista di quanto lo sono stato fino adesso.

537

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. S.N.D. 9236-9237/138-139. Roma, 12 giugno 1946, ore 15,30.

Soragna ha avuto istruzioni presentare ai Quattro supplenti promemoria su frontiera occidentale 1 , ove in sostanza ci dichiariamo disposti aderire a tutte le


1 Vedi App. 5b .


637 richieste francesi , salvo per quanto concerne Briga e Tenda da una parte, il Moncenisio dall 'altra, sulle quali una intesa non è possibile se non in termini di accordi idro-elettrici e non territoriali .

Egli è stato contemporaneamente pregato di sollecitare abboccamento con Bidault per tentare ancora una volta di porre con lui il problema franco-italiano su basi accettabili di effettiva pacificazione.

So d'altra parte che il Governo sovietico ha aderito alla richiesta smilitarizzazione nostra frontiera occidentale per profondità venti chilometri a condizione che altrettanto avvenga alla frontiera orientale. In questo nuovo quadro di smilitarizzazioni a carattere esclusivamente strategico, richieste francesi (che le nostre proposte di accordi idro-elettrici immediati svuotano di ogni contenuto economico e che non sono per il resto suffragate da alcuna ragione etnica , storica e geografica) appaiono inequivocabilmente dirette a spalancare alla frontiera occidentale le porte più ampie e più pericolose di casa nostra e a tenerci cioè in una condizione permanente di soggezione. Ora io non credo che codesta condizione possa corrispondere ad alcun interesse sovietico generale o particolare. Dovrei anzi ritenere che essa contrasti col proposito di consentire all'Italia il recupero sollecito della sua autonomia dallo straniero, quale è stato ora è poco efficacemente illustrato da Molotov e che ci sarebbe certamente preclusa se disposizioni di questo genere dovessero essere per avventura adottate.

Alla vigilia della nuova riunione dei Quattro, parli ancora una volta di quanto precede costì .

Dekanozov le ha espresso in proposito (suo rapporto 561 del 27 maggio) 1 opinioni obiettive. Gli dica in linea confidenziale che or è qualche mese ho manifestato Parigi mia disposizione recarmi personalmente in Francia per dirimere nostre controversie. Inizi ativa non è stata allora accolta, né ha avuto miglior risultato mia susseguente propost a che tecnici italo-francesi cercassero esaminare insieme soluzio ni pratiche. La terrò informata se e con quali risultati si svolgerà colloquio Soragna-Bidault. Esprima costì subito mia fiducia che delegazione sovietica vorrà esercitare sua influenza in favore della soluzione ragionevole da noi proposta e che comporta pur essa sacrifici gravi.

Attiri attenzione Dek a nozov , che le ha detto in proposito parole così incoraggianti, su campagna stampa britannica in favore Austria. Discorso Churchill ha dato ad essa nuovo e più forte impulso . Opinione anglo-americana si sta effettivamente orientando verso accoglimento di una rettifica (Val Pusteria) che sconfina in modo certo da quelle rettifiche minori che erano state consentite sia a Londra che a Parigi . Commissione tecnici incaricata di esaminare questione idro-elettrica sul posto servirà da paravento. Molto confidiamo nella fermezza già manifestatale in proposito da Dekanozov 2 .


1 Non pubblicato, ma vedi D. 477 . 2 Per la risposta vedi DD. 554 e 568 .

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L ' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 9597 /301. Mosca , 12 giugno 1946, ore 21,35 {per. ore 9,14 del 13) .

Telegramma di V.E. n. 92201 .

Né inglesi né americani vogliono capire che non è con attribuzione Austria Val Pusteria o concessioni del genere che essi possono rafforzare attuale Governo moderato austriaco . Russi si rendono perfettamente conto che, se non risolvono in senso loro favorevole questione austriaca, tutta sistemazione da loro data Europa danubiana può esser di dubbia durata. Con Austria orientata verso Potenze occidentali loro situazione Ungheria e Cecoslovacchia, specie dopo evacuazione truppe, non può essere considerata come sicura. Russi sono ostili presente Governo austriaco non perché esso è moderato ma perché lo ritengono, e non a torto, prevalentemente orientato verso Inghilterra America: ed è per me assai dubbio che, anche se attuale Governo austriaco dovesse modificare suo atteggiamento, russi lo guarderebbero con fiducia.

Essi vogliono evidentemente screditarlo per avere possibilità col tempo dare a situazione interna austriaca altro orientamento con elementi non necessariamente comunisti ma nelle cui direttive politiche essi possono avere maggiore fiducia. Per questa opera screditamento essi hanno mezzi ben più potenti che rettifiche frontiera con Italia e cioè rifiuto concludere pace od altro accordo che permette fine attuale regime occupazione divisione Austria quattro zone. Americani possono essere certi che Russia non mollerà fino a che non avrà raggiunti i suoi fini. Quanto più Gruber quindi avrà successo Londra e quanto maggiore sarà appoggio che gli daranno inglesi ed americani tanto maggiore sarà ostilità che egli incontrerà presso russi . Tutto quello che Bevin o Byrnes potranno eventualmente ottenere per Austria a scapito Italia prossima Conferenza Parigi non servirà che a rafforzare posizione negativa russi per soluzione generale problema austriaco. Ho cercato senza successo far presente questo argomento presso inglesi. Essi sembrano ancora cullarsi nella illusione che, con ulteriori concessioni a russi o ad altri di cui noi siamo destinati fare le spese, potranno ottenere concessioni da parte russi su altre questioni balcaniche e danubiane che stanno molto a cuore a loro ma cui russi tengono non meno . Non credo che questi argomenti avranno maggior successo Londra o Washington dove non vogliono sentire.

Sottopongo tuttavia a V.S. opportunità farli comunque presenti anche a giustificazione possibili sviluppi nostra politica . Probabilmente inglesi si accorgeranno errori che stanno accumulando nostri riguardi quando sarà troppo tardi. Può tuttavia essere utile poter un giorno dire che li avevamo avvertiti quando era ancora tempo .


1 Non pubblicato, ritrasmetteva il D. 524.


539 .

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, FRANSONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 9566/179 . Bruxelles, 12 giugno 1946, ore 23 (per. ore 8,30 del 13).

Ho veduto Spaak di ritorno da Parigi dove ha avuto nuovo colloquio circa nota questione che interessa questo Paese.

Gli ho domandato qualche sua impressione su situazione generale. Mi ha risposto che partita tra i due gruppi russo-anglosassone è quanto mai intricata e che, trovandosi in un'impasse, non si vede per il momento via uscita. Ha impressione che a nulla di conclusivo si arriverà nella prossima riunione Quattro ministri esteri a Parigi e che Russia recisamente respingerà ogni tentativo conforme controbilanciare proposta Byrnes di demandare alla Conferenza delle Ventuno Nazioni conclusione dei trattati paée. Spaak considera d'altra parte che conclusione di trattati separati (come se ne è ventilata possibilità) non potrebbe aver che conseguenza sfavorevole, presto o meno presto, per la pace e tranquillità generale.

Egli ritiene poi che Russia , pur volendo trarre ogni possibile vantaggio dalla situazione derivata dalla guerra, agisca anche nella preoccupazione della propria sicurezza e tanto più ora, ha soggiunto Spaak , che diversi avvenimenti dimostrano come in Europa occidentale il comunismo, dopo aver raggiunto l'apice, abbia ormai tendenza inversa.

540

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. RISERVATO 1140 /650. Mosca. 12 giugno 1946 (per. il 24 ).

Il 25 maggio scorso all'aeroporto militare di Mosca è giunto il maresciallo Tito accompagnato da un largo stuolo di generali. La cerimonia dell'arrivo si è svolta con il clichè ormai in uso da tempo. Presenza di membri del Governo (per l'occasione c'era Molotov accompagnato dai vice-ministri Vyshinsky, Dekanozov, ed altri), larghe rappresentanze di generali sovietici, e il corpo diplomatico. Fra i capi missione l' unico assente ero io, in quanto che l'ambasciata jugoslava non aveva comunicato alla nostra cancelleria l'arrivo di Tito , come è d'uso in simili casi. Il soggiorno a Mosca del capo dello Stato jugoslavo si è prolungato per ben quindici giorni.

La presenza di un numeroso seguito di alti ufficiali jugoslavi, la contemporanea presenza del maresciallo polacco Rola-Zymierski con il suo anche numeroso seguito di generali e di alti ufficiali (Rola-Zymierski era rimasto a Mosca mentre la delegazione polacca con Beirut alla testa era già ripartita per Varsavia), il comunicato diramato in occasione della VISita di detta delegazione come risultato dei colloqui, e sopratutto la lunghezza del soggiorno di Tito hanno suscitato in tutti la netta sensazione che la base principale dei colloqui sia stata quella di rinforzare la cooperazione militare non solo fra i due Paesi, ma di creare addirittura una specie di patto a tre fra l'U.R.S .S. Polonia e Jugoslavia, a cui potrebbero in seguito accedere altri Stati. Ciò è stato aumentato dall'impenetrabile segreto in cui si sono svolte dette conversazioni! Quindi la «fantasia» dei diplomatici e dei giornalisti ha molto lavorato, in attesa che venisse per lo meno pubblicato il solito comunicato stampa dopo la partenza. Che tale «sensazione» si sia avuta anche fuori di qui, è confermato fra l'altro dal comunicato dell'Agenzia d'Anatolia che parlava di invio di truppe sovietiche in Albania ed in Jugoslavia . Naturalmente la Tass si è affrettata a smentire recisamente e seccamente, senza però d'altra parte che né la predetta Agenzia né i giornali turchi dessero, almeno fin ad oggi e per quello che risulta qui , notizia di tale smentita , provocando così una nota «acida» di questa stampa che non ha ma ncato di rilevare tale atteggiamento dei quotidiani di Ankara. Inoltre si erano dovute spargere all'estero numerose ed insistenti voci relative ad una mobilitazione generale in Jugoslavia, per cui l' Agenzia di Belgrado ha dovuto procedere ad un'altra smentita, egualmente recisa, e che questa stampa ha pubblicato facendola seguire da un breve commento. E cioè che tutto ciò è una manovra per mettere il Governo di Belgrado in una cattiva luce, allorché si dovranno esaminare a Parigi le sue rivendicazioni.

Ed è in questa atmosfera che i colloqui di Tito si prolungarono a Mosca , tra la legittima aspettativa dei diplomatici non slavi, interessati per dovere d 'ufficio e «curiosità di mestiere» a sollevare il velo in cui essi erano avvolti. Il carattere spiccatamente militare, dirò così, della visita e quindi dei colloqui veniva poi anche confermato dai seguenti fatti: che nelle cerimonie pubbliche, e nei vari ricevimenti, Tito si vedeva sempre in colloqui con personalità militari sovietiche, che alle varie manifestazioni fatte in suo onore vi erano sempre invitati molti rappresentanti delle Forze Armate rosse e che qualche giorno prima della partenza il predetto maresciallo ha fatto una larga distribuzione di onorificenze militari alle più alte cariche dell' Armata sovietica. E alla fine, il 10 corrente alle 4 del mattino , Tito è ripartito per Belgrado. Il cerimoni ale della partenza si è svolto come quello dell'arrivo, con la sola variante che dei capi missioni non slavi vi era presente il solo ministro del.. . Lussemburgo , perché data l'ora antelucana della partenza gli altri hanno pretèrito ... restare tranquillamente a letto! Neanche in tale occasione l'ambasciata jugoslava ha informato la nostra cancelleria, come pure non ha invitato questa ambasciata al ricevimento offerto al corpo diplomatico in onore di Tito, il che, del resto, a stretto rigore, è logico, dato che non siamo in rapporti diplomatici con Belgrado.

Il comunicato diramato il giorno dopo, e di cui mi sono affrettato a telegrafare a V.E. un breve sunto seguito anche da un breve commento , conferma in via generale le «impressioni» che qui si avevano sugli scopi della visita e sulla portata dei colloqui, cosa che d'altra parte ero andato anche man mano segnalando nei miei notiziari politici inviati con telegrammi nn . 282 del 29 maggio, 287 del lo giugno , 290 del 5 giugno e 294 dell'8 giugno u.s. 1 .


1 Non pubblicati.

Il primo punto da rilevare è che il comunicato pone in rilievo anzitutto che tutte le conversazioni si sono svolte sul quadro «Trattato di amicizia, mutua assistenza e cooperazione post-bellica dell ' Il aprile 1945» che quindi resta sempre come strumento fond amentale su cui si svilupperanno i rapporti fra i due Paesi.

Il secondo punto da porre in evidenza è che apertamente si dice che il Governo sovietico non solo fornirà all'esercito jugoslavo armi, munizioni , ecc. ma che aiuterà il Governo a ricostruire l'industri a di guerra nel Paese . Si aggiunge che le anzidette forniture militari sono fatte medi a nte crediti a lunga scadenza. A nessuno può sfuggire l'importanza di tale punto del comunicato perché sanziona chiaramente e apertamente che Mosca ai uterà l'ese rcito jugoslavo in tutti i modi , non solo dandogli armi , munizioni, ecc. ma anche favorendo la ricostruzione e lo sviluppo della sua industria di guerra. Cioè, in poche parole, una vera e propria «corsa agli armamenti» fatta per di più non in via segreta, ma alla luce del sole e sbandierata in un comunicato sta mpa. Se si mette tal e punto del comunicato in relazione con quello analogo pubblica to dopo la partenza dell a delegazione polacca, si ha un evidente sviluppo di patti militari <<pan-slavi» che vanno costituendosi rapidamente in Europa. È noto a tal ri guardo che la stampa sovietica, da un certo tempo in qua , accentua grandemente la necessità dei popoli slavi di unirsi fra di loro , quasi che -non lo dice però fossero minacciati da un nascosto ma imminente pericolo. È un pò la vecchia psiche slava, del popolo cioè continuamente insidiato , assa lito su tutti i lati da nemici , oggetto delle mire incessanti degli in vidiosi vicini , che pare si vada ride stando in U.R.S.S. e negli Stati slavi . Se, come si dice qui, dovesse venire a Mosca, e tra non molto una delegazione governativa cecoslovacca e forse poi una bulgara , il « blocco slavo» potrebbe riceve re una rea le concretizzazione.

Il terzo punto del comunicato riguarda le trattative commerciali che erano cominciate prima dell 'arrivo di Tito, come io segnalai a suo tempo col mio telegramma n. 227 , paragrafo 3, del 9 maggio u.s. 1 . Si limita a dire che si è addivenuti ad un accordo per lo scambio di merci. Però, anche in tale campo, che è strettamente legato con quello milita re, Mosca ha dovuto fare grandi concessioni e facilitazioni alla Jugoslavia , sempre allo scopo di «mettere il Paese rapidamente in piedi» , tanto che nel comunicato si so ttolinea che i Soviet sono venuti largamente incontro ai bisogni jugosl avi, sia per quant o concerne le materie prime, che i materiali tecnici.

Il quarto punto del comunicato concerne la cooperazione economica fra i due Paesi: e anche su tale questione si dice che un pieno accordo è stato raggiunto.

Il quinto ed ultim o punto del comunicato concerne lo «spirito » con cui si sarebbero svolt i i negoziati, e si sottolinea che le conversazioni si sono svolte in un'«atmosfera di cordialità e di piena reciproca comprensione». Tale frase era anche inserita, con parole pressoché eguali nel comunicato pubblicato dopo la partenza della delegazione polacca, il che vuoi dimo strare che i legami che unisco no Mosca con Varsavia e con Belgrado, son o identici .

Vi è però una questione che il comunicato non men ziona e che è la più interessante, specialmente per no i : Trieste . Che di Trieste si sia parl a to ed anche straparlato durante la permanenza di Tito a Mosca, non vi è alcun dubbio, anche se si è completamente privi di dirette inform azioni al riguardo . È difficile però dire


1 No n pubblica to.

se Tito abbia ricevuto la conferma che Mosca si batterà fino all'ultimo perché Trieste sia concessa alla Jugoslavia , oppure se Mosca abbia promesso il suo appoggio a sostegno della tesi di Belgrado, ma riservandosi di poter eventualmente ripiegare, in ultimo, su una soluzione di compromesso, come potrebbe essere l'internazionalizzazione della città e del porto.

Vi è poi anche la questione della frontiera con l'Austria. Questo incaricato d'affari austriaco mi diceva giorni fa che egli aveva cercato di appurare qualche cosa, e cioè se Stalin o Molotov avessero data qualche assicurazione , sia pur vaga, a Tito . Ma non è riuscito a saper nulla!

La mia impressione è la seguente: in un Paese come questo, o ve ogni cosa, sia pure piccolissima, ha la sua importanza, bisogna pesare e ripesare ogni parola del comunicato. Ora, nel predetto testo non vi è alcuna parola che faccia riferimento, anche lontanamente, a Trieste o comunque alle questioni territoriali della Jugoslavia. Invece nel comunicato diramato sui colloqui con i polacchi si fa espressamente cenno allo scambio di idee sulle questioni relative alla Germania e che i due Governi si sono trovati d'accordo. Poiché è fuor di discussione che si sia parlato e di Trieste e della Carinzia, vuoi dire che deve avere un significato il silenzio del comunicato su tale argomento che è importantissimo, non tanto perché ci concerne da vicino, ma perché può avere delle conseguenze pratiche rilevanti per lo sviluppo e la concretizzazione degli accordi stipulati a Mosca. Ora, a mio avviso, il silenzio del comunicato non può indicare altro che questo : e cioè che l'U.R.S.S. ha dato a Tito tutte le possibili e immaginabili assicurazioni per quanto concerne le sue rivendicazioni territoriali, ma che, al tempo stesso, ha voluto lasciarsi una «uscita di sicurezza», da cui, in caso di necessità, poter far marcia indietro e accedere ad una soluzione di compromesso. E poiché tale soluzione non coincide evidentemente col punto di vista jugoslavo, si è preferito non accennare neppure vagamente a questioni territoriali.

Questo è quanto io, onestamente e cioè senza lavorare di fantasia , posso riferire, finora , a V.E. sui risultati dei colloqui di Tito a Mosca . Al commento ai vari punti del comunicato devo aggiungerne un altro, di portata generale.

Mosca è indubbiamente preoccupata di questa campagna, che essa qualifica «reazionaria», la quale va sollevandosi da qualche tempo contro di essa, e che va sempre più concretizzandosi, sebbene molto lentamente. Essa corre naturalmente ai ripari, che sono di due ordini: uno materiale, raggruppando cioè intorno a sè gli Stati che hanno interessi contrastanti con gli anglo-americani o con i Paesi sotto la loro influenza. L'altro morale, cioè ricominciare la «guerra dei nervi» in cui è insuperabile non solo per l'organizzazione speciale e perfetta di cui dispone, ma per la forma del regime in cui vige la volontà di una sola persona. Infatti i comunicati pubblicati dopo le trattative con i polacchi e con gli jugoslavi, in cui nel modo più palese si parla di accordi militari, di forniture di armi, di aiuti per la ricostruzione dell'industria di guerra, di crediti, ecc. altro non sono che «manovre» per accentuare il nervosismo della «reazione», e metterla così, il più rapidamente possibile, con le spalle al muro e obbligarla a ... cedere! Se non fosse così, non ci sarebbe stato bisogno di sbandierare la stipulazione di tali accordi! Il comunicato poteva benissimo limitarsi a parlare di questioni economiche e non aggiungere altro. h:JVece i Soviet hanno voluto evidenziare tali accordi , proprio per invelenire vieppiù la «guerra di nervi»!

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. SEGRETO 6629 /1721. Wash ing ton , 12 giugno l 946 (per. il 17) .

Nelle ultime settimane ho riferito a più riprese circa l'ottimismo prevalente al Dipartimento di Stato ed in questi ambienti politici riguardo il probabile raggiungimento di un accordo generale sui trattati di pace alla prossima ripresa della Conferenza di Parigi. Al discorso pronunciato da Byrnes al suo ritorno a Washington, abbastanza fermo sulle nostre questioni della Venezia Giulia e Trieste e delle riparazioni nonché sui problemi dell'Austria e della Germania, non faceva seguito nessuna ulteriore manifestazione di irrigidimento americano. A differenza dalla polemica quotidiana del marzo-aprile scorsi per il caso dell'Iran, questa volta si sembrava evitare di voler continuare la mobilitazione dell'opinione pubblica sulla questione delle paci e su quella particolare della Venezia Giulia. La replica polemica di Molotov al discorso del segretario di Stato, veniva da questi commentata durante la settimanale conferenza stampa in modo molto misurato ed evitando di riprendere il precedente accenno circa il ricorso all 'O.N.U. qualora a Parigi non si potesse conseguire l'accordo. Invero, nell'ultima decade di maggio avvenivano i passi paralleli americano ed inglese a Bucarest per la questione delle elezioni ed a Belgrado riguardo le mene di Tito in Venezia Giulia, ma anche questi passt venivano commentati con molta discrezione.

L'evidente atmosfera di distensione, che sembrava preludere a nuovi esperimenti di «appeasement» non poteva che portare alla conclusione che si avessero fondati motivi di giungere a Parigi ad un compromesso generale, e quindi necessariamente ad una soluzione per noi insoddisfacente della questione principale di Trieste. I contatti con il Dipartimento di Stato, mentre confermavano che la prima fase della Conferenza si era conclusa in una atmosfera di cordialità e davano fondati motivi a timori sull'accettazione da parte americana del principio della internazionalizzazione della città di Trieste, non davano peraltro la sensazione precisa che si svolgessero vere e proprie trattative fra Washington e Mosca per appianare le divergenze nuovamente rivelatesi a Parigi. Se ne ricavava piuttosto · l'impressione che chi trattasse fosse la Francia, magari con l'appoggio dell'Inghilterra e che da parte americana si era tentato di procedere piuttosto a limitati sondaggi allo scopo precipuo di vedere di accertare le reali intenzioni di Stalin e possibilmente di indur! o a recedere dalle posizioni russe più intransigenti: non sembrava peraltro che l'ambasciatore generale Smith avesse avuto particolare successo.

È del resto logico pensare che in queste probabili trattative in cui Francia, Inghilterra ed U.R.S.S . hanno interessi specifici diretti od indiretti da tutelare e quindi eventuale convenienza a concessioni reciproche, gli Stati Uniti, che hanno attualmente solo interessi generali e di principio da salvaguardare, possano preferire di rimanere per cosi dire in seconda linea ed in riserva.

Comunque, da queste poco rassicuranti prospettive di compromessi generali, si poteva anche essere indotti a ritenere che fosse stata scelta a bella posta, di comune accordo, la data del 15 giugno per la ripresa di Parigi , affinché le reciproche concessioni anglo-franco-russe ed i cedimenti americani «pro bono pacis», non si ripercuotessero sulle elezioni italiane e sul loro esito.

Negli ultimissimi due-tre giorni si è peraltro assistito ad una improvvisa nuova e crescente ondata di pessimismo . È possibile dunque che trattative e sondaggi tra le capitali occidentali e Mosca non abbiano affatto dati i risultati sperati . È probabile che la visita di Tito e dei suoi vari accompagnatori militari al Cremlino abbia rafforzato anziché diminuire l' intransigenza sovietica per Trieste e la Venezia Giulia. Da lunedì scorso si ricomincia qui a parlare anche sulla stampa della necessità di affrontare e risolvere subito il problema del trattato con l'Austria e del conseguente ritiro delle truppe russe da detto Paese e dai Balcani, che consentirebbe anche la fine della occupazione militare in Italia. Il tono con il quale se ne parla, sia al Dipartimento sia sulla stampa, è piuttosto di chi sa di trovarsi di fronte ad un nuovo rifiuto russo. Si riafferma anche che Byrnes riproporrà nuovamente la questione dell'assetto della Germania, aggiungendo questa volta alla nota proposta dell'accordo venticinquennale a quattro per assicurare il disarmo tedesco , un nuovo progetto di costituire una federazione di tredici Stati germanici con vincoli politici molto tenui ed uniti soprattutto da direttive comuni di integrazione economica, secondo il noto principio di Potsdam e da una specie di «Zollverein»: al riguardo si vanno addirittura a rinvangare gli esempi storici dei Trattati di Westfalia e della Confederazione germanica del 1815!

Del problema austriaco e di quello tedesco , agli occhi americani il primo è peraltro di gran lunga prevalente e di importanza immediata ai fini delle paci. Qualora si trovasse una linea di accordo per il primo -e sembra ben difficile che l'U.R.S.S. dia il suo consenso date le conseguenze che ne deriverebbero per . i suoi presidi in Austria e nei Balcani -il problema tedesco potrebbe essere anche rinviato .

Comunque qualora da parte russa si dimostrasse arrendevolezza nel trattare la questione dell'Austria, non vi è dubbio che, data l'importanza che qui vi si attribuisce , Molotov avrebbe modo di far valere la concessione fatta per chiedere compensi . Per quanto concerne il nostrotrattato di pace, egli potrà ottenere dagli anglo-americani la costituzione di Trieste in Città Libera internazionalizzata . Ma dal punto di vista russo, l'accettazione di una tale soluzione potrebbe equivalere in sostanza a fare un 'a ltra concessione piuttosto che ad ottenere un compenso. Si pone quindi il quesito se il problem a austriaco e la fissazione di date certe per la riduzione ed il successivo ritiro dell e truppe russe presenti agli occhi di Mosca una importanza maggiore o minore di quella di ottenere il suaccennato compromesso per Trieste.

È ovvio che i due problemi possono far completamente naufragare la Conferenza di Parigi. Da ciò la nuova ondata di pessimismo, di cui vi è traccia anche nelle dichiarazioni fatte ieri alla sua conferenza stampa dal segretario di Stato, il quale ha rilevato che se al momento della sua partenza per Parigi in aprile aveva invocato scherzosamente la necessità di « preghiere» per il successo dei lavori dei ministri degli esteri , questa volta il bisogno di «molte più preghiere» era assai serio e pressante.

Qui si teme molto un insuccesso della ripresa parigina , per tutte le incognite che ne deriverebbero sui rapporti tra gli anglo-americani ed i russi. È quindi certo che si faranno tutti i possibili tentativi per impedirlo, ciò che costituisce un grave pericolo per una nostra equa pace. Si aggiunga alla necessità che gli americani sentono di questi estremi tentativi, la psicosì di pace sollecita qui diffusa e della quale ho segnalato le poco liete prospettive nel mio rapporto del 26 maggio scorso 1• Mentre poi è indubbio che le manifestazioni di disunione seguite in Italia alle elezioni, in questo momento tanto delicato, manifestazioni che sono state qui largamente pubblicizzate, possono attenuare i superstiti scrupoli americani di non contribuire ad infliggere gravi torti al popolo italiano.

In questa situazione, malgrado il danno di un nuovo indefinito ritardo nel conseguire la pace, dovremmo augurarci che a Parigi non sia possibile raggiungere l'accordo e che quindi la soluzione dei nostri problemi sia rinviata a tempo più propizio . Sotto questo aspetto, il pessimismo di questi ultimi giorni, rispetto alla fiducia ottimistica che precedentemente prevaleva, potrebbe offrire per noi qualche motivo di speranza.

Riassumo qui di seguito le informazioni avute negli ultimi giorni sulle nostre questioni territoriali:

l) Questione di Trieste. Secondo confìdenze avute al Dipartimento di Stato, della possibilità di raggiungere un compromesso con ì russi mediante l'internazionalizzazione della città si sarebbe parlato per la prima volta in una delle ultime riunioni private degli anglo-franco-americani presso Bidault, in occasione della chiusura della prima fase della Conferenza. Il primo accenno sarebbe stato fatto dai francesi e gli inglesi l'avrebbero accolto con favore mentre l'idea avrebbe anche fatto impressione sugli americani. L'ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca, generale Smith, assisteva, sembra, a questa riunione ed alla fine di essa avrebbe avuto verbalmente da Byrnes l' incarico dì sondare, con ogni discrezione, le idee dei russi in proposito senza peraltro scoprirsi. Sempre secondo queste confidenze, il generale Smith aveva già precedentemente avuto istruzioni di accertare, possibilmente in contatti personali con Stalin, che cosa esattamente Molotov intendesse con i suoi accenni a «possibilità di più larghi compromessi » come ha riferito l'ambasciatore Quaroni. È ovvio che sulla questione dì Trieste debbono avere avuto luogo in queste settimane vari scambi di vedute con Parigi e Londra. A quanto appreso al Dipartimento 1'8 corrente (mio telegramma di tale giorno) 2 e confermato nuovamente nelle ultimissime conversazioni, Bidault ha fatto qui sapere che presenterà alla Conferenza un suo nuovo progetto di compromesso sulla questione della Venezia Giulia; è stato al riguardo precisato che questo progetto riguarderebbe appunto l'intemazionalizzazione di Trieste e si è aggiunto ritenere che gli inglesi vi darebbero subito la propria adesione. Quanto agli americani, mi è stato ripetutamente assicurato che essi avrebbero difeso quanto più a lungo possibile l'appartenenza di Trieste all'Italia e che non avrebbero dato la loro adesione al progetto di Bìdault fin quando anche i russi non lo avessero accettato. Mi sono impegnato a fondo, con la massima energia, mobilitando anche tutti i possibili aiuti (comizio a


1 Vedi D. 486. 2 Vedi D. 527.

New York al Madison Square G a rden, intervento di eminenti personalità cattoliche presso il presidente, Bymes, Hannegan , gli amici personali di Truman ecc.) al fine di rafforzare la posizione americana per Trieste italiana e, nella speranza di un rifiuto russo al compromesso, di raffrenare la tendenza americana ad aderirvi. A tale scopo -avvalendomi secondo le necessità locali delle istruzioni impartitemi da

V.S. con telegramma del 3 corrente 1 -ho dichiarato inequivocabilmente a voce e per iscritto in una nota del 10 corrente rimessa al segretario di Stato, che il popolo italiano non avrebbe mai accettato la perdita di Trieste e che nessun presidente del Consiglio avrebbe firmato un trattato di pace che la sanzionasse, sia pure sotto la forma di una intemazionalizzazione. Nella stessa nota (che ho rimesso in copia a codesto ministero in telespresso a parte) e nelle mie conversazioni con esponenti del Dipartimento ho altresì iibadito nettamente l'argomento che preferivamo il mantenimento dell'attuale situazione in Venezia Giulia a soluzioni del tipo suindicato. Naturalmente è difficile prevedere nelle linee dei possibili più vasti compromessi che potrebbero verificarsi a Parigi, quali soluzioni potranno prevalere. Mi sembra quindi necessario prepararsi fin da ora anche alle prospettive più sfavorevoli.

2) Questione africana . La posizione della delegazione americana è, per il momento, ferma nella sua preferenza per il noto progetto di trusteeship plurimo. Qualora tuttavia anche gli inglesi accedessero al progetto francese sostenuto dai russi, gli americani vi daranno la propria adesione. Segnalo specialmente che Byrnes è rimasto molto impressionato dalla propaganda inglese sui pretesi unanimi sentimenti ostili all' Italia delle popolazioni indigene della Libia. A quanto è stato detto in via confidenziale dal Dipartimento di Stato, giornalisti americani che si sono ultimamente recati in Libia hanno riferito che tutti gli arabi ed ebrei, da loro avvicinati in conversazioni svoltesi senza la presenza di inglesi , hanno unanimamente respinto il ritorno dell'Italia e proclamato la volontà di impedirlo con l'insurrezione armata. Mi sono sforzato in tutti i modi di controbattere questa interessata propaganda ostile avvalendomi dell'ultima documentazione pervenuta da codesto ministero. Tuttavia non è facile dissipare queste erronee impressioni, tanto più che qui si vorrebbe evitare di approfondire per la Libia i contrasti già prodottisi con il mondo arabo per la questione dell'immigrazione ebrea in Palestina. Sono d 'avviso che ci occorra fare ogni tentativo, sin da ora, per essere uditi dai Quattro ministri nella questione delle colonie e concentrare specialmente la difesa delle nostre posizioni in Libia, e coloniali in genere, in una dimostrazione senza esitazioni, con tutte le prove in nostro possesso, della falsità della tesi inglese. È soltanto .fornendo le prove più ampie dell 'inesistente pericolo di una sollevazione generale contro di noi, che riusciremo a dissipare queste prevenzioni. Riterrei che tanto i francesi quanto i russi potrebbero avere interesse a facilitare la nostra consultazione.

Per quanto riguarda le altre questioni con la Francia mi riferisco ai miei precedenti telegrammi , mentre assicuro che negli ultimi contatti fatti con il Dipartimento, ho nuovamente ribadito, verbalmente e per iscritto, nel modo più energico, le nostre posizioni per Tenda, Briga ed il Moncenisio.

Riferisco a parte sulle altre questioni 2 .


1 Vedi D. 509. 2 Vedi DD. 542 e 545.

542

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 9815-9783-97821754-755-756. Washington. 13 giugno 1946, ore l l (per. ore 9,30 del 14).

Miei telegrammi 699 e 733 e suo telegramma 8806 1 .

Nei miei contatti ultimi giorni , prima della partenza delegazione americana, ho continuato insistere presso vari membri di essa su nostra impossibilità firmare trattative di pace che non lascino Trieste all'Italia e non diano giusta soluzione Venezia Giulia. Non ho mancato ribattere che piuttosto avremmo di gran lunga preferito mantenimento situazione attuale che lasci impregiudicato vitale problema. Dopo la nota rimessa al segretario di Stato, che ho trasmesso per corriere2 ho lungamente intrattenuto della questione Ben Cohen, che è intimo consigliere Bymes. Egli mi ha in sostanza assicurato che Governo americano «non vuole sacrificare Trieste italiana neppure in sede compromesso con altre questioni (Austria)». Egli, come anche direttore generale Affari Politici Matthews, ha assolutamente negato che americani avrebbero mutato nota posizione circa Trieste sostenuta da Bymes a Parigi e nel suo discorso del 20 maggio. Ha però rilevato impossibilità fare precise previsioni su sviluppi Conferenza Parigi.

Ho rivisto anche, l I corrente, senatore Connally (il quale secondo indiscrezioni sulla stampa sarebbe tornato da Parigi con l'ambasciatore jugoslavo), ed ho vivamente insistito per dissipare prevenzioni che egli aveva prima della sua partenza per il convegno. In sostanza ho l'impressione che americani dovrebbero fare del loro meglio per sostenere a Parigi appartenenza Trieste all'Italia. Debbo. tuttavia confermare pericolo segnalato con miei telegrammi surriferiti.

Suoi telegrammi 88493 , 473 e 92204 .

In conversazioni al Dipartimento di Stato e con membri delegazione Parigi ho insistito nel modo più pressante affinché sia mantenuto statu quo nostra frontiera settentrionale e tutt'al più, qualora ciò si rendesse indispensabile, americani si limitino concedere rettifiche di frontiera realmente «minori». V.E. conosce notevoli sforzi spiegati fin da anno scorso per superare considerevoli divergenze nello stesso Dipartimento di Stato e indurre americani adottare per Alto Adige posizione mantenuta fino ad oggi. Correnti noi favorevoli del Dipartimento di Stato, pur rendendosi conto peggioramento della situazione, non sono state sorprese da atteggiamento inglese ripetutamente segnalato. Esse prevedono che francesi potranno aderire tesi Bevin. Non si può escludere che Byrnes, che non si è finora impegnato a favore Austria, si decida a Parigi appoggiarci. Peraltro non calcolo

t Vedi DD. 484, 523 e 509.


2 Non pubblicata , ma vedi D . 541 .


3 Vedi D. 512.


4 Non pubblicati , ritrasmettevano rispettiva mente il D . 522 e la seconda parte del D . 524.

che delegazione americana (che non è unanime nella questione) faccia della cessione Pusteria ad Austria questione di principio qualora persista opposizione russa. In tal caso piuttosto essa cercherebbe soluzione di compromesso eventualmente a favore accordi diretti (nei telegrammi miei per corriere 0167 e 0148) 1• Comunque attribuzione all'Italia zona industriale Bressanone sembrerebbe qui fuori discussione.

Suo telegramma 9109 2 .

A seguito precedenti colloqui con presidente e con membri delegazione americana su situazione già nota Libia, nei quali mi ero avvalso informazioni fornitemi da codesto ministero sottolineando artificiosa messa in scena britannica, non ho mancato ribadire nel modo più energico al Dipartimento di Stato considerazioni svolte suo telegramma. Circa proposta inglese per immediata inchiesta in Libia commissione d'inchiesta quadripartita presentata al Consiglio supplenti, Dipartimento ha informato che èssa era stata respinta tanto da Gusev quanto da Bidault e da Dunn: due ultimi avevano fatto valere mancanza di tempo per sopraluogo e presentazione rapporto entro il termine 20 correntè proposto inglesi. Dipartimento peraltro prevedeva che proposta sarebbe stata presentata a Conferenza ministri esteri, i quali avrebbero potuto finire per accoglierla. Ho pertanto insistito verbalmente e per iscritto nostra richiesta che rappresentante italiano accompagni commissione pur essendomi stato osservato che precedenti commissioni esperti Venezia Giulia e Roja erano composte soltanto da rappresentanti Quattro. Come riferito per ultimo con rapporto n. 17213, Byrnes ha proposto a Parigi mantenere preferenza per noto progetto americano amministrazione multipla. Peraltro qualora anche inglesi accedessero proposta amministrazione singola italiana americani aderirebbero . A quanto mi viene confidenzialmente detto da stessa fonte di cui miei telegrammi 650 e 669 4 , montatura stampa avrebbe raggiunto un massimo negli scorsi giorni e Senusso sarebbe stato invitato recarsi subito in Libia. Byrnes mostrato molta preoccupazione per reazioni mondo arabo date anche relazioni pervenutegli da giornalisti americani recatisi recentemente in Libia circa pretesa unanimità arabi ed ebrei opporsi con insurrezione armata ritorno Italia. Ho quindi personalmente intrattenuto giorni fa su montatura inglese ai nostri danni membri delegazione americana ed in particolare Ben Cohen cui ho rimesso anche mia lettera personale che denunzia attività britannica e riassume brevemente quadro situazione. Dato pericolo sfavorevole soluzione questione libica in quadro possibile compromesso generale, sarebbe quanto mai necessario cercare ottenere essere consultati per colonie attuale fase Parigi. Per quanto concerne americani occorrerebbe specialmente concentrare nostri argomenti, con ogni documento, su nostre attuali relazioni con popolazioni locali e intendimenti per futuro, dimostrando incongruenza pericolo generale insurrezione. Aggiungo infine che Negus presenterebbe a Parigi precise rivendicazioni nostre colonie Africa Orientale.


1 Non pubblicati. 2 Vedi D. 530. 3 Vedi D. 541. 4 Non pubblicati, ma vedi DD. 71 e 453.

543

IL PRESIDENTE DEL CON SIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. S.N .D . 9332 /c . 1 . Roma, 13 giugno 1946 . ore 20.

Mio 9109 2 .

Soragna telegrafa che proposta commissione per Libia è stata silurata da Gusev appena Mosca ne fu informata. Egli avrebbe in questa occasione sottolineato che risultati inchiesta sarebbero stati soltanto quelli che avrebbero fatto comodo Inghilterra. Mio telegramma in alto citato le consentirà di dimostrare quanto e come tesi sostenuta da supplente sovietico è fondata. Comunque, esprima costì nostro vivo apprezzamento 3 .


544 .

L' INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZON[. AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERl

T. S.N .D. 9647 /640. Parig i, 13 giugno 1946, ore 2 1,51 (per. ore 9 del 14 ) .

Trasmetto seguente telegramma a firma Soragna :

«Commissione esperti nominata da supplenti per esame questioni idro-elettriche territorio richiesto da Austri a ha sentito ieri tecnici austri aci e stamane tecnici italiani questi ultimi accompagnati da Casardi. Nostro punto di vista è stato ampiamente esposto e documentato. Segue rapporto per aereo 4 .

Impressione è che esperto inglese cerchi ogni appiglio per favorire richiesta Austria , pur salvaguardando in qualche modo interessi idro-elettrici italiani presenti e futuri e comunque !asciandoci Bressanone. Atteggiamento altri esperti indefinibile».

545

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANT , AL PRESIDENTE D E L CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, D E GASPERI

T. S.N.D. 96711757. Washington, 13 giugno 1946, ore 23,18 (p er. ore ll,45 del 14).

Telegramma n. 85155 e 8675 6. · Dopo nota rimessa 31 maggio scorso su questione riparazioni secondo le istruzioni di V.E., in parecchie conversazioni con esponenti Dipartimento di Stato


1 Trasmesso anche alle rappresentanze a Parigi e a Washin gton.


2 Vedi D. 530.


3 Quaroni rispose con T. s. n.d. 9793 /312 del 15 gi ugno: << Ho oppo rtunamente ringrazia to Govern o sovietico per appoggio datoci questione invio commi ssione Libia,.


4 Vedi D . 552.


5 Non pubblicato, ritrasmetteva la prima parte del D. 477.


6 Vedi D . 499.

ho continuato ribadire nostra tesi. Informazioni avute mi confermerebbero peraltro

che U .S.A. non intenderebbero in massima mutare noto punto di vista circa quattro

fonti di nostre riparazioni per U.R.S.S., sostenute da segretario di Stato , dopo

avere accettato proposta compromesso avanzata da Molotov in seduta l O maggio

Conferenza Parigi. Riassumo principali punti dichiarati in dette conversazioni:

l) A quanto è stato confermato da direttore generale Affari Politici Mat

thews, Byrnes rifiuta assolutamente di accedere richiesta russa per ottenere ripara

zioni mediante nostra prestazione merci «current production». Congresso e opi

nione pubblica americana non ammetterebbero che forniture di beni fatti all'Italia,

sia titolo gratuito « U .N.R.R.A. » sia a titolo di prestito, possano anche in parte

essere stornati per riparazioni sull'Italia. Qualora noi accettiamo venire incontro

richiesta russa a tale riguardo , correremmo serio rischio vederci preclusa nuova

possibilità di aiuto da parte U.S.A.

2) Byrnes, sempre secondo Matthews, avrebbe concesso ai russi una quota

parte macchinari nostre industrie di guerra «non convertibili a fini pacifici» , persuaso

che in realtà, nel caso per noi peggiore , si ridurrebbe in pratica a entità insignificante.

3) Di fronte atteggiamento sovietico che prelude a confisca nostri beni in

Paesi danubiani a titolo «bottino di guerra», segretario di Stato, ritenendo che

non vi fosse più alcuna speranza per noi di riaverne la libera disponibilità, ha

proposto cessione a titolo riparazioni . Sia Matthews che altri funzionari Diparti

mento di Stato hanno recisamente smentito fondamento notizie date da Dekanozov

a Quaroni (di cui al telegramma 8515 punto quinto) circa proposta fatta americani

cedere quota parte beni italiani all'estero oltre quelli di Paesi zona sovietica. A tal

proposito mi è stato categoricamente assicurato che da parte americana non si

accederebbe a richiesta russa del genere.

4) Offerta due navi passeggeri «Saturnia» e «Vulcania», cui restituzione

all'Italia non era qui ancora decisa , sarebbe stata provocata sia da desiderio

conteggiarla ad alto prezzo (segretario Stato le valutò a Parigi 25 milioni di dollari)

sia anche opinione scarsa competenza nautica dei russi. Si aggiunge qui la

considerazione che per ripristinare dette navi accorrerebbero forti spese e che

esercizio sarebbe costoso.

5) Per quanto concerne computo riparazioni quota parte eccedenza flotta

da guerra assegnata in linea di principio ai russi , segretario di Stato, in sua

moderata replica a discorso polemico Molotov, ha ribadito noto punto di vista

espresso suo discorso 20 maggio . Byrnes si proporrebbe di insistere, almeno quale

punto partenza , in questa sua posizione. Per conto mio non escludo che egli possa

compromettere in caso si potesse raggiungere un accordo generale.

6) Anche per quanto concerne oro italiano americani avrebbero sino ad

ora sempre rifiutato accedere richiesta sovietica, giustificandola con necessità

procedere restituzione oro di proprietà Banca d'Albania, Jugoslavia ecc. e di

mantenere una parte all'Italia anche in previsione no stra adesione accordo Bretton

Woods. Si mostrerebbe qui confidare che tale posizione possa essere mantenuta.

Non potrei peraltro garantirlo in modo assoluto qualora russi insistessero risoluta. mente per ottenere piccola quota.

7) Matthews ed altri del Dipartimento di Stato mi hanno confermato che

Molotov, nella sua proposta compromesso, avrebbe rinunziato a patrocinare con

cessione 200 milioni di riparazioni per Jugoslavia, Albania e Grècia. Esperti

anglo-francesi americani sono d'avviso che particolarmente Jugoslavia e Grecia ottengano a titolo riparazioni assets italiani in rispettivi Paesi . Vi potrebbe quindi essere ovvio pericolo anche per beni italiani Dodecanneso specie se appartenenti connazionali residenti in Italia 1•

546

L'INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . s. N. D. 9707 /643. Parigi, 14 g iugno 1946, ore 16.35 ( per. ore 8,30 del 15).

Ambasciatore Soragna comunica quanto segue: «In odierno colloquio con Casardi, Reber ha riassunto come segue stato lavori Conferenza:

l) Trieste. Per quanto gli risultava situazione non ha subito mutamenti dal momento chiusura precedente sessione Consiglio Quattro. In particolare egli non era a conoscenza di negoziati svolti nel frattempo direttamente fra Londra Washington Mosca in proposito.

2) Alto Adige . Delegazione americana non ha ricevuto sino ad ora istruzioni circa atteggiamento da assumere.

3) Frontiera occidentale. Esperti hanno terminato lavori. Per quanto concerne richieste francesi uno , due e tre (compreso quindi Moncenisio) è confermato che deci sioni di massima sono già · prese . Questione Briga e Tenda sarebbe invece tuttora in sospeso e verrà sottoposta nuovamente ai ministri per decisione definitiva. Da parte francese continuano forti insistenze.

4) Reber crede poter escludere che nel corso prossima sessione Consiglio a Parigi si dia luogo a ulteriore esposizione punti di vista italiani , almeno per parte di «personalità italiana di primo piano». (Quindi in caso successo Conferenza ogni nostra ulteriore osservazione andrebbe fatt a sul «progetto» di trattato) .

5) Ordine dei lavori dei Quattro non è ancora stato deciso e verrà fissato seduta domani o lunedì».

547

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. S. N. D. 9724 /305. Mo sca , 14 giugno 1946, ore 17,32 (per. ore 9 del 15).

In lungo colloquio avuto oggi presso questo Ministero esteri ho saputo quanto segue : l) I lavori relativi al nostro trattato di pace non hanno fatto molti passi avanti .


1 Per la risposta vedi D. 557.

2) La questione Trieste è ancora in discussione. Pare che gli americani abbiano proposto internazionalizzazione città e porto .ma i sovietici hanno al riguardo atteggiamento riservato.

3) Colonie: nessun progresso. Questione rimasta come alla fine della precedente sessione Conferenza Parigi.

4) Riparazioni. È stato riconosciuto all ' U.R.S.S. diritto cento milioni dollari. È in discussione modo di pagamento. È altresì in discussione se e quanto dovrebbero ricevere come riparazioni Jugoslavia-Grecia-Albania.

5) Confini Francia in sospeso. Ho insistito per accettazione nostro punto di vista specie per quanto concerne Tenda-Briga-Moncenisio .

6) Alto Adige. I supplenti dei ministri esteri vanno orientandosi verso cessione Austria della Pusteria. Sarebbe stato deciso invio sul posto commissione quadripartita per esaminare questione dal punto di vista economico.

7) Sono in sospeso molte questioni economiche: sequestro beni italiani all'estero, risarcimento danni circa beni ex-nemici per danni avuti in Italia , costituzione Commissione Controllo economico e politico. Mi è stato detto che delegazione sovietica cercherà opporsi sequestro beni all'estero considerato atto che colpisce ingiustamente cittadini irresponsabili ; egualmente continua opporsi Commissione Controllo.

8) Quattro Libertà : ho consegnato a suo tempo noto promemoria. Al riguardo mi è stato detto che difficilmente si potrà fare a meno di inserire una clausola relativa a tali libertà, dato che Italia durante fascismo ne ha impedito esercizio e quindi si vuole avere garanzia per avvenire. Ho convenientemente ribattuto argomento.

Si tiene ancora riservata ogni notizia relativa partenza Molotov e Dekanozov. Comunque domani partono per aereo per Parigi ministro Kozirev e Mikailov, cioè funzionari che si occupano specialmente questioni italiane. Sarebbero opportuni contatti con nostra ambasciata o delegazione. Essi sono già stati da . me preavverti ti.

548

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s. N . D. 9727-9728-9729 /308-309-310. Mo sca, 14 giugno 1946, ore 21 ,50 ( per. ore 9 del l 5 ). Smith mi ha detto che:

l) suoi sondaggi per sapere che cosa russi intendessero per compromesso più largo non hanno approdato a nessun risultato dato egli ne sa tanto sulle reali intenzioni russi quanto ne sapeva prima passata Conferenza Parigi ;

2) suoi sondaggi circa atteggiamento russo per internazionalizzazione Trieste non hanno parimenti dato risultati concreti. Ne ha fatto vago accenno Molotov il quale lo ha lasciato cadere. Mi ha aggiunto che esperti Parigi hanno fatto fare qualche passo avanti lavori soltanto su questioni secondarie concernenti disarmo che non costituivano del resto vere difficoltà, ma che in generale situazione non ha fatto progressi importanti .

Smith è nel complesso molto pessimista su risultati prossima Conferenza Parigi al punto che sta cercando non prendervi parte. Spera soltanto che si possa evitare rottura aperta che obbligherebbe tutte le parti a revisione radicale loro politica. Lo spera perché impressione -che io condivido -che russi non la desiderino come americani non la desiderano. Dettomi soltanto sia difficile evitare rottura aperta su questione Tiieste: bisogna trovare formula che permetta lasciare porta aperta a ulteriori conversazioni. A questo scopo gli ho suggerito come ultima ratio provare suggerire conversazioni dirette fra Italia e Jugoslavia riservandosi Quattro Grandi riprendere esame questione in caso fallimento intese dirette. Gli ho fatto naturalmente osservare che trattative dirette non avrebbero potuto dare alcun risultato poiché fra l'altro sia Governo italiano che jugoslavo avrebbero potuto, entro certi limiti, giustificare loro opinione pubblica certi sacrifici come imposti dalla volontà altri ma mai come sacrifici accettati liberamente. Formula però poteva far guadagnare qualche mese. Ho insistito su questo punto poiché Smith condivide mia opinione che atteggiamento più fermo Stati Uniti, se mantenuto, può dare realmente suoi frutti su molte questioni inclusa Trieste ma non può darne a poche settimane di distanza da Conferenza Parigi. Mi ha detto che mio suggerimento gli sembrava buono e che si riservava farlo presente suo Governo al momento opportuno.

Catroux si è mostrato con me estremamente pessimista circa possibilità risultato prossima Conferenza Parigi. Mi ha confermato che lavoro esperti non ha dato risultati di qualche importanza e mi ha detto che contatti diretti tra americani , inglesi e russi sono stati, durante queste ultime settimane, del tutto inesistenti. Mi ha detto che nell 'ultima conversazione avuta con Dekanozov sulla prossima Conferenza di Parigi, avendogli questi espressa una certa speranza di risultato positivo, Catroux gli ha fatto presente che non vi era ragione di ritenere che anglo-americani intendessero recedere loro punto di vista. Dekanozov gli ha risposto che anche delegazione sovietica non aveva alcuna intenzione di recedere suo punto di vista e che sua speranza era invece che anglo-americani finissero col rendersi conto che proposte sovietiche erano realmente giuste e ragionevoli . Anche Catroux era al corrente atmosfera ottimismo prevalente Dipartimento di Stato; non sa spiegarsene ragioni ed è incline considerarla come nuova prova leggerezza con cui da parte americana si affrontano queste conferenze. Egli ritiene che progetto invece sistemazione Germania e progetto americano trattato di pace con Austria, di cui solo secondo è stato consegnato Governo sovietico, non abbiano nessuna probabilità essere accettati dai russi : russi intendono puramente e semplicemente rifiutarsi discuterli ed insistenza anglo-americana per loro inclusione ordine del giorno Conferenza può soltanto diminuire scarsissime probabilità successo anche solo parziale. Questa ambasciata Inghilterra per suo conto mi ha confermato suo pessimismo circa Conferenza Parigi. Peterson ritiene anzi impossibile evitare che prossima Conferenza finisca rottura aperta fra ·i Quattro in modo che non sarà più possibile, per parecchio tempo almeno, convocare riunioni ministri degli esteri.

Vyshinky, con cui ho avuto breve conversazione, non ha voluto fare previsioni circa prossima Conferenza limitandosi a dirmi «nostro punto di vista è giusto ragionevole; esso finirà per essere accettato». Si è invece molto interessato situazione interna italiana. Era molto pessimista su possibilità torbidi suscitati da difficoltà opposta Sovrano riconoscimento risultati plebiscito (non gli era giunta notizia sua partenza) e se ne rincresceva dicendo che risultati elezioni referendum, costituendo prova volontà democratica popolo italiano, avevano creato ottima impressione Mosca ed erano a suo avviso destinati avere influenza favorevole su trattato pace. Avendomi egli espresso opinione necessità vigilare perché democrazia italiana non sia messa in pericolo da intrighi reazionari interni ed esteri, gli ho detto che consolidamento democrazia italiana dipendeva in grandissima misura da trattato di pace, e sopratutto da soluzione questione nostre frontiere orientali . Non ha risposto.

4

Unti! agreement is reached to coordinate, regulate and allocate frequencies for radio and radar communication networks and installations, the appropriate Jtalian authorities, after consultation and in cooperation with the Commanding Generai , will accord to the U. S. Forces those frequencies and power which shall be deemed necessary for the purpose of U. S. Forces of Occupation in Gerrnany , and Austria, and of U. S. Forces in Italy.

5

The Italian Government agrees that the U . S. Forces may conduct their own postal system.

6

a) In agreement with th e Commanding Generai , the ltalian Government will make available to the U. S. Forces such lands , buildings , installations and covered storage and other similar facilities as may be required from time to time by the U. S. Forces for the accomodation and training of troops; the operation maintenance, housing and servicing of aircraft; the storage of equipment, stores and supplies.

b) The Commanding Generai shall have freedom of access to and the right of removal of any or all U. S. property in ltaly. The Italian Government agrees to lend such assistance as may be required in forcing delivery of any such property upon the request of the Commanding Generai for such assistance.

c) Any surpluses arising as a result of U. S. Forces remaining in Italy pursuant to this agreement, which are made available to the ltalian Government, will be disposed of solely in accordance with the terrns of any over-all agreement arrived at by the U. S. and the Jtalian Governments with respect to U. S. surplus property in ltaly.

d) The U. S. Forces shall be granted right-of-way for and access to ali military petroleum pipelines and installations situated in Italian territory, connected with the distribution of petroleum products to such forces or to U. S. Forces of Occupation in Gerrnany and Austria.

7. a) The U . S. Forces shall ha ve the right to purchase !oca! produce, supplies, and manufactured goods and to contract for services in Italy. In order that such purchascs may not have any adverse effect upon Italian economy, the U. S. military authorities will consult with the appropriate Italian authorities upon the particular articles which, from time to time , shall be excluded from !oca! purchase by the U. S. Forces.

b) The Italian Government will, so far as may be reasonably practicable, arrange for the continued use of ltalian manufacturing capacity to meet other U. S. military requirements.

c) The U. S. Forces shall have the right to employ !oca! civilian labor directly or through appropriate local Italian authorities. ·

d) Payment at not to exceed the prevailing wage rates shall be made by the U. S. Forces directly to local civilian Iabor. Payment shall be made by the U. S. Forces directly to suppliers of goods purchased and services contracted for in accordance with this paragraph .

8

The financial terms and conditions covering the supply of Italian lira to the United States Forces, payment thereof and payment for services and facilities and related questions set forth in the Armistice agreement, dated 29 September 1943, shall continue to govern the financial relations between the United States Forces and the Government of Italy up to and including 30 June 1946, not withstanding the abrogation of that Armistice Agreement.

9

a) Occupation cost exclusive of net troop pay for the direct maintenance of United States Forces in Venezia Giulia and the Province of Udine shall continue as heretofore to be a charge against the Italian Government.

b) The cost of ali services and facilities not covered under paragraphs 8 and 9 a), made available to the United States Forces shall, from l July 1946, be the responsibility of the United States Government and shall be paid for in dollars currently.

c) The conditions to payment on which services and facilities are made available to the United States in ltaly, together with the financial questions such as the supply of Italian currency to the United States Forces, shall be subject of a separate agreement, effective as of l st July 1946. These arrangements include the establishment of a lira account through which medium the ltalian Government shall reimburse the U. S. Forces for lira payments made by U. S. disbursing officcrs in payment of expenses which, under the new Financial agreement, are properly chargeable to the Italian Government. The United States Forces shall establish such procedures as are necessary to implement the new Financial Agreement.

lO. a) Without prejudicc to the provisions of paragraph 16, U. S. Military Courts an d authorities shall h ave exclusivc jurisdiction over ali members of the U. S. Forces an d over ali persons of non-Italian nationality not belonging to such forces but who are cmployed by or who accompany or serve with those forces and are subject to U. S. N a val or Military Law, and the dependents of such persons.

b) Arrangements conccrning the exercise of jurisdiction in matters relating to civil law over non military personnel referred to in subpara a above, will be made the subject of a separate agreement but unti! and unless such agreement is adopted the ltalian courts shall not exercise jurisdiction in civil matters affecting such persons without the written consent in each instance of the Commanding Generai.

11. a) The U. S. Forces shall ha ve thc cxclusive right to police their own installations, camps and othcr areas and buildings specially used by thcm and to employ Military Police patrols as may be necessary for the maintenance of good order and discipline of persons subject to the jurisdiction of U. S. Forces. Persons who are subject to the jurisdiction of the Italian authorities may be arrested by the U. S. Milìtary Poli ce within such installations, camps areas and building and detained by them unti! thcy can be handed over to the appropriate Ttalian authorities.

b) The Italian police may arrest personnel subject to the exclusive jurisdiction of U. S. Military Courts and authorities for offenses against Italìan law outside the installations, camps , areas and building referred to in the preceding subparagraph, and detain them unti! they can be handed over for disposal to the appropriate U. S. Milìtary authority. A certificate signed by a U. S. officer that the person to whom it refers belongs lo one of lhe classes mentioned in paragraph l O a a bo ve shall be conclusive. The procedure for handing over such persons is a mattcr for local arrangements. Immediate notification of any such arresi will be given to the ·nearest U. S. Military installation.

12

The Ttalian Governmenl will make the necessary arrangements for insuring the trial by Italian eourts of persons who are allcged to havc committed offenses against thc persons, propcrty or security of the U. S. Forces.

13. The Commanding Generai and the appropriate Italian authorities will establish machinery for such mutua] assistance as may be required for making invcstigations, colleeting evidence , sccuring the attendance of witnesses in relation to cases triable under Allied, U. S. or Italian jurisdiction, and to provide procedure for punishment in appropriate courts of witnesses who refuse or fai! to comply with a summons , improperly refuse to testify, or who commit perjury or contemps of court.

14

The Government of Italy hereby undertakes to satisfy and to hold harmless the United States and its Armed Forces in all cases of non-combat claims of the Italian Government or of third persons against the United States, not arising out of contraci, which have arisen or may arise by reason of acts , defaults or operations of members of the Armed Forces of the United States, civilian employees thereof, and persons accompanying or serving with the United States Armed Forces, in Italy or italian territory. Such claims shall be assumed , settled, litigated or otherwise disposed of in such manner as lhe ltalian Government may determine. For the purposes of this undertaking the term single «persons single» shall include eorporations, partncrships and similar entitìes wìth a piace of business in Italy or Italìan territory.

15

a) Member of the U. S. Forces and organizations or persons employed by or accompanying these forces and property, income, compensation or receipts belonging to them or to their Government shall be exempt from any impost, tax, charge or duty of any kind wh atsoever imposed by the Italian Government or any of its politica! subdivisions or agencies. Ali the exemptions mentioned in this paragraph shall also apply to property imported by the U. S. Forces or by organizations employed by or accompanying these forces for use or for distribution as relief or otherwise, in Italy or elsewhere.

b) Without limit ing the generality of subparagraph a) of this paragraph, no impost, tax, charge or duty of any kind whatsoever imposed by the Italian Government or any of its politica! subdivisions or agencies shall apply to or with respect to the sale or other disposition, for export or otherwise, or surplus or other U. S. Government materia! or property, nor shall the Italian Government or any of its politica! subdivisions or agencies discriminate, by taxation o r otherwise, against the purchaser or recipient of such materia! of propcrty on account of the acquisition , use or disposition of such materia! or property.

16. a) The Commanding Generai shall bave the right to exercise jurisdiction over and to hold Displaced and Stateless Persons, enemy Prisoners of War, Disarmed Enemy Personnel , War Criminals and security suspects of enemy na tionality in refugee, Pri soner of War or internment camps in Italian territory orto remove them from such camps and from ltalian tcrritory at will.

b) Thc ltalian Government shall have the right to hold Prisoners of War (German) and Di splaced Persons in Italian territory. At thc request of the Commanding Generai under appropriate arrangements that ma y be entered into, the ltalian Government will hold ali such persons listed in paragraph 16 a for any of the Allied Governments.

c) The lialian Government will cooperate in facilitating the repatriation of Displaced Persons and the disposition of Stateless Persons from or through Italy.

17. Arrangements for the disposal of the remains of deceased members of the U . S. Forces of World War II and erection of monuments will be set forth in a separate agreement.

18. The ltalian Government when requested will attach to the U. S. Forces Italian officers or civilian officials for liaison duties to assi st the U. S. Military authorities in their relations with the ltalian civil and military authorities. These liaison officers or officia1s, whose numbers and qualifications will be agreed upon between the Commanding Generai and the appropriate Italian ministries, shall so far as possible be employed as intermediaries between the U. S. Military authorities and the Italian l oca! authorities in the execution of the provisions of this agreement and in other matters.

19

The interpretation of this Agrcement, the settlement of any difficulties arising therefrom, and the question of appropriate supplementary arrangements covering questions not dealt with in this Agreement shall form the basis of further discussion s between the United States and the Italian Government.

20

The term « U. S. Forces » when used in thi s agreement shall be defined as «U. S. Armed Forces and governmental organizations and accredited agencies operating under or in conjunction with such forces» when ever applicable. The term «Italy» shall be deemed for the purposes of this Agreement to include ali territories under Italian sovereignty and the territorial waters around them. However, nothing herein contained shall be construed to hmit the exis ting rights and powers vested in Allied or U. S. Commanders by virtue of the Military occupation of Venezia Giulia and the Province of Udine.

21

The foregoing Agreement shall be in full force and effect from the date of signing of this Agrecment a nd shall continue during the occupation by U. S. Forces of Austria or of any portion of ltalian territory which may be provided for in the Agreement modifying the Armi stice Regime, and shall continue for such reasonable time thereafter, not to exceed three mon ths , as is required for thc withdrawal of the U. S. Forces.

22

In the event that conflicting request s are made on the Italian Government by thc Commanding Generai, United States Forccs under the provisions of this Agreement and

the Commanding Generai of the Forces of another government under a similar agreement, the Italian Government shall invite the attention of the Commanding Generai concerned to such conflicting demands and request that they resolve thcir differences or report the situation to their respective governments for determinati on.

2

Guarda che ho trattenuto Casardi, che .è stato prezioso, e lo tratterrò ancora qualche giorno, per necessità di servizio.

3

Aggiungo che Malvezzi e Selmo sono qui, hanno gli opportuni contatti, e lavoriamo in buon accordo ed unità di intendimenti. Non so fino a qual punto riusciranno a far agire la società e gli uomini d'affari francesi a favore della tesi nostra; però, il tentativo è ormai impostato, e mi servirà assai.

551

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERJ

T. S. N . D. PER CORRIER E 9829 /074. Parigi, 15 giugno 1946 (per . il 17).

Ambasciatore Soragna comunica quanto segue:

<<Stamane ebbi colloquio con Bidault : questi era occupato, preoccupato e indaffa rato , e fece del suo meglio per farmelo capire. Premessi i preliminari (di cui al telegramma n. 452 di S. V.) 2 , ai quali del resto dovetti tagliar corto dato il poco tempo che egli mostrava aver disponibile, gli posi praticamente le carte in tavola: convinzione mio Governo su inopportunità per le due parti di lasciar le questioni italo-francesi seguire le loro sorti sul tavolo dei Quattro, senza tentare un ' intesa preliminare, che ne rendesse soluzione accettabile anche da noi. Sul che Bidault mi disse che io non avessi paura, perché nella presente sessione non si sarebbe ancora combinato niente, e tutto sarebbe rimasto ancora impregiudicato. Gli risposi non essere una prospettiva consolante, che noi dovessimo il vantaggio di sfuggire ancora una volta all'imposizione di condizioni così dure da parte Francia, unicamente al


1 Vedi D. 552. 2 Vedi D. 532 .

fallimento degli sforzi verso la pace del mondo. Enumerai le questioni principali italo-francesi ancora sul tappeto: consegna navi da guerra, smilitarizzazione frontiere, rettifiche confini. Nel quadro di un'intesa generale, esperti navali avrebbero potuto raggiungere un soddisfacente accordo per le navi da guerra; e trattando tra esperti militari la smilitarizzazione, si poteva ragionevolmente sperare di raggiungere una soluzione che soddisfacesse i desiderata dello Stato Maggiore francese salvando l'onore e il prestigio italiano nonché certe esigenze imprescindibili della nostra difesa e non implicando estensioni principio smilitarizzazioni ad altre frontiere. Circa i confini, gli esposi i punti su cui potevamo cedere senz'altro: San Bernardo, Valle Stretta, Chaberton. Pel Moncenisio, mi diffusi quanto me lo permise l'attitudine dell'intcrlocutore, a spiegare come le prospettive di un accordo idro-elettrico franco-italo-svizzero, con la conseguente inondazione totale dell'altipiano e costruzione di una grande diga (inaccettabile in territorio italiano), avrebbe permesso al Governo francese anche di fronte alla sua pubblica opinione di reimpostare il problema lasciando le frontiere dove ora sono. Per Briga e Tenda, dissi che eravamo pronti a dare le Terre di Caccia e loro risorse idro-elettriche, ed addivenire a quant'altre intese fossero possibili, salvo il cedere quelle buone popolazioni italiane che ancora pochi dì fa avevano mostrato con l'affluire alle urne la loro volontà di rimanere uniti alla patria.

Bidault fu ancora una volta vago ed evasivo. Si schernì dal pronunciarsi sul Moncenisio perché non conosceva la questione tecnica: non si rifiutò in linea di massima a che si incontrassero esperti nostri con francesi a discutere questa e le altre questioni pendenti, intendendo, però, la procedura presso il Consiglio dei ministri esteri doveva continuare; non poteva stralciare dall'agenda. Gli dissi che era perfettamente inutile riprendere contatti con esperti se prima egli non indirizzava i suoi con opportune direttive. Mi rispose di conferire con Couve, a cui mi promise di parlare in tal senso.

Volli anche toccare con lui la questione della internazionalizzazione di Trieste, perché non addivenisse (pensavo alle notizie di Tarchiani) a proposte conciliative in tal senso che sarebbero assai poco gradite da noi.

Non mi parve che ciò fosse nelle sue intenzioni; prese nota di ciò che gli dissi, senza impegnarsi. Gli parlai della Cirenaica, del ritorno del Senusso in Libia, del movimento panarabo, ecc. Si mostrò in sostanza d'accordo, ma non aveva né tempo né voglia di approfondire l'argomento.

In sostanza la mia impressione è che il Quai d'Orsay ha l'intenzione di lasciare le questioni italo-franccsi risolversi, quando sarà il momento, nel trattato di pace c non ha alcuna vera volontà di trattarne seriamente a due. I francesi ritengono che l'accordo tra i Quattro ministri per le questioni della frontiera sia definitivo e duraturo e tutto a favor loro -tranne per Tenda c Briga -su cui però non avrebbero nulla da guadagnare trattando con noi; mentre sperano di vincerla anche su tal punto al tavolo dci Quattro. Del resto pensano che la loro opinione pubblica potrebbe essere severa per concessioni direttamente largiteci, mentre non avrà da dire contro il Governo se il giudizio contrario venisse dal Consiglio e si sfogherà, tutt'al più, in amarezza contro gli altri tre ministri.

Ho cercato di vedere oggi stesso Couve, ma non gli è stato possibile a causa del Consiglio che si aduna per la prima volta. Insisterò perché parlando con lui potrò avere una nozione definitiva.

Ho poi detto a Bidault che, dato che le questioni italo-francesi rimangono sull'agenda del Consiglio , e noi non eravamo stati interrogati sulle altre rettifiche territoriali, la delegazione era in dovere di presentare al Consiglio un altro memoriale 1 , con le nostre definitive proposte , le quali coincidevano del resto perfettamente con quanto gli avevo esposto.

Riferirò appena parlato con Couve 2 , il quale, a quanto mi consta, ha incontrato ieri M alvezzi e ne ha avuto particolareggiate informazioni sul progetto del Moncenisio . I contatti avuti dal Malvezzi e dal Selmo sembrano aver dato risultati abbastanza buoni . Resta a vedere fin dove gli interlocutori francesi dei nostri due tecnici potranno o vorranno agire sugli uomini politici; e sarà mia cura di tenergli dietro .

Lunedì mattina consegnerò alla segreteria del Consiglio il nuovo memorandum3 così detto del Moncenisio , che ho rifatto in base alle osservazioni del ministero, e ai dati sui progetti per il nuovo serbatoio comunicatimi dall'ing. Selmo e dal dottor Malvezzi utilizzando al massimo per la presa di posizione negativa, l'affare della diga» 4•

552

L' AMBASCIATORE SORAGNA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

TELESPR . 05457/1446 . Parigi, 15 giugno 19465 .

Ha avuto luogo giovedì 13 corrente al Palazzo del Lussemburgo la preannunciata consultazione degli esperti italiani sugli aspetti tecnici dei problemi attinenti allo sfruttamento idro-elettrico del territorio richiesto dall'Austria . Presenti per parte italiana: Casardi , l'ing. Valerio, direttore generale della società Edison; l' ing. Castellani, direttore generale della società Montecatini ; l'ing. Rota, già direttore della Azienda elettrica di Bolzano e Merano.

I quesiti rivolti agli esperti italiani vertevano principalmente sulle effettive riserve idriche tuttora economicamente sfruttabìli nella zona, con l'evidente proposito di controllare il fondamento delle cifre da noi fornite col promemoria del l o giugno u.s . e probabilmente contestate dagli esperti austriaci , i quali erano stati sentiti il giorno innanzi nella stessa sede. L'esperto britannico ha inoltre mostrato particolare interesse per la esistente centrale di Bressanone, ed alla nostra argomentazione circa l'importanza fond amentale di detto impianto per l'esercizio delle ferrovie elettrificate italiane.


1 Vedi App . 5b . 2 Vedi D. 558. J Non pubblicato. 4 Per la risposta di De Gas peri vedi D. 558, nota 2 p. 670. 5 Manca l'indicazion e dell a data di arrivo.

L'esposizione dei nostri esperti si è svolta secondo le linee del promemoria sull'argomento che era stato presentato nel frattempo al segretario, e di cui si unisce copia 1• È impressione di Casardi e degli altri nostri esperti che l' argomentazione da loro fornita, e le pronte e documentate risposte date nel corso della conversazione ai quésiti posti dagli esperti delle quattro delegazioni inquirenti, abbiano valso a consolidare le nostre tesi ed a dissipare molte delle obiezioni evidentemente ispirate da parte austriaca.

È stata successivamente chiesta agli esperti italiani la loro opinione sulle proposte austriache circa la concessione di un regime di extraterritorialità per gli impianti già esistenti nel territorio rivendicato e per lo sfruttamento a mezzo di società itala-austriache di quelli eventualmente costruibili in avvenire.

Nel rispondere, Casardi ha ritenuto opportuno premettere che un a discussione di merito su di una questione che presumeva un mutamento dello statu quo territoriale non poteva in alcun modo intendersi come implicito abbandono della tesi pregiudiziale italiana, negativa del principio di rivendicazioni austriache verso l'Italia. Sulle linee delle dichiarazioni fatte al Consiglio dei ministri il 30 maggio scorso dall'ambasciatore Carandini 2 , egli ha quindi sommariamente esposto la portata dei diritti che avrebbero dovuto essere riconosciuti all'ltalia per effettivamente salvaguardare i suoi interessi idro-elettrici nella regione , diritti praticamente equivalenti all'esercizio di una vera e propria sovranità sul territorio e, nel campo giurisdizionale, all' instaurazione di una situazione molto simile ad un vero e proprio regime capitolare. Ciò a prescindere dal problema di come verrebbe garantita all'Italia la pratica attuazione di un sistema del genere.

Avendo allora il presidente insistito per conoscere il parere degli esperti italiani circa le proposte austriache relative alla costituzione di società itala-austriache per lo sfruttamento degli eventuali impianti a venire, i tre esperti hanno illustrato le varie difficoltà di ordine pratico che facevano ritenere estremamente problematica la realizzazione di una simile proposta .

Su quest'ultimo aspetto del problema (proposte austriache) il presidente ha chiesto agli esperti italiani di presentare un appunto scritto. Il che è stato fatto stamane. Se ne trasmetterà copia col prossimo corriere 3 .

In linea generale l'impressione riportata dai nostri esperti è che da parte dell'esperto britannico si cercassero argomenti per favorire le richieste austriache, pur con l'intento di salvaguardare i nostri interessi nel territorio contestato e, probabilmente, di lasciare all ' Italia Bressanone e la sua esistente centrale .

Indefinibile l'atteggiamento degli altri tre esperti, francese, americano e sovietico.

A quanto risulta gli esperti dei Quattro Grandi avrebbero avuto incarico di preparare un rapporto riassuntivo sulla questione da presentare entro lunedì 17 corrente al Consiglio dei ministri .


1 Non pubblicato. 2 Vedi D. 500, Allegato. 3 Non pubblicato .

553

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D . 9811-9810/125-127. Vienna, 16 giugno 1946, ore 11,20 (per. ore 20) .

In sue dichiarazioni Consiglio ministri e rappresentanti stampa circa suo

viaggio Parigi e Londra, ministro Gruber ha detto che Austria non intende

rinunciare a sue pretese su Alto Adige, che saranno fatte nuovamente valere in

occasione più propizia ed in sede più corrispondente (ritengo che Gruber intenda

con ciò riferirsi o Conferenza generale pace o, piuttosto, O.N.U. cui già stata

indirizzata petizione tirolese). Circa richiesta correzione confini in Pusteria,

Gruber ha detto essersi richiamato linea già elaborata da esperti americani nel

1919, cosa che avrebbe destato notevole impressione. Argomentazioni austriache

si sarebbero basate solo su motivi economici e di traffico omettendo qualsiasi

accenno a plebiscito anche perché delegazione italiana avrebbe ammesso che

popolazione territorio conteso è austriaca. Gruber ha inoltre dichiarato che,

trovandosi questione sotto esame commissione esperti, non è probabile decisione

sia prossima.

Da dichiarazioni suddette, tono stampa soprattutto partito popolare, finora -sempre assai energica nell'esprimere rivendicazioni austriache e che ha ora invece

attenuato agitazione irredentista, debbo ritenere conversazioni Londra e Parigi

abbiano rivelato Gruber minor favore verso tesi austriache di quanto non si

sperasse qui , specie dopo noti atteggiamenti e manifestazioni locali autorità alleate.

Mie condizioni salute permettendo lo, conterei vedere Gruber prossimi giorni 1

e per mia norma linguaggio mi sarebbe gradito avere conoscenza sommaria conte

nuto suo colloquio con conte Carandini 2•

Nelle sue dichiarazioni circa viaggi Parigi Londra Gruber, riferendosi a ri

chieste rettifiche presso conca Tarvisio, ha detto che rinvio discussioni è avvenuto

su domanda Governo jugoslavo che desidera partecipazione proprio delegato .

Atteggiamento deleterio Gruber in materia non mi stupisce. Prima sua partenza

per Parigi avevo accennato Gruber inopportunità richieste austriache su conca

Tarvisio che avrebbero giovato in definitiva a Jugoslavia provocando così interru

zione dirette comunicazioni Austria Italia verso Trieste. Gruber pur ammettendo

giustezza miei rilievi mi faceva intendere che pressione opinione pubblica costrin

geva governo austriaco includere quella rivendicazione.

È quindi molto probabile, anche per necessità atteggiamento inglese su detta

questione, secondo comunicazioni ambasciatore Soragna, Governo austriaco non

prenderà ulteriori iniziative in materia. Stampa governativa austriaca infatti non

ha più risollevato problema.


1 Vedi D. 578. 2 Vedi D. 517.

554

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.N.D. 9818 /315. Mosca , 16 giugno 1946, ore 17.15 (per. ore 9,30 del 17j.

Fatti presso questo Governo tutti i passi prescritti mi nel corso ultimi giorni 1• Mi permetto però ricordarle che se noi vogliamo assicurarci continuazione appoggio sovietico là dove sue tesi ci sono già favorevoli e influire per modificazione suo punto di vista là dove esso non lo è, è della massima importanza che nostra stampa, specialmente democratica cristiana, mostri di mettere massimo rilievo appoggio che noi riceviamo da russi . Qui per esempio non ha fatto buona impressione fatto che in nostro comunicato relativo adesione russa revisione armistizio, contrariamente assicurazioni contenute nel telegramma di V.E. 101 2 , non è stato menzionato fatto importante che Russia aveva proposto alcune modificazioni nostro vantaggio. Russia sostiene tesi noi favorevoli sopratutto in difesa suoi interessi (come fanno del resto altri) ma ha anche in vista influire in senso a lei favorevole nostra opinione pubblica e attraverso opinione pubblica su orientamento futuro politica estera italiana. Non bisogna ci dimentichiamo che lotta intorno trattato pace Italia è in realtà lotta per il Mediterraneo fra russi ed anglo-sassoni: in questo quadro futuro atteggiamento Italia comincia non essere indifferente. Attenzione russi è in questo momento evidentemente concentrata su atteggiamento partito di cui ella è capo partito che, sia per sua importanza numerica assoluta, sia per suo peso relativo di fronte fisionomia politica Assemblea, assume funzione decisiva: ha quindi particolare importanza atteggiamento stampa democratica cristiana e rilievo in cui essa porrà atteggiamento russi Conferenza pace là dove è pure favorevole. È probabilmente giunto rnomento in cui sia necessario far sentire anche su americani attraverso manifestazioni stampa opinione pubblica italiana che, se essi continuano dietro solite generiche assicurazioni benevolenza sacrificare su ogni punto interessi italiani, Italia anche niente affatto comunista potrebbe benissimo in politica estera orientarsi piuttosto verso Russia. Certamente però qualsiasi accenno sarà fatto in questo senso specialmente ripeto da parte stampa democratica cristiana avrà su atteggiamento generale Russia nostri riguardi effetti assai più rilevanti che qualsiasi passo d'assicurazione che possa essere fatto da me o da qualunque altro. Come ho fatto molte volte presente Russia è estremamente sensibile atteggiamento manifestazioni stampa e atteggiamento antirusso stampa democristiana nel corso campagna elettorale è stato molte volte rilevato da stampa sovietica e chiare allusioni in proposito mi sono state fatte da varie parti.


1 Vedi da ultimo D. 537. 2 Vedi D. 369, nota 2 p. 448.

555

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE SORAGNA, A PARIGI

T. 9463 /463. Roma , 17 giugno 1946. ore 10,30.

Suo 637 1•

Converrebbe far sapere a supplenti che già Governo fascista aveva retrocesso concessioni Tien-Tsin Shanghai nonché rinunciato privilegi extraterritoriali in Cina stipulando al riguardo appositi accordi con l'allora Governo di Nanchino. Abbiamo già fatto sapere a Governo cinese che siamo disposti confermare ad abundantiam tale retrocessione e rinunzia con scambio di note italo-cinesi. Preferiremmo seguire questa via anziché vederci imposto trattato di pace quanto già è stato sostanzialmente ceduto. Verrebbe adottata procedura analoga a quella seguita con Francia per decadenza convenzioni tunisine . Governo cinese potrebbe pertanto venire opportunamente incoraggiato seguire questa via.

556

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI , ALL'AMBASCIATORE A MOSCA , QUARONI

T. 9468/141. Roma, 17 giugno 1946, ore 11.

Suo rapporto 562 del 28 maggio2 .

Pregola rettificare cifra indicata per prestazioni italiane agli Alleati. Esse ascendono a 400 miliardi di lire (equivalenti a quattro miliardi di dollari) per quanto concerne le vere e proprie prestazioni finanziarie, forniture non pagate, requisizioni ecc. Al totale di circa mille miliardi di lire si giunge soltanto aggiungendo alla precedente cifra la valutazione economica dei servizi resi dalle forze arrnate , dall ' industria, dall 'agricoltura , dai prigionieri di guerra ecc. Quanto sopra risulta dal nostro memorandum 3 , che da tempo dovrebbe essere in possesso di

V.S. e di cui nei prossimi giorni le verrà inviata una copia modificata ed aggiornata.

Occorre anche tener conto che le dette prestazioni hanno già trovato parziale contropartita nei dollari accreditatici dall'America per le paghe truppe e che Governo italiano continua ad insistere perché da residuale somma sia detratta contropartita per saldare nostro debito per le civilian supplies.


1 Con T. 9581 1637 del !2 giugno Soragna aveva comunicato: « Richiamo attenzione che supplenti sessione straordinaria hanno deciso proporre inclusione tratta to di pace alla Cina diritti e concessioni italiani Tientsin Amoy e Shanghai».


2 Non pubblica to , ma vedi D. 477.


3 Vedi App. 4.

Richiamo poi attenzione S.V. su telegramm a 30 maggio diretto ambasciatore Tarchianjl (e di cui si trasmette il testo con telegramma a parte) dal quale S.V. rileverà concordanza tra due punti vista espressi da Dekanozov e istruzioni date predetto ambasciatore. Anzitutto noi concordiamo completamente che problema riparazioni debba essere considerato globalmente e deploriamo che Stati Uniti e Inghilterra abbiano, accedendo richiesta russa, creato precedente che potrà essere invocato da altri Paesi. Perciò insistiamo · perché si abbandoni metodo adottato per considerare invece problema alla stregua delle pretese globali messe a raffronto con la scarsa anzi inesistente capacità dell ' Italia a pagare.

Secondo punto di vista coincidente è quello relativo al modo di pagamento delle riparazioni . Se l'Italia sarà costretta a pagarle, è certo che il metodo meno dannoso è rappresentato dalla fornitura di prodotti purché fabbricati con materie prime fornite da Stati ammessi a goderne.

Fermo restando , anche per ragioni tattiche, principio che Italia cobelligerante non dovrebbe esser condannata pagare riparazioni e constatazione che sua condizione economica la mette nella impossibilità di pagarle, si riconosce tuttavia che di fronte deliberazione massima già adottata da Conferenza Parigi questione può considerarsi forse irremissibilmente pregiudicata nei riguardi Russia. In questa situazione è probabile convenga ad un certo momento da parte nostra intendersi con codesto Governo sia per attenerne appoggio onde paralizzare analoghe richieste altri Paesi, sia per ottenere agevolazioni circa ammontare e modalità pagamento riparazioni ad esso eventualmente dovute . Ma è, questo, problema oltre che sostanziale anche di tempestività , sul quale mi riservo di tornare appena sarò in possesso di ulteriori, più ampi elementi di informazione, che attualmente tuttora mi mancano e che presumo mi giungeranno fra breve da Parigi.

557

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 9469 /490. Roma , 17 giugno 1946, ore 19,30.

Suo 757 2 .

In merito a questione generale riparazioni si conferma quanto formava oggetto del telegramma sopracitato e cioè che Governo italiano considera estremamente pericolosa procedura, cui sembra Stati Uniti si siano avviati, consistente nel trattare il problema con l'U.R.S.S. senza tener presente che qualunque deliberazione di massima adottata in suo favore rischia di costituire un precedente per altri Paesi e di condurre pertanto a deliberazioni indipendenti dall 'accertamento della globale capacità italiana di pagamento.


1 Vedi D. 499. 2 Vedi D. 545.

Circa i singoli punti trattati nel telegramma medesimo si osserva quanto segue: l e 2) In base alle più recenti notizie da Mosca, l'interesse sovietico per nostri impianti bellici non convertibili in industrie di pace è notevolmente scemato e Governo sovietico si orienterà decisamente verso richiesta di pagamento riparazioni sotto forma fornitura merci. Argomenti coi quali finora Stati Uniti si sono opposti a tale forma di pagamenti verrebbero probabilmente a cadere qualora U .R.S.S . si dichiarasse disposta a fornire materie prime occorrenti. Pertanto è per noi essenziale conoscere se, anche in tal caso, opposizione americana persisterebbe. Infatti se l'appoggio americano su questo punto ci venisse a mancare (come già è venuto a mancarci sulla questione di principio dell'impossibilità italiana di pagare riparazioni) rischieremmo di trovarci di fronte a condizioni più gravi di quelle che forse avremmo potuto ottenere trattando direttamente coi russi . 3) Prendiamo atto decisa opposizione americana ad incameramento a favore

U.R .S.S . di beni italiani trovantisi fuori della sua zona di influenza.

4) Eventuale cessione Saturnia e Vulcania priverebbe marina mercantile italiana delle due sole grandi navi efficienti che non (dico non) richiedono ingenti riparazioni e che sono atte a consentire ripresa traffico passeggeri su basi economiche. D'altra parte non si comprende in qual modo scarsa competenza nautica sovietica potrebbe costituire motivo per assegnare loro dette navi .

5) Si conferma necessità insistere affinché valore navi da guerra eventualmente cedute a U.R.S.S. sia assunto in conto riparazioni. 6) Per quanto concerne oro Banca Albanià si rinvia a separato telegramma 1 .

558

L'INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ

T. S.N.D. 9856/652-653. Parigi, 17 giugno 1946, ore 21,30 (per. ore 8,30 del 18).

Trasmetto seguente telegramma Soragna:

«Mio telegramma per corriere 074 2 . Stamane ebbi lunga conversazione con Couve preannunziatagli da Bidault. Per la prima volta mi è parso che il complesso dei nostri ragionamenti e proposte abbiano suscitato una impressione genuina di possibilità e forse di convenienza anche per la Francia. Dissi Couve che oggi presentavamo una nota 3 al Consiglio per definire nostra presa di posizione di fronte richieste rettifiche francesi, e che nota era in tutto corrispondente a quanto gli avevo detto . Nell'assicurarlo che era redatta nei termini più amichevoli, gli mostrai come i francesi se ne potessero servire in Consiglio per spiegare eventuale tardo inizio negoziati diretti con noi in base specialmente nuovi aspetti questione


1 T. 9744 /509 del 22 giugno, non pubblicato. 2 Vedi D. 551. 3 Vedi App. Sb.

Moncenisio. Couve mi disse alla fine che egli doveva riflettere bene prima di darmi una risposta precisa, e che mi avrebbe telefonato per un secondo colloquio.

Abbiamo particolarmente esaminato la possibilità di risolvere la questione di Briga e Tenda con un plebiscito , ma siamo giunti alla pratica conclusione che esperimento poteva provocare movimento per analoghe soluzioni in altre e svariate regioni dove ciò non era conveniente né per l'Italia né per la Francia. Couve ne ha approfittato per contestarmi cifre votazione specie di Briga in base cifre trasmesse da ambasciata francese a Roma. Maggioranza sarebbe dovuta votazione numerosi agenti e carabinieri non locali nonché voti di porzioni dei territori che non sono reclamati dalla Francia 1•

Soluzione industriale del Moncenisio desta indubbio interesse. Ho inoltre ben marcato che Governo italiano anche e più che mai date prospettive costruzione diga si opporrà ogni mezzo cessione sovranità altipiano. L'uno e l'altro argomento mi pare abbiano impressionato.

Più tardi ho messo al corrente Dunn di quanto sopra raccomandandogli di favorire la cosa. Mi ha assicurato che Byrnes la vedrà molto volentieri e l'appoggerà presso i francesi ed il Consiglio.

Superfluo metta in guardia contro premature speranze» 2 .

559

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 9929 /658. Parigi, 18 giugno 1946 , ore 17,30 (per. ore 22).

Mio telegramma in chiaro 6573 .

Trasmetto seguente telegramma Soragna:

«Discussione ieri Conferenza ministri ha condotto ad un rapido accordo ai nostri danni su alcuni aspetti questioni economiche nostro trattato . Particolarmente grave riconoscimento principio rivalsa sui beni italiani nei territori Nazioni Unite . Mi riservo tuttavia cercare chiara portata reale tale decisione. Molotov è intervenuto varie volte nostro favo re per proporre attenuanti. Suo atteggiamento ostentatamente benevolo !imitavasi tuttavia ad obiezioni su cui poi non insisteva. Anglo-america ni lo giudicano semplice conseguenza mancanza interessi concreti sovietici nei problemi particolari discussi ieri. Anzi , Russia avrebbe tutta convenienza diminuire in questa sede oneri imposti all'Italia al fine riserbarne capacità pagamento agli effetti più vasti questione riparazioni vere e proprie nella quale ha un diretto interesse e che dovrebbe essere abbordata oggi ».


1 Vedi D. 594, nota l p. 702.


2 De Gasperi rispos e con T. s.n.d. 9668/477 del 20 giug no: «Suoi telegra mmi 074 e 652 /653 relativi conversazioni con Bidault e Couve sono stati da me letti con interesse. A Londra M osca e Washi ngton ho sollecita to un intervento no stre ambasciate perc hé premano nel noto senso presso quei governi».


3 T. 9914 /657, pari data , con il quale Benzoni aveva riferito su lla medesima riunione del Consiglio dei Quattro.

560

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A W ASHINGTON, TARCHIANI

T. 9511/c. 1• Roma , 18 giugno 1946, ore 18,30.

Come era da prevedersi e come già le fu segnalato2 , precedente creato con l' ammissione dei Soviet a riparazioni italiane sta sollevando appetiti altri Paesi.

Governo polacco ha ritirato promessa pagamento fatta da armatori proprietari monave Batory a costruttori cantieri dell 'Adriatico per 400 mila dollari asserendo voler portare questione trattato pace per conguagliare questo come altri debiti verso di noi con asserito suo diritto a riparazioni.

Governo cecoslovacco ha promesso a tutti Paesi adeguato indennizzo per società assicurazioni recentemente nazionalizzate eccetto che a noi. A nostri passi ha risposto intendere non procedere indennizzo a nostro favore sperando che Conferenza pace gli assegni diritto a riparazioni .

Occorre conoscere se Governo italiano può contare in · maniera ferma su promessa di codesto Governo di respingere queste ed analoghe assurde pretese quando saranno presentate.

Compia passo ufficiale al riguardo e telegrafi 3 .

561

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 9955 /320. Mosca, 18 giugno 1946, ore 22,20 (per . ore 9 del 19).

Suo telegramma 141 4 . Memorandum circa riparazioni non (dico non) mi è stato mai inviato. Come

V.S. può rilevare da parte sovietica è stato tenuto abbastanza conto osservazioni carattere generale da me fatte Dekanozov in materia riparazioni e su cui ho riferito con mio rapporto 562 del 28 maggio5 . Comprendo che pagare riparazioni sotto qualsiasi forma è spiacevole; tuttavia data situazione reale mi sembra ormai sia molto difficile continuare ad affermare che proposte sovietiche siano più sfavorevoli per noi che proposte americane . Mentre mi rendo conto difficoltà varie che possono

l Trasmesso anche alle rappresentanze a Londra , Mosca e Parigi. 2 Vedi D. 557. 3 Vedi D. 577. 4 Vedi D. 556. 5 Non pubblica to , ma vedi D. 477.

rendere difficile per Governo italiano aperta presa di posizione in favore proposte sovietiche, riterrei più che utile necessario che opinione pubblica italiana, e specialmente stampa, facesse accoglienza favorevole questa presa di posizione russa. Credo sarà molto utile far vedere ai sovieti che noi non siamo insensibili per partito preso loro gesti ispirati difesa nostro interesse ed anche mostrare invece americani che, a mano a mano che velo intorno discussioni si solleva, loro ben nota benevolenza si dimostra alquanto problematica: ciò potrebbe alla lunga far loro comprendere che se vogliono conquistare opinione pubblica italiana è necessario dalle parole scendere ai fatti. Discussione questioni economiche tende spostarsi su terreno di chi meglio difende interessi italiani. Non siamo stati noi a farlo, ma abbiamo adesso evidente interesse dimostrare che opinione pubblica italiana non vi è indifferente e che vi reagisce non meno che per questione Trieste.

Unico mezzo che noi abbiamo per obbligare Grandi tenere conto almeno in certa misura interessi italiani è appunto questo. Ricordo ancora V.S. che se a questo stadio Conferenza esiste anche tenue speranza vedere modificare punto di vista sovietico questione Trieste essa sta appunto in atteggiamento responsivo opinione pubblica italiana, non soltanto quella estrema sinistra, ad atteggiamento sovietico là dove esso si dimostra favorevole nostri interessi.

562

L'AMBASCIATORE A WASHlNGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

. T. S.N.D. PER CORRIERE 10358 /0201. Washington. 18 giugno 1946 (per. il 25 ) .

Come già ebbi a fare nelle settimane precedenti la ripresa della Conferenza

dei ministri degli esteri, nelle conversazioni avute in questi giorni con gli esponenti

della Direzione degli affari politici dello State Department ho continuato a richia

mare la più seria attenzione sulla necessità che, grazie all'azione della delegazione

americana a Parigi, le condizioni di pace fatte all'Italia siano accettabili .ed i nostri

legittimi interessi non siano irrevocabilmente sacrificati. Non ho mancato di sotto

lineare come la nostra opinione pubblica si ~ada convincendo che la pace che si

intendeva dare all ' Italia sembrava ispirarsi al nefasto precedente di Versaglia. Ed

ho ripetutamente posto in rilievo l'eventualità che, pos'ta di fronte a decisioni

prese in nostra assenza e che non tengono in alcun conto il nostro legittimo punto

di vista, l' Italia avrebbe potuto trovarsi nella condizione di non essere assoluta

mente in grado di firmare il trattato di pace.

Mi è stato risposto che gli Stati Uniti avevano sempre procurato di assumere

nelle nostre questioni un atteggiamento equo e che contemperasse le legittime

necessità italiane con le esigenze del raggiungimento dell 'accordo generale presup

posto della pace. Era noto all' opinione pubblica italiana come gli Stati Uniti non

perseguissero, nel trattato di pace, fini e mire di vantaggi egoistici: se gli Stati

Uniti fossero soli a dover decidere sulle nostre questioni, non subiremmo certo

mutilazioni e perdite dolorose. Mi è stato, infine, rilevato che il Governo italiano

si sarebbe reso conto che, qualora non vi fossè stata costantemente l' azione

moderatrice degli Stati Uniti a favore dell'Italia presso le altre Potenze, non certo

animate da più favorevoli sentimenti ed intenzioni, ben altre sarebbero le condizioni di pace che si continuano attualmente a discutere a Parigi.

Gli ambienti del Dipartimento a noi più favorevoli realizzano pienamente che lo schema del trattato di pace, qualora approvato dalla Conferenza dei Quattro nelle sue linee attuali, contemplerà -malgrado i desideri dell'America -sacrifici assai dolorosi nonché parecchie rigorose e sgradevoli disposizioni. Ciononostante essi non considerano calzante il paragone con Versaglia : tra l'altro la nostra sollecita ammissione all'O.N.U ., dopo la firma del trattato, ristabilirebbe subito la nostra parità internazionale e potrebbe -peraltro dopo un certo tempo -offrirei la possibilità di rendere caduche alcune disposizioni del trattato stesso. Nei predetti ambienti del Dipartimento si continua tuttavia a ritenere che il trattato di pace non debba essere considerato dall ' Italia come un ineluttabile Diktat e che il Governo italiano, qualora posto di fronte a condizioni che esso giudichi assolutamente inaccettabili, abbia diritto di rifiutare di firmarlo per ragioni giuste e che possono essere considerate tali dall' opinione pubblica internazionale. È però ovvio che, qualora i Quattro raggiungessero a Parigi l'intesa generale per la pace, un nostro rifiuto di firmare il trattato, dopo la Conferenza dei Ventuno, ed ancor più di ratificarlo, non potrebbe giungere gradito al segretario di Stato, dopo lo sforzo continuo di tanti mesi per superare gli enormi ostacoli che hanno finora impedito la pace e di cui sia Byrnes che il Dipartimento non avevano una esatta valutazione ai tempi di Potsdam. Anche al Senato degli Stati Uniti prevarrebbe la solidarietà con l'azione svolta da Byrnes, data la partecipazione dei due influenti senatori Connally e Vanderberg ai lavori di Parigi .

Mi permetto pertanto di insistere sulle considerazioni già segnalate nei miei telegrammi dell'8 corrente' , circa la necessità di rendere evidente sin d'ora, nel modo più formale, quali disposizioni dei Quattro noi non potremmo assolutamente accettare. E ciò sia affinché la delegazione americana a Parigi sia posta in guardia prima di addivenire ad eventuali compromessi, sia per porre fin d'ora chiaramente i presupposti della nostra successiva resistenza.

563

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL SEGRETARIO DI STATO DEGLI STATI UNITI, BYRNES , E AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI GRAN BRETAGNA, BEVIN

L. PERSONALE. Roma, 18 giugno 1946 2 .

Mentre assumo le attribuzioni di capo provvisorio della nascente Repubblica italiana3, sento di dovervi rivolgere un appello che corrisponde alla mia accresciuta responsabilità ed alla certezza, che le recenti elezioni mi hanno rinnovato, di essere fedele interprete dell 'opinione pubblica del mio Paese.


1 Vedi D. 527.


2 La consegna venne effettuata da Carandini a Parigi, vedi DD. 587 e 624.


3 Vedi D. 567. De Gasperi esercitò le funzioni di capo prowisorio dello Stato fino all'insedi amento, il lo luglio , di Enrico De Nicola , eletto dall ' Assemblea costituente.

La mia preoccupazione in questo momento va di là dell'immediato interesse italiano. La natura e la storia ci affidano un ruolo indispensabile alla ricostruzione democratica dell'Europa, ma io nutro le più gravi ansietà sull'influsso che le decisioni di Parigi potrebbero avere nell 'abilitare l' Italia a tale compito o nel distrarla da esso . Mi rendo conto delle estreme difficoltà che ostacolano il lavoro di pacificazione che avete iniziato e dello sforzo di comprensione e d i riavvicinamento di tesi avverse e contrastanti che avete intrapreso, ma devo affermare che una pace quale quella che pare per noi delinearsi secondo le informazioni che ci giungono , rappresenterebbe per l'Italia un colpo che paralizzerebbe le sue possibilità e le sue energie come elemento di cooperazione internazionale.

Il popolo italiano aspira ad essere nella famiglia europea non un peso ma un elemento attivo. Esso ha compiuto con libera volontà e a prezzo di immense sofferenze quanto si è atteso da lui per scindere le proprie responsabilità da quelle della Germania e d a re un apporto a ttivo alla causa degli alleati. Di questo nostro contributo riconosco che, in linea di principio , avete preso atto. Ma perché questa premessa non risulti vana , occorre ora trame le conseguenze su un piano costruttivo e lungimirante. Una pace che, fra le altre menomazioni, privi l'Italia della operosa utilizzazione delle sue colonie e comprometta in tutti i settori della sua frontiera le ragioni della sua sicurezza, della sua unità etnica e della sua economia, ammettendo la validità di tali motivi solo a favore dei popoli confinanti , rappresenterebbe una somma di sacrifici ed umiliazioni capace di pregiudicare ad un tempo le basi della sua evoluzione democratica e quelle della sua funzione internazionale.

Vorrei che vedeste in questo appello la irrefren a bile espressione della mia coscienza che, nella inquietudine che la turba, sente del pari le esigenze del proprio Paese e quelle più ampie della solidarietà internazionale .

564

L' AMBASCIATORE A VARSAVIA, REALE , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. [Parigi}. 18 giugno 1946.

Ti scrivo in gran frett a poiché ho appreso solo in questo momento (ore 8,30 che tra poco partirà un corriere per Roma e, anzi che farti un breve telegramma, preferisco riferirti un po ' meno succintamente l'esito dei miei colloqui di ieri .

Ho parlato con Molotov per più di due ore , a due riprese: nelle prime ore del pomeriggio e ieri sera tardi, dopo la seduta della Conferenza. La conversazione è stata delle più cordiali e ad essa ha assistito , senza parteciparvi , l'ambasciatore a Parigi Bogomolov.

Molotov ha cominciato col domandarmi come si erano svolti gli avvenimenti che avevano portato all 'improvvisa partenza del Re. Era informato abbastanza male ed ha ascoltato con grande interesse la mia relazione. Alla fine mi ha detto che era molto soddisfatto del felice esito del conflitto tra Governo e Corona e che era sicuro del grande avvenire riservato alla giovane Repubblica italiana.

Subito dopo Molotov mi ha comunicato quanto aveva detto e proposto sabato scorso alla Conferenza dei tre ministri degli esteri in merito alla situazione in Italia e alle agitazioni monarchiche, e mi ha domandato che impressione avesse fatto nel nostro Paese la sua iniziativa.

Ho parlato quindi a Molotov delle nostre preoccupazioni per la pace, dello stato di disagio in cui ci trovavamo tutti (noi comunisti compresi) per la piega che andava prendendo la questione di Trieste, dell' impossibilità assoluta per qualsiasi governo di firmare una pace che ci privasse di Trieste e degli altri territori a maggioranza italiana della Venezia Giulia. Gli ho detto poi come l'atteggiamento degli anglo-americani nei nostri riguardi diventasse sempre più arrogante ed intollerabile (vedi proposte inglesi per il nuovo armistizio) e come noi fossimo grati all' Unione Sovietica per la difesa della nostra indipendenza nazionale fatta nella precedente sessione della Conferenza di Parigi. Dell'appoggio sovietico noi abbiamo un bisogno sempre più grande e, ora che l'Italia si è liberata dell 'ultimo e più diretto complice del fascismo -la monarchia -ci attendiamo dall'Unione Sovietica un gesto di amicizia e di comprensione che aiuti la giovine Repubblica nei suoi primi difficili passi . L'Unione Sovietica ha ritenuto sinora l'Italia troppo poco democratica e ancora troppo fascista. Se, dopo l'avvento della Repubblica il giudizio che essa dà di noi si è modificato, anche il suo atteggiamento nei riguardi della questione della Venezia Giulia potrà cambiare. Trieste nelle nostre mani non servirà mai come base di attacco all'Unione Sovietica o ai suoi alleati poiché noi non faremo mai una politica ostile all'Unione Sovietica. Noi vogliamo vivere in pace con tutti e con l'Unione Sovietica in primo luogo . Noi siamo disposti ad assicurare l'Unione Sovietica che non faremo mai parte di un blocco diretto contro di essa (come del resto contro nessun'altra nazione) e che, in caso di conflitto, faremo di tutto per difendere la nostra neutralità, noi non vogliamo, non possiamo fare più guerre. Se, in cambio di questo nostro preciso impegno, l'Unione Sovietica modificherà il suo atteggiamento nei riguardi della questione giuliana e ci permetterà al tempo stesso di difendere la nostra indipendenza nd confronti degli anglo-americani, si creeranno così le condizioni per una salda e duratura amicizia italo-sovietica. Sorvolo sulle altre cose che ho detto a sostegno della nostra tesi poiché non ho il tempo di scriverle e mi preme piuttosto dirti ciò che ha risposto Molotov.

Egli ha cominciato col dire che è molto contento che gli sforzi fatti dall'Unione Sovietica per garantire l'indipendenza dell'Italia e per evitarle quel controllo permanente anglo-americano da cui essa era minacciata , siano stati in Italia convenientemente apprezzati . Egli è inoltre molto soddisfatto per l'assicurazione che io gli ho data a tuo nome che l'Italia vuole avere buone relazioni con l'Unione Sovietica. I nostri due Paesi sono entrambi interessati al mantenimento della pace ed esistono tutte le condizioni politiche ed economiche per una feconda collaborazione tra Italia e Unione Sovietica. La sola difficoltà è rappresentata dalla questione di Trieste ma, di fronte a tutti gli altri fattori positivi per una intesa leale tra le due nazioni , bisogna considerare la questione della Venezia Giulia come una questione particolare che potrà e dovrà essere risolta tenendo conto degli interessi jugoslavi ma senza pregiudizio degli interessi nazionali italiani. L'Italia deve tornare ad essere una nazione grande, forte e rispettata, essa ne ha il diritto per ciò che ha fatto in favore degli Alleati, per il suo contributo alla vittoria comune. Per essere una nazione grande, forte e rispettata, l'Italia deve conservare però la sua indipendenza nazionale, anzi deve riacquistarla e l'Unione Sovietica l'aiuterà con tutte le sue forze. Non le lesinerà il suo appoggio. È certo che ora che l'Italia è divenuta repubblicana avrà diritto più di prima all'amicizia e alla benevolenza dell ' Unione Sovietica e si sono venute a creare nuove condizioni per i rapporti tra i due Paesi. L'Italia repubblicana può contare sul sostegno politico ed economico dell ' Unione Sovietica.

Sulla questione di Trieste, Molotov ha affermato con forza che l' Unione Sovietica respingerà la proposta inglese di internazionalizzazione della regione poiché questa nasconde il disegno inglese di far da padrone in quella zona. In un modo o nell'altro una soluzione finirà coll'essere trovata e una soluzione che non dispiaccia all' Italia , che possa essere accettata dall ' Italia.

Molotov mi ha quindi detto della sua proposta, respinta dagli inglesi sabato scorso, di domandare all'Italia quali sono le sue capacità economiche, quale è lo sforzo massimo che essa può fare in materia di riparaz.ioni. Con la sua proposta l'Unione Sovietica ha voluto mostrare agli italiani che essa tiene conto di loro per tutte le questioni, che niente essa ha intenzione di fare senza il loro consenso. La proposta sarà ripresentata poiché non è possibile non domandare alla parte interessata quali sono le sue possibilità di pagamento, che cosa essa può dare.

Molotov ha concluso infine (sulle altre cose che mi ha detto ti farò un rapporto da Varsavia1 poiché adesso me ne manca assolutamente il tempo , devo finire in fretta) che avrebbe riferito a Stalin il contenuto del nostro colloquio e avrebbe poi fatto sapere a te direttamente una risposta , a mezzo dell 'ambasciatore sovietico a Roma. Teneva però fin da ora a ringraziarti e a farti i suoi migliori auguri per la· riuscita della tua missione e per l'avvenire del popolo italiano .

Ho avuto l'impressione che la nostra proposta di impegnarci a non far parte di un blocco anti-sovietico abbia molto interessato Molotov, che essa non sarà fatta cadere e che l'atteggiamento dell'U.R .S.S . sulla questione di Trieste potrà cambiare.

Scusami se ti riferisco così male e così rapidamente. Credo di aver riferito esattamente quanto mi dicesti alla vigilia della mia partenza.

P.S. Per evitare indiscrezioni, non ho parlato a nessuno, neanche a Soragna, dei miei colloqui con Molotov.


565 .

L'INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI , BENZONI , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 9998-9976/666-669. Parigi, 19 giugno 1946, ore 15,30 (per. ore 6 del 20).

Trasmetto seguente telegramma Soragna:

«Unico punto adottato dopo discussioni seduta ieri è rinvio questione riparazioni Grecia Albania Jugoslavia a Conferenza Ventuno . Nessun accordo di principio è stato invece raggiunto circa fondi da cui dovranno essere pagati cento milioni


1 Non rinvenuto.

dollari a Russia . Tesi quattro ministri sono rimaste immutate da scorso maggio. Molotov insistito per pagamento quota riparazioni non coperta da averi italiani nei Balcani e piroscafi Vulcania Saturnia su produzione corrente italiana con rateizzazione in sei anni a partire da due anni dopo firma trattato. Bevin si è opposto asserendo che proposta sovietica renderebbe inoperante clausola nazione più favorita. Discussione aggiratasi anche su valutazione beni italiani nei Balcani calcolati da Byrnes tra cinquanta e settantacinque milioni dollari e da Molotov fra quindici e venti ; nonché su valore due piroscafi calcolato rispettivamente venticinque milioni e fra sette e dieci . Byrnes ripetuto proposta conteggiare valore navi guerra cui Molotov si è decisamente opposto. Bidault affermato che riparazioni alla Francia possono essere pagate da beni italiani in territorio francese e da quota sovrappiù materiale bellico . Questione rinviata ulteriore esame senza fissare.

Punto importante discussione Consiglio ieri è stata insistenza Molotov appoggiato da Bidault perché parte riparazioni italiane alla Russia venga pagata produzione industriale e notisi che Molotov accettò proposta Bidault consegne industriali cominciassero due anni dopo firm a del trattato pace. Opposizione Bevin, ammantata ragioni sentimentali, esprime apprensione non irragionevole dubbio che normalizzazione economica italiana abbia a soffrire da progetto. Essa rileva però anche gravi timori stabilirsi troppo vivi rapporti di commercio e quindi poi politici fra Italia e Russia. Permettomi suggerire piano russo venga studiato a fondo anche da industriali perché intera questione probabilmente resterà ancora una volta insoluta a Parigi e Bevin stesso ha dovuto ieri impegnarsi che a suo tempo saremo chiamati a dare il nostro parere. Marcato dissenso fra i due blocchi su questo argomento parmi primo vero caso in cui posizione intermedia Italia cominci valorizzarsi».

566

L 'INCARICATO D ' AFFARI A BUENOS AIRES , FORNARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 9984 /262. Buenos Aires, 19 giugno 1946, ore 15,53 (per. ore 7,30 del 20 ) .

Telegramma V.E. 217 1 .

Nel corso udienza congedo ambasciatore Martini, nel ripetere a questo ministro esteri riconoscenza Governo italiano per nota iniziativa, accennò a fasi successive in cui essa avrebbe potu to concretarsi. Ministro esteri accolse favorevolmente suggerimento e promise metterlo allo studio.

Ho ripreso questione con segretario generale e con direttore affari politici. Entrambi, nell'informarmi che risposte finora pervenute a nota Argentina di cui mio 246 2 si esprimevano in favore circa iniziativa di questo Governo, mi hanno


1 Vedi D. 515. 2 Vedi D. 515, no ta l.

assicurato avrebbero appoggiato nostro suggerimento sia per passo collettivo presso Grandi Alleati sia per azione brasiliana in seno Conferenza Ventuno. Mi terranno informato seguito questione. Da parte mia non mancherò seguirla attentamente riservandomi ulteriori notizie. Rio inform ato .


567 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI , ALLE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE ALL'ESTERO

T. 9611 /c. Roma, 19 giugno 1946, ore 18.

La prego di voler comunicare subito con nota ufficiale scritta a codesto Governo quanto segue:

«<n virtù della legge 16 marzo 1946 il popolo italiano è stato chiamato a decidere, mediante referendum, sulla forma istituzionale dello Stato (repubblica o monarchia). La Corte Suprema di Cassazione ha fatto la proclamazione dei risultati definitivi del referendum, che ha avuto luogo il 2 giugno: la maggioranza degli elettori votanti si è pronunciata in favore della repubblica . Lo Stato italiano ha per conseguenza assunto la forma di Repubblica .

Conformemente alla stessa legge sul referendum istituzionale, il presidente del Consiglio dei ministri in carica, on. Alcide De Gasperi, eserciterà le funzioni di capo dello Stato fino all'elezione del capo provvisorio dello Stato, che sarà fatta dall'Assemblea costituente eletta il 2 giugno e che si riunirà il 25 giugno. Il capo provvisorio dello Stato, che sarà eletto dall 'Assemblea costituente, eserciterà le sue funzioni fino a quando sarà nominato il capo dello Stato a norma della nuova Costituzione deliberata dall 'Assemblea medesima.

I rappresentanti diplomatici e consolari d ' Italia all'estero continueranno ad esercitare le loro funzioni in nome della Repubblica italiana» .

(Per tutti meno Ottawa e Tang eri) Per sua informazione aggiungo che nuove lettere credenziali saranno inviate alla S. V. non appena sarà nominato il nuovo capo provvisorio dello Stato, al quale, a loro volta, i rispettivi capi missione stranieri sin qui accreditati presso il Quirinale presenteranno nuove lettere credenziali 1•


1 Di questo telegramma esiste la seguente minut a autografa di De Gasperi : « La Corte di cassazione, concludendo questa sera i suoi lavori circa il referendum , ha confermato la maggio ranza per la Repubblica. Da que sto momento il presidente del Consiglio inizia l'esercizio delle sue attribuzioni provvisorie come capo dello Stato , attribuzioni che di diritto gli spettavano in forza della prima proclamazione. Con ciò il nuovo regime repubblicano è in allo. per quanto la nomin a del capo dello Stato sia riservata alla Costituente convocata per il 25 m.c. Com unichi ufficialmente al suo Governo il mutamento costituzionale avvenuto in base alla legge. Seguiranno provvedimenti del Consiglio dei ministri circa intestazione decreto, sentenze, emblemi, ccc.».

568. COLLOQUIO DELL'AMBASCIATORE SORAGNA

CON IL VICE MINISTRO DEGLI ESTERI DELL'U.R.S.S., DEKANOZOV

VERBALE 1 . Parigi, 19 giugno 1946.

Soragna: Spiega che ha cercato proprio di lui, perché sa che spesso a Mosca riceve Quaroni e questi non manca mai di riferire sulla ampiezza di vedute e sulla benevola disposizione che Dekanozov mostra verso i problemi della pace italiana. Gli illustra i problemi della frontiera itala-francese. Lo informa che presentiamo una nota 2 all'oggetto (è quella del 17 giugno), gli parla lungamente del Moncenisio, e di Tenda e Briga, mette in rilievo le nostre rinuncie, gli ricorda ch'egli ha detto a Quaroni che il suo Governo favorirà la soluzione amichevole delle questioni mediante conversazioni dirette fra Italia e Francia. Conclusione: raccomandi caldamente queste cose all 'attenzione di Molotov.

Dekanozov: Parecchie cose che ha detto a Quaroni rappresentano una opinione personale, non del suo Governo.

Soragna : Sarà, ma l'opinione del signor Dekanozov ha molto valore e molta influenza. A questo mi appello.

Dekanozov: Ormai le questioni itala-francesi sono sul tavolo dei ministri. Non si possono stralciare, è troppo tardi .

Soragna: Non si tratta di stralciarle, ma di tenerle in sospeso, di non risolverle subito , persuadendo i francesi a trattarne prima con noi, e facendo comprendere loro che il Consiglio dei ministri sarebbe soddisfattissimo di includere nel draft clausole risultanti da un accordo franco-italiano; anche se il Consiglio stesso abbia già deliberato in materia . Gli ripeto che la nostra ultima nota contiene nuovi elementi tecnici, che bisogna studiarli bene, prima di decidere. Poi, questi territori, perché l' U.R.S .S. vorrebbe che li dovessimo perdere? Non è questione che interessi l'U.R.S.S.

Dekanozov: Tutto ci interessa.

Soragna: Voglio dire che la questione non coinvolge diretti interessi dell'U.R.S.S., come ad esempio Trieste.

Dekanozov: Allora, trovate che abbiamo ragione nella nostra attitudine nella questione di Trieste?

Soragna: Questo no, perché crediamo di avere ragione noi. Però, nessuno in Italia pensa di negare che avete delle ragioni vostre per interessarvene. Ma questo non è l'argomento di stasera. Mi promettete di tener conto di quanto vi ho detto?

Dekanozov: Non posso promettere di accontentarvi. Ne parlerò a Molotov.

Soragna: Non chiedo di più , so che non potete impegnarvi. Ringrazi a priori il signor Molotov per quanto farà.


1 Questo verbale fu inviato a De Gasperi con il Telespr. 5850/1586 del 26 giugno. 2Vedi App. 5b.

E qui Soragna approfitta per tessere gli elogi del contegno assunto da Molotov in parecchie questioni che ci riguardano. Assicura che non manca di attirare l' attenzione dei giornali italiani su tale contegno. Nessuno in Italia è contrario alla Russia, né le sinistre, né le destre; tutti speriamo in una politica di collaborazione. È stata molto apprezzata la proposta di Molotov di sentirei in merito alle riparazioni .

Dekanozov: Però non le volete pagare, quelle che vi domandiamo, mentre tanto avete dato agli anglo-americani.

Soragna: Il nostro contributo allo sforzo di guerra è stato infatti molto ingente, ed ha rivestito molte forme ; ma è stato dato a profitto di tutte le Nazioni Unite, compresa l'U.R.S.S. Se l' U.R.S.S. avesse combattuto nel teatro di guerra italiano, il contributo sarebbe andato direttamente anche a lei ecc ... Ma ora deve parlargli della questione dei confini austro-italiani.

E quì illustri largamente le ragioni strategiche e politiche che esigono noi manteniamo la frontiera del Brennero . Nell'esprimermi, invece che <<austriaci» dico sempre «tedeschi».

Dekanozov : Chiede perché dico sempre « tedeschi» (e sorride) .

Soragna: Gli spiego che non mi esprimevo ironicamente, ma senza pensarci, perché il termine in fondo corrisponde alla realtà . Il fenomeno «austriaco» si è dissolto col crollo dell 'impero degli Asburgo . Ora rimangono i tedeschi, che una volta furono austriaci, e che, appena Ja Germania riprendesse vita, graviteranno per forza verso di essa. Se si dà il Brennero e la cresta alpina all'Austria, è la Germania che viene reintrodotta nel versante italiano delle Alpi.

Dekanozov, dopo aver ascoltato questo, ed altri argomenti ancora, approfitta di qualche frase di Soragna per ricondurre il discorso sulle riparazioni.

Soragna: Rimette il discorso sulle rotaie, assicurando Dekanozov che il popolo italiano, pur opponendosi a certe richieste russe, riconosce tutta via come cosa normale che il vincitore gli si sieda in faccia e gli dica «facciamo i conti», sicché, nel difendersi, non sente alcuna irritazione contro i russi. Ma il popolo italiano non riesce a capire a quale titolo l'Austria venga chiamata alla presente Conferenza della pace, e se ne risente. Conclude chiedendo che il signor Molotov spinga validamente il Consiglio a giudicare la questione mantenendo lo statu quo senza lasciarsi influenzare dagli argomenti o inutilmente sentimentali o erratamente politici espressi ultimamente in Inghilterra e che trovano tanto consenso negli ambienti britannici, specie socialisti, a favore dell'Austria.

Dekanozov: Anche qui non può prendere impegni , però fà comprendere a Soragna che è d'accordo. Parlerà a Molotov.

Nel congedarlo Dekanozov chiede a Soragna perché l'Italia lascia scoperto il posto di Parigi. Mostra di vederci sotto una forma di dimostrazione politica. Soragna gli fornisce le ragioni del caso, escludendo qualsiasi motivo men che amichevole per la Francia, e, per concludere in giovialità, assicura che non è la penuria dei candidati che impedisce la nomina. Dekanozov finisce per capire lo scherzo e mostra cordialmente di gustarlo.

569

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. S.N.D. 9663-9664 /144-145. Roma, 20 giugno 1946, ore 4,30.

Suo 317 1•

Il Governo sovietico non è bene informato sulle cose nostre. Era evidentemente da attendersi che questione grave come quella istituzionale dovesse suscitare profonda emozione nel Paese. Ella sa dai miei precedenti telegrammi quale sia stata la controversia insorta nell'ultima fase. Siamo naturalmente dolenti che essa sia stata posta, anche perché ogni cosa era stata preordinata in termini di reciproca lealtà, rispetto della volontà popolare, aderenza alla legge. Comunque è necessario sottolineare nel modo più energico che elezioni si sono svolte nella calma più perfetta. Susseguenti incidenti non hanno mai superato i limiti dell'episodio. Immediatamente dopo, la calma è rientrata da per tutto. Paese ha dato in sostanza esempio cospicuo di maturità democratica e politica. Ha, nonostante la divisione degli animi, accettato con molta saggezza responso delle urne, ciò che è tanto più notevole quando si pensi entità numerica parte soccombente.

Quanto è avvenuto è dunque perfettamente comprensibile anche senza presumere interferenze straniere che, da qualunque parte esse vengano, non possono che suscitare nostro contrasto. Va da sè d'altra parte che se rapido ricupero nostra autonomia e indipendenza e liberazione dalla soggezione di chicchessia è veramente tesi sovietica, questa non può che riscuotere nostro più vivo consenso.

Suo 3152•

Apprezzo suoi suggerimenti e cercherò influire su stampa da me dipendente su cui mi è possibile esercitare un'influenza effettiva. È bene peraltro ella tenga presente che stampa più propriamente cattolica non dipende dal mio partito e agisce o in polemica con radio Mosca, o preoccupata diffusione ideologie comuniste.

Atteggiamento ferocemente antitaliano stampa comunista francese e jugoslava non rende poi certamente agevole imporre ai nostri giornali contegno riservato o favorevole.

Pressione esercitata da profughi e martoriati zona B Venezia Giulia e intransigenza su Trieste tiene d'altra parte in continua tensione tutta opinione pubblica italiana.

Aggiungasi che utilizzazione, fatta da parte comunista all'interno, delle varie fasi della politica sovietica, le rendono sospette, specie in periodo elettorale, ai partiti awersi.

l T. s.n.d. 9885 /317 del 17 giugno in cui Quaroni, tra l'altro, scriveva: «Governo sovietico è convinto che tutto quello che è accaduto in Italia è stato per istigazione inglese americana. Mi è stato detto che delegazione sovietica si è recata Parigi con vasta documentazione provante attività specialmente elementi militari inglesi ed americani per ·spingere elementi militari monarchici italiani azioni forza contro risultati referendum».


2 Vedi D. 554.

Tutto questo io le dico perché ella possa avere una valutazione esatta delle difficoltà psicologiche da superare, che non sono lievi e che la lontananza non le consente naturalmente di apprezzare appieno.

Tenga inoltre presenti i limiti che ci sono pressoché inesorabilmente imposti da dipendenza quotidiana da Stati Uniti per grano, carbone, crediti industriali, ecc., qualunque poi sia la nostra dolorosa consapevolezza , della patente insufficienza delle assicurazioni di benevolenza che ci sono sin qui pervenute da Washington.

Io credo in sostanza che vi sia fra noi e la Russia un grosso interesse comune: che l'Italia sia liberata da qualunque soggezione straniera, non sia cioè e non abbia l'aria di essere una pedina nel gioco altrui. Ma è appunto, in gran parte, la politica estremista alla frontiera orientale che ribadisce quella catena. Riconosco e lo ripeto ancora una volta con tutta l'autorità che mi proviene dall 'esito delle elezioni, che senza quegli estremismi c le violenze verbali de))a stampa comunista francese e jugoslava, il terreno fra noi e la Russia sarebbe ben altrimenti sgombro. Ed è ciò che direi a Molotov nel ringraziarlo di molti dei suoi atteggiamenti attuali a Parigi (che la nostra stampa segnala e sottolinea) se avessi, come mi auguro, occasione di rivederlo.

570

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI. ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. S.N.D. 9665 /c . 1 . Roma, 20 giugno 1946 , ore 6.

A 657 e 6582 .

Diritto indennizzo per danni subiti da proprietà cittadini Nazioni Unite in Italia dovrebbe essere considerato incompatibile con diritto rivalsa su beni italiani trovantisi nei territori rispettive Nazioni Unite salvo il caso , che sembra da escludersi, che Italia non possa dare completo indennizzo. Resto in attesa ulteriori chiarimenti promessi facendo presente che questioni indennizzo dovrebbero in ogni caso dibattersi con singoli Stati su beni eventualmente esistenti presso ciascuno di essi esclusa ogni idea costituire pool per indennizzo collettivo. Sembra impossibile Conferenza possa decretare nostra rinuncia qualsiasi pretesa indennizzo per misure adottate da Nazioni Unite prima esistenza stato guerra. Con ciò si darebbe un effetto retroattivo norme Trattato pace e si metterebbe Italia fuori legge anche per periodo anteriore stato guerra. Prego riferirmi se informazione data può ritenersi esatta 3 .


1 Trasmesso anche alle rappresenta nze a Londra, Mosca e Was hington con l'aggiunta: <<Quanto precede per sua notizia e norma di linguaggio c azione ».


2 Vedi D. 559.


3 Vedi D. 588.

571

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE SORAGNA, A PARIGI

T. S.N.D. 9666/c. 1 . Roma, 20 giugno 1946, ore 6.

Da molte ed autorevoli parti m1 s1 fanno forti pressioni perché, in caso di necessità, si proponga o si accetti da parte nostra plebiscito per città costa istriana e specie per Pola.

Ella sa per quali ragioni siamo in principio contrari ai plebisciti. Ella sa altresì quale sia la nostra tesi per la frontiera orientale. Se non fosse cioè possibile giungere a una sollecita soluzione ragionevole, preferiremmo alla soluzione Stato libero, cui siamo decisamente avversi per le ragioni che le sono note, un periodo di occupazione alleata prolungata.

Ora io credo che la questione di un eventuale plebiscito, limitato s'intende alle popolazioni istriane contese, potrebbe forse essere inserita, come ultima ratio, alla fine di quest'ultimo periodo di occupazione. È da sperare che saranno allora definitivamente conchiuse le questioni relative alle altre frontiere, e cioè definitivamente allontanati gli evidenti pericoli che l'applicazione di quel principio potrebbe colà suscitare. È da sperare altresì che, sopite le passioni, sia allora possibile quella consultazione popolare che oggi sarebbe inficiata alla base dalla violenza e dagli arbitri jugoslavi.

Si regoli secondo queste direttive nei suoi contatti costì.

572

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. s.N.o. 9667 /c. . Roma, 20 giugno 1946, ore 6.

Abbiamo in corso azione concreta per approfondire possibilità larga collaborazione italo-francese per sviluppo idro-elettrico sopratutto del Moncenisio. Ciò che svuoterebbe, come ella sa, rivendicazioni francesi colà sull'alta valle della Roja di ogni effettivo contenuto economico e lascerebbe scoperte le esclusive, inaccettabili ragioni strategiche che le dettano.


1 Il telegramma era indirizzato anche a Carandini, Quaroni e Tarchiani con l'istruzione di valersenc per « norma d'azione e linguaggio>>. 2 Questo telegramma era diretto anche a Carandini e Quaroni con la seguente aggiunta: «Si regoli in conseguenza anche costì>>.

Soragna segnal a che , per la prima volta , si è da parte francese mostrato alle nostre proposte un qualche interesse. Ignoro tuttora quali effettive possibilità di sviluppo esse possano in realtà avere.

Di quanto precede Soragna ha comunque posto al corrente Dunn , che ha dato ieri assicurazione che segretario di Stato appoggerà nostra iniziativa sia presso i francesi che in Consiglio. Ne intrattenga anche Dipartimento di Stato . Dica che sarebbe questa una soluzione oltre che perfettamente ragionevole, suscettibile anche di trasferire il peso di una decisione dalle spalle dei Quattro su quelle dei due Governi interessati. Una spinta , ma energica , che venisse da Washington molto gioverebbe.

Soragna è naturalmente pronto a fornire a Parigi ogni ulteriore particolare fosse per avventura richiesto 1•

573

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA , QUARONI, E A W ASHINGTON, T ARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T . 9669 /c. Roma, 20 giugno 1946, ore IO.

Per opportuna. conoscenza informasi che in data odierna è stato inviato seguente telegramma ai capi del Governo e ministri esteri Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e U.R.S .S.

«I delegati dei gruppi parlamentari all'Assemblea Costituente della Repubblica italiana rappresentanti dei seguenti partiti democratici che raggruppano l'immensa maggioranza del popolo italiano : Partito d 'azione, Partito comunista, Partito democratico cristiano, Democrazia del lavoro, Concentrazione democratica repubblicana, Partito repubblicano, Partito socialista si fanno interpreti presso i capi dei Governi dell a Unione delle Repubbliche Sovietiche, degli Stati Uniti, dell'America del Nord, dell ' Inghilterra e della Francia, della volontà del popolo italiano di consolidare le sue conquiste democratiche allo scopo di fare dell 'Italia un fattore sempre più efficiente di concordia internazionale. I deputati rappresentanti i suddetti partiti sollecitano dalle grandi Nazioni alleate il loro concorso in quest'opera di consolidamento della democrazia italiana , e a tal fine fanno presente che una pace, la quale ledesse i diritti del popolo italiano e umiliasse la Repubblica, comprometterebbe in modo grave la possibilità di consolidare le libere istituzioni che il popolo italiano si è dato, e renderebbe meno efficiente il contributo che, dopo la sua partecipazione alla guerra di liberazione, l' Italia si appresta a dare con tutte le sue energie alla ricostruzione del mondo nella pace e della giustizia internazionale».


1 Per la risposta vedi D. 595.

574

L' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. l 0046 /675. Parigi, 20 giugno 1946, ore 18 (per. ore 5,30 del 21 ) .

«Nella seduta 19 giugno quattro ministri hanno continuato discussione clausole economiche trattato pace Italia accogliendo proposte supplenti circa diritti e obblighi Stati successori nei confronti territori italiani loro ceduti in futuro; stato così deciso che beni demaniali italiani in detti territori passeranno proprietà Stato successore senza pagamento indennità alcuna e senza venir calcolati in conto riparazioni . Beni privati resteranno proprietà italiana parità diritti cittadini Stato successore. Stato inoltre convenuto in linea principio che Italia sarà tenuta restituire beni asportati da territori Nazioni Unite. Tuttavia non è stato raggiunto accordo circa onere prova singole richieste di restituzione e questione nuovamente rinviata esperti. Parimenti non raggiunto accordo sulla questione proprietà cittadini Nazioni Unite in Italia in relazione eventualità futuri provvedimenti nazionalizzazione da parte italiana e in particolare sugli indennizzi da accordarsi nonché su problema indennizzi a privati per danni personali subiti causa guerra. SORAGNA».

575

L' INCARICATO D' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 10035/679. Parigi, 20 giugno 1946, ore 20,30 (per. ore 5,30 del 21 ) .

Comunico seguente telegramma a firma Soragna:

«Consiglio dei ministri ha discusso stamane :

l) Frontiera franco-italiana prende come base rapporto commissione esperti questioni idro-elettriche che prevede passaggio alla Francia impianto Valle Roja in caso trapasso territoriale con obbligo fornire elettricità per quindici anni all'Italia contro pagamento in franchi francesi. Passaggio proprietà verrebbe a quanto sembra conteggiato conto riparazioni. I Quattro non hanno tuttavia preso alcuna risoluzione e deciso rinvio alla stessa commissione esame aspetti idro-elettrici questione Moncenisio e progetto italiano relativo. Decisione anche per quanto concerne territorio verrà presa dai Quattro allorché saranno in possesso rapporto esperti idro-elettrici .

2) Esecuzione trattato di pace con l'Italia. È stato deciso che ambasciatori Gran Bretagna Stati Uniti America U.R.S.S. Francia in Roma costituiranno Commissione verifica esecuzione clausole trattato (tanto militari che economiche) per la durata di un anno.

3) Ritiro truppe alleate in Italia. È stato deciso che tali truppe saranno ritirate entro tre mesi dalla ratifica trattato, comprese quelle in Venezia Giulia sempre che questione relativa sia risolta. Da parte sua Russia ritirerà entro medesimo termine sue truppe dalla Bulgaria. Analoga procedura prevedesi per il ritiro truppe dall'Austria e dalla Romania.

Nel pomeriggio di oggi i Quattro terranno seduta in Comitato segreto sulla quale nessuna comunicazione verrà fatta alla stampa. Proposta sarebbe originata da Bidault ed i ministri rivedrebbero tutte le questioni politiche insieme per esaminare possibilità accomodamento generale».

576

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. l0173n74. Washington, 21 giugno 1946. ore 20,30 (per. ore 12,45 del 22 ).

Suoi telegrammi 490 1 e 496 2•

In vari colloqui questi giorni con esponenti Dipartimento di Stato non ho mancato ribadire opportunamente con ogni utile argomento, anche per iscritto, varie considerazioni svolte nei telegrammi surriferiti.

In risposta mi è stato assicurato che il segretario di Stato e la delegazione americana a Parigi -che soli possono prendere impegni e decisioni in merito sarebbero stati subito informati delle mie comunicazioni. Mi sono stati anche esposti elementi, in buona parte già noti, a chiarimento posizione americana, che riassumo mentre riferisco dettagliatamente con prossimo corriere aereo.

l) In precedente proposta compromesso Molotov maggio u.s. , russi avevano insistito su richiesta che Italia pagasse riparazioni sia con altri macchinari industriali, oltre quelle industrie belliche non convertibili, sia con prodotti manufatturati; beni sequestrati criminali di guerra e fascisti; navi mercantili; oro; assets oltre Paesi zona sovietica, poiché si afferma che questi ultimi spettassero U .R.S.S. a titolo bottino di guerra (punti secondo e terzo mio telegramma n. 619) 2 . Temporaneamente Byrnes accetta offerta compromesso Molotov contrapposto note quattro fonti riparazioni (mio telegramma 757) 3 e scarta nettamente le altre suaccennate. Mi è stato ripetuto che proposta Byrnes circa assets in Paesi balcanici corrisponde precisa convinzione americana che trattasi beni non ricuperabili per Italia data intenzione russa assicurarsene possesso. Offerta due navi passeggeri fu determinata da pressanti richieste sovietiche per effettuazione parte pagamento con 280 nostre navi mercantili. Proposta fu ideata da Byrnes improvvisamente senza prevenirne Dipartimento. Riferisco anche su ciò per corriere.


1 Vedi D . 557. 2 Non pubblicato . 3 Vedi D. 545.

2) In sedute 17 e 18 corrente dedicate a riparazioni, Byrnes proposto da prima rinunzia totale dei Quattro ad ogni pretesa di carattere finanziario nei confronti Italia. Insistè poi in sua valutazione assets Balcani e predetti due piroscafi nonché in computo quote sovietiche navi da guerra. Secondo tale tesi, ratifica tre fonti riparazioni , escluso quindi quota industrie belliche non convertibile, coprirebbe già ammontare riparazioni sovietiche. Segretario di Stato ha finora respinto nettamente richiesta anticipo per pagamento integrativo 60 milioni di dollari in sei anni di merci nostra produzione corrente. Riferisco dettagli con mio telegramma successivo.

3) Pur dichiarando non poter prevedere futuri sviluppi Conferenza Parigi, Dipartimento di Stato continua per parte sua esprimere nettamente il parere che l'Italia non debba pagare riparazioni all'U.R.S .S. in produzione corrente anche se sovietici forniscano materie prime. Una volta stabilito tale precedente, Francia e anche altri Stati potrebbero invocarlo a proprio favore, ciò che, sempre secondo opinione Dipartimento di Stato , equivarrebbe ad imporre all'Italia obbligo lavoro gratuito per almeno sei anni a scapito ricostruzione nazionale. D'altra parte, Dipartimento si dichiara risolutamente contrario a che sovietici introducano anche in Italia sistema cooperazione economica instaurata in Paesi loro zona.

4) Mi è stato inoltre fatto rilevare che Molotov ha richiesto pagamento in merci ad integrazione e non in sostituzione di note altre fonti riparazioni , tra le quali assets Paesi danubiani sono già da essi praticamente acquisite data situazione economica colà prevalente, mentre poi Molotov non avrebbe ancora precisato nei dettagli tutte le sue richieste.

Ritengo che affermazioni fatte da Dipartimento di Stato corrispondano radicati suoi convincimenti. Esperienze passate dimostrano peraltro che in varie occasioni segretario di Stato e delegazione americana hanno repentinamente mutato a Londra e Parigi direttive stabilite. Risultati ultime sedute danno purtroppo nuovamente adito ad incognite per le possibilità di compromesso generale. Sarebbe opportuno ricontrollare predette informazioni presso delegazione americana anche per vedere di accertare intenzioni di Byrnes a seguito ultime sedute.

577

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T . lOI24n7s. Washington , 21 giugno 1946, ore 11,31 (per. ore 4,45 del 22 ).

Suo telegramma 9511 1•

Ho subito informato Dipartimento di Stato verbalmente e con nota scritta delle pretese Governi polacco e cecoslovacco di ottenere da Conferenza pace


1 Vedi D. 560.

conferimento loro diritto a riparazioni da Italia , facendo rilevare assurdità con ogni possibile argomento. Esponenti Dipartimento di Stato hanno mostrato maggiore comprensione per considerazioni da me svolte assicurando che avrebbero subito informato e interessato segretario di Stato a Parigi.

Continuerò interessarmi. Mi sarebbe peraltro utile conoscere appena possibile ulteriori elementi su motivi che addurrebbero predetti due Governi onde ribattere loro pretese riparazioni 1•

578

IL RAPPRESENTANTE A VI ENNA, COPPINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. J0150-10151 /J3J-132. Vienna, 21 giugno 1946, ore 11,55 (per. ore 9 del 22 ).

In conversazione odierna Gruber, cui avevo chiesto se mi confermasse sua prossima partenza per Belgrado , mi ha messo al corrente del suo colloquio Parigi con vice ministro esteri jugoslavo. Incontro avvenuto su richiesta quest'ultimo e avuto luogo in occasione colazione offerta ministro Messico a Parigi.

Ministro jugoslavo espostogli basi per accordo fra due Stati, basi che gli sono state poi formulate anche per iscritto. Esse consisterebbero:

l) ufficiale impegno Austria a dichiarare, analogamente Cecoslovacchia ed Ungheria, essere interesse bacino danubiano che Trieste venga assegnata Jugoslavia, nonché sostenere presso Potenze punto vista jugoslavo su questione;

2) in contro-cambio impegno jugoslavo concedere Austria ogni facilitazione portuale ferroviaria e traffico a Trieste e sulle linee ferroviarie colà confluenti ; 3) .Governo jugoslavo ripristinerebbe immediatamente rapporti diplomatici con Vienna ritirando missione militare, del cui contegno Gruber si è molto lamentato ; 4) Governo jugoslavo concluderebbe accordo commerciale con Austria;

5) Governo jugoslavo provvederebbe senz'altro graduale rimpatrio prigionieri austriaci che, secondo recenti dichiarazioni Belgrado, dovrebbero essere trattenuti fino pace definitiva ;

6) circa questione frontiera Carinzia sostituto ministro Jugoslavia avrebbe lasciato intendere che, dopo normalizzazione rapporti su basi predette, sarebbe stato facile raggiungere intesa dietro assicurazioni austriache che diritti minoranze slovene sarebbero salvaguardati .

Bebler aveva inoltre invitato Gruber a Belgrado e promesso di venire Vienna per definire intese anzidette.


1 Per la risposta vedi D. 613.

Gruber mi ha dichiarato di aver ascoltato offerte jugoslave e risposto suo interlocutore che avrebbe esaminato proposte fattegli. Prendendo spunto da conversazione con conte Carandini in cui nostro ambasciatore Londra gli avrebbe espresso desiderio Governo italiano esaminare direttamente con Governo austriaco rapporti e questioni controverse tra due Paesi, ministro austriaco mi ha espressamente detto comprendere che dichiarazione come quella richiesta da Jugoslavia per Trieste significherebbe grave colpo a relazioni con Italia con cui Governo Vienna desidera, più che con ogni altro Stato vicino, avere rapporti stretta collaborazione . Pertanto Gruber dettomi desiderare vivamente ampio scambio di idee con Governo italiano nonché avere con me ulteriore conversazione primi giorni settimana prossima. Gruber ha continuato esprimendomi convinzione che mossa jugoslava sia stata suggerita da U.R.S.S. per ottenere, con dichiarazione austriaca per Trieste, unanimità consensi Paesi danubiani e di influire quindi su decisioni grandi Potenze per assegnazione Trieste Jugoslavia. Bebler avrebbe lasciato intendere che intesa austro-jugoslava su basi anzidette porterebbe a modifica atteggiamento U .R.S .S. verso Austria anche in questione Alto Adige .

Situazione Governo austriaco di fronte proposte jugoslave è certamente molto delica ta specialmente perché Governo Belgrado faceva leva su questione immediata restituzione prigionieri austriaci , che tocca sentimenti larghi strati questa popolazione . Gruber ha affermato che solamente attuale Governo diretto da maggioranza democristiana può resistere pressioni jugoslave e sovietiche, mentre Governo di sinistta, che inevitabilmente gli succederebbe, ricercherebbe facile successo in accordo con Belgrado. Gruber mi è sembrato sincero in suo desiderio arrivare a chiarimento rapporti con Italia ma preoccupato situazione in cui trovasi dinanzi concrete proposte jugoslave. Certo su nuovo atteggiamento Gruber, nettamente in contrasto con contenuto ultimo colloquio prima sua partenza per Parigi (mio telegramma 70) 1 , debbono avere influito, a quanto mi è apparso anche da certi suoi accenni, . pressioni fattegli Londra dopo suaccennati approcci con Jugoslavia.

Ho ringraziato Gruber per sue comunicazioni e, nell'assicurarlo che avrei immediatamente riferito al riguardo a codesto ministero , gli ho riconfermato desiderio Governo italiano che rapporti italo-austriaci divengano stretti e cordiali secondo quanto già comunicato in base a telegramma 12 del 25 maggio2 .

Parlandomi di questione Trieste Gruber mi ha detto non essersi mai espresso Parigi e Londra in favore di assegnazione Trieste a Jugoslavia, assegnazione che, secondo sua impressione, è diventata per U.R.S.S. problema essenziale in trattative di pace. Infatti, data attuale difficoltà per russi raggiungere Mediterraneo attraverso Dardanelli e Salonicco, possesso emporio triestino non può più essere considerato da sovietici come pedina in trattative internazionali, ma acquista valore di fine. D'altra parte, per Governo jugoslavo problema Venezia Giulia è ormai questione prestigio, questione connessa stessa situazione interna Governo jugoslavo.


1 Vedi D . 471. 2 Vedi DD. 481 e 497.

579

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. l 0100/681. Parigi, 21 giugno 1946, ore 12,51 (per. ore 17 ).

Trasmettesi seguente telegramma Soragna:

«In seduta pomeridiana 20 giugno Byrnes ha ripresentato nota proposta americana rinviare per un anno ogni decisione sul problema colonie italiane che resterebbero nel frattempo sotto attuale amministrazione, mentre trattato pace conterrebbe soltanto clausole «surrender of rights» da parte Italia. Quattro hanno deliberato rinviare questione allo studio di una Commissione di esperti composta Jebb, Ben Cohen, Vyshinsky e Couve de Murville».

580

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 10154 /682 . Parigi, 21 giugno 1946, ore 20,03 (pe r. ore 7,40 del 22) .

Comunico seguente telegramma Soragna:

« Rinvio questione frontiera franco-italiana è stato proposto da Molotov basandosi su opportunità dar tempo studiare nota italiana 1 appena giunta. È · precisamente procedura da me proposta a Dekanozov il quale mi aveva promesso sottoporla a Molotov2 . Americani si sono associati, ma merito del respiro che ci è stato concesso va ai russi. Bidault si è opposto rinvio e francesi hanno accusato decisione come scacco. Giornale Aube organo Bida ult parla della amarezza inflitta al ministro dai suoi colleghi. Cercherò ora vedere Couve per mostrargli apparenza scacco avrebbe potuto essere evitato se francesi stessi avessero chiesto rinvio in base presentazione nostra nota, facendo gesto amichevole verso Italia che purtroppo è completamente mancato. Insisterò per inizio conversazioni a due. Debbo anche notare con rincrescimento che Bidault per combattere proposta Molotov si è servito di certe amichevoli riservate offerte di Selmo ai tecnici francesi onde cercare dedurne che Italia ha sovrabbondanza energia».


1 Vedi App. 5b. 2 Vedi D. 568.

581

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 10155 /683. Parigi, 21 giugno 1946, ore 20, IO (per. ore 7,40 del 22 ) .

Trasmetto seguente telegramma Soragna:

«Proposta americana presentata ieri sera seduta segreta Consiglio è che sorte definitiva territori italiani Africa sia stabilita entro un anno dalle quattro Grandi Potenze, continuando provvisoriamente attuale amministrazione. Studio tale proposta è stato demanda to ad un Comitato degli esperti che ha il compito di presentare proposte concrete ai quattro ministri e nell'eventualità accettazione di essa , di suggerire formula per includerla nel draft del trattato. Da parte nostra, e salvo quanto possa essere fatto direttamente a Washington, noi inviamo qui lettera ai quattro ministri per fissare seguenti punti:

l) Governo italiano non può accettare alcuna clausola che concerne incondizionata rinunzia nostra sovranità;

2) riservandosi soluzione che noi dobbiamo partecipare amministrazione provvisoria quei territori con i poteri normali, secondo i diritti di guerra, dello Stato sovrano nei territori soggetti occupazione bellica;

3) facciamo riserva per il fatto non essere stati sentiti e chiediamo formalmente di essere sentiti. S'intende che esplichiamo analoga azione contatto personale».

582

L'TNCA~ICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 10171/686. Parigi, 21 giugno 1946, ore 23 (per. ore 9,30 del 22 ).

Comunico seguente telegramma Soragna :

«Cerulli in una riunione al Quai d'Orsay ha esposto a Vimont argomenti nostra nota ai quattro ministri in corso di consegna 1 . Vimont gli ha detto che clausola surrender of rights potrebbe avere forma di una rinunzia alla sovranità quale noi avevamo nel 1940 con la indicazione (a titolo di speranza) che una delle soluzioni da esaminare nell 'anno di dilazione potrebbe essere quella del mandato


1 Vedi D. 581.

singolo . Avendo egli chiesto se Governo italiano accetterebbe simile formula, Cerulli gli ha risposto che nostra negativa concerneva ogni fonnula implicante una rinunzia in bianco, al di là del rinvio puro e semplice della questione. Tale rinvio, comunque, andava anche subordinato per parte italiana alla condizione che amministrazione territorio africano riprendesse normale carattere che secondo leggi guerra deve avere regime occupazione militare territorio sovranità altrui. Tale condizione è essenziale anche per evitare che ovvia propaganda mantenga quei territori in uno stato di eccitazione nociva non all'Italia soltanto ma anche alla tranquillità Nord Africa e Medio Oriente. Vimont ha assicurato che avrebbe portato stasera stessa tali considerazioni a conoscenza rappresentante francese Comitato che esaminerà proposta» .

583

IL RAPPRESENTANTE AD OTTA W A, FECIA DI COSSATO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. PER CORRIERE Il 067 /057. Ottawa, 21 giugno 1946 (per. il 3 luglio).

Mi riferisco ai telespressi di codesto ministero n. 5 /721 c. 1 e 5/725 c . 2 rispetti

vamente del e del 4 giugno u.s.

Ho consegnato a questo Dipartimento delle relazioni esteriori, illustrandoli a viva voce, sulla scorta delle istruzioni contenute nei telespressi cui faccio riferimento, i documenti inviatimi.

La mia conversazione si è svolta con il capo delle divisione politica, che si occupa delle questioni europee : fun zionario particolarmente al corrente delle nostre questioni e con il qu ale già altre volte ho avuto occasione di incontrarmi . Dal corso della conversazione, dalle osservazioni rivoltemi, ed infine dal tenore generale del discorso ho tratto la seguente impressione. Il Governo canadese ~ mi ha del resto esplicitamente dichiarato il mio interlocut.ore ~ non ·è interessato specificamente nei vari problemi delle nostre frontiere, e nell'insieme delle nostre questioni politiche , e non è in grado di poter esprimere un preciso determinato punto di vista su di esse. È però «interessato a che la situazione in Europa possa chiarificarsi e stabilizzarsi nel migliore dei modi », in altre parole, il Canadà non appoggi a un determinato punto di vista ma desidera che una pace giusta e duratura sia instaurata in Europa.

L'apporto che potrà dare il Canadà a sostegno delle nostre tesi è perciò in funzione del fatto concreto che determinate soluzioni o decisioni circa i problemi che, per esempio pongono in contrasto l'Italia e la Jugoslavia , rappresentino il miglior mezzo per raggiungere una stabile pacificazione in Europa evitando una


1 Trasmetteva documentazione relativa ai lavori della Commissione d'inchiesta per la Venezia Giulia e sollecitava una presa di posizione a favore dell'Italia sulla questione della frontiera orientale.


2 Non pubblicato.

pace che porti in se stessa i germi di nuovi conflitti nei quali il Canadà sarebbe certamente coinvolto. È quindi probabile, dato questo atteggiamento molto prudente e circospetto (vedi precedenti mie comunicazioni e da ultimo mio telegramma segreto n. 65) 1 , che il Canadà appoggi e segua quella tesi che, a suo giudizio, rappresenti il migliore modo -da un punto di vista generale della pacificazione in Europa -di dirimere le più importanti e spinose questioni oggi sul tappeto della conferenza di Parigi per la pace con l'Italia. È probabile che esso segua più la tesi inglese, o comunque i punti di vista inglesi, che non quelli degli Stati Uniti. Il Canadà è certamente interessato, d'altra parte, che la nuova democrazia italiana abbia da parte delle grandi democrazie mondiali tutto quell'aiuto che le consenta di veramente riprendere il proprio posto di equilibrio "e di lavoro che le spetta.

Ho poi intrattenuto il mio interlocutore sulla importante questione delle quattro libertà, e mi ha assicurato che avrebbe studiato il pro-memoria che gli ho lasciato. A questo proposito il giorno 17 corrente alla Camera dei Comuni il deputato Gordon Graydon (progressista conservatore e specialista per le questioni di politica estera del partito) ha interpellato il Governo circa il «bill of human rights da incorporare nei trattati di pace». Il primo ministro ha risposto di non avere ancora ricevuto il progetto del Comitato Economico e Sociale dell'O.N.U. e perciò non era in grado di dire quale sarà l'atteggiamento del Canadà su tale progetto.

Riferirò quanto questo Ministero degli esteri mi farà sapere al riguardo.

Ho accennato anche ed infine alla questione delle colonie italiane in relazione a quanto mi ha comunicato codesto ministero con il telespresso 18459/c. 2• Non ritengo che il Dominio del Canadà, facente parte del Commonwealth britannico, si associ al passo fatto dall'Uruguay.

584

COLLOQUIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, CON IL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STONE

VERBALE. Roma, 21 giugno 1946.

l. L'ammiraglio ha espresso al presidente le congratulazioni dei Governi britannico ed americano per l'andamento ordinato delle elezioni e per l'alto numero dei cittadini votanti. Gli ha altresì consegnato il testo del comunicato che la Commissione Alleata avrebbe diramato alla stampa in mattinata.

2. Circa la nota questione dell'impiego di truppe italiane in Venezia Giulia in caso di eventuali complicazioni, l'ammiraglio ha assicurato il presidente che la questione è «esaminata attivamente» dal Comando Generale di Caserta, in seguito


1 Non pubblicato. 2 T. 18459/c. del 3 giugno, ritrasmetteva il D. 487.

ai passi da lui svolti. Ha aggiunto -a titolo confidenziale -che la nostra richiesta viene considerata «con simpatia». Ha suggerito che il presidente faccia studiare dagli organi militari se, fra i gruppi del ricostituito esercito italiano, ve ne sia uno

o più in grado di andare in linea. Ha accennato che, se nessuna unità avesse nel momento presente la preparazione e l'equipaggiamento sufficiente, potrebbero essere effettuati degli spostamenti di uomini e di materiale in modo che almeno un gruppo fosse in perfetta efficienza.

3. Parlando dell'accordo che dovrà modificare il regime armistiziale (documento principale) 1 l'ammiraglio -dopo avere premesso che la sua osservazione aveva carattere strettamente personale e segreto e che egli l'avrebbe dovuta smentire se qualcosa ne fosse trapelato -ha detto che converrebbe che il Governo italiano si facesse precisare che il controllo sulla applicazione del nuovo armistizio dovrà essere esercitato esclusivamente dall'organo che verrà creato ai termini dell'articolo

3. Infatti, se ciò non fosse specificato il Governo potrebbe trovarsi ad essere sindacato, o sottoposto a interventi diretti nei suoi affari interni, da parte di Potenze che non siano gli Stati Uniti e l'Inghilterra e che potrebbero avere interesse a influire sulla situazione politica italiana. L'organo anglo-americano invece potrebbe agire da filtro e controllare se gli eventuali interventi di altri Governi fossero giustificati dalla realtà dei fatti. L'ammiraglio ha aggiunto che pensava sopratutto all'impegno che sarebbe stato assunto dal Governo di non permettere la rinascita del fascismo (parola interpretata nei sensi più disparati dai vari Governi delle Nazioni Unite) ma, siccome tale clausola non è inclusa nel documento (l'ammiraglio aveva presente lo schema di Trattato di pace, che invece la porterebbe), egli ha ulteriormente precisato che le sue osservazioni dovevano intendersi applicabili al contenuto dell'articolo 7.

585

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 10185/688. Parigi, 22 giugno 1946, ore 11,55 (per. ore 16,30).

Da Soragna:

«Pomeriggio 21 giugno Quattro tenuta nuova seduta segreta. Apprendesi che è stato discusso problema Trieste e rappresentanti singole Potenze hanno ciascuno esposto proprio punto vista. Nessuna comunicazione è stata fornita stampa. Ambienti bene informati attribuiscono particolare importanza conversazioni che Molotov, accompagnato da Vyshinsky, ha avuto nel corso serata e fino a tarda ora notte con Byrnes dal quale era stato invitato a pranzo».


1 Vedi D. 505.

586

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AI MINISTRI DEGLI ESTERI DI FRANCIA, BIDAULT, DI GRAN BRETAGNA, BEVIN, DEGLI STATI UNITI, BYRNES, E DELL'U.R.S.S., MOLOTOV, A PARIGI

T. 9770 /c. Roma, 22 giugno 1946, ore 15.

Il Consiglio dei ministri, interprete sicuro dei sentimenti tutta la Nazione e dell ' Assemblea Costituente, si fa eco della trepida attesa degli Italiani di Trieste, dell'Istria occidentale e di tutta la Venezia Giulia ed insiste presso i quattro ministri degli esteri amici, affinché non prendano decisioni che la nuova democrazia italiana, costituita a .Repubblica, non potrebbe assolutamente accettare.

587

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. ] 0245 /695-696-697-698. Parigi, 22 giugno 1946, ore 23,05 (per. ore 10,15 del 23) .

Trasmetto seguente telegramma a firma Carandini:

« Nel colloquio odierno di cui do schematico riassunto, Byrnes mi ha espresso suo apprezzamento messaggio V.S. 1 consegnatogli fin dal 20 corrente e di cui gli ho illustrato motivi e significato.

Mi ha detto che tanto presidente Truman che lui, tenevano conto nostre esigenze, con particolare riguardo a questa delicata fase nostra evoluzione democratica.

Venendo al concreto gli ho chiesto quanto di vero fosse nelle ultime informazioni circa accordo di principio dei Quattro per amministrazione internazionale Trieste, definitiva o temporanea. Si è limitato a dichiararmi che nessuna intesa era intervenuta, le parti restando tutt'ora ferme sulle proprie posizioni. Ho avuto netta impressione che volesse scivolare su questo argomento, limitandosi ad una affermazione, esatta dal lato procedurale, ma non escludente che nella sostanza le opposte tesi si vadano avvicinando a soluzione compromesso.

Circa colonie, mi ha detto che soluzione già da lui precedentemente proposta ed ora di massima accettata per rinvio dodici mesi è a noi favorevole in quanto rimanda soluzione al tempo in cui, in più calma situazione, verosimilmente Italia farà parte Nazioni Unite. Ho risposto che simile soluzione provvisoria poteva essere accettabile quando salvaguardasse coesistenza sovranità italiana con amministrazione militare britannica, integrata da effettiva cooperazione di funzionari italiani.


1 Vedi D. 563.

Gli ho escluso per contro Governo italiano potesse mai indursi a preventive rinunzie in bianco sovranità colonie a favore delle Nazioni Unite. Ha accolto questa mia dichiarazione affermando che nulla era stato deciso circa modalità.

Circa riparazioni, ha mostrato di condividere l'inquietudine britannica circa una pretesa inclinazione a soddisfare richieste russe con fornitura di manufatti , vedendovi evidentemente una nostra manovra per attivare relazioni commerciali con la Russia. Avendogli risposto che non esisteva da parte nostra alcun piano nè alcuna intesa del genere, aggiungendo testualmente « non è l'Italia che manovra appoggiandosi alla Russia, ma è la Russia che manovra venendoci incontro», ha ribattuto che un ministro italiano aveva fatto alla Russia proposte per un accordo commerciale accompagnandole con concrete offerte forniture materiale elettrico, del che Molotov si era valso in Consiglio dei Quattro per dimostrare che l'Italia era in grado di effettuare forniture di prodotti. Ho risposto che nel caso particolare non mi risultava che fossero intervenute simili trattative. Noi restavamo fermi nella negazione della nostra capacità di pagamento sotto qualsiasi torma. Dato però che Stati Uniti d'America avevano riconosciuto diritto russo ad ottenere da noi riparazioni, trovavo naturale che industria italiana fosse più propensa ad accettare il principio del pagamento in prodotti che non quello in impianti produttivi. Comunque in pratica assoluta mancanza di materie prime rendeva anche una limitata possibilità di pagamento in prodotti difficilmente realizzabile. Ho cercato condurmi in modo persuadere Byrnes della lealtà della nostra condotta, pur· !asciandogli intendere, nel complesso delle argomentazioni, che il mutato atteggiamento russo nei nostri riguardi non può essere da noi ignorato nè respinto nei settori in cui ci favorisce .

Per Pusteria Byrnes si è limitato ad affermarmi che questione non è stata più trattata.

Al termine colloquio Byrnes, essendosi sempre espresso con marcata benevolenza ma con pari cautela, mi ha pregato assicurare V.S. della sua comprensione e suo interessamento» 1•

588

L'AMBASCIATORE SORAGNA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER CORRIERE 10539/076. Parigi, 22 giugno 1946 (p er. il 26 ) .

Suo 9665 2 .

Trasmetto elementi richiesti:

l) Da quanto è dato comprendere, rivalsa sui beni italiani all'estero per indennizzo danni subiti in Italia limitata alla quota per la quale Italia stessa non


1 Per la risposta di De Gasperi vedi D. 609. 2 Vedi D . 570.

possa dare completo indennizzo. Inglesi tuttavia considerano in questa categoria di danni anche impegni commerciali e finanziari ita liani verso Inghilterra alla data nostra entrata in guerra: loro ammontare valutato da Bevin dieci milioni sterline coprirebbe da solo entità beni italiani già sequestrati.

2) Sempre secondo informazioni raccolte, idea costituire pool per indennizzo collettivo, caldeggiata da Russia , sarebbe stata abbandonata . Poiché tuttavia non è escluso possa risorgere, sarebbe forse utile svolgere preventivamente opportuni passi presso varie Capitali.

3) Clausola relativa nostra rinuncia a qualsiasi pretesa indennizzo per misure adottate contro di noi prima nostro intervento è stata richiesta da delegazione americana e approvata in linea di principio nel corso riunione 17 corrente.

589

IL DIREITORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL GOVERNATORE CERULLI, A PARIGI

L. li /20708 /466 . Roma, 22 giugno 1946.

Grazie per la telefonata 1• Ti confermo che dopo tanto lavoro siamo un pò sfiduciati . La seduta a quanto dice la stampa è stata segreta e forse sarà difficile venire a sapere come si è giunti a tale compromesso. Un fatto è però certo: che deve di nuovo essersi manifestata una opposizione tra franco-russi da un lato e inglesi dall'altro. Conoscendo le idee francesi e sovietiche in materia, possiamo dedurne che il punto di vista inglese in materia coloniale permane a noi avverso su tutta la linea. E allora come spiegare i pourparlers col vescovo, la tua stessa partecipazione a quella riunione con gli esperti inglesi, le sia pur vaghe proposte fatteci? Che non avessero altro scopo fuorché quello di morfinizzare e farci stare tranquilli?

Non so se nella nuova situazione non sia il caso di studiare cosa si possa fare in più e di diverso da ciò che abbiamo fatto sino ad ora, se sia opportuno mobilitare dei rincalzi (Cora ti può servire?) e prendere altri contatti. Fammi sapere cosa pensi e cosa pensate costì.

Io in qUesti giorni ho lavorato attraverso gli ebrei e siamo riusciti ad interessare alla questione il capo del Joint Redistribution Committee per l'Italia (un americano) che è partito per Tripoli apposta (vedi allegato) 2• In più attraverso l' organizzazione che sai abbiamo messo a disposizione una discreta somma per propaganda in Tripolitania. Infine stiamo cercando di prendere contatto col Gran Muftì per indurlo a usare la sua influenza sulla Lega Araba. Cerchiamo anche di tener viva l' attenzione della stampa e di agitare i profughi 3•


1 Vedi DD. 581 e 582. 2 Non pubblicato. 3 Per la risposta vedi D. 615.

590

IL SEGRETARIO DELLA COMMISSIONE CONFINI, CASARDI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. PERSONALE. Parigi, 22 giugno 1946.

Quanto sto per dirti credo già risulti dall'insieme delle nostre recenti segnalazioni. Comunque non è inutile, tavolta, raccogliere le notizie in conclusioni.

Quello che ho in mente è la questione dei contini italo-francesi. È bene che al riguardo non ci siano equivoci o illusioni. Mi sono dovuto convincere che i francesi non hanno assolutamente alcuna intenzione di rinunciare a riscuotere le loro due libbre di carne. Ci hanno giuocato in pieno, e continueranno a farlo nella più assoluta e cinica malafede: così quando ai primi di maggio, al riparo delle generiche calorose dichiarazioni di Gouin e di Bidault, sono riusciti, di sorpresa e quasi di nascosto , a far passare le loro richieste di rettifiche sul tavolo dei Quattro, e quasi a strapparne la definitiva approvazione; così quando, pochi giorni appresso, parlando con il ministro De Gasperi, Bidault fingeva di ignorare i particolari della questione della Valle Roja; così quando Couve, tre settimane fa, assicurava Soragna che saremmo stati sentiti su tutta la questione della frontiera; così quando, pochi giorni or sono, Bidault faceva nuovamente il vago con Soragna, e quando Couve mostrava quel tanto di interesse per le nostre proposte, che potesse distrarci da ogni nostro ulteriore sforzo.

Il rinvio ieri l'altro, alla riunione dei Quattro, dell'esame della questione itala-francese, è stato dovuto esclusivamente all'intervento di Molotov, quest'ultimo evidentemente in ,relazione ai passi svolti il giorno innanzi da Reale e da Soragna presso Dekanozov 1 . D'altronde non vi è stato niente di trascendentale: Molotov si è limitato a dire che gli sembrava opportuno avere il tempo di studiare le ultime proposte italiane. Non è entrato nel merito delle medesime. La proposta è stata accolta, e questo è il punto cui siamo. Abbiamo così guadagnato qualche giorno di tempo ; ma è un semplice successo tattico : che non ci si illuda, salvo un miracolo, di trovare la prossima volta i francesi in uno stato d'animo più accogliente. Bidault, di fronte all'intervento di Molotov, ha chiaramente svelato il suo giuoco mostrando stizza e disappunto: ed i commenti successivi della stampa francese, in particolare del Monde che interpreta a modo suo i risultati delle elezioni a Tenda e Briga, e torna sulla questione dell 'autonomia valdostana , dimostrano quale sia rimasto tuttora il pensiero del Quai d'Orsay.

Il rinvio ha offerto un vantaggio : quello di permettere a Carandini di svolgere la missione che gli è stata affidata presso Bevin e Byrnes 2 , ed interessarE quindi anche a questa particolare questione. Ma si muoveranno essi? Ambedue sono, io


1 Vedi D. 568. 2 Vedi DD. 587 e 624.

ritengo, convinti della esosità dell'atteggiamento francese; ma da questo a prendere un atteggiamento di aperta critica delle pretese francesi, passa evidentemente un abisso diplomatico. L'elemento decisivo sarà quindi probabilmente, anche qui , l' atteggiamento sovietico .

Qua, con il duplice passo di Carandini, che dovrebbe aver luogo domani, avremo sparato, credo , tutte le nostre cartucce. Non so se riesci a pensarne altre. Forse la nostra stampa o la Costituente? Non so proprio cosa pensare , salvo che è rimasta un'altra volta confermata la assoluta impossibilità e inutilità di «ménagen>

francesi.

P.S. È purtroppo capitato un contrattempo, ed è bene tu ne sia al corrente. Parlando con Bidault, Selmo, il direttore della S.I.P., nell'illustrare i vantaggi che potrebbero offrire alla Francia i nuovi progettati impianti del Moncenisio, si è lasciato andare a dire che, sino al momento in cui tali nuovi impianti fossero ultimati, l'Italia potrebbe offrire alla Francia una fornitura annua di 700 milioni di Kwh. La conversazione è intervenuta direttamente tra Bidault e Selmo, e non aveva avuto carattere alcuno di ufficialità . Tuttavia Bidault si è valso dell'argomento per sostenere ieri l'altro di fronte ai Quattro che l'Italia aveva già un supero di energia, e che quindi erano infondate le sue argomentazioni per difendere gli impianti di Tenda e del Moncenisio.

591

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI , AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 10279 /699. Parigi, 23 giugno 1946, ore 13 (per. ore 16,35 ) .

Pomeriggio 22 giugno Quattro hanno tenuto terza seduta segreta. Giuste informazioni attendibili, questione Trieste, contrariamente attesa generale, non è stata trattata. Dopo rapido esame questione frontiera italo-austriaca, spartizione flotta italiana, Dodecanneso (nei riguardi quest'ultima Molotov pur non opponendosi trasferimento isole alla Grecia ha dichiarato non essere in quel momento disposto discutere problema), Bymes ha proposto convocare subito Conferenza pace per 15 luglio a Parigi continuando fino a quella data riunione Quattro. Molotov insistito su necessità giungere accordo generale prima convocare Conferenza. Bevin proposto che lavori Quattro fossero intensificati nel corso prossima settimana e che venerdì 28 giugno venga presa decisione circa convocazione Ventuno . Proposta Bevin stata adottata. Domani lunedì quattro ministri terranno due sedute. Verranno riesaminati problemi frontiera itala-austriaca , itala-francese e spartizione flotta .

592

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 10286n01. Parigi, 23 giugno 1946, ore 17 (per. ore 20).

Suo telegramma 9661 1•

Trasmetto seguente telegramma Soragna :

«È stata trasmessa 19 corrente nota in cui chiedesi poter esporre nostri punti di vista in materia riparazioni. L'ho preannunziata a Jebb spiegandogli motivi nostra richiesta e gli ho anche mostrato come negativa di Bevin, di cui nessuno in Italia ha potuto comprendere ragione, abbia spiacevolmente sorpreso di fronte a parere favorevole Molotov. Jebb non mi ha nascosto quanto da altri indizi avevo già compreso prima, cioè sospetto britannico che siano in corso trattative italo-russe . Le due proposte di Molotov pagamento parziale riparazioni mediante produzione industriale italiana annua ed opportunità sentire parere Italia sono parse indizio tali intese. Inglesi temono che discussione con esperti italiani favorirebbe i russi nell 'intento provocare scivolamento economico italiano verso collaborazione colla Russia pericolosa per interesse economico e politica britannici in Italia. Inglesi si adatterebbero tale piano solo come corrispettivo ad altre concessioni ed a certe garanzie sulla quantità e qualità delle prestazioni industriali italiane per esempio costruzioni navali. Jebb mi ha promesso tuttavia interessare Bevin a consentire che esperti italiani siano chiamati discutere questione ».


593 .

IL RAPPRESENTANTE A VI ENNA, COPPINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D . 10309 /138. Vienna, 23 giugno 1946, ore 21,30 (p er. ore 13 del 24).

Per meglio inquadrare passo fatto da Gruber di cui mio telegramma 131 2 mi permetto attirare attenzione codesto ministero su quanto segue:

l) questioni per cui Jugoslavia ha fatto concrete proposte Vienna, e precisamente frontiera Carinzia e rimpatrio prigionieri, rivestono importanza grandissima tanto più che quest'ultimo problema, dato penoso trattamento cui vengono sottoposti prigionieri austriaci Jugoslavia, tocca profondamente sentimenti questa popolazione. È pertanto evidente che dette· questioni dovranno prima o poi essere


1 Con T. s.n.d. 9661 /c. del 20 giugno , diretto anche a Londra, Mosca e Washington , De Gasperi aveva impartito a Soragna le seguenti istruzioni: «Notizie finora pervenute circa discussione problema riparazioni in seno a Conferenza ministri degli esteri destano le più vive preoccupazioni. Pregasi chiedere ufficialmente a Comitato ministri che su detto problema Governo italiano sia ammesso esporre suo punto di vista, prima che siano adottate decisioni definitive, analogamente a quanto è sta to fatto per questioni politiche ».


2 Vedi D. 578.

affrontate da questo Governo ed è probabile che per raggiungere soluzione esso sia costretto a concessioni carattere politico. Questo è del resto quanto mi ha lasciato capire Gruber accennandomi a necessità che nostre relazioni siano discusse con attuale Governo piuttosto che con uno a tendenza di sinistra che senz'altro sarebbe indotto accettare proposte jugoslave;

2) questione Alto Adige, ancora più chiaramente dopo proposte jugoslave, è collegata con questione Venezia Giulia, e del resto è chiara interdipendenza della politica austriaca verso Italia con quella verso Stati danubiani;

3) data situazione attuale Austria e diversità interessi Potenze occupanti non è pensa bile che questo Governo possa realmente impegnarsi concrete conversazioni politiche con altri Stati senza appoggio e consenso di gruppo di grandi Potenze direttamente interessate.

Mi sembrerebbe quindi, dal quadro delle premesse su riportate, che, se codesto ministero ritiene eventualmente iniziare conversazioni prospettate da Gruber, si possano fare seguenti deduzioni:

l) conversazioni con Austria non potrebbero limitarsi a sola questione Alto Adige e non potrebbero raggiungere accordi duraturi se non affrontassero nel loro complesso questioni italo-austriache anche nel quadro sviluppi politica austriaca verso Jugoslavia e particolarmente Trieste. Altrimenti si correrebbe rischio che Austria potrebbe accordarsi con Jugoslavia in senso a noi sfavorevole, dopo nostre eventuali concessioni in Alto Adige;

2) per evitare tale pericolo, che anche è connesso con orientamento danubiano dell 'Austria, occorre che accordo italo-austriaco non sia fine a sè stesso, ma si allacci a più vasto piano alleato che leghi Austria a politica di ispirazione occidentale. Solo in questo modo si potrà altresì evitare che accordo stesso finisca per essere pura manovra a fine limitato pur tendente esonerare Inghilterra da qualsiasi eventuale responsabilità in decisione questione alto-atesina ;

3) ne consegue pure che anche per Italia politica riavvicinamento italo-austriaco nel senso indicato porterebbe ad un marcato orientamento politica estera italiana, di cui solo codesto ministero potrà valutare opportunità.

594

L' INCARICATO D' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D . 10313-10315n02-703-704-705. Parigi, 23 giugno 1946, ore 22 (per . ore 13,30 del 2 4 ) . Trasmetto seguente telegramma Soragna :

«Mio telegramma 652 1 . Oggi Couve mi ha fatto chiamare ed ho avuto con lui lunga conversazione su complessa questione italo-francese e particolarmente su Briga e Tenda e sul Moncenisio, tra l'altro ebbi l'impressione che da parte francese s1 commcmsse contemplare più seriamente possibilità e convenienza addivenire


1 Vedi D. 558.

intesa basandosi su soluzione industriale Moncenisio rinunziando rettifica di frontiera e su aggiustamento in Valle Roja che ci lasci Briga Tenda ed il Colle omonimo. Couve mi ha obiettato che tecnici francesi hanno fatto molte riserve su progetto Moncenisio, mentre io gli sostenevo che erano entusiasti. È stato deciso che si incontrino coi nostri tecnici appena questi arriveranno, in modo che da conversazioni esca possibilmente un progetto comune.

Per Tenda e Briga mi occorre una risposta sollecita a quanto chiesi col mio telegramma n. 652. Debbo poter fornire a Couve dati e precisioni tali da rafforzare al massimo tesi che votazione e plebiscito sono dimostrazione evidente di italianità. Siccome caso Briga maggioranza monarchica vuole Italia, se agenti e funzionari frontiera hanno votato prego fornirmi loro numero per mostrare che non influisce su risultati complessivi e prego dirmi se procedura votazione in luogo degli agenti è stata generale in Italia 1•

Conversazioni procederebbero indipendentemente dalle deliberazioni del Consiglio dei ministri in quanto Francia potrà adottare nel trattato le clausole eventualmente raggiunte di comune accordo.

Couve si è mantenuto prudente e riservato e mi ha ammonito a più riprese che ritiene difficilissimo che le tesi del nostro memorandum siano in definitiva accettate dalla Francia . Ha però assentito in pieno al concetto di base che clausole itala-francesi del trattato di pace dovrebbero risultare da un compromesso che permetta alle due parti di dichiararsene soddisfatti. Solo su tali basi è possibile che i due Paesi svolgano una futura collaborazione politica che potrebbe divenire molto interessante.

Couve mi ha assicurato che finora nessun accordo, nemmeno in linea di massima, è stato raggiunto per Venezia Giulia. Egli sostiene che Bidault non ha presentato ciò che è proposta orientale definitiva , ma ha solo esposto varie possibilità molto vaghe. Tra queste Couve mi ha precisato possibilità plebiscito, senza maggiori particolari, e mi ha chiesto in merito parere Governo italiano. Gli ho risposto credere che adattamento, per quanto riluttante, mio Governo a tale espediente dipendeva naturalmente da carattere e confini zona contemplata e innanzi tutto dalla condizione che plebiscito avesse luogo dopo ratifica trattato e trascorso opportuno periodo di un regime che garantisca contro ogni trasformazione artificiale situazione etnica . Mi ha assicurato Bidault pure persuaso necessità tali condizioni e all 'indomani seduta Consiglio dei ministri ha detto che le varie ipotesi dalle più ottimiste alle più pessimiste sono consentite.

Mi ha detto anche che ministri cominciano essere preoccupati nervosità ed agitazioni che si diffondono in Italia circa sorte Paese in rapporto trattato. Gli ho dimostrato come ciò sia troppo naturale per molte ragioni e che se italiani fossero cordialmente ammessi a farsi sentire per esempio in tema riparazioni situazione potrebbe distendersi.

Parlando delle colonie mi ha detto che per l'Italia stralcio questione in questo momento è stato opportuno, perché inglesi si mostravano più rigidi che mai. Mi ha confermato notizie che corrono su trattative economiche italo-russe, ed interrogato in proposito con diffuso interesse» .


1 Con T. 10057 1506 del 28 giugno De Gasperi ri spose: « A seguito precedenti noti zie si informa che un funzionario (ripeto uno) e sette (ripeto sette) agenti hanno votato in loco sezione elettorale San Dalmazzo di Tenda . Come noto norme vigenti autorizzano funzionari ed agenti votare in loco sezioni elettorali intero territorio italiano. Le notizie telegrafate dunque da questa ambasciata di francia le sono pervenute da fonti male o malevolmente informate». Con successivo T. l 0407/528 del 4 luglio De Gasperi aggiungeva inoltre che nessun funzionario o agente aveva votato in loco a Briga.

595

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 10293n89. Washington, 23 giugno 1946, ore 23,35 (per. ore 7,30 del 24 ).

Suo telegramma n. 9667 1•

Ho continuato in questi giorni insistere presso Dipartimento di Stato per questione Moncenisio, Briga e Tenda. Dopo passi formali accennati mio telegramma n. 766 2 , ho presentato subito nuova nota per tali questioni ponendo in rilievo elementi testè comunicatimi ed altri desunti da telespresso relativo colloquio Soragna concernente conversazioni in corso tra compagnie elettriche due Nazioni che potevano svuotare di contenuto richieste francesi. Dipartimento di Stato ne è stato impressionato favorevolmente ed ha testè nuovamente assicurato che aveva informato telegraficamente delegazione americana nel modo più propizio nostra tesi, in vista della discussione conclusiva che dovrebbe aver luogo Comitato ministri pomeriggio 24 corrente.

È stato del pari assicurato che Byrnes era stato telegraficamente informato da codesta ambasciata Stati Uniti dei risultati elezioni a Briga e Tenda, ritenuti dal Dipartimento di Stato molto significativi per nostra tesi o per eventuale plebiscito. In conversazioni confidenzialissime testè avute aJ Dipartimento di Stato un interlocutore ha rilevato che benché persistessero sfavorevoli circostanze accennate miei telegrammi 729 e 730 3 , e particolarmente propensione Alleati rafforzare posizione Bidault, tuttavia si era notata in ultime discussioni Parigi una maggiore incertezza dei Tre ad accedere pienamente richiesta francese per Briga e Tenda e ciò particolarmente in seguito «ottima presentazione nostro caso». Egli, pur non potendo prevedere quale piega prenderà questione, ne traeva argomenti favorevoli all'Italia incitando continuare nostra ferma difesa specialmente polarizzandola su questioni fondamentali.

596

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. l0294n90. Washington, 23 giugno 1946, ore 23,04 ( per. ore 7,30 del 24 ) .

Miei telegrammi 733 e 754 4 .

In relazione ultime notizie radio da Parigi, pur sommarie e confuse, circa eventuale decisione Quattro lunedì mattina su questione Trieste, ho ieri (sabato)


1 Vedi D. 572. 2 Non pubblicato. 3 Vedi D. 521. 4 Vedi DD. 523 e 542.

sera inviato appello personale Truman il quale trovasi fuori Washington, chiedendo di lui intervento a favore Italia 1•

Ritengo opportuno segnalare che, qualora russi non accedessero progetto proposto da Bidault ma acconsentissero ad eventuale stralcio che contempli mantenimento provvisorio attuale situazione a Trieste, è logico prevedere che verrebbe inserita in trattato clausola la quale indebolirebbe nostri diritti sovranità cioè esplicitamente chiedendo preventiva nostra rinunzia , oppure obbligandoci sottostare future altrui soluzioni, mentre ipotesi soluzione a mezzo plebiscito, in predetto caso stralcio (suo telegramma n. 9666)2 , sembra difficilmente accettabile da russi. Occorre quindi, a mio avviso, esaminare sin da ora anche tali eventualità, sia per nostra difesa sia per vedere di interessare a Parigi delegazione americana, onde porla in guardia contro formula e influenze.

597

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

PROMEMORIA. Roma, 24 giugno 1946.

Ho consegnato stamane a sir Noel Charles l' accluso foglio , sottolineando che esso precisa il pensiero del presidente De Gasperi, a seguito della risposta fattagli pervenire da Bevin, consegnatami dallo stesso Charles il giorno prima (anche acclusa)3 .

Avendomi egli domandato se un qualunque autorevole nome politico britannico che venisse in questo momento a Roma per cercare di persuadere il presidente sull'opportunità di accettare l' internazionalizzazione o Stato Libero di Trieste e mutilazione dell'Istria Occidentale potesse avere probabilità di successo, gli ho confermato nei termini più espliciti che in nessun caso codesto sforzo di persuasione avrebbe la più piccola chance di riuscita, neanche se fosse stato per avventura esercitato da Bevin in persona.

Il presidente De Gasperi e con lui anche la Costituente nella sua maggioranza non avrebbero mai apposto o autorizzato a porre la firma a un trattato di questo genere. Ha replicato che forse Togliatti lo avrebbe fatto. Ho risposto di ignorarlo, ma che ciò avrebbe comunque implicato una evidente direttiva di politica estera.


1 Il testo è in For eign R elations of t/w Unired Stares. /946 . vol. II, cit. , p . 583.


2 Vedi D. 571.


3 Il testo della risposta al D. 586 era il seg uente: «Seeretary of State fully realises the Ita lia n Governmcnt would like to keep Trieste and Pola but the y may have to acquiesce in so me less satisfactory solution. The rtalian Government would surel y have welcomed a ycar ago any so lution which kept Trieste from the Yugosla vs, c.g. internationa lisa tion . Wh a tever se ttlement that is reached has gol to be acceptable lo the Russian s a nd Yugoslavs for otherwise it would not be durable. Jt seems unlikel y that Pota can be sa ved for ltaly ; but if Trieste can be saved from Yugoslavia by internationalisation alone, surely the lta)ian Govcrnment would see some merit in such a schemc».

ALLEGATO

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES

APPUNTO. Roma, 23 giugno 1946.

Il presidente De Gasperi considera la sòluzione che contenesse l'internazionalizzazione

di Trieste e la perdita delle città italiane della costa occidentale dell'Istria come inaccettabile

e conferma che mai in nessun momento ha lasciato credere che tale soluzione sarebbe stata

in qualsiasi misura sopportabile dall 'opinione pubblica italiana.

Egli ha sempre parlato d'internazionalizzazione del porto di Trieste, non della città; e

tale fu anche la decisione di Londra che deliberò appunto l'inchiesta per stabilire la linea

etnica, sembrando invece acquisito che gran parte del problema economico era risolto

mediante un regime internazionale del porto di Trieste e della sua rete ferroviaria . In caso

di impossibile accordo minor male sarebbe l'occupazionale internazionale prolungata per

un tempo da determinarsi.

Tralascia di insistere sul gravissimo colpo che una eventuale decisione alleata sfavorevole

constituirebbe per la repubblica democratica italiana e sulla circostanza che nessun Governo

italiano potrebbe esimersi dal presentare all'Assemblea Constituente i trattati di pace, prima

di apporvi la propria firma. Sono questi infatti argomenti troppo evidenti, come evidenti le

conclusioni che se ne possono trarre.

. 598 .

L ' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. I0349no7. Parigi, 24 giugno 1946, ore 21,03 (per. ore 9,15 del 25 ) .

Comunicasi seguente telegramma Soragna:

«Apprendo da ottime fonti giornalistiche che Consiglio Quattro deciso stama

ne, su iniziativa Molotov, respingere richiesta austriaca Pusteria e Brennero in

quanto non potrebbe considerarsi rettifica minore. Consiglio tuttavia avrebbe

disposto introduzione nel trattato clausola per garantire libero transito a persone

e merci austriache .

Discussione su frontiera occidentale rinviata, sempre in seguitÒ iniziativa

Molotov, a questo pomeriggio. Questione Moncenisio verrebbe stralciata e sotto

posta esame esperti per studio garanzie da concedere Italia per utilizzazione

impianti idroelettrici , analogamente a quanto fatto per Valle Roja.

Accordo sarebbe stato raggiunto da esperti circa limitazione flotta italiana;

non così circa divisione navi da noi cedute per Potenze vincitrici. Clausole relative a questo punto costituirebbero protocollo separato nel trattato in modo che . dissenso tuttora permanente su questo punto non impedirebbe completamento

progetto».

599

IL MINISTRO AD OSLO, RULLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 10354n7. Osio , 24 giugno 1946 , ore 22,55 (per. ore 11,30 del 25 ).

Mio telegramma n. 76 1•

Ho creduto opportuno attirare oggi attenzione di questo ministro affari esteri sulla netta precisa presa di posizione del Governo e personale di V .E. sul problema di Trieste2 e sulla importanza che esso ha per l'avvenire del nostro Paese. Ricordando sue dichiarazioni amicizia , gli ho domandato anche, in vista della prossima convocazione della Conferenza internazionale della pace, di voler considerare possibilità che, se non Governo, per lo meno stampa ufficiosa faccia comprendere quale sia il pensiero degli ambienti responsabili norvegesi sulla italianità della da tempo italianissima città . Pur facendo riserve sulla libertà della stampa, ha promesso che avrebbe cercato accontentarmi.

Ho l'impressione che una possibile richiesta di solidarietà da parte della direzione nostro partito socialista al partito socialista norvegese (che come noto ha qui maggioranza in Parlamento) avrebbe probabilità essere accolta con simpatia. Io non so se la cosa sia consigliabile o fattibile ma ritengo mio dovere sottoporne l'esame a V .E. Anche venuta qui di un membro influente del partito socialista potrebbe ottenere ottimi risultati.

600

IL MINISTRO A L'AJA, BOMBIERI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . 10352 /48. L'Aja, 24 giugno 1946, ore 23,20 (per. ore 10,25 del 25).

Ho consegnato al segretario generale di questo Ministero esteri le due note sulle colonie italiane3 e delle quattro libertà4 di cui al telespresso ministeriale n. 665 del 19 maggio u.s. e 17146 del 22 maggio scorso, 5 illustrando opportuno punto di vista italiano; e ho avuto con lui lungo cordiale colloquio.


1 Non pubblicato, riferiva su altri argomenti trattat i nel colloquio con il ministro degli esteri. 2 Vedi DD. 573 e 586. l Vedi App. 2b. 4 Non pubblicata. 5 Non pubblicati.

Nella questione colonie italiane ho sottolineato iniziativa Uruguay di cui al telegramma di V.S. n . 18459 1 , facendo presente che Governo italiano avrebbe molto apprezzato se quello olandese avesse ufficialmente espresso analogo punto di vista. Segretario generale, pur mostrandosi essere convinto della giusta assegnazione all'Italia dell'amministrazione di alcune sue antiche colonie, mi ha dato al riguardo assicurazioni piuttosto generiche, mi ha lasciato comprendere che, speciamente in tale materia, il Governo dei Paesi Bassi doveva uniformare il suo atteggiamento a quello inglese e che qui si era convinti che il compito degli altri Stati alla Conferenza della pace non poteva che limitarsi a sottoscrivere quanto era già stato deciso dalle Quattro Grandi Potenze.

Nella questione quattro libertà, segretario generale ha mostrato rendersi conto della fondatezza nel merito preoccupazione italiana circa pericolo che inserzione clausole del genere avrebbe offerto pretesto ad alcune Potenze interessate di intervenire continuamente nostri affari interni e opporvisi. Ha dichiarato condividere pienamente nostro punto di vista .

Avendo poi io riferito le dichiarazioni categoriche fatte ieri dal presidente del Consiglio dei ministri che nessun Governo italiano avrebbe firmato un trattato di pace che implicasse perdita intera Venezia Giulia, ci ha risposto testualmente: «e farete bene a non firmare: in Germania fecero un grande errore a sottoscrivere Trattato di Versailles ».

601

IL RAPPRESENTANTE DELLA GRECIA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L' ITALIA, EXINDARIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. 3567. Roma, 24 giugno 1946.

J'ai l'honneur de porter à la connaissance de Vostra Excellence qu 'en attendant que les relations diplomatiques régulières entre la Grèce et I'Italie soient rétablies à la suite de la conclusion du Traité de Paix par !eque! doivent étre réglées les questions pendantes relatives aux revendications helléniques, à l'egard de I'Italie, le Gouvernement Hellénique a autorisé M. Constantin Vatikiotty, Conseiller d ' Ambassade, à entrer en relations directes avec le Gouvernement Italien relativement aux questions concern ant les intéréts des deux pays.

Le Gouvernement Hellénique est di sposé à recevoir dans le méme but représentant du Gouvernement italien à Athènes2 .


1 T. 18459 /c. del 3 giu gno, non pubblicato, ritrasmetteva il D. 487. 2 Per la risposta vedi D. 602.

602

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE DELLA GRECIA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, EXINDARIS

L. Roma, 24 giugno 1946.

J'ai l'honneur de Vous accuser réception de V otre lettre du 24 courant 1 , par laquelle Vous avez bien voulu m'informer que Votre Gouvernement a décidé de reprendre des relations directes avec le Gouvernement Italien , que Monsieur Constantin Vatikiotty a été nommé en qualité de Répresentant Hellénique à Rome, que Votre Gouvernement est disposé à recevoir, aux memes conditions, un Représentant du Gouvernement Italien à Athènes.

La reprise des relations directes entre nos deux Pays sera accueillie avec une profonde satisfaction par tout le peuple italien.

La politique fasciste vis-à-vis de la Grèce a été maintes fois et solennellement répudiée soit par le Gouvernement soit par !es organes les plus autorisés de notre opinion publique.

Je tiens, en cette occasion , à confirmer de nouveau cette répudiation et en méme temps notre ferme résolution de ramener les rapports entre l'Italie et la Gréce sur ce pian d'amitie et de collaboration dont il n'auraient jamais dù étre détournés et qui correspond à nos traditions !es meilleures et aux interéts fondamentaux de nos deux Pays.

Vous savez, d'ailleurs, Monsieur I'Ambassadeur, quelle est l'attitude du peuple italien en ce qui concerne le Dodecanneso: loin de soulever des objections pour so n attribution à la Grèce, nous considérons une telle solution comme tout à fai t conforme aux principes de justice qui inspirent la politique de la nouvelle ltalie démocratique. J'ai l'espoir bien fondé que cette solution, en éliminant la cause principale de friction des rapports entre nos deux Pays, contribuera efficacement à la compréhension réciproque et à une sincère collaboration entre nos peuples dans l'avenir.

Me réservant de vous communiquer le nom du Représentant Italien qui rejoindra Athènes dans le plus bref délai, je désire exprimer mes meilleurs voeux pour l'avenir de la collaboration renouvelée entre non deux Pays don t le ròle dans l'élévation progressive de la civilisation européenne et humaine a été déjà si grand.

603

L' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.o. 10377no9. Parigi, 25 giugno 1946, ore 14,05 (per. ore 18) .

Mio 707 2 .

Ambasciatore Soragna comunica quanto segue:

«Notizie su seduta di ieri al Consiglio sono precise soltanto per quanto riguarda rigetto completo domanda Austria. Decisione è dovuta iniziativa di


1 Vedi D. 601. 2 Vedi D. 598.

Molotov che teneva presiden za e ne ha approfittato per imporre suo modo di vedere ai colleghi esitanti 1 .

Circa frontiera franco-italiana, discussione pare si sia svolta in particolar modo su Tenda e Briga. Molotov è riuscito anche nella riunione pomeridiana a fare rimandare ogni decisione. Non ho ancora potuto appurare se si sia par ticolarmente parlato del Moncenisio nè se la proposta di nominare una commissione è stata adottata o meno dal Consiglio. In ogni modo oggi nostri esperti prendono contatto con tecnici delle altre delegazioni e vedremo il da farsi . Inutile dire quanto interventi nostro favore Molotov rendano irritati e perplessi suoi colleghi. Byrnes ieri si è recisamente opposto sue proposte circa frontiera i taio-francese assumendo posizione attivamente favorevole rivendicazioni Francia. Carandini ne ha intrattenuto Reber stamane. Questi non solo gli ha confermato notizia tale atteggiamento ma gli ha fatto capire che americani intendono mantenerla e che considerano acquisito , nonostante battuta d'arresto intervenuta, passaggio della Valle Roja e del Moncenisio alla Francia».

604

IL MINISTRO A PRAGA, T A COLI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 10373 /193. Praga, 25 giugno 1946, ore 15,10 (per. ore 18).

Miei 178 e 1802.

Masaryk mi ha ricevuto oggi, dopo ripetuti rinvii causati cerimonie e sua indisposizione. Avendogli ricordato antiche e recenti inequivoche assicurazioni sue


1 Sull'argomento Soragna inviò in pari data il seguente telegramma per corriere (n.l0652/080): «Ques tione dei confini italo-austriaci ha trovato ieri al Consiglio dei mini stri degli esteri favorevole ed inattesamente rapida soluzione. A quanto risulta, Molotov, presidente di turno, ha abilmente neutralizzato successiva eventuale discussione, presentando in partenza una soluzione del seguente tenore: "Esamin ato il rapporto presentato dal Comitato degli esperti idro-elettrici in relazione rivendicazioni austriache nel settore nord-orientale dell ' Alto Adige, il Consiglio non può considerare tali rivendicazioni com e una rettifica minore della frontiera italo-austriaca ". Molotov ha quindi concluso chiedendo respingimento richieste austriache. Sono seguiti vari minuti di imbarazzato silenzio, durante i quali i tre ministri degli esteri americano , britannico e francese si sono rapidamente co ns ultati con le rispettive delegazioni e quindi , abbandonando, con evidente ma non espressa riluttanza, ogni velleità di resistenza, hanno dato la loro adesione all a risoluzione sovietica. Con un gest o di resipi scenza, Bidault ha successivamente so llevato la "spinosa questione" delle comunicazioni tra Tirolo settentrionale e orientale, trovando immediatamente dalla sua Bevine Byrnes. Su proposta di quest' ultimo è stato approvato il principio di inserjre nel trattato di pace con l' Italia una clausola che assicuri all ' Austria delle facilitazioni per tale transito . E indubbio che la decisione a noi favorevole è stata dovuta essenzialmente all'atteggiamento deciso assunto d a Molotov . Vi è d'uopo rilevare, a llo stesso tempo , come la decisione stessa si sia appoggiata, almeno dal punt o di vista formale , sulle co nclusioni di carattere tecnico raggiunte in base agli elementi forniti dalla nostra delegazione . Ciò che conferma d' altra pa rte l'impressione riferita nel mio telegramma n. 618 del 6 corrente [non pubblicato] circa l'in teresse manifestato dagli esperti britannici a raccogliere dati ed argomenti atti a giustificare, a ll 'occorrenza , un a ritirata da quelle che erano anche troppo evidentemente le direttive del loro Governo. Oltre che gli inglesi, e sia pure in minor misura, anche americani e francesi hanno d ' altra parte aderito alla conclusione finale della questione con evidente malavoglia».


2 Non pubblicati : forniv ano una prima risposta a lle istruzioni, tra smesse da Prunas con T. per corriere 7144 del 3 maggio, di spiegare che il tentato a bbinamento dell a statizzazione delle società assicurative con eventuali deci sioni della Conferenza della pace ci rca l'inca meramento dei beni italiani all ' estero non aveva a lcun fondamento né giuridico né politico.

e suoi funzionari contrastanti con dichiarazioni Hajdu, confermate da Heidrich, non le ha smentite, ma con evidente imbarazzo ha detto che nessuno in attuale carenza Governo poteva rinunziare eventuale possibilità nascenti da deliberazioni Parigi su beni italiani. Non avendogli nascosto mia dolorosa nuova sorpresa per questo atteggiamento ed avendo espresso opinione che iniziativa ripromessasi da Hajdu sarebbe ritenuta non amichevole, mostrò di non sapere di quest'ultima e dichiarò di voler riesaminare questione con tutti suoi funzionari.

Debbo ritenere ammissioni a me fatte da Hajdu abbiano messo in imbarazzo servizi Ministero esteri che cercavano raggiungere loro scopo Parigi senza scoprirsi, ma penso questo Governo non desisterà suo atteggiamento, sebbene Masaryk, che mi è sembrato costretto seguire istruzioni che non approva, possa cercare, in seguito odierno colloquio, che si rinunzi iniziativa . Masaryk ha concluso anche oggi con promessa darmi risposta definitiva subito dopo suo ritorno Parigi, ove, pregandomi conservare segreto, mi ha detto andrà domani soltanto per quarantotto ore, sua salute permettendo 1•

605

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. 10526n97. Washington , 25 giugno /946 . ore 22,29 (per. ore 11,30 del 26).

Miei telegrammi 733 e 790 2 .

Presidente Truman a colloquio odierno ha confermato, ad interessato di cui suo 4843 , sue migliori disposizioni per nostro Paese e gli ha detto che sia lui che segretario di Stato erano assolutamente contrari a cessione Trieste alla Jugoslavia e che delegazione americana non aveva aderito proposte Bidault.

Dipartimento di Stato ha per parte sua peraltro informato che, secondo vari telegrammi segretario di Stato, americani sarebbero rimasti fermi su appartenenza Trieste all 'Italia e non avrebbero accettato piano francese. Pur mancandosi, a quanto asserito , di notizie su colloqui ieri tra Molotov e segretario di Stato , si potrebbe desumere, da atteggiamento dilatorio ministro affari esteri sovietico in seduta pomeridiana ieri , che Byrnes avesse opposto rifiuto a richieste Molotov riguardo questione Trieste.

Mi sembra comunque situazione continui presentarsi come riferito in vari telegrammi ed ultimi rapporti. In tale situazione mi sembra conveniente ribadire in ogni modo possibile nostra intenzione rifiutare firma trattato che sancisse soluzione per noi inaccettabile sia in modo ufficiale sia con opportuna manifestazione concorde opinione pubblica.


1 Per la risposta vedi D. 612. 2 Vedi DD. 523 e 596. 3 Vedi D. 526, nota 2.

606

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. PER CORRIERE 9875 . Roma, 25 giugno 1946.

Per opportuna conoscenza di codesta ambasciata si informa che, secondo notizie qui pervenute in questi giorni, l'opposizione degli alto atesini a rettifiche di frontiera che importino il distacco di una parte dell'Alto Adige sì andrebbe consolidando.

Fin dal 30 maggio u.s. del resto, in occasione di un comizio indetto dal Volkspartei a Ora ed a cui partecipano il capo della zona mistilìngue Gaier Giuseppe, il dottor Raffainer, segretario generale della Volkspartei, ed altri esponenti del movimento allogeno annessionista, gli oratori si sarebbero dichiarati contrari ad eventuali rettifiche concernenti le valli della Rienza e deii'Isarco perchè «le popolazioni del Sud Tirolo preferiscono rimanere unite quando anche l'Alto Adige fosse definitivamente attribuito all'Italia» .

607

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 10548-10527 ni3-714. Parigi, 26 giugno 1946, ore 12,35 (per. ore 17,30).

Ambasciatore Soragna comunica quanto segue:

«Riunione Consiglio ministri esteri ieri 25 giugno stata preceduta da lungo colloquio Byrnes Molotov nel corso quale, giusta informazioni attendibili, continuato esame argomenti colloquio giorno precedente. All'inizio seduta Quattro Byrnes proposto discutere clausole politiche trattato pace Italia ed in particolare questioni Dodecanneso e frontiera franco-italiana. Molotov dichiarato non essere pronto trattare tali argomenti e proposto esame problema coloniale . Proposta scartata non essendosi sinora riunito comitato per studio stralcio problemi coloniali. Dopo oltre mezz'ora di discussione circa argomento da trattare sono state discusse alcune clausole economiche in merito alle quali riservomi inviare ulteriori precisioni. Riunione seguita colloqui Byrnes-Bevin e Byrnes-Bidault.

Opposizione Molotov a continuare studio questioni maggiori all'ordine del giorno come Trieste Dodecanneso e frontiera italo-francese viene interpretata nel senso che delegazione sovietica attende nuove istruzioni da Stalin. Grande importanza viene attribuita colloqui particolari Byrnes-Molotov questi ultimi giorni. Si pensa che da essi in definitiva dipenda sorte attuale sessione Consiglio, forse anche in dipendenza qualche questione più particolarmente connessa politica sovietico-americana Balcani» .

608

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTIN!

T. S. N .D . 9963 /186. Roma, 26 giugno 1946 1•

Notizie che ci giungono da Parigi non sono buone. Sembra giunto il momento che gli Stati delJ ' America latina riprendano e sviluppino con ogni intensità loro azione per una pace giusta.

Tale azione dovrebbe, come le è noto, comprendere due fasi distinte:

l) pressioni collegiali o individuali presso i Qua ttro Grandi;

2) specifico incarico dato al Brasile, che è solo che participi alla Conferenza dei Ventuno, di sostenere in quella riunione il punto di vista italiano, non soltanto a suo nome, ma anche per incarico e in rappresentanza di tutti gli Stati sud americani.

È superfluo ripeta che questa duplice azione sembra giustificata da un vero e proprio interesse latino-americano (razza, religione, civiltà, larghe collettività italiane nei singoli Paesi ecc.).

Di quanto precede ho oggi lungamente intrattenuto questo ambasciatore del Brasile che interverrà subito presso il suo Governo per prospettargli necessità ed urgenza di un'azione sulle linee indicate.

Occorre dunque in concreto dar rapido corso alla recente iniziativa argentina, che le è nota, e adoperarsi in ogni possibile modo per attuarla nei termini più efficaci .

Ho detto ad ambasciatore Barros che parole recenti pronunciate da ministro Fontoura sull'Italia e sugli italiani, danno sicuro affidamento della sua buona volontà e comprensione nei nostri riguardi. Gli ripeta che conto molto , e con me tutto il Paese, sulla sua azione personale, di cui gli esprimo sin da ora la mia riconoscenza .

Ma è questo indubbiamente un momento per noi cruciale in cui è necessario che gli Stati amici mobilitino ogni loro energia per evitare che sia imposta a noi una pace di punizione e di vendetta e all' Europa un'ulteriore ragione di sconten to e di disordine.

609

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI , ALL ' INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. 9978 /497. Roma, 26 giugno 1946, ore 17,30.

Suoi 695-6982 . In conversazione con segretario Stato americano, Carandini ha già controbattuto efficacemente critiche a nostre pretese avances verso Russia, facendo


1 Ma nca l'indicaz ione dell 'ora di partenza. 2 Vedi D. 587.


712 presente che mai abbiamo conversato circa problema riparazioni con Governo russo 1 .

Abbiamo viceversa iniziato con esso conversazioni preliminari per addivenire a suo tempo normale accordo commerciale e di ciò è stata data subito notizia Governi inglese e americano chiedendo fra l'altro se esistevano obiezioni contro costruzione in nostri cantieri navi mercantili, per conto U.R.S.S. Alleati informaronci che conversazioni potevano proseguire: ciò malgrado esse sono ancora fase preliminare.

Comunicasi quanto sopra per norma linguaggio essendo inammissibile che, dopo aver consentito riparazioni Russia compromettendo gravemente nostri interessi, Governi americano e inglese vogliano rigettare responsabilità su di noi.

610

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A N AN CHINO, ANZI LOTTI

T. 9980/64. Roma, 26 giugno 1946, ore 19.

Suo 75 2 .

Scambio lettere dovrebbe essere progettato costì d'accordo con codesto Governo. Esso potrebbe consistere in pura e semplice conferma da parte nostra accordi già conclusi da Italia con Nanchino nel marzo e luglio 19433, nonchè riconoscimento da parte nostra successivo accordo concluso con Nanchino nel luglio 19444 con cui fu retrocessa concessione Tientsin e con cui furono abbandonati diritti extraterritorialità nonchè diritti mantenere guarnigioni in Cina . Governo cinese, con lettera risposta, prenderebbe atto.

Qualora si volesse procedere ad accordi più dettagliati si potrebbe tener conto, quanto alla sostanza, oltre che degli accordi suddetti anche di quelli conclusi dalla Cina nel gennaio 1943 con Stati Uniti e Inghilterra, nonchè recente accordo cino-svizzero (marzo 1946) di cui inviato testo per corriere con telespresso 12248 del 20 giugno5 . In entrambi casi occorrerebbe accordo contenesse affidamento successiva conclusione convenzione consolare.

Prego tenere al corrente Ministero eventuali trattativé.


1 Qui De Gasperi ha cancellato il seguito della frase che nel dattiloscritto diceva: «essendo così distanti rispettivi punti di vista da escludere possibilità compromesso».


2 Vedi D. 372, nota l.


3 Vedi serie nona, vol. X, DD. 179 e 549.


4 Il 15 luglio 1944 dalla Repubblica Sociale Italiana.


5 Non pubblir;ato.


6 Per la risposta vedi D. 656.

611

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHJANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. S.N.D. 10016 /c. Roma, 27 giugno 1946, ore 4.

Da fonte britannica, nordamericana e francese ci sono state espresse in questi giorni preoccupazioni e diffidenze circa nostro presunto riavvicinamento sopratutto in materia commerciale, alla Russia.

Tralascio di rilevare che dalle stesse fonti ci fu a varie riprese segnalata in passato la necessità ed anzi l'urgenza di una più attiva politica italiana verso i Soviet, per cercare, appunto, controbatterne ostilità nei nostri confronti. La diffidenza attuale contrasta dunque con quell'incitamento.

Come già le ho telegrafato 1 , è comunque necessario porre oggi in chiaro, nettamente ed energicamente, che predette diffidenze anglo-americane, piuttosto che da nostri atti concreti , i quali sono stati sempre leali e sempre aperti, sono invece certamente provocate da quell'amichevole atteggiamento che Molotov ha creduto di dover assumere in molti dei problemi della nostra pace e che ha evidentemente sorpreso americani ed inglesi. Ed è facile, ma falso, trarre da codesti atteggiamenti la illazione di presunte sleali compromissioni da parte italiana.

È invece perfettamente evidente che azione sovietica è motivata, sia dal proposito di neutralizzare in Italia contrasti anti-russi per questione Trieste, sia dal preordinato disegno di dare concreto avvio a una politica di riavvicinamento e di maggiore comprensione dei nostri bisogni inspirati da una più realistica visione di quel che l'Italia è e sarà, ma sopratutto dal preciso intendimento di sottrarla a quel controllo ed influenza anglo-americana che, nel pensiero di Mosca, dovrebbero essere intesi a trasformare l'Italia, per iniziativa di Londra e Washington , in un'area rivolta contro l'Unione Sovietica.

Ed è innegabile che sia questa una politica intelligente che potrebbe dare , sopratutto se allargata alle frontiere orientali, i suoi frutti. Comunque, anglo-americani, per ribattere codesti tentativi e neutralizzare codesti propositi sovietici , hanno, io credo, una sola strada buona: farsi cioè essi stessi effettivi assertori ed interpreti della pace giusta. Togliere cioè dalle mani sovietiche quella stessa arma che essi adoperano oggi contro di loro.

Se essi prescegliessero invece -come pare potersi de sumere da recente atteggiamento Byrnes in favore rivendicazioni francesi su Tenda, Briga e Moncenisio, che sono evidentemente inique -la strada di stringere ancor più i freni e irrigidire ancor più la loro azione ai nostri danni, è chiaro che una politica


1 Vedi D. 609 che però è indirizzato a l so lo Benzoni.


714 siffatta apporterebbe a quella iniziata dai sovietici, non un ostacolo, ma assistenza e incitamento .

Dica quanto precede costì, fermamente e lealmente.

Sottolinei quanto ieri le telegrafai in materia di accordi commerciali e di riparazioni coi russi 1 . Confermi che, per quanto concerne i primi, non vi è che inizio di ordinari scambi di idee per la riapertura dei traffici tradizionali e niente vi è per quanto riguarda le seconde, se non l'ammissione nordamericana, e non naturalmente nostra , di ammettere la Russia a fruire di riparazioni italiane.

È necessario -ripeto -bucare subito questa vescica che rischia di farci del male o per lo meno di funzionare da paravento e da alibi per quei duri colpi che ci sono minacciati , anche per diretta iniziativa di Londra, Washington e Parigi 2•

612

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI,

AL MINISTRO A PRAGA, T A COLI

T. 10017/98 . Roma, 27 giugno 1946, ore 4.

Suo 1933•

Ho convocato ieri questo ministro di Cecoslovacchia . L'ho pregato di rendersi interprete presso il suo Governo della nostra sorpresa e del nostro vivissimo rammarico per la minacciata confisca senza indennizzo delle compagnie di assicurazione e degli altri beni immobiliari italiani sia in conto riparazioni di guerra, sia, addirittura, a titolo di bottino . Gli ho detto che naturalmente mi auguravo che un secondo più pacato riesame della questione avrebbe indotto suo governo recedere da una pretesa che non ha alcuna base morale e giuridica . La rapida attuazione di un serio trattato di commercio e un sollecito arrivo della nostra mano d'opera avrebbero certamente reso alla Cecoslovacchia molto di più che non questo atto illegittimo di spoliazione.

Ho aggiunto che, comunque, qualora tale minaccia dovesse essere tradotta in atto, il contenuto stesso delle nostre trattative e i loro obbiettivi sarebbero venuti evidentemente a mancare .

Sicchè ogni cosa non può che restare in sospeso, in attesa dei risultati di quelle ulteriori notizie che Masaryk le ha preannunziato al suo ritorno da Parigi.

Ministro Cecoslovacchia non ha potuto che convenire con me che non vi è per il momento altra strada. Egli si è mostrato d'altra parte perfettamente consapevole dell 'iniquità atteggiamento Governo nei nostri confronti.


1 Si riferisce alla ritra smissione a Londra, Mosca e Washington dei DD. 587, 592 e 594. 2 Per la risposta di Tarchiani vedi D. 622. 3 Vedi D. 604.

613

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 10018/523. Roma, 27 giugno 1946, ore 4.

Suo 775 1•

Una volta ammesso, contro ogni nostra aspettiva, che Italia debba pagare riparazioni, Polonia e Cecoslovacchia, cui l'Italia non ha mai dichiarato guerra, hanno immediatamente posto innanzi loro assurde pretese . Le quali non sono dunque affatto motivate, ma semplicemente provocate, come era da attendersi, da quella incauta ammissione. Confidiamo che gli Stati Uniti cerchino almeno , con un'azione diretta ed energica, di eliminare codesta corsa alle riparazioni che, se lasciata incontrollata, rischierebbe di soffocarci.


614 .

L' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 10690/729. Parigi, 27 giugno 1946, ore 22,20 (per. ore 7 del 28).

Comunico seguente telegramma a firma Soragna:

«Dunn mi ha confessato che Governi americano e britannico non (dico non) intendono chiedere riparazioni all 'Italia, ma soltanto indennizzi per danni subiti da loro cittadini in Italia e saldo nostri impegni commerciali e finanziari . Ha aggiunto che secondo loro punto di vista beni Stato italiano nei territori eventualmente ceduti debbono entrare in conto riparazioni: e che tale principio non è affatto pregiudicato contrariamente a voci raccolte dalla stampa.

Ha aggiunto che secondo calcoli esperti american i, valore beni italiani in Istria è tale da coprire richieste jugoslave riparazioni.

Esperti americani non possedevano invece dati sufficienti per calcolare valori demaniali nel Dodecanneso, da contrapporre a richiesta greca; e mi ha pregato farglieli avere al più presto. Prego V.E. mettermi in condizione rispondere quanto prima possibile a richieste Dunn, fornendomi dati quanto più precisi ed esaurienti »2.


1 Vedi D. 577.


2 I dati richiesti vennero forniti da Di Nola con T. 10427/C. del 5 luglio, non pubblicato, diretto anche alle rappresentanze a Londra, Mosca e Washington.

615

IL GOVERNATORE CERULLI AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. PERSONALE l. Parigi, 27 giugno 1946.

Ho avuto oggi la tua del 22 giugno 2 , alla quale rispondo subito . Ormai avrai ricevuto le successive comunicazioni e quindi avrai appreso di più di quanto io non potetti dirti con la mia telefonata. In ogni modo, eccoti la storia precisa di questi giorni.

Nella seduta segreta del 21 giugno, iniziatosi l'esame della questione delle colonie, si è ripresa la proposta americana già presentata un mese fa e che già un mese fa aveva bloccato le discussioni. Si è avuto il solito schieramento (Francia e Russia da una parte ed Inghilterra ed America dall'altra); ed, alla fine, prima i russi (pare) e poi i francesi, con una adesione di massima , hanno accettato di far esaminare la proposta americana da una commissione composta da Jebb, Vyshinsky , Couve de Murville e Ben Cohen. Tale commissione non si è riunita sin oggi; e la questione, perciò, sembra -fino a stamane -tenuta a mezz'aria ancora, con le altre, nella possibilità dell'accordo generale.

Da parte nostra abbiamo tenuto l'atteggiamento che sai ed abbiamo subito mandato la nota alla Conferenza\ di cui hai avuto copia . Ho detto al Quai d'Orsay che, a parte la questione contingente dell 'eventuale rinvio, poteva essere utile esaminare con Couve l'insieme della questione coloniale. Vedrò Couve domattina. Tu mi domandi che cosa «di più e di diverso» si può fare. Quello che si può fare , caro Zoppi , è quanto io da mesi e mesi vi sto ripetendo: e cioè dare a tutti la sensazione che la questione mediterranea e coloniale non è per noi incidentale e marginale , ma uno dei problemi fondamentali della pace. E perciò non farsi polarizzare sull'Adriatico sino al punto di dimenticare il Mediterraneo , come facemmo a Versailles. Ma questo non può essere soltanto un mio consiglio (che può passare, alla fine, come una mia mania), ma deve essere, se si vuole, un criterio generale di politica estera e quindi una norma direttiva generale per la delegazione italiana come per ogni altra rappresentanza nostra. In altri termini , noi possiamo impiantare la questione in se stessa con tutti i dati e con tutti i mezzi migliori, ma tale questione non è isolata ed ha, nel quadro generale politico, quel valore che le si vuoi dare.

La nostra posizione nell'insieme della Conferenza è diventata cattiva in conseguenza dell 'atteggiamento americano. Mentre da mesi e mesi l'Italia passa da un 'illusione all'altra a proposito di Washington , qui noi -tra prima e seconda fase della Conferenza -abbiamo incassato:

a) iniziativa Byrnes per accettare il principio delle riparazioni alla Russia, iniziativa non subordinata ad alcuna concessione russa;

t Lettera autografa . 2 Vedi D. 589. 3 Vedi D . 42 1.

b) proposta Byrnes di rimandare per un anno la questione coloniale: ciò che nella prima fase della Conferenza ha interrotto la discussione sulla proposta francese e nella seconda fase ha addirittura evitato ogni discussione specifica;

c) deciso atteggiamento Byrnes in favore dell'Austria nella questione della Val Pusteria;

d) iniziativa Byrnes per la cessione alla Francia di Tenda e Briga, iniziativa che nella seduta di lunedì scorso ha preso una forma così aspra da far sorgere un incidente con Molotov ;

e) atteggiamento americano di estrema debolezza nella questione della Venezia Giulia ed immediato abbandono della linea proposta dai loro stessi esperti .

E queste sono soltanto le questioni concrete e grosse, ma potrei continuare.

Vuoi far colpa agli altri se hanno cercato di incassare da tutte le parti (Francia, Inghilterra, Russia) quello che gli americani davano loro l'occasione di incassare? E ciò anche, nota, quando gli altri hanno interessi diretti nei singoli punti del trattato italiano, e solo l'America può fare ad essi equilibrio politicamente, mancando appunto di interessi diretti?

L' atteggiamento inglese, dal principio , come tu sai, è stato in linea politica generale quello di giocare Adriatico contro Mediterraneo e coloniale. E si capisce che, se l'atteggiamento americano diventa tale che un accordo con la Russia si debba fare , gli inglesi cercheranno di introitare le colonie, avendone l'adesione russa in cambio della loro adesione alle idee russe sulla Venezia Giulia . Questo è il nocciolo del «gioco grande».

Entro questo quadro maggiore trova il suo posto il «gioco minore», che è quello dei contatti, pourparlers ecc. sulle singole questioni specifiche. Questi contatti sono necessari, ma naturalmente sono sempre subordinati alla situazione generale. Noi, come sai (e «noi» qui ha significato inizialmente poco più che «tu ed io»), abbiamo fatto tutto quanto era possibile di fare nel campo specifico; e continueremo ancora , specialmente se la dilazione di un anno dovesse essere approvata . Intanto teniamo fermo, qui ed a Roma, sulla nota a noi inviata . Vedi di fare qui un telegramma preciso di approvazione e di fermezza su quella nota 1•

Quanto ai «rincalzi», come tu dici , sei molto gentile di scriveme a me (e te ne ringrazio), ma la mia opinione in materia non è certo quella che conta. Tu conosci gli uomini che già stanno qui con tutti i loro pregi e difetti ela loro reciproca posizione. Se a voi pare che questo sia poco e che l'equilibrio tra le persone vada ancora modificato, mandate pure «rincalzi» ancora. Se invece credete che il «rincalzo» possa essere appunto una precisazione maggiore delle direttive politiche (nel senso che ti ho detto) ed in conseguenza anche una più intensa azione delle varie ambasciate (a parte Parigi) nella questione colonie e nelle altre, fate così e, comunque, sarà ben fatto.

Quanto ai passi , cui mi accenni in fine della tua lettera , va benissimo per gli ebrei . È un cosa ottima. Quanto a Guillet , perchè non è venuto a Parigi? Per il Mufti sarei nettamente di avviso di essere assai prudenti. Per la stampa va bene. L'articolo sul Giornale d 'Italia circa la Somalia era bellissimo . Nelle manifestazioni politiche eventuali (Camera, Consiglio dei ministri, interviste ufficiali ecc.) bisognerebbe ora far posto alle colonie. Non ti pare?


1 Vedi D. 421 , Alleg ato.

616

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. s.N.D. 10043/c. 1 . Roma, 28 giugno 1946, ore 3.

Come le ho già telegrafato 2 , Byrnes ha creduto di dover prendere posizione attivamente favorevole alle rivendicazioni francesi, comprese quelle evidentemente ingiuste di Tenda, Briga, Moncenisio.

Reber lo ha confermato ieri a Carandini, cui ha lasciato intendere che americani sono decisi a mantenerla e che considerano acquisito , nonostante battuta d'arresto provocata e ottenuta da Molotov, passaggio alla Francia della Valle Roja e del Moncenisio .

Faccia sapere subito al Dipartimento di Stato e trovi possibilmente modo di far sapere a Truman che atteggiamento adottato nella questione da Byrnes ci ha dolorosamente e profondamente colpito.

È perfettamente inutile ch'io ancora una volta spieghi come e perché nessun Paese che si rispetti può consegnare porte della sua casa a chicchessia : Tenda, Briga, Moncenisio hanno questo significato preciso. Esse rappresentano mutilazione del territorio nazionale difficilmente rimarginabile.

Tutti gli uomini politici francesi di una qualche statura hanno con noi esplicitamente ammesso in molteplici occasioni che rivendicazioni stesse sono state mosse e inspirate da ambienti militari , notoriamente insensibili alle estremamente più vaste ragioni di pacificazione e di effettiva collaborazione fra i popoli, e; come tali, le hanno qualificate irragionevoli e pericolose.

Ella sa d'altra parte che le nostre proposte per lo sviluppo in comune delle risorse idrauliche della regione coprono in modo totale ogni e qualunque esigenza economica francese. Rivendicazioni restano dunque esclusivamente basate su brutali ragioni strategiche .

Dica al Dipartimento di Stato che non è in questi termini che si costruisce un'Europa vitale e che si rischia di creare qui, come altrove, un permanente focolaio di risentimento e di inimicizia ; ricordi che molti e gravi sacrifici sono stati già da noi fatti per la Francia (Tunisia, navi, ecc.); riaffermi la mia residua fiducia , dopo le molte ripetute assicurazioni e promesse ricevute, che una più pacata e più obiettiva valutazione riesca ancora a prevalere 3.


1 Trasmesso anche alle rappresentanze a Londra, Parigi e Mosca. 2 Vedi D. 611. 3 Per la risposta vedi D. 625.


617 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T . S.N .D . 10048 /c. 1 . Roma , 28 g iugno l 946, ore 3.

È bene avere sott'occhio m questi gwrm i seguenti documenti:

l) Il comunicato diramato il 19 settembre dal Consiglio dei ministri degli esteri a Londra, in cui si annunziava che gli esperti alleati avrebbero dovuto riferire sulla linea che, costituendo di massima la linea di demarcazione etnica, lasci il minimo delle due nazionalità sotto dominazione straniera ; sul regime internazionale del solo porto di Trieste .

2) Accordo Morgan-Tito, a termini del quale sono posti , fra l'altro, sotto il Comando e il controllo alleato , Pola e gli ancoraggi sulla costa occidentale dell ' lstria. Il Comando alleato si riserva inoltre il diritto di amministrare, attraverso un governo militare alleato, Pola e quelle altre aree sulla costa occidentale istriana che esso ritenesse necessario .

Sono questi testi scritti, pubblici , che dovrebbero far fede.

Di fronte alle nuove, inaccettabili proposte di Molotov, quali sono state esposte oggi dalla stampa internazionale, che sono in netto e radicale contrasto con le predette decisioni di Londra, credo ogni possibilità di onesto compromesso sia da considerarsi scartata 2 .

Una situazione siffatta mi pa re debba imporre il riesame della possibilità di rinviare tutta la que stione a tempi migliori e dell a conseguente occupazione alleata prolungata, ma integrata secondo le disposi zioni precise dell'accordo Morgan-Tito .

È bene ella sappia che accetteremo sin da ora una soluzione siffatta, a condizione che resti di diritto impregiudicata tutta la questione della Venezia Giulia sino ai confini attuali , affinché la Jugoslavia non consideri sin da ora acquisita la sua sovranità territoriale sulla zona B e metodi e sistemi siano escogitati per impedire abbia ulteriore corso la tragedia che si svolge ai danni degli Italiani nella stessa zona che può oggi considera rsi come un vasto campo di concentramento alla Buchenwald.

Quali limiti cronologici debba poi avere codesta occupazione prolungata e quale soluzione definitiva debba seguirla, sarebbe forse inopportuno fissare sin da


1 Inviato a nche a Qua roni per conoscenza .


2 Qui De G asperi ha cancellato la fr ase seguente che nel dattil oscritto diceva: «Resterebbe aperta la sola porta dell ' imposizione e del Diktat».

720 ora in termini precisi. Ma è certo che, per noi, meglio varrebbe che tale soluzione fosse esplicitamente demandata, a suo tempo, all'O.N .U.

Ogni altra alternativa, nelle condizioni attuali, a meno di un improvviso ritorno alla ragione, che non è certamente né probabile né prevedibile, mi pare destinata a fomentare pericoli di cui è superfluo sottolineare estrema gravità.

Aggiungo che da tutte le informazioni in nostro possesso, alcune delle quali di primissima mano , ci risulta che i russi non credono, sulla base dei precedenti avvenimenti , alla vera volontà e decisione degli anglo-americani di resistere; che se invece cotesta resistenza effettivamente ci fosse, atteggiamento sovietico potrebbe, se gli si dà il tempo e il modo di modificarsi senza perdita di prestigio, subire modificazioni oggi imprevedibili. Bisogna in sostanza, resistendo, aiutare i russi a compiere e ad affrettare cotesta evoluzione.

Si esprima in questi termini ed agisca in conseguenza.


618 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T . S.N.D . 10049 /151 (Mosca) 505 (Parigi) . Roma, 28 giugno 1946, ore 4.

(Solo per Parigi) Ho telegrafato all 'ambasciatore a Mosca quanto segue :

(Per tutti) «Questione rivendicazioni francesi , e più precisamente di Tenda , Briga e Moncenisio , è rimasta, com 'ella sa, aperta soltanto grazie alla sospensiva richiesta e ottenuta da Molotov. Tutte altre delegazioni le hanno già in via di massima integralmente accettate . Bevin ha detto ier l'altro a Carandini che tanto lui che Byrnes si sono persuasi che attuali rivendicazioni francesi rappresentano un minimo irreducibile di fronte ben più vasta portata rivendicazioni originarie.

Lei sa quanto codesta tesi sia falsa e come essa contrasti con assicurazioni precedentemente dateci a varie riprese .

La questione comunque è ormai unicamente affidata alla possibilità che i russi intendano e vogliano trasformare la loro riserva attuale in sostanziale atteggiamento a nostro favore . Ella è al corrente dei termini della questione . La prego di intervenire in questo senso subito , come potrà. Analoghe istruzioni do a Soragna perché svolga ogni possibile azione nello stesso senso presso delegazione sovietica.

Faccia rilevare che tanto più largo è contrasto fra noi e Soviet per la frontiera orientale, tanto più utile, a placare nostra opinione pubblica, riuscirebbe azione che Molotov potesse svolgere per quella occidentale in senso a noi favorevole .

Nostri esperti sono in contatto con quelli sovietici».

(Solo p er Parigi) Agisca nello stesso senso presso Dekanozov.


619 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 10058/526. Roma , 28 g iugno 1946, ore 13,30.

Ringrazio per informazioni circa pratiche finanziamento e apprezzo sforzi

V.S. per rappresentare codesto Governo gravissime conseguenze che potrebbero derivare da cessazione aiuti U.N .R.R.A. nell 'anno 1947 nonché per affrettare decisioni Import-Export Bank circa nota domanda prestito 1• Data attuale situazione italiana e specialmente inevitabili ripercussioni problema riparazioni non sembra questo il momento per iniziare con probabilità di successo pratiche per finanziamenti con altri Governi. Tuttavia seguendo suggerimento dato da Dipartimento Stato stiamo adoperandoci per intensificare trattative commerciali già da tempo predisposte con Argentina nella speranza poter concludere accordo vasta portata che assicuri una parte dei rifornimenti granari ed eventualmente concessione adeguato credito lunga scadenza. Trattative possono considerarsi appena iniziate e certamente anche se avranno esito favorevole richiederanno qualche tempo. Perciò sforzi che Governo italiano si propone di compiere in tale direzione oltreché programma già in atto per intensificare ripresa relazioni commerciali con altri Paesi non possono diminuire necessità e urgenza aiuti finanziari americani sui quali dobbiamo insistere come sola possibile base nostri finanziamenti per immediato avvenire.

Riservomi tenere informata V .S. and amento negoziati Argentina e resto in attesa ulteriori comunicazioni su importante argomento.

620

L'INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. I0743n32. Parigi, 28 giugno 1946. ore 13,30 (p er. ore 18) .

Da Soragna:

«Consiglio Quattro riunitosi pomeriggio 27 giugno per esame clausole trattato pace con Romania. Inizio seduta Molotov, presidente di turno, ha proposto ed ottenuto venisse aggiunta ordine giorno questione frontiera itala-francese. Svoltasi vivace discussione non seguita da accordo circa navigazione Danubio e parità diritti tutte Potenze per comunicazioni aeree con la Romania. In seguito Molotov


1 Vedi D. 455.

dichiarato non opporsi proposta Byrnes accogliere tutte richieste francesi modificazione frontiera alpina contro garanzie fornitura energia elettrica che Francia dovrà fornire Italia nel senso indicato esperti. Accordo prontamente raggiunto e Bidault espresso al Consiglio gratitudine Francia piena soddisfazione ottenuta. Byrnes proposto in fine seduta esaminare questione Dodecanneso. Proposta stata accolta e senza difficoltà raggiuntosi accordo cessione Dodecanneso Grecia».

621

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 10776 /350. Mo sca, 28 giugno 1946, ore 22,50 (per. ore 7,15 del 29) .

Per quanto insoddisfacente dal nostro punto di vista, secondo progetto Molotov (condominio italo-jugoslavo per Trieste e regione) rappresenta prima breccia posizione russa su questione Trieste. Se questione Trieste non sarà risolta in un modo od in un altro durante presente riunione Parigi, possibilità ulteriore evoluzione russa verso soluzioni meno contrarie nostri interessi saranno ancora aumentate. Come ho riferito con mio rapporto 1038/594 1 , evoluzione russa può trovare sua giustificazione secondo seguenti linee:

l) nuova Italia repubblicana mostra di essere così sinceramente democratica che bisogna tener conto questa nuova situazione nella valutazione rispettiva diritti Jugoslavia ed Italia;

2) accordi concreti italo-jugoslavi che permettano mantenere unità economica culturale Venezia Giulia e regione Trieste (questa tesi russi non potrebbero rinunciare al cento per cento).

Per quanto concerne punto primo ricordo ancora una volta che, agli occhi questo Governo, democraticità determinato Paese non si misura soltanto metro sua politica interna ma almeno altrettanto in base suo atteggiamento verso U .R.S.S. nel campo politica estera.

Di fronte questo sia pure minimo cedimento posizioni russe assume molta importanza come sempre attitudine stampa italiana specie partiti di masse. Violenti attacchi stampa, specie se diretti contro politica russa in genere, possono avere soltanto effetto controproducente: atteggiamento migliore ai nostri fini sarebbe quello prendere atto e mettere in rilievo posizione a noi favorevole assunta da Russia in varie questioni che ci riguardano, insistendo invece su valore patriottico sentimentale che Trieste ha per Italia, ma nel tono di chi vuoi persuadere piuttosto che di chi polemizza ed attacca .


1 Non pubblica to.

V.S. creda che mi rendo perfettamente conto difficoltà sia interne ed estere simile atteggiamento stampa: debbo però ritenere con tutta precisione che se vogliamo il fine dobbiamo volere anche i mezzi. È superfluo assicuri che, se avremo ancora del tempo nostra disposizione, farò tutto quello che è in mia possibilità per influire su questo Governo nel senso desiderato: debbo però ancora una volta far presente che ogni azione diplomatica ha qui a Mosca poco effetto se non accompagnata da corrispondente atteggiamento stampa e peggio ancora se essa è con essa in contraddizione.

Russia potrà alla fine decidersi ]asciarci Trieste solo allo scopo influire, per questa via, su atteggiamento futura politica estera italiana: per questo è necessario farle sentire che, con tutte le riserve per Trieste, siamo molto e molto sensibili atteggiamenti che Russia ha presi in nostro favore in altre questioni.

Tengo comunque precisare che cedimento possibile Russia in nessun caso, ripeto nessuno, potrà andare molto al di là attuale linea Morgan: del resto, qualsiasi cosa ci abbiano detto o possano ancora dirci americani o inglesi, continuo non credere loro reali intenzioni insistere perché ci venga dato di più. A parte naturalmente loro possibilità.

622

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D . 10821/806. Washington . 28 giugno 1946, ore 23,27 (per. ore 21 del 29) .

Suoi telegrammi 9859 1 e 100162 .

Mi sono subito stamanc recato da sottosegretario di Stato Acheson. Ho fatto presso lui passo formale nel senso più energico ed aperto mantenendomi su terreno indicato da V.E.

Riferisco brevemente quanto dettomi da Acheson il quale da ripresa Conferenza Parigi ad oggi non aveva ricevuto da Byrnes alcuna comunicazione circa preoccupazione o diffidenza verso Italia per particolari nostri contatti con U.R.S.S. nonché in materia riparazioni. Egli ha per parte sua riconosciuto, e ne ricordava i particolari, le varie comunicazioni da me a suo tempo fattegli sia circa eventuale ripresa relazioni commerciali sia circa eventuale costruzione navi mercantili con materie prime sovietiche. Sottosegretario di Stato mi ha detto per parte sua essere convinto che gli atteggiamenti favorevoli di Molotov in varie questioni italiane, che egli valutava appieno , non siano dovuti a nostre manovre ma al desiderio dell' U .R.S.S. compensare in parte il proprio intransigente atteggiamento per Trieste e per riparazioni. Acheson ha infine rilevato, con particolare enfasi, di non aver


1 Non pubblicato , ritrasmetteva il D. 587. 2 Vedi D. 61 l.

alcun dubbio sulla lealtà della politica italiana rispetto agli Stati Uniti «i quali fanno tutto quanto è loro possibile per sostenere la causa dell'Italia non in questioni particolari di minore importanza ma nella sostanza dei suoi interessi>>. Egli mi ha assicurato che avrebbe comunicato il mio passo al segretario di Stato. Mi ha lasciato per recarsi dal presidente Truman, che l'aveva chiamato di urgenza e che egli avrebbe messo anche al corrente.

623

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. l0806n34-735. Parigi, 28 giugno 1946, ore 23,50 (per. ore 17,30 del 29).

Comunicasi seguente telegramma Soragna:

«Quando parlai Bidault (vedasi mio telegramma per corriere 074) 1 egli si riteneva evidentemente sicuro accoglimento anche richiesta Tenda e Briga presso Consiglio ministri e perciò non esitò darmi impressione che Francia declinava discutere ogni compromesso con noi . Penso che attitudine più conciliante mostrata da Couve (vedi miei telegrammi 702 e 704) 2 fosse dovuta suo dubbio che questione potesse dopo tutto rimanere ancora insoluta nell'attuale sessione del Consiglio e quindi non convenisse rompere definitivamente i ponti ad una intesa di compromesso con l' Italia. Quando poco dopo per suggerimento di Couve i nostri tecnici si incontrarono coi francesi e questi declinarono conversazioni salvo porsi sul terreno dell'accettazione rettifiche, compresi che francesi erano oramai sicuri del fatto loro. Improvvisa sospensione provocata da Molotov li sorprese un istante ma atteggiamento americano li fece persuasi che intervento russo aveva carattere prevalentemente tattico il che era in effetti come dimostrò l'assenso di ieri.

In attesa istruzioni aspetto fine Consiglio dei ministri per riparlare coi francesi delle nostre questioni sia dal lato politico che dal tecnico. Mi asterrò dal fare recriminazioni con inglesi ed americani che ora li irriterebbero inutilmente. È da tenere presente, oltre continua pressione dei francesi, che ansietà specie di Byrnes per ottenere una qualsiasi conclusione prima del termine ultimo che permetta convocare Conferenza pace ha incalzato ad affrettare decisioni su parecchie questioni che altrimenti avrebbero dato campo a lunghi ed incerti dibattiti. Ciò ha giocato nostro favore per Alto Adige e contro di noi per frontiera occidentale. Difficoltà sempre crescente farsi ricevere ed ascoltare è dovuta stessa causa».


1 Vedi D. 551. 2 Vedi D. 594.

624

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R . 4198 /1452. Londra , 28 giugno 1946 (per. il 3 luglio).

Lo stesso giorno 20 corrente in cui ho consegnato a Reber il messaggio diretto a Byrnes 1 , ho pranzato e passato la sera con Jebb delegato supplente inglese , il quale ha letto ed approvato l'analogo documento diretto a Bevin e mi ha assicurato di farglielo pervenire la notte stessa.

Il giorno successivo ho avuto un lungo colloquio con Harvey il quale si è vivamente interessato alla mia esposizione della situazione italiana e alla illustrazione dei motivi che avevano determinato il messaggio della S.V. di cui aveva già preso visione. Harvey mi promise di riferire il tutto a Bevin riservandosi di farmi avere con lui un incontro diretto non appena possibile, dato che il segretario di Stato era preso giorno e notte dalle sedute della Conferenza e dalle relative consultazioni. Nei giorni successivi ebbi continui contatti coi vari elementi delle delegazioni con cui sono in più intimo rapporto , tenendo desta l'attenzione sui casi nostri , completando l'informazione e provvedendo a tutti quegli interventi di carattere personale che soli ci sono consentiti. Dopo vari rinvi il signor Bevin mi ha ricevuto finalmente il 26 mattina 2 .

Gli ho ripetuta, con quel maggior calore che il suo temperamento consente, tutta l'argomentazione generale già svolta con Byrnes. Avendomi ascoltato con attento interesse, mi ha detto di rendersi perfettamente conto della difficoltà e delicatezza della nostra situazione , ma di doversi dolere della asprezza delle reazioni italiane le quali , secondo le sue informazioni , si polarizzavano ingiustamente contro l'Inghilterra e contro la sua persona . Egli sentiva di aver fatto per noi tutto quanto stava in lui, compatibilmente col più vasto ordine di necessità e di responsabilità di cui deve tener conto. Trapelava dalle sue misurate espressioni una certa amarezza. Avendogli io fatto rilevare come lo stato d'animo italiano fosse giustificato dalla lunga condizione di incertezza, dal continuo alternarsi di speranze coltivate da vacui affidamenti e di delusioni provocate dai fatti, ed avendogli aggiunto che noi ci troviamo nello stato di esasperazione in cui si dibatte un malato che da due anni si sente minacciata una operazione sul cui tempo e sulla cui gravità varia ogni giorno l'opinione di un collegio di medici incerti ed oppostamente orientati, egli mi rispose con enfasi che tutto ciò non poteva essergli addebitato perché egli si era sempre risolutamente battuto per farci avere una sollecita pace (anche quando altri suggeriva il palliativo di una revisione di armistizio sul cui valore egli non ci ha mai dato illusioni) . Comunque


1 Vedi D. 587.


2 Su questa conversazione Carandini riferì subito da Parigi con T . per corriere 10653/081 del 26 giugno, non pubblicato.


726 giudicava la nostra reazione come prematura perché la pace non era conclusa ed egli avrebbe fatto tutto l'umanamente possibile perché si conchiudesse in modo meno deludente di quanto noi sembravamo aspettarci.

In pratica per l'Alto Adige si era personalmente esposto a nostro favore superando l'opposizione della prevalente opinione pubblica inglese. Egli contava, a questo proposito, sulla nostra promessa di attenuare in futuro il valore divisorio della frontiera del Brennero rendendola permeabile ai due popoli confinanti mediante una vasta intesa doganale ed economica accompagnata dalle più ampie facilitazioni di transito sulla ferrovia della Val Pusteria. Di queste nostre assicurazioni egli si era valso con Gruber. Vedeva personalmente con favore una simile soluzione convenendo con me che essa, assicurando un saldo nesso economico fra i due Paesi, sarebbe valsa, ben più che ogni aggiustamento territoriale, a riequilibrare l'Austria ed a consentirle una fisiologica possibilità di vita.

Per quanto riguardava la Venezia Giulia, dopo il ripiegamento sulla linea francese accettato da Byrnes e da lui nella speranza di ottenere dai russi analoga arrendevolezza in altri settori della frontiera italo-jugoslava, egli si era battuto e continuava a battersi per una formula definitiva di assegnazione di Trieste all ' Italia, (e ciò a costo di una grave compromissione nei già delicati rapporti anglo-russi). Non aveva personalmente fiducia in una formula sospensiva di provvisorio controllo internazionale. E ciò sia per la difficoltà di tradurla utilmente e durevolmente in atto, sia per la sua determinazione a ritirare le truppe inglesi da quel settore, secondo l'impegno preso, novanta giorni dopo la conclusione della pace. Comunque, dopo la proposta fatta da Bidault nella nota seduta segreta, egli aveva interpellato il proprio Governo ed era disposto a discutere in extremis una ragionevole soluzione dilatoria.

Circa la frontiera occidentale, Byrnes aveva sostenuto in pieno le rivendicazioni francesi perché condivideva con lui la convinzione che esse rappresentassero un minimum irriducibile in confronto alla ben più vasta portata delle rivendicazioni originarie a cui la Francia aveva rinunciato strada facendo. Gli dimostrai la speciosità ed assurdità di tale sofistica argomentazione francese. Avendomi egli risposto che vi erano evidentemente in proposito due verità , gli ho ribattuto ricordandogli una verità essenziale che il Governo italiano si era astenuto dal far valere ufficialmente per un riguardo di cui il Governo francese aveva dimostrato di non tener alcun conto . Tale verità riguardava le assicurazioni date da de Gaulle (fatto di cui il Foreign Office è perfettamente al corrente) e da noi in buona fede accettate quando, come contropartita alla nostra rinuncia allo statuto speciale per Tunisi, ci è stato garantito che dopo di ciò nulla la Francia avrebbe avuto da chiedere . Noi abbiamo mantenuto il nostro impegno, la Francia è venuta meno al suo. Bevin non ha potuto non comprendere quale fosse il torto che la Francia ci aveva fatto e quali le deprecabili conseguenze, derivanti dalla decisione presa dai Quattro, sulle future relazioni italo-francesi. Ma di fronte alla Francia gli inglesi non ragionano. Verso questa decisione contraria ad ogni giustizia hanno confluito una improvvisa debolezza di Byrnes ed il consenso di Bevin deciso sopratutto a non urtare in niente la suscettibilità francese in vista di una alleanza che preme essenzialmente all'Inghilterra e sulla cui conclusione la Francia lesina, indugia e manovra con accorto proposito.

Per le colonie, avendolo io richiamato ad una già prospettatagli e da lui non respinta soluzione di parziale controllo inglese sulla Cirenaica (dal confine egiziano a Tobruk), soluzione che avrebbe perfettamente soddisfatto sia le esigenze strategiche britanniche che l'impegno assunto con i Senussi, egli mi ha risposto che i suoi esperti giudicano questa zona troppo ristretta per soddisfare gli impegni assunti con la Senussia quando il Governo inglese non poteva prevedere il finale ravvedimento italiano. Inutile riferirsi alle argomentazioni (in massima contenute nel memorandum sulla Cirenaica 1 che ho consegnato a Parigi sia agli americani che agli inglesi e di cui copia è stata inviata a codesto Ministero) con cui ho ribattuto sia questa affermazione quanto quella relativa alle ansietà britanniche circa l'accoglienza irriducibilmente ostile che gli arabi avrebbero fatto al nostro ritorno. Bevin resta persuaso che non potremo rimettere piede nella Cirenaica occidentale se non sotto la protezione delle armi inglesi. Gli ripetei ancora come, una volta riconosciuta la nostra funzione amministrativa e ristabilita la normalità dei nostri contatti, non avevamo il minimo dubbio circa la possibilità di una nostra graduale pacifica penetrazione. Già avevo detto recentemente sia a Sargent che a Harvey che gli arabi, armati clandestinamente e sobillati come sono , avrebbero sparato oggi su di noi e domani sugli inglesi. Il colpo che si minacciava di portare al prestigio italiano in Libia avrebbe avuto immediate ripercussioni nei finitimi possedimenti francesi e poteva rappresentare nei confronti del movimento panarabo il primo risultato di una riscossa che nel giro di pochi anni era presumibile potesse condurre alla eliminazione dal Nord Africa di ogni residuo di influenza non solo italiana ma francese ed inglese.

Bevin concluse che la applicazione della proposta dilatoria di Byrnes presentava delle gravi difficoltà (evidentemente alludendo alla richiesta russa di partecipazione ad una amministrazione collettiva durante i dodici mesi di regime provvisorio) e che nulla comunque era stato ancora deciso circa le modalità. Gli feci ancora presente come una Amministrazione militare inglese integrata dalla effettiva collaborazione dei nostri funzionari, poteva essere da noi accettata, sempre chè non si richiedesse al Governo italiano una preventiva rinuncia ai suoi diritti sovrani , rinuncia a cui evidentemente nessun governo responsabile italiano avrebbe potuto aderire.

Bevin riprese poi il tema delle riparazioni ripetendomi come egli si fosse battuto in nostra difesa. A questo punto ho voluto chiarirgli nettamente la nostra posizione in modo da sgombrare il terreno da ogni possibile sospetto circa la nostra presunta manovra. Egli mi ha dichiarato che non condivideva personalmente simili inquietudini e riconosceva la nostra lealtà.

Circa il possibile andamento della Conferenza mi ha detto di non essere in condizioni di nulla prevedere, ma che aveva ferma confidenza in una possibile soluzione perché era convinto che la Russia aveva in definitiva bisogno di una pace sollecita tanto quanto l'Inghilterra e l'America.

Avendomi ripetuto che seguiva nel suo comportamento verso l'Italia l'indicazione della propria coscienza restando insensibile alla ingiusta impopolarità a cui


1 Non pubblicato.

poteva esporsi presso la nostra pubblica opinione, mi ha incaricato di assicurare alla S.V. che avrebbe continuato ad adoprarsi per condurci alla più sollecita e alla meno gravosa pace.

Il colloquio è stato improntato alla più completa confidenza. A parte, ripeto, un certo senso di amarezza per il mancato riconoscimento di quanto egli sente di aver fatto per noi, ho ritrovato il solito Bevin fondamentalmente interessato alle nostre sorti se pure praticamente impedito da un complesso ordine di difficoltà e di diverse esigenze che non gli permettono di soddisfare quelle nostre aspettative che nel suo intimo comprende e ritiene giustificate.

Anche da questo colloquio sono uscito con un senso di insoddisfazione che, onestamente, non voglio minimizzare. Non faccio differenze: sia da parte americana che da parte inglese si ha la sensazione che gli uomini responsabili si trovino di fronte a difficoltà più grandi di loro. Le buone ragioni naufragano in un mare di impossibilità , il tempo stringe, il prestigio delle grandi nazioni vincitrici decade di fronte alla inquieta attesa del mondo e la fretta di concludere piega pericolosamente le volontà ed il senso del giusto. Questa è la netta sensazione con cui ho lasciato Parigi al termine della mia speciale missione. Solo conforto è la tranquilla coscienza di aver compiuto tutto il necessario. Desidero in proposito segnalare alla S.V. l'instancabile devozione con cui tutti i componenti la ristretta delegazione italiana a Parigi superano la difficoltà della loro posizione e compiono il loro dovere.

625

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 10861!808. Washington , 29 giugno 1946, ore 9 (per. ore 8 del 1° luglio).

Suo telegramma n. 10043 1•

Ho stasera espresso Dipartimento di Stato nel modo pm energico nostra dolorosissima profonda sorpresa per posizione Byrnes questione confini occidentali. Ho consegnato nota ufficiale sulla linea suo telegramma datandola 26 corrente2 . Circa decisioni adottate 27 corrente per detta questione da Consiglio ministri esteri, ho protestato vibratamente contro gravissima ingiustizia cui popolo italiano non può sottostare . Ho rilevato fatale errore commesso da americani che pregiudica gravemente ogni possibile intesa italo-francese. Nell'elevare più ampie riserve ho preannunziato immancabile legittima reazione popolo italiano.


1 Vedi D. 616. 2 Testo in Foreign Relations of rhe United States , 1946 , vol. II, cit. , pp. 646-647.

626

L' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D. 10814n42. Parigi, 29 giugno 1946, ore 14,10 (per. ore 17,30 ).

Comunicasi seguente telegramma Soragna:

«Delegazione giuliana, prendendo spunto da presentazione memorandum Governo cecoslovacco al Consiglio quattro ministri esteri per opporsi all'internazionalizzazione di Trieste, prospetta opportunità che nostro Governo rivolga invito a quelli delle Ventuno Potenze ritenuti a noi favorevoli perché vogliano intervenire presso Consiglio, già in questa fase delle trattative di pace, in favore soluzione da noi sostenuta per frontiera orientale. Dette Potenze hanno già ricevuto come noto ampia documentazione sul problema e sono state invitate dai nostri rappresentanti a svolgere azione in tal senso in sede Conferenza pace vera e propria cui esse saranno convocate» .

627

L'INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N .D. 10838 /745 . Parigi, 29 g iugno /946 , ore 19,20 (p er. ore IO del 30 ).

Ambasciatore Soragna comunica quanto segue:

«Dichiarazione ieri Bidault nel senso "non essere ancora pronto discutere questione Trieste" viene qui interpretata nel senso che egli abbia in riserbo un progetto concreto che si ripromette presentare al momento opportuno. Tratterebbesi probabilmente rielaborazione e presentazione ufficiale delle proposte da lui lanciate nei giorni scorsi a titolo esplorativo e sui cui precisi termini delegazioni mantengono ermetico silenzio. Si ritiene generalmente che soluzione sia orientata verso forma internazionalizzazione Trieste e dintorni mentre territori fino linea francese andrebbero Italia. Bidault agirebbe in certo senso per conto Bevin e Byrnes onde evitare che proposta di cui sopra venga considerata da Molotov come punto di partenza per nuove discussioni».

628

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, D E GASPERI, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE IN AMERICA LATINA

T. 10160 /c . 1• R oma, 29 giugno 1946, ore 24 .

Attiro la specialissim a attenzione della S.V. sulla minaccia che incombe sui beni italiani all 'estero , i quali potrebbero, dai singoli Stati di residen za, essere


1 Spedito anche all'ambas ciata a Wa shington .

utilizzati, secondo le notizie che ci gmngono da Parigi, in pagamento di quelle riparazioni che ci fossero imposte.

È ben inteso interesse di tutti gli Stati latino-americani (parecchi dei quali hanno creduto per altro in questi giorni opportuno di adottare misure cautelative in vista di quella evenienza) di prendere una posizione netta contro codesta mmaccm.

Incameramento, totale o parziale, dei beni degli italiani è un'offesa diretta a tutti coloro che hanno così validamente e lealmente contribuito alla prosperità dell'America latina, ma è anche una misura destinata in modo certo a stroncare ogni ripresa delle nostre correnti emigratorie verso quell'emisfero.

Ella voglia, dunque, svolgere ogni possibile azione:

l) sia per persuadere codesto Governo dell'iniquità di un siffatto provvedimento e della conseguente opportunità di prendere pubblica posizione contro di esso per quanto riguarda beni italiani costì situati;

2) sia per appoggiare ogni possibile manifestazione di elementi locali e della collettività italiana contro una misura depredatoria e disonesta, che pregiudicherebbe gravissimamente la nostra situazione presente e avvenire in codesta Repubblica.

Converrebbe che l'azione in corso da parte dei Governi sudamericani in favore di una pace giusta fosse integrata dalla parallela azione di cui le traccio nel presente telegramma soltanto per sommi capi le direttive. E molto gioverebbe se il Brasile, nella sua veste di partecipante alla prossima conferenza dei Ventuno, fosse in proposito autorizzato, da tutte le Repubbliche latino-americane, ad esprimersi in questo senso, oltre che a suo nome, anche in nome e per espresso mandato di ciascuna di esse.

Tenga presente, per quanto riguarda la eventuale cessione di transatlantici italiani che è stata anche dibattuta a Parigi, che essa significherebbe in sostanza scomparsa bandiera italiana linee Sudamerica, con conseguente scoraggiamento correnti emigratorie anche in ragione dei pagamenti in valuta pregiata che il ricorso a naviglio straniero imporrebbe all'Italia, valuta di cui non potremo disporre per parecchio tempo in misura adeguata.

Confido nella sua azione persuasiva ed energica.

629

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.N.D. 10848/799. Londra, 29 giugno 1946 1•

Ho avuto oggi colloquio di circa un'ora con Sargent il quale ha vivamente esposto atteggiamento antibritannico che, secondo inquietanti informazioni evi-


1 Spedito il 30 alle ore l ,30 e pervenuto alle 12,30.

dentemente pervenutegli da codesta ambasciata d'Inghilterra, è fomentato dalla stampa comunista, favorito da concerto della stampa moderata e non controbattuto con spirito di equità dal Governo. Egli mi ha dichiarato che è perfettamente comprensibile che l'Inghilterra sia attaccata dal nostro partito comunista, ma che Bevin ed il Governo inglese sono dolorosamente colpiti dal tono delle pubbliche dichiarazioni di V.E. le quali, anziché ricondurre l'opinione italiana ad una più moderata ed equa valutazione della realtà, sembrano orientarla verso un indirizzo che il Governo britannico giudica ingiusto e pericoloso. Le parole di Sargent non erano dettate da un senso di impulsiva irritazione ma da un'addolorata constatazione del negativo riconoscimento italiano per quanto l'Inghilterra ha fatto per noi e per il modo in cui Governo inglese si è adoperato per superare il passato ed accompagnarci, pure attraverso inevitabili sacrifici, ad una pace fondata più sui nostri recenti meriti che sulle nostre responsabilità passate.

Soluzione adottata Alto Adige la quale mette Governo inglese in una posizione di impopolarità presso questa opinione pubblica, la lotta sostenuta per liberarci dal peso delle riparazioni , la battaglia impegnata e da cui non si demorde, nonostante le pericolose ripercussioni nei rapporti anglo-russi, per sottrarre Trieste alla Jugoslavia, il sostegno dato al mantenimento di una limitata ma efficiente flotta, l'apporto dato alla ricostruzione del nostro esercito, sono tutti dati di fatto i quali, unitamente ai sacrifici sostenuti per nostra liberazione, paiono a Sargent completamente assenti dalla valutazione italiana. Riferendosi al negativo atteggiamento americano , all'intransigenza francese e all'irriducibilità russa in Venezia Giulia ed in materia riparazioni, abilmente velata da concessioni che convengono al gioco russo internazionale in altri settori, Sargent ha affermato con energia: «Alla resa finale dei conti vi accorgerete se fra le quattro Potenze interessate al vostro avvenire l'Inghilterra non risulterà essere la vostra vera e fedele amica».

In una lunga e schietta argomentazione, ripigliando ed ampliando concetti già esposti a Bevin a Parigi 1 , ho riassunto tutte le ragioni che spiegano portata e giustificano logicamente lo stato di inquietitudine e di risentimento della opinione pubblica italiana insistendo nel lumeggiare tutte le difficoltà che la E.V. si trova dover fronteggiare per placare reazioni nazionalistiche e generale disagio del Paese in questa fase estremamente delicata della nostra rinascita. Superando merito della questione ho affermato, riscuotendo consenso di Sargent, che se opinione italiana è comunque male preparata ad affrontare le realtà della pace ciò non è da addebitarsi a ingiuste notizie od a facili inconsideratezze, ma alle promesse disoneste incoraggiamento che hanno da ogni parte accompagnato nostro doloroso processo rinascita e che hanno trovato, bisogna riconoscerlo, più da: parte americana che non inglese, un continuo susseguirsi di precisi affidamenti generatori di uno stato di delusione provocato con una leggerezza di cui oggi si scontano effetti . L'ho assicurato che questo risentimento è diretto verso tutto il mondo che ci domina e non in particolare verso l'Inghilterra e tanto meno verso la persona del signor Bevin. Sargent ha espresso viva speranza che la E.V., nel profondo equilibrio del suo giudizio e conoscendo a fondo realtà dei fatti, voglia dare al funzionamento della democrazia


1 Vedi D. 624.

italiana quello che egli ha chiamato il suo più alto senso esercitando coraggiosamente (sono le sue parole) quell'opera di moderazione e di giusta valutazione che deve essere esplicata anche a costo contrariare correnti opinione pubblica. Governo inglese si attende che in questa critica situazione, che qui si valuta con repressa inquietudine, l'E.V. voglia rivolgere al paese una pacata parola intesa a ristabilire quella equità di giudizio nei confronti atteggiamento inglese che pare qui indispensabile per riportare relazioni italo-inglesi verso quella volenterosa comprensione che sola potrà rendere possibile una confidente immediata futura cooperazione fra i due Paesi.

Ho creduto mio dovere riprodurre senza attenuazioni lettera e senso dichiarazioni Sargent tipico tono fermo e accorato dando sensazione non di una manifestazione sensibile offesa ma di un ponderato e ben intenzionato avvertimento mosso dalla preoccupazione riflessi che ulteriore accentuazione attuale atteggiamento opinione italiana potrebbe avere su opinione inglese e conseguentemente su sviluppo politica inglese nei confronti nostri.

630 .

IL RAPPRESENTANTE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. 1/67 /46. Roma, 29 giugno 1946.

I have been faithfully reporting to Mr. Bevin the things which you have been saying recently to me, to the Constituent Assembly and to tbe press about the meeting of tbe Council of Foreign Ministers in Paris and the decisions reported to bave been taken there with regard to Italy.

I bave now had a telegram on the subject from Mr. Bevin, who greatly deprecates suggestions tbat tbe peace treaty will be harsh. Its probable terms bave been well ventilated in the press and no Italian need be surprised by them . Mr. Bevi n himself, as you doubtless know, has repeatedly defended Italian interests at the Council and he resents the imputations in the Italian press that Great Britain is responsible for such disagreeable features as the treaty may contain.

What Mr. Bevin asks me to recommend is that the Italian Government should face the future squarely, with a sense of responsibility and self-reliance. The future of ltaly lies in work and re-education, not in self-pity.

There is, l would add, no ground for the belief now current in Italy that the Italian Government will at very short notice be called upon to sign the peace treaty without further discussion. It would be useful to ali concerned if Your Excellency would take an early opportunity of re-assuring the ltalian people on this point. Even if, as is hoped, the Council of Foreign Ministers succeeds in agreeing upon a draft treaty within the next few days, the draft must then be referred to the peace conference of twentyone states. It must take some two or

three weeks at least to assemble the delegates of these states, and when the Generai Conference finally meets, the Italian Government will be able to attend and make whatever representations it pleases in regard to ali sections of the draft treaty. When the ltalian representations have been heard, and the Generai Conference has itself examined the whole dra ft, the treaty must again be submitted to the Councii of F oreign Ministers for fina l approvai. Y our Excellency will thus see that there is stili much work to be done on the treaty and that there is really no ground for statements such as that which Your Excellency is reported to have made to the Constituent Assembly yesterday, that the Council of Foreign Ministers is a «closed meeting which condemns without hcaring the defence». The time for Italy's formai defence has not yet come and as you reportedly said yourself in the same speech, Italy's representatives in Paris, London and elsewhere are meanwhile being very active in making Italy's views known.

631

IL GOVERNATORE CERULLI AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. PERSONALE 1 . Parigi, 29 giugno 1946.

Non avendo potuto telegrafarti, ti do queste notizie per corriere perché tu sia al corrente della situazione. Anche la seconda riunione della Commissione dei supplenti (Vyshinsky, Couve, Ben Cohen, Jebb) per le colonie si è chiusa senza risultato. I punti in discussione sono sempre quelli che abbiamo posto con la nostra nota2 a proposito del minacciato surrender of rights e dell 'amministrazione dei territori durante l'eventuale rinvio . I supplenti hanno esaminato una proposta francese e non avendo raggiunto l'accordo hanno rimesso la questione ai Quattro Grandi. Questi ieri nel pomeriggio hanno a loro volta discusso la questione. La proposta francese è:

a) l'Italia rinunzia non specificamente alla sovranità sulle colonie, ma genericamente ai suoi diritti su quei territori ;

b) l'amministrazione di quei territori resta quale è oggi, e cioè affidata ai britannici, ma l'amministrazione militare di ogni colonia sarà assistita da una commissione consultiva composta dei delegati dei Quattro Grandi.

La proposta ha sollevato le obbiezioni di Molotov per quanto concerne il primo punto (sovranità) in quanto ai russi la formula francese è parsa un concetto giuridicamente assai vago; e di Bevin che ha posto la questione se la rinunzia, comunque sia, va fatta ai Quattro oppure invece ai Ventuno Stati che saranno


1 Lettera autografa . 2 Vedi D. 421. Allegato.

rappresentati alla Conferenza ed alla firma (eventuale) del trattato. Il secondo punto, poi, ha sollevato le obbiezioni di Bevin sulla questione dei poteri delle commissioni consultive. Non ho bisogno di dirti che, dal nostro punto di vista, la proposta francese appunto perché più generica è più comprensiva e quindi peggiore.

La nostra difesa resta quindi ferma sui due punti della nota: nessun surrender of rights, ma -se si vuole -rinvio puro e semplice; ed , in tal caso , amministrazione provvisoria più conforme al comune diritto di guerra.

632

L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N.O. 10837 /354. Mosca, 30 giugno 1946, ore 1,02 ( per. ore 10).

Suo telegramma 145 1•

Era mio dovere segnalare V.S. che, ai fini nostri rapporti con Russia e suo atteggiamento nostri riguardi Conferenza pace, atteggiamento stampa italiana toglie qualsiasi valore efficacia dichiarazioni assicurazioni che io possa dare qui in nome Governo italiano o che ella possa dare personalmente Molotov; che non si può molto contare su efficacia nostri appelli Russia in difesa nostri interessi per determinate questioni se stampa italiana, ad eccezione stampa comunista, continua, come ha fatto fino al 9 giugno, sistematicamente svisare ogni atteggiamento russo in modo da presentarlo pubblico italiano nella luce più sfavorevole.

Se ho bene inteso telegramma cui mi riferisco e che del resto ripete concetti già svolti si direbbe che da parte nostra si spera anche con questo atteggiamento stampa italiana indurre Governo sovietico mutare atteggiamento stampa comunista francese jugoslava e modificare sua posizione per questione Trieste. Mia opinione è invece che se esiste, come esiste, qualche possibilità arrivare questo risultato essa è unicamente in atteggiamento stampa e manifestazioni pubbliche Governo italiano nel senso diametralmente opposto. V.S . sa che non ho mai parlato né promesso benevolenza russa nostri riguardi ma solo possibile coincidenza interessi russi con nostri interessi. In questo momento Russia, questo è evidente, tenendo conto, come realisticamente essa fa, che evoluzione politica interna italiana non (ripeto non) è pel momento almeno, verso estrema sinistra, è interessata vedere se e fino a che punto Italia, indipendentemente sua situazione politica interna, è suscettibile orientarsi in senso non sistematicamente ostile politica russa specie nel Mediterraneo . Se ogni sua avance in questo senso è da noi respinta -Mosca lo ripeto tiene conto manifestazioni pubbliche e non assicurazioni date in via diplomatica quando manifestazioni pubbliche vi sono in contraddizione -Russia tornerà sua convin


1 Vedi D. 569.

zione che noi siamo definitivamente orientat i verso anglo-americani e cesserà occuparsi di noi sul terreno diploma tico. Russia si rende conto nostra dipendenza di fatto in questo momento dagli anglo-americani ed è per questo che essa si sforza alla Conferenza pace eliminare clausole politiche economiche finanziarie che possano perpetuare questo nostro stato dipendenza.

Ma da parte russa si ha anche impressione o meglio sospetto che parte importante cla sse dirigente italiana per ragioni politica interna no n vede di malocchio questa dipendenza.

Si tratterebbe quindi dimostrare che tale non è politica Democrazia cristiana e data mentalità russa non c'è altro mezzo persuaderli di questo che atteggiamento stampa. Ricordo a questo proposito che attuale cambi amento atteggiamento russo è stato determinato da pubbliche dichiarazioni sue in conferenza stampa (suo telegramma n. 4127 dell ' Il marzo) 1•

Qualora Russia avesse avuto sensazione che da parte nostra si risponde, sua difesa nostri interessi là dove essi non sono in contrasto con i suoi avrebbe potuto essere molto più energica : per questa via, ritengo, col tempo e pazienza sarebbe anche possibile modifica zione suo atteggiamento questione Trieste . Se noi invece seguiamo altra alternativa , russi difenderanno nostri interessi solo in quanto essi coincidono con i suoi e, escludendo possibilità evoluzioni in sen so a lei favorevole nostra politica estera avendo differen te orientamento nostra po litica interna, non esiterà !asciarci in asso se e quando lo riterrà utile e quando intravvederà anglo-americani qua lche concessione in altri campi. V.S . può essere certa che continuerò, come ho fatto finora, fare prese nte qui nostri a rgomenti e considerazioni: ma ritengo mio dovere e mia respon sabilità verso V.S . e, in un certo senso anche verso nostro Paese, far presente limitazioni mie possibilità e sopratutto cosa si può ottenere dalla Russia e con quali mezzi.

633

L' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 108541747. Parig i, 30 g iugno 1946, ore 13,15 (per. ore 19).

Consiglio Quattro riunitosi pomeriggio 29 giugno sotto w esidenza Bidault, che presentato proposte francesi per soluzione compromesso problema Trieste già esposte in seduta segreta. Molotov dichiaratosi disposto studiare possibilità prendere proposte france si per base discussione con alcuni emendamenti fra cui inclusione Cecoslovacchia fra amministratori Trieste. Byrnes e Bevin dichiaratisi disposti accettare base discussione che si svolgerà lunedì. Consiglio esaminata in seguito


1 Non pubblicato: trasme tteva il testo della conferenza stampa di cui al D. 237.

proposta francese per scelta navi da concedersi flotta italiana per cui due incrociatori verrebbero scelti su lista anglo-americana e due altri su lista franco-russa. Proposta approvata, svoltasi in seguito lunga agitata discussione circa ulteriore svolgimento lavori e fissazione data Conferenza. Byrnes mostratosi deciso sostenitore tesi convocazione per 20 luglio mentre Consiglio Quattro continuerebbe esame problemi . Molotov mantenutosi rigidamente intransigente suo opposto punto vista. Bidault avanzato allora proposta che nel corso seduta lunedì vengano discussi problemi Trieste, data conferenza, questione tedesca. Proposta stata accolta e a richiesta Bevin stato incluso ordine giorno lunedì anche problema colonie.

634

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 10856/748 . Parigi, 30 giugno 1946 , ore 14 (per. ore 20 ) .

Circa proposta Bidault 1 , Couve mi ha detto stamane che essa è essenzialmente conforme testo pubblicato giornali. Dizione «Trieste et territoire avoisinant» è nel pensiero proponente, volutamente imprecisa al fine riservare elasticità discussione circa zona da internazionalizzare. Atteggiamento Molotov non è stato costante, e impressione Couve è che vi sia uguale possibilità per accoglienza di massima o rifiuto da parte russi i quali, con aver proposto soluzione che è stata preveduta annessione Jugoslavia Trieste, hanno già fatto passi significativi da iniziale intransigenza. Couve asserisce che proposta Bidault tende a riservare avvenire italianità Trieste, secondo ferma linea politica Francia e che soluzione proposta è indispensabile tentativo assicurare pace non raggiungibile senza Russia e Jugoslavia .

635

IL RAPPRESENTANTE A VIE N N A, COPPINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D . 10870/162. Vienna, 30 giugno 1946, ore 15 (per. ore 10,30 del 1° luglio ).

Come accennavo in miei telegrammi 149 e 1502 , decisione Parigi circa Valle Pusteria giunta qui inaspettata ed ha provocato forte malumore contro Gruber


1 Vedi D. 627. 2 T. 10642/149 e 10643 /150 del 27 giugno , non pubblicati.

che, tornato Vienna , si sarebbe espresso generalmente con ottimismo circa accettazione richieste austriache, forse in seguito agli affidamenti ricevuti in ambienti alleati Parigi e Londra. Notizia deve aver sorpreso anche ambienti alleati Vienna, che attendevano diversa decisione, come si rileva da dichiarazioni fattemi da questo ministro di Francia, di cui mio telegramma l 42 1•

Colloqui Gruber con nostro ambasciatore a Londra2 nonché a Vienna con me3 , avvenuti evidentemente dietro suggerimento inglese (questo ministro britannico mi ripeteva oggi che Bevin vivamente desidera che si giunga a conversazioni dirette italo-austriache) , partivano dal presupposto che , accettate richieste austriache per Val Pusteria, opinione pubblica austriaca sarebbe stata più incline a che questione Alto Adige venisse trattata direttamente con noi.

In seguito scacco diplomatico subito, posizione Gruber è stata messa in discussione, ma circoli alleati e partito popolare sono contrari sua sostituzione, anche perché quale suo probabile successore prospettasi noto socialista Deutsch, di recente tornato da Stati Uniti. Gruber però dovrà aderire a politica di nuova intransigenza su questione Alto Adige, che evidentemente esclude, almeno in primo tempo, qualsiasi conversazione diretta con noi. Intransigenza è stata intanto preannunciata decisione Consiglio ministri (mio telegramma 149) e da susseguenti discorsi Figi e Gruber (mio telegramma n. l 52) 4 . Ministro esteri ha fra l'altro affermato che Governo austriaco intende mantenere parola impegnativa data ad alto-atesini. Comunque atteggiamento Governo austriaco sarà definito da discorso che Gruber terrà 3 luglio dinanzi Parlamento5 .

È altresì chiaro che Governo austriaco continua sue pressioni su Governi alleati con note argomentazioni di politica interna per ottenere che questione Alto Adige o almeno quella per Val Pusteria siano poste nuovamente su tappeto internazionale. Informo a tale proposito che da questa rappresentanza Stati Uniti mi è stato richiesto fornire ampi elementi motivanti nostra presa di posizione per Val Pusteria dicendomi che si desidera conoscere argomentazione italiana, di fronte ad argomentazioni austriache. È chiaro che questo ministro d'America, unico fra suoi colleghi occidentali, cerca elementi per esprimere proprio Governo suo punto di vista possibilmente obiettivo in materia. Per quanto concerne politica britannica circa Alto Adige, sembrami che essa, nel suggerire dirette intese italo-austriache, non tenda realmente ad una soluzione definitiva della questione, che, consentendo collaborazione tra Italia ed Austria, sia premessa di politica ricostruttiva in questo settore, ma voglia esclusivamente esimersi da assumere diretta responsabilità questione Tirolo meridionale, pur mantenendo in questione stessa mezzo di pressione politica nei nostri riguardi . Ciò è confermato d'altronde da esitazione dell'opposizione conservatrice Camera Comuni, che integra tempestivamente nuovi sforzi questo Governo.


1 T. s.n.d. 10364 / 142 del 25 giugn o . non pubblica to. 2 Vedi D. 517. 3 Vedi D. 578. 4 T. 10644 /152 del 27 giugno, no n pubblicato . 5 Vedi D. 649.

636

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI 1

T. 10187 /5162 . Roma, 30 giugno 1946, ore 15,20.

Pregola fare d'urgenza ai quattro ministri degli esteri la seguente comunicazione scritta:

«19 settembre il Consiglio dei ministri degli esteri, riunito a Londra, ha approvato all'unanimità una deliberazione a termine della quale i delegati supplenti avrebbero dovuto esaminare il problema della frontiera italo-jugoslava e di Trieste sulla base di una linea che, costituendo di massima la linea di demarcazione etnica, lasci un minimo delle due nazionalità sotto dominazione straniera.

l delegati supplenti avrebbero dovuto inoltre esaminare e riferire sul regime internazionale del porto di Trieste, affinché questo risultasse a parità di condizioni a disposizione del traffico internazionale della Jugoslavia, dell'Italia e degli altri Stati dell'Europa centrale, così come è l'uso degli altri porti franchi del mondo.

Tali decisioni erano state prese anche tenendo conto delle ragioni da me sostenute in contraddittorio con i delegati jugoslavi innanzi al Consiglio. Del pari a Parigi il 3 maggio all'inizio di questa Conferenza venni chiamato ad esprimermi sul rapporto della Commissione d'inchiesta circa la linea etnica.

Giunge ora da Parigi notizia che i principi informatori della deliberazione di Londra del I 9 settembre sarebbero stati lasciati cadere per sostituirli con soluzioni nuove le quali abbandonano la base riconosciuta a Londra come equa e ragionevole.

Dinanzi a questo profondo mutamento, che trasforma radicalmente l'impostazione del problema, il Governo italiano chiede al Consiglio dei Quattro di avere nella presente fase dei lavori, prima di una qualunque decisione che tocca intimamente il destino del suo popolo, la possibilità di far sentire la sua voce.

La Repubblica italiana sente più che mai la solidarietà che la lega a tutte le democrazie nell'aspirazione e nella faticosa ricerca della giusta pace.

Essa apprezza i vostri sforzi e non intende turbarli, ma assecondarli, evitando espedienti che potrebbero condurre a nuovi conflitti. L'Italia conferma ancora una volta il suo desiderio di accordarsi col popolo jugoslavo sulla base di un'equa considerazione dei diritti e degli interessi di entrambe le parti.

In ore critiche per la mia Nazione vi chiedo di non trascurare quest'ultimo appello che vi invio, fidando nella vostra equità, ed incalzato dall'ansia angosciosa di tutti gli italiani»3 .


1 Ed. in Foreign Relations of the Unit ed States , 1946, vol. H, cit., pp. 700-701.


2 Questo telegramma fu poi ritrasmesso il 5 luglio (T. 10435 /C.) anche alle ambasciate a Bruxelles, Londra, Mosca, Nanchino, Rio de Janeiro, Varsavia, Washington , alle legazioni a L'Aja, Osio, Praga, Pretoria e alla rappresentanza ad Ottawa con la seguente aggiunta: «(Solo per Londra) Pregola voler comunicare quanto sopra anche a codesti alti commi ssari per l'Australia, la Nuova Zelanda e l'India. (Per tutti) La stessa comunicazione è stata fatta alle nostre rappresentanze negli altri Paesi che partecipano alla Conferenza della pace».


3 Con T. 10890 n 52 del l " luglio, ore 12, Benzoni assicurò d'aver rimesso il documento ai quattro min istri la sera del 30.


637 .

IL PRESlDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA , QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. 10215 /c. Roma , / 0 luglio 1946, ore 24.

Ho consegnato oggi a queste ambasciate di Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia e Francia una comunicazione scritta in cui, dopo aver sottolineato amarezza italiana per accoglimento integrale rivendicazioni francesi, ricordo che il Governo italiano ha avuto occasione di esporre il suo punto di vista soltanto limitatamente alle questioni di Tenda e Briga, sulle quali sembrano del resto essere state trascurate anche le note conclusioni degli esperti. Riaffermo il principio che esame rivendicazioni stesse avrebbe dovuto esserci consentito integralmente e non frammentariamente. Ricordo i sacrifici che eravamo disposti a fare volontariamente e concludo dichiarando che il Governo italiano considera questione tuttora aperta; riconferma il suo atteggiamento conciliante e il suo profondo desiderio di giungere ad una onesta intesa con la Francia; si riserva di · esporre su queste basi dinanzi a quelle assise che gli saranno consentite i termini di quella soluzione che sola può consentire libero e ordinato sviluppo democrazia italiana ed europea.

638

L'AMBASCIATORE SORAGNA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.o. I0969-l0972n54-755. Parigi, Jo luglio 1946 1 .

Riunione Consiglio Quattro oggi pomeriggio dedicata esclusivamente discussione Trieste sulla base progetto Bidault. Molotov aperta discussione proponendo per frontiera italo-jugoslava nuova linea intermedia tra francese e russa originaria. Per Trieste dichiaratosi disposto accettare zona internazionale purché limitata adiacenze immediate città e a carattere definitivo. Byrnes dichiarato non essere disposto accettare qualsiasi soluzione che concedesse Jugoslavia territorio occidente


1 Spedito il 2 alle ore l, l O e pervenuto alle 8.

linea francese. Bevin dichi arato avere istruzioni insistere sulla contiguità con l'Italia (che in base nuova linea russa sarebbe stata esclusa) . Bidault intervenuto allora proponendo concedere Jugoslavia tutto territorio Venezia Giulia oriente linea francese e all'interno di quest'ultimo estendere zona internazionale da Duino a Cittanova Istria . Bevin chiesto allora che zona internazionale venisse estesa canale di Leme al che Molotov risposto proponendo zona stessa terminasse secondo linea Morgan presso Muggi a. Dopo discussione polemica circa carattere linea Morgan, Molotov dichiarato accettare proposta Bidault dal punto di vista territoriale salvo discutere sullo statuto zona -purché linea francese venga adottata anche tratto nord fino Tarvisio. A seguito breve sospensione Byrnes e Bevin dichiaratisi d'accordo circa attribuzione alla Jugoslavia territorio oriente linea francese riservandosi esprimere loro opinione circa altri aspetti proposta francese prossima riunione fissata domani pomeriggio.

In sostanza secondo proposte Bidault accettate da Molotov rimarrebbe all'Italia territorio entro la linea francese fino Duino, a oriente Duino fino Cittanova Istria, sempre interno linea francese costituirebbesi zona internazionale Trieste.

Riunione oggi da considerare prodromo decisione definitiva su basi proposta francese . Rilevo seguenti punti:

l) intervento Byrnes per affermare non accetterebbe cessione alla Jugoslavia territorio occidente linea francese;

2) intervento Bevin per insistere contiguità territoriale tra Trieste Italia ;

3) precisazione da parte di Molotov che soluzione deve avere carattere definitivo e che deve essere beninteso che linea francese rimane linea confinaria tra Italia e Jugoslavia a nord Duino sino a Zona Tarvisio;

4) accettazione definitiva da parte Byrnes e Bevin attribuire a Jugoslavia tutto il territorio ad oriente linea francese.

Delegazioni britannica, americana e francese nel corso conferenza stampa hanno sottolineato importanza intervento rispettivi rappresentanti a favore Italia. Portavoce Quai d' Orsay afferma intervento Bidault salvato esito conferenza e assicurato all'Italia confine infinitamente migliore di quello fino ad ora sostenuto da rappresentante sovietico.

Decisione seduta odierna rappresenta risultato di un lungo e faticoso avvicinamento di due punti di vista inizialmente lontani concretatosi, per ciò che riguarda confine, nella linea francese, e per quanto riguarda attribuzione zona triestina, nella internazionalizzazione.

Non mi sembra pensabile potersi so stanzialmente mutare in sede dei Quattro questi due punti mediante trattative o interventi diplomatici o politici. Forse argomento sacrificio richiesto Italia accettando internazionalizzazione potrebbe rendere possibile un ultimo intervento presso Bevin e Byrnes per ottenere qualche miglioramento tracciato frontiera appoggiandolo su ragioni economiche etniche e ferroviarie.

Ricordo anche rimane decidere questione vitale dell'Amministrazione zona internazionale.

639

L'AMBASCLATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR . 1289 n32. Mosca, l o luglio 1946 ( per. 1'8 ) .

Ho seguito con molto interesse quanto Y.S. mi ha cortesemente trasmesso, sia per quello che concerne l'iniziativa argentina per una giusta pace con l'Italia, sia le eco favorevoli che essa ha incontrato nella maggior parte dei Paesi sudamericani.

Si tratta di iniziativa che, come ho potuto constatare in una conversazione in proposito con il funzionario competente di questo Ministero degli esteri, ha fatta una certa impressione anche qui. La stampa sovietica non ne ha parlato, fino ad ora: tuttavia la cosa è stata rilevata a questo Ministero degli esteri; il funzionario in questione, Mihailov, che conosco bene essendo egli stato mio collega a Kabul, me ne ha parlato lui dicendomi: «l' America latina è un paese che noi conosciamo poco e stiamo imparando: non avevamo un'idea dell 'influenza morale che vi ha l' Italia, adesso che essa ha cessato di essere fascista: è un elemento di cui noi dobbiamo tener conto». Mi ha aggiunto che il ministro in Uruguay, Gorelkin, faceva molto bene, grazie all'esperienza che aveva fatto in Italia e alla sua conoscenza dell'italiano, e mi ha detto ancora : «Adesso dobbiamo inviare un ambasciatore in Argentina: io ho espresso l'opinione che ci dobbiamo mandare una persona che conosca bene l'Italia e l'italiano». Dopo di che mi ha accennato, in forma molto vaga, alla opportunità di una collaborazione italo-russa, sia nel campo economico che nel campo politico, nei paesi dell'America latina. Gli ho risposto che nelle condizioni attuali dell'Italia è molto difficile per noi pensare alla politica: gli ho confermato, in base anche alle mie esperienze personali, l'influenza italiana, specie in Argentina e Uruguay e gli ho detto infine, che di una collaborazione ne avremmo potuto parlare una volta che, fatta la pace, l'Italia fo sse di nuovo in grado di occuparsi di qualche cosa che non fossero i suoi problemi immedia ti .

Detto questo, mi permetto però di consigliare di non farci eccessive illusioni su quello che può essere il peso effettivo di tutta questa brava gente alla Conferenza della pace. Prima di tutto se e quando alla Conferenza della pace si arriverà, ci si arriverà con un progetto concordato, con molte difficoltà e sforzi, tra i Tre Grandi: sebbene l'impostazione teorica della fun zione della Conferenza dei Ventuno sia differente fra anglo-sassoni e russi, si tratta soltanto di parole che si lanciano là per ingannare i gonzi : i Yentuno, o quanti essi saranno, sono chiamati esclusivamente per la forma, per mettere lo spolverino sulle decisioni già prese dai Tre Grandi. O forse noi pensiamo seriamente che dopo che i Tre Grandi, in mezzo a tante difficoltà, siano arrivati a trovare una soluzione, cattiva o buona non importa, per una determinata questione, saranno disposti a ricominciare da capo, per tener conto delle obiezioni deli'Uruguay o magari di tutti gli Stati dell'America latina messi insieme? Accadrà esattamente quello che è accaduto per la Conferenza di San Francisco : anche lì, teoricamente, tutti gli invitati erano liberi e sovrani di far valere le loro opinioni: in pratica è stato loro detto, con maggiore o minor ricchezza di belle parole: noi ci siamo messi d'accordo, con non poche difficoltà, non possiamo ricominciare il lavoro per tener conto delle opinioni dei piccoli Stati: «take i t or leave i t».

Oltre a ciò, dobbiamo tener conto della dipendenza di tutti questi Paesi dagli Stati Uniti: oggi che la Conferenza è lontana sono tutti pronti a fare delle dichiarazioni solenni ed a prometterei quello che vogliamo ; anche a mandare messaggi a personalità americane, magari a Truman. Ma il giorno in cui si troveranno al tavolo della Conferenza, se le loro posizioni si trovassero in contrasto con quelle degli Stati Uniti, basterà una parolina della Casa Bianca per richiamarli all'ordine e per farli votare, disciplinatamente, per quelle che saranno le decisioni degli Stati Uniti. Potremo quindi contare sul loro appoggio su quei punti in cui gli Stati Uniti stessi sono disposti a darcelo, per esempio sulla questione di Trieste, ma non certo là dove gli Stati Uniti ci sono contrari.

Accadrà con loro quello che è accaduto, per esempio, con la Cecoslovacchia e colla Polonia sulla questione di Trieste: finché la Conferenza era lontana, tutto andava bene; quando le cose sono diventate attuali è bastata una parolina di Mosca per far cambiare di idea a Benes e a Modzelewski. La sola differenza sarà che fra gli Stati sudamericani ne troveremo qualcuno che ci dirà francamente di essere stato obbligato ad agire per imposizione di Washington, mentre nella zona russa non troviamo nessuno, o quasi, che sia disposto a dirci il perché del suo cambiamento di opinione.

Non voglio dire, con questo , che non dobbiamo cercare di fare quello che abbiamo la possibilità di fare; anche sapendo che non serve a niente, bisogna pure avere la coscienza in pace di avere tentato tutto quello che era umanamente possibile di tentare. Vorrei soltanto mettere in guardia contro il pericolo di farci noi stessi delle illusioni, e soprattutto di farne all'opinione pubblica italiana.

640

IL MINISTRO A PRAGA, TACOLI ,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO D EGLI ESTERI , DE GASPERI

T. 10987 /197-198. Praga, 2 luglio 1946, ore 0,20 (per. ore 9,30 ) .

In seguito pubblicazione comunicata mio telegramma stampa 196 1 non ho voluto attendere ritorno Masaryk e Clementis tuttora Parigi : ho veduto oggi Heidrich appena rientrato vacanza due giorni festivi, nonostante suoi tentativi differire colloquio. Egli mi ha dato seguente spiegazione nuova determinazione Cecoslovacchia: in seguito a colloquio avvenuto inizio giugno scorso tra Kardelj e ambasciatore Cecoslavacchia Belgrado, Hajdu era autorizzato dichiarare a Parigi, verbalmente o per iscritto, se richiesto, che annessione Trieste Jugoslavia costituisce interesse vitale per Cecoslovacchia, cui necéssita sbocco mare e che internazionalizzazione sarebbe non gradita quale pessimo pericoloso compromesso. Hajdu ha

l Si riferisce alla notizia data dall a United Press della presentazione a Parigi del mem o randum cecoslovacco a sostegno delle aspirazioni jugoslave su Trieste.

telegrafato due giorni prima partenza Masaryk per Parigi aver presentato, su richiesta Jugoslavia, memorandum nel senso desiderato, cui testo esatto non è peraltro qui ancora noto.

In viva discussione che mi procurò dichiarazioni su riferite, Heidrich affermava che tutto ciò è conseguenza voto formulato intero Governo già da ottobre scorso , e che Cecoslovacchia ritiene sicuri suoi traffici con Trieste soltanto accogliendo rivendicazione jugoslava, Paese mai alleatosi con Germania.

Non ho potuto nascondere viva amarezza e rincrescimento causatomi da questo nuovo passo. Rimostranze per mancato preavviso provocarono dichiarazione doverosa che si comprende come linea di condotta Cecoslovacchia fin dal settembre u.s. avrebbe comportato ogni decisione utile ottenere Trieste sia jugoslava ; d'altra parte, attualmente passi fatti a Parigi dovevano essere tenuti strettamente segreti per doverosa lealtà verso alleati. A questo proposito, parlando patto di alleanza Heidrich dichiarato esso è meno impegnativo nei riguardi nostri di quello Jugoslavia-Polonia, il quale contiene esplicite allusioni Italia, ma che Cecoslovacchia è ugualmente tenuta mostrare completa lealtà alleanza difensiva specie qualora ciò corrisponda suoi interessi nazionali. A mia insinuazione ha voluto escludere influenza Russia. Ho infine fatto notare che questo Governo non (dico non) sembra preoccuparsi deludere speranze italiane su amicizia Cecoslovacchia, ciò che ha provocato generiche proteste e precluso azione che, per quanto concerne beni italiani in questo Stato, atteggiamento è dovuto a imprescindibili ragioni politica interna.

Ho ritenuto utile anche vedere oggi stesso ambasciatore d'Inghilterra che supponevo conoscenza maggiori particolari passi Cecoslovacchia a Parigi. Nichols mi ha detto ignorare completamente quest ione e non (dico non) aver istruzioni seguirle per cui nemmeno ne riferisce. Ha mostrato interesse miei accenni a possibilità duratura partecipazione Cecoslovacchia progettato Governo zona intemazionalizzata venisse aumentare influenza russa ma ciò non mi è sembrato dover modificare sua inerzia. Egli poi mi ha espresso riservata opinione che da parte nostra nulla potrà valere a distogliere Cecoslovacchia dal suo atteggiamento.

641

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE SORAGNA, A PARIGI

FoN. 10453 /53 11• Roma, 2 luglio 1946, ore 12.

Prego subito comunicare ai Quattro quanto segue:

« Progettata soluzione internazionale non accettabile. Soprattutto assegnazione alla Jugoslavia della zona italiana deli ' Istria occidentale fino a Pola aprirebbe ferita insopportabile alla coscienza nazionale italiana>> 2 .


1 Minuta autografa.


2 Con T. Il 097 n62 del 3 luglio, ore 13,42, Benzoni assicurò che la comunicazione era stata subito effettuata .

642

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. Il 037/809. Londra, 2 luglio 1946, ore 20,10 (per. ore 8 del 3).

Il Foreign Office, secondo quanto risulta al Dipartimento Ricerche, sta studiando clausola di dettaglio da inserire trattato pace onde garantire Austria particolari facilitazioni per comunicazioni tra Tirolo settentrionale e orientale attraverso Val Pusteria. Al Dipartimento non si è mancato di ripetere, con noti argomenti, come linea ferroviaria predetta rappresenta solo per piccole zone e per scarso numero abitanti vantaggio sulla linea già a disposizione dell'Austria, ricordando inoltre, circa possibilità stabilire tali facilitazioni con accordo diretto fra noi ed Austria, quanto avevo già detto sia Bevin che a Gruber.

643

L' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s . N .D . 11025n57-758-759. Parigi, 2 luglio 1946, ore 21 (per. ore 6,30 del 3) .

Da Soragna:

« Cerulli ha oggi discusso con Jebb questione coloniale. Egli ha premesso che, da quanto era risultato dai contatti ufficiali e non ufficiali , punto di vista britannico sulla questione non era apparso ormai tanto lontano da quello italiano eccetto ritenere necessaria dilazione di un anno . Jebb gli ha risposto che, comunque stessero le cose attualmente, in base ad una proposta non inglese ma americana, vi era accordo generale sul differimento e quindi discussione non poteva utilmente svolgersi che su predetta proposta americana. A vendo gli Cerulli sviluppato punti nota italiana 1 Jebb gli ha detto che su questione rinuncia sovranità da parte Italia accordo sembra assicurato, avendo Bidault rinunciato precedente formula francese , però al sw-render of rigltts seguirà dichiarazione dei Quattro nella quale si elencheranno tre soluzioni possibili : indipendenza, trusteeship e annessione ad un territorio vicino. Bevin è sempre favorevole invio sul posto commissione esperti. Cernili ha [replicato] adeguatamente e su ultimo punto ha osservato che, a parte tutto, commissione esperti esaminerebbe situazione artificiale data assenza forzata da quel territorio degli italiani profughi o prigionieri o internati. Jebb ha replicato che commissione sentirebbe sicuramente anche rappresentanti interessi italiani . A vendo gli Cerulli detto che era spiacevole che alla crisi generale della pace italiana contribuisse anche questione coloniale che è affare tipico italo-inglese, Jebb gli ha


1 Vedi D. 58 1.

detto potrebbe essere una idea pratica da esaminare nella situazione di oggi. Cerulli gli ha detto, a titolo personale, che dei quattro territori ve ne sono due a proposito dei quali si pongono questioni controverse (Cirenaica ed Eritrea), per quanto anche a tale riguardo Governo italiano ha fatto proposte.

Ma per due altre (Tripolitania e Somalia) non pare vi sia alcuna o biezione ad una restituzione attuale, a qualunque titolo sia, all'amministrazione italiana. Jebb ha risposto che questo gesto potrebbe implicare un impegno sin da oggi per la restituzione all'Italia e che non pareva che a tale impegno si volesse arrivare. A vendo egli aggiunto obiezione su resistenza che indigeni farebbero a ritorno italiano, Cerulli gli ha detto che sua lunghissima esperienza governo colonie gli consentiva dichiarare il contrario sia per Somalia dove da cinquanta anni nulla ha mai turbato rapporti collaborazione con indigeni , sia per un tipico paese di rninorità nazionale come Tripolitania.

Jebb ha ripetuto sue obiezioni.

Domani Cerulli avrà con lui una seconda riunione » 1•


644 .

L 'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

FoN. Il 027 n64. Parigi, 3 luglio 1946. ore 0,20.

Quattro tenuto pomeriggio 2 luglio seduta sotto presidenza Molotov il quale confermato essere d'accordo limiti territoriali proposta Bidault e principio intern azionalizzazione. Circa definizione statuto propone:

l) che regione sia amministrata in base statuto elaborato dalle Quattro Potenze ed accettato dall ' Italia e Jugoslavi a ;

2) che abbia per base principi democratici ;

3) che governatore venga nominato d'accordo fra l'Italia e la Jugoslavia e, mancando accordo , dai Quattro.

Byrnes nell'osservare che a suo avviso territorio ad occidente linea francese avrebbe dovuto essere nel suo insieme attribuito all'Italia, ha dichiarato accettare principi linea francese e internazionalizzazione, ma solo alla tassativa condizione che statuto zone, garanzie sua integrità e controllo siano attribuiti all'O.N.U. e in particolare al Comitato Sicurezza Generale . Bevin si è associato.

Bidault intervenuto con proposta transazionale nel senso statuto venga elaborato dai Quattro, indi sottoposto Conferenza pace e infine all 'O. N.U. Avendo Byrnes e Bevin riaffermato precedenti punti di vista, Molotov proposto rinviare decisione domani, onde permettergli riesaminare questione. Da notare che nel corso seduta odierna non è stata sollevata questione se debba tra ttarsi sistemazione definitiva o transitoria.


1 Vedi D. 647.

645

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. URGENTISSIMO 11109n66. Parigi, 3 luglio 1946, ore 14,10 (p er. ore /9 ) .

Comunico seguente telegramma Soragna:

«Discussioni Quattro su Trieste volgono rapidamente conclusione. Accordo atteso di seduta in seduta . Rimane poi ancora per quanto riguarda nostro trattato deci sione colonie e riparazioni, e convocazione Ventuno. Da notare tuttavia che Molotov, conscio che in sede Ventuno troverà terreno sfavorevole, cerca non rimangano impregiudicati particolari che gli premono . Da parte nostra unica cosa che possiamo sperare è che anglo-americani, se veramente ci vogliono aiutare, riescano invece mantenere certe formule per quanto possibile fluide in modo non pregiudichino un loro benevolo atteggiamento nei confronti valevoli argomenti e proposte che potremo avanzare in sede Ventuno .

Anglo-americani si rendono perfettamente conto che soluzione Trieste quale destinata uscire da decisione in corso è estremamente insoddisfacente da tutti punti di vista, sia perché non accontenta nessuno sia perché offre punti scurissimi per sua pratica realizzazione. Loro atteggiamento è tuttavia dominato preoccupazione raggiungere ad ogni costo formula che permetta convocazione Conferenza pace.

Ritengo in ogni modo opportuna mia visita aereo Roma per riferire e prendere disposizioni V.S. in vista nuova fase. Chiedo a tale proposito a quattro ministri di ricevermi pel caso credano doveroso far pervenire comunicazione alla S. V. a mezzo

filO.

Prego telegrafare in merito» 1 .

646

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL MINISTRO A L'AJA, BOMBIERI

T. l 0306/36. Roma, 3 luglio I946. ore l8.

Suo 502 .

Ho illustrato a questo incaricato di affari d'Olanda nostro atteggiamento in materia riparazioni.

Fermo restando il principio che pagarle non po ssiamo per le stremate condizioni della nostra economia e non dobbiamo per i due anni di cobelligeranza


1 Vedi D. 651. 2 Non pubblicato, riferiva sul mancato dissequestro dei beni italiani.


747 conbattuti in comune, l'ho informato che abbiamo chiesto ai quattro ministri degli esteri riuniti a Parigi, che se riparazioni ci fossero tuttavia imposte, occorrerebbe almeno accertare preventivamente nostra globale capacità di pagamento e globali pretese che a questo titolo sono avanzate ai nostri danni. Abbiamo inoltre richiesto che rappresentante italiano sia chiamato al riguardo a consultazione e che determinazione modalità pagamento sia lasciata all ' Italia, che è il miglior giudice per concretaménte effettuarla .

Ciò premesso, predetto incaricato d'affari è stato pregato di voler prospettare al suo Governo convenienza che esso si renda interprete di codesto ragionevole atteggiamento italiano nella prossima Conferenza dei Ventuno, cui Olanda è chiamata a partecipare.

La prego confermare quanto precede anche da parte sua. Tenga presente che la Conferenza della pace deciderà quali Stati abbiano titolo alle riparazioni e che è estremamente improbabile che Olanda sia inserita fra questi , per ragioni evidenti. Se Conferenza dovesse, invece, contro ogni aspettativa e giustizia decidere in senso contrario, sarebbe certamente fissata a suo vantaggio una quota da determinarsi. Ora, noi preferiamo in questo caso pagare altrimenti che non attraverso incameramento beni italiani. È questo infatti un sistema che, oltre che illegale e immorale, è altresì evidentemente orientato verso lo scoraggiamento di ogni ·proficua ripresa di traffici fra i due Paesi e di ogni corrente emigratoria. Né certamente rappresentano questi obiettivi interesse olandese o italiano. Naturalmente per sostenere una tesi siffatta, l' Olanda dovrebbe agire in concreto conseguentemente, abolendo cioè al più presto disgraziati decreti relativi confisca nostri beni.

È stato infine fatto notare come vicendevole appoggio economico contro contrasti egemonici Grandi Potenze che possono darsi Paesi quali Italia ed Olanda corrisponde certamente a una direttiva di politica generale che meriterebbe di essere attuata e sviluppata con ogni cura. Ed è superfluo sottolineare quale ostacolo alla sua attuazione rappresentino i provvedimenti di confisca in alto accennati.

Sviluppi, la prego, questi concetti, tenendo presente che analoghi passi sono da parte nostra in corso; fra gli altri anche presso tutti gli Stati latino-americani.

647

L' INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERl. DE GASPERI

T . URGENTE 11138/768. Parigi, 3 luglio 1946. ore 24 (per. ore 13 del 4 ) .

· Da Soragna : «Cerulli ha avuto seconda conversazione con Jebb 1• Questi gli ha detto che ormai accordo quattro ministri era fatto sulla clausola rinvio di un anno. Per


1 Vedi D. 643.

rinunzia sovranità sono state successivamente escluse proposte rinunzia in favore Quattro o in favore Nazioni Unite.

Testo approvato propone rinunzia unilaterale da parte Italia senza che sia detto in favore di chi. Questo, secondo Jebb, lascia soluzione ancora più aperta per l'Italia. Contemporaneamente al trattato verrà emanata dichiarazione dei Quattro su soluzioni possibili questione coloniale. Tale dichiarazione, ha detto Jebb, è già stata concordata nei suoi principi ma non è stata ancora formulata. Cerulli ha ripetuto le più ampie riserve su richiesta rinunzia sovranità ed ha ancora ricordato varie proposte fatte anche circa regime provvisorio durante dilazione e partecipazione funzionari italiani.

Jebb gli ha detto che approvazione rinvio non cambierà nulla e che ogni proposta praticamente può essere ancora esaminata. Conferenza Ventuno avrà poi un comitato speciale per questione coloniale che sentirà certamente delegati italiani sul draft trattato . Intanto Jebb ha detto che in settimana porrà in contatto Cerulli con generale Anderson, nuovo delegato inglese per questione colonie, col quale varie questioni sia regime transitorio che trattamento definitivo potranno essere utilmente esaminate in via preliminare» 1 .

648

L'AMBASCIATORE SORAGNA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER TELEFONO 1JJ15n69. Parigi, 3 luglio 1946, ore. 24.

In seduta pomeridiana odierna Byrnes presentato progetto in sei punti per costituzione Territorio Libero Trieste :

l) estensione territoriale circoscritta da linea francese fra Duino e Cittanova; denominazione territoriale Libero Trieste; 2) integrità territoriale e sicurezza detto territorio garantita da O.N.U.; 3) Conferenza Ventuno farà raccomandazioni circa regime provvisorio e statuto definitivo; 4) statuto definitivo elaborato Conferenza Ventuno è soggetto approvazione Assemblea O.N.U.;

5) una speciale Commissione Quattro Potenze consulterà Italia e Jugoslavia esaminando intero argomento e presentando proposte preliminari a Conferenza Ventuno;

l Su tale colloquio Soragna ·riferì con T. s.n,d. 11228n74 del 5 luglio: «In uno scambio di vedute Cerulli ed Anderson hanno concordato di esaminare nelle loro conversazioni vari aspetti questione coloniale sia in relazione situazione presente dopo draft concordato dai Quattro in attesa Conferenza Ventuno e sia in relazione eventuale sistemazione finale problema. Prima riunione fissata per lunedì l 5 luglio. Segue rapporto».

6) regime provvisorio e sta tut o definitivo si conformeranno seguenti principi:

a) governatore Trieste sarà nominato da Consiglio Sicurezza dopo consultazione con Italia e Jugoslavia; b) autorità legislativa ed esecutiva saranno stabilite su basi democratiche; c) saranno garantiti diritti dell'uomo e libertà fondamentali; d) governatore farà rapporto annuale a Consiglio Sicurezza .

Molotov espresso propria adesione di massima al piano Byrnes salvo lievi modifiche a punti 4 (approvazione Consiglio di Sicurezza) e 5 (proposte concordi).

Discussione chiusa con intesa che supplenti elaboreranno draji su base punti su indicati da presentare Conferenza pace. Domani giovedì verrà discussa fissazione data convocazione Conferenza Ventuno (che russi vorrebbero a settembre e anglo-americani a fine luglio) e questione riparazioni .

649

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPlNI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. 11142 /181. Vienna , 3 luglio 1946 1•

Gruber ha tenuto preannunciato discorso Parlamento circa Alto Adige. Testo ufficiale sarà trasmesso per corriere. Come era prevedibile, ministro degli affari esteri ha concluso riaffermando intransigente intenzione del Governo austriaco mantenere integra richiesta plebiscito Alto Adige che sarà presentata con tenacia in ogni occasione e particolarmente alla Conferenza della pace e da oggi in poi dinanzi qualsiasi ente internazionale. Egli ha aggiunto che con ciò viene meno intenzione del Governo austriaco discutere con l'Ttalia, dopo aver ottenuto rettifiche di frontiera in Val Pusteria , intera questione per ottenere soluzione reciprocamente soddisfacente che sarebbe stata inizio sincera politica amicizia.

Segnalo altresì alcuni punti interessanti:

l) Dopo ondata comizi in Austria aprile scorso Governo americano comunicò Ministero degli affari esteri austriaco non essere ancora momento favorevole per la discussione intero problema Alto Adige che avrebbe dovuto trovare qui conveniente sede nell 'O.N.U .

2) In occasione viaggio Parigi Governo francese assicurò Gruber del suo appoggio per accoglienza sostanziale richiesta circa Val Pusteria. Da discorsi Bevin ed altri uomini di Stato inglesi ministro austriaco ebbe impressione che anche Governo britannico avrebbe appoggiato proposta austriaca. Dopo conversazione con ambasciatore dell'U.R.S.S. Parigi anche U.R.S.S . sembrò assumere atteggiamento per lo meno indifferente nei confronti Austria. Complessivamente Gruber


1 Spedito il 4 alle ore 8 e pervenuto alle ore 13.

credette poter dedurre che almeno tre delle quattro Potenze avrebbero accettato rettifica di frontiera per Austria. Soltanto ulteriori notizie annunciarono mutato atteggiamento grandi Potenze, nonostante generale francese Bethouart cerchi all'ultimo momento difendere posizione Austria.

3) Ministro degli esteri ha commentato pertanto con amarezza nuovo atteggiamento delle grandi Potenze, particolarmente Stati Uniti ed Inghilterra, alle quali ha rivolto nuovamente appello per Io sgombero truppe di occupazione.

4) Gruber ha parlato circa richieste Jugoslavia per una dichiarazione austriaca a favore Trieste jugoslava in compenso ripristino relazioni diplomatiche e restituzione prigionieri di guerra . Ha dichiarato che vi erano state promesse jugoslave nel quadro predetta proposta per discussioni su frontiera jugoslavo-austriaca, passo che è stato soppresso nel testo ufficiale diramato . Ministro austriaco ha affermato aver dichiarato buon volere Governo viennese ripristinare relazioni amichevoli con la Jugoslavia.

5) Circa atteggiamento russo Gruber ha messo in luce opposizione sovietica alla tesi austriaca sull'Alto Adige che sarebbe venuta meno ove politica estera suo Governo si fosse orientata più decisamente verso Mosca. Dopo il discorso del ministro, cancelliere federale ha confermato pienamente adesione esposizione del ministro degli esteri aggiungendo confidare senso democratico nuova Italia per equa soluzione della questione controversa.

Discorso accolto senza particolare calore dall'Assemblea. Nessuna discussione ha fatto seguito, in quanto rinviata alla Commissione degli esteri 1 .

650

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

R . 7587/2013. Washington, 3 luglio 1946 2 .

Colle decisioni raggiunte oggi circa l'internazionalizzazione di Trieste e le colonie, la Conferenza dei ministri degli esteri si avvia alla conclusione in quella atmosfera di generale compromesso a nostro danno, che purtroppo le prospettive dell'intervallo tra le due fasi della Conferenza lasciavano temere. Malgrado le ripetute assicurazioni dello stesso presidente degli Stati Uniti, vitali e legittimi interessi italiani sono stati sacrificati e parecchie delle più importanti posizioni americane _sono state abbandonate di fronte al desiderio di raggiungere l'accordo che consenti sse la convocazione della Conferenza generale dei Ventuno. Non vi è dubbio che la «fretta di Byrnes» vi abbia avuto la sua parte. Essa può aver


1 Vedi D. 654. 2 Manca l'indicazione della data di arrivo_

contribuito ad irrigidire la resistenza degli altri. L'esperienza dei rinvii della Conferenza di Londra dal settembre scorso ad oggi ha comunque dimostrato che il tempo non aveva per nulla diminuito gli appetiti altrui. Per contro, come non mancai di segnalare, sia per situazioni di politica generale degli Stati Uniti, sia per esigenze particolari (ad esempio attuale rivalutazione della Francia), il trascorrere del tempo ha seriamente intaccato quella posizione americana che, per varie circostanze favorevoli, era stato possibile pazientemente formare e cristallizzare prima e dopo Potsdam, e colla quale Byrnes era partito per la Conferenza di Londra.

Come ho riferito in precedente carteggio, nell'assenza contemporanea del segretario di Stato, di Ben Cohen, Dunn e Matthews, il Dipartimento rimane praticamente acefalo ed è tenuto molto sommariamente al corrente di quanto si svolge nelle conferenze internazionali. Le conversazioni avute negli ultimi giorni non mi hanno quindi fornito elementi di rilievo sugli eventi decisivi di Parigi. Mi riservo di riferire al ritorno della delegazione sull'esatta posizione americana nèi confronti dei compromessi adottati e sulle prospettive colle quali gli Stati Uniti andranno alla Conferenza dei Ventuno. Tra qualche giorno potremo anche meglio valutare la reazione di questa opinione pubblica e della stampa.

Sottopongo intanto un quadro sommario delle cinque principali nostre questioni , quale attualmente è dato vedere da qui:

l) Confine occidentale. È noto quale fosse l'atteggiamento degli Stati Uniti circa le rivendicazioni francesi all'epoca della Conferenza di Londra: qui non si era mai avuta simpatia per de Gaulle ; pera ltro la situazione interna francese non destava preoccupazioni quando il generale era al governo. Gli eventi della Conferenza di Londra ed il costante appoggio avuto da Bidault iniziarono la rivalutazione della Francia. Di riflesso cominciò a t:ivelarsi un interesse americano a nostre trattative dirette coi francesi per la soluzione della questione di Tenda e Briga. Questo interesse, dapprima saltuario, assunse aspetti pressanti nel marzo e specialmente ai primi dell 'aprile scorso, come questa ambasciata ebbe ripetutamente a far presente. Prima della chiusura della Conferenza d~i sostituti in Londra, le minori richieste francesi avevano già avuto verosimilmente un accoglimento di massima, riconfermato poi dal Comitato dei Quattro nella prima fase di Parigi. A quanto pare, per Tenda e Briga il Consiglio dei sostituti unanimemente propose la cessione alla Francia nella sua relazione del 13 o 14 giugno u.s., dopo le note audizioni. Quanto all'appoggio dato da Byrnes alle pressanti richieste di Bidault, esso appare evidentemente dovuto al desideri o di cogliere l'occasione per crearsi degli speciali titoli di merito nei riguardi della Francia a proposito di una decisione che egli già sapeva acquisita a favore di essa. Del resto ci era stato chiaramente fatto intendere nelle continue sollecitazioni per una intesa diretta italo-francese , ai primi dello scorso aprile, che le tesi di Parigi avevano guadagnato terreno anche qui e che , ove la questione fosse venuta ai ministri degli esteri, avrebbe-avuto con tutta probabilità una soluzione a noi contraria. Queste sfavorevoli prospettive si confermavano dopo la prima fase della Conferenza di Parigi (i miei telegrammi del 6 e 7 giugno) 1• Per obiettiva valutazione di codesto Ministero, devo far presente


1 Vedi DD. 521 c 523.

che non possiamo contare su resipiscenze di Byrnes in tale questione. Per quanto riguarda questa opinione pubblica e la stampa , la iniquità della soluzione è sopraffatta dalla valutazione delle responsabilità del IO giugno 1940 e dal raffronto tra le posizioni dell'Italia e della Francia.

2) Confine settentrionale -Pusteria. La favorevole decisione circa lo status quo adottata, non deve !asciarci tranquilli . È evidente che tra gli scopi di tale deci sione vi è stato quello di indebolire i nostri argomenti «etnici» per la Venezia Giulia . Vi è inoltre il pericolo , da valutarsi pienamente, di un risorgere della questione in sede della Conferenza dei Ventuno ed in occasione di nostre resistenze alla firma del trattato. Mi sembra , quindi, indispensabile provvedere a porre detta Conferenza di fronte ad un complesso di nostri provvedimenti e propositi estremamente conciliativi e liberali per VAito Adige. Dato l' attuale stato d'animo austriaco sarà probabilmente difficile cominciare a trattare fin da ora con Vienna per lo stabilimento di stretti rapporti italo-austriaci e dovremo !imitarci all'enunciazione di nostri propositi unilaterali . Comunque, mi sembra che neiPattuale nostra situazione internazionale , una nostra concreta politica di ripresa debba puntare verso l' Austria per tutto quanto ci sarà possibile . Per quel che riguarda gli Stati Uniti, sono note a codesto Ministero le difficoltà e le riluttanze che si sono dovute superare finché, alla fine dello scorso agosto , il Dipartimento di Stato abbandonò la tesi filo-austriaca . Tuttavia vari settori, anche influenti , dell'opinione pubblica americana e della stampa continuano a manifestare disapprovazione per le deliberazioni adottate e per la posizione presa da Byrnes.

3) Venezia Giulia e Trieste. In questa vitale questione, la decisione adottata, sulla traccia del piano compromissorio di Bidault, ha marcato il vero e proprio crollo della posizione inglese e di quella americana che con t~nto sforzo si era riusciti a costruire e tener su sino alla Conferenza di Parigi . Malgrado le ripetute assicurazioni dello stesso Truman, le indiscrezioni trapelate e taluni accenni del Dipartimento ne erano stati segni premonitori nell'intervallo tra le due sessioni di Parigi. È difficile valutare le precise responsabilità. È molto dubbio se Molotov avrebbe finito per cedere di fronte ad una continuata intransigenza anglo-americana oppure se si sarebbe determinata una nuova rottura dei negoziati. Comunque la fretta e le compiacenti formule compromissorie di Bidault hanno valso a far precipitare la situazione. L'iniquità delle decisioni adottate è riconosciuta sostanzialmente dalle stesse affermazioni che, secondo la stampa, sarebbero state fatte durante le ultime sedute di Parigi da Byrnes e da Bevin sul grave pregiudizio che essi si accingevano ad arrecare all ' Italia , in contrasto con le precedenti loro dichiarazioni sull ' italianità di Trieste. D'altra parte non si nascondono gravi preoccupazioni sulla vitalità della zona internazionale di Trieste, praticamente circondata da jugoslavi. Byrnes si è sforzato di sopire in anticipo il malcontento ed i timori di questa opinione pubblica , insistendo ed ottenendo che il Consiglio di Sicurezza dell'O.N .U. , anziché i Quattro, diventasse il garante della nuova insana costruzione internazionale. Ho già ripetutamente accennato a questa tendenza americana, qui sempre più sentita, di trasferire all 'O.N.U. il conflitto potenziale degli interessi americani e russi . Ad ogni modo il rimedio escogitato da Byrnes e dai due senatori che l'accompagnano potrà alla prova dei fatti rivelarsi peggiore della soluzione a Quattro Bidault-Molotov. Sarebbe un nuovo problema, malgrado l'esperienza probante di Danzica, che verrebbe ad aggiungersi alla crescente quantità di frizioni e contrasti tra i Grandi, arenata al Consiglio di Sicurezza dell'O.N.U. Non ho attualmente elementi per giudicare il reale pensiero e le eventuali riserve mentali dei Quattro, che possono implicare tante incognite per la vitalità della sistemazione considerata. L'importanza attualmente qui attribuita all'O.N.U. dovrebbe comunque portare ad escludere che da parte americana si sia desiderato sminuire la particolare responsabilità degli Stati Uniti nell'eventualità di atti di forza jugoslavi nel prossimo futuro. Una interpretazione che qui è stata fatta negli scorsi giorni anche dalla stampa è che, dato il reciproco impegno tra anglo-americani e russi di richiamare entro novanta giorni dalla stipulazione dei trattati di pace le rispettive truppe dall'Italia e dalla Bulgaria, l'internazionalizzazione fosse la sola soluzione per meglio assicurare la difesa di Trieste contro colpi di mano di Tito. Malgrado l'ansia frettolosa dell'opinione pubblica americana di sbarazzare al più presto il terreno dalla questione delle paci, la soluzione dell'internazionalizzazione di Trieste, ha avuto qui in genere, in questi giorni, una sfavorevole accoglienza da parte della stampa. Occorrerà attendere ora la reazione definitiva, dato l'apporto che potrebbe derivarne alla nostra resistenza.

4) Colonie. Ebbi già ad accennare fin dai primi del gennaio scorso alla possibilità di uno stralcio della questione coloniale, rilevando come in tal caso sarebbe venuta fuori, evidentemente, una clausola che sancisse la rinuncia o l'indebolimento dei titoli giuridici dell'Italia. In realtà, secondo la formula approvata dal Comitato dei ministri, ci troveremmo oggi di fronte non ad uno stralcio ma ad una vera e propria spoliazione. È peraltro ovvio che anche lo stralcio della questione, che pure avvenisse nel modo meno nocivo per l'Italia, avrebbe sempre impìicato, se non una rinuncia vera e propria, per lo meno un obbligo di accettare a priori qualsiasi decisione presa successivamente dai Quattro o dall'O.N.U. 1 maggiori interessati vogliono infatti premunirsi contro il rischio che l'Italia, conservando i suoi diritti sovrani, possa impedire, firmata la pace, qualsiasi sistemazione che non le convenga. Non essendo quindi possibile evitare la clausola, sorge il problema di ottenere almeno di introdurre, in essa od in separato documento, ogni possibile contemperamento od assicurazione che eviti la brutale esclusione nel perido transitorio e nella sistemazione definitiva. Da un primo esame dell'odierno comunicato di Parigi sul rinvio della questione coloniale, apparirebbe anche compromessa la possibilità di trusteeships multipli, come proposto dagli americani, accennandosi, a proposito di trusteeships, soltanto alle Nazioni Unite «as a whole» oppure a tutele individuali; mentre permangono sia le prospettive di indipendenza sia quelle di incorporazione in territori vicini. Per quanto concerne l'opinione pubblica americana, è noto a codesto Ministero come si sia qui ostili a tutto quanto sa di sistemi coloniali. Le Filippine saranno domani uno Stato indipendente; se potessero trovare subito una soluzione per Portorico lo farebbero con viva soddisfazione. Non è quindi possibile trovare qui un'eco favorevole al fatto della spoliazione che ci si vuole imporre dei nostri diritti di sovranità. Diverso è invece

il caso della nostra totale esclusione dall'Africa nella futura sistemazione, specie ove essa dovesse risolversi a favore dell'Impero coloniale inglese.

5) Riparazioni. Il Dipartimento di Stato nel luglio 1945 ci annunziò per la prima volta che gli Stati Uniti rinunziavano ad esigere «riparazioni» e si limitavano a chiedere il risarcimento di danni di guerra effettivamente subiti da persone fisiche e giuridiche americane . Si riuscì poi ad ottenere che questa assicurazione, che riguardava solo gli Stati Uniti e che quindi non incideva sulle richieste di altre Nazioni, si sviluppasse successivamente, in seguito anche alla polemica con l'U .R .S.S. iniziata a Potsdam, in una più attiva posizione mirante ad ostacolare che anche altri Stati chiedessero riparazioni. Poiché occorreva tuttavia dare qualche soddisfazione ad alcuni Stati aggrediti dall'Italia fascista , venne generalizzato il noto principio degli assets . È noto a codesto Ministero, come di fronte alle tenaci insistenze russe , i sostituti dei ministri degli esteri accettassero a Londra in principio, nel marzo scorso, il diritto dell'U.R.S .S. di ottenere riparazioni, pur contestando americani ed inglesi la nostra capacità di pagare. D'altra parte mi sembra che anche in conversazioni avute luogo a Mosca si è da parte nostra parlato nello stesso senso. Le discussioni svoltesi a Parigi sono del pari note a codesto Ministero. Nella seduta di oggi Molotov ha nuovamente subordinato la sua accettazione per la convocazione della Conferenza dei Ventuno al regolamento della questione. Una obbiettiva valutazione delle posizioni dei Quattro nel problema delle riparazioni dimostra come , in questo campo, la nostra più efficace difesa sia venuta dagli americani . È vero che, anziché pagare con beni capitali, a noi possa convenire il pagamento in prodotti (e non escluderei che alla fine ci possa essere anche data una qualche possibilità di manovra in tal senso). Ma non è men vero che se gli americani non avessero da principio insistito fermamente contro tale tesi , si sarebbero scatenati smodati appetiti praticamente illimitati da ogni parte. È poi ovvio che gli americani si troverebbero in difficoltà di giustificare alla loro opinione pubblica future concessioni creditizie ad una Italia che paga riparazioni in prodotti. Quanto ai timori suscitati da richieste di Stati latino-americani sui nostri assets, bloccati dal 1941, si tratta ovviamente di questioni che, analogamente a quella cogli Stati Uniti, dovranno essere pazientemente risolte con trattative diplomatiche. Confermo che, per quanto concerne gli importanti assets qui bloccati, vi sono buone speranze, Ho rilevato che tra gli argomenti addotti da codesto Ministero ricorra di sovente quello di una ingiusta spoliazione dei nostri emigranti. Ripeto che, nell'opinione del Dipartimento di Stato, dovrebbero essere esclusi da misure di blocco e di confisca, come del resto qui si pratica, i beni degli italiani stabiliti nel Paese interessato. Confido che gli Stati Uniti potranno appoggiarci per ricondurre, per lo meno ad analoga interpretazione, quei Paesi latino-americani che continuassero a ricorrere a provvedimenti contro tutti indistintamente gli italiani. D'altra parte influirà a richiamarli alla ragione il rinserramento dei nostri rapporti con detti Paesi , che è di primaria importanza per la nostra ripresa internazionale.

Nel quadro sommario che precede ho cercato di dare a codesto Ministero una sintesi obiettiva delle opinioni prevalenti in questo Paese rispetto ai nostri più importanti problemi. Quanto alla questione dei controlli e limitazioni varie, l'azione di Byrnes, in contrasto con alcune decisioni dei sostituti a Londra, ha mirato a liquidare entro il più breve tempo possibile il controllo della esecuzione del trattato di pace. In effetti, i Quattro avrebbero deciso di demandare tale controllo, per il periodo di un anno, ad una commissione dei quattro ambasciatori a Roma che dovrebbe essere anche competente per i criminali di guerra .

Quanto infine alle Quattro Libertà, trattasi di una fissazione dell'America. A tale proposito non posso non rilevare che una nostra impuntatura, non solo darebbe difficilmente dei risultati concreti, ma sarebbe qui mal compresa, malgrado ogni nostro sforzo, e non raccoglierebbe alcuna eco favorevole negli Stati Uniti. La nostra presa di posizione al riguardo , in sede di Conferenza dei Ventuno, dovrebbe quindi essere dignitosa e misurata, evitando comunque di sopravvalutare il problema e di esagerarne l'intrinseca portata.

Ho già ripetutamente accennato all'opportunità di una nostra reazione e di una nostra resistenza al trattato di pace, il quale si delinea ormai in tutta la sua gravità. Ripeto qui, per quanto concerne gli Stati Uniti, che mentre questi circoli governativi e l'opinione pubblica americana possono entro certi limiti comprendere una nostra opposizione prima della firma del trattato, una volta che il trattato fosse firmato non vi sarebbe più speranza che l'America non ne esiga assieme agli altri la leale e puntuale esecuzione. Pertanto, pur senza farmi illusioni sulle nostre effettive possibilità, mi sembra necessario che si faccia tutto quanto è compatibile colle esigenze della nostra situazione interna, per dimostrare che Governo, Costituente e Popolo non intendono subire la pace che ci si vuole imporre. Questa nostra resistenza non può che essere polarizzata. anche per esigenze di più facile comprensione internazionale, proprio su quelle questioni dove è più palese l'ingiustizia che ci si vuole arrecare, in specie sulla Venezia Giulia e sulle colonie. Occorre prendere, a mio parere, nette, immediate posizioni, basandoci sull'ingiustizia e la «punitività» delle soluzioni prospettate a Parigi, contrariamente alle assicurazioni che ci vennero date. Non ritengo che nella questione di Trieste ci convenga lasciare l'iniziativa del rifiuto a Tito, poiché in tal caso, l'iniquità verso di noi delle decisioni di Parigi in detto settore potrebbe apparire minore di quella che la Jugoslavia pretende ad essa 'inflitta. È ovvio che i vantaggi materiali e morali, che potremmo ricavare da questo nostro fermo e dignitoso atteggiamento, come anche, per altro verso, le possibili conseguenze, sono oggi assai difficilmente valutabili. Comunque i vantaggi dipenderanno ovviamente dalle possibilità di mantenere, più o meno a lungo, la nostra intransigenza. Ove questa potesse prolungarsi sufficientemente potrà dare ai Quattro la sensazione precisa della nostra compattezza nazionale e della intollerabilità dei progetti elaborati a Parigi. Nell 'attuale instabile situazione mondiale, ed europea in particolare, l'agitazione italiana darebbe da pensare e potrebbe quindi offrire qualche possibilità di manovra e di miglioramento.

Mi riservo di ritornare quanto prima su alcuni aspetti delle nostre questioni accennate 1•


1 Vedi D. 672.

651

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE SORAGNA, A PARIGI

T. S.N. D. URGENTISSIMO 10360 /527. Roma, 4 luglio 1946, ore 2.

Suo 766 1•

L'autorizzo venire immediatamente Roma per ventiquattro ore per riferire. Approvo sua iniziativa chiedere essere ricevuto dai Quattro ministri degli esteri. Se possibile, ricordi loro, tra l'altro, che ho chiesto di essere consultato e che una risposta gioverebbe, negativa o positiva che sia . Vorrei ella avesse il destro di ricordare soprattutto a Byrnes che io contavo sulle assicurazioni di Truman, sue e di tutti gli americani, politici e funzionari, di un qualche rilievo, che furono sempre così categoriche e impegnative per quanto concerne la frontiera orientale, e, soprattutto, Trieste.

L'improvvisa trasformazione della linea etnica in linea francese e internazionalizzazione mi ha colpito dolorosamente a doppio titolo: perché accoglie una soluzione ingiusta e pericolosa e perché contavo sulle assicurazioni datemi.

Dica sia a Byrnes che a Bevin che la accettazione integrale delle rivendicazioni francesi, fra cui quelle ben altrimenti più gravi di quanto sembri (Tenda, Briga e Moncenisio) scava, tra noi e la Francia , una trincea che io non so se il tempo varrà a colmare. Era questo il loro obiettivo o non forse di chi paventa la possibilità di un blocco occidentale? Dica a tutti e due, onestamente e chiaramente, che la mia politica estera è oggi attaccata, e non soltanto dalle estreme, perché non avrebbe tenuto conto o abbastanza del fattore sovietico. È inutile discutere se ciò sia vero o falso . Ma è questa una impressione diffusa .

A Bidault vorrei far sapere che il suo nome apposto alle soluzioni meno vantaggiose mi addolora in modo particolare. Dica a Molotov che è bene egli si convinca che l'Italia non vuole essere una pedina in un qualunque blocco antisovietico e che ne tragga le conclusioni conseguenti.

Dia in generale la sensazione della estrema difficoltà che un trattato di questo genere -qualora non sostanzialmente alleggerito dai Ventuno -possa sboccare in una accettazione italiana 2•

652

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 11161 n1o. Parigi, 4 luglio 1946, ore 11,45 (per. ore 16,30 ).

Comunicasi seguente telegramma Soragna :

«Cerulli ha avuto conversazione con supplente americano Ben Cohen su questione colonie . In relazione vari punti nota italiana Ben Cohen gli ha detto che


1 Vedi D . 645. 2 Vedi D . 671. .

supplenti hanno preparato soltanto una formula che approvata dai Quattro diventerà una proposta come tutto il resto del draft del trattato. Discussione sarà fatta dai Ventuno che potranno ritenere o modificare qualsiasi clausola, sentita delegazione italiana. Attuale reazione italiana deve tener conto dello stadio preliminare nel quale ora trovansi lavori redazione trattato. Circa surrender of rights è stato accettato nel progetto, ma non esclude trusteeship all 'Italia. Cerulli gli ha spiegato come sospeso esercizio sovranità italiana a causa occupazione bellica e sospesi anche di fatto tutti i rapporti tra quei territori e Italia durante amministrazione militare, solo legame tra colonie e Italia resta appunto quello giuridico della sovranità. Ove proposta americana differimento si risolvesse nel tagliare via anche vincolo giuridico , questione si presenterebbe opinione pubblica italiana non più come differimento ma come decisione contraria. Ben Cohen, attraverso solite frasi cortesi, ha tenuto atteggiamento molto agnostico , ripetendo che era sopratutto augurabile accordo italo-inglese sulla questione e che il suo commento come americano di tutta la situazione è che pace al mondo si sta facendo quanto mai spiacevole per ognuno che se ne debba occupare».

653

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE SORAGNA, A PARIGI

T. S.N .D. 10417 /529 . Roma, 4 luglio 1946 , ore 22.

Suo 05733/1553 del 23 giugno 1•

Approvo nota trasmessa segreteria Conferenza nei suoi tre punti.

Clausola «surrender of rights» incondizionato da parte Italia su suoi territori africani costituirebbe sanzione punitiva e atto ingiustizia e di spoliazione. Non potremmo perciò in nessun caso accettarla . Rinvio di un anno della soluzione del problema , principio che sembra ormai

accettato, dovrebbe quindi sopratutto essere inteso: a) a facilitare il ritorno di condizioni di normalità in quei territori, in cui precaria situazione italiana è stata da noi più volte e anche recentemente illustrata . Ciò è possibile purché si accolga la richiesta di cui al punto 2° della nota consegnata il 23 giugno; b) a esaminare nel frattempo quale soluzione, nel quadro generale dei principi della Carta dell 'O.N.U. e del trusteeship, meglio si dimostri appropriata a quei territori tenendo conto della funzione che in essi svolge la popolazione italiana. Una espressa menzione in questo senso, oltre che essere giustificata, meglio inquadrerebbe le soluzioni da esaminarsi in futuro.

Insistiamo comunque per essere ammessi far sentire nostro punto di vista sulla questione.


1 Non pubblicato, ma vedi DD. 58 1 c 582.

654

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. s.N.D. 11455 /184. Vienna, 4 luglio 1946 1•

Mio telegramma 181 2 . In merito discorso pronunziato ieri da mm1stro esteri austriaco su questione Alto Adige ritengo utile fare seguenti considerazioni:

l) Discorso ha avuto principa lmente scopo difendere posizione personale Gruber in seguito evidenti illusioni che egli si era fatto ed aveva fatto nascere circa cessione Val Pusteria ad Austria. Dichiarata intransigenza, espressioni di amarezza per mancato appoggio Potenze, crude indiscrezioni circa retroscena diplomatico confermano ipotesi suddetta.

2) Tono personale ha reso però evidente impressione di durezza e di mancanza souplesse anche nei riguardi di Potenze occidentali, impressione che non so quanto possa giovare a situazione di questo Paese.

3) Di sco rso prova comunque che atteggiamento grandi Potenze occidentali ivi compresi Stati Uniti circa complessiva questione Alto Adige è ~tato ed è tutt'ora incerto . Questione predetta non può, a mio avviso, considerarsi definitivamente chiusa a no stro favore con recente decisione circa Val Pusteria , poiché a quel momento giocavano situazioni contingenti che discorso Gruber ha chiaramente e giustamente interpretate. Mercè agitazione Governo austriaco, questione complessiva sarà certamente risollevata in altro momento, quando essa possa servire quale mezzo di pressione nei nostri riguardi. D'altronde questi circoli inglesi sono convinti che occorre aiutare Austria nei confronti U.R.S.S. , mentre d'altro canto francesi, specialmente militari, appoggiano qu esto Paese per evitare un eventuale Anschluss con Germania risorta e quale tradizione di una sorpassata politica danubiana .

Per quanto concerne U.R.S.S. divido pienamente valutazione nostro ambasciatore Mosca che atteggiamento sovietico più che favorevole a noi deve essere interpretato in senso ostile Austria ed in funzione attuale politica austriaca verso Jugoslavia. Se offerte jugoslave fatt e a Gruber (di cui mio telegramma 131 del 21 giugno)3 fossero state accettate, avremmo probabilmente constatato mutamento sovietico per cessione Val Pusteria. Resta tuttavia confermato da disco rso Gruber che Governo austriaco non intende per ora cambiare sua politica e mostrarsi più arrendevole verso Jugoslavia e U.R.S.S. Questo fa naturalmente pen sare che esso goda appoggio Potenze occidentali ma non si vede per il momento in quale forma concretamente potrà esplicarsi. Faccio notare che parti discorso riflettenti U.R.S.S. sono state soppresse nel testo ufficial e d 'ordine del cancelliere federale che le aveva trovate troppo dure. Per quanto concerne particolarmente relazio ni con lttliia


1 Spedito 1' 8 luglio alle ore 7.30 e pervenuto alle ore 17. 2 Vedi D. 649. 3 Vedi D. 578.

dichiarazioni Gruber mostrano che non solo si è qui rinunciato a eventuale intenzione iniziare conversazioni con noi, ma SI considera per ora impossibile qualsiasi sincera politica d'amicizia.

Vero che azione grandi Potenze potrebbe attenuare intransigenza austriaca ma è certo che intanto atteggiamento Vienna resta dichiaratamente freddo nei nostri confronti. In relazione a quanto sopra non riterrei opportuno che da parte nostra si prendesse qualsiasi iniziativa per modificare status di questa rappresentanza politica in quello di rappresentanza diplomatica. Nostri interessi consolari in Austria potranno essere per intanto tutelati da questa rappresentanza e da ufficiali di collegamento.

655

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

FoN. 11249!775. Parigi, 5 luglio 1946, ore 14,30.

Seduta 4 luglio Consiglio ministri, durata sette ore, era stata preceduta da riunione segreta dei Quattro per esame questione convocazione Conferenza dei Ventuno. ln riunione ordinaria proposta Bidault per data 29 luglio accolta da Byrnes, Bevin, Molotov e quindi approvata.

Lavori Conferenza sono proseguiti con esame questione riparazioni, che Byrnes aveva tentato aggiornare.

Byrnes ha proposto che cento milioni dollari siano pagati a U.R.S.S. su seguenti fonti: l) impianti bellici non riconvertibili; 2) beni italiani in U.R.S.S. e zona Germania occupata da U.R.S.S. ; 3) beni in Ungheria, Bulgaria, Romania ; 4) «Saturnia» e «Vulcania»; 5) produzione corrente.

Quarta fonte è stata esclusa avendo Molotov dichiarato che le due navi non (dico non) interessano l'U.R.S.S. Quinta fonte era stata inclusa da Byrnes sotto determinate condizioni, fra cui: moratoria tre anni; ripartizione pagamento in sei anni; forniture materie prime da parte U .R.S.S. ; adozione accorgimenti atti evitare sfavorevoli ripercussioni su risanamento economico italiano. Sembra che accordo di massima sia stato raggiunto su seguenti basi: moratoria due anni; ripartizioni pagamento in cinque anni; fornitura materie prime da parte U.R.S.S.; accordi bilaterali itala-sovietici per determinare quantità o natura dei prodotti da fornire, i quali peraltro non dovranno essere tali da danneggiare risanamento economia italiana; incarico ai quattro ambasciatori a Roma di fissare il valore dei prodotti stessi.

Circa ripartizione cento milioni fra diverse fonti di pagamento, Molotov ha proposto che settanta milioni siano pagati con produzione corrente e trenta milioni su altre fonti. Bevin ha proposto proporzione inversa. Byrnes ha proposto di demandare ai quattro ambasciatori a Roma la valutazione dei beni compresi nelle prime quattro fonti e delimitare il pagamento in produzione corrente a quella parte dei cento milioniche non risulti coperta da altre fonti. Non risulta se e quali decisioni siano state adottate.

656

L' INCARICATO D'AFFARI A NANCHINO, ANZILOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 11342 /83. Nanchino , 5 luglio /946 , ore 21 ,30 (per. ore 14 del 6 ) .

Suo 64 1•

Non consiglierei suggerire noi stessi conferma accordi conclusi con un Governo che questo Governo considera illegale e ribelle e di cui perseguita ferocemente responsabili. Ritengo occorra prescindere accordi 1943 e '44 e dichiarare nostra rinuncia ex nova con ogni possibile salvaguardia, sopratutto circa liquidazione concessioni e rispetto diritti acquisiti proprietà immobiliare enti e cittadini italiani. Ho quindi preparato due minute di lettere che invio per corriere assieme dettagliato rapporto circa intera questione 2 . Conto presentarle qui a titolo personale e come semplice base discussione non impegnativa. Riservomi telegrafare, per conferma ed eventuali modifiche, testo che da parte cinese fosse eventualmente considerato accettabile . Dubito cinesi rinunzieranno soddisfazione vedere loro nome incluso Trattato pace. Qualora, çome probabile, materia dovesse essere regolata in tale sede e noi avessimo possibilità discutere singole clausole Trattato, occorrerebbe cercare, per quanto possibile, ottenere salvaguardia circa punti specificati sopra.

657

L'INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER TELEFONO 11271/779. Parigi, 5 luglio 1946, ore 22.30.

Trascrivo il segueine telegramma di Soragna: ~~ soluzione adottata è sostanzialmente conforme a quanto indica to in ultima parte mio telegramma 775 3 .

Per pàgamento riparazioni in U.R.S.S. saranno usate, nell 'ordine, seguenti fonti fino concorrenza cento milioni di dollari: l) impianti bellici non riconvertibili; 2) beni in Ungheria, Romania, Bulgaria ; 3) produzioni correnti. Valutazione beni di cui ai nn . l e 2 sarà concordata fra i quattro ambasciatori a Roma. Natura, quantità e valore forniture di cui al n. 3 saranno concordate direttamente fra


1 Vedi D. 6 10. 2 Non pu bblicato. 3 Vedi D. 655.

l'Italia e Russia. Dei beni di cui al n. 2 saranno fatte esclusioni per alcune categorie non ancora determinate e riguardanti principalmente gli averi degli italiani residenti sul posto.

Risulta inoltre confermato l'accordo sulle modalità di cui alla penultima parte del telegramma anzidetto».

658

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 11327 /816. Londra. 5 luglio /946. ore 23 (per. ore 10,30 del 6 ).

Ho oggi intrattenuto per quarantacinque minuti sottosegretario McNeil manifestandogli profondo turbamento che unisce in una sola reazione Governo e popolo italiano di fronte ad una pace che è negazione della equità promessaci in forma impegnativa implicante irricusabili responsabilità Alleati (è qui superfluo ripetere mie argomentazioni). McNeil, che riscuote la particolare fiducia di Bevin, mi ha ascoltato con manifesta comprensione promettendomi intervento presso Bevin.

Analoga azione sto esercitando presso partito laburista sul piano della difesa democratica.

In questi diversi ambienti responsabili sta sorgendo evidente inquietudine nei nostri riguardi. A giudicare da qui ho la sensazione che una nostra resistenza condotta con dignitoso civismo ma risoluta fermezza può avere ancora oggi una presa sulla opinione del mondo. Ogni eccessiva manifestazione invece ha effetto controproducente sostituendo una irritazione reattiva alla simpatia che ci procura la stessa iniquità delle decisioni che ci minacciano.

Darò corso immediato al passo di cui al telegramma l 0435 circolare 1•

659

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, PERSICO

T. 10502 /41. Roma, 5 luglio 1946 , ore 24.

Questo ambasciatore del Cile mi informa che in data del 25 giugno scorso è stata consegnata dal suo Governo ai Quattro ministri degli esteri riuniti a Parigi


1 Vedi D. 636. nota 2.

una nota scritta ove si raccomanda che le condizioni di pace fatte all'Italia le consentano di rioccupare degnamente il posto che le compete. La prego di ringraziare molto cordialmente codesto Governo per l'amichevole iniziativa. Ma voglia suggerire, in conformità alle istruzioni di massima già impartitele :

l) di concordare col Brasile quell' azione che potrà consentire a quest' ultimo di parlare alla Conferenza dei Ventuno a nome di tutti gli Stati latino-americani ; 2) di determinare preventivamente quali tesi il Brasile potrà in concreto illustrare dinanzi alla Conferenza ste ssa in nostro favore.

Mi riservo trasmetterle un riassunto delle nostre principali es1genze, ch'ella vorrà esporre a codesto Governo.

È superfluo aggiungere che la pace che è in elaborazione a Parigi è punitiva e durissima ed è anche questo il momento in cui tutte le forze amiche dovrebbero agire in nostro favore.

In questo senso mi sono espresso con questo ambasciatore del Cile.

660

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE IN AMERICA LATINA

T. 10504 /c. Roma, 5 luglio 1946 1•

Questo ambasciatore del Brasile mi dà notlZla di un a circolare telegrafica trasmessa in questi giorni dal suo Governo a tutte le sue rappresentanze diplomatiche nelle due Americhe, in cui si sottolinea:

l) il vivo interesse con cui opinione pubblica brasiliana segue conversazioni Parigi per pace italiana;

2) il pieno appoggio che Brasile dà ai Governi nord-americano e britannico in tutto quanto essi possano fare in vista conseguire pace giusta con l'Italia, che è questione che non può lasciare indifferente nessun Paese americano.

Ciò premesso, si richiede ai predetti rappresentanti di voler accertare d'urgenza presso i rispettivi Governi presso cui sono accreditati, se ciascuno di essi è disposto


1 Trasmesso il 6 luglio alle ore 14.

ad intervenire presso i Governi nord-americano e britannico a favore dell'Italia, allo scopo che questa non sia obbligata a firmare termini di pace prima che su questi ultimi non si sia pronunciata la èonfcrenza delle Ventuno Nazioni che deve seguire il Convegno dei Quattro attualmente riuniti a Parigi.

Si conclude rilevando il valore di una manifestazione di questo genere da parte latino-americana 1•

661

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ, ALL 'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTINI

T. 10503 /193. Roma, 5 luglio 1946, ore 24.

In risposta alla comunicazione fattami da questo ambasciatore del Brasile 2 ho fatto notare:

1) che la procedura per l'elaborazione del nostro Trattato di pace prevede parecchie fasi e precisamente: riunione dci Quattro; Conferenza dei Ventuno; ritorno alla riunione dei Quattro; ratifica delle Potenze in guerra con l' Italia; firma italiana.

2) L' Italia non sarà dunque certamente chiamata a firmare prima della Conferenza dei Ventuno bensì quando tutta la procedura indicata sarà conclusa.

3) Ciò che il Brasile dovrebbe invece sostenere -e credo sia questo lo spirito della sua proposta -è che ai Ventuno dovrebbe essere lasciata almeno una certa latitudine di giudizio e di decisione e quindi una conseguente facoltà elaborativa. Non dunque semplice organo di registrazione di volontà altrui, ma vero e proprio organo deliberativo .

4) Il Brasile dovrebbe proporre a tutti gli Stati latino-americani di parlare a nome di tutti e di esporvi quelle tesi favorevoli all ' Italia che riterrà opportuno sostcnervi.

Dirò nei prossimi giorni all 'ambasciatore Barros e telegraferò anche a lei quali sieno le soluzioni che l'Italia ha sostenuto e si prepara a sostenere quando sarà chiamata ad esporre il suo generale atteggiamento dinanzi ai Ventuno.

Si esprima intanto anche da parte sua in questo senso 3 .


1 Vedi D. 661. 2 Vedi D . 660. 3 Per la risposta vedi D. 668 .

662

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERJ, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, E A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE IN AMERICA LATINA

T. 10505 /c. Roma, 5 luglio 19461•

Con telegramma a parte2 le riferisco circa recente iniziativa brasiliana sulla nostra pace. Azione latino-americana in nostro favore è certamente inspirata a sentimenti che profondamente apprezziamo, ma è slegata, frammentaria e rischia di esaurirsi in manifestazioni puramente verbali .

Ciascuno vuoi dare qualche cosa, ma essere sopratutto il primo a farla e senza precise e concrete idee in proposito.

Vi sono dunque a tutt'oggi almeno quattro iniziative: argentina , brasiliana, uruguayana, cilena. Tutte restano sul generico della pace giusta, salvo forse quella uruguayana che tocca un argomento concreto : restituzione delle colonie all 'amministrazione italiana.

Ora io credo che gli sforzi di tutti i capi missione nell'America latina, cui il presente telegramma è diretto, debbono decisamente essere orientati a dare subito, a tutte codeste iniziative, una qualche organicità e concretezza.

Non importa se i passi siano singoli o collegati. Quel che importa è che i latino-americani facciano sapere a Washington , Londra, Parigi, Mosca che la pace che si va concretando a Parigi non è quella giusta pace che, a loro avviso , l'Italia merita e che è interesse anche latino-americano evitare.

È poi necessario che il Brasile, che è l'unico che parteciperà fra gli Stati del Sud America alla Conferenza dei Ventuno ormai fissata per la fine del mese, sia autorizzato da tutte le ventuno Repubbliche latino-americane a parlare in nome non solo proprio ma di tutte e a parlare secondo determinate direttive concrete.

Van bene dunque i passi già in corso che dovrebbero essere estesi a tutti i Grandi e le manifestazioni di solidarietà di giornali, uomini rappresentativi, collettività italiane, ma è necessario che tutto ciò si concreti in una intesa prev~ntiva e precisa. È indubbio che il Brasile sarà alla Conferenza dei Ventuno il sol • portavoce dell ' America latina. È quindi indubbio che se si vuole veramente giovarci e non soltanto a parole, occorre mettersi d'accordo subito su quali tesi il Brasile dovrà sostenere dinanzi alla Conferenza stessa.

Su questo programma concreto le telegrafo a parte 3 . Ma ella dovrebbe subito indirizzare ogni sua azione in questo senso e seguendo queste direttive.


1 Trasmesso il 6 luglio alle ore 14. 2 Vedi D. 660. 3 Vedi serie decima, vol. TV.

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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

TELESPR. RISERVATO 2075/1063. Roma. 5 luglio 1946 (per. il 12).

Mons. Montini ha chiesto oggi di vedermi e mi ha detto che il Vaticano era stato contìdenzialmente informato dell 'intenzione dell'o n . De Nicola cii recarsi a rendere visita al pontefice. Pio XII aveva appreso con vivo compiacimento la notizia , ravvisando nell'intenzione manifestata dal nuovo capo dello Stato un atto di deferenza che molto lusingava l'amor proprio della Santa Sede e nello stesso tempo una manifestazione di riconoscimento e di omaggio verso la fede professata dalla quasi totalità del popolo italian o . Ma la visita che il nuovo capo dello Stato italiano si proponeva di rendere in Vaticano comportava anche un significato politico, ed il pontefice doveva pertanto chiedere che fosse chiarito come oltre un gesto di personale deferen za, del quale egli era lusingato e gratissimo, essa significasse anche la palese manifestazione del cordiale atteggiamento che il nuovo Governo si proponeva di mantenere nei riguardi della Santa Sede e della Chiesa Cattolica. Desiderio del pontefice era quello di essere ufficialmente rassicurato che i patti lateranensi avrebbero continuato ad essere la base dei rapporti tra l' Italia e la San ta Sede. Mons. Montini mi ha detto che egli me ne parlava per espresso incarico del pontefice.

Monsignore ha poi accennato a recenti manifesta zioni di parola o di stampa che avevano destato qualche inquietudine in Vaticano; pe rsi no un deputato democristi ano aveva accennato alla possibilità di denuncia del Concordato, erano frequenti gli attacchi della stampa per l'asserita propaganda filo-mon a rchica del Vaticano. si era poi aggiunta di recente l'accusa di svolgere una campagna indecente ed antinazionale ; né si poteva no dimenticare le violenze contro il clero culminate purtroppo con l'assassi nio di alcuni parroci. Ho fatto os servare che le lamentate violenze erano rappresentate eia episodi deplorevoli ma fortunatamente limitati ad alcuni casi isolati; che in regime di libertà non si poteva impedire ad uomini politici ed a giornali di esprimere le loro idee, sia pure in forma talora vivace, ma che il pensiero di taluni uomini politici e giornali non poteva essere considerato come corrispondente all 'atteggiamento del Governo e della maggioranza del popolo italiano, e che indice manifesto dci veri sentimenti del Paese si rilevava appunto da ll'atto di omaggio che si proponeva di compiere l'on . De Nicola. Quanto al Concordato, la dottrina e la pratica ammettevano non costituire esso un tra ttato immutabile e cii durata indetìnita, ma come tutti gli accordi internazionali , essere invece soggett o a modifiche a seconda dei tempi e delle circostanze; non avrebbe potuto quindi essere considerato come un atto poco riguardoso l'eventuale richiesta di qua lche ritocco o modifica che l'esperienza del passato o le prospettive per !"avvenire avessero potuto consigliare di suggerire , nell'interesse sia dello Stato che della Chiesa stessa. Monsignor Montini mi ha risposto che la tesi vaticana era sempre stata che il Trattato del Laterano ed il Concordato formavano un tutto indissolubile. Era certamente esatto che trattavasi di due atti indipendenti e giuridicamente distinti l' uno dall'altro, ma tuttavia essi erano collegati da un nesso strettissimo, l'uno era così intimamente legato all'altro che qualora per avventura fosse venuto a mancare il Concordato, sarebbero venute a cadere le basi stesse del Trattato del Laterano e ne sarebbe risultata una situazione nuova da rivedersi . Il Trattato del Laterano non era stato un Diktat ma un accordo liberamente stipulato , la Santa Sede aveva rinunciato di buon grado alla guarentigia che rappresentava per essa un possesso territoriale, ricevendo però in cambio mediante il Concordato la sicurezza che la sede della Chiesa restava stabilita in mezzo ad un Paese di sentimenti cattolici ed un popolo cristianamente educato . Poteva sembrare che col Trattato del Laterano la Santa Sede avesse rinunciato alla sovranità territoriale senza contropartita; la contropartita era rappresentata invece appunto dal Concordato: la Chiesa rinunciava al territorio ed acquistava delle anime.

La Santa Sede non contestava la possibilità tecnica di modifiche o di ritocchi al Concordato , purché beninteso negoziati e stipulati liberamente, ma doveva intanto chiedere che esso continuasse ad essere rispettato non solo nella forma, ma soprattutto nello spirito, e che il nuovo Governo ne esprimesse chiaramente il fermo intendimento. La Santa Sede non contava sulla protezione della Guardia svizzera o delle vetuste mura vaticane, ma considerava la sua migliore garanzia gli onesti sentimenti del Governo e l'affetto del popolo italiano. Qualora tali sentimenti avessero dovuto mutare, era giocoforza per il Vaticano ricercare di assicurarsi in altro modo quelle guarentigie che sarebbero venute a mancare. Mons. Montini non si nascondeva la delicatezza dell'argomento di cui doveva intrattenermi, ma mi pregava di tener presente la situazione della Santa Sede e la necessità assoluta che essa aveva di assicurarsi opportune guarentigie per la conservazione della sua indipendenza materiale e spirituale e l'obbligo che essa avev a verso tutti i fedeli cattolici del mondo intero di adoperarsi perché tale indipendenza fosse assicurata. Se per avventura la nuova forma dello Stato in ltalia , e lo spirito che lo avrebbe animato, si fossero dimostrati indifferenti o contrari al rispetto delle libertà della Chiesa, ne risultava evidente la necessità che essa prendesse delle precauzioni. Quali avrebbero potuto essere tali precauzioni') Il trasferimento altrove della sede della Chiesa Romana era un 'ipotesi assurda sulla quale era superfluo soffermarsi; la Santa Sede avrebbe potuto richiedere un'ampliamento di territorio, in modo da poter meglio proteggere mercè una più concreta consistenza territoriale quella integrità ed indipendenza che avessero potuto apparire minacciate; anche questa soluzione si presentava come difficilissima per non dire inattuabile. Non restava che pensare a qualche forma di garanzia internazionale. Io sapevo certamente che l'idea di una garanzia internazionale era stata già altre volte ventilata in passato non solo da studiosi di diritto internazionale, ma anche da qualche Governo di Stato cattolico. Gli rincresceva vivamente soffermarsi in questo discorso, specie in questo momento quando il suo cuore di italiano soffriva all'unisono di tutti i buoni cittadini per le minacciate mutilazioni della Patria, ma egli aveva l'incarico ed il dovere di espormi le esigenze della Chiesa. L'ho ringraziato per l' espressione dei suoi sentimenti patriottici, ed ho espresso i miei dubbi circa il vantaggio che lo statuto di Stato protetto avrebbe potuto apportare al prestigio della Chiesa, e circa la solidità delle garanzie internazionali che la recente esperienza aveva dimostrato quanto fossero fragili. Era certamente preferibile per la Santa Sede continuare a contare sui sentimenti del Governo e del popolo italiano ; salvo le episodiche manifestazioni alle quali egli aveva accennato, nessun atto ufficiale, nessuna pubblica manifestazione dei poteri costituiti potevano fare supporre che tali sentimenti fossero per mutare: durante la campagna elettorale era stato anzi da tutti i partiti più volte dichiarato che nessuno pensava di sollevare la questione dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato o comunque mancare di rispetto alla religione professata da tutto il popolo italiano.

Mons. Montini ha concordato che il desiderio e l'intendimento della Santa Sede erano appunto quelli di rimanere tranquilla e serena in mezzo all'affetto e alla fede del popolo italiano, ma appunto perciò appariva opportuna una chiara conferma dell'intenzione di mantenere e rispettare i Patti lateranensi . Essi venivano da taluni rappresentati come una realizzazione della politica fascista, ma ciò non era assolutamente esatto: la pacificazione tra lo Stato e la Chiesa era una esigenza riconosciuta fin dai primi anni dell'unità nazionale, e molti uomini politici si erano più volte adoperati in passato per raggiungerla; gli bastava ricordare soltanto gli ultimi approcci compiuti dall'on . Orlando, il quale sembrava disposto a lasciare al Vaticano un'estensione di territorio di gran lunga maggiore di quella attuale. L'idea della pacificazione era stata lungamente coltivata negli animi e nei cuori, e se era stata concretata durante il periodo fascista, ciò era avvenuto soltanto casualmente, quel regime trovandosi instaurato in Italia al momento buono , quando dopo un periodo di sessanta anni di elaborazione l'idea era divenuta matura.

La Santa Sede, ha concluso mons. Montini, apprezzava moltissimo l'intenzione manifestata dall'on. De Nicola e si augurava vivamente che essa potesse presto concretarsi . L'elezione dell 'insigne uomo di Stato era stata accolta con molta soddisfazione in Vaticano, essendo risaputo essere egli persona . degnissima , di oneste tradizioni famigliari, di buoni principi c rispettoso della fede. Egli sarebbe stato ricevuto in Vaticano con ogni benevolenza e con tutte le cortesie e gli onori dovuti alla sua degnissima persona ed alla sua altissima carica. La progettata visita del nuovo capo dello Stato doveva tuttavia essere considerata sotto un duplice aspetto . Essa rappresentava da una parte un deferente graditissimo atto di omaggio ed un riconoscimento dell 'altissima posizione morale della Santa Sede, alla quale essa era tanto più sensibile poiché compiuto dall'on. De Nicola proprio all'inizio della sua alta missione; ma d 'altra parte conveniva pure tener presente che la progettata visita avrebbe rappresentato un primo solenne riconoscimento della nuova forma di governo istituita in Italia, e che essa avrebbe avuto una vasta risonanza non solo fra i cattolici ma in tutto il mondo civile, significando il palese riconoscimento e la sincera adesione della Chiesa al nuovo ordine politico italiano. Prima che la visita fosse avvenuta la Santa Sede aveva il diritto di chiedere che le fosse chiaramente fatto conoscere chi riceveva e che cosa questa visita significasse.

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IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO, BOMBASSE!, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNTO SEGRETO. Roma, 5 luglio 1946.

L'ammiraglio Stone ha fatto oggi la visita ufficiale al presidente della Repubblica. Gli ha espresso le più vive congratulazioni per la sua elezione alla massima carica dello Stato.

Nel corso delle conversazione, che è stata improntata a schietta cordialità e che è durata circa mezz 'ora, l'ammiraglio ha tenuto a dire al presidente -a titolo amichevole e personale -quanto egli fosse scorato dalle notizie che pervengono da Parigi circa la pace con l'Italia. Lo ha incitato a non esitare a far valere in ogni modo possibile il buon diritto dell'Italia ed a far sì che la voce del nostro Paese fosse udita dai Governi alleati e dall 'opinione pubblica del mondo . Sempre parlando a titolo privato ed estremamente confidenziale, l'ammiraglio ha consigliato al presidente di far presenti le aspirazioni ed i diritti dell'Italia in un messaggio diretto, nella sua qualità di capo provvisorio dello Stato italiano, al presidente Truman. Ha aggiunto che in tale messaggio dovrebbe essere ricordato lo sforzo compiuto dall'esercito, dall'aviazione e dalla marina italiana a fianco degli Alleati ed il contributo di sangue versato per la causa comune. Potrebbe anche essere accennato al fatto che le Autorità alleate in Italia sono state testimoni dei nostri sacrifici, del nostro apporto alla guerra contro i tedeschi e del rinnovamento democratico del Paese. Questo ricorderà, fra l'altro, al presidente degli Stati Uniti, quanto l'ammiraglio stesso ebbe ad esporgli per iscritto sulla situazione italiana nello scorso aprile 1• In tale occasione, ha assicurato l'ammiraglio , Truman si è dimostrato favorevole ad una «giusta pace» con l' Italia e nettamente contrario ad un trattamento duro verso il nostro Paese.

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L' INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 11429-11398n81-782. Parigi, 6 luglio 1946, ore 12,25 (per. ore 10,45 dell'B).

Da Soragna : «Nella seduta 5 luglio ministri esteri dovevano esaminare formula invito alle ventuno Potenze discutere procedura Conferenza pace e concludere circa termini


1 Vedi Foreign Relations of th e United States, 1946 , voi. II, cit., pp. 72-79.

clausole Trattato pace con Italia relativo alle riparazioni. Progetto supplenti per invito ai Ventuno è stato inaspettatamente scartato da Molotov che proposto una formula in base alla quale Cina non sarebbe apparsa Potenza invitante. Molotov inoltre ha sostenuto che prima di diramare inviti i Quattro avrebbero dovuto fissare procedura Conferenza ed avere pronti i progetti di Trattato. Byrnes oppostosi vigorosamente e discussione svoltasi molto animata durante tre ore senza giungere alcuna conclusione e senza toccare altri punti ordini del giorno. Questione invito verrà ripresa probabilmente seduta odierna dopo nuovo esame da parte supplenti .

Atteggiamento Molotov ieri Consiglio ministri interpretato in questi ambienti Conferenza nel senso sovietici intendano limitare al massimo possibilità di iniziative da parte Ventuno e di sostanziali modifiche alle clausole già concordate dai Quattro».

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L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, FORNARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 11367 /281. Buenos Aires, 6 luglio 1946, ore 15,50 (per. ore 0,30 del 7).

Mio 263 1 .

Mi è stato assicurato da fonte ineccepibile che, a seguito nota miZlatlva argentina, sarebbe stato deciso di effettuare simultaneamente nelle Capitali dei Quattro Grandi ed alla segreteria O.N.U. passi in favore pace giusta da parte Repubbliche latino-americane. Mio informatore, nel raccomandarmi mantenere notizia assolutamente segreta, mi ha detto che maggioranza Repubbliche americane avevano già dato loro adesione e che ritenevano quasi tutte avrebbero effettuato passo previsto che da parte Argentina avrà luogo 8 corrente2

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T . S.N.D. 11374 /369. Mosca, 6 luglio 1946 , ore 21,55 ( per. ore 8,30 del 7) .

Telegramma di V.E. 10406 /c 3 . Non credo che argomenti proposte che noi potremo presentare Conferenza Ventuno , se e nella forma in cui saremo ammessi discutere progetto trattato, po


1 Non pubblicato. ma vedi D. 566.


2 Con successivo T. 11 576 /283 del 9 lu glio Fornari riferì il comunicato del Ministero degli esteri argentino circa il «passo simultaneo >> dei Paesi la tino-americani . Per la risposta vedi D. 691.


3 Non pubblicato, ritra smettcva il D. 645.

tranno avere peso risultato maggiore di quanto abbiano avuto innumerevoli promemoria che abbiamo presentato da un anno a questa parte. Nonostante belle ma vaghe parole che ci sono state dette in proposito Londra Washington Mosca è bene che non ci dimentichiamo che trattato di pace per noi è e resta Diktat e null'altro.

È evidentemente possibile che, qualora ci sia reazione opinione pubblica Stati Uniti contro Byrnes per fatto indiscutibile che successo Conferenza Parigi è come sempre dovuto esclusivamente capitolazione anglo-americani di fronte Russia, Byrnes tenti disfare quello che ha già fatto, come ha tentato dopo Conferenza Mosca , e che a questo scopo si serva Conferenza Ventuno. Mosca si rifiuterà accettare, altro che per minime questioni dettaglio, autorità suggerimenti Conferenza Ventuno , per cui , nella eventualità che essa non accetti decisioni Quattro, questione tornerà nuovamente a ministri degli esteri e, in sede conferenza ristretta, americani, come hanno sempre fatto, torneranno capitolare di fronte ai russi .

Nell'eventualità, per ora tutt'altro che certa, che Conferenza Ventuno faccia atto indipendenza di fronte ai Grandi e che trattato di pace con noi ritorni in discussione, unica maniera per noi utilizzazione nuovo periodo respiro che ci verrà concesso è quella di vedere se esiste possibilità, e con che mezzi, mutare punto di vista russo o punto di vista inglese, là dove essi sono maggiormente contrari nostri interessi e non (ripeto non) continuare contare su benevolenza volontà aiutarci da parte Stati Uniti, che non esiste e non è mai esistita altro che a parole.

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L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTIN!, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 11415/294. Rio de Janeiro , 6 luglio 1946, ore 23,30 ( p er. ore 10,30 del 7 ).

Telegramma ministeriale l 0435/c 1 .

Ho personalmente rimesso stamani a questo ministro degli affari esteri comunicazione di cui al telegramma in riferimento e avuto nel contempo altro lungo colloquio con questo segretario generale su azione che il Brasile dovrebbe svolgere in seno ai Ventuno in sostegno nostra tesi esprimendomi nel senso indicatomi con telegramma l 93 2 .

Segretario generale ha confermato quanto già dettomi dallo stesso ministro degli affari esteri (mio telegramma 291) 3 e cioè che il Brasile non intende limitarsi a fungere da semplice organo di registrazione. Circa proposta che il Brasile dovrebbe fare a tutti Stati latino-americani di parlare a nome di essi, presentansi stesse difficoltà che si sono manifestate a proposito iniziativa argentina per un passo collettivo e che hanno origine motivi seguenti: l) tradizionale diffidenza e gelosia tra i vari Stati


1 Vedi D. 636. nota 2. 2 Vedi D. 661. 3 Non pubblicato.


771 sudamericani; 2) diffidenza e gelosia specifiche tra il Brasile e l'Argentina; 3) riluttanza del Brasile farsi diretto iniziatore di azioni collettive per non destare tra i vari Stati sudamericani sospetti di egemonia ; 4) influenza politica nordamericana notoriamente poco propensa favorire intese di carattere collettivo tra Stati sudamericani .e tanto meno a valorizzare iniziativa argentina in questo campo.

Dato quanto precede, confermo, specialmente dopo ultimo colloquio, che il mezzo più pratico ed efficace sarebbe istruire nostri rappresentanti Sudamerica agire presso rispettivi Governi per raccomandarli a delegare con urgenza, ciascuno per conto proprio, Argentina compresa, il Brasile a rappresentarli d'ora in poi ed a parlare in nome di essi in seno prossima Conferenza internazionale della pace. In tal modo, mentre ho ragione ritenere che il Brasile accetterebbe mandato , verrebbe ovviato a quello slegamento che V.E. giustamente lamenta e si raggiungerebbe lo scopo prefisso evitando scoglio altre procedure.

Segretario generale nonché direttore generale affari politici mi hanno informato entrambi di avere, nel quadro azione svolta da me, già telegrafato istruzioni al riguardo ai propri rappresentanti diplomatici Sudamerica perché interessino Governi presso cui sono accreditati agire in nostro favore a Washington a Londra a Parigi .

Attendendo programma concreto di cui al telegramma di V.E. l0505 1 nel caso proposta deleghe separate al Brasile venga accolta, onde io possa agire tempestivamente presso questo Governo brasiliano 2 .

Questo ministro degli affari esteri lascerebbe Rio de Janeiro per Parigi 23 corrente passando probabilmente Washington per cui eventuale azione dovrebbe essere fatta senza ritardo 3 .

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

T. PER CORRIERE JJ6J2/098. Parigi, 6 luglio 1946 (per. il 10).

La proposta Bidault d 'internazionalizzazione del territorio di Trieste sarebbe il frutto -a quanto mi viene riferito da fonte attendibile -di un pressante suggerimento di Bevin; latore del suggerimento l'ambasciatore francese in Londra Massigli che ebbe effettivamente un lungo colloquio con Bidault alla vigilia della presente tornata del Consiglio dei Quattro. I residui dubbi e riluttanze di Bidault


1 Vedi D. 662. 2 De Gasperi ritrasmise a tutte le altre rappresentanze nell'America latina i tre capoversi precedenti

(T. 10783 /C. dell ' Il luglio) aggiungendoci le seguenti istruzioni : «Prego chiedere codesto Governo voler esa minare opportunità dare subito mandato Brasile parlare a nome di tutti Stati latino-americani in seno Conferenza dei Ventuno. Richiesta analoga ho fatto qui presso amba sciatori Argentina , Cile, Perù».


3 Per la risposta vedi D . 674.

sarebbero stati vinti infine personalmente da Bevin, cui si sarebbe associato, sia pure con minore convinzione, il sig. Byrnes.

La fonte surriferita non precisa se e quali prospettive siano state fatte intravvedere a Bidault per il servizio richiesto; non è peraltro inverosimile che l'attrattiva di vedere attribuita alla Francia una missione mediatrice di tale importanza, in un consesso ove il suo ruolo era stato sino allora secondario e sbiadito, e la speranza che il precedente di Trieste potrebbe influire sulle future decisioni per la Germania Occidentale, abbiano pesato in modo decisivo sull'animo dei sig. Bidault sì da indurlo a dare a proposte e progetti una paternità non compatibile con gli affidamenti datici.

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L' AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI

TELESPR. RISERVATO 2108/1087. Roma, 6 luglio 1946 (per. il 12).

Riferimento mio telespresso 2075 / 1063 del 5 corrente'.

Sono stato ricevuto stamane dal capo provvisorio dello Stato on. De Nicola. Egli mi ha detto che era sua intenzione di recarsi a far visita al papa e mi ha pregato di farne cenno in Vaticano. Ho messo allora al corrente l' on. De Nicola della conversazione avuta ieri con monsignor Montini e dell'intenzione manifestatami che la progettata visita fosse collegata con qualche impegno od affidamento del rispetto dei Patti lateranensi da parte della nuova forma di governo istituita in Italia. Il presidente mi è sembrato alquanto sorpreso di questa aspettativa vaticana ; mi ha detto che egli non poteva dare nessun affidamento del genere, né avrebbe potuto darlo il nuovo Governo in formazione, la questione dei rapporti fra Io Stato e la Chiesa essendo materia che sfuggiva alla loro competenza, ma avrebbe dovuto essere regolata dall'Assemblea Costituente, la quale avrebbe deciso se lasciare immutata la situazione attuale od apportarvi innovazioni in sede della nuova Costituzione. Ha aggiunto l'on . De Nicola che l'idea di far visita al pontefice gli era stata dettata da due ordini di sentimenti , quelli suoi personali di uomo e di credente desideroso di rendere omaggio alla suprema autorità religiosa, e quelli di capo dello Stato che aveva pensato di compiere un gesto che avrebbe rispecchiato i sentimenti di gran parte del popolo italiano e sarebbe riuscito a questo gradito. Poiché a questa sua visita personale si pensava dal Vaticano di aggiungervi anche un ' interpretazione di carattere politico , egli preferiva rinunziarvi.

Ho fatto osservare all'on . De Nicola che poiché la sua intenzione era oramai conosciuta in Vaticano , il rinunziare alla progettata visita avrebbe destato poco favorevole impressione, e come d'altra parte egli si rendeva certamente conto come fosse difficile separare la sua personalità dalla sua qualità di nuovo capo dello


1 Vedi D. 663.

Stato, era impossibile mantenere alla visita uno stretto carattere di privata cortesia senza nessun significato politico. Ho aggiunto quanto mi aveva accennato monsignor Montini circa l'eventualità che la Santa Sede si accingesse a ricercare delle garanzie d'ordine internazionale, eventualità che personalmente io ritenevo sarebbe stato meglio di evitare, e cercare invece di tranquillizzare in altro modo le recenti preoccupazioni della Santa Sede. L'on. De Nicola ha ribattutto che anche la questione di eventuali garanzie internazionali non era di sua competenza, e sarebbe stata esaminata dal Ministero degli affari esteri. Egli ripeteva che sua intenzione era stata di compiere un gesto di cortesia, ed era lieto che il Vaticano ne fosse stato informato , ma poiché difficoltà venivano sollevate egli reputava conveniente di non insistere sia per ragioni di buona educazione, sia anche per la tutela della sua nuova dignità di capo dello Stato. Sapeva bene che le difficoltà non riguardavano la sua persona (che attraverso le infom1azioni del cardinale Ascalesi il Vaticano conosceva certo molto bene) ma derivavano da considerazioni d'ordine politico, che egli non riteneva toccasse a lui di dirimere. Egli avrebbe pregato il Ministero degli esteri di preparare anche per il pontefice comunicazione analoga a quella inviata agli altri capi di Stato al momento dell' inizio delle sue funzioni , e mi pregava di fare accortamente conoscere in Vaticano che se egli rinunziava pel momento alla progettata visita, sperava tuttavia che in questi otto mesi di durata della sua carica si sarebbe presentata in altro momento qualche favorevole occasione per compiere quel gesto di cortesia e di omaggio che egli aveva avuto in mente.

Nel prendere congedo dall 'on. De Nicola gli ho detto che, come io avevo naturalmente riferito al Ministero degli affari esteri il colloquio avuto con monsignor Montini , così avrei ora subito riferito circa la conversazione avuta con lui ed il suo modo di vedere .

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L' AMBASCIATORE SORAGNA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. 6318/1738. Parigi, 6 luglio 1946 (per. il 7) .

Compendio in tutta fretta, nel presente rapporto, il sommario dei miei colloqui con Byrnes e Bevin, che ebbi ieri mattina , in relazione al telegramma della S.V. n . 527 segreto 1•

Le due udienze mi vennero concesse con cortese sollecitudine, e gli appuntamenti fissatimi poche ore dopo che li avevo sollecitati oralmente, tramite Dunn e Jebb . Com 'è noto , avevo motivato le richieste colla mia imminente partenza per Roma, dove ero chiamato a conferire .

Cominciai quindi col chiedere a Byrnes , che visitai pel primo, se non avesse qualche messaggio o comunicazione da far pervenire al mio Governo e personal-


1 Vedi D. 65!.

mente al presidente De Gasperi, in relazione alla situazione creata dalle ultime decisioni dei Quattro relative alla pace con l' Italia. Tanto più m ' interessava di poter riferire qualche cosa da parte sua, aggiunsi tosto, in quanto che l'Italia era sotto l'impressione desolante delle decisioni per Trieste. L'opinione pubblica e i partiti si ribellavano all ' idea di perdere la città, le popolazioni istriane; tutto era criticato e ritenuto inaccettabile: l'internazionalizzazione in sè, e le modalità dei confini, e la distribuzione ineguale delle minoranze. Alle possibilità di vita del nuovo Stato non si credeva; si rimproverava dalle sinistre non solo ma anche dalle estreme destre, una mancata politica di tempestivo riavvicinamento alla Russia; ecc.

Byrnes rispose passando all'offensiva. Si lamentò con asprezza delle critiche che gli sì muovevano, e in Italia e in America pure. Quest'era ingratitudine e malvolere. Aveva lavorato come un forzato, io n'era testimonio; aveva difeso gli interessi italiani come meglio aveva potuto; l'Italia dimenticava forse di aver fatta e persa una guerra? Ci aveva dato tutto l'Alto Adige (non osai ricordargli la parte presa da Molotov); voleva darci la linea americana in Istria. Ciò si era rivelato impossibile. E poi, l'attuale soluzione era in fondo la migliore. Se Trieste col territorio al di qua della linea francese, o d'altra linea, fosse stata assegnata all'Italia, questa con le forze ridotte che le sono consentite dal trattato (sic), non appena ritirate le truppe alleate, sarebbe stata nell'incapacità di difendere codesti confini dalla furia degli jugoslavi che, disse, ci odiano profondamente. E l'ipotesi di dover muovere allora una nuova guerra per difenderci e difendere il trattato, era evenienza che spaventava troppo gli anglo-americani. Molto meglio interporre fra noi e la Jugoslavia un territorio internazionale. Gli jugoslavi l'avrebbero rispettato per forza e sarebbe stata cura degli anglosassoni e dell'O.N.U. di por lo in istato di effettiva difesa. Egli contava su una guarnigione di almeno due brigate internazionali, escludendo ogni reparto di grandi Potenze , perché non voleva soldati russi sul luogo. Pensava a truppe extra-europee, ad australiani o neozelandesi (non credetti di doverlo interrompere con ovvie ma inutili obbiezioni su questo punto). Lo Stato autonomo doveva vivere e vivrebbe. E continuò un pezzo su questo tono .

Quando potei riprendere a parlare, cominciai coll'assicurarlo che l'agitazione italiana era contro il fatto in sè, non contro di lui o contro Bevìn. Ci rendevamo conto dei suoi sforzi, sapevamo che aveva capitolato per forza e a malincuore: non avrei mancato di porlo bene in chiaro a Roma. Ma ciò non toglieva che la soluzione raggiunta ci paresse intollerabile. Non potevate trovare almeno una linea migliore, che avesse salvate le popolazioni italiane dell'Istria?

Byrnes, rasserenandosi al suono dei miei complimenti, si distese a spiegare che era stato impossibile. Se non si combinava in quel modo, non si raggiungeva l'accordo , la Conferenza falliva e allora bisognava venire alle paci separate. Via d'uscita, questa, assolutamente impossibile, che avrebbe consacrato la rottura fra i Quattro, l'aborto dell'O.N.U., e la divisione del mondo in due settori, e poi direttamente sarebbe sboccata nella guerra. L'Italia, del resto, non avrebbe potuto far la pace con la Russia se non a peggiori condizioni ancora; ovvero, se non faceva la pace, si ricadeva illico nell'eventualità bellica di cui sopra.

Non solo egli trovava la soluzione raggiunta tollerabile, se non felice; ma si congratulava di avervi potuto condurre Molotov, cosa che ad un certo momento aveva, con sua grande inquietudine, creduta impossibile.

Nel corso della conversazione, Byrnes man mano che sviluppava la propria difesa si andava facendo più cordiale. Improvvisamente abbandonò Trieste e si mise a parlare delle riparazioni, tracciandomi il quadro dei risultati raggiunti iersera, e che coincidono con quelli che trasmisi col fonogramma in chiaro di iermattina 1 . Notai che attribuì a sè il merito dell'esclusione del «Saturnia» e del «Vulcania» dalle fonti di origine delle riparazioni alla Russia, mentre tutti sanno che non le volle il Molotov. Del resto, parlandomi dei suoi meriti verso l'Italia, non si era attribuito anche, poco prima, quello della soluzione delle frontiere itala-austriache?

In sostanza, mentre la fine dell' udienza si avvicinava, non potevo negare che Byrnes non mi avesse consegnato qualche cosa da dire a Roma. Non certo quello che avremmo voluto sentire, e cioè serie ed amichevoli considerazioni da utilizzarè per la nostra condotta futura ; ma piuttosto la propria difesa per la disastrosa ritirata dalle posizioni americane, come le prospettavano mesi or sono a Washington, a quelle di oggi. E tuttavia, pur facendo la dovuta parte alla verbosità ed alla vanità del segretario di Stato, chi ha assistito da vicino ai due Consigli, deve confessare che la difesa vale; ed è opportuno che anche noi ne teniamo conto.

Siccome dovevo economizzare il tempo, mi ero proposto di suddividere i temi fra Byrnes e Bevin. A quest'ultimo serbai le questioni itala-francesi; anche perché Byrnes essendosi così impudentemente esposto in Consiglio a rimetterle sul tappeto, quando Molotov le scartava, si sarebbe trovato nella situazione di fare della cosa come una causa propria, togliendo all'argomento qualsiasi interesse pratico.

Invece gli espressi col dovuto calore la sorpresa non solo che i ministri avessero declinato di vedere il nostro presidente del Consiglio, ma che neppure avessero risposto, seppur negativamente, alla sua richiesta di essere sentito 2 . Gli feci capire che noi sentivamo questo modo di fare come un 'offesa .

. Mi rispose, assicurandomi, con confuse affermazioni di stima e di rispetto, che la richiesta era stata presa in considerazione col dovuto riguardo·, e che a malincuore si era dovuto rinunciare a soddisfarla. Il Governo jugoslavo aveva avanzato analoga domanda, poi il sig. Kardelj era venuto da lui in persona a ripeterla, ed aveva avuto un rifiuto netto, orale. Insomma, volle far comprendere che, mancanza di risposta era stata una necessità di procedura ; ma evidentemente non si era preparato a rispondere a questa mia osservazione.

Toccammo anche altri argomenti , ma non cavai nulla che mi paresse nuovo o di qualche interesse. Del resto , più o meno il sig. Dunn aveva preceduto colle sue dichiarazioni del giorno prima (vedi mio telegramma per corriere n. 095)3 quel tanto che , saltuariamente, me ne riaccennò il segretario di Stato. Il quale, ripeto, mostrò ritenere che quella sua apologia dovesse costituire la sostanza del colloquio .

Dall'Hotel Meurice, passai al «Georges V» . Trovai Bevin serio e cordiale. Non pronunciò un lungo discorso apologetico, come Byrnes, ma rispose sempre ai miei argomenti con brevità e decisione, da uomo d'affari sul quale la parte sentimentale o filosofica dei discprsi non ha alcuna presa, come sul chirurgo non hanno presa le grida del paziente.


1 Vedi D. 655.


2 Vedi D . 636.


3 Non pubblicato .

Esordii, al solito, parlandogli della situazione morale e politica creatasi in Italia in seguito alle decisioni dei Quattro su Trieste, ma me ne venni poi subito alla parte pratica, perché il suo atteggiamento mostrava che egli considerava ciò come un antefatto, forse inevitabile, ma non suscettibile di influenzare l'immediato corso delle cose.

Ho l'impressione che Bevin ed anche Bymes, del resto, non abbiano da.ll'ltalia rapporti veramente inquietanti. Essi, per il momento, non ritengono che la loro politica a Parigi sia tale da sviluppare in Italia decisioni, o situazioni pericolose; e credo si tengano sicuri che il nostro Governo, dopo reiterati tentativi e rinnovate proteste, firmerà il trattato. Bevin accolse quindi con gran calma tutti i miei accenni in senso contrario, pur mostrando di bene apprezzare la gravezza dei sacrifici impostici e la naturalezza, fino ad un certo punto, delle nostre reazioni. Il dialogo sulla questione triestina (la prima toccata) uscì quindi presto dalla parte, che chiamerò recriminatoria, per concretarsi in una serie di domande che io gli facevo e a cui rispondeva.

l) La linea francese è veramente definitiva? Bevin risponde che lo è. Però, su questo punto (come anche su altri) mi pare che l'inglese voglia dar l'impressione a noi che lascia maggior campo aperto alle raccomandazioni eventuali dei Ventuno, di quanto non facciano gli americani.

2) Come l'Inghilterra ha potuto risolversi ad abbandonare Pola agli Slavi? Non sa forse che Pola è in certo senso molto più pericolosa per l'Adriatico, di quanto non sia Trieste, e che Trieste è imbottigliata senza Pola? Gli interessi britannici non coincidevano qui con quelli italiani? Bevin ascolta attentamente, mi lascia parlare fin che voglio; e non apre bocca per rispondermi una sola parola in argomento.

3) Che cosa dovremo fare degli italiani dell'Istria? Portarli in Italia, o stabilirli nella zona internazionale giacché quella è gente condannata a perire, in mano agli jugoslavi? Mi risponde che esagero, che un adattamento sarà possibile. Gli dico di non crederlo. Io, lui, gli occidentali, anche se di divergenti opinioni politiche, filosofiche o religiose, parliamo la stessa lingua , c'intendiamo. lo stesso di fronte a lui, in una così triste situazione di interprete di una nazione battuta e senza difesa, so di parlare e di essere inteso completamente, anche se ciò non si traduce in atti positivi. Ma tra il comunista slavo, e l'italiano giuliano di mentalità occidentale non c'è possibilità di comprendersi né di convivere in maniera decente ed umana. Mi ascolta, non risponde nulla.

4) Zona internazionale. Non è vitale. Non ha comunicazioni ferroviarie verso l'hinterland se non attraverso la Jugoslavia. Le sue centrali elettriche rimangono al di fuori. Errore di aver abbandonato la linea Morgan per la francese, nell'Jsonzo, dove poteva passare la ferrovia del Predì!. La questione ferroviaria lo interessa, e mi ricorda di essere stato un pezzo grosso fra i ferrovieri. Anche la questione delle centrali. Non esclude che su questi punti si possa migliorare; però non ha presente ora la carta geografica ; vi guarderà. Si tratta di trovare la sede adatta per sollevare la questione. La Commissione per lo statuto può offrire un primo destro; e poi anche i Ventuno. Mi lascia comprendere che le due cose si presentano come ragionevoli. Vedo che è persuaso anche lui che la Jugoslavia cercherà di strozzare Trieste, e che la questione della ferrovia è importante.

5) Frontiera occidentale. Attiro la sua attenzione sulle ripercussioni , sfavorevoli alla politica di Bidault verso l'Italia, che si manifestano nella stessa Francia.

Gli dico come tutti sanno dell 'inganno tunisino , e cito l'articolo del Monde. Calco specialmente sull'attitudine dei socialisti , che criticano la politica italiana di Bidault proprio coi nostri argomenti: gli cito Blu m, Meyer, Dumas, Le Populaire. Dice che non ne ha letto niente ; la cosa l'interessa , mi chiede il mio parere sull' attitudine dei partiti francesi verso di noi. Gli mostro che le rettifiche sono state volute e difese ad oltranza dallo Stato Maggiore, dall'estrema destra militarista e tradizionalista e dai comunisti, ed accettate, purtroppo, per evidenti ragioni elettorali, dal

M.R.P. Mi chiede il perché dell'attitudine dei comunisti: rispondo : ragioni di suranchère e di alibi elettorale e -mi esprimo con prudenza -influenza della Russia, sospettosa di ogni accenno ad intese fra nazioni occidentali. È chiaro che Bevin è troppo intelligente per non comprendere l'errore fondamentale dei francesi; ma egli si è schernito da ogni espressione in proposito , e mi ha contenuto su di un terreno prevalentemente informativo . Del resto , qual vantaggio di costringerlo a dirmi che non ci può più nulla, e che è meglio che ci intendiamo coi francesi?

6) Colonie. È stata la parte più spiacevole dell a conversazione. Mi dice che l'attitudine attuale britannica verso le colonie italiane è determinata, in modo che riesce difficilissimo da modificare, dalle dichiarazioni del Governo conservatore della prima fase della guerra che, in caso di vittoria britannica, l'Italia avrebbe perso ineluttabilmente e per sempre le sue colonie. Allora, dice , nessuno poteva immaginare il vostro voltafaccia verso la cobelligeranza; quella dichiarazione si è stampata nell 'animo del pubblico inglese , e vi ha lasciato una traccia profonda, incancellabile, e i successivi avvenimenti, e le muta te condizioni politiche e militari , non sono sufficienti per cancellarla. Io stesso, dice , debbo tener conto che dalle vostre colonie dell'Africa Orientale sono partite due successive aggressioni, una contro l'Etiopia e la seconda contro di noi. Per l'Africa del Nord, mi ripete inoltre le solite argomentazioni sugli arabi e i senussi, e l'Egitto. Alle mie dichiarazioni circa l'impossibilità di sottoscrivere, colla surrender of rights, uno chèque in bianco, e di rinunciare inoltre ad ogni garanzia di partecipazione nel periodo interinale all'amministrazione, specie nei riguardi dei connazionali, Bevin risponde essere questo il meno peggio che ci poteva capitare: giacché se la questione coloniale si fosse potuta definire in quèsta sessione, essa si sarebbe inevitabilmente risolta colla totale perdita, formale ed effettiva, delle nostre colonie. Circa la loro amministrazione nel periodo intetinale, dice che le autorità militari britanniche prenderanno nella dovuta considerazione gli interessi privati italiani. Sull'avvenire ha evitato di esprimersi.

Non è naturalmente il caso di trarre illazioni troppo precise da una conversazione del genere. Ricordo però che Dunn l'altro giorno si era espresso, circa l'attuale compromesso per le colonie, nello stesso modo, e cioè che la soluzione dilatoria era stata la migliore per noi . Quest'è dunque la parola d'ordine; e non solo dei due anglosassoni, perché ricordo che tempo fa anche Couve -il quale è certamente interessato acchè conserviamo per lo meno le colonie nord-occidentali -si espresse analogamente. Si dovrebbe inferirne che sia possibile si accrescano , durante l'anno di attesa, le nostre probabilità.

Tali i principali punti del colloquio. Nel congedarmi, ridomando se ha qualche cosa da far dire a Roma. Risponde con vaghe cortesie ; vedo che non ha in mente di dire cosa alcuna; in fondo comprendo il suo silenzio. Mi riconduce al corridoio, dicendo: «Che volete, è meglio non fare (o non aver fatta) la guerra». Gli rispondo congedandomi: «Si, ed è sopratutto meglio di non perderla».

672

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHJANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

R. SEGRETO 7604 /2030. Washington , 6 luglio 1946 ( per. il 12) .

Mi consenta V.S. un esame realistico, secondo la visuale che se ne può avere da Washington nel momento attuale, della convenienza e delle possibilità di una nostra resistenza alle condizioni di pace stabilite dai Quattro a Parigi nonché della prospettiva di una nostra azione in relazione alla prossima Conferenza dei Ventuno.

Detta Conferenza, come è noto, dovrebbe essere convocata il 29 corrente secondo le decisioni di massima adottate subito dopo la liquidazione di tutte le più importanti questioni della pace italiana nel compromesso generale di cui purtroppo abbiamo fatto le spese. Malgrado i contrasti di questi giorni sulla procedura che i Ventuno dovrebbero adottare e le importanti questioni coinvolte, sia di principio che d'ordine pratico, mi sembra che i Quattro, dopo aver transatto ben più importanti problemi territoriali, non troveranno ostacoli insuperabili per escogitare un modo di superare questi nuovi dissensi. Se Molotov, Bevin e Bidault hanno, ciascuno per suo conto, tratto vantaggi concreti dal Convegno di Parigi, l'unico successo che Byrnes può presentare all'opinione pubblica americana, a compenso di tanti suoi cedimenti, è proprio la convocazione a breve scadenza della Conferenza dei Ventuno. È quindi logico prevedere che egli farà di tutto perché si raggiunga un 'intesa al più presto e siano spediti gli inviti. D'altra parte è possibile che Molotov, oltre cercare di ottenere ogni garanzia dai tre colleghi affinché i risultati da lui acquisiti siano considerati definitivi, continui anche la sua fortunata tattica dilatoria onde conseguire il raggiungimento di una completa intesa su tutte le clausole dei Trattati di pace, prima che essi vengano sottoposti ai Ventuno, in modo da ridurre maggiormente la concreta latitudine delle discussioni in sede di Conferenza generale. Comunque, nella previsione che la Conferenza si tenga alla data stabilita od all'incirca, mi sembra venuto il momento di esaminare molto seriamente la convenienza di una nostra vigorosa resistenza o meno rispetto al trattato di pace, quale si è già profilato, stabilendo fin da ora, secondo le decisioni da adottarsi dal Governo, le direttive di massima cui ispirarci. Ciò in relazione sia ai risultati che ci potremo sforzare di conseguire, sia alle reazioni, per quanto oggi valutabili, che incontreremo.

Mi sembra che il dilemma della convenienza o meno di una nostra resistenza sino agli estremi limiti possibili al complesso della condizioni di pace, se può porsi in astratto alle classi dirigenti italiane, data l'ovvia enorme difficoltà di ottenere ormai mutamenti sostanziali delle soluzioni raggiunte per le questioni territoriali (confine occidentale ed orientale, Trieste, colonie), che sono poi quelle che l'opinione pubblica più sente, in realtà non potrebbe neanche essere oggetto di dubbio sul terreno concreto. Un'accettazione più o meno supina, anche se preceduta da qualche timido tentativo di resistenza o protesta platonica, mentre porrebbe il Governo di fronte ad una assai grave responsabilità ed a prevedibili reazioni

dell'opinione pubblica , precluderebbe ogni seria possibilità di miglioramenti anche nelle clausole minori del trattato o di vantaggi d 'altro genere, sia morali che economici (prestiti, ecc.); la nostra rapida acquiescenza incontrerebbe sì un immediato plauso dei Quattro e di vari Stati minori per la nostra buona volontà di sacrifici sull'altare della pacificazione e cooperazione internazionale, ma in realtà sancirebbe il severo giudizio morale che i nostri nemici o dubbi amici cercano di accreditare sul popolo italiano «di solo pan e (sia pur scarso) e di un covil contento», elemento quindi del tutto trascurabile nel calcolo delle forze attive internazionali del prossimo futuro . Per contro , occorre assolutamente evitare che la nostra resistenza possa essere interpretata come furore nazionalistico e xenofobo; e ciò sopratutto onde non alienarci l' opinione pubblica mondiale, ed in particolare quella americana, il cui appoggio dovremmo sforzarci di ottenere ne\ limiti del possibile con l'accorta presentazione del caso dell'Italia. A tale riguardo mi corre l'obbligo di segnalare come alcune manifestazioni anti-alleate che hanno avuto luogo iersera a Roma a base di lancio di sassi e di invettive, qui largamente poste in rilievo dalla stampa, ove generalizzate, no n mancherebbero di destare reazioni controproducenti . La nostra resistenza al trattato , se diretta a produrre gli effetti ed i vantaggi suaccennati, non può che essere dignitosamente seria. Non dovrebbe essere troppo difficile ai nostri partiti indirizzare le masse a dimostrare il loro patriottismo in maniera composta: ciò che darebbe all 'estero ben maggiore sensazione dell a compattezza nazionale del nostro popolo e della sua serietà d 'intenti.

Una volta che il Governo avesse già risolto coll'affermativa la convenienza della nostra resistenza sino agli estremi limiti del possibile, occorrebbe fin da ora determinare almeno sia il « modus procedendi » nell ' intervallo che ci separa dalla Conferenza dei Ventuno, sia la posizione da prendere alla Conferenza stessa, salvo ad esaminare alla luce di queste esperienze, le possibilità o meno di procrastinare la firma del trattato. Questa firma , come ho già per parte mia ripetutamente segnalato , sarebbe il vero momento deci sivo, anche per le conseguenze che ne deriverebbero , ben più della successiva ratifica o meno. La minaccia di non firmare il trattato, specie se tempestivamente annunciata o fatta conoscere come una seria determinazione , può infatti indurre a qualche resipiscenza ed è quindi capace di produrre alcuni, anche se limitati, effetti concreti. Una volta firmato il trattato, questi effetti non potrebbero essere più prodotti da discussioni alla Costituente, la quale si esporrebbe direi , quasi inutilmente, sia se votasse sia anche se rifiutasse la ratifica . Nel primo caso non mancherebbero di verificarsi , a più o meno breve scadenza, violente recriminazioni ed agitazioni; nel secondo caso il Governo, formato dopo le elezioni e quindi il più valido che l' Italia possa avere, sarebbe messo in seria crisi. Chiedo venia di esporre a V.S. questi concetti ovvi; essi costituiscono però la premessa logica di quanto segue.

Ho accennato alla importanza di far prendere nella più attenta considerazione, almeno dagli Alleati meglio disposti -o, se preferiamo, meno mal disposti verso l' Italia, la nostra minaccia di non firmare il trattato. Come fare, giacché ovviamente dichiarazioni verbali in discorsi od interviste, non sono ormai più sufficienti e notificazioni scritte ufficiali dovrebbero , per ovvi motivi, essere comunque tradotte in pratica? Forse , qualora la S.V . lo ritenesse del caso, e Governo e Costituente fossero d 'accordo, si potrebbe far sapere agli Alleati, ed in particolare all'America, che stante la profonda reazione del popolo e dell 'opinione pubblica

contro il trattato di pace, ingiustamente pumt1vo, che trascura di fatto i menti della nostra cobelligeranza e le assicurazioni da tempo date, il Governo è in grave dubbio di poter firmare e la Costituente di approvare il trattato senza un previo referendum, col quale il popolo potrebbe esser chiamato a decidere in piena conoscenza di causa. La minaccia di una soluzione del genere, democraticamente giustificabile e quindi poco attaccabile da parte delle Potenze democratiche, potrebbe indurre a riflettere sulla necessità di dare qualche soddisfazione all'Italia onde evitare i rischi insiti nel referendum. Si spunterebbe, d'altra parte, a priori la possibilità che i Quattro od alcuni di essi ritenessero di poter vincere le nostre resistenze rivolgendosi, sull'esempio di Wilson del 1919, al popolo italiano, prescindendo da Governo e Costituente. Ci occorre, pertanto, tener presente che il nostro irrigidimento può essere reso difficile dai ricordi del 1919, quando il Governo del tempo, pur nella situazione molto diversa di partecipe alla vittoria, fu costretto a troncare dopo pochi giorni i suoi propositi di resistenza.

Se dalla minaccia si dovesse poi passare alla realizzazione di essa, dopo la finale redazione del trattato e l'invito a firmarlo , il referendum , che d'altronde non può non rispecchiare anche le decisioni dei principali partiti, potrebbe sempre presentare per il Governo e la Costituente il vantaggio di una notevole condivisione di gravi responsabilità storiche e la migliore giustificazione della decisione definitiva che dovrà essere presa.

Come naturale, data l'implicita rigidità del sistema del referendum, tale soluzione può presentare parecchi inconvenienti anche gravi che sono meglio valutabili costà, e ciò evidentemente sia nell'eventualità che il responso sia positivo, nel qual caso il Governo si troverebbe con le mani legate a firmare, sia nell'eventualità che abbia esito negativo (nel qual caso si renderebbe ardua la possibilità di accomodamenti) , sia nell'eventualità di un esito incerto . Però nella nostra situazione attuale, ogni possibile soluzione è carica di inconvenienti gravi. Intanto sino a conclusione definitiva dei negoziati di pace, si tratterebbe soltanto di avvalorare e vedere di sfruttare nel modo più efficace tale nostra possibilità.

Mi permetto ora sottoporre a V.S., secondo la visuale che si può avere da Washington, alcune considerazioni su questioni che vengono a maturazione nei prossimi giorni o su posizioni che potrebbe convenirci prendere nell'intervallo sino alla Conferenza dei Ventuno:

l) Ci troviamo già a dover risolvere subito la questione della nostr3 collaborazione colla Commissione quadripartita che , secondo il paragrafo 3 della decisione relativa all'internazionalizzazione del «Libero Territorio di Trieste» deve essere subito formata per «consultare i rappresentanti dell'Italia e della Jugoslavia, esaminare l'intero problema e presentare proposte preliminari alla Conferenza della pace» . Indubbiamente sarebbe di particolare interesse poter conoscere subito l'atteggiamento che prenderà la Jugoslavia. È probabile che al riguardo le nostre ambasciate a Parigi e a Mosca possano ottenere informazioni concrete; da parte sua questa ambasciata procurerà di sondare riservatamente lo State Department e di telegrafare in caso di esito positivo. Comunque, se partecipiamo alla Commissione, sia pure con tutte le possibili riserve e previe le più vigorose proteste, non potremo non indebolire la nostra resistenza rispetto alla decisione dei Quattro per Trieste; se non vi partecipiamo avremo i gravi danni dell'assente. Se ancora in tempo , può essere conveniente escogitare qualche soluzione ambigua che ci consenta di salvare un pò le apparenze: forse il nostro rappresentante a Parigi potrebbe elevare proteste e riserve e presentare poi alla Commissione, per le consultazioni, un esponente capace degli italiani di Trieste, motivando colla necessità di assicurare la tutela fondamentale degli abitanti della italianissima città. Quest'ultimo sarebbe certo, agli occhi della Commissione, il rappresentante dell'Italia; per conto nostro potremo sempre fare dei «distinguo» e non considerare compromesso il principio.

2) Non conosco gli ultimi sviluppi costà circa la firma dell'Accordo per la revisione dell 'armistizio: mi è giunta soltanto l'eco di un attacco dell'Unità contro lo schema inglese per gli affari civili e non so come sia considerato lo schema americano . È indispensabile procedere alla firma di detti accordi contemporaneamente con quello per la revisione dell 'armistizio? Come ebbi a segnalare a V.S. fin dal dicembre scorso , era mia opinione sin d'allora che ci convenisse ottenere tale revisione armistiziale, sopratutto per rafforzare le nostre possibilità di resistenza rispetto ad un tratt~to di pace inaccettabile. L'accordo approvato nel maggio dai Quattro, per quanto poco soddisfacente possa essere considerato, costituisce sempre un miglioramento nei confronti della nostra situazione giuridica attuale: una volta entrato in vigore, gli Alleati avranno sempre alcuni mezzi di pressione in meno. Se è il Comando di Caserta che fa delle difficoltà per la firma immediata onde conseguire l'accettazione dell'Accordo inglese per gli affari civili, possiamo denunziare queste difficoltà all 'opinione pubblica. Se considerariamo inaccettabile il predetto schema britannico , possiamo protestare. Troveremo probabilmente orecchie benevole al Dipartimento di Stato dove già le richieste inglesi, come ebbi a segnalare, furono oggetto di critiche ; certamente le troveremo a Mosca. Tanto nel momento attuale più protestiamo per motivi seri ed evidenti e meglio è.

3) Fra alcuni giorni dovrebbe essere pronto il progetto del trattato di pace, che probabilmente fonderà i due schemi inglesi ed americano presentati dai supplenti alla ripresa dei lavori del Comitato dei ministri , colle aggiunte francesi e russe. La recente decisione relativa alle riparazioni cita un art. 71 del trattato. È presumibile che di articoli ve ne siano ancora parecchi. Da alcune sedute della Conferenza è trapelata una vaga eco di discussione sui trattati precedentemente conclusi dai vari Stati «oggetto» della pace. È da presumere che il progetto relativo alla nostra pace possa quindi contemplare vari esempi di questi trattati di cui ci si vuole imporre la caducità {Tangeri, Commissione dei fiumi già internazionali, diritti di extraterritorialità in Cina, ecc.). È probabile che il testo del progetto di Trattato venga comunicato ai Ventuno prima della loro riunione, così almeno era previsto dopo il Convegno di Mosca del dicembre 1945. Potremo comunque aver modo di accertarlo. È possibile sia che il trattato ci venga contemporamente comunicato sia che ce ne venga data visione solo quando saremo chiamati alla Conferenza della pace --secondo le assicurazioni che ci vennero date a suo tempo -a discuterlo ed a presentare le nostre vedute e comunque prima che sia redatto definitivamente per la firma.

Dobbiamo essere pronti ad impostare la nostra più decisa specifica resistenza nel momento in cui conosceremo ufficialmente il testo del trattato, il quale per molti versi potrà contenere clausole simili e quelle di Versaglia , che ancora non conosciamo e che potranno ancor maggiormente legittimare la nostra reazione. Intanto, sia allo scopo di ottenere la comunicazione immediata del testo sia onde assicurare una nostra conveniente consultazione alla Conferenza dei Ventuno, oltre intensificare sin da adesso i nostri contatti con quelli tra i diciassette neofiti dei lavori della pace meno mal disposti verso l' Italia, potrebbe essere opportuno procedere subito a qualche passo presso i Quattro. Più precisamente:

a) per quanto concerne gli Stati Uniti, suggerirei che la S.V., ove lo ritenesse opportuno , convocasse codesto incaricato d 'affari americano e dopo le lagnanze del caso per le decisioni di Parigi , gli ricordasse testualmente le tre assicurazioni date a questa ambasciata dai dirigenti del Dipartimento di Stato nel giugno 1945 (mio telegramma del 26 di detto mese ed anno) 1 , in parte ripetute alla S.V. nel gennaio scorso , nonché le altre affermazioni contenute nella nota del 13 gennaio inviata da Byrnes a Bidault, a nome anche di Bevin e Molotov, circa le offerte opportunità di discutere il trattato e presentare osservazioni tanto nella fase della redazione dei trattati di pace quanto alla Conferenza generale di Parigi. Potrebbe essere questa una buona occasione per accennargli al referendum di cui più sopra. Inoltre si potrebbe chiedere formalmente, affinché il Governo sappia come regolarsi, prima di decidere se rispondere ad un eventuale invito dei Ventuno, quali sono le intenzioni dell'America nella prossima Conferenza o rispetto al trattato di pace coll'Italia e cioè se essa consideri di dovere sostenere integralmente il testo che ha contribuito a redigere oppure se essa si ritenga libera di appoggiare e dare il suo voto a raccomandazioni che modifichino od addirittura annullino alcune clausole di cui si dimostrasse l'ingiustizia o l'oppressività;

b) non ho elementi per giudicare la convenienza di un passo presso i rappresentanti a Roma degli altri tre sulla base dell'anzidetta nota americana del 13 gennaio. Potremo trame qualche maggiore elemento sulle intenzioni rispettive circa la nostra consultazione alla prossima Conferenza.

Circa l'oggetto della nostra resistenza, a seguito di quanto già detto nel rapporto

n. 2013 del 3 corrente 2 , mi permetto far presente le seguenti considerazioni: l) È evidente che le consultazioni che finora ci sono state accordate hanno avuto risultato assai scarso. Se tali precedenti fossero confermati anche alla Conferenza dei Vcntuno e non si vorrà dar considerazione ad alcuna delle nostre giuste richieste , il trattato sarà un «Diktat» mascherato grcissolamente. Ciò vale tanto per la Conferenza della pace, quanto successivamente in sede di presentazione del testo definitivo del trattato. È questo, a mio giudizio , il punto di partenza su cui impostare la nostra posizione . 2) Non vi è dubbio che l'aspetto più criticato del trattato di Versaglia fosse il suo carattere di intangibilità anche nelle clausole limitative ed incidenti su alcune

forme della sovranità, ecc. Byrnes, nella sua recente lettera al giornalista Sulzberger, riassunta con mio telegramma stampa n. 138 3, pur riconoscendo la difficoltà di


1 Vedi serie decima, vol. Il , D. 290. 2 Vedi D. 650. 3 Non pubblicato.

includere nei trattati di pace accenni a revisioni , ha rilevato l'insufficenza dell ' art. 12 dello Statuto dell'O.N.U . ed ha accennato che la delegazione americana alla Conferenza dei Ventuno non avrebbe una «close mind» riguardo eventuali proposte

o suggerimenti in tal senso. Non occorre ovviamente sopravalutare tale lettera, date le opposizioni che sorgeranno contro ogni possibilità del genere. Tuttavia mi sembra indispensabile far di tutto onde cercare di includere nel trattato degli spunti revisionistici, procurando sia di assicurarci sin da ora l'iniziativa e l'appoggio di qualche Potenza meglio disposta verso di noi, sia predisponendo subito qualche formula ad hoc , A tale riguardo occorre tener presente che nella predetta lettera del segretario di Stato è detto anche che il pericolo di una clausola siffatta è quello di far sorgere subito !' « irrequietezza revisionista». Vi si potrebbe ovviare sia mediante una formula vaga ma tale da poter a suo tempo essere opportunamente sfruttata, sia prospettando «date » ragionevoli. ·

3) Come già rilevato nel precedente rapporto , non credo che, sa lvo avvenimenti eccezionali, ci riuscirà di incidere sulla sostanza delle decisioni principali concernenti i confini occidentale ed orientale. Tuttavia ritengo che la nostra resistenza non possa prescindere dall'essere imperniata, oltreché sui punti l e 2 che chiamerei « di principio», sulla gravità della so luzione per la Venezia Giulia come pure sulle prospettive di perdita delle colonie. Per quanto riguarda la Francia, non possiedo elementi per valutare eventuali, pur tenui, nostre possibilità. Ho già scritto anche ultimamente circa le Quattro Libertà, le quali , oltretutto, ci potremmo trovare a dovere invocare, anche molto prossimamente, a favore degli italiani nelle colonie. In sostanza, ritengo che lo sforzo maggiore vada indirizzato sia sulle accennate questioni di principio , sia su quelle in cui sono più patenti le iniquità ai nostri dan ni .

Naturalmente la nostra resistenza dovrebbe avere lo scopo fondamentale di dimostrare e possibilmente convincere gli anglo-sassoni , ed eventualmente gli altri due , dei pericoli di una totale insoddisfazione italiana e quindi della convenienza di non negarci modifiche. Sono naturalmente essenziali al fine di aprirci qualche spiraglio gli elementi dell 'i ntensità e dell a profondità e durata della nostra dimostrazione. Se questo spiraglio si aprisse mi sembra conveniente di cercare di accreditare richieste pratiche nei settori di cui sopra, che siano moderate, ma suscettibili di sviluppi in avvenire. Intendo alludere, in ispecie, oltre che alle questioni di principio per quanto concerne la Venezia Giulia, a clausole che incidano sulla stabilizzazione definitiva della situazione a Trieste e che garantiscano uno status decente alle popolazioni sacrificate. Per quanto riguarda le colonie, la clausola spoliatrice della sovranità, che era logicamente inevitabile come accennato sin dal gennaio scorso, potrebbe essere corretta con qualche aggiunta od impegno scritto a later e che non ci estranei d alle soluzioni definitive. Ritengo che il settore delle colonie sia uno di quelli su cui conviene accentuare il massimo sforzo ed in cui vi siano ancora possibilità di manovre.

Non mi nascondo che è molto da considerare la possibilità che tutti questi nostri sforzi si risolvano in nulla ed è prematuro valutare le reazioni negative che la nostra resistenza può sollevare. Ritengo però che la nostra situazione è tale che più facili scelte si risolverebbero in definiti va in guai, non minori ma maggiori.

673

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. 10613 /156. Roma, 8 luglio 1946, ore 2.

Suo 366 1• È bene ella sappia che è in corso da parte nostra azione: l) perché tutti Stati America latina premano a Londra, Washington , Parigi, Mosca per pace giusta con Italia ;

2) perché sia preventivamente autorizzato Brasile parlare in seno ai Ventuno non soltanto a nome proprio, ma di tutti gli Stati latino-americani, dando dunque alla sua voce peso e autorità di altrettanto maggiori.

Per quanto concerne prima parte azione latino-americana è volenterosa, ma frammentaria. Sono ad esempio in corso almeno quattro iniziative : argentina, brasiliana, cilena, uruguayana. Nostro sforzo è diretto a renderle organiche e concrete. A farle uscire dal vago cioè della pace giusta, per indirizzarle verso indicazione precisa del perché la pace che ci minaccia è ingiusta e delle conseguenti soluzioni di maggiore giustizia.

Per quanto concerne secondo punto la questione è evidentemente legata ai poteri che saranno lasciati ai Ventuno, attualmente, com'ella sa, in corso di vivacissima controversia . Qualunque siano tali poteri, il Brasile potrà , comunque, e con esso America latina , esprimervi opinioni e giudizi. Ciò che potrà valere almeno a creare diffusa e netta impressione dei torti che ci sono fatti.

Per il resto tentiamo galvanizzare, come possiamo , opinione collettiva italo-americana del Nord e del Sud America e promuovere manifestazioni a nostro favore di uomini e istituzioni particolarmente autorevoli e rappresentativi.


674 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTINI

T. 106261196. Roma, 8 luglio 1946, ore 18.

Come già le telegrafai, il mio pensiero è appunto quello cui ella fa cenno2 , che Brasile sia cioè autorizzato a parlare in seno ai Ventuno in nome di tutta


1 Con T. l l 295/366 del 5 luglio Quaroni aveva riferito di una sua conversazione con l'ambasciatore del Brasile.


2 Vedi D. 668.

l'America latina. È necessario a questo scopo che sia dato immediato corso all'azione diretta ad assicurare a codesto Governo codesto mandato esplicito.

Per l'azione invece intesa a premere sui Quattro Grandi per una pace giusta, è chia ro che se essa fosse collegiale avrebbe maggior peso e maggiore autorità. Ma se non si potesse giungere rapidamente alla necessaria intesa, gioverebbe che essa avesse luogo, come in parte sta avvenendo , anche singolarmente.

È superfluo aggiunga che è ormai certo che la pace che ci minaccia non è quella giusta pace di cui gli Stati latino-americani si sono fatti interpreti e sostenitori , ma è invece innegabilmente punitiva. Azione per pace giusta dovrebbe dunque uscire dal generico ed essere trasformata in azione contro la concreta pace ingiusta che è in corso di elaborazione.

Ella sa che poteri prossima Conferenza Ventuno sono attualmente a Parigi oggetto di vivacissima controversia. Noi ci auguriamo naturalmente che tali poteri sieno i più vasti possibili e dovrebbe essere questo il punto di vista anche di tutti coloro che non sono disposti ad accettare passivamente imposizioni grandi Potenze. Qualunque sieno poteri che saranno lasciati ai Ventuno, il Brasile potrà esporvi comunque sue idee c sue opinioni e dare al mondo sensazione che esistono Stati che tuttora intendono che cosa significano le parole equità e giustizia.

Continui dunque insistere da parte sua su queste direttive. Faccia presente che spetta al Brasile opera di coordinamento, iniziativa ed espressione di queste che sono esigenze vastamente intese in tutta l'America latina.

675

L' AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S. N. D. li 50) /373. Mos ca, 8 luglio 1946, ore 23,10 (per. ore 7 del 9 ) .

Telegramma di V.E. 10507 del 6 corrente 1•

Politica sovietica nelle piccole come nelle grandi questioni mira a screditare di fronte opinione pubblica mondiale Inghilterra e specialmente America. Facendo uso con molta abilità ostinazione e propaganda, essi vogliono arrivare, c ci stanno riuscendo, persuadere Governi opinione pubblica vari Paesi, e specialmente Francia Italia , che chi è appoggiato da U.R.S.S . finisce per ottenere in sede varie conferenze tutto quello che essa consente accordargli_ mentre chi è appoggiato Inghilterra America non ottiene assolutamente niente. Di questo specialmente americani non vogliono rendersi conto, e con loro politica, ondeggiante fra discorsi violenti e capitolazioni senza condizioni, finiscono per prestare loro efficace concorso gioco russo. Intanto, resta il fatto che, in circa due anni negoziati fra i tre Grandi, non c'è praticamente un punto su cui russi abbiano realmente ceduto, e ben poco è


1 Non pubblicato. ri t rasmctleva il D. 651.

quello che anglo-americani sono riusciti ad ottenere. Per quello che mi concerne, ho già fatto presente varie volte questo punto di vista a questo ambasciatore americano senza però alcun risultato concreto. Sottopongo V.S . opportunità fare presente questo anche a Byrnes e Bevin in conversazione che eventualmente Soragna potrà avere con loro. Tutto quello che sta accadendo intorno nostro trattato di pace, anche indipendentemente dagli abbondanti ... 1 nostre spoglie che sono stati fatti in favore presunti interessi Inghilterra e d'America, ci permette, mi sembra, dire loro che non una (dico non una) delle questioni in cui essi ci avevano promesso loro appoggio è stata risolta in nostro favore e che dobbiamo tirarne conseguenze. Siccome verrà fatalmente giorno in cui, nonostante alcune prevenzioni, dirigenti politica italiana, indipendentemente partito, dovranno arrivare conclusione che se si vuole ottenere qualche cosa, nei limiti in cui essa vi consente, bisogna rivolgersi a Russia , sarebbe forse bene cominciare dirlo chiaramente Londra e Washington fin da oggi, in modo che domani, quando saremo obbligati farlo, non ci possano venire fatte solite accuse doppio gioco.

676

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE IN AMERICA LATINA

T. 10628 /c. 2 . Roma, 8 luglio 19463 .

Risulta da ottima fonte che sarebbe stato deciso effettuare senz'altro nelle capitali dei Quattro Grandi e alla segreteria dell'O.N.U. passi in favore pace giusta da parte Repubbliche latino-americane. Maggioranza queste ultime avrebbe già dato adesione e si preparerebbe effettuare passo conseguente che, per quanto concerne Argentina, dovrebbe aver luogo 8 corrente.

È superfluo rilevare necessità cd urgen za tale passo, qualunque ne sia stato il Governo che abbia adottato iniziativa originaria. L' importante è che essi sieno effettuati ed effettuati subito. I voti generici per giusta pace sono peraltro superati, dato che siamo ormai in presenza di un progetto di trattato ingiusto. È dunque contro questa che non è più una eventualità, ma un dato di fatto che occorrerebbe prendere posizione subito e in modo più concreto in seno alla Conferenza dei Ventuno, tramite Brasile. Molto opportuna estensione azione latino-americana anche all'O.N.U.

Agisca la prego in questo senso, in ogni possibile modo.


1 Parole mancanti. 2 Trasmesso anche all'ambasciata a Wa shington. 3 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

677

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER CORRIERE li586/0I04. Parigi. 8 luglio 1946 (per. il 10).

L'ambasciatore Soragna comunica quanto segue:

«Cerulli ha esaminato ieri con Couve de Murville vari aspetti questione colonie. Circa situazione attuale Conferenza , Couve gli ha confermato che, mentre c'è accordo su draft articolo circa rinunzia unilaterale sovranità Italia, non (dico non) si è ancora potuto concordare testo dichiarazione unilaterale Quattro che dovrà essere annessa al trattato. Couve ha comunque assicurato che Italia sarà sentita su questione colonie in sede Conferenza Ventuno. Circa soluzione definitiva Couve ha detto che principale abbiezione a nota proposta francese è quella che ritorno Italia nelle colonie implicherebbe necessità operazioni militari a causa ostilità popolazioni. Cerulli ha quindi esaminato con lui situazione singoli territori da questo punto di vista. Circa Somalia Couve ha accennato che personalmente conveniva nel non veder alcuna notevole difficoltà da questo lato. Circa Tripolitania, avendogli Cerulli citato recente opuscolo programma Lega araba dalla Cirenaica all'Iraq, esclusi per ora territori dalla Tripolitania al Marocco, Couve ha detto che conviene nel riconoscere sostanziale differenza Tripolitania dalla Cirenaica anche nell 'interessamento mondo arabo, pur non ignorando difficoltà questione. Circa Eritrea si è accennato questioni territoriali con Etiopia che Cerulli gli ha detto noi siamo pronti a discutere in limiti ragionevoli. Circa Cirenaica, avendogli Cerulli detto che noi chiediamo discutere direttamente anche coll'Egitto e organizzazioni interessate, Couve si è mostrato scettico che ci sia data tale possibilità».


678 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL VICE PRESIDENTE DELL' A.C., STONE

L. 886 SEGR. POL . Roma, 8 luglio 1946.

Tengo a dirle che sono dolente delle manifestazioni avvenute in Italia in questi ultimi giorni contro ufficiali e truppe alleate. So bene, e il popolo italiano sa con me, che queste truppe e questi soldati non hanno niente a che fare con le decisioni, moralmente ingiuste e politicamente sbagliate, che sono in .corso di elaborazione a Parigi.

Io non dubito ch'ella vorrà inquadrare con la sua abituale comprensione queste manifestazioni, del resto sporadiche, nell'atmosfera generale di ansietà, di turbamento, delusione, che tali decisioni hanno provocato in Italia e valutarie in conseguenza. Tengo comunque a far sapere a lei, ed a pregarla di far sapere al Quartier Generale, che tali manifestazioni sono da me vivamente deplorate e ch'io cercherò nei limiti delle mie possibilità di prevenirle e impedirle, ma che esse sono comunque un indice certo dello stato d'animo del popolo italiano di fronte alle soluzioni adottate dalla Conferenza di Parigi.

679

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

APPUNT0 1 . Roma, 8 luglio 1946.

Le direttive dell ' azione diplomatica a difesa della causa italiana dovrebbero inspirarsi ai seguenti criteri fondamentali:

l) Frontiera orientale : a) mantenersi fermi su quelle posizioni che ad ovest di una linea etnica tracciata sulla base delle deliberazioni dei Quattro a Londra in data del 19 settembre 1945 e del successivo rapporto degli esperti delle quattro Potenze inviati in loco, assicurino all'Italia Gorizia, Trieste e l'Istria occidentale e meridionale; b) riaffermare la nostra volontà di collaborare con la Jugoslavia e di accettare a questo scopo il concorso e la garanzia delle grandi Potenze, sia per quanto riguarda il reciproco equo trattamento delle rispettive minoranze etniche, sia per quanto concerne la gestione del porto di Trieste con eventuale zona franca , sia infine per l'elaborazione di un sistema di coordinamento dei servizi ferroviari che fanno capo a quel porto, inteso ad assicurare la migliore, più economica e più liberale utilizzazione a vantaggio dell'Italia, della Jugoslavia e degli Stati del bacino danubiano; c) nell'azione diplomatica mantenere ferma la premessa fondàmentale che, in qualunque caso, Trieste non sia avulsa dalla zona sud ovest della penisola italiana.

2) Frontiera occidentale. Il governo francese ha presentato una serie di rivendicazioni sulla frontiera occidentale, che sono state integralmente accolte dal Consiglio dei Quattro. Il Governo italiano si è dichiarato disposto ad accettare quelle richieste che fossero sopra tutto giustificate dal criterio fondamentale · di riportare la frontiera alla linea di cresta , mantenendo invece ferma la .sua intransigenza per quanto concerne quetle fra le rivendicazioni francesi che non sono giustificate da alcuna ragione storica, etnica, geografica , economica: Briga, Tenda, Moncenisio . Per venire incontro alle richieste francesi anche in questi ultimi settori, il Governo italiano si è dichiarato disposto ad addivenire ad accordi molto vasti di collaborazione italo-francese per lo sviluppo in comune delle forze idrauliche dei bacini del Moncenisio e· dell'alta valle della Roja. Dopo la decisione dei


1 Questo appunto fu utilizzato da De Gasperi per .la preparazione del discorso di presentazione all'Assemblea costituente del suo secondo ministero, tenuto il 15 luglio 1946.

Quattro, che contrasta col rapporto degli esperti inviati a suo tempo nelle sole zone çli Briga e Tenda, il Governo italiano ha chiesto di essere consultato su tutto intero il problema posto dalle rivendicazioni francesi nel loro complesso e soltanto su quello di Briga e Tenda, come è effettivamente avvenuto: ha dichiarato di considera re l'intero problema tuttora aperto; ha riconfermato il suo atteggiamento conciliante e il suo profondo desideri o di giungere a un a onesta. seria, leale intesa con la Francia. Il Governo italiano dovrebbe continuare ad insistere con fermezza su queste linee, e, sopra tutto, persuadere i G overni amici e particolarmente quello francese che l'accoglimento delle richieste francesi a Briga , Tenda, Moncenisio ha esclusivo carattere stra tegico e bloccherebbe la strada di quel riavvicinamento tra Francia e Italia che è un dato essenziale della pacificazione europea.

3) Colonie. Il Governo italiano ha in sostanza dichiarato di accettare i principi della Carta delle Nazioni Unite e chiesto che sia affidato all'Italia il compito di condurre a termine l'opera di civiltà intrapresa in gra n parte dalle sue classi lavoratrici in Africa.

Nella riunione di Parigi attualmente in corso è stato in massima deciso di rinviare di un anno ogni decisione sul problema dei territori italiani in Africa, !asciandone nel frattempo l'ammini strazi o ne a lle Potenze occupanti. Tale proposta è stata demandata all'esame di una Commissione di esperti appositamente nominata. Al tempo stesso è stata in via di massima approvata l'inserzione nel trattato di pace di una clausola contemplante un swTendcr (!l rig ht.l' da parte dell 'Italia sui suoi territori africani. Il Governo italiano ha, in risposta . ufficialmente dichiarato che il rinvio non può in alcun modo essere interpretato come una rinuncia italiana ai suoi diritti sui suoi territori africani; che il rinvio stesso dovrebbe essere inteso ad agevolare il ritorno dell 'ammini stra zione normale sui territori stessi, sia pure sotto il controllo della Potenza occupante: che esso abbia modo e mezzo , ciò che non è sin qui a vve nuto, di esporre il suo punto di vista e le sue esigenze.

Il Governo italian o, oltre mantenersi fermo sulle posizioni suddette, dovrebbe, attraverso una dichiarazione pubblica e impegnativa, assicurare gli arabi che l'Italia è disposta ad accettare ì principi del!"O.N .U . e a promuovere forme di autogoverno nei suoi territori africani (s e ne acclude il progetto) 1

4) Ripara:::ioni. La tesi sostenuta dal Governo italian o in materia di riparazioni è che l'Italia non può e non deve pagarle: non può, in ragione delle distruzioni subite e dei sacrifici compiuti: no n deve, in ragione della cobelligeranza e della lotta condotta a fianco degli Alleati . È stato comunque ammesso il principio che l'Italia debba pagare riparazioni all a Russia, in ragione di cento milioni di dollari , e, in via subordinata, a lla Jugoslavia e alla Greci a.

Il Governo italiano, nel riconfermare il suo punto di vista , ha fatt o ufficialmente presente ai qua ttro Governi interessati che: a) sia almeno preventivamente accertata la nostra capacità globale di pagamento; b) siano anche preventi vamente vagliate e accertate le pre tese che parecchie delle Na zioni Unite ha nno inizia to ad ava nzare a questo titolo;


1 Non pubblicat o.

c) un rappresentante italiano qualitìcato sia autorizzato ad esporre il nostro punto di vista;

d) la determinazione delle modalità degli eventuali pagamenti da parte nostra non ci sia imposta autoritariamente, ma sia invece concordata con noi che siamo evidentemente i migliori giudici per provvedere in concreto a quella determinazione.

È ovvio che se le modalità dei pagamenti saranno lasciate anche al nostro criterio, noi potremo procedervi scartando quelle che parranno più dannose alla nostra economia e prescegliere quelle che ci parranno meno pregiudizievoli (beni italiani all'estero, prodotti, navi, ecc.). Abbiamo inoltre sostenuto da parte nostra: l'assegnazione all'Italia di una parte delle riparazioni tedesche; lo scomputo dei servizi prestati e delle spese di occupazione da noi sopportate; il calcolo dei beni trovantisi nei territori che saranno ceduti ecc . 1 .

Il Governo non impegnerà la sua parola prima di aver consultato la Costituente. alla quale ad ogni modo rimane per legge riservato di decidere sull'accettazione o sul rifiuto del trattato di pace .

Il Governo considera necessario raggiungere l' unità di tutto il popolo italiano attorno alla difesa dei suoi diritti e del suo avvenire nazionale e democratico e intende che la Repubblica italiana appaia all'Europa e al mondo col suo volto nuovo, pur solcato dai segni profondi della sofferenza ma illuminato dalla speranza di una effettiva e concreta collaborazione dei popoli.

Pur animato dal fermo proposito di non cedere alle suggestioni di un nazionalismo della rivincita, né da un angusto egoismo. il Governo italiano deve ammonire che le aberrazioni del passato fatalmente, come la storia documenta , riaffiorerebbero pericolosamente se i sacrifici della pace imposta all'Italia oltrepassasse ro quei limiti che una democrazia sincera, di antica e luminosa civiltà e di 45 milioni di abitanti, può moralm en te e materialmente sopportare .

L' Italia non intende far pa rt e di blocchi che non siano di leale, aperta sincera collaborazione internazionale, né alimentare avversioni fra i popoli , né essere teatro di guerre, né di contrasti economici , preannunciatori di quelle.

Auspica l'ascesa della Francia , che è sinonimo di rinascita di tutto quel mondo latino che ha così solide e profonde radici in tutte le sorelle Repubbliche latino-americane, ma sente cocente il dolore delle ultime unilaterali imposizioni e spera ancora in un grande gesto di giustizia ricostruttiva che la nuova Repubblica merita e il grande compito di riavvicinamento fr a Roma e Parigi giustifica.

Il Governo rinnova all'Austria la dichiarazione impegnativa che intendiamo considerare i 200 mila tedeschi che rimarranno al di qua del Brennero, non come una barriera, ma come un ponte fra le due Nazio ni . Ogni facilitazione di comunicazioni , ogni possibilità di scambi verrà accolta c promossa, ogni garanzia di giusto rispetto del carattere e del costume nazionale verrà data.

Il Governo rivol ge il suo pensiero a tutti gli italiani all'estero, che hanno assistito da lontano, con angoscia fraterna, a11e tragedie della Patria, ai prigionieri e internati civili che tuttora soffrono nei campi di concentramento, e tiene sopratutto acchè essi abbiano nel loro cuore la nostra certezza : la rinascita della Patria.

* * *


1 Nell"autografo di Prunas è previsto qui un quinto punto , <<Flotta». del quale manca il testo.

Una pace giusta, a giudizio del Governo italiano, potrebbe e dovrebbe concretarsi nei termini seguenti:

Frontiera orientale. La decisione dei Quattro ministri degli Esteri adottata a Londra il 19 settembre 1945 stabiliva che il problema della frontiera orientale e di Trieste avrebbe dovuto essere esaminato sulla base di un a linea che, costituendo di massima la linea di demarcazione etnica, lascia un minimo delle due nazionalità sotto dominazione straniera. Doveva inoltre essere esaminatò il regime internazionale del porto di Trieste, affinché esso potesse essere utilizzato., a parità di condizioni, da tutti i Paesi interessati, così come è l'uso degli altri porti franchi del mondo. La Commissione di esperti alleati inviata sul posto tracciava quattro linee di demarcazione diverse, americana, inglese, francese, russa .

Il Governo italiano è stato chiamato ad esporre il suo punto di vista in proposito, sia a Londra, sia a Parigi, ma sempre sulla base del sopra detto criterio prevalentemente etnico, che poteva ritenersi di conseguenza come definitivamente acquisito. Nella riunione attualmente in corso a Parigi, tale criterio è stato invece improvvisamente ed arbitrariamente abbandonato. Come linea di demarcazione è stata prescelta la linea francese , ma, entro la linea francese, è stata proposta l'istituzione di un «territorio libero» di Trieste che va da Duino a Cittanova.

Il Governo italiano non può che insistere, a salvaguardia dei suoi interessi nazionali fondamentali, sul mantenimento da parte dell'Italia di quei territori che, ad ovest di una linea etnica tracciata sulla base delle predette deliberazioni di Londra, ci assicurino almeno Gorizia. Trieste e l'lstria occidentale e meridionale.

680

IL MINISTRO A PRETORJA, ROCHIRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 11584-11652 /23-24. Pretoria , 9 luglio 1946. ore IO (p er. ore 7 dell 'Il ) .

Ho fatto maresciallo Smuts comunicazione di cui al telegramma 10435 1 prospettando palesemente grave ingiustizia decisione Parigi, che colpisce nostro Paese nei suoi diritti più sacri . Pur assentendo tutti nostri argomenti, egli mi ha dichiarato che si tratta di un compromesso inevitabile dato il modo come si era svolta discussione, ed a mia richiesta ha aggiunto ritiene decisione ormai definitiva e che Congresso della pace non (dico non) potrà modificarla. Ha espresso simpatia Italia rilevando che dobbiamo guardare lontano sperando nell'avvenire data instabile situazione europea.

Smuts mi ha detto che decisioni prese Parigi costituiscono compenso Russia per sua rinunzia pretese Tripoli Dodecanneso . Russia vuole ad ogni costo entrare Mediterraneo e vi è entrata mediante cessione Pola Jugoslavia. Se non si fosse


1 Vedi D . 636. nota 2.

raggiunto accordo Italia avrebbe combattuto contro Jugoslavia aiutata dalla Russia. Non dobbiamo farci illusioni circa Conferenza pace perché America latina, secondo sua esperienza San Francisco, in ultima analisi segue sempre Stati Uniti d'America ed altri Stati seguono Inghilterra.

Circa colonie italiane Smuts ha detto che vi è possibilità Italia abbia trusteeship unico, cioè non collettivo, su Tripolitania.

681

L' INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER TELEFONO 11531 n89. Parigi, 9 luglio 1946, ore 12,10.

In riunione mattutina 8 luglio ministri esteri hanno ripreso discussione modalità convocazione Conferenza Ventuno. Molotov espresso timore vedere rimessi in discussione in Conferenza generale accordi raggiunti circa riparazioni italiane ed internazionalizzazione Trieste. Byrnes e Bevin dichiarato non avere intenzione alcuna di cercare di rimettere in discussione una qualsiasi delle decisioni raggiunte dai Quattro. Nel corso seduta segreta pomeridiana accordo è stato raggiunto ed inviti saranno diramati a nome Quattro Potenze (esclusa Cina) sulla formula proposta da Bidault che suona come segue :

«Allo scopo facilitare il lavoro della Conferenza viene avanzata proposta relativa all'organizzazione e alla procedura .che sono raccomandate Conferenza stessa:

l) Conferenza deve studiare progetti pace con Italia, Finlandia e Stati balcanici ed avanzare raccomandazioni in proposito ; questioni di procedura saranno risolte a semplice maggioranza. Questioni di sostanza (ed in particolare le raccomandazioni) saranno risolte a maggioranza di due terzi.

2) Una Commissione generale composta di un rappresentante di ogni delegazione funzionerà da comitato di coordinazione con funzioni non ancora definite e deciderà a maggioranza di due terzi.

3) Viene proposta la creazione di cinque Commissioni politiche ciascuna delle quali si occuperà delle questioni relative ed una degli Stati ex nemici, nonché di due Commissioni che si occuperanno delle questioni economiche. Procedura di voto per Commissioni economiche non è stata fissata.

Ciascuna Commissione politica sarà composta di delegati delle Potenze dei Paesi in guerra con lo Stato ex nemico di sua competenza (Commissione italiana: 20 delegati; Commissione romena: Il qelegati; Commissione ungherese: 12 delegati; Commissione finlandese: lO delegati).

Francia avrà diritto voto solo nella Commissione italiana e, su proposta Byrnes accolta da Molotov, siederà senza diritto voto altre Commissioni. Procedura di voto per Commissioni politiche fissata come segue: -in linea generale si applicherà principio maggioranza due terzi. Quando una inozione o raccomandazione passerà a maggioranza due terzi la minoranza

avrà diritto presentare proprio punto di vista alla Conferenza riunita in seduta plenaria. Non ottenendosi maggioranza due terzi su una quaiche mozione o raccomandazione, la Commissione competente presenterà un rapporto sui punti di vista contrastanti, ed ogni singolo membro della Commissione avrà diritto esporre alla Conferenza stessa proprio punto di vista chiedendo una decisione.

Raccomandazioni finali della Conferenza saranno adottate a maggioranza due terzi e passeranno successivamente ad una nuova sessione Consiglio dei Quattro per la redazione dei testi finali».

È stata proposta infine creazione di una Commissione militare ed una Commissione giuridica.

682

L'AMBASCIATORE A WASHlNGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 11606 /825. Washington. 9 luglio 1946, ore 21,57 (per. ore 16,30 del 10 ) .

Stamani in lunga conversazione con sottosegretario di Stato Acheson gli ho parlato nel modo più chiaro e vigoroso della profonda delusione ed amarezza provocate in Italia da abbandono vitali punti programma pace Byrnes in cui più si sperava. Ho con lui esaminato più importanti questioni cui soluzione ledeva gravemente più legittimi interessi italiani e provocava violenta reazione nostra opinione pubblica ed incognite per il futuro. Gli ho detto che se U .S.A. si presentassero alla Conferenza legati alle soluzioni adottate e non si decidessero appoggiare in tale sede dei sostanziali correttivi. trattato in definitiva sarebbe stato vero e proprio diktat. Gli ho rilevato come tutti gli Stati America latina avrebbero appoggiato fermamente U.S.A. in più giusta valutazione interessi italiani.

Acheson è rimasto vivamente impressionato da realistico quadro prospettatogli della nostra situazione e dalle reazioni del popolo e Governo italiano . Mi ha detto che pur non avendo possibilità, nell 'assenza di Byrnes e nella mancanza di precisi dettagli da Parigi, di darmi esa tti elementi, si sarebbe subito interessato nel senso più favorevole presso Truman. Egli si rendeva pienamente conto dello stato d'animo italiano e non ritiene che la Conferenza dei Ventuno sarebbe stata una pura formalità. Dopo il nostro precedente colloquio 1 egli aveva discusso la situazione italiana con Truman che era dell'opinione che si dovesse cercare di darci ogni garanzia affinché l'Italia potesse sostenere i suoi punti di vista alla Conferenza dei Ventuno la quale, secondo le intenzioni amencane, avrebbe dovuto avere una effettiva importanza.


1 Vedi D. 622.

683

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE

T. S.N.D. l 0662 /c. Roma. 9 luglio 1946 1•

Conferenza Pace si riunirà Parigi 29 corrente. Lineamenti generali progetto preparato dai Quattro, ormai noti , non lasciano dubbio sul loro carattere punitivo. Confermeremo nuovamente a Parigi dinanzi ai Ventuno nostro punto di vista su tutte le questioni sulle quali lo abbiamo già esposto dinanzi ai Quattro e sulle altre, che sono molte e gravi, sulle quali non siamo stati consultati né intesi (colonie, flotta, riparazioni ecc.).

Direttive di massima da seguire da tutte le rappresentanze diplomatiche, a complemento delle istruzioni specifiche già ricevute e che riceverà ogni singola rappresentanza, sono in questo periodo le seguenti:

1) affermare nettamente che il progetto di trattato è ingiusto moralmente, politicamente sbagliato e in deciso contrasto con le promesse fatteci e i gravissimi sacrifici da noi sopportati per la causa comune ;

2) dare sensazione altrettanto netta della nostra resistenza, che sarà condotta con dignitoso civismo, ma risoluta fermezza; 3) tentare determinare in tutti i modi movimento codesta opinione pubblica contro ingiustizia ed errori progetto trattato;

4) mantenere stretti contatti con codesto Governo per chiarire ed illustrare, sulla scorta elementi già ricevuti, e di quelli che le verranno ulteriormente trasmessi, nostre buone ragioni.

Confido nell'energia e nel patriottismo della S.V.

684

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER CORRIERE 11894 /0106. Parigi, 9 luglio 1946 (per. il l 3 ) .

Nel pomeriggio ieri questo ambasciatore Argentina, M.H. de Lenguizamon Pondal, ha rimesso a questo sottosegretario affari esteri sig. Sehnaiter, un prome


1 Manca l' indicazione dell'ora di partenza.

moria esprimente desiderio del Governo argentino che nazioni vincitrici diano prova generosità nel fissare condizioni pace Italia. Promemoria sarebbe principalmente basato su seguenti argomenti: popolo italiano fu trascinato guerra contro sua volontà da oligarchia dispotica di cui popolo stesso si sbarazzò appena possibile; Argentina non può dimenticare speciali legami che uniscono Repubbliche latino-americane a Italia .

Secondo informazioni di fonte francese il promemoria argentino avrebbe anche sottolineato che era «con la maggiore simpatia che l'Argentina aveva valutato la moderazione di cui la Francia ha dato prova nelle sue rivendicazioni territoriali verso l'Italia».

Passi analoghi sarebbero fatti da altri capi missione delle Repubbliche \atino-americane in Francia, tra cui il Cile e l'Equatore, presso questo Ministero affari esteri nonché presso gli altri tre Grandi.

Tuttavia questo ministro dell'Uruguay avrebbe rifiutato di associarsi a tali passi, non solo in mancanza di precise istruzioni del suo Governo, ma perché riteneva che un passo in tale forma e in tale occasione avrebbe implicato un riconoscimento del diritto dei quattro Grandi di decidere da soli delle sorti del mondo.

Ho avuto in questi giorni diretti contatti con alcuni rappresentanti delle Repubbliche sud americane e ne avrò altri prossimamente: mi riservo di riferire al riguardo.


685 .

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO QUARTO, DE SANTO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

APPUNTO. Roma . 9 luglio 1946.

Qualche giorno fa, l'addetto stampa di Grecia , persona di assoluta fiducia dell'ambasciatore Exindaris, mi chiedeva come mai , dopo un avvenimento così importante, quale la ripresa dei rapporti diplomatici fra l'Italia e la Grecia, non mi ero fatto vedere dall'ambasciatore.

Gli risposi che ciò dipese, da una parte, dalle mie occupazioni d ' ufficio e, dall'altra, dalridea di non disturbare l'ambasciatore. Aggiungevo, però, che comunque era mio desiderio dì porgere al sig. Exindaris le mie congratulazioni per l'esito felice della sua azione.

Previo quindi appuntamento telefonico ho visto stamane il sig. Exindaris.

Mi sono felicitato con lui del successo della sua azione svolta particolarmente presso il Governo di Atene, grazie alla quale si è potuto arrivare al felice risultato della ripresa delle relazioni italo-greche.

Il sig. Exindaris ringraziandomi portò il discorso sulla situazione politica interna dell'Italia, esaminando e commentando l'atteggiamento dei partiti e accen

nando alle difficoltà che si incontrano per la formazione del nuovo Governo De Gasperi . «Anche in Italia -egli osservava -si verifica oggi quanto ebbe luogo in Grecia in seguito al dissidio Venizelos-Re Costantino, che condusse ad un'acuta crisi istituzionale. Come in Grecia così anche in Italia la questione istituzionale ha diviso nettamente il popolo in due parti press'a poco eguali. La Grecia, però, com'è noto, in seguito a tale dissidio, si trovò per ben due volte in durissima crisi con tutte quelle note tristi conseguenze nell'interno e all'estero. Mi auguro che la saggezza e la prudenza degli uomini politici riescano a risparmiare all'Italia una così grave e pericolosa crisi».

Ritornando , poi , alla que stione dei rapporti italo-greci , il sig. Exindaris si espresse in modo più franco del solito e non privo di un senso di amarezza.

«La ripresa delle relazioni fra i due Paesi -ha detto -avrebbe potuto avere oggi un contenuto molto più sostanziale. Se i miei ripetuti suggerimenti di essere aiutato nei miei sforzi con qualche fatto più positivo fossero stati presi in considerazione, quale sarebbe stata oggi la situazione! Non si trattava di gravi sacrifici da parte italiana. Infatti, che cosa avrebbe costato all'Italia qualche gesto simpatico e spontaneo verso un Paese quasi totalmente distrutto in seguito ad una proditoria e ingiusta aggressione! Eravate a conoscenza che la nostra viticoltura aveva bisogno di zolfo. Che cosa avrebbe costato all ' Italia di mettere subito e graziosamente a disposizione della Grecia una diecina di tonnellate di zolfo! In Sardegna si poteva disporre di un paio di migliaia di muli. Che cosa avrebbe costato all'Italia di mettere a disposizione della Grecia un quantitativo di essi. Che cosa avrebbe costato all'Italia di offrire l'invio in Grecia di un gruppo di tecnici per assumere la costruzione di qualcuno dei tanti ponti o porti distrutti che paralizzano tutto il traffico! Si trattava evidentemente di piccolissime cose, ma che io avrei potuto valorizzare opportunamente ottenendo una sensibile distensione dell 'atmosfera e una ripresa di rapporti a carattere più sostanziale. Del resto, anche se si fosse trattato di un piccolo onere, l' Italia avrebbe dovuto sostenerlo volentieri, tenendo presente quanto, per causa sùa, la Grecia ha ingiustamente sofferto. L'America non invia continuamente medicinali di grande valore all ' Italia? Lo fa forse perché si sente in obbligo verso l'Italia? Certamente no; lo fa, invece, a titolo puramente umanitario. L'Italia che si trova in una posizione del tutto differente verso la Grecia, non avrebbe potuto fare qualche gesto analogo?

Oggi la questione delle riparazioni è nelle mani dei Quattro Grandi. Una qualsiasi riparazione sarà certamente assegnata alla Grecia . Tale riparazione, però, apparirà al popolo greco come un 'i mposizione fatta sull'Italia e non come un gesto spontaneo e simpatico di essa. Purtroppo, anche recentemente mancò la buona volontà e non fu possibile la realizzazione di un accordo , non dico di cessione , ma di semplice acquisto di un limitatissimo quantitativo (4-5 mila tonnellate) di zolfo. Vi sorsero varie difficoltà (di prezzo, di pagamento ecc.) e la questione fu trattata non da un punto di vista politico, bensì da un punto di vista puramente burocratico come se si fosse trattato di un'ordinaria operazione del genere di quelle che venivano concluse prima del 1940. Ripeto che se fosse stata prestata da parte vostra maggiore attenzione ai m1e1 suggerimenti, fatti con tutta sincerità e esclusivamente per servire lo scopo cui miravo, oggi in che situazione ci saremmo trovati! Non avremmo realizzato una formale ripresa di rapporti, ma avremmo ottenuto qualche cosa di più importante. E non sarebbe stato forse utile anche all'Italia se Grecia e Italia si fossero presentate al Congresso della pace non più come due nemiche, ma come due nazioni decise ad intendersi fra di loro c liquidare un doloroso recente passato? Perché scopo nostro è di far dimenticare il passa to. regolare il presente e preparare l'avvenire».

Il sig. Exindaris ha così proseguito:

«Per parte mia ho fatto tutto il possi bile per giungere ad un risultato. Voi non potete rendervi conto delle difficoltà che ho incontrato nel mio Paese . Non potete immaginarvi qua le ostilità si nutre in Greci a nei riguardi dell'Italia quando, quotidianamente, si osserva l'abisso economico in cui è stato gettato il Paese e l'impossibilità che presenta l'opera di ricostruzione.

Sono tuttava assai soddisfatto del modo in cui si so no svolte le cose. Anche la discussione nella Camera greca sul recente scambio di note per la ripresa dei rapporti italo-greci -dopo la cura che ebbi di scrivere ai vari capi politici e raccomandare moderazione -si è svolta in modo piuttosto soddisfacente».

Il sig. Exindaris ha soggiunto:

«Mio desiderio era di realizzare una ripresa di rapporti diplomatici con l'invio di ministri da ambo le parti. lo stesso conravo di rimanere alcuni mesi ancora a Roma per " mettere olio alla macchina " e poi andarmene. Purtroppo il mio Governo non mi ha seguito in tale ordine di idee. ritenendo che, dal lato greco, la cosa era ancora prematura. Dovetti, quindi, per non vedere fallire tutto il mio lavoro di due anni a Roma, suggerire io stesso la soluzione dello scambio, per ora, di semplici incaricati d 'affari quali rappresentanti dei rispettivi Governi. Pertanto si attende la nomina anche da parte vostra di un consigliere e di un segretario con funzioni di incaricato d'affari. Ho avuto occasione di parlare al riguardo al ministro Prunas. Ho notato, però, una tendenza da parte di quest'ultimo a mandare, invece, ad Atene un ministro , anche se non porti apertamente tale titolo. So che quale ministro ad Atene è stato designato il sig. Ricotti. Però, indipendentemente dalla persona di quest'ultimo -che non conosco personalmente ma che mi è stato descritto come persona ottima sotto ogni punto di vista -devo dire che la cosa non mi sembra per ora possibile. Essendo essa contraria a quanto convenuto con lo scambio di lettere incontrerebbe sicuramente difficoltà da parte del mio Governo. Può darsi che tale tendenza del ministro Prunas dipenda da pressioni politiche. Penso se non sia opportuno facilitare la di lui posizione riconfermandogli in un a mia lettera il pensiero del mio Governo al riguardo. Non desidererei però, inviare una tale lettera non appena avvenuta la ripresa delle rela zioni fra i due Paesi».

Il sig. Exindaris ha concluso dicendo che fra qualche giorno partirà per Fiuggi e di lì si recherà a Parigi, donde farà ritorno a Roma per proseguire, p01, per Atene.

686

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI 1

L. PERSONALE. Londra, 9 luglio 1946.

Tu sai con quale animo ti ho dato e ti do la mia collaborazione. Ho rassegnato in questi giorni il mio mandato alla Costituente perché, non potendo attendere contemporaneamente alle due cariche e non volendo trascurare né l'una né l'altra, ho ritenuto mio dovere dedicarmi esclusivamente al mio ufficio a Londra; ufficio che, peraltro, lascerò dopo la firma della pace o, naturalmente, in qualunque momento il Governo pensi mandare qui persona che possa utilmente sostituirmi.

Agendo così in piena indipendenza da ogni mio particolare interesse, sento di poterti parlare liberamente.

Ti ho detto nel nostro ultimo incontro della urgente necessità di nominare un ambasciatore a Parigi. La lunga vacanza di quella sede potrà esserti addebitata come uno degli elementi che hanno condotto alla negativa soluzione sul confine occidentale ed alla conseguente compromissione dei nostri rapporti con la Francia. So che in realtà la colpa non è tua, ma la responsabilità ti sarà egualmente attribuita. Bisogna riparare al più presto a questo errore, riprendere con la Francia un contatto vivo ed efficace. Ci vuole un uomo che, investito della dovuta dignità, ristabilisca con l'autorità della sua persona dei contatti umani e politici cogli uomini di governo, con gli elementi responsabili dei vari partiti e con la pubblica opinione francese. È quello un ambiente complesso ed estremamente sensibile in cui molto si può operare accortamente e che è stato ormai abbandonato a sè stesso per troppo tempo, e quale tempo! Credi a me, colma al più presto questa grave lacuna. Mi rendo perfettamente conto che nominando oggi l'ambasciatore a Parigi compi un gesto marcatamente amichevole verso la Francia nel momento in cui la resistenza italiana alle inique esigenze francesi deve irrigidirsi. Ma mi pare che ciò non costituisca un controsenso. Al contrario: noi potremo così dimostrare alla Francia che, al di sopra della contesa che ci divide, nulla vogliamo trascurare per porre le basi di una ragionevole soluzione e normalizzare i rapporti fra i due Paesi. Ci metteremo così, moralmente, in una posizione perfetta, accrescendo l'imbarazzo della parte migliore dell'opinione francese e sopratutto (il che più conta sul terreno concreto) curando efficientemente i casi nostri. Se continuiamo a tenere vacante o semi-vacante (il che è tutt'uno) la sede di Parigi, rafforziamo sì il nostro atteggiamento di protesta, ma in definitiva ci diamo la zappa sui piedi.

Sono stato sul posto e ti parlo con conoscenza di causa. Se non te ne ho scritto prima è perché confidavo in una rapida costituzione del nuovo Governo ed ero certo che, come primo atto, avresti provveduto a normalizzare la nostra rappresentanza a Parigi. Vedo ora che le cose vanno per le lunghe e non posso e non voglio trattenermi dal manifestarti, con la sincerità che ti devo, la mia ansiosa preoccupaziOne.


1 Ed. in «Nuova Antologia>>, 1993, fase. 2185, pp. 120-124.

Venendo a più largo argomento e cioè alla Conferenza generale della pace che si aprirà il 29 corrente, ti dico francamente che la nostra delegazione a Parigi, così come è oggi organizzata, non è in grado di esercitare un'azione sufficientemente autorevole ed energica. Soragna adempie ottimamente ai suoi compiti limitati dalla sua incerta posizione ufficiale. I suoi pochi giovani collaboratori adempiono con piena devozione al loro ufficio e, come ho segnalato nel mio rapporto del 28 · giugno 1 , sono degni di ogni elogio per il senso di dovere con cui si prodigano. Ma ci vuole ben altro! Non è solo opinione mia , ma è chiaro a chiunque, che l'attuale complesso della nostra delegazione è impari all'immenso compito tecnico e sopratutto politico a cui deve far fronte.

Con l'avvicinarsi della Conferenza generale, alla quale in linea di principio parrebbe siano stati riconosciuti sostanziali poteri di revisione delle decisioni dei Quattro (e dai contatti che ho avuti qui specialmente coi rappresentanti sud-americani mi pare che tale determinazione a rivedere i nostri casi esista), è assolutamente indispensabile rafforzare la nostra delegazione con uomini dotati di autorità politica, fortemente rappresentativi della nuova vita e della volontà del Paese, con figure eminenti dotate di prestigio internazionale. L'ambiente della Conferenza è difficile da penetrare, ogni rappresentante dei Quattro essendo riluttante a contatti scomodi e imbarazzanti. Gli uomini che hanno potere decisivo camminano per la loro strada intesi esclusivamente a trovare una via d ' uscita ai loro insanabili dissidi ; via che, per una fatale necessità , si apre costantemente in direezione opposta ai nostri interessi. Questi uomini non vogliono ingombri fra i piedi. Ed è proprio in ragione di questa riluttanza , estremamente difficile da superare, che occorre dare alla nostra delegazione un dinamismo che oggi non ha e che non può evidentemente avere in un più difficile domani, nonostante l'onesto valore degli elementi che la compongono.

Occorre aprire gli occhi alla realtà perché la responsabilità è enorme. Anche se non otterremo nulla, dovremo avere la coscienza di non avere lesinato o trascurato il necessario nel predisporre ed esercitare la nostra estrema difesa, la quale non può essere improvvisata dai tuoi autorevoli e sempre incisivi interventi personali nei momenti di punta, ma deve essere robustamente preparata e sostenuta in tutte le fasi ed in tutti i settori. Se dovrai domani rifiutarti di firmare un trattato iniquo bisognerà pure che questo gesto. che rappresenta in realtà un salto nel buio, sia giustificato da un fallimento inevitabile o che comunque non possa essere attribuito ad una criticabile deficienza di preparazione e di condotta nella precedente difesa delle nostre ragioni. Occorre che questa precedente responsabilità sia da te divisa nel modo più vasto possibile. Ora io sono convinto che, stando le cose come stanno, la nostra difesa non è adeguata ai pericoli che ci premono. L'impegno preso dai Quattro di sostenere nella Conferenza dei Ventuno la sostanza delle deliberazioni prese nel loro ristretto comitato, rende la prospettiva estremamente inquietante per noi.

Vi è di più: gli esponenti della politica estera americana, russa ed inglese sono e saranno al completo a Parigi. Avvicinandosi una fase che sarà decisiva, di fronte al crollo di ogni colpevolmente promesso e non mantenuto appoggio alla nostra


1 Vedi D. 624.

causa, mi pare indispensabile che gli ambasciatori italiani accreditati presso i Quattro si trovino sul posto all 'aprirsi della Conferenza conclusiva . Trattandosi di richiamare gli americani alle promesse fatte , chi può parlare con maggiore e più impegnativa conoscenza di causa di Tarchiani? Chi può con maggiore capacità di Quaroni comprendere e farsi comprendere dai russi? Quando la Conferenza generale sarà aperta ed ogni preparatorio lavoro esaurito nelle singole capitali, che cosa staranno a fare i nostri ambasciatori a Washington, Mosca e Londra nelle rispettive sedi , deserte come esse saranno di tutti gli uomini direttamente responsabili delle rispettive politiche estere? Se saremo sul posto ci batteremo ognuno nel nostro settore e il giorno finale in cui tu comparirai alla Conferenza, potremo tenerti in diretto contatto con le singole delegazioni dei Quattro e coi rappresentanti delle altre minori Potenze coi quali siamo stati in precedenti contatti. Nel periodo preparatorio avrai sottomano uomini che, per lo meno, conoscono a fondo gli ambienti, potranno preventivamente eseguire le tue istruzioni ed informarti avendo titolo ufficiale ad avvicinare i rispettivi Ministri degli esteri e ad agire su di essi nei limiti consentiti da una lunga consuetudine di rapporti e da una personale fiducia e confidenza.

Tu mi conosci abbastanza per non pensare che io ci tenga, con questo , a trovarmi a Parigi. Esaurita la mia ultima recente missione, ho lasciato la capitale francese sentendo tutta l'artificiosità della mia posizione e l'imbarazzo di una incerta duplicazione di ufficio con Soragna il quale, pure, è stato con me di una larghezza e facilità che non potevano essere maggiori e che sono state reciproche. In tutte le precedenti occasioni hai voluto tenermi vicino a te e ti ho servito come meglio ho potuto. In questa che si avvicina, mi pare indispensabile tu possa contare anche sulla diretta collaborazione degli ambasciatori accreditati presso Washington e Mosca.

Riassumendo, secondo me occorre creare alla prossima Conferenza di Parigi un organo rappresentativo completo capeggiato da un uomo politico dotato di autorità nel Paese e fuori, affiancato da un collegio di ambasciatori accreditati e responsabili e da tecnici di primissimo ordine. Occorre opporre alla burrasca in cui già siamo coinvolti e che potrà prossimamente sommergerei, il miglior schieramento possibile.

Il fattore psicologico va tenuto presente. Arriverei a dire, con tutte le riserve che l'inclinazione patetica dell'uomo mi suggerisce che la presenza di Vittorio Emanuele Orlando, ultimo superstite di Versailles, testimone di fatali errori passati e ammonitore contro analoghi errori a venire, potrebbe avere una influenza sconcertante su un consesso di giudici già così poco sicuro della equità delle proprie sentenze.

È questa un'idea che mi viene non come preciso suggerimento, ma come esempio di quali sono le multiple forze, risorse ed influenze che occorre mettere m gwco.

Immagino (perché manco assolutamente di qualsiasi anche elementare informazione sulle cose nostre) che si sarà creata alla Costituente una Commissione parlamentare di politica estera e mi pare evidente che, anche da quella, qualche elemento potrebbe essere tratto. Dovendosi prendere contatto, il più vasto possibile, con una realtà di cui non può rendersi conto chi non ne fa diretta esperienza, è evidente che conviene far convergere a Parigi la più autorevole rappresentanza dotata di una reale investitura e capacità a rappresentare l'opinione ed i diritti del Paese .

Perché vuoi prendere sulle tue spalle tutta intera una responsa bilità che spetta al Governo nel suo complesso ed all a rappresentanza parlamentare del Paese? Le cose andranno male per noi, sono già andate male. Noi che abbiamo personalmente seguito questo calvario sappiamo nel nostro intimo che tutto l'umanamente possibile è stato fatto per istruire i nostri atti di difesa. Ma il Paese non ha questa certezza e domani potrà chiederti conto di aver trattato con mezzi di ordinaria amministrazione (quali sono quelli che oggi funzionano a Parigi) una questione decisiva per il nostro avvenire.

So che sei preso da mille cure, ma mi pare che fra tutti i compiti a cui devi far fronte , quello della pace è di gran lunga il più imponente ed esigente.

Ferma il tuo pensiero su questo richiamo che mi permetto di farti spogliandomi della mia posizione subordinata e parlandoti da amico. Ti ripeto che a Parigi le cose, così come sono impiantate, non vanno e non potranno andare anche se i pochi uomini che formano (senza una precisa investitura ed una sufficiente autorità) la nostra attuale delegazione compissero i più alti miracoli. Non dico che una più autorevole «équipe» abbia molte probabilità di ottenere l'inottenibile, ma ciò non toglie che convenga opporre la migliore «équipe» possibile.

Può darsi che tutto quanto ti ho detto sia superfluo perché tu abbia in animo di provvedere o già abbia provveduto in questo senso 1• Può darsi che tu non condivida e respinga a ragion veduta (per motivi che io non posso valutare) il mio suggerimento, ma può darsi anche che tu, preso come sei e soverchiato da tanti improbi doveri, non veda da Roma quanto piccola e disarmata sia la nostra attuale rappresentanza a Parigi ed alla Conferenza. Quello che ti dico è quanto mi risulta dalla mia dolorosa esperienza, è quanto appare vedendo le cose sul posto e valutando la situazione dal di fuori .

Ti scrivo di getto, come mi viene, senza misurare soverchiamente concetti e forme di espressione. Scusami ed apprezza la sincerità con cui ti apro il mio pensiero ed il mio animo.

Questa lettera resta fra noi , al riparo di quella forte amicizia che ci lega.

687

IL GOVERNATORE CERULLI AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICJ, ZOPPI

L. PERSONALE2 . Parigi, 9 luglio 1946.

Sabato prossimo io mi trasferisco a Londra, dove lunedì incontrerò Anderson 3 . Nell'ipotesi che io non riceva prima, qui o a Londra, un telegramma vostro che mi dia particolari istruzioni , io mi atterrò a quanto, a suo tempo, fu concordato


1 Una annotazione a margine dice: « È sta to infatt i già provveduto in questo senso». 2 Lettera autografa. 3 Vedi serie decima , vo i IV.

nella riunione del presidente De Gas peri con Prunas: vale a dire, che Tripolitania e Somalia insieme rappresentano per noi il minimo oltre il quale non vogliamo assolutamente andare. È inteso che conviene ripetere ogni tentativo possibile per salvare l'Eritrea nella massima parte che risulti salvabile e con gli eventuali sviluppi di collaborazione economica di cui parlammo allora nella nostra corrispondenza. Per la Cirenaica fu detto allora che essa è oltre il minimo sul quale noi resistiamo ad ogni costo; nel sen so che debba esser fatto il possibile per conservare, territorialmente od economicamente, quel che ne risulterà conservabile, ma senza subordinare a tale posizione tutto l' accordo.

Queste istruzioni di allora furono poi confermate dal presidente De Gasperi quando venne a Parigi . Se voi ora intendete modificarle in un senso o nell'altro, telegrafatemelo chiaramente a Londra. Altrimenti io continuerò a tenerle valide, e cioè a non accettare alcun accordo che non ci dia Tripolitania e Somalia; tanto meglio se, oltre a questo, si salva il salvabile dell'Eritrea; ancor meglio se vi è anche da salvare, in qualsiasi forma o proporzione, la Cirenaica. Se non volete più così, fatemelo sapere in tempo. Per la formula del trattato ecc. io mi atterrò alle dichiarazioni ultime del presidente : nessun surrender della sovranità senza correlativo impegno per il trusteeship.

Naturalmente questa lettera non significa che la situazione nostra stia diventando rosea . Si tratta semplicemente, alla vigilia di questi nuovi contatti, di fare il punto . Va bene? Beninteso ti terrò ìnformato di tutto da Londra 1•

688

L' INCARICATO D 'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER TELEFONO 11603n90. Parigi, IO luglio 1946, ore l 3,30.

Trasmetto seguente telegramma Cerulli :

«Conferenza ha ieri proceduto costituzione Commissione per statuto Trieste. Mosely (America) Waldock (Inghilterra) Dekanozov (Russia) nominati membri. Francia riservatasi indicare proprio rappresentante.

Reber mi ha stamane informato che Commissione inizierà quanto prima i suoi lavori ed esperti italiani e jugoslavi saranno chiamati ad esporre propri punti vista .

Egli ha promesso tenerci tempestivamente informati data probabile nostra convocazione. Mi sono naturalmente astenuto da qualunque accenno circa nostra eventuale partecipazione lavori Commissione di cui si tratta. Prego nel frattempo inviare testo statuti Danzica e Tangeri» .


1 Con L. 11/23563/524 del 17 luglio Zoppi rispondeva a Cerulli approvando.

689

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. PER TELEFONO JJ60l-Jl602n9J-792. Parigi. 10 luglio 1946, ore l 3,15.

Da Lanza:

«Reber, col quale ho avuto stamani un colloquio, mi ha detto considerare risultati raggiunti lunedì questione invito ai Ventuno un netto successo estrema fermezza mostrata da Byrnes ·di fronte alla quale Molotov ha dovuto inchinarsi. Draft dovrebbe essere pronto venerdì ma non è ancora stato deciso se esso verrà presentato all'Italia prima o dopo apertura Conferenza . Spetterà ai Ventuno decidere se l'Italia debba essere invitata esporre proprio punto di vista in una seduta plenaria oppure presso singole commissioni. Decisione in proposito devesi raggiungere a maggioranza due terzi .

Del pari Conferenza potrà invitare altre Potenze non comprese fra le Ventuno ad esporre proprie opinioni su problemi pace (Reber ha citato Argentina e aggiunto che Jebb aveva fatto chiaro accenno all ' Austria ed all'Egitto) nonché prendere in esame "qualunque domanda di riparazioni" che altri Stati (Francia Jugoslavia Grecia Albania Etiopia) intendessero avanzare nei nostri confronti .

Cina, non avendo partecipato operazioni contro Italia non farà parte della Commissione politica.

Reber ha da ultimo richiamato mia attenzione sulle manifestazioni antialleate in Italia facendo presente che mentre servono sopratutto ad elementi estremisti per loro fini particolari esse non giovano certo ad avvantaggiare nostra situazione nei confronti anglo-americani che ne sono estremamente irritati.

Conclusione lavori Conferenza avverrà in settimana e risultami che Bevin prevede partire giornata di sabato».

690

IL MINISTRO AD OSLO, RULLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. RISERVATO 11687 /88. Osio, 10 luglio 1946, ore 15,25 ( per. ore 9,30 dell'Il).

Mio telegramma 85 1•

Questo ministro affari esteri mi ha detto stamane che, pur non avendo ricevuto finora invito ufficiale, egli prevede che situazione suo Paese alla Conferenza sarà


1 Non pubblicato: con esso Rulli riferiva di aver consegnato la nota di cui al D. 636.

poco più che quella di osservatore. Non essendo stata infatti in guerra né con l'Italia né con altri Paesi di cui si discuterà a Parigi, Norvegia, a quanto risulta sino ad ora , non potrà far parte di nessuna delle cinque Commissioni previste. Ove ciò dovesse verificarsi, egli conta recarsi a Parigi solo per seduta inaugurale e ritornarvi poi per sedute plenarie finali. Mi ha confermato che nei limiti sue possibilità materiali e di quelli della politica di neutralità fra i due blocchi cui Paese si ispira, delegazione norvegese avrà istruzioni considerare con ogni simpatia tesi da noi sostenute. Nel corso della conversazione egli mi ha chiesto se reazione italiana sarebbe stata ugualmente e totalmente negativa nel caso che Quattro Grandi avessero deciso estendere anche all ' Istria, nei limiti della linea Wilson, regime internazionale previsto ora solo per Trieste. Gli ho risposto affermativamente. Sarei grato però farmi conoscere in linea riservata se nella peggiore ipotesi un eventuale suggerimento da parte sua a Parigi in questo senso potrebbe esserci utile per lo meno in una seconda fase della Conferenza. Potrei allora riprendere l'argomento e, ove la cosa potesse interessarci , vedremmo se egli sarebbe disposto a proporre una simile tesi.

691

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI , DE GASPERI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, FORNARI

T. 10781 /250. Roma, 10 luglio 1946, · ore 23 . ·

Suo 283 1•

Ho pregato questo ambasciatore Argentina farsi interprete sentimenti nostra viva riconoscenza per avvenuta attuazione sua iniziativa per pace giusta . Faccia altrettanto e con molto calore da parte sua . Ho peraltro attirato sua attenzione su articolo Le Afonde 9 corrente ove si dice che, nell'effettuare passo presso Governo francese, quell' ambasciatore Argentina avrebbe aggiunto che suo Governo e in generale tutta America latina hanno apprezzato moderazione di cui Francia ha dato per parte sua prova nelle rivendicazioni territoriali verso l'Italia. Com'ella sa, codesta moderazione è inesistente. Se -ma esito a crederlo -predetto ambasciatore si è espresso in quei termini , suo passo sarebbe certamente controproducente e meglio sarebbe stato non fa rlo . Cerchi appurare se notizia è esatta, e, in caso affermativo, spieghi codesto Governo che cosa effettivamente sono rivendicazioni francesF.


1 Vedi D. 666, no ta 2. 2 Per la risposta vedi D. 697.

692

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

L. PERSONALE 7748/2070. Waslzingwn, IO luglio 1946 (per. il 12 agosto ) .

Come ti ho riferito, anche cogli ultimi telegrammi concernenti il mio recente colloquio con l'Acting Secretary Acheson 1 e vari editoriali ed articoli di autorevoli giornalisti (Sumner Welles, signora McCormick, ecc.), sia al Dipartimento di Stato sia nelle sfere di questa opinione pubblica più al corrente della situazione europea, si mostra sperare che la Conferenza dei Ventuno possa apportare delle modifiche anche importanti alle decisioni dei Quattro.

A mio parere, vedendo le cose da qui, malgrado l'ovvio impegno di Byrnes a difendere parecchie delle decisioni adottate, non è escluso che la delegazione americana, qualora sicura di essere opportunamente sostenuta da iniziative di altre delegazioni , possa dimostrarsi favorevole a varianti per alcune disposizioni del nostro trattato (quali potrebbero essere, ad esempio, il riesame dopo qualche anno, sia sotto forma di plebiscito sia in altro modo, della internazionalizzazione di Trieste; variazioni alla decisione circa le colonie; clausole di revisione eccetera; richiamo al riguardo anche il mio rapporto n. 2030 del 6 corrente2).

Il breve intervallo che ci separa dalla riunione della Conferenza della pace potrebbe, forse , consentire ancora una nostra azione volta a tentare di migliorare le disposizioni dei Quattro e della opinione pubblica. Non so se la normale attività diplomatica possa essere utilmente affiancata ed integrata presso i Quattro da qualche azione di carattere straordinario, quale l'invio di personalità specialmente gradite ed autorevoli. Ritengo che tu a bbia già esaminata a fondo la questione sulla base di tutti gli elementi di cui disponi. Mi permetto tuttavia di sottoporti in proposito alcune considerazioni, secondo la visuale di Washington.

Se tu ritenessi possibile questo nuovo tentativo, mirante anche a porre in guardia i Quattro contro tutte le gravi ripercussioni in Italia e le pericolose conseguenze di una pace punitiva, esso dovrebbe, a mio subordinato parere, essere fatto subito e contemporaneamente .nelle rispettive capitali. E ciò sia per evitare di dare esca alle note diffidenze, sia per non avere l' aria di puntare solo su di un determinato Paese suscitando critiche e recriminazioni all' interno. Si faciliterebbe così anche l'accoglienza a questi inviati da parte dei Governi interessati, in quanto, sapendo che analoghi incaricati si recano nelle tre capitali, sarebbe loro più difficile sottrarsi. Autorevoli personalità del partito socialista, ben conosciute in Inghilterra, potrebbero fare questo nuovo estremo passo presso il Governo laburista. Non saprei a chi pensare utilmente per la Francia. Quanto all'U.R .S.S. richiederne i nostri capi comunisti potrebbe forse porli in imbarazzo e rivelare quanto le loro critiche abbiano poco fondamento, giacché, malgrado tutto, saranno probabilmente i sovietici i più restii a modificare le decisioni prese a Parigi. D'altra parte, l'invio


1 Vedi D. o82. 2 Vedi D. 672.

806 di nostre personalità a Mosca, anche se non possa avere effetti sull ' opinion e pubblica sovietica, potrebbe dare da pensare a Londra e qui.

Quanto agli Stati Uniti, tu sai come da un anno e mezzo si sia cercato di muovere ogni possibile elemento simpatizzante. Ti sono noti i numerosi tentativi fatti , attraverso gli esponenti cattolici , i quali si sono mossi anche nelle ultime settimane e che potrebbero ricevere ancora un invito dalla più alta autorità spirituale per nuovi pressanti interventi: ti pregherei anzi di voler considerare, se lo ritieni possibile, tale opportunità.

In queste ultime settimane ho procurato di intensificare ancora l'appoggio delle grandi organizzazioni operaie, in particolare l'A.F. of L. che raccoglie circa otto milioni di aderenti ed il cui presidente, W. Green insieme ad altri, parlerà con Byrnes appena sarà di ritorno .

Potrebbe essere utile l'invio qui di una nostra personalità purché di calibro tale da godere del necessario prestigio presso i dirigenti americani, da costituire una «sensazione» per l'opinione pubblica, nonché da raccogliere l'unanime consenso della massa degli italo-americani. L' unica personalità che riunisce questi vari requisiti, sarebbe Orlando: è da ricordare che buona parte degli italo-americani è di origine meridionale ed in particolare siciliana. Mi rendo conto che l'età di Orlando e le sue condizioni di salute, data la trasvolata atlantica ed il clima tropicale estivo americano, costituiscono una difficoltà forse insuperabile . Tuttavia è certo che Orlando potrebbe svolgere, in tutti questi vari settori, f'azione più efficace . In sua mancanza non vedo da qui chi potrebbe sostituirlo: Croce, pur essendo inviso a molti. ambienti, ha qui una larga notorietà e potrebbe muovere le grandi università la iche.

Premetto che non ho fatto accenno al Dipartimento a possibilità del genere . Nel caso di Orlando, non ritengo, tuttavia , che si debbano temere ostacoli da parte americana, tanto più ove la sua visita coincida con altre nelle rimanenti tre capitali.

Aggiungo che taluni maggiorenti dell'A .F . of L. e dell'ltalian and American Labour Council , coi quali mi mantengo in istretto contatto , continuano a raccomandarmi alcune iniziative che, secondo essi, potrebbero essere prese con qualche utilità verso il Canada ed i Governi socialisti di Australia e Nuova Zelanda. Ritengo che si tratti di iniziative non nuove e già da tempo attuate. Te le sottopongo, comunque, grato se vorrai cortesemente farmi conoscere qualche cosa in merito affiché io possa informarne i predetti.

Canada . Le persone accennate ritengono che si possa in qualche modo agire sul Governo canadese interessando la «Canadian Commonwealth Federation» (Partito socialista) -sede centrale Toronto -perché, spinta dagli elementi italiani che sono nelle sue file, s' interessi per una correzione da suggerire nelle clausoì e ingiuste e sopraffattrici stabilite dai Quattro. Occorrerebbe interessare il nostro rappresentante ad Ottawa. Organizzazioni operaie di New York , dal canto loro , potrebbero inviare un loro delegato a Toronto ed a Montreal per facilitare l'azione . Il segretario del partito socialista italiano ovvero il gruppo dei deputati alla Costituente potrebbero agire presso la «Canadian Commonwealth Federation».

Australia e Nuova Zelanda. Nello stesso modo il nostro partito socialista potrebbe anche agire presso i partiti laburisti di Nuova Zelanda ed Australia (che sono al governo nei due Paesi) per invocare la loro comprensione in nome della giustizia e della solidarietà operaia, ecc .

693

IL MINISTRO A L' AJA, BOMBIERI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 11747/58. L Aja, 11 luglio /946, ore /3 (per. ore 20) .

Ho preso contatto diretto con i funzionari di questo Ministero degli affari esteri che faranno parte della delegazione olandese alla Conferenza della pace, rimettendo loro copia completa documentazione su tutte le questioni che ci interessano, illustrando dettagliatamente punto di vista italiano ed ho messo in giusto rilievo atteggiamento di ferma resistenza del Governo e del popolo italiano di fronte assurdo ed ingiusto progetto dei Quattro Grandi .

Circa orientamento Olanda alla Conferenza della pace mi è stato detto francamente:

l) Non poter dare ancora alcuna assicurazione al riguardo perché la questione doveva essere esaminata da autorità superiori.

2) Olanda non aveva alcun interesse diretto in contrasto con l'Italia e naturalmente era portata difendere principi libertà dei popoli, rispetto della morale internazionale ed a sostenere affermazione diritti Stati minori partecipare compilazione trattato di pace.

3) Data anche la situazione politica generale e la particolare posizione Olanda nei riguardi di alcune grandi Potenze, non era possibile dire fino a che punto delegazione olandese avrebbe libertà agire nel senso sopraindicato.

4) Per quanto non fosse probabile che ai piccoli Stati fosse lasciata molta voce in capitolo, non era tuttavia ancora assolutamente escluso che il progetto non raccogliesse maggioranza richiesta .

Delegazione olandese sarà quasi sicuramente diretta dall'ambasciatore Paesi Bassi a Parigi mentre ministro degli affari esteri interverrà Conferenza probabilmente solo per pochi giorni.

694

IL MINISTRO A PRETORIA, ROCHIRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 11760 /25 . Pretoria. l l luglio /946, ore 17,20 (per. ore 8 del 12).

Sono stato oggi nuovamente da Smuts informandolo decisione Governo resistere fermezza deliberazioni Parigi per ottenere che Conferenza pace modifichi ingiuste condizioni . Espresso speranza Governo italiano che egli, dimostratosi convinto giustizia nostra causa, avrebbe esercitato sua influenza in nostro favore. Mi ha risposto che vorrebbe fare qualche cosa per l'Italia poiché sua rinascita è necessaria ricostruzione europea. Mi ha domandato cosa pensassi se internazionalizzazione fosse estesa fino Fiume. Ho risposto che nostra tesi è ben diversa ma internazionalizzazione è certo preferibile alla cessione Jugoslavia. Egli ha soggiunto che la cosa non è facile perché Molotov vuole Pola. Gli ho fatto presente Jugoslavia ha già in Sebenico un porto militare di primo oridine e quindi Russia è già nel Medi terra neo.

Smuts partirà solo metà agosto ma spera che la nostra questione non sarà trattata prima e potersi interessare favore Italia .

695

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, E ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 10788 /531 (Londra) 552 (Washington) . Roma, Il luglio 1946, ore 19,30.

A telegramma ambasciata Londra, n. 820 1 .

Ho scritto subito ammiraglio Stone lettera 2 deplorazione per manifestazioni, del resto sporadiche e lievi, avvenute in questi giorni in Italia contro ufficiali e soldati alleati. Ho aggiunto che tali manifestazioni, che sarebbero state sino a ieri impensabili, debbono peraltro essere inquadrate in generale atmosfera amarezza e delusione create da decisioni, moralmente ingiuste e politicamente sbagliate, adottate Parigi.

Si pregano gli ambasciatori a Londra e a Washington di voler far pervenire rispettivi Governi mia deplorazione. È peraltro necessario aggiungere che tutta intera opinione pubblica italiana ha sensazione precisa che il Paese è stato sacrificato a interessi più vasti e a compromessi e che U.R.S.S. difende suoi amici con ben altra tenacia e con ben altro successo. È perfettamente sterile discutere se ciò è vero o falso . Sta di fatto che questa sensazione è unanime, né è in mio potere, per quanto io faccia, mutarla. Occorre ella dica onestamente le cose come stanno, perché si abbiano costì esatti elementi valutazione e giudizio .


1 Con T. s.n.d. 11512/820 dell'8 luglio Carandini aveva comunicato: <<Per quanto stato d'animo in Italia sia perfettamente giustificato ed incontri anche qui qualche simpatia reputo doveroso, con riferimento telegramma stampa odierno, segna lare prevedibili gravi ripercussioni questa opinione pubblica qual ora adeguata azione Governo non prevenisse accentuarsi manifestazioni anti-alleate. È ovvio che qualsiasi incidente, anche occasionale, che toccasse incolumità elementi for ze armate britanniche avrebbe qui effetto disastroso».


2 Vedi D. 678.

696

L'INCARICATO D' AFFARI A PARIGI, BENZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. S.N.D. 11840 /804. Parigi. 12 luglio 1946 , ore 20,45 (p er. ore 8 del 13).

Da Lanza:

«Da sicura fonte francese Cerulli ha appreso quanto segue: formula dichiarazione unilaterale Quattro per colonie è ancora in sospeso, perché delegazione sovietica mantiene suo punto di vista e cioè che, se si debbono elencare nella dichiarazione tutte soluzioni possibili problema colonie italiane, bisogna aggiungere anche quella di un possibile trusteeship collettivo con partecipazione russa. A questa aggiunta si oppongono inglesi ed americani».

697

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, FORNARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI

T. 11883 /290. Buenos Aires. 12 luglio 1946, ore 21 ,11 (per. ore 9,45 del 13) .

Telegramma ministeriale 250 1•

Ho personalmente e calorosamente espresso questo ministro degli ·affari esteri nostra riconoscenza per attuazione nota iniziativa Argentina. Egli ha tenuto confermarmi che presidente della Repubblica se ne è personalmente interessato ed ha aggiunto -pregandomi farlo presente Governo italiano -che Argentina aveva inteso ricambiare in qualche modo ciò che l' Italia e italiani avevano fatto per lo sviluppo e prosperità questo Paese. Mi ha detto risultargli, da conversazione avuta con questo ambasciatore degli S. U . e rappresentante russo, che iniziativa è stata bene accolta tanto a Washington che a Mosca. Qualche dubbio sembra essersi manifestato a Londra per cui si propone intrattenere questo ambasciatore britannico per pregare ed insistere su punto di vista argentino.

Mi sono valso occasione per far presente ministro affari esteri che ci trovavamo ormai di fronte progetto trattato di cui era palese ingiustizia ed evidenti i pericoli. Trattato sarebbe stato esaminato da Conferenza Ventuno ove unico Stato latino-americano partecipante era Brasile. Era quindi necessario insistere Rio de Janeiro perché il Brasile, facendosi anche portavoce altri Paesi latino-americani, prendesse posizione nettamente favorevole tesi italiana. Ministro


1 Vedi O. 691.

mi ha detto che stava già esaminando suggerimento e si propone intrattenere questo ambasciatore del Brasile. Mi riservo seguire questione e riferirò ulteriormente. Mi sarebbe particolarmente utile conoscere quanto risultà codesto Ministero circa intendimenti ed azione Brasile in modo poter meglio orientare mia azione qui.

Quanto dichiarazioni che sarebbero state fatte Parigi ambasciata dell'Argentina circa moderazione domanda francese, direttore affari politici mi ha detto che nulla risulta in proposito . Mi sono comunque espresso con lui nel senso istruzioni impartite .

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALLE RAPPRESENTANZE A BRUXELLES, L'AJA, OSLO, RIO DE JANEIRO, NANCHINO E PRETORIA

T. S.N.D. 10825/c. Roma, 12 luglio 1946.

In via di massima ed in attesa delle istruzioni specifiche ch'ella riceverà in questi giorni, nostra e sua azione presso i Ventuno, di cui codesto Stato fa parte, dovrebbe svolgersi sulle seguenti direttive generali:

l) C'è una questione generale e preliminare, in cui i nostri e gli interessi di codesto Governo coincidono: quali debbano essere in concreto i poteri dei Ventuno. Ella sa che l'argomento è stato lungamente dibattuto dai Quattro, i quali sono giunti a soluzioni in apparenza intermedie e di compromesso , in sostanza tendenzialmente lesive della autonomia di decisione delle Potenze minori partecipanti. È questo un problema che investe tutta la politica internazionale e che ha già avuto ed avrà larghissima eco presso l'O .N.U. Se, cioè, e sino a che punto i piccoli Stati debbano passivamente sottostare alla volontà di un ristrettissimo direttorio di Potenze maggiori. La questione trascende il caso italiano oggi in discussione , e merita da parte di tutti i partecipanti alla Conferenza la più attenta considerazione. Noi crediamo naturalmente che la Conferenza dei Ventuno possa e debba avere le maggiori facoltà di decisione possibili e non limitarsi a sanzionare il fatto compiuto, che, nella specie, equivarrebbe a sanzionare l'ingiustizia e l'errore.

2) È nostro interesse fondamentale che qualche onesta voce si levasse se non a denunciare, almeno a segnalare gli errori e le ingiustizie del progetto di pace elaborato dai Quattro. Lo faremo noi stessi quando saremo chiamati a consultazione. Ma quell'azione di fiancheggiamento che una qualche delegazione intendesse darci, in nome di una giustizia superiore e dei veri interessi europei, ci sarebbe di utilità estrema. Occorre convincere l'opinione pubblica internazionale dei torti che ci sono fatti e degli errori che sono compiuti. Anche se i poteri dei Ventuno saranno per avventura nulli, questa constatazione fatta nel consesso stesso che delibera sulla nostra pace, potrà certamente giovarci, anche se non immediatamente.

3) Vi sono fatti e circostanze di minore portata e significato che possono essere perfettamente esaminati dai Ventuno appunto perché si tratta di questioni minori che lasciano pressocché immutata la linea generale del trattato e non suscitano in conseguenza le diffidenze e il contrasto dei Grandi. Codeste circostanze e fatti minori possono da parte nostra essere segnalati alle delegazioni amiche, che potrebbero provocame il riesame e la conseguente soluzione più favorevole. Intendo, a tìtolo indicativo, questioni di aggiustamenti locali di frontiera quali: maggiore respiro attorno a Gorizia; comunicazioni ferroviarie con l'Austria al Predì! ; migliori garanzie per lo sviluppo delle risorse idro-elettriche al confine francese ; modalità sul pagamento delle riparazioni ecc.

Ella vorrà sin da ora parlare in questi termini ed in questo senso presso codesto Governo. Mi riservo trasmetterle un riassunto sommario, a complemento delle notizie già in suo possesso , delle tesi italiane. Mi riservo altresì di farle pervenire le indicazioni specifiche circa i minori problemi di cui al punto 3°. È superfluo le dica che la sua azione costì deve essere condotta in termini non di sterile querimonia ma di onesta sincerità e che molto confido nella sua opera intelligente.


699 .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DE GASPERI, ALL'INCARICATO D ' AFFARI A PARIGI, BENZONI

T. 10895/551. Roma, 12 luglio 1946, ore 23.

Suo 792 1•

È bene ella sappia che ho immediatame nte fatto pervenire Commissione e Comando alleato mia deplorazione per manifestazioni, del resto sporadiche, contro ufficiali e militari alleati. Ho aggiunto che esse vanno peraltro inquadrate in quella generale atmosfera di amarezza e di delusione provocata da decisioni dei Quattro, e come tali valutate. All 'incaricato d'affari di Francia che, solo fra i rappresentanti diplomatici alleati , ha creduto di protestare per iscritto contro alcuni fischi diretti verso l'Albergo Plaza o ve dimora una commissione militare francese, che ignoro che cosa esattamente faccia e a che scopo, ho risposto rimandando alla deplorazione già presentata al Comando Alleato. Mi sarebbe stato facile ricordare episodio ben altrimenti grave avvenuto a codesta ambasciata al momento arrivo Saragat. Comunque mia deplorazione è sincera e il Governo cercherà di prevenire e impedire manifestazioni e incidenti del genere.


1 Vedi D. 689.

2

Only a pc ace trcaty procecding from abstract conceptions a n d criteri a, a n d di srcgarding facts and actual situat!ons could ignore those bonds al once hìstoricaL politica!, economie and sentimentai. Such a treaty would be neithcr equitablc nor \Vise. Past experience shows to what extcnt the African problcm bcars on the course of ltaly"s po ii tical history. l n t bis connection i t is wcll to reca! l some instanccs. Tbc Tunisian crisis of l8o l was o ne of the contributing factors of ltaly's joìning Gcrmany and Austria in tbc «Triple Alliance». That crisis harassed ltalian public opinion over a long pcriod. also inasmuéh as it has pushed Italy away from ber natura! fricndships in the Mcditerrancan. Contrarywise. thc agrccmcnts opening thc way to ltaly'scttling in Libia markcd thc inccption of hn scvcrancc from the «Triple Alliance>> a nd of her rapprochcment to the Entente Powers. leading up 10 her final a lincmcnt wi th Great Brilain . france and Russ ia in thc First World War. Again it is weli known that, after thc Treaty of Vcrsailles. African issues influenced ltalian public opinion; they unfortunatcly k:nt themselvcs to be artfully exploited by the Fasc ist Regime in order lo divert thc country from tbe traditional coursc of ber forcign policy and of ber friendships.

3

The problem of ltaly\ prcsence in her African tcrritorìes should noi come into consideration only as a selfisb motivc of our country. For a long period Italy has fulfillcd in Libia . Eritrea and Somalia a fnnction of politica! equilibrium. In fact it is not unknown that the extention of our sovereignty in Eritrea and Somalia was specifically suggested by other powers; it prevented in 18o5 a serious cri sis bctwccn England and France and, la ter on. in 1889. it averted a crisis in thc relations between England and Germany. Morco vcr there is no doubt tha t thc agreemcnts concerning ltalian sovereignty in Libia . stipula tcd at the beginning of this ccntury with the Mcditcrranean Powers and completed, as far as wc werc conccrncd, by l h e ltalo-Russian undcrsta nd ing of Racconigi, wc re instrumental in establishing a nd implementing the agreemcnt betwcen England. France and Spain as to tbe politica! equilibrium t1f the southern shorcs of thc Mediterranean. Jtaly. before Fascism. bas fulfìllcd for many decades sucb balancing function wbich was csscntiai 10 tbe maintcnancc of peacc. To-day thc new dcmocratic ltaly is fully suitcd and prcpared lo carry on said mission in which her intcrcst in retaining her African tcrritorics coincicles with tbc highcr interest or peace in that part of thc world.

3

AIDE MEMOIRE ON THE QUESTJON OF THE ITALIAN NORTHERN FRONTIER *

Tbc Italian Govcrnmcnt has lcarned through vario us sources that thc Austrian Government has decidcd to raise the question of the Alto Adige, both with the American, British, Frcnch a nd Soviet Governments and with thc Committec of Deputies of Foreign Ministers al prcsent sitting in Lo ndon.

The Italian Government has lcarncd lhrough the same sources that, although Austria is nei!hcr among thc Allicd Powers, nor among the United Nations o r the co-belligerent countries, the Austrian rcquest may be taken into examination. Under the eircumstances,

* Presentato agli ambasciatori a Roma di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti d'America e

U.R.S.S. il 4 febbrai o 1946.

the ltalian Government, though convinccd that the territory in question can in no way come under discussion , deems i t convenient t o submit a t this moment t o the Committee of Dcputies of Foreign Ministers its point of view on the wholc question of Ttaly's Northern frontier: a poi n t ofview which i t already has h ad occasion of conveying in the past, in a friendly spirit, to the Amcrican, British, Frcnch and Soviet Governments.

l. The considerations of a geographical. historical, economie and cthnical character, on the strength of which the Italian Governmcnt does not consider that there is any reason whatever for placing the present fronticr under discussion, are illustrated al length in the enclosed Memorandum and in the accompanying documentary evidencc. They may bricfly be summed up as follows:

a) Geographical.factors. -Fcw fronticrs have so clearly been traced by nature as the one betwecn Italy and Austria 1•

The frontier follows the erest of an imposing and impervious Alpine wall , eonstituting the dividing-line between two geographical units perfectly distinguishable and distinct from each other from a topographical, orographical, morphological and climatica! point of view. The region bound by this mountain-bulwark to the North, known as Venezia Tridentina (the so-called South Tyrol), is clearly differentiated from the neighbouring regions beyond the Alps and slopes naturally and progressively towards the great Padano-Veneto plain, with which it forms an integrai whole. In its northernmost point, the frontier reaches the Alpine massif known as Italy 's Peak (Vetta d ' l talia) .

b) Historical .fàctors. -Besides reprcscnting the linc of demarcation between two clearly identifiable geographical units , tbc Brenner frontier bas always been considercd by histori ans, scholars and thinkers, as tbe ideai parting line bctween two cultures, two different worlds: the Lati n an d tbc Germanic. lts attainmcnt was o ne of the fundamcntal goals of the Italian figbt for liberty and national unit y tbrougbout thc Risorgimento against the aggressive, retrograde, reactionary Austrian domination. It was explicitly recognized by the Pact stipulated in London on tbe 26th of Aprii 1915, wbereby France, Great Britain and Russia undcrtook to obtain in favour of allied Ital y «the Trentina, the Cisalpine Tyrol (Alto Adige) witb its natura! geographical frontier (frontier of the Brenner) ».

Definitely established by the Treaty of St. Gcrmain of the l Oth of Septcmber 1919, the Brenner frontier was solemnly recognized and confirmcd in 1939 by the most fanatically nationalistic German Government which bistory records as the dividing line «fixed for ever» between the Germanic peoples and thc peoples of the ltalian peninsula.

c) Security fac/ors. -The natura! featurcs that make of the Brenner frontier a geographically perfcct one, also confer on that line thc value of an incomparable frontier which by climinating ali special advantages to cithcr of the bordering countries, assures them both the maximum possibilities for self-dcfence.

ltaly sincercly welcomes thc rebirtb of Austrian independence and intends morcover to contribute, inasmuch as is in her powcr and as indccd hcr policy up to the timc of thc Anschluss has already convincingly shown and confirmed, to the consolidation of this independence whicb she considers a fundamental intcrest to Europcan pcace . Moreovcr Italy is ready to eonsider tbe widest and most comprebensive agrcements of an economie and commercia! nature, such as will cnsure tbc grcatcst reciproca! advantages to the economie !ife of thc two countries.

On the other hand the experience of the past and in particular the sa me tendencies which appeared as far back as 1919 and which brought in 1938 to the fina! inclusion of Austria in the German Reich, do not warrant the exclusion of a future possible rebirth of a pan-Germanist movement, against which ltaly and thc Mediterranean basin cannot delibcrately be left defenceless. (In March 1919 tbe Austrian National Assembly drafted a


1 One of thc leading British authorities on the mattcr. Geo. G. Chisholm. writes as follows: «Of ali the States carved out or largcl y made up of territory formerly bclonging to the Austro-Hun garian Monarchy, Austria is the one in which. on the whole. most respect has been paid lo natura! boundaries>> (page 411, Handbook of Commerciai Geography, Longmans. London, 1928).

Constitution embodying an artide which expressly established that Austria was a part of the German Republic; the pian was again taken up by the same Assembly in October 1920 and in March 1921, and was only abandoned in view of the resolute opposition of the Allied Powers. The idea of a reunion of Austria to the German Reich was again taken up under the economica! angle and took definite shape in thc Schobert-Curtius protocols of 1931 : also this idea was only abandoned following the adverse advice given by the Hague Curt).

In vicw of these considerations, which on the other hand were rightly and far-sightedly kcpt in mind by the American and British experts at Versailles, it appears ali the more illogica! and unexplainable that at the very moment when everywhere in Europc drastic measures of a precautionary and defensive character are being examined and taken against any possible thrcat of a renewed aggressive German nationalism, one should seriously think of voluntarily re-opening one of the classic paths which the Germanic invasions ha ve already so often trodden in the past.

d) Economie factor s. -The alpine watershed (with which the present politica! boundary is idcntifìed, besides affording a net division between two clearly and completely distinct regions, marks also the division between two different economie spheres. The same reasons that, following the detachment of the Venezia Tridentina from Lombardy and the Veneto in 1866 caused a genera.! and natura! economie depression in the wbolc region, operated in the opposite direction as a consequence of the reunion of the region itself to the rest of Italy and, by opening it up once again to its natura] outlet, immediately brought about a more intensive and more rational economie developmcnt.

During a quarter of a century the Italian pcople ha ve thrown into the two provinces of the Venezia Tridentina, and particularly in the province of Bolzano, an enormous mass of labour, energy and capitai, such as bave brougbt about tbe creation of a truly imposing aggregate of works. Thc economie featurcs of the region bave been transformed thereby with a consequent considerable advantage for tbe wbole population. Tbe figures given on detail in tbe Memorandum and in tbe remaining documentary cvidencc attest the incalculablc loss wbich ltalian economy would suffer from a mutilation in this region. (Suffice it to recall that thc electric output rcprcsents today 14,5'!/o of tbe total for Italy, and tbat 71% of samc is produced in the province of Bolzano. The whole of tbc production of magnesium, 32,2~;., of the production of aluminium, and about 20''1,., of the synthetic fertilizer industry of ltaly are centcred in the Venezia Tridentina . Tbe respective plants, it sbould be stressed, bave been wbolly constructed after tbe reunion of tbis rcgion to Italy).

e) Ethnical situation. -Out of a total of 700.000 inbabitants tbere lived in tbe Venezia Tridentina a group of German-speaking and of Ladine population, numbering about 250.000 persons (35, 7%) for tbc greater part centered in tbe nortbernmost aerea (province of Bolzano: 230.000).

In rccent years, and cspecially as a result of tbe implementation of tbe Italo-Gcrman agrecment of 1939 and of the voluntary exodus of a considerable numbcr of German-speaking individuals who had opted for the acquisition of German citizensbip, the situation (as illustratcd in detail in tbe accompanying Memorandum) bas so radically cbanged that even in the province of Bolzano the Italian-speaking group reaches 40% of the population. To-day Bolzano, the capitai of tbe province, numbers 68.500 inhabitants,

54.600 of wbicb are Jtalian-speaking.

Apart from any other consideration, it follows that a modification of the territorial status-quo, under the specious pretext of liquidating a problem of German minorities, would create ex-novo a practically identica! problem of an Italian minority under Austria sovcreignty.

2. Tbrougb its contacts witb tbc majority of Governments of tbe United Nations during tbe first session of tbe Council of Foreign Ministers on September last, tbc ftalian Government was led to assume tbat tbe considerations above stated were so obviously persuasive and so conclusive as to render inconceivablc tbat tbe Nortbern Jtalian frontier could evcr become again a question of dispute or debate. Indeed tbe ltalian Government is stili firmly convinced that had not circumstances independent from its will caused tbe adjourncment of the mcetings of thc Council, no serious question would have been raised at that time as to tbc Brenner frontier.

Betwcen the firsl and the sccond session of the Council, the Auslrian Govcrnmcnt, having in the meantime obtained recognition by the Greal Powers, has put forward in various forms and on various occasions a request for a revision of that fronlier.

The ltalian Government is nol informcd of thc spccific requests by thc Austrian Government nor of the arguments put forward lo suppor! them. The ltalian Government however presumes lhat lhose requesls cannot rest upon geographic, politica!. economie or mora! consideralions. lt is in fact impossiblc to allegc that Nature is different from what il is; or thal Italy has ever threatencd any aggrcssion bcyond thc Brenner (cm thc contrary il is she who has suffered innumerable invasions through lhat very pass during her millenary-old history) ; or that the fruits of Italian labour. intclligcnce and savings should be given to others; or finally, thal thc behaviour of Austria up to the German breakdown, entitles her to raise claims of any kind.

On the other hand it is easy to prove that a possiblc inclusion of thc Alto Adige within the Austrian State would in no way ofTer a suitablc contribution to lhe vitality of that Country: always taking for grantcd the doubtful assumption that Austria actually does not have within her 1937 boundaries the possibilities of an authonomous existence.

Wilh regard to possible arguments of a so-callcd ethnical character, bascd on the presence of a German-speaking group south of the Brenner and on: (i) cither an alleged right of the latter lo appeal lo the principlc of sclf-dctermination. or on (ii) a claim by Austria to obtain, purely and simply, thc annexation of the tcrritory on which thcsc individuals livc, on the merc grounds that that tcrritory is in fact partly populatcd by them, the Italian Government wishcs urgcntly to draw attcntion to thc following considerations:

i) Out of 230.000 German-speaking persons settlcd in the province of Bolzano.

167.000 solemnly dcclared in December 1939, according Lo official figures publishcd at that time, that thcy «pledged themselves in an absolurely .fìna/manner lo acquire German citi::.enship and 10 transfer 1hemselves into 1he Reicln>. About 70.000 of thcm are known to have actually lcft before the ltalian Armistice of Scptcmbcr 194:1 and 50.000 more have already acquired German citizenship, thus bccoming in cvery respecL foreigners according to law.

The ltalians dcmocratic Govcrnmcnt, prompted by thc highest humane principlcs and in view of the present situaLion of Austria and of other German tcrritories, has nevertheless already declared, and confirmed by spccial legislativcs measurcs, its intcntion to admit a wide and generous revision of the former options. At any rate it is obvious that none among those who freely chose to acquirc Gcrman citizcship can claim to-day a legai right to excrt any direct inf1uence upon thc fate of a country thcy had «pledged themselves in an absolutely fina! manner» to abandon.

Any Òther solution could but appear contradictory and unfair. lt should furthermore be emphasizcd that while, in lhe name of a more satisfactory se ttlcment of European affairs, a numbcr of Governments have recognizcd the opportunity of expelling various millions or Germans from their tcrritory 1 it could not be regarded as equitable to makc Italy suffer for her generosity by turning against her the consequenccs of the very fact that she has not demanded the compulsory departure of ali the Germans settled inside her frontiers: a mcasurc which moreovcr, would havc a specific mora! and juridical foundation in the options they had taken.

In this connection it may be rclcvanl to rcmember that the options took piace in December 1939, namely full four months after Lhe ruthlcss and tragic war of aggression had been startcd by Germany, and at a momcnt when ltaly was stili a neutra! country. Whatever the parties conccrned may now try to prove Lo Lhc contrary, and even admitting that in certain instances cocrcion mighl have takcn piace (the latter, however, exercised exclusively on thc German part), the options had thc significance of an explicit adhesion to nazi-Germany at a momenl when thc latter was reaping her most brutal and most specta


1 From tbc tinal communiqué of the Potsdam Conference, of the 2nd of August 1945. point 13: The three Governments. having considered the qucsti on in ali its aspects, recognize that the transfer to Germany of German population. or elemcnts thcrcof. remaining in Poland, Czechoslovakia mzd Hungary, will have to be undertaken ... >> .

cular victories. This fact is abundantly confirmed by the marked nazi attitude of a great part of the German-speaking population of the Alto Adige, before and after the 8th of September 1943 , as evidcnced by the repeated manifestation of consent to the Hitlcrite regime during the German military occupation of the region and above ali. by the enlistment of many thousands of young men in the German Police and SS-Units . The behaviour of thc latter towards the ltalian population and thc ltalian parLisans against whom thcy were especially employed -was in keeping with that of the most fanatica! nazis from the Reich ; and therefore it appears quitc inadmissiblc that rights should be recognised to them in respect of Italy, rights that Austria hcrself denies to former Austrian nazis and pan-Germanists (who are, for instance, liable to expulsion into Germany).

ii) The qucstion of the Northern ltalian fronticr, if considered on the widcr pian of the relations betwcen ltaly and Austria , presents itself also from a mora! as well as from a juridical standpoint in such clear-cut terms as allow of no doubt or possibility of equivocation. l t is indced certain that Austria ca n claim no title, either cthnic or politica:!, to demand from ltaly a part of ber territory. The Jtalian Governmcnt again can but stress, also in thi s occasion, its sincere satisfaction for the restoration of Austrian independence, and its readiness to do everything in its power to strcngthen that independence and to relieve thc Austrian people from the distress they are enduring. But thc ltalian Govcrnment also considcrs it necessary to point out that Austria has never suffered any aggrcssion on Lhe part of Italy, while it is hardly possible Lo say the reverse; that the majoriLy of Lhe Austrian population --as can be proved -wclcomed enthusiastically in 1938 the arrivai of Lhc nazi troops and took full part, up Lo the last day, in thc war of aggrcssion waged by nazi Gerrnany ; that no howcver modest attempt of resistance against nazism Look shape or substance, noi even after the restoration of Austrian independcnce had bcen promised in the Moscow dcclaration of October 1943 1; that on the contrary, Austrian units within the WehrrnachL have continued to fight fiercely against Allied and ltalian troops (as recorded in the appcnded Notes) , laying down their arrns only alter thc fina! breakdown of the nazi regime; that Austrian troops in ltaly and e1sewhere riva!Jed with the Germans in cruelty (a Lypical example is given by the mass execution of the mcn of the «Acqui >> Division on the island of Cephalonia on September 1943). Austrian troops took part, jointly with thc Gerrnan ones, in the destructions operatcd ali through thc ltalian peninsula , whi1e it is well known that an enorrnous amount of goods and materia! was carried away from ftaly to be stored on Au strian territory ; so much so that Italy formally reserves thc right to claim from Austria, in due time, the corresponding legitimate reparations.

It wou1d seem impossible to admit that this same Austria should boast territorial claims, nevcr put forth up to now, to the prejudice of democratic Italy who in thc course of twenty months of loyal cobclligerency, has fought side by side with the Allù.;s, laying herself voluntarily and complctely opcn to the devastations of war and to the nazi-fascist vengeance . The faith in the superior justice of the Allied cause that has inspired the revolt of the ltalian people against fascism and the sacrifices sustained in the very hard fight againsl the Germans, make it impossible for the ltalian people even to conceive that Austria shou1d be rew a rded to the detriment of Italy.

3. For thc reasons stated abovc, it is the firm and considcred opinion of the Italian Governmen t that if a problem of the Alto Adige does exist , it is not a matter of tracing new frontiers, but merely a problem of non-Ita1ian speaking minorities living south of the frontier betwccn ltaly and Austria.

Since Jtaly has no intention of even proposing a solution of the prob1em in the form of mass cxpulsions, which have been deemed nccessary in other regions bordering Germany, the problcm of this Gcrman-speaking minority remains of an exclusively internai charactcr. To this problem the Ita1ian Government, as the appended Memorandum fully se ts forth , is accordingly striving to find an cquitable and satisfactory so1ution by a scries of spccial measures and a policy of th e most generous tolerance and liberality.


1 From the final communiqué of thc Moscow Confcrcnce (19-30 october 1943), point 3: «Austria is reminded howevcr that she has a responsibility she cannot evade , for participation in the war at the side of Hitl eri te Germany, and that in the .fin a/ se trlement accou111 wi/1 ine vitably be tak en of her own contrihution to her /iheration».

Nobody can, in fairness, rcfuse to ac knowl cdge that thi s corner of ltaly offers to-day the best example in Europe of a tcrritory whcre a German minority ----in striking contrast with the treatment that Italian minoritìes are cnduring elsewhere --cnj oys a full opportunity to live and thri ve in full freedom of language. specch, and press.

It is hardly nccessa ry to confirm .:hat th c measures alrcady aùopted and enforced concerning the usc of the na tio nal language. the schools, the freedom of though t and of press, etc., represent only a first stcp o n the way of a wider and mo re comprehensive legislation which th e It alian Govemment has th e finn intention lo implement for the purpose of grantìng to the German-speaking popula tion of the A lto Adige as well as lo other foreign-spea kìng gro ups settled inside her frontier~. a wide administrative autonomy joined with measures proteeting their particul ar charactcristics and interests.

4. By way of conclusio n the ftalian Government deems ìt necessary to cali the attention o f the American. British, F rench and Soviet Governments upon the regretful repercussions a deeisìo n unfavourable to lta ly on thi s questio n would exereise on the mind of the Itali an people. It has been already pointed out on former occasion that th e esta blishment of democracy in Italy --an aim calling for ali the energics of the prcsent Italian Government-is strictly connected with the conlìdence the ltalia n pcople havc reposed in the spirit o f justice of the victo rio us Powers. In no way thcrefore could thc Ttali a ns resi gn themselves to acknowledge the equity of a decision which . after thc painful sacrifìces they bave borne, would deprivc them in fav our of a people again st whom they also have becn at war for twenty months. of th e complction of their na tional unity. This fulfìlment has been the drca m of the Ri so rgimento and for it s realization ma ny hundreds o f th ousands of Italians gave their life in the fìrst World War, in brotherhood of arms and of spirit with the British Empire, France. Russia and th c United States of America.

ALLEGATO

M EMORA NDUM ON TH E ITALIA N NORTHERN FRONTIER l

ì) The northern fronticr of rtal y (frontier of tb c Brenne r) was fixed by the Trcaty of St. Germa in , stipulated in 19 l 9 betwecn the principa l Alli ed a n d Associated Powers a n d Austria.

2) The fronticr runs al o ng the lin e of the Alpine watcrshed. from th e Ortl er Group to Monte Forno, and ca n be considercd geographically pcrfcct.

3) From the po int of vicw of sec urit y th e prese nt bo rd er offers tbe only line whi ch efficiently ba rs the traditional road of Gcrmanic in vasio ns towards the valley of the Po and the Meditcrranean basin. On the other ba nd th c prescnt line offers both thc bo rdering co untri es the maximun possibilities of rcspective defcnce.

4) From tbc economie standpo int. th e frontier allows thc best development of th e Upper and Lower valley of th e Adige (provinces o f Bolzano a nd Trento). This is bome out by the intensive deve lo pment of local reso urccs which, during the last q ua rter of a century, has made of thc region an essential elcment of thc industriai life of Northern Ttaly.

5) From the ethnical sta ndpoint, thc frontie r lea ves on Italian tcrritory a minority composed of a population o f fo reign racc (Germanic) or of foreign speech (Germanized neo-Latins). This minority has a lrcad y been eonsiderabl y red uced as compared to that cxisting in 1919, whilst also in the Alto Adige (province of Bolzano) th e Italian-speaking group rcaches now a proportio n of over 40'Y:,. Thc fina! scttlement of the situati o n is well

o n its way of being sec ured thro ugb th e gra ntin g of adequate local cultura! guara ntees and autonomies.

In view of the points above stated and which are illustrated in detail in the following pages, the Italian Govemmcnt sees no reason for placing the present frontier under discussion .

R ome. January 1946.


1 Della documentazione allegata si pubblica solo questo memorandum mentre non vengono riprodotti gli altri tre doc umenti . che sono: <<2. Atlas illustrating the Venezia Tridentina ; 3. Report on the electric plants of the Venezia Tridentina ;4 . Notes o n thc participation of military unit s composed of Austri ans and of German-speaking elemcnts of the Venezia Trid entina to the wa r against Italy after the 8th of September, 1943».

J. HtSTORICAL ANO DIPLOMATIC PRECEDENTS

The politica! frontier between Italy and Austria, which after the Anschluss became the frontier betwccn Italy and the German Reich, was fixed by the Trcaty of St. Germain of September lOth, 1919.

The attainment of that frontier , which for historical, geographical, ethnical and security reasons has always been considered as the indisputable northern boundary of Italy, was one of the fundamental goals of the Italian struggle for frecdom and unity throughout her Risorgimento . As such it was solemnily recognized by the Treaty of London , signed on Aprii 26th, 1916 between France, Great Britain, Russia and Italy, a nd which in article 4 explicitely providcd t ha t:

« ... in the trcaty of Peace Italy will obtain the Trentino, the Cisalpine Tyrol , with its natura/ geographical frontier (frontier of the Brenner) ... ».

In its Memorandum of 7/2/1919, the ltalian Delegation to the Peace Conference, in making a formai request for the application of the aforesaid pledge, recapitulated for ali effects and purposes the reasons for Italy's claim to the Brenner frontier. The considerations then set forth , and which ca n to-day be fully confirmed as representing the point of view of tbc Italian Government , deserve to be quoted:

a) Geographical considerations:

«...The li ne of the Alpine watershcd provides a rea! geographical frontier. That frontier is the only one which can be formcd by a rea! obstacle consisting in a wall of rock. This majestie wall was always considered to be the limit of ltaly: it represcnts a nccessary and suffìcient guarantee; i t bars the passes crossed by two great roads of communication ; i t affords the inhabitants of the higher valleys the means of descending towards the plain in eonformity with thcir natura! tendency; it extcnds without thc slightest artificial interfcrcnce along a serics of successive lcvels which can be clcarly and incontestably defined onc after a nother. .. ».

b) Seeurity reason s :

« .. .The strategie importance of the Upper Adige valley has always been recognised, since all the roads through which the German invasions descended into Italy start in the upper valley of the Adige. Even if the Italians held Trent, the Germans would still be the masters , further north, of the gates of Italy. Italy must go considerably further north than Bolzano to prcvent the Germans dominating the whole ltalian slope of thc Alps by means of the junction of the two great railway lines which cross thc Alps at the Brenner and at Dobbiaco. The Austrian Generai, Kuhn, writes: Jf the ltalians wish to defend Venice they must occupy the Southern Tyrol as far as the Brenner.

«Any other frontìer lìne further south would only be an artificial mutìlation, and would compel u~ to go in for costly armaments conflicting with the guiding principles of thc Peace which is being prepa red. On the other band, the line we propose assures equa! feeling of security for the peoplc dwelling to the north and to the south of it, becausc the rugged character of thc roadless land excludes the possibility of any important military operations, either on the north side or the south. The Brenner frontier is therefore required by nature, by the vita] needs of two nations, and by supreme reasons of security and peace. Tt places the two bordering countrics in a condition of complete equality from every point of view. I t brings us back to natura! conditions, and, as i t identifies itself with reality, it has a dcfinitely fina] character... ».

c) Ethnical and historical considerations :

« ... When we bear in m in d the necessity for such a frontier and its absolute suitability (corresponding as it does to the line of the watershed) , it is obvious that the inclusion of some 200 ,000 German-speaking inhabitants bccomes a matter of minor importance. Even apart from the relations which have always existed in the course of history bctween that country (the Upper Adige) and Italy, relations of which evidence is afforded by monuments and indelible memorics, and which wcre sanctioncd under their twofold politica! and military aspect by it s annexation under Napoleon to th c Kin gdom of ltaly, it would be impossiblc to forget th a t the present ethnical composition of the Upper Adige is only the resull of forcible additions a nd foreign in va sions in a ba sin which, in its geogra phical , hist o ricaL and economic-political aspects, is definit ely ltalian.

«At the beginning of tbc XIX th century thc ltalian clc mcnt wa s stili tbc prcva lcn t

o ne, not o nly to the south o f thc Napolconic fronticr but in thc wbolc Venosta Valley . in part of the districts of Brixen, a nd, ta ken as a wb ole . tbere we re a t least 45,000 ltalians in the Upper Adige propcr. But even settin g ali tbis aside, tbe facl would stili remain tbat tbc territory lying between tbe prewa r Italian po liti ca ! fro nti er a nd the fro ntier we now ask for.

i.e. the co untry of the Tren tin o and the Uppe r Adige, whicb form s a single geogra phical unit, is inhabited as a whole by a populatio n of 600,000 so uls, o f whom 420.000 (380.000 accordin g to Austrian sta tistics thcmscl vcs) are lt ali a n speaking. E ven if thc inclusion of the Upper Adi ge in th e Kingdo m o f Ital y we re no t justified by so ma ny reasons of defcnce and security, the mcre fact of th c numerica ! supcrio rit y of thc ltalia n po pulatio n (which acco unts for almost 70 ':1., o f tb c to tal) in a country which it is impossible for peremptory reason s to di vide, would require that th c tcrri tory be reunited to its natura! economie and national environment.. .».

* * *

As it is, no se rious o bjectio ns wc rc put fo rth aga in st the It a lian cla ims. Some d o ubts rai sed as to thc advisability o f thc full applica tion of tbe Trcaty of Londo n , in considc ration of the fact tbat a group of non-Ita lian speaking inha bitants dwcll within tbc Brenner line, and the claims brought fo rward o n thc se grounds by the Austri a n dclegation, wcre easily

o vercome aftcr brief un ccrt a int y.

Referrin g to the Italia n M emomndum, the C hief of the Amcrican committec of experts, in making is recommenda tio ns on March 16th, cxpres sed tbc o pinio n that « the Trca ty o f London line in t be Trentino gives Italy a scc urity of fronticr advantageous in tbe intercst o f disa rm a ment and probably nccessa ry a nd cxpcdicnt if German Austria sbo uld la ter on, as shc well may, be united to G e rm a n y» .

A British Memorandum of th e sa rne period lik ewise rccognized th a t :

« ...T he lingui stic frontier, altho ugh rcstin g on thc solid flankin g buttresses of thc Ortler a nd Monte Cri stallo massifs, is weak in tbc ce ntrc where it cut s across the m a in va lley of the Adige bctwee n Bozen and Trcnt, cxposing tbc latter town to a co nverging a ttack down the valleys o f the Adige, Eisack a nd lusten al, since it lcavcs the passcs ovcr tb c main watershcd , i.e., the R csc hen , the Brenne r a nd the T o blac h, firml v in Austrian ha nds. It must be admittcd that fr om th e strategie point o f view thc Ita lia.ns are thus placed at a serio us di sadvantage vis-à-vi s thcir old Aust rian enemies a nd thc danger is no t diminished by the possibility of uni on between German Austria and Germa ny ... » .

Lastly, Prcsident Wil son him self, in a Memorandum addressed to the President of th e [talia n Co un cil of Ministers, Orlando . o n the foll o win g 14th of Aprii. sta ted th a t he was persona lly quite willing t ha t ltal y should be acco rded a lon g thc wh o le lcn gth of hcr northern frontier and wherever she co mes into contact with Austrian te rrit o ry, ali th a t was accordcd her in the so-callcd Treaty o f Londo n » .

Wben ali do ubts had been definitely overcome by the full recognitio n o f the validity of tbe Italian claims, and wb en tbc persistent Austri a n claims, based substantially o n tb c principlc of a « Iin guistic fronti er ». had bcen se t aside, th e Allied a nd Associated Powers on September 2nd reconfirmcd th eir refusa l to o pen up a disc ussio n on the Upper Adige fronti cr, fo r th e followin g reasons:

« ... As to tbc tcrritorial fron tiers fi xed fo r thc Rc public of Austri a . the Allied and Associ a ted Powers canno t admit a nv cssential modifica tio n o f tbc decision s which bave been a lrea dy communica ted. These deci sions havc bccn made a ftcr months of th o rough studics ; and there has no t bcen a singlc a rgum ent in the remarks submitted by the Austrian Delegation th at has no t bee n cxamined b y the C onfercnce ... As to th c T yro l, the Alli ed a nd Associ ated Powers bave becn struck by tbe fact tbat during lon g ycars thc ltalian peo ple have been exposed to a menace , intentionally directed against their very !ife. This menace resulted from the possession by Austria-Hungary of advanced military positions commanding the Italian pl ains. Under these conditions the best solution, in the opinion of thc Allicd and Associated Powers, was to grant ltaly her natura! boundary of the Alps, she has claimed for so long ... ».

The events which have occurred from 1919 unti! now have altered nothing in th e Premises which led Italy to ask , and the Allies to approve, her extension to her natura! frontier on the Brenner; if anything, they ha ve only strengthened Italy 's reasons and rights for maintaining the goal she attained at that time. In this connection , it is not irrelevant to point out that the legitimacy of the ltalian Brenner frontier even after thc Anshluss, was solemnly recognised by thc German Reich. The cxplicit recognition contained in the Ttalo-German agrcement of May 22nd, 1939 (« ...considering that the common frontiers, fìxcd for ever... ») and the one implied in the agreements of 1939 relating to the option and transfer of the foreign language population , have solemnly eonfirmed the definite aceeptanee ·--which was not even repudiated by Germany after September 1943 --of the Alpine line as the historical and politica! division between the German peoples and those of the Italian peninsula. Some of the points outlined above are enlarged on in the following paragraphs.

2. THE BRENNER FRONTIER FROM THE GEOGRAPHICAL POINT OF VIEW

Few natura! frontiers ean be so clearly identifìed as the one gencrally designated by thc name of its principal pass (the Brenner), corresponding to the politica! frontier bctween ltaly and Austria as fìxcd by the trea ty of St. Gcrmain in 1919. It follows the crest of the great Alpine chain betwcen the Ortler group and the saddle of Dobbiaco, whence it continues , always along the watershed, to the summit of Mount Pecs, which is the point of junction of thc triple frontier between Ital y, Austria and Yugoslavia.

This Alpine are begins to the north-west of the Stelvio with thc group of the Umbrail mountains (3007 meters), to the north of which follows the Pecs pass (2163 m.), thc Sesswen (3227 m.) and Christannes (3227 m.) group. Beyond the indenture a t the head of the Adige Vallcy known as the Resia pass (in German the Reschensch eide ck, 1705 m.) begin the Venosta Alps , a designation partially correspo nding to the German one of Oet z thaler Alpen (Oetz Alps), a massive block culminating on the line of the water-divide in the Palla Bianca (3736 m.) , the Similaun (3607 m .), and the Altissima (3479 m.). It is rich in glaciers, more especia lly in the northern slope, and includes extensive impervious and uninhabited peak arcas. They are traversed by no passes open to wheeled traffic, but only by difficult Alpine track s at great altitudcs.

The adjoining Alpine are further east is of the same na ture (thc Sugar Loaf 2511 m. , Tribulaun 3096 m.) , stretching to the point where, at the head of thc Isarco river, it descends to the Brenner Pass (1372 m.). But beyond the Brenner the ch ain again rises to a great altitude, forming a wall in the section designated by the Germans as the Zillerthaler Alpen and by the Italians usually ca lled the Aurine Alps, with an imposing sequence of peaks over 3,000 m. high (Gran Pilastro 3510 m., Mesule 3480 m. , Sasso Nero 3370 m. , Pizzo di Valle 321 O m., Pizzo dei Tre Signori 3490 m.) . H ere a gai n wc fin d great glaciers and cxtensive inhabited zones.

The eastern section of the are runs in a southerly direction and is detached from the centrai Alpine chain (Tauri) like a great spur, falling gradually away to the south, with peaks which, however, exceed 2,500 m. in height: the great and impervious mass of the Giants Outlook (Vedette dei Giganti , 3435 m.), and the Corno di Fana (2663 m.) which looks down o n the Sella di Dobbiaco ( 1250 m .).

There can be no doubt that this impressive Alpine bulwark which surrounds to the north the basin of the Adige a nd the Isarco, has alwa ys been con sidered and understood to be the ideai and materia! dividing-line between two worlds, two cultures, two geographical

unit s which are quite distinct topographically. orographically, morphologica lly and climatically. F ormed as it is by an Alpine are o r a n avcragc altit ud e or more than 2.800 meters:

l) i t is tbc water-divide betwecn the basins of t he Adriatic and of the Black Sea; 2) it includcs. over it s wh o le lcngth, cxtcnsivc arcas of snowy o r in my case impcrvious and uninhabited pcaks, forming a rea! barricr corrcsponding in cvcry respect to the requircmcnts of a na tura! fro nticr a s defined by gcographical sciem:c: 3) it circumscribes to the north th e rcgion of Tridcntinc Venetia, which has a ch aracter

o f it s own, clearly diffcrcntiated from that o f th c neighbo u ri n g regions beyond thc Alps, a n d which has th e following gcogra phical fea tures:

u) only three passes (Resi a, Brennero, Dobbiaco) conncct in with thc region s to the north of thc water-divide, whilc a great number of passes a nd vallcys unite it to the latera! regi o ns (Valleys of the Piave, the Brenta, the Sarca. thc Oglio) and to thc Va lley of the Po;

b) the rivers a nd va lleys , sta rtin g from the wa ter-di vide o r dctaching tbemselvcs from i t. a li co nverge to wards thc south. confe rrin g a uniform eharacter o n the whole regio n ;

c) th e clirnate, flora , and fa una bave th c chara ctc ri stics of th e southern regions whi ch di ffe rentiate them clea rl y from thosc mct wi th o n thc other si de of thc Alpine crests; they have a decisive influence a lso o n ma ny aspects of human life. Even the barriers which characteri zc som e of thc va lleys fo rming a se rics o f basins -among the best known a re those of Salorno, of th c Avisio a nd of thc Noce --not only are of no spccia l geographica l importance but do not cve n rcpresenl a limit or a linc of demarcation from the po int of view of climatc or vcgctation.

Thc only divergencc betwecn tbc rcspective lin e of th e po litica ! and geographical fronticrs is fo und in t h ree very brief sectio ns in whi ch thc water has been assigned in full t o Italy. These are:

i) a t the R esia Pass, w h ere thc fronticr reaches slightly north ward; ii) in th e rcgion o f San Candido (lnnikcn) whcrc thc road junction of that namc, at whieh the roads coming from thc Valley of thc Drava . thc Pass of M . Croce di C o melico and the Saddle of Dobbiaco mee t, represents the natura! link bctwecn thc communications connecting the uppcr vallcy of the Cadore and th c Valley o f Pusteri a. It is therefore natura] that thi s junctio n, which connects two regions of ltaly, should be included in ltalia n territory; iii) in t he basin of T a rvisio. a rea l wcdgc bctwee n thc t wo uppcr basins o f the lsonzo and the T a gli amento. It is a vcry important ro ad a nd railway junction, the point where thc three mountai n sys tcms of thc Juli a n, Carnich and Caravanic Alps meet, whcre three civilisations , thc R oman, tbc Gcrman, and the Slav. converge. Its posscssion enables lta ly to have a carriage road bctwcen thc Valley of the Fclla and that of the Jsonzo, 17 kil o mcters long, instead o f havin g th em connectcd by a road 150 kms. long.

3. THE BRENNER FRONTIER FROM THE STANDPO!NT OF SECURfTY

The natura! features that make the Brenner bo undary a geographically perfcct one, a lso eonfer o n tha t line thc value of a n incompara ble strategie frontier, eliminating ali special advantagcs to either of th e bordering statcs, whilst ass uring them both the maximum possibilities for self-defencc. As such it must be considc red a s a ffording the best reciproca! guarantee of peace betwcen them.

Thus. while thc Brenner frontier co nfcrs no special offen sive advantages o n Jta ly, thc positions along which it extends. represent from the poi nt of view o f defence, the ideai barrier against ali threats from thc north, a s it consists of a n a lmost uninterrupted ehain of reall y impassa ble bulwa rk s. Only thrce passes ope n to wheelcd traffic (the Resi a, Brenner, and Dobbiaco pa sscs), available for possible allempts a t invasio n, are found along the whole lcnght of its 290 kms. Besides thesc, there are only a few mulc paths ava ilable, thc use of which , moreover, is rest ricted to three m o nths in the ycar and to sm a ll and specialized forces.

Ij any sec tion o( the present frontier were thrust back further so uth , a se rious injury would be done lo the situation of rtaly in !ime of peace, to her defence in case of war, and to her very possibilities of reconstructi o n . Thus:

a) th e frontier line would be con sidera bly lengthened, and above a.ll the a rea available for military purposes would be incrcased by ma ny tens of kilometers :

b) it would run along much wcaker na tura! positions, of no depth , crossed by many wide areas well providcd with facilities , a nd traversed by carriage roads which increase progressively in number the further wc go from the water-divide lin e, unti! they are no fewer than 16, offe ring twelve lines fo r invasion , actual doors opening o n o ur national territory;

c) it would enable an invader to co nce ntra te huge forces a nd war supplies in lime of peace on the lta lian side of the obstacle represented by the water-divide, and to assemble them in tbe wideareas and operational bases of Vipiteno, Val Venosta , Pusteria, a nd the Basin of Bolza no (in thi s respect, acco unt must also be taken of the adva nt age conferred by the extensive carriage road and railway net converging on the !nn valley) ;

d) it wo uld afford an adversary great fac ilities for manoeuvrerin g favoured by excellent road and railw ay systcms for crossing the Alpine ridges, and lying parallel to the frontiers;

e) it would compel Italy to provide herself sooner or later with a new costly system of dcfence, the organisation of which as also the need, even in pe ace time, of large forces to garrison it would imply vast expend itures which tbe country requires for the work of reco nstruction .

l! should also be remcmbcred tha t if it is true tha t technical progress (avia tio n, mechanised transport, the increa sed range of a rtillery, long range wcapons like the various «V» weapo ns) has greatly reduced the defe nsivc value of land frontiers , it is ali tbe more necessary to see k a protection aga inst tbese new offe nsive menaces in the only clements which still preserve a certain bindering val ue -such as mountain barrage, thc cover of the terrain , the greater depth of the dcfensive bel! -a nd whicb the present frontier actually affords It aly.

* * *

The ltalia n people earnestly hope that an effective system of collective security and a rea! und ersta ndin g among the Nations, may assure Europe a long period of peace such as would lead to th e di sa ppearance of the need , and even of the idea , of strategie frontiers in the relatio ns between States. But two tbousand yea rs of history cali th e a ttenti o n of tbe ltalian s to the threa t represented for the Peninsula by the tendency of compact and aggressive masses of the Germanic races to gravit a te towards Ital y' s northern frontier and wbo, tbrough t bc Brenner pass and down tbe upper valley of the Adige, bave repeatedly found a highway for their invasi o ns.

The desired revival of Austrian independence and the firm dete rmi nation to preserve thc peace which inspires the great Allied Powers, and with them the whole human family, has removed fo r the lime being this imminent danger. But ìt cannot be said to be equally certain that the danger has been defìn ite ly exorcized. It should be borne in mind tbat if Austria --·-after the failure of the disastrous na zi experiment -seems now defìnitely desirou s o f recovering and preserving her own po litica! identity, it is no less true that the Ansch/uss, though realized under the nazi regime, had bcen one of the aspirations of the socialdemocrats which madc it sclf fel t more than o nce in thc immediate post-war years and whicb took definite shape in the Schobert-Curtius pi a n of 1921. It cannot tb crefore be cxcluded that in a more or less remote future , when the memories a nd a nimosities caused by recent ce nts will bave dicd down, the tendency of the German peoples to unite, ma y again ari se an d get th e upper hand, though under another emblem than lhe swastica. In considerin g tbis problem wc should also bear in mind the special ties whicb exist between the populations facing each other on the Brenner frontier -the so-called Northern Tyrolese and the contiguous Bavarian population s. These ties, dating back to a common origin and to a comm o n historical background, and which from many points of view are more intimate than tb ose existi ng between the Tyrolese a nd the rea! Austrians, had made t hemselves more strongly fel t after the la s t world war. making of M unich, a n d indirectly of Berli n, much more than of Vienna, th e driving ccntre of the irredenti st movement in the Upper Adige. We cannot therefore exclude that the future may bring about the growth of a tendency in favour of a reunion, 1vithin or apart Fom an independent Austria, of th e Tyrolese province with those of Ba varia. This would be the fìrst step towards the reconstruction, north of the ltalian frontier, of a powerful Germanic State; and this prospcct confirms the nccd for Italy to consider the question of her fronticrs in function of the generai and wider problem of her relations with the Germanic world. rathcr than in funetion of tbc more modest one of ber relations with th e Eastern March.

Tbc discussions wbich took piace afte r tbc first world war in connection witb the detcrmina tion of tbc ltalian northern front iers, aiTord a va luable preceden t in this regard. As is more fully recalled in § l , those discussions led to tbe unanimous and specific recogniti o n of the need of assuring ltaly a solid strategie frontier which, in the interest of ltalian security, disarmament, and peace would be sucb as no t a « to piace the ltalians a t a serious disadvantage vis-à-vis their old Austrian enemies», a li the more so as « the danger is not diminished by the possi bility of a uni o n between German Austria and Gennany». This frontier could be no other than « the natura! boundary of thc Alps. so long claimed by Ital y».

A reference must be made to thc basin of T arvisio . The occupatio n of this basin represents for Italy the possibility of defending and protecting the upper valleys of t he lsonzo and the Tagliamento against thrcats from thc north-east, barring onc single access instead of four (Camporosso, Pred il. Somdogna and Nevea) which wou ld have to be defended . should the fro nti er be pushed back. Morcove r the possessi o n of the basi n of Tarvisio makes it possible lo have carriage communications betwee n the Fella and the Isonzo valley ovcr a distance of 17 kilomcters instcad of 150 kms., a nd requires for dcploymcn t a front of onl y 27 kilomctcrs instead of one of 52 kms., should the fronti er be pushed back to thc soutbern bordcrs of that basin.

4. THE BREN NER FRONTIER FROM THE ECO , 'OMI C STA N DPOINT

Thc Alpine watcr-dividc. besides affording a nct divi sio n of a geographical and military character betwccn thc slopes dcscending towards the Adri atic and those descending towa rd s the Black Sea , is also thc natura! parting lin e bctwecn two differcnt economie sphcres.

Wc need only recall thc fac t that from 1866 to 1890 the whole region of thc Uppcr Adige suffe red from a severe agricultural and generai econo mie depression , due precise ly to its detachment from Lombardy and the Veneto and to thc dcstruction of many natura] economie ties which had a lways existed bctween those rcgions and those of thc Trentina and the Upper Adige. For thc same reason the anncxation of thc latter provinces to Italy, by opening up once more to them thcir natura! outlct towards the vallcy of thc Po and the other parts of th e Peninsula, was immcdi a tel y followed by grcatcr commerciai activity and a fuller and mo re ratio na l dcvclopment of thcir econo mi e resources.

These natura! factors, and the en terprise and industry of thc lt alians who devoted to Tridentine Venetia in generai an d to the Upper Adige in particular much greater efforts than had ever been made in thei r bchalf by Austria, cxplain the remarkable growth of ali the activities of th e rcgion. which has bccn definitely inscrtcd in the sphcre of Italian econ o mie !ife from wh ich it could only be again torn away with reciproca ! and very scrious damage.

Apart from the far from ncgligeable cost mel by the State for the con ve rsion of the Austrian currency and governm ent secu ritics (nearly 1.250 million lire), a nd the huge sums assigned fo r public works (among othcrs. 490 million lire as a contribution for road building and 700 million for railway works), the figures givcn furt her on fully illustrate not only the importance of thc rcgion , but also the impressive etTort made by ltaly to develop it more fully, and the rcsults which werc attained .

An exa min ation of thcse figures shows in particular:

a) In many direction s there h as been a rcmarkable development since 18 18 due to anncxation lo ltaly. Thus, in the case of thc h ydroelect ric industry, the most important of the regio n, the increase has been tcnfold: in the case of thc metal, engineering, and ch emica l industries, thesc activities are practicall y completcly ncw oncs.

The introduction and growth of ali these activities has abundantly offset th e inevitable dccii ne or depression of some small l oca l industries: a dccii ne an d depression that were due to generai causes which bave affected similar small industries in ali European countries.

In thc last few years before the war Bolzano was becoming an important industriai centre. While the old heart of the city had retained the architectural character it owed to the long Austrian rule, the suburbs, which wcre growing in size and importance from year to year. had acquired the appca rance and thc population of a modern ltalian city.

Even thc tourist industry. which had already been well developed and cquipped in the period preccding thc first European war, has becn furthered by the building of new roads and the improvement of those already in existence. Ali the minor valleys are now crossed by motor traffic roads. and spccial care has bcen takcn to interconncet the various valleys. In 1935 regular motor bus serviccs were running over 1067 kms., and in the summer de luxe tourist motor coaches ran over a distancc of 2571 kms. By far the larger number of thesc services had bccn organized since 1918. It should be added that nearly 70 % of the tourists were ltalians, thus assuring that permanent clientèle which is essential for the upkcep and development of those hotels , therapeutic, and sports installations which made it possible to direct towards those provinces large number of foreigners, with a corrcsponding considerable influx of foreign cxchangc into the region and into ltaly as a whole.

b) Thc province of Bolzano has played a leading part in this intense economie development. Two thirds of the elcctric power generated, almost the whole output of the meta! and chcmical industrics, thc great majority of thc tourist trade of the region are ali centred in the Uppcr Adige.

c) The large percentages which the leading economie activities of Tridentine Venetia rcpresent of thc totals for Italy, bear witness to the complcmentary charactcr assigned by nature t o that regio n in its relations t o thc other parts of the Pcninsula. Thesc charac!cristics havc been dcfinitcly conso1idatcd during the last twenty-five years.

The plants in the province of Bolzano alone account for 22,8'/;, of the total output of the important ltalian aluminium industry ; whi1e in the production of fertilizers they account for 15,7 % of the output of sulphatc of ammonia and for 22 ,9% of that of calcium nitrate. The local output of magncsium makes up. practically, for thc whole of Italian production. Thc forests of thc region contribute 3,516 c.m. of timber, being 18.2 %, of the tota1 Italian output, thus considerab1y reducing lta1y 's depcndence on foreign supplics for this essential product. In the very important item of rosins and turpentinc (colophony products) they account for no less than 83,3 % of the tota1 ftalian production . The !ourìst trade, mainly centred in thc province of Bolzano, with an average annua! entry of foreign exchange equivalent to 15 million dollars , covered 14% of ltaly's adverse tradc balancc. Thc output of tobacco, obtained mainly from thc Trentino , and that of fruit and butter, mainly from the Upper Adige, made a notable contribution to Italian economy.

Particu1ar referencc should be made to the hydro-electric plants of thc region. Taking the figure s for 1942 , thc electric power genera t ed in the two provinccs amounted t o K w h

2.672.000.000 (of which roughly 7 1% generated in the province of Bolzano) , representing

14,5% of thc tota l for Italy. Of this amount less that /0 % represents the average conswnption for strìctly /oca/ necessities, including railway traction and minor industries (K w h 246.996.000 in 1941). thus lcaving a nel surplus of over 90 % which is released for the necessities of national industry.

Takcn from another angle, this surplus reprcscnt s approximately 22% of the total power generated in Northern Italy (the Tre Venezie. Lombardy and Piedmont) and will further considcrably increasc once thc plants under construction are in full opcration with their estimated-yearly output of ovcr K w h 1.000.000.000, entirely earmarked for consumption in the ncighbouring Italian provinces.

Th e tora! outpul of' electrìc power in the province of Bolzano alone ( Alto Adige proper ) . including the estimated productiun of'the plants under construction, is equivalent to 2-3 million tons of coal (betwcen kg. 0,800 an d kg. 1.200 of coal per Kwh, according to quality), representing between 14-21% of the average year/y consumption of' coal by Italy (14.216.995 tons in 1938, of which 11.816.995 tons impor!ed and 2.400.000 tons produced locally).

PRJNCIPA L ECONOMIC AC TIVITIES O F TR!DENT INE V ENETIA

Tota l % o f Trident. Pro>. or Pr ov. o f

ACTIVITIES Tridcntine ltaly Ve nc tia to Bo lza no Trent

Venetia ali ltaly

l. ELECTRI C I ND USTR Y l

lnstall ed Power (OOOK11 ·) Before 1918 é{6.lJ 21.9 58,3 Afte r 1918 446.4 224A 670.8

ToT~ L ~m.:J 24.fi.3 7:29.6 5.290,6 13,1

Power gene rated (mìllions of' Kwh): 2 Plants built befo re 1918 155 .3 74.4 229.7 id after 191 8 1.753,8 6ò9, 1 2.442 ,9 T OT J\L 1.909. 1 76 3,5 ?. .672.6 18.299,7 14,5

New plants (already planned mul mostly under constru c rion)

Estima ted output (mìllion s <!/' K11•h) 700.0 300.0 1.000,0

2.

M ETA L I N D UST RI FS Aluminium (000 tons) 20.4 3 29.0 90.0 4 32,2

3.

E NG INE ERIN G I NDUSTRIFS Moto r Yehicles (rlwusands ) 2,0 2.0 69 , 14 2,9

4.

CH EMI CAL I N DL'ST RIES Sulpha te of ammonia (()00 1ons) 33.0 1 33.0 209.6 4 15.7 C a lcium nitrate (000 tons ) 29.7 1 29.7 129.64 22 ,9 Sodium n i tra te (000 tons) J.3 3 1,2 63 . 14 2.0

5.

TOBACCO INIJL:ST RY Snuff ( tons) 47.4 47,4 4,92 Pipe tobaccos ( tons ) 530.0 530 ,0 7,06 Cigars and cigarettes (wns) 160.1 160. 1 3,75 Cigarettes (tons ) 2.8 07.2 2 807.2 9.10 By-products (Iom ) 180,8 180.8 35.44

6.

F O R tST I ND US IKI ES Tim ber (000 e. m. ) 3 19.8 322.4 642.2 3.516.4 18.2 Fire-wood (000 rons) 66,1 164,3 230.4 3.754.5 6,2 Rosin and turpcntine lqls) 356,0 427,0 83.3 Bark o f tans (q/s) 2.242 ,0 25.554,0 8,7

7.

D AIKY I ND USTRI E$

Butter (000 1011.\') 1.3 1.1 2.4 44.7 5,3 Cheese (000 tons ) 0.5 2.7 3.2 222.9 1,4

8.

T OUR IST I NDL;STRY Guest days (000 ) 2.221.0 12.112.0 18,3 Valuta received (1nillìons) 300.0 14'/\, 5

9.

fR U IT PRODL:CT ION Applcs (000 totl.l' ) 25,4 4 .9 30,3 207.0 14,5 Pears (000 tons ) 10,2 3. 5 13. 7 150,4 9.1


1 See: t< Gr~ndi ut iliZ7a7ioni idra ul iche pe r forza motrice>> publi~hcd in 1942 by the ltali;m Mi ni!' lry for Pu blic Wo rk s. ! Output fo r l ~2. :; Outp ut fo r 1943. 4 O utput for 19JH. 5 Perccntage of averagc ltalian trad c de licit

5. THE ETH NICAL. SIT UATION

ltaly' s northcrn gcographica1 fronticr includcs in ltalian territory a Gcrman spea king mino rit y, formed in part by immigrants of German race but in part descended from h a lian pre-Germa n groups wh o in the course o f m an y centuries, and more especially towards the closc of lhe Middle A ges, gave up lheir o wn 1angua ge. The m inority consists therefore ra ther of persons of alien speech tha n o f a1ien racc.

The most relìable ca1culatio ns piace these mino rities o n the eve of the first wo rld wa r a l less than 220,000 persons (234,000, according to Austrian statistics themse1ves) o ut o f 64 5,000 inha bitants fo rming the total population of Tridcntine Vcn elia. They lhus accounted for a bout 35°/., of thc to tal , mosl o f wh om -proba bly 200.000 --centered in the northern pa rt o f th e terri tory, commonly known as the Upper Adige, and corrcsponding roughl y spcaking to the province o f Bo lzan o .

As is kn o wn , under the rta lo-Genna n agrecments of 1939 the members o f the non-ltalia n speaking minorities were all owed to dcclare whether they « pledged themselves in a bsolulely definite manncr to opt fo r thc acquisiti on o f citizenship o f the G erman Rcich and lo transfer them sclves to Germany» or whether thcy wished to remain in ltaly a s lta lian citizcns.

A ca rcful cnquiry then made jo intl y by th e Italian and Germa n authorities a scerta ined their number to be 266 ,985 persons, o f whom 229,500 in the pro vince of Bolzano and 37,485 in th e three other mi xed-1anguage zones (pro vinces of U dine, Belluno, Trento). The official report published o n January 9th, 1940 stated thal o f thi s numbe r 185,085, o f who m 166,488 o f the provin ce o f Bol zano a n d l 8,597 o f the other zones, opted fo r G erma n y l . A ca lcu1atio n which ca n only be a pproximate, since il has bccn so fa r impossiblc to make a n ex ha usti vc enquiry, but which is howcver bascd on reliablc evidence, 1eads lo believc tha t

o n the cvc o f the armislice 125 to 130 thousand of the aforcsaid oplants had a lrea dy been regula rly na turalized G erma ns, a nd o f thcse, according lo the fi gures supplied by the Ita lia n frontier offi cers, no fewer than 77 ,772 had already transferrcd themselves to Germany by thc l st of Scptember 1943. lf we presume t hat no ne others left fo r Germany after t hat date, the a bovc menti o ned sta ti stica] returns would show th a t the fo rei gn la ng uage minority in al/ r~/ tlze mìxed lang uage minority numbered a t the time, 189 .213 persons, l 07.313 o f w horn ha d applied for (and aproxima lely 50.000 had obta ined) G erma n citizenship, whil st 8 1.900 had ex plicitl y or, by abstaining from opting, implicitcly exprcssed tbc intention of rem a inin g in Tta lian territo ry as Ita lian subjec ts.

For an estim a te of the res ulting situatio n it is to be emphasized th a t these figures refer to thc fo reign langua ge group of four provinces (Bellun o , Bolza no, Trento and Udine) , and that they tak e into accou nt only one asp ect of the movement o/ population whìch has occured suhsequent to the options. In ali the territory in question there has in fact ta ken pi ace since 1939 a ra pid increase of the Italia n speaking group, due lO the na tura! inl1ux of a considerable number of ltalia n fa milies who bave settled there in th e piace of the departed optants. A relia ble estimate places thc rta lian-spcaking popu1ation established in thc province of Bolzano a t the eve o f the Armistice in September 1943, in the neighbourhood o f 115.000 souls.

Bea ring t hese facts in mind, it is particula r1y instructive to recon struct the ethnic situation which had been brough t about in Alto Adige propcr (province o f Bo lza no) a t the beginnin g

o f september 1943. Na mely: Italia n speaking gro up 115.000 (41 ,6% ) ; G erma n speaking group

159.520 (57,7"/n ), of which aproximately 63.000 (22,8'Y,, ) had in 1939 confirmed their intention


1 N o rc. -The figure given for the optants is tha t containcd in the official comnunication published on January 9, 1940. T here is reason to believe that it was not accurate. A recent examinati on of the special register compiled in the severa! communes would show that the optanls for Germany in the province of Bolzano alone were 198,784 (instead of 166.488). But neither can this figure be considered delin ite as there was a subsequent revision of the options, some of which were rcpealcd (for humane reasons, on the ground of mora] coercion, etc.) whilc others were conlested by the ltalian Government (in the case of persons of Italian origin). A return dated Aprii 30, 1942, made by the ltalian High Commissi oner for thc execution of the Agrecments, in conform ity with the above principles, places the number of opta nts for Germany at 186,898, i.e. 12,000 less tha n given by the other calculation. 1t is certa in that from Aprii 1942 to Septcmbcr 1943 the number in question was fu rther reduced.

These diffe rences do not howevc r make any substantial change in the tcrms of thc question. At the most, they would increase the number of those who had undertakcn to leave and acqui re German nationalit y. Anyway to avoid confusion. also the subsequent tex t of the prese nt memorandum is based on the official figurcs of January 9th , 1940.

of remaining Italian subjccts. lt is worth noting that the ltalian spcaking population taken jointly with the German-speaking section which had not optcd f()r Germany totalled at !cast

178.000 (64,2% ) against aproximately 96.500 who had optcd for their transfer t o the Reich .

Due allowance bceing given for the lcmporary presencc in the region of Allicd Forces and of a considerable number of Reich-gcrman s (prisoners of war. formcr oflìcials, refugees, etc.), and for the rcturn of some thousa nd previously emigrated optants, it can safely be said that thc foregoing stati stica! figures retl ect with fa ir aproximation also the actual present-day situa tion. Indeed, with regard to the lta!ian spcaking scction of the population, although no exact and offieial data are available. there is every reason to believe that, if anything, it has further increased in thc meanlimc.

The obvious conclusion is that. as a res ult of the annexation of these lands to ltaly, of the economie developmcnt of the regi o n (scc § 4) and, finally, in consequence of thc movement of population brought abo ut by thc options, the ltalian speaking group in Alto Adige has increased everywhere at a very aecelerated rate, leading to a steady a nd substantial modification of the ethnica1 composition of the te rritory, to th e exclusive advantage of the ita1ian element (which has risen from 16,7"/., in 1910 to 29,2"/,, in 1939, a nd lo 41,6'/\, in 1943).

The agreements of 1939 have never been denmmced by Germany , not even after the armistice of September 1943 and the state of war which followed thereon , on October 13th, between lta ly and Germany. Indecd , the Gcrman occupy·ing authorities, after the 8th of September 1943. explicitly dcclared that these agreemenl s could nol be held to bave lapsed and gave them a certain measure of effect, even though whil st so doing thcy committed a whole series of open violations of the terms agreed upo n .

On the other hand, as the fact that the agreemcnts havc not yet becn full y carried o ut is quite independent of the will of Ital y, and cannol the refore be urged a s a rcason for considering that they have lapsed, 1hcy may still be held lo be valid and operative. It is, anyway, beyond al! question that the juridica1 consequences which have already taken effect in the course of the application of the agrcemcnts would relain thcir full validity a!so in the case of the latter beeing considercd vo id. Ali those who, foll owing their option, have already acquired the German cilizenship, havc thcrcfore definitely lo st the ltalia n citizenship.

So much for the state of thc case. The ltal ian Government is howeve r firml y reso1ved to follow a policy inspired by principles of liberty , democracy, and of comprehension and respcct of the highest human values, such as will assure the developmcnt in Tridcntine Venetia of its special cthnica1, cultura! and economie features. and a llow a revision of some of the aspects of the situation which ha s becn brought about by the agreements of 1939.

These principles can find ex pressio n in the fo llowing det erminations: a) The acceptance of the principle of a revision of the options made in 1939. The Italia n Government, in short, intends to allow that ali lhose who, acting at that da te under the influence of fascist oppression and nazi propaganda. pledged themse lves to abandon their native land and acquire German citizenship , but in fact never implcmented theìr former decisìon , be afforded an opportunily of reconsidering their case. Due exception beeing made for those who have show n themsel ves unworth y thereof, the ltalian Government will, in principle, be happy to sec thcse inhabitants remain in thc la nds which their labour and perseverance ha s enriched. Thc la tter. on their part. will undo ubtedly fìnd under th.:: democratic institutions and within the framework of a renewcd ltaly . full opportunìty of a peacea ble and harmonious developm ent , and will cerlainly bring a valuable contribution to the lask of natura! reconslruction, both in the materia! and in the spiritua1 field. b) The adoption of suita ble measurcs for guaranleeing to thc foreign language and foreign race minorities the official use of their la nguage, frcedom of education, the protcction of their culture, a large measure of admini strati ve autonomy, a nd adeguate politica! representation which will enable them to protect thcir spccial intcrests. Thc ltalian Gove rnm ent is firm1y resolved tha t these mcas urcs shall affo rd serio us g ua rantees lo the populations


1 On the matter of the optants who had emigratcd to Ger many before September 1943, the figures relating to the province of Bolzano have been estimated by applying a proportional reduc tion to lhe total figure of 77.772 which, in fact. covered thc whole of the mixcd language territory.

concerned and to thi s end proposes to submit them in due course to the Constituent Assernbly in arder th a t they be sanctioned in the fundarnental la ws of the State. The study of these measures has a lready been undert aken a nd a number thereof has in the meantime found practical application in special new legislation.

Tn an appendix hereto will be found:

-the Official state ment of policy by the Council of Mini sters o n July 11th, 1945, on the questio n of the foreign race and language minorities; -a summary of the Legislative D ec ree concerning the clernentary schools in the province of Bolza no, approved by the Council of Ministers of Octo ber the 2nd, 1945 ;

-a sumrnary of the Legislative Decree conccrn ing the use of the German language in th c territory of thc province of Bolzano, approved by thc Council of Mini sters on October 14th, 1945;

-a summary of the Legislative Decree o n the revisi on of the status of citizcnship of those who had o pted for Germa n, ci tizen ship appro ved by the Council of Ministers o n N ovcmber 21st , 1945 .

0FFICIAL STATEMENT O F ]ULY, 12th , 1945

«Yestcrday a ftcrn oon tbc Couneil of Mini stcrs , a ftcr hearing the co mrnunications of thc President on thc policies it is proposed to adopt in rela tion to the foreign la nguage and foreign race minorities, approved the following decl aration:

«The lta lian Government reaffirm tha t the dernocratic refo rm of the State necessarily irnplies the grant of special guarantees to citizens speakin g a 1a nguage other than Italian.

«Not only will t h e free use of their la nguage be allowed an d guaranteed in private business rel a tions , in pubhc rneetings, in public worship , in the press, but also in their rclati o ns with the politica! , administrative, and judicial authoritics. In those p1aces where citizens speaking another la nguage tha n lta lian represent a con siderable percentage of the popul a tion , they will be guaranteed thc use of their mother-tongue in th e public school s, for teaching and ali o ther purposes.

«The specia l requirements of th e zones inhabited by people of other la ngu age o r t ra ditio ns wili be protec ted by a suita ble regime of l oca l a uto nomies.. ».

SUMMARY OF LEGISLATIVE DECREE APPROVED ON 0 CTOBER 2nd , 1945 (Eiernentary teaching)

The D ccree co rrcsponds to the proposals freely put forth by the school authorities in th e Alto Adige with t he approvai of the competent Allied Authorities, and offers the elementary school s in the province of Bolzano a statute designed to cnsure full parity of rights to the two language gro ups. Teaching in the elernentary sc hoo ls of the province shall henceforth be carricd out in the pupil's mother language by teachers belonging to th a t sa me language group. The appurten a nce to onc or the other language group will be established by th e free statement of the parents or tutor.

The Decree provides also for the suppl ementary teaching of the secon d lan guage to ali thc pupils, the curriculum ha vin g ho wcver a preva lently co nversational ch aracter. Religion wil l be taught in the mother la ng uage. Special classes shall be in stituted whenever the pupils of th e language group which is locally in minorit y reach the nurnber of eight. The Dccree also rates the distribution of the sch ool burcaux of the province, in arder to ensure the presence of ofTicial s and inspecto rs versed in the two lang uages.

SUMMARY OF LEGISLATIVE DECREE APPROVED ON 0CTOBER 14th , 1945 (Use of G errnan la nguage)

fn accordance with tbc generai principles ad opted in re spect of ali non ftali an-spea king minorities, the Decree sanctions the introduction in Alto Adige of the use of the German language both in cveryday relati ons with the official a utho rities and in official docurnents. The Decree , which is rnuch o n the lines of thc sirnilar measures approved for the Val d ' Aosta, also provid es that ali pub1ic records should be accompanied by a German tran slati o n.

SUMMARY OF LEGISLATIVE DECREE APPROVED ON NOVEMRER 21st, 1945 (Sta tus of o ptants)

The Decree admits in prin ciplc tha t those who in 1939 opted for German citizenship, and even subsequently obtained it but did not in fac t tra nsfer themselves to the Reich, may apply for the return of ltalian citizenship. The req uests will be decided upon by a mixed Commission , which will particularly take in to acco unt the attitude maintained by the applicant and his, o r her, activity after September 8th, 1943. Special weight will be given to humane and family consideratio ns. Individua ls belonging lo certain well defi ned ca tegories (such as war criminals, leading nazi exponents, etc.) a re o n the o ther ha nd deba rred from the above co ncession.

TABLE SHOWING THE JTALIAN AND GERMAN POPULATION IN THE UPPER ADIGE FROM 19 1 0 TO SEPTEMBER 1sT, 1943

h /

/ 0 or llalian German Italia n speaking

POPULATION Others1 T o tal

speaking spcaking of total populatìon

Upper Adige Trentina TOTAL Venez ia Trid. 220.697 13.450 234. 147 16.5 32 370.854 387.386 7, l t;;;) 96 ,5 % 62,2 ~~<) 10. 775 12.23 3 23.008 248.004 396. 537 644. 54 1 Upper Adige 205.090 32. 139 9.000 4 13,6 '!/o 10.77 5 248.004 205.090 41.1 39 16,7'!1., 1. 77 5 248 .004 . . . . . . . 190 .855 36.734 16. 1% 24 .495 252.084 1939 6 Upper Adige 22 8.293 78.201 25,8 °1~) 7.495 3 13.989 1939 7 Upper Adige 215.8:!6 90 .668 :!9.2';1., 7.495 3 13.989 1943 g Upper Adige 159.520 115.000 41 ,6% 2.000 276 .520

1 In the 1910 censu ~ this fi gures incl u d ed bot h A ustr ìan citizc n o f o the r languagc a nd for~ig ne rs (m ost o f t hese wc re lt a lians from the K ingd om of lta ly). In respect o f 192 1. 1939 a nd 1943 t his figure o n \y rc fe rs to fore ig n citizens.


2 Austri an census of 19 10.


3 F igu res obtained by the very careful calculation madc by Pro f. A. R . T oniolo hased o n t he re t urns o f thc Aus tr ia n cens uses fro m 1880 IO 1910 and o n a n im parti a l c riticism of the sou rccs. (Cfr. (ili itolùm i itt A fro Adige in « Archi vio d e ll' A lto Adige )), 19 16. pp. 14 1-335).


4 Toniolo in h is study cstimates a t about 9 ,000 th c number o f lla lian -:; ubjects permant; ntl y resid ing in th c rcg io n . in addi tion to the lt a lia n s having Auslri a n ci tì zenship . T he y we re no t re turned for the purposcs o n the cen sus. as wen; thc o lhe rs, o n a Ja ngua gc basis, but were retumed under the generai heading o f « fo rci gnef:';)) . In ex pec tation or as a result nf Il a lian int ervention in the war. evid en tly the great m ajo rit y of these took refuge in the Kingdorn o f ltaly. a nd h ad o nly· in pari ret u rned in 192 1 to their fo rme r residences.


5 The heavy red uction in the number o f Genna ns wh ich occu rre d between 19 10 a nd 1921 should cause no s ur p rise. In 192 1 a pa rt o f them ha d not yet acq ui red lt a lia n cit izen ship and thei r n umher therefo re incrcased t ha t of thc fore igne rs. S u bsequently m a n y o f the m acqui red ltatia n ci tizen sh ip.


6 A re turn m a de on 3 1/ 10 /1939. In co mplia nce "·ith a n abs urd ç]aim a dvanccd by the G crma n s. the 4~ /. adinh• wcrc includcd in these retums among the <d'oreig n language group )). lt should be n o ted t hat even un de r A us trian rule t he <d_ad ines>> were a lwa ys rcturncd fo r t he cen s us a long with th e lt alia n s. The generai figure m o reover. is sli gh tl y· sma llcr (by 1.207 unìts) than th e one m e ntioned in the

offi ci al communiq ue o f Janua ry 9th. !940 : thc differencc o bviously bein g due to s ubsequcn t re vis ions


7 Estim a ted fi g u res obta ined h y subtracting. from thc number o f t hc forcign langua ge group the p resumcd numbc r o f <d .a d in P' livin g in the region and adding it to that o f the h a lians.


8 Tentative fi gure. -The one of the German-s pcaking population ohtained by su bstracting from the total of 1939, the estima teci fi gu re of 69.980 persons who a re presumed lo have left Alto A d ige bcfore Septem her l st. 194.1 T he ligure o f thc ltali<tn-spcaking popula tio n. inclusive of the tl uctua ting gro up. is based on re liable in fonnalion g.athered fro m the various m unicipal records. ·nlc ncw figure fo r the «Others},, based on generai infonnation , had sufferçd a considerahle reduct ion as a consequence of the state o f war and particularl y of the compulsory departurc o f the Reichs-G ermans in 1940 follo wing spccia l agreements between th~ Jta lian and G erma n Governments.

R ESULT OF THE OPTIONS OF DECEMBER 31ST, 1939

In fav o ur

In favour

Entiltled of keeping

of transfer

to opt Italian

lo Gennany

citizen ship

Prov. of Bolzano (Uppe r Adige) Oth er mixed lang uage zo nes (Tren to, Belluno , Udine) .. .. . . . . . . . . . TOTAL 229.500 37.485 266 .985 166.488 18.597 185.085 63.012 18.888 81.900 R ECONSTRUCTION OF THE SITUATION ON SEPTEMBER 1ST, 1943 1 EXISTING

Present

Situation Variation

Prov. of Bolzano

31-12-1939

1-9-1943

absolute figures % of total population

Optants for German citi zen ship 166.488 -69. 980 2-96,508 35,1 % Opta nts for ltalian citizenship 63.012 63.012 22,6% }64,2% ltalia n-speakin g population 78.201 5 + 36.799 4"6 115.000 41, 6% Foreigners 7.495 5 -5.495 6 2.000 0,7%.

TOTAL 3 15.196 276.520

Oth er mixed-/anguage zones

Optants for Germany 18.597 -7.792 10.805 0,83'Yo

Optan ts fo r ltaly 18 .888 18.888


1 According to the figures of the ltalian fronti er auth orities, by September 1st , 1943, as many as 77.772 optants for Germany, ì.e. 42(/'( , of the tota l number. had left already ltaly.


2 In the absence of surcr dala , iL is presumcd that the percentage of tho se who lcft was the sa me fo r the severa! zones.

) Depancù after 1940.


4 Dcfin itely sell led a fter 1939.


5 Figure give n by the Jtalo-Gerrnan enq uiry o f October 1943.


6 Approximate but fully reliab lc figures.

19 10 2 19 10 3 192 1 5 Uppcr Adige
2

De la mémc façon le Gouverncment italien est disposé à envisàger et à favoriser des accords analogues cn ce qui concerne l'exploitation de la houille bianche dans la vallée du Roja.

3

Le Gouvcrnement italien est prét à aller au-devant des nécessités des citoyens français qui possèdcnt des propriétés sur le plateau du Mont Cenis, soit en ce qui concerne la liquidation des remboursements pour Ics dommages évcntuellement subis soit en ce qui concerne des facilités de transit à travers le col du Mont Cenis leur permettant plus aisément l'exploitation de leurs terres.

Sb.

MÉMORANDUM SUR LA FRONTIÈRE JTALO-FRANçAISE'

Le 27 mai 1946, le délégué italien a exposé devant le Consci! des Suppléants les observations du Gouvernement italicn relatives aux rapports de la Commission d'enquète pour la rectification de frontière n. 4 demandée par le Gouvernement français. Après avoir éxprimé l'espoir que l'Italie pourrait étre entendue également au sujet des autres rectifications demandées par la France, le délégué italien ajoutait que son Gouvernement était prèt à aller au-devant des demandes du Gouvernement français, pourvu quc !es sacrifices qu'on lui demandai! fussent compatibles avec la sauvegarde de ses intéréts essentiels.

Persuadé que l'esprit pratique et largement conciliant dont s'inspire la thèse italienne pourra apporter une contribution décisive à une solution du problème qui puisse satisfaire Ics deux parties, le Gouvernement italicn considére qu'il y a lieu dès à présent de préciser ce qui a été exprimé alors d'une façon plus générale. En examinant les requètes françaises le Gouvernement italien s'est efforeé de se pénétrer du point de vue français de manière à tenir eompte au maximum des motifs qui pouvaient le justifier.

Le Gouvernemcnt italien reconnàìt tout d'abord que toute modification tendant à une plus parfaite adhérence de la frontière à la ligne alpine de partage des eaux, a de son coté la géographie et une évolution historique séculaire. Dans ce sens il ne voit point de difficulté à l'aeceptation des rectifications de frontière en faveur de la France au mont Roeciamelone et au Petit Saint-Bernard où une convention pourra régler le droit de propriété de I'Hospice.

' Presentato al Consiglio dei ministri degli esteri il 17 giugno 1946.

Quant à la requète française sur la Vallée Étroite de Bardonecchia, le Gouvernement italien ne peut ignorer qu'clle comporterai! de sa part l'abandon d ' une zone importante de pàturages, et, en outre, que les eaux de la rivière de la Vallée Étroite alimentent la centrale électrique des Chemins de fer de l'État à Bardonecchia. Ce qui parait grave surtout c'est toutefois la réapparition d'un saillant étranger du c6té italien des Alpes et la perle, sur une longueur de 24 Km, de la ligne de faite que la France et le Piémont considéraient depuis 1713 comme leur frontière naturelle définitive.

Néammoins, le Gouvernement italien reconnait que !es populations du Dauphiné et de la Savoie auraient un avantage à disposer de communications directes entièrement situées en territoire français et, malgré l'opposition déjà manifestée par !es habitants de la Vallée de Susa contre une telle amputation de ces territoires, il est disposé à accéder à la requète de la France.

Quant à la zone du Mont Chaberton, la France, réclame un déplacement de la frontière de la ligne actuelle à la ligne Rochers Charnier -Chaberton -Zone du Mont Genèvre. Sur ce point également le Gouvernement italien se doit de faire remarquer qu ' une telle rectification représenterait une grave dérogation à ses dépens au principe d'adhérence de la frontière à la ligne de partage des eaux. Il est vrai que l'on se trouve ici en présence d'un cas particulier puisque le Chaberton , tout en n'étant pas situé sur la ligne de faite, est plus élevé que celle-ci et domine effectivement le bassin de Briançon. Par ailleurs, il ne faut pas oublier qu'il domine tout aussi complètement, du c6té italien, les bassins de Cesana, Busson, Bardonecchia, Oulx, la Vallée de la Dora sur un long parcours et le contrefort Mont Freitève-Mont Assiette. Cela fait ressortir combien la possession en est plus importante pour l'Italie que pour la France. Quoi qu'il en soit, le Gouvernement italien, soucieux de satisfaire au désir manifesté par le Gouvernement français , est disposé, en principe, à accepter le déplacement de frontière demandé .

En ce qui concerne la rectification n. 4 (Terrains de Chasse et Haute Vallée du Roja), le Gouvernement italien estime que son délégué a exposé aux Suppléants, le 27 mai passé, des arguments suflìsants pour démontrer que seules !es hautes Vallées de la Tinée et de la Vésubie présentent pour la France un intérèt économique en raison des vastes possibilités qu'elles offrent pour de nouvelles exploitations électriques. Il a clairement indiqué la bonne volonté de son Gouvernement d 'accéder pour cette zone au désir français , en gardant par contre à l'Italie les populations essentiellement italiennes de Briga et de Tenda qui, il y a quclques jours à peine, ont renouvelé l'affirmation de leur volonté de partager le sort de la mère-patrie, en se rendant en masse aux urnes pour l'élection de l'Assemblée Constituante et pour le Referendum sur la forme de l'État.

Une seule requète reste donc à examiner: celle qui a trait au col du Mont Cenis.

Les éléments relatifs à cette contrée, d'une surface de 8 Km carrés , ont été exposés avec une certa i ne ampleur dans le «Mémorandum sur la frontière italo-française», présenté le 5 mai 1946 au Consci! des Ministres des Affaires Étrangères.

Qu'il nous suflìse de rappeler ici que le plateau du Mont Cenis est entièrement situé en territoire géographiquement italien , c'est-à-dire en deça de la ligne de partage des eaux, sur laquelle passe le tracé de la frontière, et qu'il est entouré de trois céìtés par de hautes montagnes, tandis que vers le sud il plonge en pente escarpée sur Susa, à peu de distance du débouché de la Vallée de Susa dans la plaine du Péì.

Sur ce plateau se trouvaient deux petits lacs qui. cn 1919, par l'initiative d'une société hydro-électrique, furent réunis en un seul bcaucoup plus vaste, de sorte que l'eau couvre actuellement la plus grande partie du platcau, dont la seule importance est par conséquent d'ètre le réservoir des eaux provenant des montagnes environnantes, et la source d'une quantité considérable d'énergie pour l'industrie et !es chemins de fer de l'Italie du Nord.

Les données relatives à cette production , ont été amplement exposées dans le «Mémorandum sur la frontière italo-française » cité plus haut. Pour mémoire, on rappellera que le lac actuel du Mont Cenis compte 32 milllons de m3 de capacité utile. L'eau qui s'y rassemble pendant l'été est utilisée par trois centrales d'une puissance globale de 61.500 Kw. moyennant une chute de 1.500 mètres. La quantité d 'énergie produite en hiver représente 30% de toute la production de la Société Hydro-Électrique Piémontaise (S.I.P.). Sans l'apport de l'installation du Mont Ccnis, il serait impossìble de pourvoir à la distribution d'électricité dans le Piémont, car on perdrait un cinquième de l'énergìe nécessaire en hiver, à moins de renoncer à fournir l'énergie aux particuliers et à la plus grande des industries italiennes, la FIAT.

Le Gouvern ement italien , en cxpo sant la situation hydroélcctrique de la haute Vallée du Roja et dcs Vallées de l'Adige et de Pusteria. a déjà suffisamme nt illustré la nécessité vitale pour l' ftali e, entièrement dépourvue de combustibles solides et liquides, de pouvoir dispose r de toute l'énergie élcctriquc qu'on produìt à l'h e urc actuelle dans Ics Alpes. Il a en plus déclaré à plu sie urs repri ses que , de l'a vis dc to us Ics techniciens italiens et étrangers, cette production ne suffira méme pas aux be soins !es plus lìmités de l'indu strie et qu'elle doit ètre augmentée par la créa tion dc nouvelles installa tion s.

Si, par l' annexion du bassin du Mont Cenis, la F rance vo ulait détourner à son profit la tota lité ou une partie de l'énergie électrique qu'on y produit, cela porterai! à la vie économìque italienne un coup fune ste.

Il paralt cependant que le Gouvcrnement fr a nçaì s serait di sposé à reconnaitrc !es néce ssités de l' industri e italienn e et que, en cas de déplacemcnt de la frontière, la production et l'usage dc l'énergie électrique seraient d'une façon ou d'une a utre assurés aux besoins italien s.

Une question se pose a lors : quel serait. dan s ce ca s. le but d ' une t elle rectìfication? Toute l'importancc du plateau réside dans sa foncti o n de réser voir des eaux, e t Ics droìts et privìlèges qui dcvraìent ètrc assurés à la société italienne concessionnaire en feraient pratiquement la propriétaire du bassin. sì l'on ve ut vraiment lui laì sser les moyen s d'en gérer utilement l'ex ploitation . L'énergie continuerai! à desservir le territoire italien. La rectification de la frontìère apparaitrait donc un contre-scns uniquemcnt propre à créer des difficultés et des incidcnts. Il est à craindre que Ics ditTérend s conduiraient. à une échéance plus ou moins courte, à l'expropriation des conccssions italiennes, contrairement aux intentions dont paraissent animés aujourd'hui la France et le Consci! des Ministres des Affaires Étrangères.

Cela po ur ce qui se ra pporte au présent. Mais. dès maintenant déjà , méme si l'exploitation du bass in resta i! ce qu'elle est. l'lt a lie aurait , en dehors des motìfs ci-dcssus exposés, d'autres raisons de s'inquiéter au cas où un bassin de cette import a nce, surplombant à pie et directemen t la ba sse vallée de Susa et la plain e du Pìémont. viendrait à étre détaché du territo ire na tion a l et soumi s à une so uveraineté étra ngère.

La chose par conséquent paraìt bien plus grave si l' o n envisage Ics possibilités futurc s. Depui s longtemps des proj ets so nt à l'étude pour augmenter la ca paci té du bassì n du Mont Censi s et il s semhlent entrcr dans un e pha se conclu sive. Des techniciens français, conjointeme nt à un groupe industrie! ital ien, s' intércssen t au projet de co nvo yer Ics eaux de l' Are et du D oron da ns le lac du Mont Cenis, ce qui per mcttrait d 'obtenir. en plu s de l'énergie produite ac tuellement, un autre mìlliard de Kw.

La réalisati on de ces grands trava ux pour lesqucls le groupe itali en est disposé à fournir les plans , les matériaux, l' outillage techniqu e, la main-d 'oeuvrc et Ics spécia listes , et qui comportcrait la mise à la disposition dc la France dc nouvclles impo rtantcs quantités d 'éncrgie, es t ce penda nt condilionnéc -a insi que ce groupe l'a préliminairement décl aré -par le maintien du statu quo territorial. En et'fet l'expl o itati o n de la totalité des eaux nécessiterait, du coté de la Vallée de Su sa. de nouveaux barragcs d'une grande hauteur, qui porteraient la capacité du bassin de 32 à 400 millìons de m'.

Le Consci! des Mini st res doit se demandcr s'il est eoncevable que le Gouvernement it alien puisse consentir à .l' ali énati on d ' un territoire qui est italien politiquement et géographiquement et dans lcqucl on envi sage de coneentrer une tell e masse d'eau juste aux abords d' une vallée grande et populeuse.

nest ho rs de doute en effet que la con struction de tel s barrages , quelque soignée qu'elle soit, représentc pour .les population s de la Vallée dc Susa un da nger en ca s d' accident ou de complicatio ns internationales. En rai son des formidablcs quantités d'eau qui pourraient déferler vers le bas, l'in o nd ation provoquerait dans un cas pareil une véritable catastrophe nation ale d ans toute la vallée de Susa . jusqu'à Turin , et memc au del à.

En rai so n de l' extréme gravité de ces évcntualités, il est évident que la souveraineté sur le territoire où doivcnt etre bihi es dc pareilles installations. aussi bien que leur contrale, devrait étre lai ssée à I'Italie car c'est à elle qu' in co mbe la sa uvegarde des populations intéressée s. Les hommes qui tiennent a ujourd'hui le pouvoir en ltalie , de par le libre choix du su ffrage univ erseL ne vo ient pas co mm e nt dans de telles co nditi o ns ils pourraient, ain si que leurs successeurs , assumer la responsa bilité de renoncer à !a souveraineté du plateau du Mont Ce nis . Au contraire, il s sont convaincus qu'il est de leur devoir de s'y opposer de toutes le urs forces.

Il reste encore à considérer, et cetle rem arque n 'est pas de moindre importance, le troublc quc la pertc du plateau du Mont Cenis, surtout si elle s'aggravait de la cession du Chaberton et de la Valléc Étroitc, porterait dans l'esprit du peuple italicn.

La rcctification de la frontière , dans ces deux dernièrcs régions porte en effet à un largc recul de la frontière utile pour la défense du territoire, car elle obligerait à la déplacer, dc la ligne actuelle, à celle du Mont Freitève. La cession du plateau du Mont Cenis rendrait inutilisable meme cctte ligne; elle portcrait la lignc de défense dans la plai ne, et ferait éclater aux yeux dc tous Ics Italiens l'état humiliant de sujétion stratégique où se trouverait réduit le pays ; et cela juste au moment où son peuple, opé rant dans l'ordre sa renaissancc démocratiquc, vient de reprcndre en main ses propres dcstinées et n'aspirc qù'à la paix, au travail , à la collaboration intemationale. Quel Italien pourrait voir, sans cn étre profondément frappè, la Vallée de Susa grande ouverte, sans défense vers la plaine piémontaise et jusqu 'à Turin, et du meme coup l'élimination de la barrière naturelle des Alpes, du Mont Blanc à la mer?

L' rtalie connaìt Ics scntiments pacifiques et amicaux de la France à son égard; elle est fermement décidée à édifier sur de tels sentiments, qu'cllc partage ent.ièrement --··-ses relations présentes et futures avec la grande Nation voisine. Cependant on ne peut manquer d'observer quc la situation qui serait crééc par la cession du Mont Cenis, modifierait radicalement dc ce fait le sens de la ccssion du Chaberton et dc la Valléc Étroite. Le nouveau Gouvernemcnt italien ne peut cacher au Consci! dcs Mini stres Ics inquiétudcs profondcs qu'il éprouvc quant à l'effct d ' un échec initial, si rctentissant , sur le mora! dc son peuple à l' heure actuelle.

Le Gouverncmcnt italien souhaitc que cct exposé témoigne suffisamment de l'esprit de conciliation dont il est animè ainsi quc de son désir d'en donner à la France dès gages tangibles. Mai s il espèrc aussi qu'il démontre le bicn-fondé de sa conviction que le problèmc du Mont Ceni.s doit ètrc résolu, avec l'assentiment de la France, cn maintcnant le sta tu quo territorial actuel. Par ailleurs , il est bicn clair q ue le Gouvernement italicn non seulcment admcttra, mais favorisera par tou s Ics moycns Ics ententes entre sociétés et groupements intéressés, italicns et français , susceptibles d'amener à des augmcntations dc la production d 'énergic électriquc dans !'intéret des deux pays. Ainsi sera atteint, sur la qucstion dcs frontières, un accord équitabl c avec la France, qui vicndra s'ajouter aux autres accords déjà conclus a v cc elle clepuis la fin d es hostilités c n Europe: le Trai tè de Commerce, la Convention réglant la qucstion des nav ires marchands, la Convcntion pour l'cnvoi dc main-d'oe uvrc en France et, le plus important de tous, l'accord qui, cn favcur dc la France, dans le sens le plus large et le plus définitif que le Gouverncment français pouvait désirer, a mis fin à la question tunisienne.


APPENDICI

APPENDICE l

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

( IO dicembre 1945-12 luglio 1946)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO

DE GASPERJ Alcide, presidente del Consiglio.

SOTTOSEGRETARi

NEGARVTLLE Celeste Carlo; MoRELLI Renato, dal 18 giugno al 12 luglio 1946 ; LuPrs Giuseppe, dal 12 luglio 1946.

GABINETTO DEL MINISTRO

Capo del Gabinetto: DIANA Pasquale, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di prima classe, dal 21 gennaio 1946; FECIA DI CossATO Carlo, consigliere di legazione, dal 22 gennaio al 5 febbraio 1946; BALDONl Corrado, consigliere di legazione, dal 16 febbraio 1946.

Segretari: PLETTI Mario, primo segretario di legazione di prima classe; BENAZZO Agostino, console di terza classe, fino al 6 marzo 1946; MARINUCCI DE REGUARDATI Costanzo, console di terza classe; MACCAFERRI Franco, console di terza classe, dal marzo 1946 ; CAREGA Giorgio, allievo interprete; NATALE Antonio, segretario per i Servizi tecnici , dall'aprile 1946.

Capo della segreteria particolare del ministro : CANALI Paolo.

SEGRETERIA GENERALE

Segretario generale: PRUNAS Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di prima classe.

Segretari: THEODOLI Livio, primo segretario di legazione di seconda classe, fino al 30 giugno 1946; CoLONNA m PALIANO Guido, console di seconda classe; GAJA Roberto, console di terza classe, fino al 4 aprile 1946; SMOQUINA Giorgio, console di terza classe; GuAZZARONI Cesidio, vice console di prima classe.

UFFICIO COORDINAMENTO

Capo ufficio: GrusTJNIANI Raimondo, primo segretario di legazione di prima classe.

Segretari: DE REGE Giuseppe , console di seconda classe dal 17 giugno 1946; PLAJA Eugenio, console di terza classe.

COMMISSIONE CONFINI

CASARDI A Iberico, primo segretario di legazione di prima classe; LANZA Michele, primo segretario di legazione di seconda classe; Duccr Roberto, console di seconda classe, dal 21 gennaio 1946; SIOTTO PrNTOR Aureliano, console di terza classe, fino al febbraio 1946.

COMMISSIONE DI STUDI PER CONFERENZE INTERNAZIONALI

MELI LUPI DI SoRAGNA TARASCONI Antonio, ambasciatore; CosMELLI Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe; Srorro PrNTOR Aureliano, console di terza classe.

UFFICIO RECUPERI

PROFILI Mario, vice console di prima classe; NATALE Antonio, segretario per Servizi tecnici, fino al marzo 1946.

UFFICIO DEL CERIMONIALE

Capo ufficio: CITTADINI Pier Adolfo, consigliere di legazione, reggente.

Segretari: SALLIER DE LA ToUR Paolo, consigliere di legazione; MALASPINA Folchetto, primo segretario di legazione di prima classe; GuASTaNE BELCREDI Enrico, primo segretario di legazione di seconda classe, fino al 31 maggio 1946; D'AQUINO Alfonso, console di prima classe, dal 2 maggio 1946; ScHINlNÀ Emanuele, console di seconda classe; RuFFo DI CALABRIA Francesco, console di seconda classe; DE FERRARI Giovanni Paolo, console di seconda classe, fino al 23 febbraio 1946.

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE E DEGLI AFFARI GENERALI

Direttore generale: GUARNASCHELLI Giovanni Battista, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe.

Vice direttore generale: LANZARA Giuseppe, console generale di prima classe.

Segretari: MAJOLI Mario, primo segretario di legazione di seconda classe; TERRUZZI Giulio, console di terza classe.

UFFICIO I

Personale

Capo ufficio: LANZARA Giuseppe, console generale di prima classe, fino al 19 giugno 1946; SILJ Francesco, primo segretario di legazione di prima classe, dal 19 giugno 1946.

Segretari : FERRETTI Raffaele, primo segretario di legazione di prima classe, fino al 23 giugno 1946; PAVERI FoNTANA Alberto, primo segretario di legazione di seconda classe; PINNA CABONI Mario, console di seconda classe, fino al 17 giugno 1946; FIGAROLO m GROPELLO Adalberto, console di seconda classe; CAPECE MINUTOLO Alessandro , console di seconda classe, fino al 21 gennaio 1946; GASPARINI Carlo, console di seconda classe, fino al 28 febbraio 1946; DE REGE THESAURO Giuseppe, console di seconda classe, fino al 16 giugno 1946 ; Russo Augusto, console di seconda classe, dal 26 marzo fino al 13 maggio 1946 ; CoNTARINI Giuseppe, console di terza classe ; STAMPA Guidobaldo, vice console di prima classe, fino al l Omarzo 1946 ; V ALDETTARO Luigi, vice console di prima classe, fino al 3 febbraio 1946; CloTTI Luigi , segretario per i Servizi tecnici fino al l o gennaio 1946.

Sezione viaggi

DE MALFATTI DI MONTE TRETTO Carlo, console di prima classe; ToscANI MILLO Antonio, console di seconda classe, dal 15 gennaio al 9 aprile 1946.

Tipografia riservata

Direttore tecnico: BERNI Fedele.

UFFICIO II

Amministrativo

Capo ufficio : ARCHI Pio Antonio, primo segretario di legazione di seconda classe.

Segretario: ALVERÀ Pier Luigi, console di terza classe .

UFFICIO III

Sedi demaniali e Int endenza

Capo ufficio : OTTAVIANI Luigi, consigliere di legazione.

Segretari: SPALAZZI Giorgio , primo segretario di legazione di prima classe; ToscANI MILLO Antonio, console di seconda classe, fino al l 4 gennaio l 946; FERRINI Guglielmo, ispettore capo per i Servizi tecnici; FossATI Mario, vice ispettore per i Servizi tecnici .

UFFIClO IV

Cifra e Crittografico

Capo ufficio: Busi Gino, console di prima classe.

Segretari: SANFELICE DI MoNTEFORTE Ignazio , console di seconda classe, fino al 7 luglio 1946; CERACCm Giuseppe, commissario consolare di prima classe; PAOLINI Ennio, ispettore dei commissari consolari ; PISANI Salvatore, commissario consolare di quarta classe, dal lo luglio 1946 ; BLANDI Silvio, ispettore capo dei Servizi tecnici; BARILLARI Michele, ispettore per i Servizi tecnici.

UFFICIO V

Corrispondenza e Corrieri

Capo ufficio: Nuccio Alfredo, console di prima classe; FERRETTI Raffaele, primo segretario di legazione di prima classe, dal 24 giugno 1946.

Segreta ri: BAsso AMOLA T Maurizio, console di seconda classe; MrGl\.'ECO Marco Tullio, vice ispettore dei Servizi tecnici , fino al 22 febbraio 1946.

UFFICIO VI

Capo ufficio: CANINO Mario, console di prima classe.

Segretari: ROMIZI Gino, console di prima classe ; VALLE Antonio, vice ispettore.

Segreteria Commissione epurazione: MESSER! Girolamo, console di prima classe.

Consulenza giuridica

CuCINOTTA Ernesto, primo consigliere della Corte di Cassazione.

SERVIZI AFFARI GENERALI

Capo servizio: FRACASSI RATTI MENTONE Cristoforo, consigliere di legazione.

UFFICIO I

ll'tituti Internazionali

Capo ufficio: CAPOMAZZA Benedetto, primo segretario di legazione di seconda classe.

Segretari: NAVARRINI Guido, primo segretaro di legazione di seconda classe, fino al 28 luglio 1946; MIZZAN Ezio, console di seconda classe; MANCA Enrico, console di terza classe, fino al 18 giugno 1946.

UFFICIO II

Trattati

Capo ufficio: GENTILE Benedetto, console di seconda classe, reggente.

UFFICIO III

Studi Documentazione e Atti

Capo ufficio: CoRRIAS Angelino, primo segretario di legazione di prima classe.

Segretari: RaccHI Giovanni Stefano, console di terza classe; RUBINO Eugenio, console di terza classe.

UFFICIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Capo ufficio: PERASSI Tommaso, professore ordinario di diritto internazionale all'Università di Roma.

Segretari: MARESCA Adolfo, console di seconda classe; RAFFAELLI Pietro, ispettore per i Servizi Tecnici, dal 10 aprile 1946.

UFFICIO DI COLLEGAMENTO .CON LE AUTORITÀ ALLEATE

Capo ufficio: ALESSANDRINI Adolfo, consigliere di legazione.

Segretari: LEPRI Stanislao, console di prima classe; BoMBASSE! FRASCANI DE VETTOR Giorgio, console di seconda classe; SAVORGNAN Alessandro, console di seconda classe; FARACE Ruggero, console di seconda classe, dal 25 marzo 1946; PASCUCCI RIGHI Giulio , console di terza classe; SEBASTIANI Lucio, console di terza classe; MoLAJONl Paolo, vice console di prima classe, fino al 22 febbraio 1946; STAMPA Guidobaldo, vice console di prima classe, dal 18 marzo 1946.

UFFICIO STAMPA

Capo ufficio: CAVALLETTI Francesco, primo segretario di legazione di seconda classe.

Segretari: GAETANI Massimo, primo segretario di legazione di seconda classe, fino al 28 dicembre 1945; BoNous Franco, console di seconda classe; GHENZI Giovanni, console di seconda classe ; MATACOTTA Dante, console di seconda classe, dal giugno 1946 ; ANTINORI Francesco , addetto stampa; MARTUCCI Donato, addetto stampa.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI

Direttore generale: ZOPPI Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe.

Segretari: COTTAFAVI Antonio, consigliere di legazione; TALLARIGO Paolo, console di seconda classe, fino all'Il maggio 1946 ; PROFILI Giacomo, console di seconda classe; MESCHII\'ELLI Giuseppe, console di seconda classe, fino al 3 giugno 1946.

UFFICIO I

Imp ero britannico e Paesi arabi del Medio Oriente

Capo ufficio: CATTANI Attilio, primo segretario di legazione di prima classe.

Segretario: BETTELONI Giovanni Lorenzo, console di seconda classe.

UFFICIO II

Francia e colonie fran cesi, Penisola iberica e colonie spagnole e portoghesi, Andorra

Capo ufficio: DE PAOLIS Pietro, consigliere di legazione, fino all'Il marzo 1946; MACCHI DI CELLERE Francesco, primo segretario di legazione di seconda classe, dal 12 marzo 1946.

Segretari: REGARD Cesare, console di seconda classe; SABETTA Luigi, console di seconda classe; PASQUINELLI Cesare, console di terza classe.

UFFICIO III

America del Sud

Capo ufficio: AssETTATI Augusto, primo segretario di legazione di prima classe, fino al 5 giugno 1946; DANEO Silvio, primo segretario di legazione di prima classe, dal 6 giugno 1946.

Segretari: ScADUTO MENDOLA Antonio, console di seconda classe.

UFFICIO IV

U.R.S.S., Europa danubiana e Turchia

Capo ufficio: CoPPINI Maurilio, consigliere di legazione, fino al febbraio 1946; CiRAOLO Giorgio, primo segretario di legazione di seconda classe, reggente, dal marzo al 13 maggio 1946; CONTI Mario, consigliere di legazione, dal 14 maggio 1946.

Segretari: MARIENI Alessandro, console di seconda classe; FABIANI Oberto, console di terza classe; PERRONE CAPANO Carlo, vice console di prima classe, fino al 13 febbraio 1946; DE SANTO Demetrio, commissario tecnico per l'Oriente di prima classe; RAMONDINO Ferruccio, commissario tecnico per l'Oriente di seconda classe; BAVAJ Amor, addetto stampa.

UFFICIO V

Germania, Paesi Bassi, Belgio, Svizzera, Paesi Scandinavi, San Marino , Islanda

Capo ufficio : CASTRONuovo Manlio, primo segretario di legazione di seconda classe.

Segretari: DE STROBEL Maurizio, console di seconda classe; FRAGNITO Giorgio, console di terza classe; ToRTORICI Pietro Quirino, console di terza classe.

UFFICIO VI

America del Nord ed Estremo Oriente

Capo ufficio: DE FERRARIIS SALZANO Carlo, primo segretario di legazione di prima classe.

Segretari: CoNTI Luciano, console di prima classe, fino al lO luglio 1946 ; DE FRANCHIS Carlo, console di seconda classe; RAMONDINO Ferruccio, commissario Tecnico per l'Oriente, di seconda elesse.

UFFICIO VII

Santa Sede

Capo ufficio: MACCHI DI CELLERE Francesco, pnmo segretario di legazione di seconda classe, dal 22 gennaio al1'11 marzo 1946.

Segretario : MASSIMO LANCELLOTTI Paolo Enrico, vice console di prima classe.

UFFICIO VIII

Stra/cio Albania

Capo utlìcio: CASTELLANI Augusto, console di prima classe, fino al 10 luglio 1946; ZAMBONI Guelfo primo segretario di legazione di prima classe, dall'Il luglio 1946.

Segretari: CHIAVARI Gian Girolamo, console di prima classe, dal 15 marzo 1946; Pl.JRI PuRlNI Giuseppe, console di seconda classe; MARTINA Gian Luigi , console di seconda classe; CASTELLANI Germano, console di seconda classe, dall3 giugno 1946; NARDI Mario, console di terza classe; VoLPE Arrigo, vice console di prima classe; DE BENEDICTIS Vincenzo, vice console di seconda classe; CuSANI Giovanni, vice ispettore.

UFFICIO IX

Prigionieri di guerra. internati civili, protezione degli interessi italiani nei Paesi nemici ed ex nemici

Capo ufficio: ZAPPI Filippo, console di prima classe.

Segretari: REVEDIN Giovanni, primo segretario di legazione di seconda classe, dal 26 dicembre 1945; CHIAVARI Gian Girolamo, console di prima classe, fino al14 marzo 1946; FARACE Alessandro, console di seconda classe, fino al gennaio 1946 ; VITELLI Girolamo, console di seconda classe, fino al 3 febbraio 1946; DELLA CHIESA D'IsASCA Renato, console di terza classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI Direttore generale: DI NOLA Angelo. Vice direttore generale : GRAZZI Umberto, inviato straordinario e ministro plenipo

tenziario di seconda classe.

UFFICIO l

Comunicazioni, Affari generali e Paesi transoceanici

Capo ufficio: SANTOVlNCENZO Magno, console generale di seconda classe . Segretario: CosTA SAN SEVERINO Edoardo, console di terza classe.

UFFICIO II

Paes i Centro ed Occident e Europa

Capo ufficio: VENTURINI Antonio , primo segretario di legazione di prima classe.

Segretari: LoNI Aldo , console di seconda classe, fino all ' Il ma rzo 1946 ; TRABALZA Folco, vice console di prima classe ; OLIVIERI Giovanni Battista, addetto commerciale di seconda classe ; MORABITO Ugo , addetto commerciale, dal 18 marzo 1946; ZIGLIOLI Aldo, assistente addetto commerciale, fino al 7 maggio 1946.

UFFICIO III

Europa Orientale e Balcani

Capo ufficio: CARUSO Casto, consigliere di legazione, dal 2 gennaio 1946.

Segretari: MACCAFERRI Franco, console di terza classe , fino al marzo 1946 ; CANCELLARlO o'ALENA Franco, vice console di prima classe; RALLO Pietro, addetto comm erciale .

UFFICIO IV

Applicazione armistiz io e conferen za pace

Capo ufficio : Luc iOLLI Mario, console di prima classe.

Segretari: DucCI Roberto, console di seconda classe, fino al 20 gennaio 1946 ; SIMONIS Giuseppe, console di terza classe, dal 21 maggio 1946 ; MALGERI Enzo, addetto commerciale, fino al 28 maggio 1946 ; Rossi Alberto , addetto commerciale fino al 26 maggio ; MORANTE Aldo, addetto commerciale ; EGIDI Marcello, addetto commerciale, fino al 22 giugno 1946; SPINEDI Antonio , assistente addetto commerciale di prima classe.

Consulenza g iuridica

PENNETTA Antonio, consigliere di Cassazione.

DrREZIONE GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO

Direttore genera le: SEcco Su ARDO Dino, console generale di prima cla sse.

Vice direttore generale: MoMBELLI Giulio, console generale di seconda classe.

Segretari : CIMINO Carlo, console di seconda classe; MIGNECO Marco Tuili o, vice ispettore dei Servizi tecnici, dal 23 febbr aio 1946.

UFFICIO I

Capo ufficio: MOMBELLI Giulio, console generale di seconda classe. Segretario: MATACOTTA Dante, console di seconda classe, fino al maggio 1946.

UFFICIO II Capo ufficio: GoBBI Giovanni, console generale di seconda classe. Segretario: BELLIA Franco, primo segretario di legazione di seconda classe.

UFFICIO III Capo ufficio: MASI Corrado, ispettore generale per i Servizi tecnici.

Ufficio Studi e Trattati

TASCO Vincenzo, console generale di seconda classe; V AGNETTI Leonida, ispettore superiore per i Servizi tecnici.

SERVIZIO AFFARI PRIVATI

Capo servizio: PERVAN Edoardo, console generale di prima classe.

Segretari: MAURO Sestino, console di prima classe; NoBILI VITELLESCHI Pietro, console generale di seconda classe ; ToFFOLO Giovanni Battista, console di prima classe; BIONDI MoRRA Goffredo, console di terza classe; LONJ Aldo, console di terza classe, dal 12 marzo 1946 ; GRANDINETTI Eugenio, ispettore superiore per i Servizi tecnici.

ARCHIVIO STORICO E BIBLIOTECA Capo ufficio: ToscANI Angelo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di

prima classe. Archivio storico: MoscATI Ruggero, direttore. Biblioteca: PIRONE Raffaele, bibliotecario.

APPENDICE Il

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(IO dicembre 1945-12/uglio 1946 )

AFGHANISTAN

Kabul -UNGARO Mario, addetto commerciale, incaricato d'affari.

ARGENTINA

Buenos Aires -FORNARI Giovanni , consigliere, incaricato d'affari, dal 5 gennaio 1946 ; SENSI Federico, primo segretario, fino al 5 aprile 1946 ; CORNAGGIA MEDICI CASTIGLION! Gherardo, secondo segretario, fino al 5 aprile 1946 ; MALGERI Enzo, consigliere commerciale, dal 29 maggio 1946; PRATI Riccardo , comandante, addetto navale; V A LENTINI Giuseppe, addetto stampa.

AUSTRIA

Vienna-CoPPINI Maurilio, rappresentante politico, dal 21 maggio 1946; GAJA Roberto, primo segretario, dall'8 luglio 1946; CoNTI Luciano, secondo segretario, dall'Il luglio 1946 ; Ecrm Marcello, addetto commerciale, reggente, dal 13 giugno 1946.

BELGIO

Bruxelles -FRANSONI Michele, ambasciatore, dal IO aprile 1946; SCAMMACCA Michele, incaricato d'affari, fino al l O aprile 1946; DE PAOLIS Pietro, consigliere, dal IO aprile 1946; ALOISI DE LARDEREL Dr ALLUMIERE Folco, primo segretario, dall'8 aprile 1946; AILLAUD Enrico, secondo segretario, fino al 24 marzo 1946; ToscANI MILLO Antonio , secondo segretario, dal IO aprile 1946; DI NoLA Carlo, consigliere commerciale, dal 20 maggio 1946 ; GAZIOLI Tullio, ispettore, dal 23 aprile 1946.

BOLIVIA

La Paz -ERRERA Alfonso, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 3 maggio 1946.

BRASILE

Rio de Jan eiro -MARTIN! Augusto, ambasciatore; CARACCIOLO DI SAN Vno Roberto, primo segretario; MACCOTTA Giuseppe, secondo segretario.

BULGARIA

Sofia -VINCI Piero, primo segretario, incaricato d'affari ad interim; CoRDERO DI MoNTEZEMOLO Cesare, colonnello, addetto milita re.

CANADA

Ottawa-FECIA DI CossATO Carlo, console generale con funzioni di rappresentante politico, dal 6 febbraio 1946.

CECOSLOVACCHIA

Praga -TACOLI Alfonso , inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 3 maggio 1946 ; GumOTTI Gastone, consigliere, incaricato d'affari, fino al 25 aprile 1946 ; FRANCO Fabrizio, primo segretario, incarica to d' affari. dal 25 aprile al 2 maggio 1946; MESCHINELLI Giuseppe, secondo segretario, dal 4 giugno 1946; MORANTE, addetto commerciale.

CILE

Santiago -PERSICO Giovanni, ambasciatore, dal 22 gennaio 1946; RICCIO Luigi, consigliere, dal 22 gennaio 1946; CAPECE MINUTOLO Alessandro, secondo segretario, dal 22 gennaio 1946.

CINA

Pekino 1 -ANZILOTI Enrico, incaricato d'affari ad interim, dal 9 gennaio 1946.

COLOMBIA

Bogotà -CASSINIS Angiolo , inviato straordinario e ministro plenipotenziario.


1 Residenza a Chung-King e dal l" maggio 1946 a Nankino.

COSTARICA

Costarica -SILENZI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 25 febbraio 1946 (residente a Guatemala).

CUBA

Avana -SCADUTO MENDOLA DI FONTANA DEGLI ANGELI Gioacchino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 24 febbraio 1946; DE FERRARI Giovanni Paolo, primo segretario, dal 24 febbraio 1946.

DANIMARCA

Copenaghen -CARISSIMO Agostino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 18 gennaio 1946; PEscATORI Federico, primo segretario, dal 18 gennaio 1946.

ECUADOR

Quito -PERRONE DI SAN MARTINO Ettore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 2 maggio 1946.

EL SALVADOR

San Salvador -SILENZI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 18 febbraio 1946 (residente a Guatemala).

FRANCIA

Parigi -SARAGAT Giuseppe, rappresentante politico, fino al 22 marzo 1946; BENZONI Giorgio, consigliere, incaricato d'affari ad interi m, dal 23 marzo 1946; SOLARI Pietro , primo segretario, PIERANTONl Aldo, secondo segretario; STADERINI Ettore, terzo segretario; JEzZI Alberto, quarto segretario.

GIAPPONE

Tokio -REVEDIN Giovanni, rappresentante politico accreditato presso il Comando Supremo Alleato, dal l o luglio 1946.

GRAN BRETAGNA

Londra -CARANDJNJ Niccolò, rappresentante politico; MIGONE Bartolomeo, consigliere; RoBERTJ Guerino, primo segretario; FERRERO Andrea, secondo segretario ; WINSPEARE GUICCIARDI Vittorio, terzo segretario; MANZINJ Raimondo, quarto segretario; Cozzi Lionello, assistente addetto commerciale, dal l 3 dicembre 1945.

GUATEMALA

Guatemala-SILENZI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GuADAGNINI Piero, primo segretario.

HAITI

Port au Prince -SCADUTO MENDOLA Gioacchino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 27 febbraio 1946 (residente a L'Avana).

HONDURAS

Tegucigalpa -SILENZI Guglielmo , inviato straordinario e ministro plenipotenziario , dal 22 febbraio 1946 (residente a Guatemala).

IRAN

Teheran -PORTA Mario, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal lo giugno 1946; GUASTONE BELCREDI Enrico, primo segretario, dal ! 0 giugno 1946 ; PENNACCHIO Luigi, commissario tecnico per l'Oriente, dal l o giugno 1946.

IRLANDA

Dublino -BABUSCIO Rizzo Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario , dal 23 gennaio 1946; CONFALONIERI Giuseppe Vitaliano, primo segretario, incaricato d'affari, fino al 22 gennaio 1946.

ISLANDA

Reykiavik -RuLLI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 21 gennaio 1946, (residente ad Osio).

LUSSEMBURGO

Lussemburgo -CoRVINO-MILKOWSKI S., ministro plenipotenziario, dal 13 febbraio 1946.

MESSICO Città del Messico -N .N. NJCARAGUA Managua -SILENZI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 4 marzo 1946 (residente a Guatemala).

NORVEGIA

Osio -RuLLI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 21 gennaio 1946; GAETANI Massimo, secondo segretario, dal 29 dicembre 1945.

PAESI BASSI

Aja -BOMBIERI Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 19 marzo 1946 ; CASTELLANI PASTORIS Vittorio, primo segretario, dal 19 marzo 1946.

P A N AMA Panama -Rossi LoNGHI Gastone, consigliere, incaricato d 'affari ad interim.

PARAGUAY Assunzione -ROVASENDA Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 20 aprile 1946. PERÙ Lima-CiccoNARDI Vincenzo, ambasciatore dal 26 aprile 1946; Lo FARO Francesco, primo segretario, incaricato d'affari, dal 30 marzo al 26 aprile 1946.

POLONIA

Varsavia -REALE Eugenio, ambasciatore; SoARDI DI SANT'ANTONIO Carlo Andrea, consigliere; MARCHIORI Carlo, primo segretario; ALTOMARE Giuseppe, assistente addetto commerciale.

PORTOGALLO

Lisbona-Rossi LoNGHI Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MAZIO Aldo Maria, primo segretario; FARACE Ruggero, secondo segretario, fino al marzo 1946; LAFEVRE, addetto stampa.

ROMANIA

Bucarest -GERBORE Pietro, primo segretario, incaricato d'affari ad interim; DE LUIGI Pier Giuliano, secondo segretario; DE PoRTO, addetto aeronautico; BoNIVER Clemente, addetto commercia le; LENZI Alfredo, assistente addetto commerciale.

SANTA SEDE

Roma -BABUSCIO Rizzo Francesco, consigliere, incaricato d'affari fino al 13 gennaio 1946; DIANA Pasquale, ambasciatore dal 6 febbraio 1946; BALDONI Corrado, consigliere, incaricato d'affari, dal 14 gennaio al 12 febbraio 1946; D EL BALZO Giulio, consigliere, dal l 8 febbraio l946; ANTINORI Orazio, primo segretario; MoRozzo DELLA RoccA Antonino, secondo segretario; CERULLI IRELLI Giuseppe, terzo segretario.

SPAGNA

Madrid-GALLARATJ ScoTTI Tommaso, ambasciatore; MASCIA Luciano, consigliere; VANNI D'ARCHIRAFI Francesco Paolo, consigliere; M TLEST FERRETTI Gian Luigi, secondo segretario, fino al 25 marzo 1946; GASPARINI Carlo, secondo segretario, dal lo marzo 1946 ; MEMMO Giorgio, colonnello di cavalleria, addetto militare; BrGI Luciano, addetto navale; BERTUZZI Carlo, capitano, addetto aeronautico: VERRANDO Jtalo, addetto commerciale; CACCIALUPI Emilio, addetto commerciale, dal 30 aprile 1946.

STATI UNITI

Washington -TARCHTANI Alberto, ambasciatore; DI STEFANO Mario, consigliere; SILVESTRELLI Luigi, primo segretario; ORTONA Egidio, primo segretario; GABRIGI Tristano, secondo segretario ; CATALANO DI MELILLI Felice, secondo segretario; SoRa Giovanni Vincenzo, secondo segretario, dal 5 gennaio 1946; MaNDELLO Mario, terzo segretario; ORLANDI CaNTUCCI Corrado, terzo segretario; PROFILI Mario, terzo segretario, dal 10 aprile 1946; VoGLIOLO Vincenzo, addetto commerciale; ZIGLIOLI Aldo, assistente addetto commerciale, dall ' 8 maggio 1946.

SUDAFRICA

Pretoria -Roc HIRA Ubaldo, ministro plenipotenziario, dal 18 marzo 1946; GRILLO Remiglio, primo segretario, dal 18 marzo 1946.

SVEZIA

Stoccolma -BELLA RDI RICCI Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, MAJOLI Mario, primo segretario, fino al 30 gennaio 1946; CITTADINI CESI Gian Gaspare, primo segretario, dal 12 dicembre 1945; RoERO DI CoRTANZE Giuseppe, colonnello ; BASILE Vittorio, addetto commerciale; SPINELLI Filippo, assistente addetto commerciale, reggente, dal 12 marzo 1946.

SVIZZERA

Berna -BERlO Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario ; BoRGA Guido, consigliere ; TASSONI EsTENSE D1 CASTELVECCHIO Alessandro, primo segretario; GIGLIOLI Carlo Enrico, secondo segretario ; BocCHINI Marcello , terzo segretario, fino al 15 febbraio 1946; POMPEI Gianfranco, terzo segretario, dal 16 febbraio 1946 ; TOMASSINI Mario, consigliere per l'emigrazione; CEPPELLINI Augusto, consigliere per l'emigrazione, dal 26 giugno 1946 ; RoDA, generale, addetto militare, dal IO gennaio 1946 ; CHIGLIA Elbano, maggiore, addetto aeronautico; FERRARI Carlo, maggiore, addetto navale ; LA FRANCESCA Francesco, addetto commerciale; CORRADO Arturo, addetto commerciale.

TURCHIA

Ankara -MARCHETTT DI MURIAGLIO Alberto, ambasciatore; GuGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere; DE NovELLIS Gennaro, primo segretario; DoNATI Ludovico, colonnello, addetto militare ; VASSALLO Gianbattista, maggiore, addetto aeronautico ; BESTAGNO Giuseppe, addetto navale; MASSARI, addetto navale; APoLLONJ GHETTI Fabrizio Maria, addetto stampa; MASSONE Giuseppe, addetto commerciale, dal lO febbraio 1946.

U.R.S.S.

Mosca -Qw..RONT Pietro, ambasciatore; LA TERZA Pierluigi, consigliere, dal gennaio 1946; PRATO Eugenio, primo segretario; LUCIOLLI Giovanni, secondo segretario.

URUGUAY

Montevideo -Mosc ATO Niccolò, primo segretario, incaricato d 'affari ad interim. dal S aprile 1946; Rossr Alberto, addetto commerciale, dal 27 maggio 1946.

VENEZUELA

Caracas -FERRANTE Agostino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dall'Il aprile 1946.

APPENDICE Il!

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

( 10 dicembre 1945 -12 luglio 1946 )

Afghanistan: Abdul SAMAD, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Mohammed ALì Khan, primo segretario.

Argentina: Carlos BREBBIA, ambasciatore, dal 20 dicembre l 945; Alberto BAFICO, consigliere ; Enrique M . BEASCOECHEA, consigliere, dal 27 maggio 1946; Jiulio NEGRE, secondo segretario, dal 17 dicembre l 945; Hollon FERRO, terzo segretario ; Josè Maria ALVAREZ DE TOLEDO, terzo segretario, dal 17 dicembre 1945; Guido CoMOLLI, consigliere commerciale; Lauro ALFJANDRO Lagos, commodoro, addetto aeronautico, dal 5 marzo 1946.

Austria: Adrian RoTTER, consigliere, rappresentante politico, dal 22 maggio l 946.

Belgio : Geoffroy D 'AsPREMONT-LYNDEN, incaricato d'affari ad interim; Charles PIGAULT DE BEAUPRÉ, segretario; Robert CHAIDRON, consigliere commerciale dal 30 aprile 1946 ; Edgard Lux, addetto.

Bolivia: Alfredo FLORES, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 20 dicembre 1945.

Brasile: Pedro DE MoRAES BARROS, ambasciatore; Jorge LATOUR, primo segretario; Octavio DE SA. NEvEs DA RocHA, primo segretario ; Mozart GuRGEL VALENTE, secondo segretario; Victorino VIANNA DE CARVALHO, terzo segretario; Antonio XAVIER DA RocHA, consigliere commerciale; Floriano DE LIMA BRAYNER, colonnello, addetto militare aggiunto.

Bulgaria : Ivan IVANOV, segretario, incaricato d'affari ad interim, fino al 13 giugno 1946; Stefan MoKREV, consigliere stampa, incaricato d'affari ad interim, dal 14 giugno 1946; Dimitri TOMALEVSKI, addetto stampa, dal 14 giugno 1946.

Cecoslovacchia: Hm PAULINY-T6TH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario , dal 28 gennaio 1946 ; Albert DUTKA, consigliere; Karel HOYER, primo segretario ; Josef PELNAR, primo segretario, dal 22 dicembre 1945 ; Jan ZHANEL, secondo segretario; Jan BERNAT, addetto.

Cile: Osvaldo FUE!':ZA-LIDA CoRREA, ambasciatore; Migucl RIOSECO EsPINOZA, consigliere; Mario PRIETO. primo segretario.

Cina: CHUN CHIN Yu, ambasciatore, dal 30 maggio 1946; SIH KWANG-TSIEN, ministro plenipotenziario; Lou CHE NGA N, consigliere, dal 21 maggio 1946; Kao SHANG CHUNG, primo segretario; Chang CHIA YuNG, secondo segretario; K1 TcHEJEN, addetto, dal 14 dicembre 1945 ; Chang TAI HAO AuGUSTA, addetto, dal 21 maggio 1946 ; Tchou YIN, consigliere giuridico.

Colombia: Jorge ZALAMiòA BORDA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario dal 24 aprile 1946 ; Abraham FERNANDEZ DE SOTo, primo segretario ; Alberto CARDONA JARAMILLO, secondo segretario. dal 9 gennaio 1946.

Cuba: Miguel Angel ESPINOSA, segretario, incaricato d'affari ad interim, dal 12 gennaio 1946 ; Celia VELAZCO, addetto.

Danimarca: Tage BuLL., consigliere, incaricato d'affari ad interim.

Dominicana ( R epubblica ) : Porfirio HERRERA 8AEZ, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Porfirio RUBIROSA, segretario, incaricato d'affari ad interim.

Francia: Alexandre PARODI, rappresentante politico; Georges BALAY, ministro consigliere. incaricato d 'affari ad interim ; Pierre SEmLLEAU, primo segretario; Henri BAYLE, secondo segretario, dal lo febbraio 1946; Louis GABR!EL, consigliere commerciale; René VIEU.LEFOND, consigliere culturale; Alphonse SICARD, addetto commerciale ; François MINGALON, addetto commerciale aggiunto; Maurice MONTABRÉ, addetto stampa, dal 31 gennaio 1946; J.A.· MARIAUD D E SERRES, addetto.

Gran Bretagna: Noel CHARLES, rappresentante politico; T.St.Q. HILL, mm1stro, consulente economico; J.G. WARD, consigliere; S. SIMMONDS, consigliere commerciale ; W .H . BRAINE, consigliere e addetto sociale ; A.C.E. M ALCOM, primo segretario; H . A.A. HANKEY, primo segretario ; D. CAMERON, primo segretario;

J.O. MAY, primo segretario commerciale; H.B. EYLES, primo segretario e addetto per i combustibili liquidi; C.J. NALDER, primo segretario, rappresentante del

ministero dell'Alimentazione dal marzo 1946 ; M .N.F. STEWART, primo segretario e addetto stampa; M .C. ADAMS, primo segretario, addetto fondiario dal 18 marzo 1946; B.P. PAVITT, secondo segretario ; C. HENDERSON, secondo segretario, dal l o marzo 1946 ; K.C. BENTON, secondo segretario; E. NEVILLE T ERRY, secondo segretario, vice console: A.D.F. PEMBERTON-PIGOTT, secondo segretario, addetto sta mpa aggiunto dal ]0 marzo 1946 ; I.G. GREENLEES, secondo segretario (Ufficio Stampa); K.J. HIRD, secondo segretario, addetto sociale aggiunto; W . WJLSON, terzo segretario; E. OuvER, terzo segretario; J . MALLET, segretario privato dell'ambasciatore.

Irlanda: Michael MAc WHITE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Frank BIGGAR, segretario , dal l O luglio 1946.

Messico: Mario GARZA RAMOS, primo segretario, incaricato d 'affa ri ad interim .

Norvegia: Sigurd BENTZON, consigliere, incaricato d'affari; Fredrik ORVIN, primo segretario, dal 7 maggio 1946.

Paesi Bassi: W.G . GEVERS, primo segretario, incaricato d'affari ad interim ; B.J. SLINGENBERG, secondo segretario, dal IO gennaio 1946; H.W .R. DE WAAL, segret a rio commerciale, dal 18 marzo 1946 ; M.H.A. VAN HAASTERT, addetto agricolo, dal 4 aprile 1946.

Perù: Ric a rdo RIVERA ScHREIBER, ambasciatore, dall' 11 marzo 1946 ; Luis F. LANATA Couov, ministro con sigliere; José PAREIA Y PAz SOLDAN, primo segretario .

Polonia: Stanislaw KoT, ambasciatore; Witold WISZYNSKI, consigliere; Boleslaw BARSZCZ, primo segretario ; Mieczyslaw PRUSZYNSKI, primo segretario, dal 26 marzo 1946; Ignacy BURKACKI, secondo segretario; Anna R . MAJCHROWICZ, addetto; Tadeusz MARTYNOwrcz, addetto; Stepan SLIWA, addetto; Andrzej TEODOROWICZ-NOWICKI, addetto.

Portogallo: Francisco de CALHEIROS E MEI-<'EZES, inviato straordinario e ministro plenipote nziario , dal 2 giugno 1946 ; Luiz Jorge DA CosTA, primo segretario.

Romania : Mihai CAMARACESCO, ministro plenipotenziario, incaricato d 'affari ad interim; Mircea Mosm.JNA-SJON, consigliere.

Santa Sede: Francesco GoRGONGJNI DucA, monsignore, arcivescovo titolare di Eraclea, nunzio apostolico; Giuseppe PAUPINI, monsignore, segretario; Gaetano ALIBRANDI, monsignore , segretario, dal lo febbraio 1946. S ezione Assisten::a: Antonio RIBERI , monsignore , arcivescovo titolare di D ara.

Spagna: Josè Antonio DE SANGRONJZ Y CASTRO, ambasciatore; Ed uardo GARCIA CoMJN, ministro plenipotenziario, consigliere; Juan Felipe DE RANERO Y RoDRIGUEZ, mini stro consigliere ; Josè Felipe ALCOVER Y SUREDA, primo segretario; Javier BERMEJJLLO Y ScHMIDTLEIN, primo segretario; Ramon SAENZ DE HEREDIA Y DE MANZANOS, primo segretario; Cesar Daniel DE ALARCON, primo segretario; Mario PONCE D E LEON, secondo segretario , incaricato d'affari consolari; Josè Carlos GoNzALEZ-CAMPO, seco ndo seg retario ; Luis GARCIA DE LLERA Y RoDRIGUEZ, addetto commerciale; Rafael MuJ\!oz LoRENTE, addetto commerciale aggiunto, dal 27 gennaio 1946; Lui s GoNzALES ALONSO, addetto per la stampa; Manuel CARRASCO, addetto culturale ; Francisco BILBAO SEVILLA, addetto agronomo , dal 27 marzo 1946; Angel ScANDELLA, maggiore di Stato Maggiore, addetto militare ; Leopoldo DE LA MAZA, adde tto , dal 22 maggio 1946.

Stati Uniti: Alexander KIRK, ambasciatore: David MACKENDREE KEY, consigliere ; Charles A. LIVENGOOD, consigliere per gli affari economici; John F. HuDDLESTON, primo segretario; 1. WESLEY JoNES, primo segretario; John L. GosHIE, secondo segretario; George D. HENDERSON, secondo segretario, dal 19 febbraio 1946 ; H. GARDNER AINSWORTH, terzo segretario; Byron B. SNYDER, terzo segretario; Leigh W. HuNT, addetto commerciale, dal 19 maggio 1946 ; Charles

R . MOREY, addetto culturale; Orville C. ANDERSON, addetto stampa; John CLARK ADAMS, addetto per il lavoro; Clarence A. BoTSFORD, addetto minerario ; Howard CoTTAM, addetto per l'agricoltura, dal 24 maggio 1946 ; Francis

M . BRADY, brigadiere generale, addetto militare ed aeronautico; James A. GRAY, maggiore, addetto militare aggiunto; Berrisford H. WALKER, maggiore, addetto militare aggiunto; Woodrow W . DICKEY, maggiore, addetto militare aggiunto per la aeronautica; Hubert W. C HANLER, capitano di vascello, addetto navale e aeronautico, dal 2 maggio 1946; Stanley G. PRICE, capitano di corvetta, addetto navale aggiunto e addetto navale aggiunto per l'aeronautica, dal23 maggio 1946 ; G . Stewart BROWN, addetto particolare; Myron L. BLACK, addetto, dal 22 dicembre 1945 ; Edward C. BORREGO, incaricato per i combustibili liquidi , addetto; Henry J. TASCA, addetto, rappresentante del ministero del Tesoro, dal 29 maggio 1946 ; Biagio DI VENUTI, addetto; James PARKER WILSON, addetto; Emile R . BAGNOLI, addetto ; Vincent LA VISTA, addetto; Edelen FoGARTY, addetto; Albert W. HoRN, segretario dell'ambasciatore.

Svezia: Joen DE LAGERBERG, inviato straordinario e mm1stro plenipotenziario; Adolf DE CRONEBORG, consigliere; Lennart WESTERBERG, addetto, dal 18 aprile 1946 ; Gunnar FAGRAEUS, addetto; Cari Fredrik DE PETERSENS, addetto; Gerard KIHLGREN, addetto.

Sviz::era: René DE WECK, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 12 dicembre 1945 ; Bernard MALLET, consigliere; André PARODI, primo segretario

f.f. di addetto commerciale; Robert SuLZER, secondo segretario; Antonino JANNER, addetto, dall'8 febbraio 1946; Jean-Cyrille DE BAVIER, addetto, dall'8 gennaio 1946.

Sud Africa: François-Henri Tm:RON, rappresentante politico, dal 21 dicembre 1945 ;

R.H. CoATON, segretario, dal 25 aprile 1946; Bruce Al-<TIERSON, addetto.

Turchia: Husnu T ARAY, ambasciatore ; Furuzan SELCUK, consigliere, dal 6 febbraio l 946 ; Kamil TUBA, primo segretario; Semi h GuNVER, secondo segretario, dal 2 luglio 1946; Henver OZALP, secondo segretario; Hakki MAHIR DURUKAN, consigliere commerciale, dal lo marzo 1946 ; Ilhan K uT, addetto, segretario della Sezione Commerciale, dal lo ma rzo 1946; lzzettin NrsBAY, addetto stampa, dal 28 aprile 1946.

V. R. S.S. : Mikhail KosTYLEV, ambasciatore; Ivan MARTYNOV, consigliere; V assili KAMENSKII, rappresentante commerciale dell'U.R.S.S. in Italia, dal 20 aprile 1946; Fedor BABANOV, vice rappresentante commerciale dell'U .R .S.S. in Italia, dal 25 dicembre 1945; Nicolai GoRCHKOV, primo segretario; Gaik DouuAN, primo segretario, dal 6 febbraio 1946; Peter PRIVALOV, secondo segretario; Peter GRICHINE, secondo segretario, incaricato per gli affari consolari , dal 25 giugno 1946; Souren MKHITARIAN, terzo segretario; Victor CHOUNINE, terzo segretario; Flegont KOLTCHANOV, addetto; Mikhail ROGOV, addetto; Giorgij BOGUEMSKI, addetto; Rostislav ARKHIPOV, addetto, dal 18 marzo 1946.

Uruguay: Gilberto CAETANO-FABREGAT, incaricato d'affari ad interim, dal 24 maggio 1946.

Venezuela : Luis Emilio MoNSANTO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 28 marzo 1946; Manuel VILLANUEVA, segretario, dal 12 aprile 1946.